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Document 52002AR0224
Opinion of the Committee of the Regions on the "Communication of the European Commission on Productivity: the Key to Competitiveness of European Economies and Enterprises"
Parere del Comitato delle regioni in merito alla "Comunicazione della Commissione europea Produttività: la chiave per la competitività delle economie e delle imprese europee"
Parere del Comitato delle regioni in merito alla "Comunicazione della Commissione europea Produttività: la chiave per la competitività delle economie e delle imprese europee"
GU C 128 del 29.5.2003, p. 1–5
(ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)
Parere del Comitato delle regioni in merito alla "Comunicazione della Commissione europea Produttività: la chiave per la competitività delle economie e delle imprese europee"
Gazzetta ufficiale n. C 128 del 29/05/2003 pag. 0001 - 0005
Parere del Comitato delle regioni in merito alla "Comunicazione della Commissione europea 'Produttività: la chiave per la competitività delle economie e delle imprese europee'" (2003/C 128/01) IL COMITATO DELLE REGIONI, vista la comunicazione della Commissione europea "Produttività: la chiave per la competitività delle economie e delle imprese europee" (COM(2002) 262 def.); vista la decisione della Commissione europea, in data 4 marzo 2002, di consultare il Comitato sull'argomento, conformemente al disposto dell'articolo 265, primo comma, del trattato che istituisce la Comunità europea; vista la decisione del proprio Ufficio di presidenza, in data 12 marzo 2002, di incaricare la commissione Politica economica e sociale di preparare i lavori del Comitato in materia; viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000; viste le conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo di Barcellona del 15 e 16 marzo 2002; considerando che nel marzo 2000 il Consiglio di Lisbona ha deciso che l'Unione europea doveva prefiggersi un nuovo obiettivo strategico per il prossimo decennio, ossia diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale; considerando che, appena due anni dopo, le tendenze nella crescita della produttività non sono sufficienti a realizzare gli obiettivi della strategia di Lisbona entro il 2010; considerando che le cause e i rimedi della crescita insoddisfacente della produttività dell'UE sono noti: la scarsa volontà e capacità di operare cambiamenti costituiscono il vero ostacolo alle riforme e al conseguimento degli obiettivi di Lisbona; considerando che l'esigenza di una riforma sta diventando anche più urgente in vista del prossimo allargamento dell'Unione; considerando che gli enti locali e regionali non solo sono direttamente interessati dalla strategia di Lisbona, ma svolgono anche un ruolo fondamentale nel realizzarne gli obiettivi; visto il progetto di parere della commissione Politica economica e sociale (CdR 224/2002 riv.) adottato il 25 settembre 2002 (relatore: Peter Moore, membro liberaldemocratico del consiglio della circoscrizione metropolitana di Sheffield, UK/ELDR), ha adottato il seguente parere nel corso della 48a sessione plenaria del 12 e 13 febbraio 2003 (seduta del 12 febbraio). PUNTI DI VISTA E RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO DELLE REGIONI 1. Osservazioni generali Il Comitato delle regioni 1.1. ritiene che i risultati insoddisfacenti nella crescita della produttività del lavoro nell'UE e la mancata attuazione delle riforme necessarie per conseguire gli obiettivi della strategia di Lisbona costituiscano motivo di preoccupazione. L'UE e gli Stati membri devono impegnarsi maggiormente nell'attuazione della strategia di Lisbona e mostrare ambizione e coraggio nell'introdurre le riforme da tempo necessarie; 1.2. sottolinea che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo fondamentale nel realizzare gli obiettivi della strategia di Lisbona. Allo stesso modo tali misure determinano per certi versi il margine di manovra degli enti locali e regionali. Il Comitato si rammarica quindi che la relazione non faccia riferimento al ruolo degli enti locali e regionali, in particolare nel settore delle TIC, dell'istruzione, della formazione e della R& S. La strategia di Lisbona dovrebbe essere attuata nel modo più adeguato per rispondere alle esigenze e tener conto delle specificità degli enti locali e regionali: è quindi necessario analizzare il ruolo svolto da tali enti nell'aumento della produttività e della competitività; 1.3. ritiene che la prossima adesione di nuovi Stati avrà un impatto considerevole sulla produttività dell'UE nel complesso. Date le differenze relative esistenti tra Stati membri attuali e futuri in termini di struttura e di forza delle economie, di composizione della manodopera e di capacità di cambiamento e innovazione, sarebbe opportuno che la comunicazione facesse riferimento anche ai paesi candidati. 2. Produttività e tenore di vita nell'UE Il Comitato delle regioni 2.1. approva l'obiettivo prioritario riconosciuto dal Consiglio di Barcellona: l'ulteriore sviluppo di strategie per l'occupazione, con un'attenzione particolare alle riforme del mercato del lavoro; 2.2. sottolinea l'importanza della flessibilità del mercato del lavoro nell'UE e invita ad analizzare meglio tutte le componenti della flessibilità, come i modelli di lavoro, le retribuzioni, la flessibilità numerica, funzionale, geografica e relativa alle qualifiche, appurandone la rilevanza rispetto ai risultati economici e alla creazione di posti di lavoro. Anche se i diversi punti di forza e le carenze a livello nazionale richiederanno soluzioni su misura nei vari Stati membri, occorre adottare un approccio integrato e sinergico per realizzare gli obiettivi, stabiliti a Lisbona, di una crescita elevata e della piena occupazione, sempre in conformità con il principio dello sviluppo sostenibile. La creazione di nuovi posti di lavoro e la promozione dell'"occupabilità" dovranno essere al centro di ogni strategia occupazionale efficace. Le sovvenzioni alle imprese in difficoltà volte alla conservazione dei posti di lavoro esistenti non devono pregiudicare le trasformazioni strutturali; 2.3. ritiene che occorra prestare particolare attenzione alle strategie da mettere in atto nei paesi candidati, affinché questi possano raggiungere nel più breve tempo possibile livelli di occupabilità in linea con quelli degli altri Stati europei; anche sotto questo profilo gli enti locali e regionali avranno un ruolo cruciale da svolgere. 3. Il ruolo delle TIC e dell'innovazione nella crescita della produttività Il Comitato delle regioni 3.1. ritiene che la diffusione delle TIC svolga un ruolo fondamentale e che essa dipenda da una serie di condizioni generali favorevoli, laddove l'esistenza di una vasta industria di produzione delle TIC non rappresenta una condizione necessaria né sufficiente per beneficiare degli effetti di crescita legati a tali tecnologie. Gli enti locali e regionali svolgono un ruolo di primo piano in materia di diffusione delle TIC, come pure di istruzione e formazione: il Comitato suggerisce quindi che nelle sue proposte la Commissione europea tenga conto di tali enti e li indirizzi in via prioritaria a sostenere la diffusione delle TIC nelle aree marginali e sfavorite; 3.2. sottolinea la necessità di intensificare gli sforzi alla base dell'iniziativa eEurope. A questo proposito il Comitato accoglie con favore il vasto piano di azione eEurope 2005, presentato al Consiglio europeo di Siviglia. Visto il ruolo che tale piano svolge nello sviluppo delle TIC e le sue conseguenze sulla produttività, il Comitato segnala in particolare l'importanza di garantire un'ampia disponibilità e prezzi competitivi per un accesso a banda larga in tutte le regioni dell'Unione europea, ivi comprese le più svantaggiate e quelle ultraperiferiche, compensando così almeno in parte, nel caso di quest'ultime, la loro situazione territoriale; 3.3. esorta la Commissione europea a introdurre, a norma dell'articolo 299, paragrafo 2, le modifiche necessarie affinché le regioni ultraperiferiche possano sfruttare le potenzialità delle TIC e del settore R& S e possano proporre progetti concreti nell'ambito di strumenti già esistenti come le azioni innovative, Interreg III, il Sesto programma quadro ed ERA-NET. In diverse occasioni tali strumenti non sono risultati sufficientemente adeguati alla realtà specifica delle regioni ultraperiferiche; 3.4. ritiene che vada urgentemente affrontato il problema della carenza di manodopera qualificata in alcune fasi cruciali della modernizzazione tecnologica. È essenziale che gli Stati membri realizzino tutte le iniziative elencate a questo riguardo nelle conclusioni della presidenza del Consiglio europeo di Barcellona; 3.5. esorta a risolvere una volta per tutte il problema del brevetto comunitario al fine di promuovere l'innovazione. Inoltre, il Comitato sottolinea l'importanza di armonizzare le normative degli Stati membri in materia di brevettabilità delle invenzioni che includono programmi informatici; 3.6. giudica necessario destinare maggiori investimenti al settore della ricerca e sviluppo. Il Comitato approva l'obiettivo di portare entro la fine del decennio la spesa per le attività di R& S al 3 % del PIL, di cui due terzi, secondo il Consiglio di Barcellona, dovrebbero far capo al settore privato per promuovere in particolar modo la partecipazione delle PMI ai processi di ricerca e sviluppo. Il Comitato raccomanda inoltre di creare un legame più stretto tra scienza e industria sul piano nazionale e internazionale in tutti gli Stati membri, all'interno come all'esterno dell'UE e rammenta che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo essenziale in questo ambito. È particolarmente importante che tutte le regioni vengano integrate nello Spazio europeo della ricerca (European Research Area - ERA), prestando specifica attenzione alle regioni ultraperiferiche, come prevede la comunicazione della Commissione sulla dimensione regionale dello Spazio europeo della ricerca(1); 3.7. invita ad adottare un piano di azione sulla comunicazione della Commissione "Le scienze della vita e le biotecnologie - Una strategia per l'Europa"(2), in cui si tenga conto delle problematiche sociali ed etiche come pure del principio di precauzione. Raccomanda pertanto di prendere in considerazione gli ostacoli e di attuare le procedure individuate per le biotecnologie nei seguenti documenti: Relazione sulla competitività europea 2001(3) e Innovation and Competitiveness in European Biotechnology(4) ("Innovazione e competitività nella biotecnologia europea"); 3.8. esorta la Commissione a preparare una relazione sui progressi compiuti per quanto riguarda la sua intenzione di integrare maggiormente l'innovazione in uno spazio europeo della conoscenza, con l'obiettivo di rafforzare i diritti di proprietà intellettuale in Europa. 4. La recente crescita della produttività nel settore manifatturiero Il Comitato delle regioni 4.1. raccomanda di esaminare in modo più approfondito il rapporto tra il costo e la produttività della manodopera nel settore manifatturiero, e riconosce l'esigenza di aumentare la percentuale delle industrie a contenuto tecnologico nell'UE; 4.2. raccomanda che gli incentivi e i programmi volti a modernizzare i processi di produzione e il capitale non umano trovino una più ampia applicazione negli Stati membri; 4.3. raccomanda di potenziare l'offerta di capitale di rischio e di avviamento, nonché la sottoscrizione di prestiti per partecipare alla creazione di nuove imprese, specie nel campo della tecnologia e delle TIC, nella fase di lancio come in quella di sviluppo, e di incentivare la formazione di operatori specializzati in detti strumenti finanziari. Occorre appoggiare gli operatori locali privati e pubblici per consentirne la partecipazione al finanziamento di tali misure. 5. Il recente aumento della produttività dei servizi in Europa Il Comitato delle regioni 5.1. invita a migliorare la raccolta, l'elaborazione e l'analisi di dati confrontabili sulla produttività negli Stati membri; 5.2. sottolinea l'esigenza di creare condizioni più favorevoli all'imprenditorialità. Le normative che disciplinano la costituzione di nuove imprese nel settore della distribuzione e in quello delle vendite al dettaglio devono essere rese più flessibili. Il Comitato si associa inoltre all'invito a incentivare l'innovazione nel settore dei servizi, come pure a ridurre o eliminare gli ostacoli burocratici e "sistemici" all'imprenditorialità. Non appoggia tuttavia la deregolamentazione delle assunzioni e dei licenziamenti, che ritiene controproducente in termini sia economici che sociali, contraria al modello sociale europeo e pregiudizievole agli sforzi profusi dagli enti locali e regionali per garantire il benessere delle collettività locali e delle regioni; 5.3. appoggia sia la proposta di perseguire con determinazione la liberalizzazione dei mercati nella prospettiva di un mercato unico per i servizi finanziari, sia il piano d'azione per i servizi finanziari; 5.4. crede fermamente nella necessità di rimuovere gli ostacoli esistenti nel mercato interno dei servizi. Le istituzioni europee e gli enti nazionali, regionali e locali devono tutti impegnarsi maggiormente per eliminare gli ostacoli giuridici e di altro tipo. 6. Il capitale umano e la crescita della produttività Il Comitato delle regioni 6.1. riconosce che la qualità e la composizione della forza lavoro costituiscono un fattore determinante per la produttività: ciò implica la necessità che elementi come le pari opportunità, l'immigrazione, l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e la mobilità siano posti al centro del dibattito sulla produttività. È necessario esplorare nuovi modelli e metodi di formazione e di istruzione; in particolare occorre potenziare l'applicazione dell'e-learning nella formazione professionale a livello tanto di manodopera quanto di personale tecnico e direttivo, soprattutto nelle fasi di specializzazione, formazione continua e riqualificazione professionale. Va rafforzata la creazione di programmi informatici che poggino sulle tecniche pedagogiche più moderne e più facilmente utilizzabili dagli studenti; 6.2. ritiene che vada maggiormente sottolineata l'importanza di rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro. Secondo il Comitato, i Consigli di Lisbona e di Barcellona e la Commissione avrebbero dovuto riconoscere anche l'importanza di garantire una maggiore partecipazione alla forza lavoro per le donne, ma anche per altre categorie svantaggiate come gli anziani, i disabili, le minoranze etniche e i lavoratori omosessuali e bisessuali. È assolutamente necessario aumentare la partecipazione globale alla forza lavoro. La mobilitazione del potenziale inutilizzato di tutti i gruppi attualmente esclusi dal mercato del lavoro può stimolare la produttività, mentre una maggiore capacità di gestire la diversità può apportare benefici sostanziali in fatto di produttività e competitività; 6.3. sostiene la necessità di adottare ulteriori misure per eliminare gli ostacoli alla mobilità e di rimuovere, da parte degli Stati membri, gli ostacoli al riconoscimento delle qualifiche professionali. Le TIC e le abilità linguistiche sono strumenti essenziali per la mobilità e, dato che gli enti locali e regionali hanno spesso competenze in materia, essi dovrebbero essere considerati in tutte le proposte della Commissione. Il Comitato appoggia anche il piano di azione della Commissione volto a rimuovere gli ostacoli in tale ambito entro il 2005. 7. Politica delle imprese, politica della concorrenza e crescita della produttività Il Comitato delle regioni 7.1. approva il riconoscimento da parte della Commissione della necessità di ridurre l'accentramento e gli aiuti di Stato, garantendo al contempo l'adozione e il rafforzamento delle misure intese a sostenere la crescita economica. Il Comitato accoglie con favore la proposta di concedere aiuti di Stato meno numerosi ma più mirati, volti a conseguire obiettivi maggiormente condivisi a livello orizzontale e a rimediare a carenze del mercato chiaramente individuate. È necessario stabilire una serie di priorità per le politiche di concessione degli aiuti di Stato, in funzione del loro grado di innovatività, di rischio e di sostegno alle PMI; 7.2. ritiene che la comunicazione della Commissione dovrebbe approfondire il tema delle disposizioni in materia di capitali di rischio e di imprenditorialità, e in particolare il ruolo degli enti locali e regionali in tale settore. L'adozione di politiche, l'eliminazione degli ostacoli strutturali, l'agevolazione dell'accesso ai finanziamenti e l'introduzione di incentivi volti a promuovere l'innovazione e le attività di R& S figurano tra i metodi per incoraggiare gli investimenti privati e una cultura dinamica favorevole alla creazione di nuove imprese nell'UE; 7.3. ritiene necessario migliorare la gestione aziendale adoperandosi per garantire la trasparenza della gestione e della contabilità e per tutelare gli azionisti e gli altri interessati, ad esempio i dipendenti, dalle conseguenze di una cattiva gestione; 7.4. conviene sul fatto che il controllo delle concentrazioni dovrebbe permettere di valutare se gli strumenti esistenti siano migliorabili nel quadro del regolamento sulle concentrazioni al fine sia di consentire incrementi verificabili di efficienza connessi a una determinata concentrazione sia di controbilanciare eventuali effetti negativi, per esempio gli aumenti di prezzo dovuti alla creazione o al rafforzamento di una posizione dominante sul mercato. 8. Politica delle imprese e sviluppo sostenibile dell'industria manifatturiera Il Comitato delle regioni 8.1. sostiene la realizzazione di riforme economiche strutturali e di politiche ambientali che evitino l'incompatibilità tra crescita economica e progresso ambientale nel settore industriale. Il Comitato riconosce che le politiche ambientali possono contribuire alla competitività e alla crescita stimolando una maggiore efficienza produttiva e creando nuovi mercati, nonostante i costi che esse impongono all'industria; 8.2. approva l'invito del Consiglio di Barcellona a elaborare una relazione sulla valutazione d'impatto in materia di sostenibilità per tutte le principali proposte e iniziative politiche, che ne analizzi gli effetti economici, sociali e ambientali, in modo da poter far avanzare il processo di adeguamento delle politiche e delle pratiche dell'UE; 8.3. raccomanda di realizzare uno studio comparato delle differenze di costo legate all'uso di infrastrutture essenziali per le imprese. Scopo di una tale analisi dovrebbe essere il miglioramento della competitività delle imprese potenzialmente soggette a discriminazione, perché devono sostenere costi infrastrutturali più elevati. Bruxelles, 12 febbraio 2003. Il Presidente del Comitato delle regioni Albert Bore (1) COM(2001) 549 def. (2) COM(2002) 27 def. (3) Capitolo V, e A. Allansdottir et. al. (2002). (4) Enterprise Papers No 7, DG Impresa, Commissione europea.