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Document 52003AE0402
Opinion of the European Economic and Social Committee on the "Communication from the Commission to the Council and the European Parliament laying down a Community Action Plan for the conservation and sustainable exploitation of fisheries resources in the Mediterranean Sea under the Common Fisheries Policy" (COM(2002) 535 final)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad un piano d'azione comunitario per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo nell'ambito della politica comune della pesca" (COM(2002) 535 def.)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad un piano d'azione comunitario per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo nell'ambito della politica comune della pesca" (COM(2002) 535 def.)
GU C 133 del 6.6.2003, p. 26–29
(ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad un piano d'azione comunitario per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo nell'ambito della politica comune della pesca" (COM(2002) 535 def.)
Gazzetta ufficiale n. C 133 del 06/06/2003 pag. 0026 - 0029
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla "Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo relativa ad un piano d'azione comunitario per la conservazione e lo sfruttamento sostenibile delle risorse della pesca nel Mar Mediterraneo nell'ambito della politica comune della pesca" (COM(2002) 535 def.) (2003/C 133/06) La Commissione, in data 9 ottobre 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione di cui sopra. La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo del relatore Chagas, in data 11 marzo 2003. Il Comitato economico e sociale nel corso della 398a sessione plenaria del 26 marzo 2003 ha adottato, all'unanimità, il seguente parere. 1. Introduzione 1.1. Con la comunicazione all'esame(1), la Commissione intende definire un piano d'azione per le attività di pesca nel Mar Mediterraneo, gettando le basi di una nuova impostazione e di un nuovo quadro regolamentare per la pesca nella regione. 1.2. La nuova impostazione consiste nel prendere in considerazione tutti i parametri che rendano possibile una pesca responsabile e sostenibile. L'intervento si inserisce nel quadro di un approccio integrato e basato su nuovi presupposti per quanto concerne la dimensione dell'ambiente nel quale si svolgono le attività di pesca in ciascuno Stato membro. 1.3. Il nuovo quadro regolamentare intende basarsi su principi diversi per quanto concerne la giurisdizione delle acque marittime e i rapporti con i paesi terzi che operano nella zona e è volto a permettere la piena applicazione di tutte le componenti della PCP, in particolare la politica di conservazione delle risorse ittiche che, secondo gli studi e le ricerche condotte dagli organi ufficiali degli stessi Stati membri e da altri organismi internazionali, sono eccessivamente sfruttate ed esigono un intervento efficace e rigeneratore. 1.4. Nel piano d'azione, la Commissione propone in particolare le seguenti misure: - adozione di una strategia concertata in merito alla dichiarazione di zone di pesca protette; - ricorso alla gestione dello sforzo di pesca come principale strumento; - miglioramento dei metodi di pesca per ridurre l'impatto negativo sugli stock e sull'ambiente marino; - potenziamento delle misure di controllo e di protezione; - maggiore disponibilità di pareri scientifici; - più ampia partecipazione del settore della pesca al processo consultivo; - promozione della cooperazione internazionale. 2. Osservazioni generali 2.1. Nella zona del Mediterraneo, le attività di pesca hanno un'enorme importanza sul piano economico e sociale e assumono, in numerosi casi, una rilevanza specifica superiore al loro peso relativo in termini di contributo al PIL. La flotta mediterranea rappresenta il 42 % dei posti di lavoro esistenti in questo settore nell'UE. 2.2. La stragrande maggioranza delle navi che operano nel Mediterraneo hanno una lunghezza inferiore ai 12 metri. Esse costituiscono l'80,2 % del totale delle navi comunitarie che operano nella zona, il che consente di definire la flotta mediterranea come una flotta essenzialmente artigianale. 2.3. Data l'estensione ridotta della piattaforma continentale e la tipologia delle imbarcazioni, tale flotta esercita la sua attività in prossimità della costa, in acque territoriali nazionali; ciò conferisce un carattere particolare e distinto non solo alla struttura imprenditoriale ma anche al tipo di attività, all'occupazione, agli investimenti di capitale e alla quantità di catture. 2.4. Le caratteristiche specifiche delle zone di pesca nel Mediterraneo hanno inoltre influenzato sin dall'inizio l'applicazione della Politica comune della pesca e dei suoi successivi adeguamenti in quest'area. 2.5. I capitoli "strutture" e "mercati" della PCP sono stati generalmente applicati nel Mediterraneo allo stesso modo che in altre regioni dell'UE. Invece la politica di conservazione, precisamente l'anello più importante della PCP, è stata applicata in modo meno rigido. Lo stesso vale per la politica di controllo. 2.6. Una gestione integrata delle attività di pesca presuppone un'analisi degli aspetti biologici, economici e sociali, la ricerca di adeguati strumenti di gestione e infine il dialogo tra gli operatori del settore, le amministrazioni e gli ambienti scientifici. 2.7. Il Comitato accoglie con grande interesse la comunicazione della Commissione e le azioni previste per raggiungere, nell'arco di tre anni, l'obiettivo di riconsiderare la Politica comune della pesca nel Mediterraneo in particolare attraverso l'applicazione di tutti gli strumenti di gestione esistenti. Sottolinea che si tratta di un obiettivo molto ambizioso dato il poco tempo che la Commissione si è concesso per conseguirlo. 2.8. Questo desiderio era stato già espresso più volte dal CESE nei suoi pareri precedenti(2). 2.9. Il Comitato sottolinea inoltre l'intenzione espressa nella comunicazione della Commissione secondo cui le iniziative da avviare a livello comunitario per raggiungere tale obiettivo devono essere il risultato di un ampio dibattito e della partecipazione degli operatori e delle parti sociali nell'ambito di organismi specifici già esistenti o da creare appositamente. L'istituzione di un Comitato consultivo regionale per il Mediterraneo, come previsto nel documento "Calendario" potrà essere un passo importante nella giusta direzione. Il CESE osserva inoltre con interesse il lavoro portato avanti attualmente per creare un'associazione di pescatori del Mediterraneo, sottolineando l'importanza di coinvolgere in questo processo i principali operatori, in special modo gli armatori e i rappresentanti dei lavoratori. 2.9.1. La notevole presenza nel Mediterraneo del fenomeno della pesca illegale, che non rispetta le buone pratiche e che viene effettuata da imbarcazioni di paesi non appartenenti alla regione, è incompatibile con una pesca responsabile e sostenibile. Il Comitato sottolinea la necessità di promuovere la cooperazione tra gli Stati del bacino del Mediterraneo ed è per questo motivo che accoglie favorevolmente l'organizzazione di una conferenza regionale che delinei nuove prospettive per la pesca nel Mediterraneo. 2.10. Il Comitato giudica particolarmente opportuna l'idea di analizzare ed eventualmente considerare un nuovo approccio e una posizione comune per quanto concerne l'estensione della zona di giurisdizione delle acque territoriali, dinanzi alla situazione attuale di disparità tra i vari Stati membri della zona (da 6 a 12 miglia per alcuni, 49 miglia per la zona di pesca protetta nel caso di un altro Stato o ancora una zona economica esclusiva di 25 miglia per un futuro Stato membro). Questa situazione e le iniziative di alcuni Stati membri, i quali in pratica hanno esteso le loro acque adottando zone di protezione ambientale, evidenziano la necessità di affrontare la questione in modo sì prudente, ma anche ambizioso. 2.11. Il Comitato approva questa importazione e invita a impegnarsi per definire una posizione comune dell'UE sulla giurisdizione delle acque marittime che venga rispettata a livello multilaterale da tutti gli Stati costieri del Mediterraneo. Questa può essere la pietra angolare sulla quale costruire il successo della riforma della PCP nel Mediterraneo. 2.12. Una posizione comune diretta a estendere le acque territoriali può contribuire notevolmente, tra l'altro, ad uniformare la gestione della PCP, ad armonizzare le procedure, ad aumentare il senso di responsabilità degli operatori, e infine a combattere la pesca illegale e tutte le azioni contrarie alle buone pratiche e incompatibili con i principi di una pesca responsabile. 2.13. Il Comitato approva questo approccio che dovrà tradursi non in un aumento dello sforzo di pesca bensì in un controllo più efficace di tale sforzo da parte degli Stati membri interessati. Tuttavia, è necessario far sì che gli stati dispongano delle risorse umane, tecniche e finanziarie necessarie per esercitare tale controllo in modo adeguato. 2.14. Gli studi e i pareri formulati dagli stessi organismi ufficiali degli Stati membri e da altri organismi scientifici sono tutti d'accordo nel constatare lo stato di degrado delle risorse ittiche nel Mediterraneo; è dunque urgente applicare pienamente il capitolo "conservazione", al fine di garantire la sostenibilità della pesca e il mantenimento di questa attività, che riveste una grande importanza economica e sociale per l'esistenza di talune regioni e delle loro popolazioni. 2.15. La combinazione della politica di conservazione e quella di gestione delle risorse ittiche comunitarie nel Mediterraneo, l'intervento dinamico all'interno degli organismi regionali di coordinamento e lo sviluppo della cooperazione con altri paesi limitrofi della regione può essere estremamente vantaggiosa per il futuro dell'attività di pesca nel Mediterraneo e avere risvolti positivi che si estenderanno certamente ad altri settori. I progetti subregionali della FAO (Adriamed, Copemed, e Medsurmed) possono costituire la base per consolidare la cooperazione scientifica. 2.16. Per preparare la riforma della Politica comune della pesca nel Mediterraneo è necessario conoscere la realtà nella quale si interviene e più precisamente lo stato degli stock, i loro dati biologici e/o la probabilità di una loro ricostituzione. 2.17. La pesca è un'attività che dipende da una realtà biologica complessa ed è condizionata da numerosi fattori climatici, ambientali e di altro tipo, la cui conoscenza va approfondita. 2.18. Per mantenere nel tempo questa attività economica e preservare la biodiversità, è indispensabile definire regole ben precise di conservazione e gestione delle risorse biologiche, pena il loro esaurimento. 2.18.1. Attraverso l'incremento della cooperazione multilaterale, queste regole dovrebbero essere armonizzate e applicate a tutte le flotte che operano nel Mediterraneo. 2.19. Per dare una solida base alle decisioni, è necessario migliorare i pareri scientifici sulla pesca. Questa è anche la condizione per dare fondamento e credibilità a tutto il quadro regolamentare che disciplina gli interventi nelle zone di pesca del Mediterraneo. 2.20. I diversi istituti e le diverse comunità scientifiche degli Stati membri hanno profuso molti sforzi per produrre studi e pareri scientifici applicabili al settore, ma tali sforzi vanno urgentemente adeguati alle realtà e alle necessità specifiche della pesca, dando loro un contenuto oggettivo e una rilevanza settoriale. 2.21. Il Comitato ha inoltre sottolineato che per quanto concerne sia la pesca nell'Atlantico sia quella nel Mediterraneo è necessario "potenziare la ricerca in questo settore, promuovendo la cooperazione e gli scambi di informazioni a livello europeo ed assegnando risorse adeguate"(3). In tale contesto, il Comitato esprime preoccupazione per la riduzione degli stanziamenti a favore della ricerca nel settore previsti dal Sesto programma quadro. 2.22. L'istituzionalizzazione all'interno del CSTEP(4) di un sottogruppo per il Mediterraneo potrà rivelarsi di grande utilità per il sostegno a nuove azioni e misure di gestione, a condizione che esso disponga delle risorse umane e finanziarie necessarie. 2.23. Come già dichiarato nel parere(5) sulla proposta "Calendario"(6), il CESE approva la progressiva diminuzione delle pratiche e dei metodi di pesca con effetti negativi sull'ambiente marino e promuove l'adozione di metodi e tecniche più selettivi e rispettosi dell'ambiente. Come più volte affermato, è essenziale coinvolgere gli operatori economici e sociali nella formulazione di queste misure e nella preparazione della prevista revisione del regolamento (CE) n. 1626/94. 2.24. È necessario analizzare a fondo anche le attività di pesca denominate "ricreative", a volte paragonabili ad una vera e propria attività professionale. 2.25. Gli obiettivi della PCP nel Mediterraneo devono salvaguardare il ruolo guida della Comunità nell'applicazione dei suoi diversi capitoli, affinché sia possibile assicurare la sostenibilità delle attività e la coerenza delle politiche, garantendo l'adeguata partecipazione degli organismi nazionali o locali nei diversi ambiti, soprattutto attraverso i comitati consultivi regionali. 2.26. La salvaguardia di condizioni ambientali adeguate alla protezione delle risorse biologiche della pesca richiede generalmente un rigoroso controllo delle misure ambientali e azioni di lotta all'inquinamento e di protezione dei biotopi. In un mare con le caratteristiche del Mediterraneo, questa esigenza risulta particolarmente incalzante. 2.26.1. La necessità di proteggere l'ambiente marino è fondamentale per garantire la sostenibilità delle attività di pesca. Questo aspetto effettivamente merita una maggiore attenzione, passando dalle parole ai fatti, nel quadro di una vera politica globale e integrata di protezione dell'ambiente marino che proponga, tra l'altro, una soluzione ai gravi problemi dovuti all'inquinamento causato dagli incidenti di navi che trasportano combustibili e merci pericolose o dallo scarico di idrocarburi nel mare. 2.27. Gli adeguamenti e le riforme che sarà necessario introdurre per procedere all'applicazione della PCP nel Mediterraneo avranno certamente delle conseguenze sul tessuto sociale. 2.28. In effetti, la piena applicazione dei capitoli "Conservazione", "Strutture" e "Mercati" nel Mediterraneo, pur con gli adeguamenti determinati dalla situazione e dalla realtà, avrà conseguenze sociali per coloro che operano nel settore e che da esso traggono i mezzi di sostentamento. 2.29. Il Comitato sottolinea che occorre assicurare il sostegno allo sviluppo dell'acquacoltura, come attività complementare alla pesca tradizionale. 2.30. Il CESE è favorevole alla piena integrazione della dimensione sociale nella riforma della Politica comune della pesca in questa regione in quanto la considera un elemento fondamentale in grado di dare a tale politica la necessaria credibilità. Richiama in particolare l'attenzione sul parere in fase di elaborazione in merito al "Piano d'azione per ovviare alle conseguenze sociali, economiche e regionali della ristrutturazione del settore della pesca europeo" e, dato il carattere essenzialmente artigianale del settore in questa regione, sul ruolo che possono svolgere le donne. 2.31. Sarà nel frattempo necessario armonizzare l'introduzione di misure socioeconomiche da parte degli Stati membri in modo da evitare distorsioni indesiderabili della concorrenza e da assicurare livelli adeguati di protezione sociale, contrariamente a quanto avviene attualmente. Bruxelles, 26 marzo 2003. Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo Roger Briesch (1) COM(2002) 535 def. (2) GU C 85 dell'8.4.2003. (3) GU C 85 dell'8.4.2003. (4) Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca. (5) GU C 85 dell'8.4.2003. (6) COM(2002) 181 def.