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Document 52009AE1706
Opinion of the European Economic and Social Committee on the ‘Outlook for the sustainable development strategy’ (exploratory opinion)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Prospettive della strategia per lo sviluppo sostenibile (parere esplorativo)
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Prospettive della strategia per lo sviluppo sostenibile (parere esplorativo)
GU C 128 del 18.5.2010, p. 18–22
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
18.5.2010 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 128/18 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Prospettive della strategia per lo sviluppo sostenibile
(parere esplorativo)
(2010/C 128/04)
Relatore: Ernst Erik EHNMARK
La Commissione, in data 18 marzo 2009, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo sul tema:
Prospettive della strategia per lo sviluppo sostenibile
(parere esplorativo).
La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 13 ottobre 2009, sulla base del progetto predisposto dal relatore EHNMARK.
Alla sua 457a sessione plenaria, dei giorni 4 e 5 novembre 2009 (seduta del 5 novembre), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 178 voti favorevoli, 21 voti contrari e 18 astensioni.
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) accoglie con soddisfazione la relazione biennale sulla strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell'UE) redatta dalla Commissione (1). Il documento fornisce una base per il proseguimento del dibattito sull'attuazione della strategia per lo sviluppo sostenibile da parte dell'Unione europea.
1.2. Il CESE conviene con la Commissione sulla necessità che nel prossimo periodo la strategia dia la priorità a interventi in quattro ambiti principali: un'economia a basse emissioni di carbonio, la protezione della biodiversità, le risorse idriche e le altre risorse naturali, la promozione dell'inclusione sociale e il rafforzamento della dimensione internazionale dello sviluppo sostenibile. Il Comitato si rammarica tuttavia del fatto che la Commissione non abbia sviluppato maggiormente l'analisi e formulato proposte specifiche circa gli obiettivi, i calendari e le azioni in questi ambiti.
1.3. Malgrado alcune tendenze positive è evidente che la strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile (SSS dell'UE), nella sua forma attuale, non realizza i propri obiettivi.
1.4. Per essere efficace, la SSS richiede una struttura di gestione interamente nuova, con un'adeguata dotazione di personale e di fondi, e meccanismi che permettano di controllare l'attuazione della strategia.
1.5. Il Comitato auspica un maggiore coordinamento anche all'interno della Commissione e a tal fine potrebbe essere utile designare un commissario responsabile al riguardo. Il CESE raccomanda inoltre di istituire un comitato indipendente ad alto livello incaricato di monitorare periodicamente i progressi compiuti sul fronte dello sviluppo sostenibile e di formulare raccomandazioni pubbliche alle istituzioni.
1.6. Il CESE invita il Consiglio e la Commissione a fare della SSS dell'UE una metastrategia per tutte le politiche dell'Unione. Tutte le altre strategie dell'UE che hanno orizzonti temporali più brevi devono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di una futura SSS dell'UE. Numerose politiche che vengono decise adesso avranno delle ripercussioni per i prossimi decenni. Le misure a breve termine non devono compromettere le opportunità di sviluppo delle generazioni future.
1.7. Nel suo parere il CESE sottolinea la necessità di realizzare un migliore coordinamento tra la strategia di Lisbona e la strategia per lo sviluppo sostenibile. La Commissione dovrebbe essere invitata a predisporre la nuova strategia di Lisbona (o strategia di Lisbona per il 2020) in modo tale da dimostrare chiaramente in quale modo le azioni di tale strategia appoggeranno la transizione a lungo termine verso un modello di sviluppo più sostenibile. Analogamente si dovrebbe esigere che le future prospettive finanziarie, i fondi strutturali, la PAC, i programmi quadro per la R&S e tutte le altre principali strategie e programmi a livello europeo dimostrassero in quale modo contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi della strategia per lo sviluppo sostenibile.
1.8. Il PIL nella sua forma attuale non può continuare ad essere un parametro decisivo ai fini della definizione delle politiche. Il progresso e il benessere umano andrebbero misurati in maniera differente rispetto al passato. Il CESE sostiene con forza lo sviluppo e l'applicazione di indicatori di progresso differenti dal PIL. In tale contesto occorre condurre anche una discussione sui valori che l'UE intende promuovere.
1.9. Lo sviluppo sostenibile presuppone l'impegno e il coinvolgimento dei cittadini al livello di base. Per promuovere questo impegno vi è bisogno della partecipazione attiva tanto delle parti sociali quanto della società civile organizzata nel suo complesso.
1.10. Una chiara assunzione di responsabilità politica a livello non solo europeo, bensì anche nazionale e locale costituisce un presupposto importante per applicare con successo la strategia per lo sviluppo sostenibile. In tale contesto anche il Parlamento europeo svolge un ruolo ben definito. Il Comitato raccomanda di creare un meccanismo che permetta alla Commissione di compiere un bilancio dei progressi realizzati a livello nazionale sulla base di indicatori concordati, e di fornire orientamenti specifici ai singoli Stati membri sulle questioni chiave che richiedono una particolare attenzione. Questo potrebbe ispirarsi al meccanismo istituito con successo per il monitoraggio dei progressi relativi all'Agenda di Lisbona.
1.11. Il CESE deplora il fatto che, nel quadro dell'elaborazione della relazione, la Commissione, prima di formulare le sue proposte, non abbia richiesto né il suo contributo né quello di altre organizzazioni, contrariamente alle raccomandazioni formulate nelle conclusioni del Consiglio del 2006. Altrettanto importante sarebbe stato tenere conto dei punti di vista delle organizzazioni della società civile. Tre anni fa il Comitato ha rafforzato la sua capacità di riflessione sullo sviluppo sostenibile creando l'Osservatorio dello sviluppo sostenibile, il quale ha instaurato regolari consultazioni con i consigli nazionali per lo sviluppo sostenibile. Il Comitato raccomanda un impiego più sistematico di questo meccanismo per assicurare che la società civile possa dare un contributo creativo all'aggiornamento e al monitoraggio dei progressi sul fronte dello sviluppo sostenibile in Europa.
1.12. È particolarmente importante disporre di una strategia per lo sviluppo sostenibile ben funzionante prima del prossimo vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, che si svolgerà a Rio nel 2012.
2. La comunicazione della Commissione
La comunicazione della Commissione sul proseguimento della strategia per lo sviluppo sostenibile (COM(2009) 400 def. del 24 luglio 2009) rappresenta purtroppo solo un modesto passo avanti. Sebbene sottolinei da un lato le carenze nelle azioni intraprese per attuare gli obiettivi della SSS, essa non suggerisce misure decisive per l'eliminazione di tali carenze in futuro.
2.1.1. In questo contesto il CESE desidera ribadire che la questione di un «segnale politico chiaro» costituisce una specie di leitmotiv nel dialogo con la Commissione, il Consiglio e il Parlamento.
2.1.2. Le decisioni in materia di segnali politici richiedono una buona preparazione. Il CESE deplora il fatto che quest'anno la Commissione abbia potuto destinare risorse solo marginali all'elaborazione dei dati necessari per la valutazione politica annuale dello sviluppo sostenibile.
2.2. Il documento della Commissione presenta una serie di «istantanee» che fotografano i progressi compiuti nell'ambito dei sette settori prioritari e delle tematiche trasversali. Si tratta di un esercizio estremamente valido che individua gli aspetti ai quali attribuire maggiore priorità e quelli che richiedono un'analisi approfondita.
2.3. Dal documento risulta che gli sviluppi registrati sono quasi esclusivamente negativi. Negli ultimi anni ci si è impegnati seriamente sul fronte del clima e dell'energia, tuttavia i risultati sono ancora per lo più negativi. I trasporti costituiscono un altro settore in cui la politica non è stata capace di invertire la tendenza nel senso di una riduzione delle emissioni. Nel complesso gli esempi positivi si trovano solo in relazione a singole azioni – una proposta di legge promettente o un'iniziativa innovativa – e non si rileva alcuna tendenza generale in grado di invertire l'evoluzione negativa.
2.4. Il CESE non intende commentare la valutazione schematica della Commissione delle diverse politiche, osserva tuttavia che non è una lettura incoraggiante. Dai risultati emerge la necessità di un impegno politico più serio a favore dello sviluppo sostenibile.
2.5. La sostenibilità nella produzione e nel consumo ha costituito una priorità importante per diversi anni. Un esempio è dato dall'utilizzo delle materie prime nella produzione. In base alle statistiche, l'UE e gli USA utilizzano il doppio delle materie prime per unità di prodotto rispetto, ad esempio, al Giappone. Si tratta quindi di un settore in cui si potrebbe guadagnare in efficienza effettuando una significativa razionalizzazione.
2.6. La Commissione ha assegnato una chiara priorità alle attività volte a integrare la dimensione sociale e le questioni sociali tanto nella strategia per lo sviluppo sostenibile quanto in altre strategie di attualità per lo sviluppo dell'UE (strategia di Lisbona ecc.). L'importanza di queste attività è illustrata dal fatto che oltre 70 milioni di europei vivono in povertà (secondo la definizione utilizzata anche dall'Ufficio statistico delle Comunità europee). Il rapporto tra le questioni relative alla migrazione e l'aumento del numero delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà è una questione cruciale.
3. Una strategia in crisi?
3.1. Il tema dello sviluppo sostenibile fu lanciato in occasione della conferenza di Rio vent'anni fa. Il messaggio era chiaro e convincente: vivere in modo da non compromettere le condizioni di vita dei nostri discendenti. Le conclusioni del vertice tenutosi a Johannesburg (Vertice mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, Johannesburg 2002) dieci anni dopo suscitarono numerose reazioni: arrivava finalmente un pacchetto globale dotato di proposte per uno sviluppo sociale equo a livello mondiale.
3.2. Come parte dei preparativi per il vertice di Johannesburg, l'UE adottò la sua prima strategia europea per lo sviluppo sostenibile (COM(2001) 264 def. - Comunicazione della Commissione - Sviluppo sostenibile in Europa per un mondo migliore: strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile).
3.3. La strategia dell'UE per lo sviluppo sostenibile fu adottata nella primavera del 2001 in un clima di euforia. La situazione iniziò a complicarsi solo alcuni anni più tardi.
3.4. La strategia in sé non presentava alcun difetto. Non le mancavano nemmeno sostenitori entusiasti tra i rappresentanti della società civile organizzata, i responsabili politici e gli opinion leader.
3.5. Il problema consisteva piuttosto nella mancanza di un'effettiva volontà (o capacità) di iniziare a tradurre le idee in programmi d'azione concreti.
3.6. Nel 2006 la strategia per lo sviluppo sostenibile fu riveduta alla luce del documento Riesame della strategia dell'UE in materia di sviluppo sostenibile (SSS dell'UE) - Nuova strategia. Il riesame non contribuì a chiarire le questioni relative alle priorità e ai metodi di attuazione. Contemporaneamente l'UE sviluppò dei nuovi programmi incentrati tra l'altro sulla crescita economica e sulla creazione di occupazione.
3.7. Negli ultimi anni sono sorte delle tensioni tra la visione di sviluppo sostenibile e i programmi per la crescita e la competitività. Ciò che le differenzia è per esempio l'orizzonte temporale: mentre la strategia di Lisbona si sviluppa nel medio periodo, lo sviluppo sostenibile è contraddistinto da una prospettiva più a lungo temine. Ciò può far sì che nell'ambito della strategia di Lisbona venga data la precedenza a misure che hanno efficacia nel breve periodo e che sono in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità a lungo termine.
3.8. Sono sempre più numerose le richieste di un riesame della ripartizione dei compiti tra le due strategie. La fusione di queste ultime potrebbe costituire un modo per realizzare un uso più efficace delle risorse assegnate.
3.9. L'obiettivo del presente parere è tuttavia quello di sottolineare la necessità di dare un nuovo impulso alla strategia per lo sviluppo sostenibile, impulso che possa stimolare l'impegno a livello sia europeo che globale.
4. Che cosa abbiamo imparato?
4.1. Negli ultimi anni il CESE ha adottato almeno una decina di pareri su diversi aspetti della strategia, oltre ad aver esaminato il modo in cui portarla avanti. Il leitmotiv che contraddistingue gli interventi del CESE è costituito dalla necessità di portare avanti la strategia per lo sviluppo sostenibile e la strategia di Lisbona in maniera coordinata, anche se esse rientrano in rubriche distinte (2).
4.2. Il CESE ha individuato tre fattori che complessivamente permettono di comprendere i motivi per i quali le due strategie hanno prodotto effetti diversi:
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un fattore è costituito dal diverso peso politico delle due strategie: la strategia di Lisbona cerca delle risposte a problemi di attualità immediata, mentre la strategia per lo sviluppo sostenibile cerca di rispondere a domande sulle priorità a lungo termine. La differenza si può esprimere anche in termini di «sostenitori»: la strategia di Lisbona è sostenuta dai capi di governo, mentre la questione dello sviluppo sostenibile rientra spesso tra le competenze dei ministri responsabili dell'Ambiente. Questa differenza di peso si rispecchia anche nell'assegnazione delle risorse: sia alla Commissione che negli Stati membri il personale incaricato della strategia di sviluppo sostenibile è molto meno numeroso di quello che lavora sulla strategia di Lisbona. |
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Le due strategie hanno avuto un impatto estremamente diverso sull'opinione pubblica: la strategia di Lisbona, anche se non è nota al grande pubblico, in ogni caso sta cominciando a diffondersi timidamente in circoli più ampi, mentre lo sviluppo sostenibile viene considerato un concetto teorico e difficile da mettere in correlazione con l'azione politica sul piano pratico. |
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Strumenti di gestione e valutazione: la strategia di Lisbona dispone di un sistema dettagliato di pianificazione e monitoraggio fondato su norme e scadenze comuni. Lo sviluppo sostenibile invece prevede un sistema meno vincolante per l'adozione di priorità comuni e una valutazione congiunta. Di conseguenza la strategia di Lisbona è in grado di esercitare maggiori pressioni sugli Stati membri, mentre lo sviluppo sostenibile riguarda maggiormente le intenzioni generali. |
4.3. L'ultima valutazione globale è stata effettuata prima del riesame della strategia nel 2006. Nelle linee direttrici rivedute per la strategia il Consiglio ha sottolineato l'importanza di rafforzare la cooperazione e il coordinamento degli sforzi a favore dello sviluppo sostenibile a livello nazionale ed europeo. Ha inoltre attribuito un'importanza particolare allo sviluppo di chiare priorità per i lavori in corso sullo sviluppo sostenibile. In una valutazione effettuata prima della relazione biennale della Commissione del 2008 si sono inoltre posti in evidenza i progressi compiuti nell'ambito del ciclo di vita dei prodotti e della riduzione dei rifiuti, nonché in numerose iniziative avviate nel campo della protezione ambientale (Progress on EU Sustainable Development Strategy, relazione finale Ecorys).
4.4. È importante notare che il coordinamento tra i fondi strutturali e la strategia per lo sviluppo sostenibile è ancora poco sviluppato. Nei settori ai quali l'UE dedica finanziamenti cospicui la sostenibilità degli investimenti deve avere la massima priorità.
5. Il rilancio della strategia per lo sviluppo sostenibile: alcuni spunti
5.1. L'UE ha svolto un ruolo di primo piano nello sviluppo degli approcci globali allo sviluppo sostenibile. Molti paesi e gruppi di paesi considerano l'UE come un pioniere nella sfera dello sviluppo sostenibile. Se l'UE riuscisse anche a svolgere un ruolo guida nel rilancio di questa strategia, avremmo già fatto un importante passo avanti.
5.2. Una delle numerose difficoltà nell'elaborazione attuale della strategia è dovuta al gran numero di priorità: sette settori principali e quattro temi trasversali. Probabilmente se la strategia avesse priorità più chiare, il suo impatto sarebbe maggiore. Per potenziare l'impatto sarebbe determinante anche dotare la strategia di obiettivi chiari e quantificabili.
5.3. Occorre inoltre riconoscere che, sebbene lo sviluppo sostenibile poggi su tre pilastri, non tutte le misure possono essere contemporaneamente favorevoli in termini sia ambientali che sociali ed economici. Non ci possono essere solo situazioni dove tutti e tre i pilastri risultano vincenti. Al contrario bisogna stabilire delle priorità, spesso a costo di un sacrificio. In passato le priorità sono state troppo spesso definite in modo da favorire interessi economici a breve termine. Purtroppo sembra che, nel quadro dell'attuale crisi economica, ciò si ripeta anche con i programmi di ristrutturazione.
5.4. Il settore pubblico deve assumere un importante ruolo guida nella promozione della sostenibilità. I responsabili decisionali possono dare importanti segnali in favore della sostenibilità attraverso la legislazione, gli incentivi fiscali, le sovvenzioni (e mediante la soppressione di sovvenzioni dannose) e le procedure per gli appalti pubblici.
5.5. Le nuove prospettive finanziarie a partire dal 2014 devono orientarsi agli obiettivi della futura strategia per lo sviluppo sostenibile.
5.6. La strategia per lo sviluppo sostenibile deve affrontare il problema delle sovvenzioni dannose. Il CESE invita la Commissione a presentare finalmente la tabella di marcia per la riforma di tali sovvenzioni, che era attesa già nel 2008.
5.7. Il rilancio dello sviluppo sostenibile non deve determinare un aumento del controllo centrale. Lo sviluppo sostenibile deve essere reso compatibile con i nuovi approcci in materia di delega e decentramento del processo decisionale.
5.8. Lo sviluppo sostenibile si fonda sull'impegno e sull'azione sul campo, vicino al cittadino. Nel corso degli anni '90 le organizzazioni di volontariato assieme alle parti sociali sono state il motore delle attività dell'UE in materia di sviluppo sostenibile. Con il rilancio della strategia bisogna assegnare un ruolo molto importante alle organizzazioni di volontariato.
5.9. Un altro protagonista importante delle attività future è costituito dagli enti regionali e locali, soprattutto le amministrazioni comunali.
5.10. È opinione diffusa che le imprese dovrebbero impegnarsi maggiormente in questo settore. È evidente che ad esse spetta un ruolo ben definito nel quadro del rilancio di una strategia per lo sviluppo sostenibile. Le imprese dimostrano chiaramente un interesse crescente per le questioni in materia di clima e sviluppo sostenibile.
6. Argomenti a favore del rilancio della strategia per lo sviluppo sostenibile
6.1. È importante rilanciare la strategia per lo sviluppo sostenibile? La domanda può sembrare strana. La quantità di informazioni relative alle questioni di clima, energia, agricoltura, biodiversità, ecc., che ci viene presentata quotidianamente dovrebbe essere sufficiente per convincerci ad intraprendere sforzi concreti in materia di sviluppo sostenibile.
6.2. Il problema specifico del riscaldamento climatico è stato ampiamente pubblicizzato ed è stato oggetto di un gran numero di relazioni allarmanti, tra cui la relazione Stern. Inoltre, per quanto riguarda gli ecosistemi, il progetto denominato L'economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB) ha sottolineato i rischi generati dall'ulteriore riduzione della biodiversità e dalla pressione esercitata sugli ecosistemi.
6.3. L'agricoltura in senso lato dovrà far fronte a nuovi problemi provocati dall'aumento della temperatura. La questione di come riuscirà ad adattarsi a nuove condizioni di produzione costituisce un tema chiave della futura politica agricola.
6.4. L'elenco è lungi dall'essere esaustivo. La maggior parte delle questioni sono già emerse dai dibattiti generali. Si tiene invece meno conto del fatto che gli effetti sulla nostra vita quotidiana sembrano iniziare a farsi sentire prima del previsto.
6.5. Il CESE invita la Commissione a fare della strategia per lo sviluppo sostenibile una metastrategia per tutte le altre politiche dell'UE. Tutte le altre strategie dell'UE devono contribuire al raggiungimento degli obiettivi della futura strategia per lo sviluppo sostenibile e rafforzare la sostenibilità.
6.6. Il CESE è decisamente favorevole all'elaborazione e all'applicazione di indicatori dei progressi conseguiti che vadano al di là del PIL. La recente relazione della commissione Stiglitz ha evidenziato ancora una volta che il PIL non può dare orientamenti per le decisioni di grande portata che devono essere prese adesso. Al contrario, esso induce in errore perché non evidenzia i veri problemi e quindi li rinvia al futuro. Recentemente il CESE ha adottato un parere in cui illustra le conseguenze di un nuovo approccio al PIL (3). Tuttavia la discussione deve andare al di là di un'analisi degli indicatori di riferimento. L'obiettivo principale dev'essere stabilire come creare in modo sostenibile ricchezza e benessere nella nostra società e passare ad un'economia caratterizzata da un consumo di risorse moderato e un'elevata produzione.
6.7. L'UE deve migliorare la comunicazione con i cittadini, anche per quanto riguarda le questioni relative allo sviluppo sostenibile.
7. La responsabilità politica e l'esigenza di una leadership politica
7.1. In una serie di pareri sul tema dello sviluppo sostenibile il CESE ha evidenziato il fatto che lo sviluppo sostenibile richiede una leadership politica e la volontà di diventare l'elemento trainante nelle attività di sviluppo. Ciò non significa che vi è bisogno di un maggior centralismo. Si tratta piuttosto della volontà di prendere iniziative, creare reti e assumere responsabilità.
7.2. Il CESE ribadisce quanto già affermato in numerosi pareri precedenti, vale a dire che un'azione con effetti positivi sul fronte dello sviluppo sostenibile richiede una responsabilità politica attiva e un forte impegno anche a livello locale e regionale. Il CESE sottolinea inoltre che occorre offrire la possibilità alle parti sociali e alla società civile in generale di partecipare attivamente alla pianificazione e attuazione dei progetti in questo campo.
7.3. In questo contesto è opportuno insistere sulla necessità di una cooperazione tra le due principali strategie per lo sviluppo, vale a dire la strategia di Lisbona e la strategia per lo sviluppo sostenibile. La questione di un'eventuale fusione delle due strategie è secondaria: l'elemento più importante è lavorare in stretta collaborazione. In ogni caso dev'essere chiaro che le misure adottate nel quadro dell'Agenda di Lisbona contribuiscono agli obiettivi della più ampia strategia per lo sviluppo sostenibile.
7.4. Per l'attuazione efficace della SSS è indispensabile una struttura di governance più forte. Il CESE invita il Consiglio a predisporre per la SSS un ciclo di governance analogo a quello della strategia di Lisbona, con rendiconti annuali, valutazione comparativa e applicazione del metodo aperto di coordinamento, in maniera che si possano confrontare meglio gli Stati membri e che si crei una concorrenza per l'aumento della sostenibilità. Occorre inoltre che sia negli Stati membri che nella Commissione vengano messe a disposizione risorse maggiori per la SSS.
8. Conoscenze e comportamenti
8.1. La Commissione dà ampio spazio alle questioni relative all'istruzione e alla formazione e presenta una sintesi dei diversi programmi dell'UE. Omette invece di inserire le questioni relative alla formazione e alle conoscenze in una prospettiva democratica più ampia. Lo sviluppo sostenibile, come anche la politica sul clima, richiederà decisioni che non sempre verranno accolte con favore. Lo sviluppo sostenibile, come anche la politica sul clima e sull'energia, deve avere forti legami con la realtà locale.
8.2. Come sviluppare tali legami e promuovere l'appoggio necessario? Una risposta chiave a questa domanda è costituita dall'istruzione e dalla formazione, sul modello ad esempio delle «università popolari» (folkhögskolorna) nei paesi nordici, in cui si attribuisce un elevato valore alla dimensione democratica nell'istruzione e nella formazione. Da una prospettiva sociale, la formazione contribuisce anche in maniera significativa alla creazione di strutture democratiche. Nei paesi nordici le «università popolari» hanno svolto un ruolo importante nell'assunzione del personale per tutti i tipi di organizzazione della società civile.
8.3. Questo non significa che la scuola e l'istruzione rivolta ai giovani rivestano un'importanza minore. Si tratta di rafforzare tanto l'educazione degli adulti quanto quella dei giovani, e di individuare nuovi metodi pedagogici.
8.4. Il CESE raccomanda che l'aspetto educativo e formativo della strategia per lo sviluppo sostenibile venga definito in maniera più ampia.
9. Ricerca e sviluppo a lungo termine
9.1. L'importanza della ricerca è stata posta in evidenza fin dalle prime decisioni in materia di sviluppo sostenibile. Si è infatti adottato un gran numero di decisioni politiche specifiche in merito allo sviluppo nel lungo periodo della ricerca e della formazione dei ricercatori. Una delle decisioni più importanti è stata adottata a Barcellona e ha stabilito come obiettivo che gli investimenti che gli Stati membri destinano alle attività di ricerca debbano raggiungere il 3 % del PIL nel prossimo futuro, vale a dire entro il 2010.
9.2. Secondo il CESE è essenziale che tutti gli Stati membri si impegnino per conseguire l'obiettivo stabilito a Barcellona, aumentando in maniera significativa i finanziamenti destinati alla ricerca.
9.3. Occorre inoltre realizzare un più chiaro coordinamento tra la politica in materia di ricerca e la strategia di Lisbona, e creare in tal modo sinergie tra lo sviluppo sostenibile e la strategia di Lisbona.
9.4. La collaborazione tra gli organismi di ricerca in materia di cambiamenti climatici è estremamente avanzata. Tuttavia, può risultare difficile per la ricerca di lungo termine farsi valere nella corsa ai finanziamenti. Pertanto il CESE propone che, nel quadro del programma comunitario per la ricerca, la Commissione realizzi un eventuale studio sulle esigenze in termini di ricerca in materia di clima, questioni energetiche e sviluppo sostenibile.
10. Una migliore organizzazione dei preparativi
10.1. Il CESE ha sottolineato in diversi contesti la necessità di una leadership politica per effettuare i preparativi delle misure indispensabili a una politica per lo sviluppo sostenibile o a una politica per il clima e lenergia. Inoltre, in diverse occasioni ha citato l'ex primo ministro francese Michel Rocard il quale, nel corso di un'importante conferenza del CESE, aveva affermato che lo sviluppo sostenibile avrebbe richiesto indubbiamente delle misure che non sempre sarebbero state facili né popolari. Qualche anno fa il primo ministro lussemburghese ha sollevato la stessa questione dichiarando: «Sappiamo esattamente, all'interno del Consiglio dei ministri, quali sono le misure necessarie. Il problema è che non sappiamo come riusciremo a farci rieleggere nei nostri rispettivi parlamenti dopo averle attuate"».
10.2. La soluzione sta nella realizzazione tempestiva e sistematica della concertazione e del dialogo. Ciò deve assolutamente avvenire dal basso verso l'alto. La partecipazione è un concetto chiave che va tuttavia completato con la solidarietà.
10.3. Il CESE ha più volte ribadito la necessità di creare una struttura di cooperazione più solida all'interno della Commissione. Alla luce della situazione attuale, ciò potrebbe tradursi nella designazione di un commissario specifico – con il rango di vicepresidente – incaricato di promuovere la cooperazione e il coordinamento tra le grandi strategie attuali, vale a dire la strategia per lo sviluppo sostenibile, le questioni relative al clima e all'energia e la strategia di Lisbona.
Bruxelles, 5 novembre 2009
Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo
Mario SEPI
(1) COM(2009) 400 def.
(2) Cfr. ad esempio GU C 195 del 18.8.2006, pag. 29 e GU C 256 del 27.10.2007, pag. 76.
(3) GU C 100 del 30.4.2009, pag. 53.