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Document 52011IP0227

Relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sui principali aspetti e le scelte basilari della politica estera e di sicurezza comune (PESC) nel 2009 Risoluzione del Parlamento europeo dell' 11 maggio 2011 sulla relazione annuale 2009 del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), presentata al Parlamento europeo in applicazione della parte II, sezione G, punto 43, dell'Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 (2010/2124(INI))

GU C 377E del 7.12.2012, p. 35–50 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

7.12.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 377/35


Mercoledì 11 maggio 2011
Relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sui principali aspetti e le scelte basilari della politica estera e di sicurezza comune (PESC) nel 2009

P7_TA(2011)0227

Risoluzione del Parlamento europeo dell'11 maggio 2011 sulla relazione annuale 2009 del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), presentata al Parlamento europeo in applicazione della parte II, sezione G, punto 43, dell'Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 (2010/2124(INI))

2012/C 377 E/06

Il Parlamento europeo,

vista la relazione annuale 2009 del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), presentata al Parlamento europeo ai sensi della parte II, sezione G, punto 43, dell'Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 (1),

visto il suddetto Accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria,

viste le sue risoluzioni, del 19 febbraio 2009 (2) e del 10 marzo 2010 (3), relative rispettivamente alle relazioni annuali 2007 e 2008 sulla PESC,

vista la sua posizione dell'8 luglio 2010 (4) sul servizio europeo per l'azione esterna,

vista la sua risoluzione dell'11 novembre 2010 sul rafforzamento dell'OSCE – ruolo dell'UE (5),

vista la dichiarazione del Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/AR) sulla responsabilità politica (6),

vista la dichiarazione resa dall'Alto rappresentante in Aula, l'8 luglio 2010, sull'organizzazione di fondo dell'amministrazione centrale del SEAE (6),

viste le conclusioni del Consiglio europeo del 16 settembre 2010 sulle relazioni esterne dell'UE,

visto l'articolo 119, paragrafo 1, del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per gli affari esteri e il parere della commissione per i bilanci (A7-0168/2011),

A.

considerando che l'UE dovrebbe sviluppare ulteriormente i suoi obiettivi di politica estera e promuovere i suoi valori e interessi su scala mondiale con il fine generale di contribuire alla pace, alla sicurezza, alla solidarietà, alla prevenzione dei conflitti, alla promozione della democrazia, alla tutela dei diritti umani, alla parità di genere, al rispetto del diritto internazionale, al sostegno alle istituzioni internazionali, ad un efficace multilateralismo e al rispetto reciproco tra le nazioni, allo sviluppo sostenibile, al commercio libero ed equo e all'eradicazione della povertà,

B.

considerando che l'attuazione del trattato di Lisbona sta attribuendo una nuova dimensione all'azione esterna europea e contribuirà a incrementare la coerenza, la consistenza e l'efficacia della politica estera UE e, in senso più lato, delle sue azioni esterne,

C.

considerando che il trattato di Lisbona sta imprimendo nuovo slancio alla politica estera dell'UE in particolare offrendo gli strumenti istituzionali e operativi che potrebbero consentire all'Unione di assumere un ruolo internazionale compatibile con il suo importante status economico e con le sue ambizioni, nonché di organizzarsi in modo tale da essere un efficace attore globale, in grado di condividere la responsabilità in materia di sicurezza globale e di svolgere un ruolo guida nella definizione di risposte comuni a sfide comuni,

D.

considerando che il nuovo slancio all'azione esterna europea necessita altresì di un'azione più strategica da parte dell'UE che le consenta di avere peso internazionale; che la capacità dell'UE di influenzare l'ordine internazionale non dipende soltanto dalla coerenza delle sue politiche, attori e istituzioni, ma anche da una concezione realmente strategica della politica estera europea, che deve unire tutti gli Stati membri in base alla stessa serie di priorità e di obiettivi, in modo da parlare con un'unica voce forte nell'arena internazionale; che la politica estera dell'UE deve essere dotata dei necessari mezzi e strumenti per consentire all'Unione di agire in modo efficace e coerente sulla scena mondiale,

E.

considerando che è in corso un cambiamento radicale all'interno dell'attuale ordine internazionale, con l'emergere di nuove sfide e la creazione di nuove strutture di potere che richiedono all'UE di impegnarsi più attivamente nei confronti delle potenze mondiali attuali ed emergenti, degli attori non statali nonché dei partner bilaterali e multilaterali, al fine di promuovere soluzioni efficaci per risolvere problemi comuni a tutti i cittadini europei e al mondo intero, che potrebbero incidere sulla sicurezza globale,

F.

considerando che il nuovo slancio deve altresì portare alla definizione di un nuovo paradigma per quanto concerne i nuovi e vecchi partenariati strategici dell'UE, che dovrebbe basarsi su valori primari condivisi, quali la spinta democratica, il rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà fondamentali e dello Stato di diritto e del diritto internazionale, sui vantaggi e interessi reciproci e su una concezione comune di sicurezza globale,

G.

considerando che il controllo parlamentare della politica estera dell'UE è fondamentale se si vuole che l'azione esterna europea sia compresa e sostenuta dai cittadini europei; che il controllo rafforza la legittimità di tale azione; che la realizzazione e la promozione di una cooperazione interparlamentare efficace e regolare all'interno dell'UE deve essere decisa congiuntamente dal Parlamento europeo e dai parlamenti nazionali, conformemente agli articoli 9 e 10 del protocollo 1 al trattato di Lisbona,

La relazione annuale 2009 del Consiglio sulla PESC

1.

accoglie con favore la relazione annuale del Consiglio e ne elogia la struttura trasparente e tematica, che fornisce una chiara visione d'insieme delle politiche e delle azioni nel settore della politica estera e di sicurezza comune; si compiace inoltre per l'ambizione del Consiglio di dare maggiore enfasi e attenzione al contesto regionale dei conflitti e delle problematiche; si rammarica, però, del fatto che la relazione non delinei alcun approccio possibile in merito alla soluzione di tali conflitti e problematiche;

2.

esorta il Consiglio a non limitare l'ambito della relazione annuale sulla PESC ad una mera descrizione delle attività della stessa, ma a farne uno strumento politico orientato all'elaborazione di soluzioni; ritiene che la relazione dovrebbe fornire più di un semplice elenco di eventi e sviluppi in base al paese e dovrebbe altresì affrontare la questione dell'efficacia della politica estera UE e dei mezzi necessari per perseguire gli obiettivi dell'azione esterna dell'Unione; invita il Consiglio a includere nella relazione anche una valutazione del coordinamento e della coerenza tra la PESC e le altre politiche esterne dell'Unione nonché ad includere raccomandazioni strategiche e organizzative per il futuro sulla base della valutazione delle azioni nel quadro della PESC;

3.

ritiene che la relazione annuale sulla PESC debba basarsi sul nuovo quadro istituzionale definito dal trattato di Lisbona e fungere da strumento per un dialogo interistituzionale rafforzato, discutendo in particolare la realizzazione di una strategia di politica estera europea, valutandone l'efficacia e mettendone in luce gli orientamenti futuri;

Applicazione del trattato di Lisbona

4.

ribadisce la propria posizione a favore dello sviluppo di una coerente strategia di politica estera europea basata sugli obiettivi e sui principi sanciti dall'articolo 21 del trattato sull'Unione europea (TUE), che identifichi chiaramente gli interessi dell'UE in materia di politica estera e di sicurezza comune; invita il Vicepresidente/Alto rappresentante (VP/AR) a utilizzare tutti i suoi poteri per avviare, attuare e garantire la conformità con la PESC, coinvolgendo pienamente in tale sforzo gli organi competenti del Parlamento;

5.

sottolinea l'esigenza di rafforzare la coerenza tra il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE), la Commissione e gli Stati membri sotto la guida del VP/AR; chiede che si migliorino le sinergie tra l'UE e il livello nazionale e si rafforzi il coordinamento tra i vari attori istituzionali per integrare meglio tutti gli strumenti e le politiche pertinenti e diffondere un unico messaggio europeo su questioni politiche chiave; ritiene fondamentale la cooperazione a tutti i livelli tra il SEAE, gli organi e le commissioni competenti del Parlamento europeo e i rispettivi servizi della Commissione per consentire all'UE di elaborare un approccio strategico nei confronti dei suoi vicini e dei paesi candidati, dei potenziali candidati e degli altri paesi partner, nonché per quanto riguarda altri settori strategici come i diritti dell'uomo e la promozione della democrazia, il commercio, lo sviluppo, la sicurezza energetica, la giustizia e gli affari interni;

6.

si attende che il SEAE, promuovendo un maggiore coordinamento tra la PESC e le altre politiche esterne, contribuisca a rafforzare il ruolo e l'influenza dell'UE su scala globale e le consenta di proiettare più efficacemente i suoi interessi e valori in modo compatibile con il suo attuale status commerciale ed economico internazionale; invita il VP/AR a creare le strutture e i meccanismi di coordinamento necessari in seno al SEAE;

7.

rileva tuttavia che, oltre alla creazione del SEAE, per raggiungere la piena coerenza ed efficienza della politica comune dell'UE, sarà necessaria innanzitutto la volontà politica degli Stati membri dell'UE di abbandonare le loro prospettive diverse sulle questioni chiave in materia di politica estera; ritiene essenziale al riguardo che gli Stati membri dell'UE non solo trovino un accordo su una strategia comune in materia di politica estera e di sicurezza, ma garantiscano altresì che le loro politiche nazionali sostengano le posizioni dell'UE;

8.

deplora a tal proposito che, in vari casi, dichiarazioni individuali o di gruppi di Stati membri abbiano dato l'impressione di disunione, rendendo il lavoro del VP/AR particolarmente difficile; invita pertanto gli Stati membri ad astenersi da simili azioni e dichiarazioni individuali e non coordinate e a contribuire a una PESC efficace e visibile; invita il VP/AR, dal canto suo, a garantire che le posizioni dell'UE siano ascoltate chiaramente, a reagire con prontezza e visibilità e a dare alla PESC un profilo chiaro e specifico;

9.

sottolinea che il ruolo dei rappresentanti speciali dell'UE (RSUE) dovrebbe in linea generale essere quello di rappresentare e di coordinare la politica dell'UE in regioni che presentano interessi specifici strategici o di sicurezza per l'UE e che richiedono la presenza e la visibilità continua dell'UE; è del parere che sia necessario uno stretto coordinamento tra i RSUE e i dipartimenti competenti del SEAE e che sia necessario riesaminare le questioni tematiche importanti, precedentemente di competenza dei rappresentanti personali, e che debbano essere avanzate proposte affinché questo ruolo venga ricoperto da funzionari SEAE di alto livello o dai RSUE; ritiene fondamentale che la definizione del ruolo e dei mandati dei RSUE sia soggetta alla consultazione preventiva del Parlamento e che vengano avanzate proposte a norma dell'articolo 36, paragrafo 1, TUE relativamente alle procedure e al contenuto dei resoconti e delle relazioni che i RSUE devono mettere a disposizione del Parlamento;

10.

ribadisce che il trattato dispone che il Parlamento europeo venga consultato in materia di PESC e di PSDC, che vengano presi in debita considerazione i suoi punti di vista e che formuli raccomandazioni; esorta il VP/AR a consolidare i compiti di consultazione e di notifica finora svolti dalla Commissione e dal Consiglio nell'ambito dell'azione esterna; invita il Consiglio ad adottare un approccio costruttivo nel quadro del comitato di conciliazione per quanto concerne gli strumenti di assistenza esterna dell'UE, tra cui lo strumento di stabilità, riconoscendo il diritto del Parlamento europeo a un controllo democratico dei documenti strategici e dei piani d'azione pluriennali, così come sancito dall'articolo 290 TFUE;

11.

sottolinea che l'accordo interistituzionale rivisto del 2006 sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria deve garantire una maggiore trasparenza della procedura di bilancio in ambito PESC e rispondere in modo adeguato alle richieste di informazioni avanzate dall'autorità di bilancio in modo da consentirle di essere pienamente e regolarmente informata sugli antefatti, sul contesto e sulle incidenze finanziarie delle decisioni politiche in tale settore politico; ritiene che il Parlamento europeo dovrebbe ricevere informazioni adeguate prima dell'adozione di mandati e strategie nel settore della PESC; accoglie con favore il sostegno manifestato dal VP/AR nei confronti della proposta che tutte le missioni PSDC importanti siano identificate nel bilancio; è convinto, a tal riguardo, che la piena trasparenza e il controllo democratico richiedano linee di bilancio separate per ogni singola missione; ribadisce la sua posizione secondo cui, al fine di rafforzare la legittimità democratica della PESC, gli organi competenti del Parlamento dovrebbero essere consultati prima dell'avvio delle missioni PSDC ed essere in grado di esercitare un controllo adeguato, in particolare delle missioni in ambito PSDC; sottolinea che, al fine di soddisfare i criteri di credibilità e di autodefinizione previsti dal trattato di Lisbona, occorre assegnare adeguate risorse di bilancio agli obiettivi della PESC;

12.

ritiene che le periodiche riunioni congiunte di consultazione in materia di PESC dovrebbero essere completate da riunioni aggiuntive da tenersi nel caso in cui si renda necessario fornire informazioni ex-ante; propone, al riguardo, che le riunioni siano altresì finalizzate a divulgare insegnamenti strategici fondamentali e di carattere politico-militare al fine di migliorare la pianificazione e la gestione delle missioni future e di contribuire a sviluppare un approccio lungimirante nei confronti delle esigenze future; ricorda inoltre il suo diritto a essere consultato e la necessità di essere adeguatamente informato in merito agli accordi finanziari urgenti relativi a determinate iniziative avviate nel quadro della PESC, in linea con l'articolo 41, paragrafo 3, TUE;

13.

è favorevole, in linea con l'accordo raggiunto dal quadrilogo di Madrid sull'istituzione e il funzionamento del SEAE e con la versione modificata del regolamento finanziario relativa al servizio stesso, all'inserimento nel bilancio 2011 di apposite voci dedicate alle tre principali missioni realizzate nel quadro della PESC/PSDC; è del parere che tale migliore identificazione delle missioni comporterà un incremento della trasparenza e della responsabilità in ambito PESC/PSDC, a tutto vantaggio degli interessi dell'Unione europea; sottolinea che l'identificazione delle principali missioni PESC/PSDC non deve andare a scapito dell'informazione e della trasparenza a proposito di missioni di minore entità e visibilità politica;

14.

ritiene tuttavia che questa nuova nomenclatura rappresenti un prerequisito minimo e un semplice primo passo verso l'istituzione di un bilancio della PESC dettagliato che offra una panoramica completa delle missioni realizzate a titolo della stessa e ne consenta il pieno monitoraggio; è del parere che tale nuova nomenclatura non pregiudichi la necessaria flessibilità del bilancio della PESC né la continuità delle azioni nell'ambito di missioni già in corso;

15.

ricorda lo spirito del trattato sul finanziamento dell'Unione europea che punta a trasformare la codecisione in procedura generale e che, per analogia, comporta l'eliminazione di talune clausole o procedure specifiche applicabili a determinati strumenti o politiche ai sensi del precedente trattato e dell'accordo interistituzionale; conferma quindi che le disposizioni atte a limitare la flessibilità del finanziamento della PESC sono ormai prive di fondamento; sottolinea che, in linea con le considerazioni sopraesposte e al fine di migliorare l'efficienza e la responsabilità nell'ambito della PESC, le relazioni interistituzionali dovrebbero essere finalmente improntate a una nuova cultura di dialogo, fiducia reciproca e scambio di informazioni, in fase sia di elaborazione che di realizzazione e valutazione a posteriori;

16.

sottolinea che, in vista delle future ripercussioni sul Quadro finanziario pluriennale 2014-2020, è necessario realizzare un'accurata analisi delle esigenze finanziarie della PESC nel lungo termine;

17.

ribadisce che, ai sensi dell'articolo 218, paragrafo 6, TFUE, è necessario il parere/l'approvazione del Parlamento europeo per tutti gli accordi internazionali, compresi quelli relativi principalmente alla PESC, tranne quando l'accordo riguardi esclusivamente la PESC, e che, ai sensi dell'articolo 218, paragrafo 10, TFUE, è necessario informare completamente il Parlamento durante la fase iniziale, negoziale e finale della procedura volta alla conclusione di accordi internazionali; si aspetta che il VP/AR fornisca tutte le informazioni pertinenti relativamente ai negoziati durante l'intera procedura, incluse le direttive e le bozze negoziali; ribadisce che, nella dichiarazione sulla responsabilità politica, il VP/AR si è impegnato ad applicare le disposizioni dell'accordo quadro sugli accordi internazionali per quanto concerne i documenti PESC riservati; chiede l'adozione di un modus operandi efficace che concili il rispetto delle prerogative del Parlamento con il necessario grado di riservatezza; ritiene che sia necessario un accordo globale che coinvolga tutte le istituzioni e tutti gli organismi dell'UE, al fine di regolare l'accesso dei parlamentari ai documenti riservati;

18.

prende atto del suo obbligo, previsto dal trattato, di definire, insieme ai parlamenti nazionali, l'organizzazione e la promozione di un'efficace e sistematica cooperazione interparlamentare, soprattutto nel settore della politica estera, di sicurezza e di difesa comune; si rammarica del fatto che non sia ancora stato conseguito un accordo su come portare avanti tale attività; insiste sul fatto che la sua rappresentanza in seno a qualsiasi nuova forma di cooperazione interparlamentare dovrebbe essere di dimensioni tali da riflettere la portata e l'importanza del suo ruolo nel settore degli affari esteri e ribadisce, su tali basi, la sua volontà di conseguire un accordo con i parlamenti nazionali che conduca ad un reale rafforzamento della dimensione parlamentare dell'Unione europea quale attore globale;

Principali aspetti tematici della PESC

19.

sottolinea che le azioni condotte in ambito PSDC dovrebbero essere inquadrate all'interno di una politica globale avente come obiettivo i paesi e le regioni in crisi dove sono in gioco i valori e gli interessi strategici dell'UE e dove le operazioni in ambito PSDC apporterebbero un reale valore aggiunto alla promozione della pace, della stabilità e dello Stato di diritto; sottolinea inoltre la necessità di valutare più accuratamente l'efficace attuazione di ciascuna operazione e il suo impatto duraturo in loco mediante un processo basato sugli insegnamenti appresi;

20.

invita l'VP/AR, il Consiglio e gli Stati membri a porre rimedio allo squilibrio tra le capacità di pianificazione civili e militari in seno al SEAE e a potenziare il personale impiegato nei settori della giustizia, dell'amministrazione civile, delle dogane e della mediazione, al fine di assicurare l'esistenza di adeguate e sufficienti competenze per le missioni PESD;

21.

sottolinea la necessità di un coordinamento ottimale tra la risposta dell'Unione europea alle catastrofi e gli altri strumenti dell'UE - quali le missioni civili o militari nell'ambito della PSDC - che si trovano già in loco o che potrebbero essere approntati in seguito a una crisi; è del parere che molte volte una distinzione troppo rigida tra le operazioni di gestione delle crisi militari e civili rispecchi schemi istituzionali alquanto obsoleti e che l'interazione civile/militare consenta di rispondere meglio alle realtà in loco; sottolinea pertanto la necessità di una puntuale valutazione sistematica delle esigenze, al fine di garantire le risposte più idonee in quanto talune crisi possono richiedere una combinazione di strumenti militari e civili sulla base di un'assoluta comprensione dei legami tra sicurezza e sviluppo;

22.

ritiene che sia una priorità strategica dell'UE rafforzare le alleanze per la gestione internazionale delle crisi, intensificare il dialogo con gli altri principali responsabili della gestione delle crisi, quali l'ONU, la NATO, l'Unione Africana (UA) e l'OSCE nonché con paesi terzi quali gli USA, la Turchia, la Norvegia e il Canada, nonché sincronizzare le azioni, condividere le informazioni e mettere insieme le risorse nell'ambito del mantenimento e della costruzione della pace, inclusa la cooperazione in materia di gestione delle crisi e, in particolare, di sicurezza marittima e di lotta contro il terrorismo conformemente al diritto internazionale;

23.

sottolinea che l'istituzione del SEAE offre la straordinaria opportunità all'UE di adempiere ai suoi impegni in materia di prevenzione dei conflitti e di costruzione della pace, soprattutto in riferimento al programma di Göteborg, e di ampliare ulteriormente la sua capacità di prevenire i conflitti quale alternativa alla gestione delle crisi; sottolinea a tal fine l'importanza di porre la Direzione per la prevenzione dei conflitti e la politica di sicurezza su un piano di parità con le altre Direzioni, assegnandole risorse adeguate alla programmazione politica, rafforzando i legami con i dipartimenti geografici e instaurando relazioni formali con i gruppi di lavoro competenti del Consiglio; ritiene che occorra riesaminare l'attuale separazione tra la struttura di gestione delle crisi e la Direzione per la prevenzione dei conflitti e la politica di sicurezza;

24.

mette in guardia contro il rischio che gli Stati membri dell'UE diventino eccessivamente dipendenti dai paesi terzi per l'approvvigionamento energetico, fatto che potrebbe finire per indebolire l'indipendenza della sua politica estera; rileva al riguardo che il concetto di sicurezza energetica è profondamente legato alla sicurezza degli approvvigionamenti; ricorda, pertanto, l'urgente necessità di affrontare le sfide energetiche promuovendo le fonti energetiche rinnovabili e domestiche, completando un efficace mercato interno dell'energia e dando attuazione a una politica esterna comune europea in materia di energia, basata su un miglior coordinamento delle politiche degli Stati membri in tale settore, sulla diversificazione dei fornitori di energia e sull'agevolazione di progetti strategici di infrastrutture energetiche come il Nabucco o altre alternative di corridoi meridionali fattibili; sostiene una rete energetica europea integrata ed interoperabile; si rammarica del fatto che gli Stati membri sostengano attivamente iniziative che in realtà sono concorrenti agli sforzi volti a garantire e diversificare le fonti di approvvigionamento energetico;

25.

si compiace della decisione del Consiglio europeo di invitare la Commissione a presentare entro giugno 2011 una comunicazione sulla sicurezza degli approvvigionamenti e sulla cooperazione internazionale, al fine di migliorare ulteriormente la coerenza dell'azione esterna dell'UE nel settore dell'energia; esorta, a tal fine, il VP/AR a seguire con determinazione le raccomandazioni del Parlamento a favore dello sviluppo di una politica coerente e coordinata, promuovendo in particolare la coesione dell'UE in un dialogo costruttivo con i fornitori di energia, segnatamente con la Russia e con i paesi di transito; ritiene che la sicurezza energetica dovrebbe inoltre riflettersi pienamente nella politica UE in materia di ampliamento e vicinato, anche attraverso il dialogo politico e la cooperazione pratica con i partner;

26.

richiama l'attenzione sulla nuova generazione di sfide e rischi per la sicurezza, quali ad esempio gli attacchi informatici, i disordini sociali, le insurrezioni politiche, le reti criminali globali e le attività economiche che minano lo Stato di diritto e i principi della democrazia, e sottolinea l'importanza di formulare strategie appropriate per affrontare tali fenomeni;

27.

sottolinea la necessità di coordinare l'azione preparatoria per contrastare le minacce non convenzionali, come quelle informatiche; invita la Commissione e il Consiglio ad effettuare un'approfondita analisi delle minacce e delle esigenze in tale ambito, dalla quale scaturisca un'ampia e pluridimensionale strategia europea di sicurezza informatica che preveda piani di emergenza in caso di attacchi informatici;

28.

fa notare che la politica estera dell’UE deve tenere in considerazione la dimensione esterna dello spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia; ribadisce l’importanza di una gestione ordinata dei flussi migratori; ritiene essenziale garantire la cooperazione tra il paese di origine e quello di transito, e incoraggiare un atteggiamento di solida cooperazione ponendo in atto una politica di condizionalità positiva;

29.

ribadisce la sua posizione secondo cui l'UE deve rafforzare il proprio ruolo guida nel settore della governance del clima globale e sviluppare ulteriormente un dialogo con altri attori chiave quali le potenze emergenti (Cina, Brasile e India), la Russia, gli Stati Uniti e i paesi in via di sviluppo, dato che il cambiamento climatico è diventato un elemento chiave delle relazioni internazionali;

30.

ritiene che, per essere coerente con i valori stessi dell'UE, la politica estera e l'azione esterna dell'UE debbano dare priorità alla promozione della democrazia e dello Stato di diritto, della buona governance e di società eque, dal momento che una società democratica basata sulle regole costituisce la base per il rispetto dei diritti umani e per rafforzare la stabilità; insiste pertanto sul fatto che i diritti umani devono essere rigorosamente inseriti nella politica estera dell'UE; è del parere che la nuova struttura istituzionale dell'UE, con particolare riferimento al SEAE e al suo dipartimento specifico, offra l'opportunità di rafforzare la coerenza e l'efficacia dell'Unione in questo ambito; invita il VP/AR a promuovere attivamente, attraverso le relazioni bilaterali con i paesi terzi e una partecipazione attiva nelle sedi internazionali, l'impegno dei paesi terzi in materia di rispetto dei diritti umani, a condannare gli abusi dei diritti umani e a non astenersi dall'adottare provvedimenti adeguati in caso di violazione di tali diritti; considerate le crescenti gravi violazioni della libertà di opinione, invita la Commissione a effettuare un'approfondita valutazione e ad integrare tale libertà nella politica UE in materia di diritti umani;

31.

ritiene che la questione della libertà di religione e di opinione in tutto il mondo - in particolare dei cristiani, delle minoranze perseguitate o minacciate e dei dissidenti religiosi - e del dialogo interreligioso costituisca un nuovo elemento essenziale della PESC; sottolinea che la libertà di religione e di opinione è un diritto umano fondamentale e che il dialogo interreligioso è uno strumento per affrontare la discriminazione e la violenza di matrice religiosa contribuendo quindi alla stabilità politica e sociale; invita pertanto il VP/AR a elaborare in via d'urgenza una strategia UE sull'applicazione dei diritti dell'uomo alla libertà di religione o di opinione; invita inoltre il VP/AR a creare una funzione permanente in seno alla direzione per i diritti umani del SEAE, al fine di monitorare la situazione delle restrizioni imposte dai governi o dalle società alla libertà di religione e di opinione e ai diritti connessi;

32.

esorta il VP/AR a garantire che le politiche e le azioni della PESC attuino pienamente la risoluzione 1325 (2000) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulle donne, la pace e la sicurezza, la quale richiede che le donne partecipino a tutti gli aspetti e a tutti i livelli della risoluzione dei conflitti; chiede altresì che le politiche della PESC tengano conto della risoluzione 1820 (2008) del Consiglio di Sicurezza sulle violenze sessuali nelle situazioni di guerra e postbelliche, nonché delle successive risoluzioni 1888 (2009), 1889 (2009) e 1960 (2010), che si ispirano alle risoluzioni citate; esorta il VP/AR, gli Stati membri dell'UE e i capi missione PSDC a fare della cooperazione e consultazione delle organizzazioni femminili locali una prassi comune di ciascuna missione; osserva con rammarico che finora soltanto una donna ricopre una carica direttiva nel SEAE e che vi sia soltanto una donna tra i rappresentanti speciali dell'UE;

Diplomazia multilaterale e organizzazioni internazionali

33.

sottolinea che sarebbe opportuno che l'Unione riconoscesse come interesse strategico sovraordinato un effettivo multilateralismo e che, in tale contesto, assumesse un ruolo guida nella cooperazione internazionale, favorisse il consenso internazionale e promuovesse l'azione globale; sottolinea l'urgente necessità di affrontare questioni globali che sono fonte comune di inquietudine per i cittadini europei, come la lotta al terrorismo, la criminalità organizzata, le pandemie e il cambiamento climatico, la sicurezza informatica, garantendo il conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) e l'eliminazione della povertà, la sicurezza energetica, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, la risoluzione pacifica dei conflitti e il disarmo, la gestione dei flussi migratori e la promozione dei diritti umani e delle libertà civili; rammenta la necessità di migliorare il monitoraggio dei fondi UE conformemente alla relazione speciale n. 15 del 2009 della Corte dei conti europea;

34.

si compiace dell'adozione, in data 3 maggio 2011, della risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla partecipazione dell'Unione europea alle attività delle Nazioni Unite, che tiene conto delle modifiche istituzionali introdotte dal trattato di Lisbona e consente ai rappresentanti dell'Unione europea di presentare e promuovere, tempestivamente ed efficacemente, le posizioni dell'Unione europea in seno alle Nazioni Unite; è del parere che, per consentire ai nuovi rappresentanti dell'UE di esprimersi efficacemente sulle questioni globali, pur mantenendo il suo status di osservatore, l'UE dovrebbe beneficiare delle modalità necessarie in seno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite; a tal fine, esorta l'UE a condurre consultazioni approfondite e di ampia portata con i paesi membri delle Nazioni Unite; raccomanda di mettere bene in evidenza la questione dell'efficace partecipazione dell'UE ai lavori dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione dei vertici bilaterali e multilaterali con i partner strategici; ritiene fondamentale collaborare con i partner strategici dell'UE al fine di trovare soluzioni ai principali problemi regionali e globali; raccomanda, inoltre, di dotare i partenariati strategici di una dimensione multilaterale includendo tematiche globali negli ordini del giorno dei vertici bilaterali e multilaterali dell'UE; esorta la Francia e il Regno Unito, in qualità di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e conformemente all'articolo 34, paragrafo 2, TUE, a invitare il VP/AR a presentare la posizione dell'UE ogniqualvolta sia stata definita una posizione sull'ordine del giorno del Consiglio di sicurezza dell'ONU; ritiene che l'Unione europea dovrebbe essere rappresentata in quanto tale nelle organizzazioni finanziarie multilaterali, in particolare il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, senza pregiudicare la rappresentanza degli Stati membri;

35.

ritiene che l'Unione europea dovrebbe trarre vantaggio dall'adozione del nuovo concetto strategico della NATO al fine di potenziare il suo partenariato con quest'ultima, sviluppando nel contempo le politiche UE in materia di politica estera, sicurezza e difesa; si compiace, quale passo positivo al riguardo, della serie concreta di proposte presentate dall'AR/VP al Segretario generale della NATO, volte all'adozione di una relazione da organizzazione ad organizzazione; evidenzia che l'UE condivide gran parte delle minacce alla sicurezza individuate dalla NATO nel suo nuovo concetto strategico; sottolinea la necessità di trovare soluzioni pragmatiche alle difficoltà irrisolte; invita l'UE, a tal proposito, a esercitare la sua influenza affinché si giunga a una positiva conclusione del processo in atto volto a trovare una soluzione complessiva alla questione cipriota per appianare tutte le controversie tra Cipro e la Turchia, che stanno ostacolando lo sviluppo di una più stretta cooperazione tra l'UE e la NATO;

36.

ritiene importante garantire che le attuali forze e capacità, che sono perlopiù condivise dalle due organizzazioni, siano utilizzate con la massima efficacia e che siano ottimizzate le condizioni per la sicurezza delle truppe e degli operatori civili europei; invita la NATO ad astenersi dal creare una capacità di gestione delle crisi civili, poiché sarebbe una duplicazione delle strutture e capacità dell'UE; chiede una strategia coerente di non proliferazione e disarmo in campo nucleare nel quadro della cooperazione UE-NATO, conformemente al piano d'azione contenuto nella dichiarazione della Conferenza di revisione del trattato di non proliferazione del 2010; incoraggia la NATO e la Russia a progredire verso una relazione più stabile basata sulla fiducia reciproca;

37.

riconosce che è necessario rafforzare l'OSCE riaffermandone i valori; ritiene fermamente che l'UE dovrebbe impegnarsi efficacemente al fine di potenziare l'OSCE, anche garantendo che il processo non abbia come conseguenza l'indebolimento di una delle sue tre dimensioni (politico-militare, economico-ambientale e umana); sottolinea che sarebbe altresì opportuno che l'UE prestasse attenzione all'importanza di portare avanti il processo di Corfù e di organizzare periodicamente riunioni ad alto livello, onde fornire sostegno politico e incrementare la visibilità delle attività svolte dall'OSCE;

38.

riconosce lo status e l'importanza crescenti dell'Artico e chiede una politica UE sostenibile sotto il profilo sociale, ambientale ed economico per l'Artico, che tenga conto dei diritti delle popolazioni locali e autoctone; ritiene che il Consiglio artico, la politica della dimensione settentrionale e il Consiglio euro-artico di Barents siano elementi essenziali per la cooperazione nell'Artico e sostiene l'aspirazione dell'UE di divenire un osservatore permanente in seno al Consiglio artico; sottolinea la necessità di istituire un'unità per l'Artico nel SEAE;

Relazioni transatlantiche

39.

ribadisce la propria fedeltà al partenariato transatlantico come importante elemento nonché uno dei pilastri principali dell'azione esterna dell'UE; invita inoltre l'UE a ribadire il proprio impegno nei confronti del partenariato transatlantico con gli Stati Uniti e dell'obiettivo di un mercato transatlantico senza barriere, che dovrebbe costituire la base per un partenariato transatlantico rafforzato; esorta il VP/AR ad agire per un migliore coordinamento e una rafforzata cooperazione tra l'UE e gli USA, suo più stretto alleato; invita il VP/AR a garantire che l'UE agisca come partner coerente, attivo, paritario e nel contempo indipendente degli USA nel rafforzamento, tra l'altro, della sicurezza e della stabilità globali, promuovendo la pace e il rispetto dei diritti dell'uomo; sollecita inoltre un approccio unitario a sfide globali quali la proliferazione nucleare, il terrorismo, il cambiamento climatico e la sicurezza energetica e un approccio congiunto nei confronti della governance globale, sostenendo e riformando le istituzioni internazionali e promuovendo il rispetto del diritto internazionale e la risoluzione pacifica dei conflitti; invita il VP/AR ad effettuare un attento coordinamento e a sviluppare sinergie con gli USA nell'intento di garantire la stabilità e la sicurezza nel continente europeo e in tutto il mondo, anche sulla base della cooperazione con gli attori interessati come Russia, Cina, India, Turchia e per quanto concerne la stabilità nel Medio Oriente in senso lato, nel Bacino Mediterraneo, in Iran, Afghanistan e Pakistan;

40.

esorta a definire una strategia globale UE-USA per il miglioramento della situazione di sicurezza in tutto il Medio Oriente in senso lato, in Iran, Afghanistan e Pakistan, che preveda la cooperazione con la Turchia, la Russia e la Cina;

Balcani occidentali

41.

conferma le prospettive di adesione all'UE di tutti i paesi dei Balcani occidentali e sottolinea l'importanza di un impegno costante nel processo di allargamento da parte sia dei paesi della regione che dell'UE; rammenta che la prospettiva dell'allargamento dell'UE è un importante incentivo per portare avanti le riforme politiche ed economiche nei paesi dei Balcani occidentali e contribuisce alla stabilità e allo sviluppo effettivi della regione;

42.

riconosce i progressi compiuti da tutti i paesi della regione nel loro cammino verso l'UE, ma osserva che l'instabilità politica e le debolezze istituzionali, oltre alle questioni bilaterali irrisolte, ostacolano ulteriori progressi da parte di alcuni paesi nel processo di integrazione europea; sottolinea che l'Unione necessita di una chiara visione comune sulla regione; invita il VP/AR e la Commissione a impegnarsi attivamente per la soluzione dei problemi persistenti;

43.

rileva che la situazione in Kosovo resta stabile e pacifica, ma fragile; è preoccupato per i gravi problemi e le gravi violazioni della legge elettorale che si sono verificati in diversi comuni durante le recenti elezioni e invita l'UE a monitorare attentamente la situazione della democrazia in Kosovo; esorta tutti gli interessati ad agire per migliorare i diritti democratici e le condizioni di vita di chiunque viva in Kosovo e sottolinea l'importanza della riforma elettorale e di elezioni eque nel quadro della transizione democratica in atto nel Kosovo; invita i politici kosovari a rispettare la Costituzione; esorta il nuovo governo e parlamento del Kosovo a migliorare i futuri processi elettorali, al fine di garantire i diritti democratici di tutti i cittadini del Kosovo e di rafforzare la prospettiva dell'integrazione europea del paese; è consapevole del fatto che non tutti gli Stati membri hanno riconosciuto l'indipendenza del Kosovo;

44.

si compiace del dialogo tra il Kosovo e la Serbia e sottolinea che essi possono contribuire alla stabilità non solo di tutto il Kosovo, ma dell'intera regione e aiutare a migliorare la situazione del'intera popolazione del Kosovo; approva pienamente che la missione EULEX sullo Stato di diritto in Kosovo affronti il problema delle persone scomparse in relazione alla guerra in Kosovo, indaghi e persegua la criminalità organizzata, soprattutto in riferimento alle accuse di trattamento disumano e traffico di organi durante e subito dopo il conflitto; chiede un'approfondita indagine di EULEX su tali accuse e un processo esemplare per tutti coloro che saranno infine ritenuti responsabili; ribadisce la necessità che EULEX sostenga ed assista l'amministrazione locale nel buon governo e garantisca che la missione sia in grado di funzionare efficacemente sull'intero territorio kosovaro, intensificando le proprie attività nel nord del paese; invita la Commissione ad avviare immediatamente un dialogo in materia di visti con le autorità di Pristina al fine di definire una tabella di marcia per la liberalizzazione dei visti;

45.

invita il VP/AR e la Commissione a intensificare il dialogo con i leader politici della Bosnia ed Erzegovina a seguito delle elezioni, al fine di aiutare il paese e i suoi cittadini a proseguire sulla strada dell'integrazione europea; è del parere che lo stato della Bosnia ed Erzegovina abbia realizzato scarsi progressi per quanto concerne le riforme attinenti al processo di integrazione europea e ritiene che le "agende" etniche e a livello di entità predominanti nel paese possano ostacolare il soddisfacimento dei requisiti richiesti per l'adesione all'UE e alla NATO;

46.

è estremamente preoccupato per il perdurare del conflitto interno in Albania e invita il governo e l'opposizione ad astenersi dall'uso della forza e ad avviare un nuovo dialogo per porre fine alle ostilità e trovare un compromesso sostenibile; accoglie con favore, a tal proposito, l'iniziativa intrapresa dal rappresentante del VP/AR in coordinamento con il Commissario per l'allargamento e la politica di vicinato;

Partenariato orientale

47.

esorta il VP/AR e la Commissione a perseguire il loro impegno a favore del partenariato orientale con i nostri vicini dell'Europa orientale, in vista della loro associazione politica e integrazione economica anche nel settore energetico, sulla base di valori europei condivisi e in un contesto di condizioni e incentivi intesi a promuovere le riforme; rammenta che, a causa dei conflitti irrisolti nella regione, le parti interessate sono bloccate in una situazione in cui la pace non è sostenibile; invita le parti interessate a ricercare una soluzione pacifica a lungo termine; sottolinea l'importanza di tenere conto degli standard internazionali in materia di diritti umani negli attuali negoziati relativi all'accordo di associazione con i paesi del partenariato orientale; chiede iniziative e azioni volte a promuovere e a far progredire la cooperazione regionale nel Caucaso meridionale;

48.

auspica che il processo di riforma della politica europea di vicinato avviato dalla Commissione conduca a una nuova visione strategica e a un approccio differenziato all'interno della stessa politica per le varie aree d'interesse, in base alla diversità degli interessi, delle sfide e delle minacce regionali dell'Unione;

49.

ribadisce la necessità di un approccio coerente nei processi di cooperazione regionale tramite la messa in opera delle iniziative e degli strumenti proposti dall'UE per il vicinato orientale (partenariato orientale, sinergia del Mar Nero/strategia UE per il Mar Nero ecc.); è del parere che sia necessario garantire la complementarità e la differenziazione tra le iniziative proposte, soprattutto a livello progettuale, per un utilizzo più efficiente delle risorse e al fine di ottenere risultati concreti;

50.

condanna la dura repressione sferrata dal regime del Presidente bielorusso Lukashenko contro membri dell'opposizione, giornalisti e rappresentanti della società civile a seguito delle elezioni presidenziali del 19 dicembre 2010 e chiede il rilascio immediato di tutti coloro che sono stati arrestati e il proscioglimento da tutte le accuse a loro carico; si compiace della decisione adottata dal Consiglio il 31 gennaio 2011 di imporre il divieto di visto e il congelamento dei beni finanziari di 157 funzionari bielorussi prescelti; è del parere che le sanzioni contro i funzionari del governo bielorusso debbano essere mantenute finché non saranno rilasciati tutti i prigionieri politici dalle carceri bielorusse; accoglie con favore il risultato della Conferenza internazionale dei donatori "Solidarietà con la Bielorussia" del 2 febbraio 2011, nell'ambito della quale l’Unione europea stanzia 17,3 milioni di euro per azioni di sostegno alla società civile, in particolare agli studenti e ai mezzi di comunicazione indipendenti; ritiene che la Commissione dovrebbe facilitare i contatti interpersonali tra l'UE e la Bielorussia; incoraggia gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto ad adottare misure unilaterali per facilitare il rilascio e ridurre il costo dei visti a breve scadenza, soprattutto i visti Schengen, in quanto rivestono la massima importanza per l'intera società, studenti e altri giovani; sottolinea l’importanza di garantire che la Bielorussia non venga isolata, in particolare dai quadri regionali esistenti;

51.

chiede la rapida istituzione dell'Assemblea parlamentare UE-Vicinato orientale (EURONEST), senza la partecipazione del Parlamento bielorusso, sottolineando così il suo ruolo nel rafforzamento della democrazia e delle istituzioni democratiche e la sua importanza nel rafforzare la dimensione parlamentare del partenariato;

52.

deplora la mancanza di sostanziali progressi in merito alla risoluzione dei conflitti congelati nel Caucaso meridionale; sottolinea che ciò costituisce un forte ostacolo che impedisce lo sviluppo di un'autentica dimensione multilaterale e regionale del partenariato orientale; si attende un maggior impegno da parte del SEAE nella regione e chiede che esso assuma un ruolo più proattivo volto a favorire il dialogo tra le parti, elaborare misure di rafforzamento della fiducia e promuovere i contatti interpersonali, gettando così le basi per una soluzione duratura;

53.

sottolinea l'importanza di un ruolo più attivo dell'UE nella risoluzione dei conflitti nella Transdnistria e nel Caucaso meridionale;

54.

elogia e sostiene l'impegno delle autorità della Repubblica moldova a rafforzare il loro rapporto con l'Unione europea per quanto concerne la conclusione dell'accordo di associazione, l'instaurazione di un dialogo sulla liberalizzazione dei visti e l'avvio di negoziati su un accordo di libero scambio;

Strategia dell'Unione europea per il Mar Nero

55.

invita la Commissione ad accelerare l'attuazione dei progetti a titolo della sinergia del Mar Nero e a mantenere tale questione all'ordine del giorno del SEAE;

56.

sottolinea l'importanza della regione del Mar Nero nel partenariato orientale e ritiene che sia necessario un maggior coinvolgimento dell'Unione europea a tal riguardo;

Asia centrale

57.

riconosce il grande potenziale di sviluppo di una cooperazione strategica tra l'UE e l'Asia centrale; chiede, in ragione della posizione geopolitica della regione, una cooperazione rafforzata nell'affrontare le sfide di sicurezza comuni, così come le questioni politiche, economiche ed energetiche; sottolinea l'urgenza di dedicarsi alle questioni relative alla gestione idrica a livello regionale onde promuovere uno sviluppo sostenibile globale, migliorare la sicurezza umana, facilitare le buone relazioni di vicinato e prevenire i conflitti;

Russia

58.

invita il VP/AR ad assicurare che l'approccio dell'UE nei confronti della Russia, compresi i negoziati per un nuovo accordo UE-Russia, sia coerente; chiede inoltre al VP/AR di garantire che il potenziamento dello stato di diritto, compresi il diritto internazionale, i principi di reciprocità e trasparenza, così come un impegno per i valori della democrazia pluralista e il rispetto dei diritti umani, costituiscano il nucleo del nuovo accordo globale; sottolinea che l'impegno per migliorare la situazione dei diritti umani in Russia e per combattere la corruzione, in particolare nel settore giudiziario, deve essere parte integrante di questo nuovo accordo; auspica costanti progressi nei negoziati in corso;

59.

sottolinea che il rafforzamento dello Stato di diritto in tutti i settori della vita pubblica russa, compresa l'economia, andrebbe a vantaggio dell'intera società; chiede il rafforzamento del dialogo UE-Russia in materia di diritti dell'uomo, al fine di promuovere cambiamenti positivi nella situazione dei diritti umani in Russia; sollecita azioni e l'attuazione di iniziative che rafforzerebbero i contatti tra le società civili europea e russa e che rafforzerebbero la società civile russa; sottolinea l'importanza del partenariato per la modernizzazione in questo contesto; sottolinea al tempo stesso la necessità di un partenariato rinnovato con la Russia, basato sul rispetto reciproco e la reciprocità, sui temi della lotta contro il terrorismo, la sicurezza e l'approvvigionamento energetici, il cambiamento climatico, il disarmo, la prevenzione dei conflitti e la non proliferazione nucleare, anche in relazione all'Iran, all'Afghanistan e al Medio Oriente, perseguendo l'obiettivo di rafforzare la sicurezza e la stabilità globali;

60.

invita il VP/AR a intensificare i negoziati con la Russia per garantire l'applicazione incondizionata di tutte le disposizioni dell'accordo in sei punti del 2008 tra la Russia, l'Unione europea e la Georgia nonché a lavorare per la soluzione definitiva di tale conflitto che rispetti l'integrità territoriale della Georgia; ritiene che la Russia dovrebbe, in particolare, garantire un accesso totale e senza restrizioni alla missione di monitoraggio dell'Unione europea (EUMM) in Abkasia e in Ossezia meridionale; evidenzia la necessità di portare stabilità in queste regioni della Georgia;

Turchia

61.

sottolinea la necessità di un approccio strategico a lungo termine da parte sia dell'UE sia della Turchia per quanto riguarda le loro relazioni future; valuta positivamente la dichiarazione del Consiglio del 14 dicembre 2010, che invoca una maggiore cooperazione sulle questioni di politica estera e di sicurezza d'interesse reciproco; è del parere che la sempre più attiva politica estera di Ankara comporti nuove sfide e opportunità per la PESC; esorta il VP/AR a coinvolgere la Turchia in un dialogo istituzionalizzato su questioni d'importanza strategica, come la politica energetica, la stabilità nei Balcani occidentali e nelle regioni del Caucaso, il programma nucleare iraniano o l'attuale risveglio democratico in Medio Oriente, assicurando così un maggiore allineamento degli obiettivi e imprimendo nuovo dinamismo alle relazioni bilaterali; sottolinea, tuttavia, che tale dialogo non può sostituire il processo di adesione della Turchia, ma solo integrarlo e rafforzarlo;

62.

deplora la stasi di fatto del processo di adesione della Turchia; rammenta che tutti gli Stati membri dell'UE e la Turchia sono congiuntamente responsabili dell'eliminazione degli ostacoli nel percorso di adesione della Turchia all'UE; mette in guardia contro il rischio di problemi gravi e duraturi se la relazione tra UE e Turchia non sarà stabilizzata e si continuerà a impedire all'UE e alla NATO di raggiungere il loro obiettivo di un rafforzamento della cooperazione; auspica in ogni caso che la Turchia prosegua la sua opera di modernizzazione in linea con le direttrici europee;

Medio Oriente e Mediterraneo

63.

sostiene la ripresa dei negoziati di pace diretti tra Israele e l'Autorità palestinese (AP) e sottolinea la necessità di condurre negoziati significativi entro un lasso di tempo limitato e in un clima di fiducia reciproca, un clima che può essere instaurato soltanto se Israele porrà immediatamente fine alla politica di costruzione degli insediamenti; ribadisce che l'UE è il maggiore contributore all'Autorità palestinese e il principale partner commerciale di Israele, e che pertanto ha un interesse diretto a convincere entrambe le parti ad affrontare al più presto le questioni fondamentali da risolvere (vale a dire profughi, confini e status di Gerusalemme) e all'esistenza pacifica di uno Stato palestinese sostenibile accanto allo Stato di Israele; sottolinea la necessità di una soluzione basata sull'esistenza di due Stati e riconosce il diritto di entrambi di esistere l'uno accanto all'altro in sicurezza, prosperità e pace; valuta positivamente, pertanto, le conclusioni del Consiglio sul processo di pace in Medio Oriente del 13 dicembre 2010 e l'intenzione manifestata dall'UE di aiutare le parti a raggiungere tale obiettivo, promuovendo la democrazia e lo Stato di diritto nella regione e convogliando le risorse soprattutto nel rafforzamento della società civile;

64.

esorta l’UE, in linea con le conclusioni del Consiglio del 12 dicembre 2009, ad assumere un più forte ruolo politico adeguato al suo coinvolgimento finanziario nella regione; è convinto dell’urgente necessità di una ridefinizione globale della politica dell’UE nei confronti del Medio Oriente, che le consenta di svolgere un ruolo politico decisivo e coerente, sostenuto da efficaci strumenti diplomatici, a favore della pace e della sicurezza in questa regione vicina che riveste per l’UE un interesse strategico fondamentale; invita il VP/AR a presentare una nuova strategia politica per la regione in cui vengano messi in luce gli interessi e gli obiettivi dell’UE nonché i mezzi che può utilizzare;

65.

è profondamente turbato per l'uso della forza contro i residenti del campo di Ashraf in Iraq, che ha mietuto vittime, e deplora la perdita di vite umane; invita il governo iracheno ad astenersi dall'uso della violenza e a rispettare i diritti umani dei residenti del campo; chiede l'avvio di un'inchiesta internazionale indipendente, con libero accesso al campo di Ashraf, per effettuare una valutazione globale della situazione sul terreno; invita tutte le parti a far prova di moderazione e a trovare una soluzione pacifica e sostenibile alla situazione;

66.

esprime la sua solidarietà ai cittadini dei paesi del vicinato meridionale che lottano per la democrazia, la libertà e la giustizia sociale; invita l'UE ad offrire un sostegno rapido e inequivocabile alle nuove aspirazioni alla democrazia, alla libertà e alla giustizia sociale; continua ad essere preoccupato per l'assenza nella politica mediterranea dell'UE di una chiara visione strategica a lungo termine per il progresso e lo sviluppo della regione; chiede un chiarimento e un miglioramento della logica di fondo, degli obiettivi e dei metodi operativi dell'Unione per il Mediterraneo (UpM); ritiene quindi che sia estremamente importante e urgente riconsiderare e rivedere la strategia UE per il Mediterraneo e chiede che la revisione strategica della PEV tenga pienamente conto e rifletta i nuovi sviluppi nella regione e istituisca un dialogo politico con il vicinato meridionale dell'UE; chiede, inoltre, di riprogettare l'UpM al fine di contribuire attivamente ed efficacemente alla creazione di società democratiche sostenibili e giuste nell'intera regione; sottolinea l'importanza della partecipazione delle donne nella transizione democratica e nelle riforme istituzionali; ribadisce che il rafforzamento della democrazia, lo Stato di diritto, la buona governance, la lotta alla corruzione e il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sono elementi essenziali di tale dialogo;

67.

ricorda il proprio ruolo nel quadro della procedura di bilancio dell'UE e sottolinea la necessità di garantire la legittimità democratica dell'UpM, che le decisioni siano prese in modo trasparente e che il Parlamento europeo, l'Assemblea parlamentare dell'UpM e i parlamenti nazionali siano coinvolti nel processo decisionale;

68.

sta strettamente monitorando la situazione in Tunisia, in Egitto e in altri paesi della regione; sostiene le legittime aspirazioni dei popoli alla democrazia, alla libertà e alla giustizia sociale; invita l'UE a istituire un partenariato basato sul reciproco interesse e focalizzato sull'occupazione, l'istruzione e la formazione, al fine di contribuire a mitigare l'attuale crisi sociale ed economica in tali paesi e fornire l'assistenza che possa essere necessaria per sostenere le riforme politiche in corso e lo sviluppo economico e sociale; sottolinea l'importanza di sostenere la costruzione di capacità istituzionale, un sistema giudiziario indipendente, il rafforzamento delle organizzazioni della società civile e la formazione di un pluralismo di partiti politici nel quadro di un sistema laico; si compiace del referendum sulle riforme costituzionali svoltosi in Egitto; incoraggia le autorità egiziane a proseguire la revisione della Costituzione e della legge elettorale in vista di elezioni libere e giuste;

69.

deplora la mancanza di coesione tra gli Stati membri UE su come affrontare la situazione in Libia, che limita l'ambito di ampie azioni PESC da parte del VP/AR su questo tema; plaude, invece, alla decisione del Consiglio di istituire un'operazione militare dell'Unione europea a sostegno delle operazioni di assistenza umanitaria in risposta alla situazione di crisi in Libia, la cosiddetta operazione EUFOR Libia;

70.

sottolinea che la violenta repressione contro manifestanti pacifici in Siria, con migliaia di morti e di arresti, deve cessare immediatamente; invita il presidente e il governo siriani a rispondere alle legittime richieste del popolo siriano intraprendendo un autentico dialogo nazionale volto ad attuare le riforme politiche, economiche e sociali indispensabili, nonché a porre termine alla politica di repressione contro gli oppositori politici, la società civile e i difensori dei diritti umani; accoglie con favore la risoluzione del Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, con la quale si condanna la violenza del governo siriano contro i manifestanti pacifici e plaude all'invio, da parte dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, di una missione d’inchiesta nel paese; esorta l'UE e i suoi Stati membri a tenere pienamente conto degli eventi in corso in Siria nelle loro relazioni bilaterali con il paese, anche mediante la sospensione dei negoziati sull'accordo di associazione UE-Siria, un riesame della cooperazione con le autorità siriane nel quadro dell'ENPI, nonché sanzioni rigorose e mirate contro il regime siriano al fine di ottenere un cambiamento nelle politiche del regime;

71.

esorta le autorità del Bahrein e dello Yemen ad astenersi dall'uso della forza contro i manifestanti e a rispettare il loro diritto alla libertà di riunione e di espressione; sottolinea che i responsabili delle uccisioni e dei ferimenti saranno quanto prima incriminati e assicurati alla giustizia o dinanzi ai tribunali nazionali oppure dinanzi alla Corte penale internazionale dell'Aia; invita l'Unione europea e i suoi Stati membri a sostenere le pacifiche aspirazioni democratiche dei cittadini del Bahrein e dello Yemen, a rivedere le loro politiche nei confronti di quei paesi, a rispettare il codice di condotta dell'UE sull'esportazione di armi, e a tenersi pronti ad assistere, in caso di serio impegno da parte delle autorità nazionali, nell'attuazione di concreti programmi di riforma politica, economica e sociale di questi paesi; esprime profonda preoccupazione per l'evoluzione della situazione in Bahrein, in particolare la condanna a morte di quattro manifestanti il 28 aprile 2011; invita il VP/AR a fare pressione sulle autorità del Bahrein per adottare una moratoria sulle esecuzioni nonché per assicurare processi equi con un'adeguata rappresentanza legale e il diritto di ricorso;

72.

ribadisce il suo pieno sostegno al Tribunale speciale per il Libano (TSL) in quanto tribunale indipendente, istituito mediante la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU (UNSCR) 1757 nel rispetto dei più elevati standard giudiziari; ribadisce il suo forte sostegno alla sovranità, all'unità e all'integrità territoriale del Libano nonché al pieno funzionamento di tutte le istituzioni libanesi; sottolinea che la stabilità interna ed il rispetto del diritto internazionale sono pienamente compatibili; invita tutte le forze politiche libanesi a continuare ad impegnarsi in un dialogo aperto e costruttivo per favorire il benessere, la prosperità e la sicurezza di tutti i cittadini libanesi; elogia il ruolo cruciale della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL) e chiede l'attuazione di tutte le disposizioni della risoluzione UNSC 1701;

Asia

73.

sottolinea che il punto di partenza di qualsiasi soluzione a lungo termine della crisi afgana devono essere gli interessi dei cittadini afgani per quanto concerne la loro sicurezza interna, la protezione civile, lo sviluppo economico e sociale, incluse misure concrete per l'eradicazione della povertà e della discriminazione contro le donne, nonché per rafforzare il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto, i meccanismi di riconciliazione, l'interruzione della produzione di oppio, un solido esercizio di costruzione dello Stato, l'integrazione dell'Afghanistan nella comunità internazionale e l'eliminazione di Al Qaida dal paese; sottolinea che è necessario dotare l'Afghanistan di una forza di polizia capace di garantire un livello minimo di sicurezza che consenta il successivo ritiro della presenza militare straniera dal paese; ribadisce che un impegno serio dell'Unione e della comunità internazionale in senso lato dovrebbe concentrarsi sul sostegno agli afgani nella costruzione del loro Stato, con solide istituzioni democratiche capaci di rappresentare il popolo, garantire lo Stato di diritto, la pace, l'integrità territoriale, lo sviluppo economico e sociale sostenibile e di migliorare le condizioni di vita di tutto il popolo afghano e in particolare delle donne e dei bambini, rispettando ad un tempo le tradizioni storiche, religiose, spirituali e culturali di tutte le minoranze etniche e religiose del paese; ricorda altresì l'importanza di sostenere la società civile, mettere a punto istituzioni democratiche, come la formazione delle forze di sicurezza e della magistratura, e sostenere media indipendenti, le ONG e il controllo parlamentare;

74.

ribadisce che il Pakistan svolge un ruolo chiave nella regione e che un Pakistan stabile, laico e legittimo per la stabilità dell'Afghanistan e dell'intera regione; sottolinea, inoltre, il ruolo potenziale del Pakistan nel processo di pace afgano; sottolinea che il Pakistan non deve fungere da rifugio sicuro per al-Qaeda ed i Talebani; riconosce che le devastanti alluvioni dell'agosto 2010 hanno costituito una battuta d'arresto per il nuovo governo del Pakistan, che aveva iniziato a realizzare progressi nell'affrontare numerose sfide; esorta il Consiglio e la Commissione, di concerto con l'ampia comunità internazionale, a inviare un segnale di solidarietà forte e a fornire un sostegno concreto al Pakistan, che si trova in urgente necessità di ricostruzione e di ripristino post alluvione e che aspira a creare una società forte e prospera; accoglie con favore e incoraggia ulteriormente gli sforzi dell'UE finalizzati a fornire il sostegno politico necessario per promuovere la creazione di istituzioni e di capacità in Pakistan e per aiutare le istituzioni democratiche del paese a lottare contro l'estremismo, e in particolare ad abrogare le leggi sulla blasfemia, e a sostenere la società civile pakistana; invita il Pakistan ad aderire immediatamente al trattato di non proliferazione e a cooperare appieno con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica rendendo noti l'arsenale e gli impianti nucleari pakistani;

75.

condivide pienamente l'impegno della E3 +3 a cercare una rapida soluzione negoziata alla questione nucleare iraniana, al fine di ripristinare la fiducia internazionale nella natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano in base a un principio centrale del TNP; sostiene il duplice approccio del Consiglio volto a trovare una soluzione diplomatica, in quanto unica opzione praticabile per una risposta alla questione nucleare iraniana; deplora la risoluzione 1929 (2010) del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che introduce un quarto round di sanzioni contro l'Iran sul suo programma nucleare e che le misure restrittive aggiuntive annunciate da UE, USA, Giappone, Canada e Australia siano divenute inevitabili a causa della mancata piena collaborazione dell'Iran con l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA) per quanto riguarda gli obiettivi del suo programma nucleare; sottolinea che una soluzione della questione nucleare non può essere reperita a scapito del sostegno dell'UE alla società civile iraniana e delle sue giuste richieste in materia di diritti umani universali e di elezioni realmente democratiche;

76.

condanna fermamente la costante retorica provocatoria, incendiaria e antisemita del presidente iraniano che ha chiesto di "cancellare" Israele, e soprattutto deplora le minacce contro la stessa esistenza dello Stato di Israele; è seriamente preoccupato per l'aumento esponenziale del numero di esecuzioni in Iran, assimilabili ad omicidi estragiudiziali di Stato vista la mancanza di un debito processo, nonché per la continua e sistematica repressione dei cittadini che aspirano a una maggiore libertà e democrazia; sottolinea che i reciproci contatti ufficiali tra le delegazioni del Parlamento europeo e il Majlis dovrebbero essere utilizzati anche per affrontare le questioni attinenti ai diritti umani, essere subordinati alla libertà di visita ai prigionieri politici dando agli attivisti e ai rappresentanti delle associazioni per la difesa dei diritti umani la possibilità di scambiarsi liberamente un'ampia gamma di opinioni politiche; esorta il VP/AR a predisporre il ripristino di una delegazione UE in Iran per essere in grado di monitorare, dal punto di vista dell'UE, la situazione in loco; esorta il regime iraniano ad astenersi dall'interferire negli affari interni dell'Iraq;

77.

manifesta soddisfazione per l'intensificarsi dei dialoghi settoriali con la Cina e chiede un lavoro congiunto e concertato sulle questioni controverse messe in luce in occasione del recente vertice UE-Cina; si compiace del progresso in termini di miglioramento della governance economica e giudiziaria; è estremamente preoccupato per le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani nel paese, compresi i diritti delle minoranze e in particolare quelli dei tibetani, degli uiguri e dei mongoli, e invita il VP/AR a rafforzare il dialogo in materia di diritti umani e a garantire che i diritti umani siano sempre in primo piano;

78.

sottolinea che le relazioni con il Giappone saranno profondamente influenzate dal terribile terremoto, dello tsunami e dalla successiva catastrofe nucleare che ha colpito il paese e si aspetta che l'UE dia prova di solidarietà e fornisca un sostegno al fine di aiutare le autorità giapponesi a far fronte al disastro; ritiene che, soprattutto dopo i recenti fatti drammatici, le relazioni dell'UE con il Giappone, paese che condivide i valori democratici e l'interesse per i diritti umani dell'Unione europea, rimangano estremamente importanti sia in termini economici sia per quanto riguarda l'opera comune nelle sedi multinazionali; sottolinea che l'attuale attenzione nei confronti della Cina non deve far dimenticare gli sforzi necessari per rafforzare la cooperazione con il Giappone e rimuovere gli ultimi ostacoli alla compenetrazione economica;

79.

accoglie con favore i passi compiuti su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan, che hanno condotto alla firma di 15 accordi, fra cui l'accordo quadro di cooperazione economica (ECFA) e un accordo sui diritti di proprietà intellettuale nel giugno 2010; poiché l'ampliamento delle relazioni economiche attraverso lo Stretto è nell'interesse di entrambe le parti e dell'UE, sostiene fermamente il rafforzamento dei rapporti economici UE-Taiwan e la firma di un accordo di cooperazione economica UE-Taiwan; ribadisce il suo sostegno a un'efficace partecipazione di Taiwan, in veste di osservatore, alle pertinenti organizzazioni e attività internazionali, quali la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCCC), l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'Organizzazione Internazionale per l'Aviazione Civile (ICAO); plaude alla decisione dell'Unione europea di concedere l'esenzione dall'obbligo del visto per i cittadini di Taiwan, il che contribuirà a rafforzare le relazioni commerciali e gli investimenti tra l'UE e Taiwan, nonché i contatti interpersonali;

80.

riconosce l'enorme rilevanza dell'India quale potenza regionale emergente e quale importante partner democratico dell'Europa; elogia la cooperazione dell'India con l'UE, segnatamente in Afghanistan e con l'operazione Atlanta; esorta a collaborare maggiormente sulle questioni relative al disarmo nucleare, al cambiamento climatico, alla governance economica globale e alla promozione della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto; esprime la propria preoccupazione per le sfide alle libertà civili e ai diritti umani nello Jammu e nel Kashmir e per la persistenza della discriminazione culturale, in base alle caste; si attende che il partenariato strategico con l'India si sviluppi in linea con il Piano d'azione congiunto conseguendo quindi risultati concreti; attende con interesse la rapida conclusione e la firma di un accordo di libero scambio ma, allo stesso tempo, sottolinea l'importanza che gli attuali negoziati relativi a tale accordo non mettano assolutamente a repentaglio gli sforzi per ridurre la povertà in India;

Africa

81.

sostiene con forza e incoraggia i partenariati con l'Unione Africana (UA) e con le altre organizzazioni regionali africane, finalizzati a rispondere alle esigenze di sicurezza e di stabilità del continente africano e a garantire il progresso in altri settori chiave quali la governance democratica e i diritti umani, il cambiamento climatico e il conseguimento degli OSM; è del parere che il processo di progressiva responsabilizzazione dell'UA per quanto concerne le questioni di sicurezza e di stabilità del continente africano, in particolare quando siano interessate missioni di pace, richieda il consolidamento dei processi decisionali e di creazione delle istituzioni all'interno dell'UA e che sarebbe opportuno un aiuto dell'Unione europea all'UA al riguardo;

82.

sostiene la decisione di ideare un approccio globale dell'UE nel Corno d'Africa, contribuendo alla ricostruzione delle istituzioni pubbliche in Somalia, conciliando la sicurezza umana con lo sviluppo, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle donne, e inglobando a tal fine tutti gli strumenti europei nell'ottica di fornire soluzioni a lungo termine;

83.

si compiace della disponibilità dell'Unione europea a sostenere l'applicazione pacifica dell'accordo globale di pace in Sudan e a lavorare per una stabilità regionale di lungo periodo; sottolinea, al contempo, la necessità di rinnovare gli sforzi per affrontare l'insicurezza e di raggiungere una soluzione duratura di pace per il Darfur; è del parere che l'imminente indipendenza del Sudan meridionale abbia implicazioni per la stabilità di Stati culturalmente divisi e ponga sfide che il VP/AR deve essere pronto ad affrontare; si congratula con il popolo sudanese per il corretto svolgimento del referendum nel Sudan meridionale, così come certificato dalla missione di monitoraggio elettorale dell’UE; invita l’UE a continuare a sostenere gli sforzi compiuti dalle parti per progredire nei punti in sospeso dell’accordo globale di pace, con particolare riferimento alla situazione dei rifugiati e dei rimpatriati, nonché ad esaminare i mezzi necessari per garantire la sostenibilità delle relazioni tra il Nord e il Sud in seguito al referendum;

84.

ricorda che Alassane Ouattara è l'unico vincitore legittimo delle elezioni presidenziali svoltesi il 28 novembre 2010 nella Côte d'Ivoire e che i risultati elettorali non possono essere contestati; prende atto dell'arresto del leader in carica Laurent Gbagbo e spera che questo contribuirà a porre fine alla violenza; esorta tutte le forze politiche e militari del paese a rispettare la volontà dell'elettorato ivoriano e ad assicurare senza indugio il trasferimento pacifico del potere e chiede, a questo proposito, il ripristino della legge e dell'ordine; invita l'UE a sostenere pienamente il Presidente Ouattara negli sforzi per la riconciliazione, il ripristino e lo sviluppo, nonché a promuovere la prosperità e la stabilità per il popolo ivoriano;

85.

ritiene che l'UE dovrebbe adottare un approccio globale alle questioni di sicurezza e stabilità nella regione del Sahel; insiste sul fatto che il terrorismo e la criminalità organizzata transnazionale (droga, armi, contrabbando di sigarette e tratta di esseri umani) costituiscono gravi minacce non soltanto per i paesi della regione, ma anche direttamente per l'Unione europea; reputa necessario che l'UE aiuti i paesi della regione a elaborare politiche e strumenti volti ad affrontare queste crescenti minacce alla sicurezza utilizzando tutti i pertinenti strumenti di cui dispone per risolvere i persistenti conflitti, ad esempio nel Sahara occidentale, promuovere le riforme democratiche in tutti i paesi della regione, eradicare la povertà, garantire lo sviluppo sostenibile, rispondere alle preoccupazioni in materia di cambiamento climatico nella regione, gestire i flussi migratori Sud-Sud e Sud-Nord e assicurare la democrazia e lo Stato di diritto, i diritti umani, la costruzione delle istituzioni (segnatamente nel settore della sicurezza) e la lotta contro la criminalità organizzata; ritiene altresì necessario mettere in atto un processo finalizzato a formare il consenso tra i paesi della regione, in cooperazione con l'UA e mediante la progressiva responsabilizzazione di quest'ultima;

86.

accoglie con favore la decisione del Consiglio di prorogare le misure restrittive nei confronti dello Zimbabwe, a carico di alcuni politici, funzionari e aziende che mantengono al potere il regime di Mugabe; si rammarica del fatto che finora non sia stato operato un cambiamento democratico sufficiente e invita i paesi della Comunità di sviluppo dell'Africa australe (SADC), in particolare, a contribuire a garantire che lo Zimbabwe proceda rapidamente verso elezioni libere e giuste, sotto monitoraggio internazionale, e verso una lineare transizione di potere;

87.

esprime preoccupazione per la chiusura della missione PSDC in Guinea-Bissau nel settembre 2010 e invita il Consiglio e il VP/AR a considerare nuove modalità di lotta contro la criminalità organizzata in Guinea-Bissau, onde evitare che tale paese diventi un altro narco-Stato;

America Latina

88.

si compiace della conclusione dei negoziati sull'accordo di associazione con l'America centrale e sull'accordo commerciale multipartitico con il Perù e la Colombia; sottolinea, tuttavia, l'opportunità che l'UE continui ad accordare priorità ai processi di integrazione regionale in America Latina; rileva con soddisfazione che i negoziati sull'accordo di associazione con il Mercosur sono ripresi e ne chiede la rapida conclusione;

89.

riconosce i risultati positivi del vertice UE-ALC di Madrid e sottolinea la necessità di monitorare l'attuazione del piano d'azione di Madrid; ribadisce che è necessario adottare una Carta UE-America Latina per la pace e la sicurezza e che tale Carta deve includere, sulla base della Carta delle Nazioni Unite e dell'attinente diritto internazionale, strategie e linee guida per un'azione politica e di sicurezza congiunta onde far fronte alle minacce e sfide comuni;

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* *

90.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri dell'UE, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Segretario generale della NATO, al Presidente dell'Assemblea parlamentare della NATO, al Presidente in carica dell'OSCE, al Presidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE, al Presidente del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa e al Presidente dell'Assembla parlamentare del Consiglio d'Europa.


(1)  GU C 139 del 14.6.2006, pag. 1.

(2)  GU C 76 E del 25.3.2010, pag. 54.

(3)  GU C 349 E del 22.12.2010, pag. 51.

(4)  Testi approvati, P7_TA(2010)0280.

(5)  Testi approvati, P7_TA(2010)0399.

(6)  Testi approvati, P7_TA(2010)0280, Allegato II.


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