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Document 52005IP0058

    Risoluzione del Parlamento europeo sul Nepal

    GU C 304E del 1.12.2005, p. 407–408 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

    52005IP0058

    Risoluzione del Parlamento europeo sul Nepal

    Gazzetta ufficiale n. 304 E del 01/12/2005 pag. 0407 - 0408


    P6_TA(2005)0058

    Nepal

    Risoluzione del Parlamento europeo sul Nepal

    Il Parlamento europeo,

    - viste le sue precedenti risoluzioni sul Nepal,

    - vista la dichiarazione dell'Unione europea del 3 febbraio 2005 sull'assunzione del potere esecutivo da parte del Re in Nepal,

    - visto l'articolo 115, paragrafo 5, del suo regolamento,

    A. considerando che il 1o febbraio 2005 Re Gyanendra, con un atto incostituzionale, ha sciolto il governo, ha assunto direttamente il potere e ha dichiarato lo stato d'emergenza,

    B. considerando che, con la sospensione di parti essenziali della Costituzione che proteggono diritti e libertà fondamentali, con l'imposizione degli arresti domiciliari a leader di partiti, con l'incarcerazione di migliaia di attivisti politici, attivisti dei diritti umani, giornalisti e sindacalisti, con la censura totale sui mezzi d'informazione e con l'interruzione di tutte le linee di comunicazione, il paese è stato posto di fatto sotto il controllo dei militari con un colpo di stato,

    C. considerando che il Nepal è tra i paesi più poveri dell'Asia, con quasi il 40 % dei suoi 23 milioni di abitanti che vivono al di sotto della soglia di povertà, e che il conflitto sta avendo un impatto devastante sulla popolazione rurale già terribilmente povera,

    D. considerando che nel gennaio 2005 il governo del Nepal ha ordinato la chiusura dell'ufficio di assistenza ai profughi tibetani di Kathmandu, che forniva soccorso ai rifugiati tibetani come partner esecutivo dell'UNHCR;

    1. condanna fermamente la presa del potere esecutivo da parte di Re Gyanendra, avvenuta il 1o febbraio 2005, e la successiva campagna di arresti arbitrari, censura e repressione generale, nonché la sospensione di diritti costituzionali fondamentali come la libertà di riunione e di espressione, il diritto all'informazione e alla tutela della vita privata, e il divieto di arresto arbitrario;

    2. sottolinea che qualsiasi ricerca di una soluzione con mezzi militari non farà che acuire e prolungare le sofferenze del popolo nepalese, ed è fermamente convinto che una soluzione negoziata e fondata su principi democratici costituisca l'unico modo sostenibile per porre fine al conflitto in corso; raccomanda che una terza parte neutrale, come le Nazioni Unite e l'Alto rappresentante dell'Unione europea, sig. Javier Solana, funga da moderatrice in tali negoziati;

    3. invita Re Gyanendra a revocare lo stato d'emergenza e a ripristinare tutte le libertà fondamentali e, una volta avvenuto ciò, chiede che tutte le parti collaborino al fine di ripristinare la democrazia parlamentare e di avviare un processo per la soluzione del conflitto armato;

    4. si rallegra del rilascio di alcuni prigionieri politici, ma rimane profondamente preoccupato per altri leader politici, studenti e attivisti dei diritti umani tuttora detenuti o agli arresti domiciliari dopo l'assunzione dei pieni poteri da parte del Re;

    5. sottolinea che la censura sulla stampa e l'interruzione delle comunicazioni con il mondo esterno impediscono il controllo dell'operato dell'esercito da parte dell'opinione pubblica ed espongono la popolazione nepalese ad un rischio accresciuto di abusi, e chiede il totale ripristino della libertà dei mezzi d'informazione e delle comunicazioni;

    6. esprime la sua profonda preoccupazione per le numerosissime denunce di uccisioni illegali, il diffuso ricorso alla tortura, l'impunità e altre violazioni dei diritti dell'uomo da parte sia delle forze di sicurezza che dei maoisti, e rivolge un appello ad entrambe le parti in conflitto affinché sottoscrivano accordi in materia di diritti umani quale primo passo per porre un freno agli abusi che seminano angoscia e terrore fra la popolazione;

    7. chiede la sospensione di ogni forma di assistenza militare;

    8. invita il Consiglio ad imporre sanzioni mirate alle élite al potere e ai militari fino a che in Nepal non sarà stata ripristinata la democrazia;

    9. invita l'Unione europea a riesaminare la sua assistenza al Nepal e a controllare in modo stretto e minuzioso la destinazione finale di tutta l'assistenza fornita al paese, in modo da garantire che essa sia utilizzata per il suo scopo precipuo di alleviare la povertà, per affrontare le cause che stanno alla base del conflitto nel paese e per finanziare programmi di soluzione dei conflitti;

    10. sollecita il Consiglio e la Commissione ad appoggiare una risoluzione sul Nepal alla 61a sessione della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, e sollecita quest'ultima a nominare, nella riunione che terrà a Ginevra nel marzo 2005, un relatore speciale incaricato di monitorare la situazione dei diritti umani in Nepal;

    11. invita entrambe le parti in conflitto ad accettare l'invio di osservatori dei diritti umani sotto gli auspici della Commissione nazionale per i diritti umani, e invita l'Unione europea e le Nazioni Unite ad offrire assistenza tecnica e finanziaria a tal fine;

    12. invita il governo nepalese a consentire all'Ufficio di assistenza ai profughi tibetani e all'Ufficio di rappresentanza del Dalai Lama a Kathmandu di riprendere le loro attività, ed esprime il timore che la chiusura di tali uffici possa essere interpretata come uno scambio di favori con la Cina in relazione allo stato di emergenza;

    13. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, a Re Gyanendra, ai governi dell'India e degli altri Stati membri dell'Associazione per la cooperazione regionale dell'Asia del sud (SAARC), all'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e al Segretario generale delle Nazioni Unite.

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