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Document 52013AE0534

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee» COM(2012) 673 final alla «Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio concernente l’attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) — Piani di gestione dei bacini idrografici» COM(2012) 670 final e alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità» COM(2012) 672 final

    GU C 327 del 12.11.2013, p. 93–101 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    12.11.2013   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 327/93


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee»

    COM(2012) 673 final

    alla «Relazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio concernente l’attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) — Piani di gestione dei bacini idrografici»

    COM(2012) 670 final

    e alla «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità»

    COM(2012) 672 final

    2013/C 327/16

    Relatore: CINGAL

    Correlatrice: LE NOUAIL MARLIÈRE

    La Commissione europea, in data 11 novembre 2012, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

    Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee

    COM(2012) 673 final.

    La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 12 giugno 2013.

    Alla sua 491a sessione plenaria, dei giorni 10 e 11 luglio 2013 (seduta del 10 luglio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 128 voti favorevoli, 101 voti contrari e 17 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    Il CESE riconosce il valore della comunicazione della Commissione, ma ritiene che il documento non proponga azioni sufficientemente proattive per apportare soluzioni ai diversi problemi individuati.

    1.2

    Il CESE invita pertanto la Commissione a riconoscere la necessità di:

    democratizzare la gestione dell'acqua, vale a dire accordare al consumatore il posto che gli spetta negli organi di gestione dei bacini;

    istituire un'ispezione europea dell'acqua per garantire un trattamento equo a tutte le regioni;

    tenere conto imperativamente delle sostanze che destano preoccupazione (sostanze chimiche, nanoelementi, ecc.).

    1.3

    Il CESE accoglie con favore l'impegno della Commissione a integrare gli obiettivi legati all'acqua in altri strumenti chiave come la PAC, il Fondo di coesione, i fondi strutturali e le politiche in materia di energie rinnovabili. Al tempo stesso, constata che sono necessari sforzi molto maggiori per arrivare a una vera e propria coerenza tra le politiche e per eliminare gli incentivi a un consumo eccessivo delle risorse idriche, al degrado morfologico e all'inquinamento delle acque.

    1.4

    Il CESE invita la Commissione a chiarire la questione della sostenibilità delle risorse. Mentre la direttiva quadro sulle acque (1) impone l'obbligo di non danneggiare le risorse idriche, si constata che l'UE consente la realizzazione di progetti intesi a garantire l'approvvigionamento energetico. Questo problema, finora marginale, rischia di diventare più frequente con i progetti per l'estrazione del gas di scisto. Il CESE ritiene che le risorse idriche rivestano un'importanza primordiale.

    1.5

    Il CESE raccomanda alla Commissione di incoraggiare gli Stati membri ad applicare rigorosamente l'articolo 9 (principio "chi inquina paga") della direttiva quadro sulle acque per raggiungere un buono stato delle risorse idriche.

    1.6

    Il Comitato invita la Commissione a chiarire che cosa si debba intendere per "stress idrico". Se ci si attiene alla definizione classica - domanda d'acqua superiore alle risorse disponibili - si rischia troppo spesso di intervenire troppo tardi (mortalità delle foreste, ecc.). È pertanto opportuno definire, oltre a dei flussi ecologici minimi, anche dei livelli di guardia che facciano scattare delle azioni preventive prima che siano raggiunti tali minimi, onde evitare situazioni critiche.

    1.7

    Il CESE invita la Commissione a incoraggiare, attraverso gli strumenti della politica di coesione (FESR, FSE, Cooperazione territoriale europea, ecc.):

    gli enti territoriali a sviluppare dei trattamenti terziari negli impianti di depurazione,

    gli attori economici a interessarsi maggiormente alla resilienza dei loro terreni ai cambiamenti climatici favorendo i meccanismi naturali (suoli, vegetazione, ecc.) per la protezione delle risorse idriche, ad esempio utilizzando l'indicatore di qualità dei suoli C/N (carbonio/azoto),

    le migliori iniziative (piano d'azione LIFE, ecc.).

    1.8

    Il CESE invita la Commissione a far conoscere le migliori tecniche disponibili (MTD). La chiusura del ciclo dell'acqua non appare più un obiettivo irrealistico, se si considerano i progressi compiuti, ad esempio, nell'industria della carta. Il CESE ritiene invece necessario adottare delle norme e una regolamentazione per ridurre le perdite in rete.

    1.9

    Il CESE invita la Commissione a proporre uno strumento legislativo che imponga l'obbligo di tenere conto con criteri progressivi dell'efficacia nella gestione dell'acqua: misurazione del consumo, trasporto, depurazione, ecc. Non ci si può limitare a considerare unicamente gli usi domestici, né accontentarsi delle sole iniziative volontarie. La gestione integrata riguarda tutti i bacini idrografici.

    1.10

    Il CESE invita la Commissione a estendere l'elenco delle sostanze inquinanti (nanoelementi, molecole chimiche cancerogene, mutagene, reprotossiche) che non devono essere presenti nelle acque superficiali o nelle falde acquifere, allo scopo di proteggere la salute dei cittadini (2) e di pervenire a una serie di raccomandazioni per il riutilizzo delle acque trattate. Il CESE sottolinea l'interesse della relazione n. 1/2013 dell'Agenzia europea dell'ambiente (AEA) Signaux précoces et leçons tardives II ("Segnali precoci e lezioni tardive II") (3).

    1.11

    Il CESE ricorda le preoccupazioni da esso espresse a proposito degli scambi idrografici con compensazioni finanziarie e invita la Commissione alla massima prudenza. Ogni eventuale progetto dovrà obbligatoriamente essere reso noto al pubblico (convenzione di Aarhus) ed essere oggetto di un dibattito aperto. Il CESE osserva che un sistema di trasferimenti sarebbe ingiusto e dannoso per le popolazioni più svantaggiate, indipendentemente dal fatto che siano previste o meno compensazioni finanziarie.

    2.   Contesto

    2.1

    Nel 2000 la direttiva quadro sulle acque ha stabilito una base giuridica per proteggere e ripristinare acque pulite in tutta Europa e per garantirne un uso sostenibile a lungo termine. L'obiettivo generale della direttiva quadro è il raggiungimento di un buono stato di tutte le acque, compresi laghi, fiumi, torrenti e falde acquifere, entro il 2015.

    2.2

    La Commissione ha constatato che spesso le autorità non sono riuscite a combinare gli obiettivi di efficacia ed equità (sarebbe quindi logico applicare il principio "chi inquina paga", eliminando le sovvenzioni controproducenti o nocive), così da bilanciare introiti e spese d'investimento.

    2.3

    Il 14 novembre 2012, la Commissione ha pubblicato un piano per le risorse idriche che consta di tre elementi:

    la comunicazione sul Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee,

    la relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità,

    la relazione concernente l'attuazione della direttiva quadro sulle acque e il Piano di gestione dei bacini idrografici.

    2.3.1

    Tenuto conto del carattere essenziale della risorsa acqua, la sua gestione riveste un'importanza cruciale per i cittadini dell'UE e pone quindi delle difficoltà, in quanto richiede conoscenze specifiche. Le sintesi delle valutazioni tecniche e di impatto, vista la loro importanza, meritano di essere portate a conoscenza delle organizzazioni della società civile (OSC) e quindi di essere rese disponibili nelle diverse lingue dell'UE.

    2.3.2

    Le proposte della Commissione si basano su diversi lavori, in particolare quelli dell'AEA:

    Towards Efficient Use of Water Ressources in Europe (Verso un impiego efficiente delle risorse idriche in Europa), relazione n. 1/2012, 68 pagg.

    European Waters - Assessment of Status and Pressures (Acque europee - valutazione della situazione e delle pressioni), relazione n. 8/2012, 96 pagg.

    European Waters - Current Status and Future Challenges (Acque europee - situazione attuale e sfide future), sintesi, 51 pagg.

    Water Resources in Europe in the Context of Vulnerability (Le risorse idriche europee in un contesto di vulnerabilità), relazione n. 11/2012, 92 pagg.

    2.3.3

    Il CESE accoglie con favore il riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità, dal momento che la domanda cresce, ma le risorse non aumentano e che, come constatato in diverse relazioni delle Nazioni Unite, si assiste a uno spostamento verso nord della cosiddetta "linea della siccità".

    2.4

    Il piano d'azione per le risorse idriche propone un approccio basato su tre pilastri e su una serie di misure articolate in 25 tappe:

    migliorare l'attuazione della politica idrica dell'UE sfruttando tutte le opportunità date nel quadro della legislazione in vigore,

    integrare maggiormente gli obiettivi di politica idrica in altri settori strategici correlati, come l'agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, i trasporti e i Fondi di coesione e strutturali,

    colmare le attuali lacune, in particolare in merito agli strumenti necessari per incrementare l'efficienza idrica.

    2.5

    L'orizzonte temporale del Piano è strettamente correlato alla strategia Europa 2020 e, in particolare, alla tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse, di cui il Piano costituisce la tappa relativa all'acqua.

    2.6

    Il 22 settembre 2010 il CESE ha pubblicato la relazione informativa Il lavoro dignitoso e lo sviluppo sostenibile nella regione del Mediterraneo, con particolare attenzione ai settori dell'acqua dolce, dell'acqua marina e delle reti fognarie, elaborata dalla sua sezione specializzata REX e presentata al vertice dei consigli economici e sociali della regione euromediterranea del novembre 2010. In essa vengono esaminate le problematiche legate all'impoverimento idrico cui si assiste nel bacino mediterraneo, le conseguenze sociali di questo fenomeno e le condizioni di finanziamento dei relativi progetti. Il 15 giugno 2011, su richiesta della presidenza ungherese, è stato adottato il parere Integrazione della politica dell'acqua nelle altre politiche europee  (4). Inoltre, il 23 maggio 2012 il CESE ha adottato un parere riguardante le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque (5) e il 13 dicembre 2012 uno sulla comunicazione della Commissione Partenariato europeo per l’innovazione relativo all’acqua  (6). Si rimanda infine ai pareri Strategia tematica per la protezione del suolo  (7) e Settimo programma di azione in materia di ambiente  (8).

    3.   Osservazioni generali

    3.1

    Il CESE concorda con la Commissione nel ritenere che la direttiva quadro sulle acque sia uno strumento idoneo per arrivare a un buono stato ecologico delle risorse idriche in Europa. Affinché questo obiettivo possa essere conseguito, tuttavia, è indispensabile che le relative basi di dati siano gestite da organismi indipendenti e che l'applicazione della direttiva venga rigorosamente rafforzata. Il 47 % delle acque dell'Unione non sarà in buono stato entro il 2015, sebbene il Piano d'azione valuti i progressi compiuti nella gestione delle risorse idriche e avanzi alcune proposte da attuare entro il 2020.

    3.2

    Alcuni Stati membri tardano ad attuare l'articolo 9 della direttiva sulle acque adottata già nel 2000, e questo ritardo si ripercuote sul raggiungimento di un buono stato delle acque. Il CESE ritiene che i gestori delle risorse idriche debbano rispettare il principio "chi inquina paga" in ogni luogo e in ogni momento nello stabilire il prezzo dell'acqua e le tariffe per i canoni di depurazione. Raccomanda inoltre che il piano venga applicato sia alle regioni deficitarie sia alle regioni che dispongono di eccedenze.

    3.2.1

    Il CESE deplora i ritardi nell'attuazione della direttiva da parte degli Stati membri, che così facendo privano i cittadini dei benefici derivanti dall'accesso ad acque di migliore qualità. Sostiene quindi pienamente gli sforzi della Commissione per imporre il rispetto della direttiva sulle acque a tutti gli Stati membri.

    3.3

    Il CESE esprime tuttavia preoccupazione per il fatto che la Commissione non propone sufficienti misure innovatrici per migliorare l'efficienza nella gestione delle acque. Entro il 2030 si prevede che la domanda potrebbe superare le disponibilità addirittura del 40 %: ciò significa che la maggioranza degli Stati membri risentirà di quest'insufficienza delle risorse idriche. L'approccio proposto dalla Commissione presenta un forte rischio, in quanto si fonda unicamente sugli strumenti esistenti e non propone, al di là della direttiva sulla progettazione ecocompatibile, una politica di gestione diversificata in base alle esigenze, a seconda che si tratti delle famiglie, del settore industriale (comprese le carriere) e di quello agricolo. In queste condizioni, vi è motivo di temere il prosciugamento o deterioramento di un numero ancora maggiore di corsi d'acqua. Il CESE teme che i cittadini continuino a pagare canoni per sovvenzionare sistemi di produzione che non si iscrivono in una prospettiva di sviluppo sostenibile. La gestione integrata delle risorse idriche è soltanto un riferimento globale: occorre precisare le condizioni in base alle quali essa va applicata a tutti i bacini idrografici.

    3.4

    Il CESE giudica positivamente le misure intese a preservare gli ecosistemi e sostiene l'iniziativa per la conservazione degli acquiferi naturali. Tale iniziativa presenta dei vantaggi dal punto di vista della resilienza delle specie e degli ecosistemi ai cambiamenti climatici, soprattutto se accompagnata da misure adeguate per la politica agricola comune e la politica di sviluppo rurale. Purtroppo, la Commissione non ha posto sufficientemente l'accento sull'interfaccia acqua/clima. È opportuno definire misure che consentano di trattenere nei suoli le acque meteoriche e di farle filtrare verso le falde freatiche.

    4.   Osservazioni particolari

    4.1

    La questione dell'acqua è fondamentale, in quanto si tratta di un bene essenziale per l'uomo e per gli ecosistemi naturali e di un patrimonio comune a tutti gli esseri umani.

    4.2

    La politica per le risorse idriche e i servizi igienico-sanitari deve iscriversi in un approccio improntato allo sviluppo sostenibile, che consenta al tempo stesso di rispondere ai bisogni attuali delle popolazione e di conservare le risorse per soddisfare quelli delle generazioni future. In Europa e nel resto del mondo sono molti gli esseri umani che non hanno accesso a questa risorsa vitale. La concezione dell'ONU, che riconosce il diritto universale ad avere accesso all'acqua potabile in quantità sufficiente e a servizi igienico-sanitari, permetterà ad oltre un milione di persone in Europa, prive di accesso a un'acqua salubre, pulita ed economicamente accessibile, nonché a diversi milioni di cittadini europei che non dispongono di alcun sistema di servizi igienico-sanitari, di esercitare un diritto fondamentale (9).

    4.3

    A tal fine, il CESE invita la Commissione europea a proporre una legislazione che faccia dell'accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari un diritto dell'uomo nell'accezione delle Nazioni Unite, e a promuovere la fornitura d'acqua e di servizi igienico-sanitari come servizi pubblici essenziali per tutti. La legislazione europea dovrebbe imporre ai governi l'obbligo di garantire e fornire alla popolazione servizi igienico-sanitari e acqua sana e potabile in quantità sufficiente. Il CESE raccomanda che:

    le istituzioni europee e gli Stati membri siano tenuti a fare in modo che tutti gli abitanti godano del diritto all'acqua e a servizi igienico-sanitari,

    l'approvvigionamento d'acqua e la gestione delle risorse idriche non siano soggetti alle sole "regole del mercato interno" e che i servizi legati all'acqua siano esclusi dalla liberalizzazione e dal campo d'applicazione della direttiva sulle concessioni (10),

    l'UE intensifichi gli sforzi per fare in modo che l'accesso universale all'acqua e ai servizi igienico-sanitari diventi una realtà sul proprio territorio.

    4.4

    L'accesso all'acqua è un diritto fondamentale strettamente legato alla prestazione dei relativi servizi e alle modalità di fissazione delle relative tariffe. A questo proposito, il CESE prende atto della procedura d'indagine in corso sul mercato dell'acqua francese avviata dalla Commissione nel gennaio 2012. Tre grandi gruppi multinazionali presenti sul mercato mondiale dell'acqua sono francesi. Il CESE sostiene la portata di questa procedura formale in materia di intese e di abuso di posizione dominante, che fa seguito alle indagini condotte presso queste tre imprese nella primavera del 2010. Essa dovrebbe consentire alla Commissione di stabilire se le tre imprese, "d'intesa con la Federazione professionale delle imprese dell'acqua (Fédération professionnelle des entreprises de l'eau - FP2E)", abbiano coordinato il loro comportamento sui mercati francesi dell'acqua e delle acque reflue, in violazione delle norme UE sulle intese, nonché di accertare se vi sia stata un'intesa su elementi del prezzo fatturato al consumatore finale. Il CESE attende con grande impazienza la pubblicazione dei risultati della suddetta indagine.

    4.5

    I trasferimenti da un corpo idrico all'altro presuppongono investimenti considerevoli e possono comportare seri rischi ambientali; essi non incoraggiano un uso razionale delle risorse e accentuano le disuguaglianze, in quanto sono gli attori economici più ricchi che possono permettersi di pagare la risorsa più rara.

    4.6

    Per ridurre le perdite in rete la comunicazione si limita a suggerire di ricorrere alle migliori tecniche disponibili. Questa problematica dovrebbe invece essere affrontata definendo delle norme e una regolamentazione migliore, a livello di ciascun bacino idrografico. La definizione di norme si è dimostrata utile per migliorare i servizi e la produttività. La Commissione potrebbe prevedere l'elaborazione di un piano di riduzione delle perdite.

    4.7

    Chi presenta un progetto di infrastruttura che modifichi il regime di un corpo idrico dovrà imperativamente rispettare gli obiettivi di conservazione della biodiversità. Il CESE ricorda che vari siti Ramsar sono stati sacrificati all'irrigazione e sottolinea che il Piano non prevede la riparazione dei danni causati, e che le proposte sono insufficienti in quanto si tratta solo di ascensori e passaggi per pesci. Non si può che deplorare il fatto che il Piano non precisi che è assolutamente indispensabile proteggere le testate dei bacini idrografici e le piccole superfici d'acqua (pozze, stagni, torbiere, ecc.).

    Bruxelles, 10 luglio 2013

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Henri MALOSSE


    (1)  GU L 327 del 22.12.2000, pagg. 1-73.

    (2)  GU C 229 del 31.7.2012, pagg. 116-118.

    (3)  http://www.eea.europa.eu/pressroom/newsreleases/the-cost-of-ignoring-the.

    (4)  GU C 248 del 25.8.2011, pag. 43-48.

    (5)  GU C 229 del 31.7.2012, pag. 116-118.

    (6)  GU C 44 del 15.2.2013, pag. 147-152.

    (7)  GU C 168 del 20.7.2007, pag. 29-33.

    (8)  GU C 161 del 6.6.2013, pag. 77.

    (9)  GU C 44 del 15.2.2013, pag. 147.

    (10)  GU C 191 del 29.6.2012, pagg. 84-96.


    ALLEGATO I

    al parere del Comitato

    Il seguente controparere, che ha ottenuto almeno un quarto dei voti espressi, è stato respinto nel corso delle deliberazioni:

    Sostituire l'intero testo del parere con il seguente nuovo testo:

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1

    L'acqua è una risorsa indispensabile per gli esseri umani, per la natura e per l'economia. Si rinnova costantemente, ma non è infinita e non può essere riprodotta o sostituita da altre risorse.

    1.2

    Negli ultimi decenni sono stati compiuti notevoli progressi nel ridurre gli scarichi di sostanze inquinanti nelle acque europee che, di conseguenza, sono oggi di migliore qualità. Tuttavia, dai dati disponibili si ricava che oltre la metà dei corpi idrici superficiali in Europa non è in un buono stato ecologico, né attuale né potenziale, ma che saranno necessarie ulteriori misure perché possano soddisfare gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque.

    1.3

    Il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee riconosce che gli ambienti acquatici presentano caratteristiche molto eterogenee all'interno dell'UE; pertanto, in linea con i principi di sussidiarietà e di proporzionalità, il documento non propone un'unica soluzione universalmente valida.

    1.4

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) esprime grande apprezzamento per la portata e la qualità del lavoro svolto nella fase preparatoria del Piano sulle risorse idriche. Il documento è basato su una valutazione approfondita dell'esperienza maturata nel settore delle risorse idriche con i piani di gestione dei bacini idrografici e su informazioni tratte da studi specialistici.

    1.5

    I quattro principi fondamentali della legislazione ambientale sono stati tenuti in debito conto per affrontare l'ampio spettro di problemi e sostenere il principio umanitario di un accesso a un'acqua potabile sicura e a servizi igienico-sanitari di base su scala mondiale.

    1.6

    Il CESE plaude all'idea di considerare i bacini idrografici gli elementi di base della politica idrica dell'UE, il che agevola la cooperazione tra Stati membri nel risolvere nel modo più efficiente i problemi principali nel settore.

    1.7

    Pur ritenendo che il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee e l'insieme dei documenti informativi di riferimento siano di eccezionale qualità, il CESE è del parere che si debba prestare maggiore attenzione all'attuazione delle azioni previste.

    1.8

    Nell'applicare le misure regolamentari in vigore (asse 1), ci si dovrebbe concentrare sulla riduzione delle fonti di inquinamento diffuse. L'attuazione delle disposizioni andrebbe adeguatamente incentivata tenendo conto delle specifiche condizioni di ciascun bacino idrografico.

    1.9

    L'applicazione del principio "chi inquina paga" richiede un'adeguata opera di misurazione e monitoraggio come solida base per eventuali azioni ulteriori. Cionondimeno, tali requisiti dovrebbero essere proporzionati al luogo in questione e alla gravità dei problemi da risolvere.

    1.10

    Il Piano opportunamente prevede di sviluppare ulteriormente la contabilità delle risorse idriche con gli Stati membri e l'Agenzia europea dell'ambiente (AEA), poiché tali dati consentiranno ai responsabili della gestione dei bacini idrografici di calcolare i volumi d'acqua che è possibile utilizzare e quelli che occorre preservare affinché l'ecosistema continui a funzionare correttamente (flussi ecologici).

    1.11

    L'estrazione illegale è un grave problema in talune regioni soggette a stress idrico. Studi condotti per testare i dati forniti dal programma Copernicus/GMES (Global Monitoring for Environment and Security – programma sul monitoraggio globale per l'ambiente e la sicurezza) consentirebbero agli Stati membri di reperire l'estrazione illegale.

    1.12

    Il Comitato insiste sul fatto che occorre cogliere l'eccezionale occasione che si presenta oggi di coordinare l'agenda UE per le risorse idriche con la PAC nel momento in cui il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione stanno decidendo l'agenda per i prossimi sette anni: si tratta di un'opportunità da non lasciarsi sfuggire.

    1.13

    Le misure di protezione dalle alluvioni (di estrema attualità in questo momento nell'Europa centrale) richiederebbero un finanziamento coordinato, anche attingendo ai fondi strutturali / di coesione. Inoltre, alcune delle misure previste (in risposta ad alluvioni che hanno colpito l'Europa in passato) non sono state completate a causa di tutta una serie di ostacoli amministrativi.

    1.14

    Il CESE ha già espresso il proprio apprezzamento per i partenariati europei per l'innovazione relativi all'acqua e alla produttività e sostenibilità nell'agricoltura, due iniziative che – occorre sottolineare – sono state elaborate "dal basso".

    1.15

    Gli interventi strategici al di fuori del settore dell'acqua dolce possono anch'essi svolgere un ruolo nel rafforzare la prevenzione dell'inquinamento idrico. Ad esempio, le normative sull'uso sostenibile dei pesticidi, sulle emissioni industriali e sui prodotti farmaceutici, come pure il regolamento REACH sulle sostanze chimiche, dovrebbero tutti essere allineati alla direttiva quadro sulle acque.

    1.16

    Quanto al rimediare alle carenze dell'attuale quadro normativo, l'attenzione è opportunamente rivolta ad una maggiore efficienza nell'uso delle risorse idriche, in particolare per quanto riguarda l'aspetto essenziale che consiste nell'incrementare il potenziale di riutilizzo delle acque. Occorre anzitutto stabilire dei criteri per un riutilizzo sicuro delle risorse idriche, se si vogliono ottenere i risultati auspicati ed attesi.

    1.17

    Per finire, il CESE osserva che al problema delle risorse idriche sono strettamente collegati aspetti importanti della gestione dei suoli e delle foreste.

    1.18

    Il CESE mette in guardia sul fatto che la realizzazione degli obiettivi stabiliti dal Piano incontrerà ostacoli. Tutti i soggetti che partecipano alle varie fasi del processo dovrebbero essere consapevoli di tali rischi e dovrebbero fare del loro meglio, per quanto attiene alle loro competenze, per rimuovere il maggior numero di ostacoli possibile. La società civile dovrebbe partecipare pienamente a questo difficile processo, procurandosi adeguate informazioni, esercitando i propri poteri nell'adozione delle decisioni politiche e adattando i propri comportamenti idrici alle sfide dell'acqua.

    2.   Informazioni generali, i documenti della Commissione

    2.1

    L'acqua è una risorsa indispensabile per gli esseri umani, per la natura e per l'economia. Si rinnova costantemente, ma non è infinita e non può essere riprodotta o sostituita da altre risorse. L'acqua dolce costituisce solo circa il 2 % delle risorse idriche del pianeta e, viste le pressioni concorrenti, si stima che entro il 2030 la domanda globale di acqua possa superare del 40 % l'effettiva disponibilità.

    2.2

    Il pacchetto presentato dalla Commissione comprende due importanti relazioni e un Piano con le azioni chiave da realizzare:

    la relazione concernente l'attuazione della direttiva quadro sulle acque (2000/60/CE) - Piani di gestione dei bacini idrografici;

    la relazione sul riesame della politica europea in materia di carenza idrica e di siccità;

    il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee.

    2.3

    Sono inoltre disponibili numerosi studi, che rivelano la complessa sfaccettatura dei problemi idrici. Per quel che si può desumere dai documenti presentati, nel Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee le sfide principali sono state affrontate.

    2.4

    Per maggiore chiarezza e per sostenere il processo di attuazione, nel quadro della strategia comune di attuazione della direttiva quadro sulle acque, sono stati elaborati 26 documenti di orientamento relativi a diversi aspetti dell'applicazione della direttiva, in un processo aperto e partecipativo che ha coinvolto un ampio gruppo di soggetti interessati.

    2.5

    Dalle consultazioni pubbliche è emerso che la strategia comune di attuazione aveva affrontato, in tutto o in parte, le questioni giuste e che gli orientamenti forniti si erano rivelati utili nell'attuazione pratica della politica idrica dell'UE. È tuttavia necessario fare maggiore chiarezza su alcuni aspetti (ad es. l'analisi costi-benefici, la determinazione degli obiettivi), mentre gli orientamenti sarebbero stati più utili se fossero stati elaborati in una fase più precoce del calendario di attuazione.

    2.6

    Tuttavia, i progressi compiuti con l'adozione di un approccio ecosistemico globale agli obiettivi in materia di risorse idriche potrebbero non bastare ancora; in futuro potrebbe essere necessario rivedere la definizione di "buono stato ecologico" per garantire che sia sufficientemente ambiziosa per impedire un ulteriore degrado. Inoltre, oggi si tiene conto molto più che in passato dell'importanza di tutelare i servizi ecosistemici.

    2.7

    Il documento di lavoro dei servizi della Commissione Fitness Check of EU Freshwater Policy ("Check-up della politica in materia di acqua dolce dell'UE") individua i problemi più importanti da affrontare, ossia:

    qualità delle acque: in base ai dati riportati nei primi Piani di gestione dei bacini idrografici (2009), oltre la metà dei corpi idrici superficiali in Europa non soddisfa i criteri che indicano un buono stato ecologico. In aggiunta alle disposizioni adottate nelle direttive precedenti (sui nitrati, sul trattamento delle acque reflue urbane e sulle emissioni industriali), occorrono ulteriori misure per soddisfare gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque;

    i fenomeni di carenza idrica sono sempre più diffusi in Europa. La scarsità di acqua colpisce vaste aree, soprattutto nell'Europa meridionale, e nel contempo gli usi concorrenti delle risorse idriche comportano un aumento della domanda in tutto il continente. In alcune regioni europee la carenza idrica rappresenta una minaccia sia immediata che di lungo periodo per gli ecosistemi e per l'approvvigionamento idrico dell'agricoltura, dell'industria e delle utenze domestiche;

    negli ultimi trent'anni alluvioni e siccità, con i danni ambientali ed economici che ne derivano, sembrano essere aumentati sia di frequenza che di intensità, un fenomeno imputabile al tempo stesso ai cambiamenti climatici e anche ad altre pressioni antropiche (ossia i cambiamenti della destinazione dei suoli). Dal 1998 ad oggi, le inondazioni in Europa hanno causato circa 700 decessi, l'evacuazione di circa mezzo milione di persone e perdite economiche (assicurate) per almeno 25 miliardi di euro;

    altri fattori che hanno un impatto significativo sulle risorse idriche dell'UE sono gli scarichi di sostanze inquinanti, le modifiche idromorfologiche e l'estrazione di acqua, dovuti principalmente alla crescita demografica, all'uso dei suoli e alle attività economiche.

    2.8

    Negli ultimi decenni sono stati compiuti notevoli progressi nel ridurre gli scarichi di sostanze inquinanti nelle acque europee, che, di conseguenza, sono oggi di migliore qualità. Tuttavia, in base ai dati riportati nei primi Piani di gestione dei bacini idrografici, oltre la metà dei corpi idrici superficiali in Europa non è in un buono stato ecologico, né attuale né potenziale, e occorreranno ulteriori misure perché possano soddisfare gli obiettivi della direttiva quadro sulle acque. Secondo questi dati, le pressioni esercitate su gran parte dei corpi idrici superficiali sono dovute a inquinamento da fonti diffuse che determina un eccesso di nutrienti e a pressioni idromorfologiche che alterano gli habitat.

    2.9

    Il Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee riconosce che gli ambienti acquatici presentano caratteristiche molto eterogenee all'interno dell'UE; pertanto, in linea con il principio di sussidiarietà, il documento non propone un'unica soluzione universalmente valida. Il Piano pone l'accento su una serie di tematiche fondamentali, tra cui il miglioramento dell'uso dei suoli, la lotta contro l'inquinamento delle acque, l'aumento dell'efficienza e della resilienza delle acque e l'ottimizzazione della governance dei soggetti coinvolti nella gestione delle risorse idriche.

    2.10

    Per affrontare i problemi ancora insoluti a vari livelli, nel Piano vengono presentate numerose misure, programmi e azioni specifici, che si articolano in tre assi:

    attuazione;

    integrazione degli obiettivi della politica delle risorse idriche nelle altre politiche dell'UE;

    colmare le lacune nel quadro esistente.

    Le azioni sono già state avviate e dovrebbero essere completate per il 2016, fatta eccezione per le azioni / programmi a lungo termine, che vanno fino al 2021.

    3.   Osservazioni generali

    3.1

    Il Comitato esprime grande apprezzamento per la portata e la qualità del lavoro svolto nella fase di preparazione del Piano. Il documento è basato su un'approfondita valutazione dell'esperienza maturata nelle questioni idriche con i piani di gestione dei bacini idrografici e su informazioni tratte da studi specialistici. Inoltre, va notato che i diritti relativi all'acqua sono sempre stati un elemento importante dell'ordinamento giuridico dei paesi europei, per cui si dispone di una lunga esperienza in materia.

    3.2

    Tutti e quattro i principi fondamentali della legislazione ambientale sono stati tenuti in debito conto nell'affrontare i molteplici problemi e sostenere il principio dell'accesso ad un'acqua potabile sicura e a servizi igienico-sanitari di base su scala globale.

    3.3

    Il Piano non soltanto riconosce formalmente l'esistenza di condizioni naturali molto diversificate in fatto di risorse idriche in tutta l'UE, bensì propone anche azioni pratiche incentrate sugli specifici problemi fondamentali delle singole regioni/bacini idrografici. Il CESE apprezza molto l'utilizzo del concetto di bacino idrografico come fulcro della politica idrica dell'UE: esso facilita la cooperazione tra gli Stati membri al fine di risolvere i problemi principali nel modo più efficace.

    3.4

    Il Comitato riconosce inoltre il valore del documento relativo allo "stato di salute" (Fitness Check) della politica dell'acqua (1) - uno dei primi documenti di questo tipo -, che fornisce una preziosa valutazione della politica idrica in quanto tale e della sua posizione nel corpus legislativo relativo agli ambiti politici connessi.

    3.5

    Pur ritenendo che il Piano e tutti i documenti di riferimento siano di qualità eccezionale, è dell'avviso che si debba prestare un'attenzione ancora maggiore alla realizzazione concreta delle azioni previste. Anche in questo caso, come sempre, l'attuazione sarà difficile e deve diventare la priorità assoluta. Bisognerà fare il possibile, in termini di sforzi politici, incentivi e metodi di gestione dei sistemi / progetti, per garantire il successo del Piano.

    4.   Osservazioni specifiche

    4.1

    Nell'attuazione delle misure regolamentari esistenti (asse 1), occorre prestare attenzione alla riduzione delle fonti di inquinamento diffuse rafforzando / potenziando i programmi d'azione contro i nitrati. Occorre analizzare in modo approfondito i motivi del ritardo e incentivare adeguatamente i miglioramenti necessari in base alle condizioni specifiche di ciascun bacino idrografico.

    4.2

    Il principio "chi inquina paga" si applica anche in questo caso. Questo obbligo deve essere tuttavia chiaramente definito e basato su ipotesi / valutazioni realistiche del ciclo dell'acqua. Chi inquina deve essere tenuto a pagare per l'inquinamento reale e dimostrato di cui si è reso responsabile.

    4.3

    Gli sforzi per limitare l'inquinamento industriale localizzato si basano sull'attuazione della direttiva sulle emissioni industriali. In questo caso, parallelamente al principio "chi inquina paga", chiaramente identificato nel caso delle fonti puntuali, va applicato il principio di proporzionalità.

    4.4

    Per applicare il principio "chi inquina paga" sono necessarie adeguate misurazioni (volumi) e se possibile anche un adeguato monitoraggio (sostanze inquinanti) per dare una solida base a ogni eventuale azione aggiuntiva. Tali requisiti dovrebbero essere proporzionati al luogo in questione e alla gravità dei problemi da risolvere.

    4.5

    Purtroppo in molte parti d'Europa non si dispone ancora di un quadro completo dei flussi idrici. Il Piano giustamente prevede la creazione di una "contabilità delle risorse idriche" con gli Stati membri sulla base dei lavori realizzati con l'AEA. Tale contabilità consentirà ai gestori dei bacini idrografici di calcolare quanta acqua può essere utilizzata e quanta invece va riservata al mantenimento delle funzioni dell'ecosistema (flussi ecologici). Il CESE raccomanda vivamente di realizzare questa azione quanto prima.

    4.6

    In molte parti d'Europa è impossibile pervenire a un buono stato delle acque a causa dell'estrazione eccessiva d'acqua per l'irrigazione. L'estrazione illegale rappresenta un grave problema per talune regioni sotto stress idrico. Degli studi per testare i dati Copernicus/GMES consentirebbero agli Stati membri di individuare l'estrazione illegale, il che fornirebbe un argomento in più a favore del progetto GMES, come progetto di importanza paneuropea.

    4.7

    Il CESE ritiene importante sviluppare una metodologia comune di recupero dei costi, che fornisca risultati comparabili in tutta l'Unione. Ciò garantirebbe che tutti gli utilizzatori dell'acqua siano adeguatamente incentivati a farne un impiego efficiente.

    4.8

    Il CESE segnala i numerosi esempi di iniziative e approcci in zone soggette a stress idrico presentati all'audizione pubblica da esso organizzata sull'argomento. Inoltre, sono stati pubblicati alcuni studi per un impiego efficiente dell'acqua in agricoltura in base al concetto More crop per drop (più raccolto per goccia d'acqua impiegata). I risultati di questi lavori potrebbero essere utilizzati per colmare il divario tra fabbisogno d'acqua in agricoltura e risorse idriche disponibili nelle regioni sottoposte a stress idrico. Anche in questo caso, nell'affrontare questioni così delicate si dovrebbe applicare il principio di proporzionalità.

    4.9

    Il secondo asse - integrazione degli obiettivi della politica dell'acqua nelle altre politiche dell'UE - richiede anch'esso numerose azioni, elencate nel Piano.

    4.10

    Il Comitato sottolinea la necessità di sfruttare quest'opportunità eccezionale per coordinare l'agenda per le risorse idriche con la PAC nel momento in cui il Parlamento, il Consiglio e la Commissione stanno definendo l'agenda per i prossimi sette anni. Non bisogna lasciarsi sfuggire questa occasione nei seguenti ambiti:

    inclusione delle misure fondamentali della direttiva quadro sulle acque nel meccanismo di condizionalità;

    applicazione di un approccio più rispettoso dell'ambiente al primo pilastro, specialmente nelle zone di interesse ecologico;

    definizione di programmi di sviluppo rurale per affrontare le questioni relative all'acqua;

    finanziamento, nell'ambito del secondo pilastro della PAC, di sistemi di irrigazione più efficienti (con condizionalità ambientale, es. contabilità);

    incentivazione delle misure di ritenzione naturale delle acque – pianure alluvionali, zone umide o fasce tampone lungo gli argini dei fiumi – le misure chiave necessarie per ripristinare il funzionamento dell'ecosistema. I finanziamenti a titolo del secondo pilastro per le zone in situazione di bisogno sono essenziali. Bisognerebbe inoltre incoraggiare azioni nel quadro del programma LIFE+, Orizzonte 2020, ecc.

    4.11

    Anche le misure per la protezione dalle alluvioni (di grande attualità oggi in Europa centrale) richiederebbero un finanziamento coordinato, eventualmente a partire dai fondi strutturali. Inoltre, alcune delle misure previste (in risposta alle inondazioni precedenti) non sono state completate a causa di una serie di ostacoli amministrativi. Questi problemi di emergenza richiederebbero di essere trattati come tali anche a livello amministrativo.

    4.12

    Il Comitato apprezza i partenariati per l'innovazione sull'acqua e sulla produttività e sostenibilità nell'agricoltura. Va sottolineato che si tratta di iniziative sviluppatesi dal basso negli Stati membri, in cui la Commissione svolge un ruolo di coordinamento. La partecipazione dei soggetti interessati nei rispettivi settori di attività aumenta le probabilità di successo.

    4.13

    Anche gli interventi politici al di fuori del settore dell'acqua dolce possono svolgere un ruolo nella prevenzione dell'inquinamento idrico. Ad esempio, la legislazione sull'uso sostenibile dei pesticidi, le emissioni industriali, i prodotti farmaceutici e il regolamento REACH devono essere in linea con le azioni previste nel Piano.

    4.14

    Il terzo asse - colmare le lacune nel quadro esistente - si concentra, con ragione, su un uso più efficiente dell'acqua e sulla questione cruciale di aumentare il potenziale di riutilizzo dell'acqua. Innanzitutto, per ottenere i risultati auspicati ed attesi, occorre stabilire dei criteri per un riutilizzo sicuro dell'acqua. L'acqua potrebbe essere riutilizzata naturalmente negli stessi impianti o in impianti simili, ma per il riutilizzo "a cascata" dell'acqua depurata di un determinato utente/impianto da parte di un utente / impianto diverso sarebbe necessario bilanciare in modo adeguato volumi e qualità richiesti.

    4.15

    Ad esempio, è quasi impossibile chiudere completamente i circuiti d'acqua, anche all'interno di un'unica operazione, a causa del contenuto sempre maggiore di sali inorganici in tali circuiti. Bisogna quindi stabilire un equilibrio sicuro per consentire che i processi si svolgano senza intoppi.

    4.16

    Infine, il Comitato richiama l'attenzione su alcuni aspetti importanti nella gestione del suolo e delle foreste che sono strettamente legati alla problematica dell'acqua. A causa delle esigenze talvolta contrastanti delle diverse politiche, le risorse forestali hanno grandi difficoltà a svolgere le funzioni non produttive ad esse affidate, come ad esempio quella di riserve naturali primarie di acqua dolce, quella di pozzi di assorbimento del carbonio, di luoghi di conservazione della biodiversità, ecc. L'analisi del ciclo di vita dovrebbe mostrare tutti questi aspetti e indicare inoltre misure bilanciate che consentano alle foreste dell'UE di svolgere le loro funzioni.

    4.17

    Le questioni relative all'acqua sono inscindibili da quelle dei suoli. Il Comitato chiede che si presti un'adeguata attenzione ai suoli, pur riconoscendo che la questione rientra nella sfera della sussidiarietà. Gli aspetti comuni devono essere affrontati in modo più approfondito nei futuri lavori relativi al Piano.

    4.18

    Il CESE mette in guardia sul fatto che la realizzazione degli obiettivi definiti nel Piano incontrerà ostacoli nelle aree seguenti:

    disfunzioni del mercato (perdita di introiti, distribuzione dei costi e dei benefici);

    mancanza di finanziamenti, sussidi dannosi;

    barriere regolamentari;

    mancanza di coordinamento;

    mancanza di volontà politica;

    integrazione degli obiettivi della politica dell'acqua in altre politiche settoriali, che potrebbe rimanere lettera morta.

    Tutte le parti coinvolte nell'intero processo del Piano dovrebbero essere consapevoli dei rischi in gioco e, al loro livello di responsabilità, adoperarsi in ogni modo per eliminarne quanti più possibile. La società civile dovrebbe partecipare pienamente a questo impegnativo processo procurandosi informazioni adeguate, esercitando i suoi poteri nelle decisioni politiche e adeguando i propri comportamenti alle sfide dell'acqua.

    Esito della votazione

    Voti favorevoli

    :

    112

    Voti contrari

    :

    129

    Astensioni

    :

    12


    (1)  SWD(2012) 393 final.


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