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Document 52016AE5508

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Le isole dell’UE: da svantaggio strutturale a territorio inclusivo» [parere esplorativo]

GU C 209 del 30.6.2017, p. 9–14 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

30.6.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 209/9


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Le isole dell’UE: da svantaggio strutturale a territorio inclusivo»

[parere esplorativo]

(2017/C 209/02)

Relatore:

Stefano MALLIA

Consultazione

Parere esplorativo (su richiesta della presidenza maltese), 16.9.2016

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale

Adozione in sezione

8.3.2017

Adozione in sessione plenaria

29.3.2017

Sessione plenaria n.

524

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

163/1/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

L’UE deve intensificare gli sforzi volti a riconoscere l’unicità delle sfide cui le isole si trovano a far fronte. Tali sfide non possono essere affrontate solo attraverso la politica di coesione.

1.2.

Le isole scontano una serie di svantaggi strutturali che spesso generano difficoltà nella realizzazione di attività economiche o commerciali. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) è fermamente convinto che le decisioni adottate nell’ambito dei principali settori politici, quali il mercato unico, la politica di concorrenza, la politica dei trasporti, la politica di sviluppo rurale e la politica della pesca, come pure le iniziative e i programmi dell’UE a sostegno delle politiche in materia di istruzione, formazione, gioventù e sport, debbano essere applicati con maggiore flessibilità nel caso delle economie insulari.

1.3.

Il CESE ritiene che i criteri utilizzati da Eurostat per definire una regione insulare debbano essere riveduti e che sarebbe opportuno utilizzare criteri più appropriati (cfr. i punti da 2.4 a 2.6).

1.4.

Occorre prestare un’attenzione particolare alle persone con disabilità e, più in generale, a tutte le persone svantaggiate, poiché tendono a risentire maggiormente delle conseguenze dei problemi che affliggono le isole.

1.5.

Il CESE ritiene essenziale che tutte le azioni di sostegno alle isole diano la priorità all’accessibilità dei servizi pubblici, alla promozione di una crescita sostenibile e allo stimolo alla piena occupazione, alla competitività e alla coesione nelle isole europee.

1.6.

Le isole e le regioni insulari spesso offrono opportunità uniche per soluzioni energetiche pulite. Il CESE sostiene tutti gli sforzi compiuti dalla Commissione europea in tale ambito e, più in particolare, la transizione delle isole verso soluzioni energetiche completamente pulite.

1.7.

Il CESE sostiene la richiesta avanzata dal Parlamento europeo alla Commissione di realizzare uno studio approfondito sui costi aggiuntivi sostenuti dalle isole europee.

1.8.

Il CESE invita la Commissione e il Consiglio a considerare tutte le regioni o gli Stati membri insulari ammissibili ad un finanziamento per le infrastrutture nell’ambito della politica di coesione post-2020. Di conseguenza, tutti i fondi per il periodo 2014-2020 destinati ad attenuare le difficoltà specifiche cui sono confrontate le isole dovranno essere sottoposti ad una valutazione ex post della loro efficacia.

1.9.

Il CESE invita la Commissione a definire un quadro legislativo più adeguato per quanto riguarda l’applicazione degli aiuti di Stato nelle regioni insulari e nelle isole che coincidono con uno Stato membro insulare.

1.10.

Il CESE invita la Commissione a intensificare il coordinamento attraverso il gruppo interservizi sullo sviluppo territoriale e urbano e il ricorso allo strumento della valutazione d’impatto territoriale per rivedere le principali normative e individuare i punti in cui possano esservi inserite clausole in materia di insularità.

2.   Insularità ed Europa: quadro generale

Ambito di applicazione

2.1.

Le isole europee contano oltre 21 milioni di abitanti, ossia circa il 4 % dell’intera popolazione dell’UE-28. La popolazione complessiva di tutte le isole dell’UE messe insieme (escludendo le isole che coincidono con uno Stato membro, come Gran Bretagna, Irlanda, Cipro e Malta) equivarrebbe a quella dell’11o paese più popolato d’Europa (1). Occorre adottare con urgenza un quadro strategico integrato per risolvere i problemi di coesione economica, sociale e territoriale che le isole europee devono affrontare.

2.2.

L’UE deve riconoscere l’unicità delle sfide a cui le isole si trovano a far fronte; sia in ambito UE che nazionale, quindi, è necessario adoperarsi per massimizzare l’intero potenziale delle isole dell’Unione.

2.3.

Il presente parere intende rilanciare il dibattito a livello dell’UE sul valore dell’insularità nelle politiche europee, concentrandosi in particolare sulla politica di coesione post-2020, e promuovere un approccio «dal basso» basato su una partecipazione più concreta della società civile e delle parti sociali al processo decisionale al fine di definire politiche e programmi fondati sulle esigenze reali dei cittadini. Nel periodo successivo al 2020 dovranno essere ulteriormente rafforzati il partenariato e la governance multilivello previsti dal regolamento recante disposizioni comuni (2).

2.3.1.

Il parere punta inoltre a fornire una serie adeguata di raccomandazioni politiche volte a definire e caratterizzare il concetto di «isole inclusive», attuando i principi di «efficienza» ed «equità» quali fattori chiave per la promozione della competitività e della coesione sociale di tutte le isole europee:

«efficienza»: assicurare che tutte le isole possano raggiungere un pieno sviluppo,

«equità»: assicurare che tutti i cittadini abbiano accesso a opportunità e servizi a prescindere dal contesto territoriale in cui vivono.

Definizione di isole e insularità

2.4.

Eurostat definisce (3) isola qualsiasi territorio che soddisfi i seguenti cinque criteri: 1) superficie minima di 1 km2; 2) distanza di almeno 1 km dalla terraferma; 3) popolazione residente stabile di almeno 50 abitanti; 4) nessun collegamento fisso con la terraferma; 5) non ospita la capitale di uno Stato membro dell’UE.

2.5.

Le isole europee possono inoltre essere raggruppate in base alle caratteristiche geografiche, alla classificazione NUTS (classificazione comune delle unità territoriali per la statistica) e alle dimensioni.

2.6.

Tre sono le dimensioni che definiscono l’insularità: 1) superficie modesta, 2) ubicazione periferica e 3) vulnerabilità (4).

2.7.

La strategia dell’UE per le isole ha ricevuto maggiore attenzione in seguito all’adesione all’UE di due piccoli Stati insulari, Cipro e Malta.

2.7.1.

Nel 2008, nel Libro verde sulla coesione territoriale  (5), è stata proposta una definizione di coesione territoriale quale «mezzo per trasformare la diversità in un punto di forza che contribuisca allo sviluppo sostenibile di tutta l’Unione». Da questa prospettiva, l’insularità può essere considerata un punto di forza e una fonte di potenziale sviluppo.

2.8.

La «politica di coesione dell’UE 2014-2020» getta le basi per un allineamento dei programmi dell’Unione alle esigenze dei territori svantaggiati, tra cui le isole, con particolare attenzione alle principali sfide territoriali individuate nel «quadro strategico comune». In preparazione della politica di coesione da attuare per il periodo successivo al 2020, è necessario esaminare ulteriormente dalla prospettiva delle isole i nuovi strumenti introdotti a sostegno delle strategie integrate di sviluppo territoriale per il periodo 2014-2020, come ad esempio gli investimenti territoriali integrati (ITI) e lo sviluppo locale di tipo partecipativo (Community-led Local Development — CLLD).

2.9.

Tenuto conto delle raccomandazioni contenute nei pareri del CESE sui temi Problemi specifici delle isole e Le isole intelligenti  (6), e in seguito alla revisione intermedia della «strategia Europa 2020» (7), è chiaro che, per quanto riguarda le isole, i fondi della politica di coesione non hanno prodotto i risultati auspicati. Risulta pertanto evidente la necessità di un riesame.

2.10.

Nel gennaio 2016, con la risoluzione sulla condizione di insularità (8), il Parlamento europeo ha posto le basi per la revisione delle attuali politiche UE in materia.

3.   Problemi principali delle isole europee

3.1.

In base alle conclusioni dello studio Euroislands condotto da ESPON/ORATE (Osservatorio in rete dell’assetto del territorio europeo) (9), prima di analizzare i problemi delle isole europee è utile redigere una breve descrizione dei «punti di forza» e dei «punti deboli» nonché delle «opportunità» e delle «minacce», per contestualizzare meglio le sfide che le isole dovranno affrontare nei prossimi anni.

3.1.1.

Per quanto riguarda i «punti di forza», la qualità della vita, la presenza di un’elevata densità di capitale naturale e culturale e una forte identità culturale rappresentano leve concrete che dovrebbero essere sfruttate per creare nuova ricchezza e occupazione nelle isole.

3.1.2.

Per quanto riguarda i «punti deboli», l’insularità influisce in modo diretto e permanente su alcuni dei parametri più importanti per l’attrattiva delle isole, come l’accessibilità, i servizi di interesse pubblico, le reti e i servizi privati, le economie di scala e l’organizzazione del mercato.

3.1.3.

Tra le «opportunità» si possono includere la domanda di qualità della vita, prodotti alimentari sicuri e di qualità, un turismo di interesse specifico e servizi residenziali. Tali fattori dovrebbero essere sfruttati e trasformati in punti di forza per affrontare i principali aspetti negativi della condizione di insularità legati alla modesta superficie, all’ubicazione periferica e alla vulnerabilità.

3.1.4.

Le «minacce» possono essere individuate nei cambiamenti climatici, nella globalizzazione, nelle crisi economiche, nell’aumento dei prezzi dell’energia, nella carenza idrica, nel degrado del suolo e nell’esaurimento degli stock ittici.

3.2.

Sebbene i problemi che colpiscono le isole europee abbiano conseguenze notevolmente diverse a seconda di fattori specifici (10), è possibile suddividerli in tre gruppi principali: 1) economia delle isole; 2) equità sociale e 3) conservazione ambientale.

3.3.

Economia delle isole: nelle isole il PIL pro capite medio è inferiore alla media dell’UE-28 (11). In generale, il processo di convergenza economica è più lento rispetto alle altre regioni dell’UE. In molte isole i livelli del PIL e l’occupazione sono sostenuti dalle attività turistiche e da un vasto settore pubblico, il che è indice di una bassa competitività dell’economia.

3.3.1.

L’elevato costo dei trasporti e la mancanza di collegamenti con altri territori rappresentano un problema serio per i territori insulari, che deve essere riconosciuto e affrontato in modo flessibile al fine di consentire la sopravvivenza e la prosperità delle economie insulari. Sebbene in base al quadro giuridico in vigore — il regolamento (CEE) n. 3577/92 — gli Stati membri abbiano la possibilità di organizzare dei servizi pubblici per assicurare collegamenti regolari con i territori insulari, oggi è necessario valutare quale sia stato l’impatto effettivo di tale misura.

3.3.2.

Un altro aspetto dalle conseguenze negative per la competitività dell’economia di alcune isole è rappresentato dalle «economie monocultura», cioè dal fatto che alcune economie insulari si specializzano in un unico o solo in pochi settori economici (per esempio il turismo), oppure hanno un’attività economica limitata a causa delle loro dimensioni ridotte.

3.3.3.

Il CESE sostiene la richiesta avanzata dal Parlamento europeo alla Commissione di realizzare un’analisi/uno studio approfondito sui costi aggiuntivi sostenuti dalle isole europee in termini di sistema di trasporto passeggeri e merci, nonché di approvvigionamento energetico e di accesso ai mercati, in particolare per quanto riguarda le piccole e medie imprese (PMI).

3.4.

Equità sociale: nell’ultimo decennio nelle isole europee l’equità sociale ha subito sostanziali modifiche a causa di diversi fattori interni ed esterni: trasporti, trasformazioni economiche e cambiamenti culturali, degli stili di vita e delle aspirazioni. La crisi economica ha influito negativamente sui fattori di equità sociale.

3.4.1.

Il declino demografico interessa le isole meno sviluppate, che tendono a risentire maggiormente dell’invecchiamento della popolazione.

3.4.2.

In alcuni sistemi insulari (per esempio le isole del Mediterraneo) i movimenti migratori di profughi hanno avuto un impatto sugli standard di equità sociale. Di recente un cospicuo numero di migranti è giunto in territori insulari, in alcuni casi arrivando persino a superare la popolazione locale, che, a sua volta, non è in grado di fornire loro il sostegno e l’assistenza necessari. Il CESE invita la Commissione a continuare a rafforzare le sinergie tra il Fondo Asilo, migrazione e integrazione (Asylum, Migration and Integration Fund — AMIF) e i fondi strutturali e d’investimento europei (fondi SIE), ed esorta gli Stati membri e le regioni a utilizzare le risorse dei fondi SIE per sostenere politiche di integrazione efficaci in materia di istruzione, occupazione, alloggio e lotta alla discriminazione.

3.4.3.

Le iniziative e i programmi dell’UE a sostegno delle politiche in materia di istruzione, formazione, gioventù e sport — come ad esempio Erasmus+ — dovrebbero tener conto del fattore «isolamento» delle isole, nonché della mancanza di competenze e di conoscenze talvolta riscontrabile nei territori insulari, al fine di garantire un adeguato finanziamento e un corretto funzionamento degli scambi e dei contatti a livello internazionale.

3.4.4.

Le persone con disabilità e, più in generale, tutte le categorie di popolazione svantaggiate risentono più di altre delle conseguenze dei problemi sopra descritti. Un modello positivo da seguire in tutte le politiche dell’UE è quello offerto dalla politica di coesione, che impone ai beneficiari finali di rendere accessibili alle persone svantaggiate i progetti finanziati con i fondi SIE.

3.5.

Conservazione ambientale: le isole europee sono spesso situate in regioni considerate luoghi unici per la loro biodiversità.

3.5.1.

Tale caratteristica è dovuta, tra le altre cose, all’elevata frammentazione degli habitat. Molte isole sono considerate particolarmente ricche in termini di biodiversità terrestre e marina, e proprio per questo motivo nella maggior parte dei territori insulari esistono di solito delle aree protette.

3.5.2.

Le isole europee possiedono caratteristiche naturali uniche, ma i loro ecosistemi sono anche fragili e molto vulnerabili alle pressioni esercitate dall’uomo e ad altre pressioni esterne. Inoltre, esse possono essere caratterizzate da una quantità limitata di terreni coltivabili ed essere soggette a siccità, innalzamento del livello del mare ed erosione del suolo.

3.5.3.

Tutte le isole devono far fronte a problemi più o meno gravi in termini di inquinamento marino, con particolare riguardo ai rischi dell’inquinamento dovuto ai rifiuti di plastica, endemico nei nostri mari (causato principalmente da attività non insulari), oltre che in termini di desertificazione e degrado del paesaggio, scarsità di acqua potabile, dipendenza dai combustibili fossili e gestione dei rifiuti e delle acque reflue.

4.   Verso «isole inclusive»: la strada da seguire

4.1.

La strategia per trasformare le sfide sopra descritte presuppone un’armonizzazione e un miglioramento dell’equilibrio tra sostenibilità economica, ambientale e sociale attraverso l’applicazione di un «approccio olistico» volto a tradurre nella realtà i concetti di «isole di qualità», «isole verdi» e «isole delle pari opportunità».

«Isole di qualità»: rafforzare la competitività, la prosperità e la coesione delle isole europee

4.2.

Il CESE ritiene essenziale promuovere una crescita sostenibile (sul piano economico, ambientale e sociale) e favorire la piena occupazione, l’innovazione, la competitività e la coesione delle isole europee, consolidando e diversificando determinate attività economiche nell’ottica di una reciproca solidarietà tra le isole, e tra queste e la terraferma.

4.2.1.

Nonostante gli ostacoli posti dalle dimensioni e dall’insularità, i prodotti delle isole ottenuti con risorse e specifiche competenze locali possono essere concorrenziali. Nuove conoscenze, innovazione e risorse umane qualificate sono i presupposti per il successo di una tale strategia, che dovrà essere «orientata a nicchie» di mercato.

4.3.

Il CESE è fermamente convinto che le decisioni adottate nell’ambito dei principali settori politici, quali il mercato unico, la politica di concorrenza, la politica dei trasporti, la politica di sviluppo rurale e la politica della pesca, debbano essere applicate con maggiore flessibilità nel caso delle economie insulari. Il conseguimento degli obiettivi richiesti non può dipendere soltanto dalla politica di coesione.

4.3.1.

Una priorità di cui tenere conto per promuovere «isole di qualità», considerando gli ambiti di intervento summenzionati, si riferisce all’utilizzo dell’«innovazione aperta e sociale» nell’intento di creare nuove imprese e opportunità di lavoro e, in tal modo, aumentare l’attrattiva delle isole per gli stessi abitanti.

«Isole verdi»: garantire la sostenibilità nelle isole europee

4.4.

È di fondamentale importanza che gli Stati membri, attingendo alle risorse dei fondi SIE, rafforzino l’impegno finalizzato alla gestione sostenibile e alla protezione dell’ambiente, oltre che a valorizzare i punti di forza territoriali delle isole. È altresì essenziale attuare strategie volte alla riduzione dell’utilizzo di risorse quali l’acqua, il suolo e l’energia e al riciclaggio dei rifiuti prodotti dalle imprese e dalla popolazione locale.

4.5.

Il CESE ritiene che l’«economia circolare» rappresenti una priorità per le isole europee. Lo sviluppo di un modello di economia circolare per le isole europee contribuirà a proteggere le economie insulari dall’esposizione ai rischi legati all’approvvigionamento di risorse e alla volatilità dei prezzi delle materie prime.

4.6.

Le isole e le regioni insulari spesso offrono opportunità uniche per soluzioni energetiche pulite. La Commissione europea ne ha preso atto e si è impegnata a sostenere lo sviluppo e l’adozione, sulle isole e nelle regioni insulari dell’UE, delle migliori tecnologie disponibili, compreso lo scambio di buone pratiche in materia di finanziamenti e di sistemi giuridici e regolamentari (12). Il CESE incoraggia la Commissione ad impegnarsi in questa iniziativa insieme alle autorità degli Stati membri e delle comunità insulari, e le offre il proprio pieno sostegno per l’attuazione di un quadro giuridico globale che accompagni la transizione delle isole europee verso soluzioni energetiche completamente pulite.

«Isole delle pari opportunità»: garantire l’accessibilità e la connettività per tutti gli abitanti

4.7.

Il CESE sostiene la promozione di uno sviluppo territoriale basato sulla parità di accesso di tutti i cittadini delle regioni insulari ai servizi di interesse generale (SIG), sulla cooperazione tra i sistemi delle isole e quelli della terraferma, su una migliore accessibilità dei servizi, sulla mobilità sostenibile e sul miglioramento dei modi di trasporto e delle infrastrutture di comunicazione.

4.8.

È fondamentale promuovere processi di riqualificazione e di apprendimento permanente che permettano una valorizzazione ottimale delle risorse umane disponibili a livello locale, assicurino parità di condizioni e di opportunità alle persone con disabilità e sostengano l’invecchiamento attivo in quanto risorsa strategica locale. È anche essenziale incoraggiare i giovani abitanti delle isole a partecipare di più ai programmi dell’UE volti a promuovere la mobilità per corsi di formazione e di qualificazione, come ad esempio Erasmus+.

4.9.

Per far fronte alle sfide che le attendono nei prossimi anni, le isole dell’UE avranno bisogno, oltre che di un risoluto sostegno politico, di una maggiore partecipazione della società civile e delle parti sociali al processo di elaborazione di una «nuova strategia per le isole», nonché di un sistema imprenditoriale rafforzato da misure tese a migliorare la competitività delle PMI.

4.9.1.

È questo il motivo per cui i soggetti economici sia pubblici che privati, le parti sociali e le diverse componenti della società civile organizzata devono disporre di conoscenze e competenze riguardo alle politiche e ai programmi europei nonché alle possibilità di finanziamento offerte dall’UE, grazie a programmi di formazione ad hoc nonché ad un supporto organizzativo e un’assistenza tecnica specifici.

4.10.

Il CESE sottolinea che la capacità digitale rappresenta uno strumento essenziale per compensare gli svantaggi delle isole europee in termini di connettività. Sono necessari maggiori investimenti nel campo delle infrastrutture e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione al fine di assicurare una disponibilità sufficiente di servizi pubblici per soddisfare le esigenze di tutti gli abitanti dei territori insulari.

5.   Osservazioni e proposte specifiche

5.1.

Il CESE ritiene che i criteri utilizzati da Eurostat per definire le isole debbano essere riveduti per stabilire se siano ancora adeguati.

5.2.

Il CESE si compiace che il quadro strategico comune 2014-2020 (13) obblighi gli Stati membri a tener conto delle caratteristiche geografiche o demografiche e ad adottare provvedimenti per affrontare le sfide territoriali proprie a ciascuna regione in modo da liberarne lo specifico potenziale di sviluppo, aiutando così le regioni anche a conseguire una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nel modo più efficace. Occorre uno sforzo maggiore in questa direzione per ottenere risultati più tangibili.

5.3.

La sfida principale a sostegno della competitività e della coesione delle isole europee consiste nel renderle più attrattive. In base alle conclusioni dello studio Euroislands (14), occorre tenere conto di due fattori principali nella pianificazione dei processi di sviluppo volti ad una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva delle isole europee: l’attrattiva della vita sulle isole e l’attrattiva per le imprese.

5.4.

Alla luce della citata risoluzione del Parlamento europeo sulla condizione di insularità e delle risoluzioni della CRPM (Conferenza delle regioni periferiche marittime d’Europa), il CESE individua le seguenti misure da adottare per migliorare l’attrattiva delle isole:

considerare tutte le regioni insulari e le isole che coincidono con uno Stato membro insulare come regioni meno sviluppate nell’ambito della politica di coesione post-2020;

definire criteri nuovi e più adeguati per gli «aiuti di Stato»;

istituire un’«unità Isole» presso la DG REGIO unitamente a un programma specifico per le isole;

inserire clausole di insularità in tutti i principali atti legislativi dell’UE (se del caso).

5.5.

Il CESE fa propria l’esortazione del CdR a fornire, nel quadro della politica di coesione e di altre politiche europee, un sostegno più intenso e mirato per la riqualificazione delle città e delle aree portuali, anche quelle situate sulle isole, sfruttando nel contempo le possibilità offerte dall’agenda territoriale, dall’agenda urbana, dalla Carta di Lipsia e dal patto di Amsterdam (15).

5.6.

La maggior parte dei finanziamenti della politica di coesione si concentra nelle regioni meno sviluppate. Nella politica di coesione la classificazione delle regioni si basa in gran parte sul PIL regionale, che per diverse ragioni costituisce un indicatore tutt’altro che adeguato.

5.6.1.

Tenendo conto delle conclusioni del CESE sulla revisione intermedia della strategia Europa 2020, nell’ambito della metodologia di assegnazione dei fondi strutturali è opportuno prendere in considerazione anche altri indicatori a complemento del PIL. Nell’ipotesi che l’assegnazione delle risorse si basi anche su questi indicatori complementari, i finanziamenti per i territori insulari dovrebbero aumentare. Il CESE invita la Commissione a elaborare altri indicatori oltre al PIL, che tengano conto della vulnerabilità economica, sociale e ambientale delle isole.

5.6.2.

Se si adottasse un approccio «oltre il PIL», le isole europee potrebbero rientrare nella categoria delle «regioni meno sviluppate». In tal caso, tutte le isole europee potrebbero attingere alle risorse del Fondo di coesione per realizzare delle infrastrutture strategiche, e anche il volume di aiuti alle imprese destinati alla competitività e alla coesione di queste aree potrebbe essere aumentato e modulato in funzione del loro livello di attrattiva.

5.6.3.

La Commissione dovrebbe valutare quale potrebbe essere il valore aggiunto di un programma di azioni innovative destinato alle isole e volto a individuare e sperimentare soluzioni innovative per lo sviluppo sostenibile dei territori insulari nel periodo successivo al 2020.

5.6.4.

Tenuto conto delle caratteristiche geomorfologiche e delle specificità economiche di alcune isole europee (zone costiere, aree interne e zone montuose), è possibile attuare un approccio innovativo teso a promuovere la complementarità tra i fondi SIE, nonché le sinergie tra le due strategie a favore della «crescita blu» e dello «sviluppo rurale».

Bruxelles, 29 marzo 2017

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  https://europeansmallislands.com/2017/02/11/the-11th-nation/

(2)  Articolo 5 del regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013.

(3)  Portrait of Islands (Ritratto delle isole), Commissione europea, Eurostat, 1994.

(4)  Insularity and economic development: a survey (Insularità e sviluppo economico: un’indagine), Manuela Deidda, CRENOS 2014.

(5)  Commissione europea, COM(2008) 616 final, Bruxelles, 6 ottobre 2008.

(6)  GU C 181 del 21.6.2012, pag. 7, GU C 268 del 14.8.2015, pag. 8,

http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.ten-opinions&itemCode=40697

(7)  Parere del CESE sul tema Bilancio della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva (GU C 12 del 15.1.2015, pag. 105).

(8)  Parlamento europeo, Strasburgo, 4 febbraio 2016.

(9)  The Development of the Islands — European Islands and Cohesion Policy (Lo sviluppo delle isole — Isole europee e politica di coesione), Studio EUROISLANDS, programma europeo ESPON/ORATE 2013.

(10)  La posizione geografica, la vicinanza o la lontananza dalla terraferma o dai centri economici, il clima, l’attrattiva in termini di turismo, la dimensione della popolazione, le prospettive per l’agricoltura e la pesca oppure il livello complessivo di sviluppo.

(11)  Statistiche Eurostat, dati estratti nel marzo 2016.

(12)  Comunicazione della Commissione Clean Energy For All Europeans (Energia pulita per tutti gli europei).

(13)  Cfr. il regolamento (UE) n. 1303/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 dicembre 2013, («regolamento recante disposizioni comuni»), articolo 10 e allegato I.

(14)  The Development of the Islands — European Islands and Cohesion Policy (Lo sviluppo delle isole — Isole europee e politica di coesione), Studio EUROISLANDS, programma europeo ESPON/ORATE 2013.

(15)  http://cor.europa.eu/it/activities/opinions/Pages/opinions-and-resolutions.aspx


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