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Document 52002IE1022

Parere del Comitato economico e sociale sul tema "La Lettonia e la Lituania verso l'adesione"

GU C 61 del 14.3.2003, pp. 80–92 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52002IE1022

Parere del Comitato economico e sociale sul tema "La Lettonia e la Lituania verso l'adesione"

Gazzetta ufficiale n. C 061 del 14/03/2003 pag. 0080 - 0092


Parere del Comitato economico e sociale sul tema "La Lettonia e la Lituania verso l'adesione"

(2003/C 61/16)

Il Comitato economico e sociale, in data 16-17 gennaio 2002, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 23, paragrafo 3, del proprio Regolamento interno, di elaborare il parere sul tema "La Lettonia e la Lituania verso l'adesione".

La sezione Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori in materia, ha adottato il parere il 5 settembre 2002 sulla base del rapporto introduttivo del relatore Westerlund.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il seguente parere all'unanimità il 18 settembre 2002, nel corso della 393a sessione plenaria.

A. ELEMENTI COMUNI

1. Verso l'adesione all'UE

1.1. Dall'indipendenza al referendum

Quando la Lettonia e la Lituania raggiunsero l'indipendenza nel 1991, entrambi i paesi si posero rapidamente come obiettivo l'adesione all'UE. Il percorso verso l'adesione è segnato dalle seguenti pietre miliari:

- 1993: riunione del Consiglio europeo di Copenaghen in cui si decide l'adesione all'UE dei paesi che abbiano concluso un Accordo europeo

- 1995: entrambi i paesi firmano un Accordo europeo con l'UE

- 1995: entrambi i paesi presentano la candidatura all'adesione

- 1998: entrambi i paesi vengono riconosciuti come paesi candidati

- marzo 2000: apertura dei veri e propri negoziati.

La Lettonia e la Lituania hanno avviato i negoziati dopo il primo gruppo di paesi candidati. Grazie tuttavia al notevole impegno dimostrato, i negoziati sono avanzati rapidamente e attualmente non si registra alcun ritardo. Nel dicembre 2001 il Consiglio europeo di Laeken ha stabilito che la Lettonia e la Lituania rientravano tra i dieci paesi con i quali i negoziati dovrebbero concludersi al più tardi entro la fine del 2002 per consentire loro di partecipare alle elezioni del Parlamento europeo del 2004 in qualità di membri dell'UE.

1.2. Il coinvolgimento nella regione del Mar Baltico e nella dimensione settentrionale dell'UE

Dal 1991 gli sviluppi sono stati sensibilmente influenzati dai crescenti contatti a tutti i livelli tra la Lettonia e la Lituania ed i paesi confinanti della regione del Baltico. I tre Stati baltici hanno inoltre messo a punto strutture di cooperazione tra di loro. Essi partecipano attivamente al Consiglio degli Stati del Mar Baltico (CSMB) e in alcuni settori chiave hanno instaurato una stretta collaborazione con la Russia, i paesi nordici, la Polonia e la Germania. L'iniziativa sulla dimensione settentrionale dell'UE, che sul piano geografico corrisponde alla regione del Mar Baltico, ha consentito di porre al centro dell'attenzione e del dibattito nell'UE i problemi e le possibilità di sviluppo che riguardano da vicino entrambi i paesi.

A seguito di tali sviluppi la Lettonia e la Lituania partecipano attualmente a diverse reti che hanno preso sempre più piede nella regione del Mar Baltico, la quale comprende la Russia nordoccidentale e Kaliningrad. Contribuiscono a tali reti istituzioni politiche, città e regioni, imprese e relazioni commerciali, la società civile organizzata e privati cittadini. I ministri responsabili degli scambi commerciali e dell'economia si sono impegnati a promuovere la collaborazione economica, realizzando tra l'altro l'obiettivo di ridurre a due ore il passaggio transfrontaliero delle merci nella regione(1).

Nel corso della riunione svoltasi a Kaliningrad il 5 marzo 2002 sotto la presidenza russa, il CSMB ha esaminato con particolare interesse il ruolo della società civile. Al termine della riunione i ministri degli Esteri hanno dichiarato che il Consiglio degli Stati del Mar Baltico incoraggia una maggiore collaborazione tra le organizzazioni non governative e le altre strutture della società civile organizzata della regione. Questo processo di creazione di reti contribuisce ad identificare i compiti prioritari che vanno risolti congiuntamente. La necessità di sviluppare la società civile nella regione è stata sottolineata anche in occasione del vertice baltico tenutosi a San Pietroburgo nel giugno 2002.

1.3. Contributo del Comitato

Il Comitato contribuisce a tale sviluppo in diversi modi(2). A suo giudizio, è estremamente importante portare avanti le relazioni politiche, economiche e sociali con la Russia, anche dopo l'allargamento. Lo sviluppo della Russia, oltre ad essere urgente, è nell'interesse di tutta l'Unione. Il Comitato ha recentemente espresso il proprio punto di vista in materia nel parere sul tema "Partenariato strategico UE-Russia". In vista della riunione ministeriale dell'agosto 2002 sul tema della dimensione settentrionale dell'UE, il Comitato ha elaborato una dichiarazione in collaborazione con i rappresentanti della società civile organizzata di altri paesi interessati. Nel quadro dei lavori per la messa a punto di un nuovo programma d'azione sulla dimensione settentrionale dell'UE, nel 2003 il Comitato organizzerà una conferenza con i rappresentanti della società civile organizzata della regione del Mar Baltico. Nel 2001 si è tenuta una conferenza analoga a Umeå. Il Comitato è quindi disposto a portare avanti gli sforzi per realizzare, assumendosene la responsabilità, una più attiva collaborazione tra le organizzazioni non governative e altre strutture della società civile organizzata nella regione del Mar Baltico.

1.4. Kaliningrad

In tale contesto è estremamente importante tenere conto della particolare situazione creatasi nell'enclave russa di Kaliningrad. In passato il Comitato ha sottolineato che lo sviluppo di Kaliningrad è di vitale importanza per tutta la regione e per le relazioni dell'UE con la Russia. Ha fatto inoltre notare che sono necessari interventi ad hoc per agevolare la cooperazione economica e per ridurre il divario economico, sociale e ambientale fra la regione di Kaliningrad e le aree circostanti della Lituania e della Polonia. Occorre pertanto rafforzare ulteriormente la cooperazione tra la Commissione europea e il Consiglio degli Stati del Mar Baltico.

Attualmente gli abitanti della regione (oblast) di Kaliningrad non necessitano di un visto per recarsi in Lituania e Polonia. A giudizio del Comitato, è essenziale risolvere le questioni attinenti al visto e al transito in maniera soddisfacente per tutte le parti interessate prima dell'adesione della Lituania e della Polonia all'UE. Occorre trovare delle soluzioni tecniche flessibili che non siano in contrasto con le disposizioni dell'Accordo di Schengen. In tale contesto il Comitato si compiace del fatto che la Svezia sia stata il primo paese dell'UE a decidere di aprire un consolato generale a Kaliningrad e raccomanda che gli altri paesi dell'Unione facciano altrettanto affinché sia più facile, ad esempio, ottenere un visto Schengen.

2. Punti di partenza

2.1. Portata dell'analisi

La seguente analisi si sofferma in particolare sulla società civile, tenendo essenzialmente conto dei progressi compiuti rispetto ai criteri politici di Copenaghen che definivano le condizioni per avviare i negoziati. L'analisi si sofferma in particolare su taluni ambiti che soddisfano le condizioni per realizzare l'adesione. Le relazioni periodiche elaborate dalla Commissione sui progressi compiuti dai paesi candidati hanno rappresentato una fonte importante per la redazione del presente documento.

2.2. Condizioni per la creazione di una società civile

Dal 1944 al 1991 la Lettonia e la Lituania hanno fatto parte dell'Unione sovietica. Dal momento che lo Stato sovietico vedeva nella società civile una minaccia, esso cercava di impedire che le persone si organizzassero al di fuori del controllo dello Stato.

Generalmente ci si riferisce agli eventi che hanno portato all'indipendenza dei paesi baltici con l'espressione "la rivoluzione cantata". Organizzati in migliaia di cori, associazioni corali, associazioni locali, ecc., i cittadini hanno manifestato la loro opposizione alla minacciosa superpotenza sovietica, dimostrando così anche il potenziale necessario a costituire una società civile. Dopo l'indipendenza la società civile in Lettonia e Lituania si è sviluppata in maniera significativa anche grazie ad una collaborazione mirata con le organizzazioni affini degli Stati membri dell'UE e soprattutto con i paesi vicini che si affacciano sull'altra sponda del Mar Baltico, tra cui anche la Norvegia. Anche gli Stati Uniti hanno offerto un considerevole sostegno finanziario.

Tali sviluppi hanno comportato cambiamenti radicali in numerosi ambiti tra cui quello sindacale.

I sindacati, che già esistevano all'epoca dell'Unione sovietica, svolgevano tuttavia un ruolo circoscritto al sistema. Spesso costituivano il braccio del partito comunista dal momento che intervenivano per sorvegliare i cittadini.

I salari venivano fissati in base a procedure amministrative e gli scioperi erano vietati. Compito dei sindacati era salvaguardare gli interessi dei lavoratori cercando di migliorare le condizioni di lavoro e di ottenere più tempo libero possibile. I sindacati del partito comunista gestivano pertanto numerose e svariate strutture per il tempo libero. Quasi il 100 % dei lavoratori era iscritto ai sindacati.

La quota degli iscritti alle organizzazioni sindacali si è ridotta drasticamente con l'inizio della transizione alla democrazia e all'economia di mercato e ha continuato a diminuire. Nelle cosiddette economie di transizione la scarsa adesione ai sindacati è spesso indicativa dei progressi compiuti nella realizzazione di un'economia di mercato e di organizzazioni democraticamente sostenibili. Si sono ormai create le condizioni idonee per continuare a costruire su una base stabile ed i sindacati dipendono meno che in passato dagli introiti derivanti dalle proprietà immobiliari e da altre attività economiche ereditate dal vecchio sistema.

2.3. Adattamenti in vista dell'adesione all'UE

La Lettonia e la Lituania erano pienamente integrate nello Stato sovietico centralista. Dopo l'indipendenza i due paesi hanno dovuto creare una nuova amministrazione, un proprio sistema giudiziario ed altre strutture indispensabili ad uno stato indipendente.

Il passaggio da una produzione industriale centralizzata, organizzata in grosse unità di proprietà dello Stato e strutturata in modo da rispondere alle esigenze dello Stato sovietico, alla differenziazione indispensabile ad uno Stato moderno dotato di un'economia aperta è un processo difficile che è sfociato in un elevato livello di disoccupazione.

L'agricoltura ha subito la medesima trasformazione. Il frazionamento dei grandi kolchoz e sovchoz, la restituzione dei terreni ai precedenti proprietari e il ritorno ad una gestione privata costituiscono un'impresa estremamente impegnativa sul piano giuridico. D'altro canto il gran numero di piccole aziende agricole private nuove e destinate alla produzione alimentare ha offerto una certa protezione sociale a molte persone in Lettonia e Lituania, specie nella fase iniziale del difficile periodo di transizione.

Gli Stati membri non devono limitarsi ad adeguare la legislazione nazionale alle norme comunitarie, ossia a recepire le norme dell'UE. L'acquis comunitario deve anche essere attuato, ossia rispettato nella pratica. Gran parte delle norme che disciplinano il mercato interno riguardano in realtà i prodotti e la loro sicurezza, i processi produttivi, l'ambiente di lavoro, il diritto del lavoro, ecc. e possono essere attuate nella pratica solo dalle imprese e dal loro personale.

I negoziati d'adesione non sono solo una questione che riguarda i funzionari pubblici e i politici. Anche le parti sociali e altri rappresentanti della società civile, quali le organizzazioni che rappresentano gli agricoltori, i consumatori, gli ambientalisti, ecc., devono essere coinvolti e informati.

Il Comitato è convinto che un coinvolgimento delle parti sociali e di altre ONG fin dal principio garantirà una migliore comprensione delle norme dell'UE e una loro corretta attuazione.

B. LETTONIA

1. La situazione in Lettonia

1.1. Popolazione

La Lettonia ha una popolazione di 2,37 milioni di abitanti. In base al censimento effettuato nel 1998, il 56 % della popolazione era lettone ed il 32 % russo. Altre minoranze linguistiche comprendevano Russi bianchi (4 %), Ucraini (3 %), Polacchi (2 %) e Lituani (1 %). La popolazione lettone vive per lo più nelle zone rurali mentre la popolazione slava risiede prevalentemente nelle aree urbane. Nella capitale Riga, dove si concentra la metà della popolazione, il 47 % degli abitanti è russo. Le comunità sono miste e nessuna delle regioni del paese può essere considerata lettone o russa. Il fatto che nella città di Daugavpils, situata nella parte sudorientale del paese, l'80 % della popolazione sia russa è un'eccezione.

Benché la lingua più affine al lettone sia il lituano, le differenze sono tali che è impossibile per i Lettoni ed i Lituani usare la propria lingua per comunicare tra loro. Nel paese vi sono importanti comunità protestanti, cattoliche e russo-ortodosse.

La Lettonia è un paese tipicamente baltico. Vista la sua posizione geografica, la Lettonia è più interessata alla cooperazione nella regione del Baltico rispetto all'Estonia, la quale s'identifica con i paesi nordici, e alla Lituania, che è storicamente legata alla Polonia. La presenza di un'importante minoranza russa fa sì che la Lettonia risenta molto più della Lituania della "pressione" esercitata dalla Russia.

1.2. Situazione politica

In Lettonia la carica di presidente dal 1999 è rivestita da una donna, Vaira Vike-Freiberga, che oltre ad aver esercitato la propria attività professionale in Canada, dispone di una vasta esperienza accademica ed internazionale (pur non conoscendo la lingua russa). La situazione politica del paese è contraddistinta da una certa instabilità. L'attuale governo guidato dall'ex sindaco di Riga Andris Berzins è stato costituito nel maggio 2000, anno in cui fu costretto a dimettersi il contestato Andris Skele. Esso si fonda su un'ampia coalizione parlamentare tripartita (Saeima) di tendenza conservatrice ed è legato a diversi interessi economici.

Le elezioni politiche si terranno nell'ottobre 2002.

1.3. Economia

La Lettonia è stata duramente colpita dalla crisi economica che ha travolto la Russia del 1998 ma a partire dal 2000 ha registrato una notevole crescita. Nel 2002 e 2003 la crescita dovrebbe raggiungere il 5 % o addirittura superarlo. Il terziario rappresenta oltre i due terzi dell'economia e costituisce il settore che registra la maggiore crescita, mentre l'industria manifatturiera corrisponde ad una quota sempre più bassa del PNL. In tale contesto l'espansione dei trasporti, fra cui il transito di prodotti petroliferi russi, riveste un'importanza particolare. Questa fonte di entrate rischia tuttavia di esaurirsi dal momento che, per motivi politici, la Russia sta costruendo una nuova arteria di trasporto fino al Golfo di Finlandia. L'aumento dei salari reali dovrebbe favorire un sensibile aumento dei consumi. L'espansione comporta tuttavia un aspetto negativo, ovvero un aumento del disavanzo delle partite correnti: ciò comporta rischi crescenti per la valuta (Lat), che è collegata al paniere di valute del Fondo monetario internazionale (DSP). Dal 1999 l'inflazione non supera il 3 % e non dovrebbe aumentare in maniera significativa fino al 2004. La disoccupazione è elevata (13 % circa) ed in alcune parti del paese addirittura estremamente elevata, anche se si prevede una diminuzione.

Negli ultimi cinque anni (1996-2000) gli investimenti esteri diretti hanno seguito il seguente andamento: 301, 460, 318, 324 e 443 milioni di EUR. Ciò corrisponde al 5-6 % del PNL, ovvero a un livello relativamente alto; la media annua pro capite è di 156 EUR. Una quota sostanziale è stata destinata al settore bancario.

L'economia sommersa costituisce un grave problema dal momento che le entrate non dichiarate privano lo Stato di un'importante fonte di reddito. Evidentemente ciò è dovuto al fatto che il processo di costruzione della nazione è tuttora in corso e che numerose persone che non sono cittadini lettoni provano un senso di disaffezione.

1.4. Politica estera

Le aspirazioni ad aderire all'UE e alla NATO dominano l'intera politica estera lettone. La Lettonia ha anche tentato di sviluppare la cooperazione transfrontaliera con la Russia; in diverse occasioni, tuttavia, le relazioni con questo paese sono state tese. La Russia non ha ancora ratificato l'accordo sulle frontiere con la Lettonia e finora non ha inviato alcun alto funzionario governativo in visita a questo stato da poco rinato.

2. I criteri politici di Copenaghen

2.1. Democrazia e stato di diritto

Nella decisione del 2002 relativa al partenariato si sottolinea che la Lettonia deve prendere diversi provvedimenti per garantire un'amministrazione pubblica stabile che sia in grado di applicare l'acquis comunitario. Per soddisfare i criteri relativi allo stato di diritto occorre inoltre introdurre una serie di misure relative al sistema giudiziario. In entrambi i casi si sottolinea la necessità di aumentare gli investimenti nel settore dell'istruzione e gli stipendi dei funzionari.

Nel documento si rileva inoltre che la corruzione costituisce un grosso problema. Tale immagine negativa si ritrova, ad esempio, in una relazione stilata nel 2001 dall'organo delle Nazioni Unite responsabile dello sviluppo, l'UNDP, in cui si osserva che talune persone influenti hanno approfittato della privatizzazione per promuovere i propri interessi(3). Il Consiglio insiste sulla necessità che la Lettonia metta a punto il proprio quadro normativo per combattere ogni forma di corruzione e garantire un'efficace applicazione della legislazione nonché delle strategie di lotta contro la corruzione.

2.2. Diritti dell'uomo e protezione delle minoranze

Dopo il referendum del 1998 il numero di requisiti per ottenere la cittadinanza è stato sensibilmente ridotto. Tali concessioni hanno inoltre permesso di avviare i negoziati sull'adesione all'UE. Ora praticamente tutti coloro che vivono in Lettonia possono richiedere la cittadinanza. Circa il 22 % della popolazione, tuttavia, non l'ha ancora ottenuta e si tratta per lo più di Russi, Russi bianchi o Ucraini.

Il governo lettone ha introdotto misure di sostegno riducendo i costi per ottenere la cittadinanza, offrendo maggiori informazioni e un migliore accesso alla formazione linguistica. Ciononostante non si registra alcun aumento significativo del numero delle naturalizzazioni.

La maggior parte dei non cittadini possiede ora un passaporto speciale che sostituisce quello sovietico scaduto nel marzo 2000 e con il quale è più semplice ed economico ottenere un visto per la Russia rispetto al passaporto lettone. In altre parole la Russia favorisce la popolazione russofona a scapito dei cittadini di lingua lettone.

Circa il 42 % della popolazione parla, come prima lingua, una lingua diversa dal lettone. L'UE ha sollecitato l'integrazione delle minoranze nella società lettone e, in particolare, ha richiesto e finanziato programmi per l'insegnamento delle lingue. Nel 2001 lo stesso Stato lettone ha iniziato a finanziare taluni capitoli del programma per l'integrazione. La mancanza d'insegnanti costituisce un problema notevole; il fatto tuttavia che le retribuzioni siano state leggermente aumentate fa pensare che sarà più facile assumere nuovi insegnanti. Benché la legge sulle lingue del 2000 non sia discriminatoria sul piano formale, vi sono numerosi esempi di discriminazione da parte delle autorità.

Nell'accordo di partenariato il Consiglio sollecita ulteriori misure per integrare i non cittadini e sottolinea l'importanza della formazione linguistica. Vi si condanna inoltre l'applicazione discriminatoria della legge sulle lingue e si chiede che sia modificata.

2.3. Osservazioni del Comitato

Il Comitato ha notato che la Lettonia ha ammesso la necessità di accrescere l'efficienza, la responsabilità e l'apertura della propria amministrazione pubblica. Adottando il punto di vista del privato cittadino e della società civile il Comitato sollecita la Lettonia ad aumentare i propri sforzi in tal senso. Il Comitato, al pari il Parlamento europeo(4), desidera sottolineare che i paesi in cui la corruzione è minima sono contraddistinti da un elevato grado di apertura, una chiara delimitazione tra l'esercizio del potere nella sfera politica e nella sfera economica, un'amministrazione pubblica neutra sul piano politico e un elevato grado di professionalità nel sistema giudiziario.

Il Comitato si compiace delle misure adottate per agevolare la naturalizzazione dei non cittadini e giudica positivamente la decisione, approvata nel maggio 2002, in base alla quale la conoscenza del lettone non costituisce un requisito essenziale per l'eleggibilità al parlamento. Nel lungo periodo, tuttavia, il fatto che gran parte della popolazione sia privo di cittadinanza è politicamente, economicamente e socialmente insostenibile.

La discriminazione dei russofoni da parte delle autorità lettoni, come pure la discriminazione delle persone con passaporto lettone da parte delle autorità russe, non è accettabile. In generale la Lettonia deve impegnarsi per mettere a punto leggi e misure per combattere la discriminazione in modo da rispettare l'acquis che si fonda sull'articolo 13 del trattato.

3. La società civile organizzata

3.1. Sindacati

In Lettonia vi è un'unica organizzazione sindacale centrale (LBAS). Il nuovo Stato lettone ha trasferito all'LBAS e ad alcuni sindacati aderenti i beni che considerava di loro proprietà. L'LBAS ha immediatamente dichiarato la propria indipendenza dai partiti politici. Attualmente sembrano superati gli antagonismi, inizialmente marcati all'interno dell'organizzazione, tra i socialdemocratici e le altre correnti.

Il numero degli iscritti all'LBAS è sceso a 200000 membri circa; vi prevale la rappresentanza del settore pubblico.

Per ora i lavoratori iscritti ai sindacati sono meno del 20 %. Nonostante le campagne su larga scala lanciate per incoraggiare l'adesione sindacale, spesso con il sostegno delle organizzazioni sindacali svedesi, finora i risultati sono stati poco incoraggianti. Tutte le speranze sono attualmente riposte in una campagna coordinata intesa a richiamare i lavoratori più giovani.

3.2. Organizzazioni dei datori di lavoro e degli industriali

La Latvian Employers' Confederation (Confederazione lettone dei datori di lavoro) è la principale organizzazione di datori di lavoro in Lettonia. Costituita nel 1993 a seguito della fusione tra due organizzazioni distinte, ha registrato uno sviluppo estremamente positivo. Vi aderiscono associazioni settoriali e singole imprese. In Lettonia circa un terzo dei lavoratori è assunto da imprese che aderiscono a questa Confederazione, la quale ha fra l'altro l'obiettivo di far emergere l'economia sommersa. Attualmente undici dei principali contribuenti lettoni sono membri della Confederazione.

Il fatto che non vi siano organizzazioni che rappresentino le piccole imprese è preoccupante.

La Latvian Chamber of Commerce and Industry (Camera di commercio e dell'industria lettone) conta oltre 900 iscritti in tutto il paese e il loro numero è in rapido aumento. Secondo un'inchiesta congiunta, all'inizio del 2001 le aziende dei paesi candidati erano scarsamente informate delle condizioni per l'adesione all'UE(5).

L'agricoltura e l'industria alimentare svolgono un ruolo importante nella vita economica e sociale lettone. In Lettonia gli agricoltori sono attivi all'interno di un gran numero di organizzazioni che non hanno tuttavia ancora realizzato un elevato grado di cooperazione. La Latvian Farmers' Federation (Federazione degli agricoltori lettoni), istituita nel 1990, conta il maggior numero di membri (1460 iscritti) e rappresenta essenzialmente le aziende agricole a conduzione familiare. Il Latvian Farmers' Parliament (Parlamento degli agricoltori lettoni), costituto nel 1999, rappresenta gli agricoltori le cui aziende presentano una superficie media di 240 ettari. Esiste inoltre un'organizzazione che riunisce i vecchi kolchoz con una superficie di oltre 1000 ettari(6).

3.3. Altre organizzazioni

Il Centre for Non Governmental Organisations (NGO Centre) (Centro per le organizzazioni non governative) è stato istituito a Riga nel 1996. Esso riceve contributi finanziari esterni dall'UNDP, dalla Soros Foundation Latvia e da autorità ed organizzazioni americane ed europee tra cui la Commissione europea. Finora il sostegno offerto alle ONG dallo Stato lettone è stato assai limitato e nessuna organizzazione dispone delle risorse amministrative necessarie per richiedere fondi comunitari. Si stima che in Lettonia vi siano circa 1000 ONG, la maggior parte delle quali opera sul piano locale.

L'indipendenza ha apportato significativi cambiamenti, andando ad incidere in particolare sulla struttura dei partiti politici. Questi contano tuttavia uno scarso numero di membri, visto che il partito principale ne ha circa 5000. Negli ultimi anni si è registrata la chiara tendenza dei cittadini a creare organizzazioni e a dare apertamente voce alle proprie richieste, invece di rimanere in disparte e limitarsi ad assumere un atteggiamento critico.

In Lettonia il movimento dei consumatori va consolidato. Il Consumer Rights Protection Centre (Centro per la tutela dei diritti dei consumatori), un'autorità che dipende dal ministero dell'Economia, è tra l'altro responsabile della fornitura di servizi alle associazioni volontarie dei consumatori.

3.4. Osservazioni e raccomandazioni del Comitato

L'evoluzione della società civile organizzata in Lettonia è stata eccezionale. È quindi essenziale portare avanti ed intensificare la cooperazione con le organizzazioni affini, soprattutto nella regione del Mar Baltico e in Russia, nonché la collaborazione nel contesto europeo. Ci si dovrebbe prefiggere l'obiettivo di promuovere l'adesione alle organizzazioni e le relative attività dal momento che ciò permetterebbe di rafforzare le strutture democratiche scongiurando il rischio della dipendenza finanziaria delle organizzazioni stesse dagli aiuti esterni. In taluni casi un migliore coordinamento su scala nazionale dovrebbe inoltre accrescerne l'impatto politico.

Il governo deve prendere misure di diverso genere per promuovere l'evoluzione della società civile organizzata e quindi il consolidamento della democrazia nel paese.

È essenziale che le parti sociali accrescano i loro sforzi per rispondere in misura soddisfacente alle esigenze del modello sociale europeo.

I comitati consultivi misti (CCM), che riuniscono rappresentanti della società civile organizzata dei paesi candidati e del Comitato stesso, costituiscono lo strumento più importante del Comitato per portare avanti il processo di allargamento. Pur esprimendo rammarico per il fatto che le organizzazioni lettoni ritengano di non disporre delle risorse necessarie per partecipare alle attività del CCM UE-Lettonia, il CESE guarda con interesse alle future azioni congiunte da intraprendere nel proprio ambito.

4. Ambiti specifici

4.1. Economia di mercato

L'economia di mercato è ormai operativa in Lettonia. La privatizzazione delle aziende pubbliche è quasi ultimata, anche se alcune grandi imprese del settore dell'energia, delle telecomunicazioni e dei trasporti marittimi sono tuttora in mano allo stato. È attualmente in corso la privatizzazione dei terreni e delle foreste e il mercato della proprietà fondiaria ha iniziato a funzionare in maniera soddisfacente. Il quadro giuridico per le imprese è pressoché completo, la ristrutturazione del settore bancario ha registrato notevoli progressi ed esiste un mercato dei capitali funzionante.

Le piccole e medie imprese svolgono un ruolo fondamentale nell'economia lettone, visto che contribuiscono ad oltre il 50 % del PNL e che offrono opportunità di lavoro ad oltre il 70 % della manodopera. I programmi statali e le nuove possibilità finanziarie hanno inoltre favorito lo sviluppo dell'economia.

Oltre ad una crescente integrazione commerciale con l'UE si registra un aumento sia delle importazioni dall'UE che delle esportazioni verso l'Unione europea. Nel 2000 le esportazioni di merci verso l'UE rappresentavano il 64,6 % delle esportazioni complessive.

4.1.1. Osservazioni del Comitato

L'acuirsi del divario sociale accompagnato dalla corruzione e dall'evasione fiscale rischia di compromettere la fiducia nell'economia di mercato. Spetta agli organi di governo lettoni far sì che l'intera popolazione possa godere dei benefici derivanti dall'economia di mercato.

4.2. Dialogo sociale

Il dialogo tripartito è ormai ben consolidato in Lettonia. Già nel 1993 è stato istituito un comitato consultivo tripartito composto da un numero massimo di 12 rappresentanti per, rispettivamente, il settore pubblico, i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali. Il comitato fu rafforzato nel 1999 grazie ad un accordo tripartito che si proponeva di creare consenso nell'interesse della società nel suo complesso. In tale contesto le parti sociali si assumono la responsabilità delle decisioni e della loro attuazione. Detto comitato comprende un ulteriore comitato tripartito responsabile della formazione e dell'occupazione. Sono inoltre stati istituiti dei comitati consultivi tripartiti responsabili della protezione dei lavoratori e delle questioni assicurative.

Il dialogo tripartito è stato costruttivo ed è apprezzato da tutte le parti interessate, anche se deve portare a consultazioni e risultati più efficaci.

La Commissione osserva inoltre che il dialogo bipartito tra le parti sociali è ancora poco sviluppato sul piano sia nazionale che regionale, anche se si registrano segni di miglioramento. In tale contesto va ricordato in particolare che nel 2001 l'LBAS ha iniziato ad organizzare corsi di formazione per le proprie organizzazioni settoriali e le regioni. In taluni settori si sono inoltre conclusi dei contratti collettivi in materia di salari e contratti di lavoro, tanto che attualmente è coperto oltre il 50 % delle imprese dotate di una rappresentanza sindacale. Nel 2000 sono stati conclusi 39 accordi settoriali e 2018 accordi a livello d'impresa. Ciò significa che il 25 % circa della forza lavoro in Lettonia è coperto dagli accordi collettivi, segnando pertanto un aumento del 2 % circa dal 1999. Occorre tuttavia intensificare ulteriormente il dialogo, soprattutto sul piano settoriale.

4.2.1. Osservazioni del Comitato

Pur accogliendo con favore gli sviluppi positivi del dialogo bipartito e tripartito, il Comitato osserva che vi è ancora molto da fare affinché la forza lavoro in Lettonia benefici della protezione offerta dagli accordi collettivi: il governo dovrebbe sorvegliare maggiormente l'applicazione di tali accordi. Analogamente alla Commissione, il Comitato sottolinea la responsabilità del governo nell'aiutare le parti sociali a prepararsi a svolgere il ruolo attivo che dovranno assumere nel contesto comunitario e nel promuovere le strutture necessarie alla contrattazione collettiva ed al dialogo sociale in generale. Anche le imprese dell'UE dovrebbero sentirsi responsabili in tale senso(7).

4.3. Mercato del lavoro e politica sociale

Il tasso di disoccupazione varia sensibilmente da una regione all'altra. La situazione più difficile si registra nelle regioni orientali del paese dove esso è assai più elevato che nella capitale. Vi è inoltre un elevato livello di disoccupazione nascosta soprattutto nel settore dell'agricoltura. La popolazione russa è stata spesso duramente colpita da tale fenomeno dal momento che la ristrutturazione ha riguardato per lo più le imprese russe. Il mercato del lavoro presenta un grave divario generazionale e formativo. I giovani con una formazione recente hanno accesso ad un mercato del lavoro molto vario mentre coloro che hanno una formazione assai specializzata e ormai superata tendono a cadere nella disoccupazione a lungo termine. In Lettonia è essenziale che il bilancio preveda anche maggiori risorse da destinare alla formazione.

All'inizio del 2001 la Lettonia ha adottato il secondo piano per l'occupazione che si fonda sugli orientamenti per le politiche comuni a favore dell'occupazione. È stata fortemente incentivata l'intermediazione occupazionale e si sono conseguiti buoni risultati soprattutto sul fronte della disoccupazione giovanile. Benché ci si concentri in particolare su una politica attiva del mercato del lavoro, secondo la Commissione non sono ancora state stanziate risorse adeguate.

Nel 1999 è stata introdotta la riforma del regime di assicurazione contro la disoccupazione. Tale copertura presuppone il versamento dei contributi richiesti nel corso di 9 dei 12 mesi precedenti. L'importo del sussidio dipende attualmente dal periodo durante il quale si è stati assicurati e dalle precedenti retribuzioni. Per coloro che, ad esempio, sono stati assicurati per un periodo compreso tra 20 e 29 anni, il sussidio corrisponde al 60 % del salario percepito negli ultimi sei mesi. Esso viene versato per un periodo massimo di 9 mesi e viene poi ridotto alla metà del livello iniziale. Con la riforma il numero delle persone che godevano di tale beneficio è stato ridotto del 20 %. All'inizio del 2002 più del 50 % dei disoccupati percepiva il sussidio di disoccupazione. Tali cifre aumenteranno a seguito dell'adozione, il 1o luglio 2001, della legge che prevede il sussidio di disoccupazione anche nei casi di mancato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro.

I redditi reali hanno seguito un andamento positivo. Tra il 1996 ed il 2000 il PNL pro capite in termini di standard di potere d'acquisto è salito da 4700 a 6600 ai prezzi correnti. Ciò significa che il divario con l'UE si è ridotto. Si registrano al contempo notevoli differenze tra una regione e l'altra: nel 1998 il reddito medio a Riga era pari al 32 % della media comunitaria, mentre in tre delle altre quattro regioni della Lettonia era inferiore al 20 % della media comunitaria. Un terzo della popolazione attiva non guadagna più del reddito minimo garantito fissato a 60 Lat al mese, e spesso gli enti locali non dispongono delle risorse necessarie per garantirlo.

La politica per la protezione sociale presenta notevoli lacune. Ciò si riflette ad esempio nel tasso di natalità estremamente basso: 1,09 figli per donna rispetto ad una media europea già bassa dell'1,45. Gran parte della popolazione, sia quella occupata che quella disoccupata, vive al di sotto della soglia di sussistenza. È pertanto evidente che l'economia sommersa e le piccole aziende agricole a conduzione familiare (172000 in base alle statistiche del 1997) sono ancora essenziali alla sopravvivenza di molte persone.

4.3.1. Osservazioni del Comitato

La lotta contro la disoccupazione deve costituire un obiettivo prioritario. A tal fine occorre mantenere un tasso di crescita elevato e garantire un maggiore coordinamento degli interventi di politica economica e di politica sociale. Il Comitato desidera richiamare l'attenzione sul ruolo chiave svolto dalle parti sociali nella strategia per l'occupazione.

Attualmente l'UE, dopo aver adottato un programma per combattere la povertà, dà particolare risalto alle misure intese a combattere l'esclusione sociale. La Lettonia deve impegnarsi seriamente per contrastare tale fenomeno su scala nazionale ma soprattutto in determinate regioni.

4.4. Politica rurale e regionale

Nel 2000 l'agricoltura rappresentava il 4,5 % del PNL nazionale e il 13,5 % dell'occupazione, il che denota tuttavia una riduzione di due punti percentuali rispetto al 1999. Il processo di fusione delle parcelle procede lentamente. Dopo una fase iniziale difficile, il programma Sapard, che promuove lo sviluppo dell'agricoltura, dell'industria alimentare e delle aree rurali, è pienamente operativo dalla fine del 2001. Gran parte delle risorse è destinata alla trasformazione e alla commercializzazione, all'ammodernamento dell'agricoltura, alla diversificazione dell'economia rurale e al miglioramento delle infrastrutture. Meno del 40 % della spesa totale prevista per il periodo 2000-2006 proviene dall'UE.

La politica strutturale risente del fatto che né il coordinamento centrale né le strutture regionali funzionano ancora in maniera soddisfacente. Sono scarsi i progressi compiuti nel settore della politica regionale e nel coordinamento di diversi strumenti strutturali. Il principio chiave del partenariato per la gestione degli aiuti strutturali comunitari non ha avuto l'impatto desiderato. Le autorità centrali si sono tuttavia incaricate dell'amministrazione dei fondi strutturali in virtù di tale principio e nel marzo 2002 si è tenuta un'importante conferenza che ha visto la partecipazione delle parti interessate. La Commissione ha insistito sulla necessità di presentare un documento di programmazione unico entro la fine del 2002.

4.4.1. Osservazioni del Comitato

Per quanto riguarda il settore dell'agricoltura, il Comitato desidera soprattutto sottolineare la necessità d'introdurre una politica per lo sviluppo rurale. Le autorità devono offrire sostegno alle organizzazioni agricole e cooperare con queste soprattutto per promuovere la diffusione delle informazioni tra le fasce più svantaggiate della popolazione, spesso contrarie all'adesione all'UE.

Quanto alla politica regionale, il Comitato sottolinea l'importanza di applicare efficacemente il principio del partenariato. Esso rappresenta infatti la chiave del successo nella definizione ed attuazione dei programmi di aiuto regionale(8).

A giudizio del Comitato, in Lettonia sia la politica rurale che quella regionale devono privilegiare il più possibile gli investimenti nelle risorse umane, ovvero nell'istruzione/formazione e nella formazione permanente, nonché promuovere la mobilità professionale e geografica. La scelta politica d'investire nella società della conoscenza dovrebbe altresì permettere di ottenere, nel lungo periodo, risultati positivi nel quadro dei negoziati sugli aiuti agricoli e regionali comunitari. Occorre al contempo investire nel rinnovamento delle strutture economiche e nello sviluppo delle infrastrutture.

5. Conclusioni e raccomandazioni

Il Comitato si compiace con la Lettonia per i rapidi progressi compiuti sulla strada verso l'adesione all'UE ed è convinto che i negoziati tuttora in corso possano concludersi al più tardi entro la fine del 2002, fungendo così da base per un referendum. In virtù del processo democratico il referendum dovrà essere preceduto da una vasta campagna informativa e da un ampio dibattito pubblico, e richiede quindi un significativo impegno da parte delle autorità, dei media e delle organizzazioni della società civile.

A giudizio del Comitato, l'esito del prossimo referendum dipende in larga misura dalle soluzioni che la Lettonia riuscirà a trovare, con l'aiuto dell'UE e degli Stati membri, ai problemi economici, politici e sociali legati al processo di costruzione della nazione e alla transizione da un'economia pianificata ad un'economia di mercato. Il Comitato sollecita tutte le parti interessate a concentrare gli sforzi sulla risoluzione di tali problemi.

C. LITUANIA

1. La situazione in Lituania

1.1. Popolazione

Con 3,7 milioni di abitanti la Lituania è la più popolata delle tre repubbliche baltiche. Il paese è anche il più omogeneo sul piano etnico dal momento che l'80 % dei suoi abitanti è costituito da Lituani, l'11 % da Polacchi (la maggior parte dei quali risiede nella capitale Vilnius) e l'8 % da Russi, con piccole minoranze di Russi bianchi e Ucraini.

La Lituania si distingue dagli altri due paesi baltici in quanto rivendica un orgoglioso passato, in larga misura condiviso con la Polonia. Tutti i Lituani sanno che in passato il paese si estendeva da un mare all'altro, vale a dire dal Baltico al Mar Nero. Prima del secondo conflitto mondiale in Lituania risiedeva un'importante comunità ebraica e la città di Vilnius era un rinomato centro ebraico. Ora invece la confessione predominante è quella cattolica.

1.2. Situazione politica

Dal luglio 2001 la Lituania è guidata da un governo di coalizione di centro-sinistra subentrato al precedente governo di tendenze conservatrici. Esso è guidato da Algirdas Brazauskas che gode del sostegno di diversi gruppi socialdemocratici e che ha formato una coalizione con un partito social-liberale minore. Sembrano esservi i presupposti perché tale governo riesca a portare a termine il proprio mandato (cioè fino al 2004).

L'attuale presidente, il settantaquattrenne Valdas Adamkus, ha trascorso gran parte della sua vita negli Stati Uniti. Non è ancora chiaro se si presenterà alle elezioni presidenziali previste alla fine del 2002 alle quali è candidato il popolare primo ministro Brazauskas.

1.3. Economia

La crisi russa, che ha colpito la Lituania con un certo ritardo, nel 1999 ha determinato una crescita negativa del 3 % circa. L'agricoltura ha risentito gravemente del calo della domanda in Ucraina e in Russia e dell'abolizione delle protezioni doganali. Per ripristinare la fiducia e creare i presupposti per una ripresa è stato quindi necessario adottare drastici provvedimenti finanziari. Nonostante il lento miglioramento congiunturale, il PNL dovrebbe aumentare del 4,5 % nel corso del 2002 e del 5 % nel 2003. La ripresa dipende per lo più dall'aumento delle esportazioni, in particolare dei prodotti petroliferi raffinati, tendenza che tuttavia può mutare rapidamente. Il settore energetico nel suo complesso occupa un posto particolare nella società lituana, che dipende in larga misura dal petrolio e dal gas naturale importati dalla Russia.

Benché i consumi privati crescano piuttosto lentamente, i salari reali sono in aumento. Attualmente il saldo delle partite correnti è più positivo che mai in passato. L'inflazione, ferma per diversi anni all'1 %, dovrebbe salire al 2,5 % nel 2002 e al 3 % nel 2003, senza tuttavia risentire del fatto che, a partire dal febbraio 2002, la valuta nazionale (Lit) sia stata agganciata all'euro invece che al dollaro. Il tasso di disoccupazione è elevato (16 %) ma dovrebbe ridursi leggermente nel 2003.

Gli investimenti esteri diretti, il cui andamento non è stato incoraggiante, sono in larga misura legati alla privatizzazione. Nel 1999 rappresentavano il 5,5 % del PNL e nel 2000 il 2,5 %, tuttavia la tendenza dovrebbe mutare. Nel periodo 1996-2000 si è registrata una media annua pro capite pari a 115 EUR.

1.4. Politica estera

Le aspirazioni ad aderire all'UE e alla NATO dominano l'intera politica estera lituana. Nelle relazioni con la Russia, che vertono essenzialmente sulla questione concernente Kaliningrad, la Lituania svolge il ruolo di mediatore tra UE e Russia. Il governo di Mosca ha chiaramente apprezzato questo suo ruolo inviando il proprio ministro degli Esteri in visita a Vilnius nel marzo 2002. Si tratta della prima visita in un paese baltico di un rappresentante russo di così alto livello.

1.5. La centrale nucleare di Ignalina

1.5.1. La situazione attuale

Uno dei requisiti stabiliti dall'UE per l'adesione prevede la chiusura e lo smantellamento della centrale nucleare di Ignalina, costruita dai Sovietici sul modello della centrale di Cernobyl nella città di Visaginas nella parte nordorientale del paese. La Lituania ha accettato di chiudere uno dei reattori nel 2005 e nel giugno 2002 si è giunti ad un accordo di principio che prevede la chiusura del secondo reattore nel 2009. L'UE è disposta ad offrire un risarcimento economico alla Lituania. I due reattori della centrale di Ignalina, oltre a creare reddito da esportazione, coprono oltre tre quarti dei consumi di elettricità della Lituania.

La richiesta dell'UE di procedere alla chiusura della centrale di Ignalina viene vista in maniera estremamente negativa dalla popolazione lituana. Non si tratta di un problema di carattere semplicemente pratico o sociale, bensì anche di natura psicologica. La richiesta è infatti espressione di un controllo esterno al quale il paese sperava di sottrarsi con l'indipendenza. I sindacati hanno sollevato critiche pesanti contro il fatto che non si sia finora preso quasi nessun provvedimento per la riconversione delle circa 70000 persone attualmente occupate ad Ignalina o che indirettamente dipendono dalla centrale nucleare. Un problema particolare è dovuto al fatto che gran parte dei lavoratori è russofona e ha grosse difficoltà a trovare lavoro in altre regioni del paese. La città di Visaginas, con i suoi 33000 abitanti, rischia quindi di morire dissanguata e l'intera regione di Utena con i suoi 200000 abitanti potrebbe essere duramente colpita dalla chiusura della centrale.

1.5.2. Osservazioni del Comitato

La questione della centrale di Ignalina è di vitale importanza non solo per la Lituania ma anche per tutta l'Unione europea ed i paesi confinanti. Il Comitato è fermamente convinto che la centrale debba essere chiusa come stabilito dal programma previsto. Tale programma va tuttavia attuato in modo da offrire con la massima urgenza alla popolazione lituana, e in particolare a quella che risiede nelle aree circostanti la centrale, alternative economiche e occupazionali costruttive e realistiche. Ciò richiede degli sforzi congiunti da parte, essenzialmente, della Lituania, dei singoli Stati membri e dell'UE. Il Comitato desidera sottolineare che l'intero processo va portato avanti nel massimo rispetto della trasparenza e mantenendo un dialogo costante con tutte le parti interessate, e in particolare le parti sociali.

2. I criteri politici di Copenaghen

2.1. Democrazia e stato di diritto

Nell'ultima decisione relativa al partenariato il Consiglio sottolinea la necessità che la Lituania adotti una serie di provvedimenti intesi a garantire la stabilità della propria amministrazione pubblica affinché sia in grado di applicare l'acquis comunitario. Occorre inoltre adottare un certo numero di misure nell'ambito del sistema giudiziario al fine di rispettare i criteri relativi allo stato di diritto. In entrambi i casi è evidente che bisogna investire nell'istruzione ed aumentare i salari dei funzionari pubblici.

Si sottolinea inoltre che la corruzione costituisce un grosso problema per il paese. Il Consiglio insiste sulla necessità che la Lituania modifichi il proprio quadro giuridico per combattere ogni forma di corruzione e per assicurare l'applicazione sia della legislazione che della strategia di lotta contro la corruzione.

Il Consiglio non esprime alcuna richiesta particolare in materia di diritti dell'uomo e di protezione delle minoranze in Lituania.

2.2. Osservazioni del Comitato

Le attività dell'amministrazione centrale risentono della mancanza di chiarezza e continuità dovuta alla delimitazione poco chiara tra politica ed amministrazione, nonché di un altro problema determinato dai costanti cambiamenti del personale derivanti per lo più dalle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici. La collaborazione tra i diversi livelli amministrativi sul piano nazionale, regionale e locale è insufficiente. È indispensabile che gli organismi interessati s'impegnino seriamente al fine di risolvere tali problemi tenendo scrupolosamente conto dei provvedimenti proposti dalla Commissione. Sarebbe opportuno rinviare il piano inteso a modificare la suddivisione regionale.

Il Parlamento europeo ha osservato che se nella sfera politica la corruzione non sembra particolarmente estesa, sul piano amministrativo essa costituisce un problema grave(9). Il Comitato da parte sua desidera incoraggiare le autorità lituane a proseguire negli sforzi per rimuovere le cause della sfiducia dei cittadini nei confronti dell'amministrazione e della giustizia, incluse le forze di polizia.

3. La società civile organizzata

3.1. Tre organizzazioni sindacali centrali

Il movimento sindacale in Lituania attualmente si articola in tre organizzazioni centrali. L'organizzazione più importante e rappresentativa, la Lithuanian Trade Union Confederation (Confederazione sindacale lituana), è stata fondata molto recentemente (il 1o maggio 2002) a seguito della fusione tra il Lithuanian Trade Union Centre (Centro sindacale lituano) e la Lithuanian Trade Union Unification (Unificazione sindacale lituana). La nuova organizzazione conta 100000 iscritti circa. Il movimento sindacale europeo, specie nei paesi nordici, ha appoggiato in diversi modi la tendenza ad abbandonare la frammentazione e l'adesione dell'organizzazione alla CES appare pertanto verosimile. Il Workers' Union (Sindacato dei lavoratori), che nel 2002 si è ribattezzato Lithuanian Trade Union Solidarumas (Sindacato lituano Solidarumas), è stato istituito con l'appoggio degli Stati Uniti (AFL-CIO). Esso si fonda sull'adesione diretta e si stima che il numero degli iscritti raggiunga le 52000 unità. La Lithuanian Labour Federation (Federazione lituana del lavoro), la cui creazione risale al periodo compreso tra le due guerre, è stata fondata dal partito cristiano-democratico e attualmente conta 2000-3000 iscritti.

In base alla relazione stilata dalla Commissione per il 2001, in Lituania il livello di sindacalizzazione è pari al 13 %, il che significa che l'adesione ai sindacati è aumentata. I dipendenti pubblici sono soggetti a talune restrizioni per quanto riguarda l'adesione ai sindacati. I diritti relativi ai beni immobili ereditati dal sindacato comunista hanno a lungo avvelenato le relazioni sindacali in Lituania. I principali esponenti di diverse fazioni politiche hanno cercato di favorire i loro "amici" all'interno del sindacato. La questione è ora di competenza delle organizzazioni sindacali alle quali spetta il compito di trovare una soluzione al problema.

3.2. Organizzazioni dei datori di lavoro e degli industriali

La principale organizzazione dei datori di lavoro, la Confederation of Lithuanian Industrialists (LPK) (Confederazione degli industriali lituani), è stata costituita nel 1993 e vi aderiscono associazioni settoriali e singole imprese. Complessivamente comprende 2800 imprese, la maggior parte delle quali di dimensioni piccole e medie, e non svolge alcuna attività diretta per incoraggiare l'adesione di nuovi membri. L'organizzazione, dotata di una segreteria ben strutturata che a sua volta comprende una sezione internazionale, gode dello status di osservatore presso l'UNICE e tra poco ne diventerà membro a pieno titolo. Uno dei principali obiettivi della Confederazione è quello di promuovere un dialogo più efficace tra le parti sociali e il governo lituano.

La Lithuanian Chambers of Commerce, Industry and Crafts (Camere di commercio, dell'industria e dell'artigianato lituane) si articola in cinque camere regionali e conta 1600 membri circa. All'inizio del 2001(10) le imprese lituane erano relativamente poco informate delle condizioni di adesione all'UE. Le Camere di commercio hanno preso l'iniziativa di creare un registro delle imprese che viene regolarmente aggiornato.

Negli ultimi anni le organizzazioni degli agricoltori hanno sviluppato un certo grado di collaborazione, soprattutto nell'affrontare le questioni comunitarie. Il Lithuanian Farmers Union (LFU) (Sindacato degli agricoltori lituani), che attualmente conta 15000 iscritti, fu fondata già nel 1989 e rappresenta le aziende agricole private. Vi sono buone prospettive perché l'LFU diventi un'organizzazione moderna, democratica e rappresentativa dei singoli agricoltori. L'Associazione dei proprietari terrieri conta un numero limitato di membri ed esercita un'influenza ridotta, mentre l'Association of Agricultural Companies (Bendroves) (Associazione delle aziende agricole) rappresenta le grandi aziende agricole. La Lithuanian Chamber of Agriculture (Camera dell'agricoltura lituana) occupa una posizione particolare visto che prevede l'iscrizione obbligatoria e il finanziamento pubblico. Fu fondata nel 1925 e reintrodotta con una legge del 1997.

3.3. Altre organizzazioni

Nel 1995 è stato istituito a Vilnius il Non-Governmental Organisation Information and Support Centre (NISC) (Centro d'informazione e sostegno delle organizzazioni non governative), che riceve contributi finanziari esterni dall'UNDP, dalla Soros Foundation e da autorità ed organizzazioni americane ed europee tra cui la Commissione europea. Il governo lituano offre un certo appoggio alle ONG e i donatori possono chiedere di beneficiare di una detrazione fiscale. Si stima che vi siano circa 5000 ONG attive in Lituania, la metà delle quali (prevalentemente di carattere locale) ha contatti con il NISC. Nel periodo immediatamente successivo all'indipendenza le ONG formarono un blocco nel parlamento lituano per poi, nel 1991/1992, trasformarsi in partiti politici. Attualmente il settore presenta un'evoluzione costante ed esercita un'influenza crescente sulla politica. Tra i suoi obiettivi il NISC menziona in maniera particolare il sistema sanitario pubblico.

In base allo statuto redatto nel 1996, la Lithuanian Consumer Association (Associazione dei consumatori lituani) è un'organizzazione pubblica che prevede l'adesione su base individuale. È suddivisa in 13 regioni e ha ricevuto contributi economici anche dalla Commissione europea e dal Consiglio nordico dei ministri e ora, più di recente, anche dal governo lituano.

3.4. Punti di vista e raccomandazioni del Comitato

L'evoluzione della società civile organizzata in Lettonia è stata eccezionale. È indispensabile portare avanti e intensificare la cooperazione con le organizzazioni affini, soprattutto nella regione del Mar Baltico, in Russia e nel contesto europeo. Uno dei principali obiettivi da conseguire in questo ambito dovrebbe essere quello di promuovere l'adesione alle organizzazioni e la partecipazione alle loro attività. In tal modo si rafforzerebbero le strutture democratiche e al contempo si cercherebbe di scongiurare il rischio che nel lungo periodo le organizzazioni vengano a trovarsi a dipendere da aiuti esterni. Inoltre, un migliore coordinamento su scala nazionale dovrebbe, in taluni casi, accrescerne l'impatto politico. Il Comitato accoglie con favore l'intensificarsi della cooperazione tra le organizzazioni sindacali e quelle agricole.

Il governo deve prendere misure di diverso genere per promuovere l'evoluzione della società civile organizzata e quindi il consolidamento della democrazia nel paese.

È essenziale che le parti sociali accrescano i loro sforzi per rispondere in misura soddisfacente alle esigenze del modello sociale europeo.

Il Comitato accoglie con favore la disponibilità delle organizzazioni lituane ad istituire un comitato consultivo misto assieme al Comitato stesso e guarda con interesse alle future azioni congiunte da intraprendere nel proprio ambito.

4. Ambiti specifici

4.1. Economia di mercato

L'economia di mercato è ormai operativa in Lituania. Sono stati fatti notevoli progressi nella privatizzazione delle aziende pubbliche come pure nei preparativi per la privatizzazione delle altre imprese ancora in mano allo stato. Il diritto di proprietà si è ormai affermato e la restituzione dei terreni e dei boschi è stata avviata, permettendo così al mercato d'iniziare a funzionare in questo settore, il che andrà a favore dello sviluppo di un'agricoltura sostenibile. La ristrutturazione del settore bancario ha registrato notevoli progressi ed esiste un mercato dei capitali funzionante.

Si registra una crescente integrazione commerciale con l'UE anche se il processo è più lento che in altri paesi. Al secondo posto tra i partner commerciali della Lituania troviamo gli altri paesi candidati. Mentre le esportazioni verso l'UE sono aumentate, gli scambi commerciali con i nuovi Stati indipendenti si sono ridotti sensibilmente dopo la crisi che ha colpito la Russia nel 1998. La Lituania ha aderito all'Organizzazione mondiale del commercio nel 2001, mentre la Lettonia ne è diventata membro nel 1999.

Visto che il 96 % delle imprese lituane è di dimensioni piccole e medie, attualmente il bilancio nazionale prevede una voce distinta per la promozione dello sviluppo delle PMI, anche se si è fatto ben poco per attuare il programma previsto.

4.1.1. Osservazioni del Comitato

Per creare un'economia stabile sono stati necessari notevoli sacrifici che hanno contribuito ad acuire il divario sociale. Tale fenomeno rischia di compromettere la fiducia nell'economia di mercato. Gli organi di governo del paese hanno il difficile compito di assicurare che l'intera popolazione lituana possa godere dei benefici derivanti dall'economia di mercato. Occorre inoltre tenere conto della posizione predominante del settore energetico nella società lituana.

4.2. Dialogo sociale

Sul piano nazionale la cooperazione tripartita si realizza nell'ambito del consiglio tripartito nazionale istituito nel 1995. Esso è composto di 15 membri a pieno titolo, cinque per ogni partito, e la presidenza viene esercitata a turno per una durata di quattro mesi. Il governo è rappresentato dai delegati dei ministeri interessati.

A presente la cooperazione si fonda su un accordo stipulato nel febbraio 1999 per migliorare la qualità e l'efficienza. Esso fu sottoscritto dal primo ministro in carica all'epoca, dalle quattro organizzazioni sindacali centrali e da tre organizzazioni padronali. Il governo si è impegnato tra l'altro a discutere talune questioni legislative di rilievo in seno al consiglio e ad informare il parlamento (Saeima) delle conclusioni raggiunte. Dal canto loro le parti sociali si sono impegnate a non avviare azioni contro il governo su questioni in merito alle quali si sia raggiunto un accordo all'interno del consiglio. La cooperazione e lo scambio d'informazioni nel quadro dei preparativi per l'adesione all'UE costituiscono un tema di particolare importanza.

Tra i principali compiti del consiglio tripartito vi è quello di proporre la retribuzione minima prevista dalla legge. Questa incide infatti indirettamente sui salari, soprattutto nel settore pubblico, visto che essi sono sovente espressi in multipli della retribuzione minima.

La Commissione nota che il dialogo tripartito va incoraggiato e che esso deve garantire la consultazione delle parti sociali in ambiti economici e sociali di vitale importanza.

Il dialogo bipartito registra invece un'evoluzione assai lenta, visto che gli accordi collettivi interessano solo il 10 % del mercato del lavoro, prevalentemente nel settore pubblico. Sono quasi totalmente assenti gli accordi a livello settoriale o di impresa. La Commissione sottolinea che occorre impegnarsi per consolidare il dialogo bipartito soprattutto sul piano settoriale e sollecita il governo a sostenere le parti sociali affinché possano prepararsi a svolgere un ruolo attivo nel contesto comunitario e a partecipare al dialogo sociale e ai negoziati a tutti i livelli.

Il governo, dal canto suo, si preoccupa che l'assenza di contrattazioni collettive tra le parti sociali a diversi livelli possa determinare un ricorso eccessivo alla retribuzione minima. La normativa sul lavoro, adottata nell'estate 2002, comprende tra l'altro un quadro di riferimento meglio definito per la contrattazione collettiva, quadro che prevede anche corsi di formazione nelle tecniche negoziali per le parti sociali. Tale normativa si prefigge inoltre una migliore rappresentanza, informazione e consultazione dei lavoratori.

4.2.1. Osservazioni del Comitato

Il Comitato esprime rammarico per la scarsa affermazione del dialogo bipartito e tripartito in Lituania. Solo una parte limitata dei lavoratori beneficia della protezione offerta dagli accordi collettivi; inoltre, per quanto riguarda i temi politici, ivi comprese le questioni relative all'adesione all'UE, il dialogo tripartito sembra più teorico che realistico. Analogamente alla Commissione, il Comitato sottolinea la responsabilità del governo nell'aiutare le parti sociali a prepararsi a svolgere un ruolo attivo nel contesto comunitario e nel promuovere le strutture necessarie alla contrattazione collettiva e al dialogo sociale in generale. Il Comitato si attende degli sviluppi positivi a seguito dell'introduzione di una nuova legislazione sul lavoro.

4.3. Mercato del lavoro e politica sociale

Il tasso medio di disoccupazione, che secondo l'OIL era pari al 16 % nel 2000, varia sensibilmente da una regione all'altra. La disoccupazione di lunga durata rappresenta un grave problema. Nel maggio 2001 il governo ha adottato un piano a favore di una politica attiva del mercato del lavoro intesa a ridurre nettamente la disoccupazione ufficiale. Tale piano prevede attività d'intermediazione estremamente dinamiche grazie ad una rete molto estesa di uffici di collocamento. Uno degli obiettivi per il 2004 è quello di offrire una forma attiva di sostegno a tutti coloro che continuano a non trovare un impiego dopo 3 mesi di disoccupazione. Oltre il 5 % dei finanziamenti destinati a tale progetto proviene dall'UE(11).

Nella loro forma attuale i sussidi di disoccupazione hanno un impatto limitato. Per poterne beneficiare occorre aver versato i relativi contributi durante 24 dei 36 mesi precedenti. Il livello del sussidio dipende esclusivamente dalla durata del periodo in cui sono stati versati i contributi e oscilla tra il 19 ed il 34 % di un salario mensile medio. In base ai dati più recenti, il 15,2 % dei disoccupati registrati in Lituania ha beneficiato del sussidio previsto dal regime di disoccupazione.

La politica di protezione sociale prevede forme di assistenza calibrate sulle necessità effettive e dimostrate la cui gestione spetta gli enti locali. Esse comprendono l'assistenza sociale, contributi alle spese per il riscaldamento domestico e libero accesso all'assistenza sanitaria e ai minori (istruzione prescolastica e scolastica). Gran parte della popolazione vive al di sotto della soglia di sussistenza.

Il governo sta mettendo a punto una riforma di entrambi i capitoli del sistema di protezione sociale.

I redditi reali hanno seguito un andamento positivo. Tra il 1997 ed il 2000 hanno registrato un aumento del 36 %, mentre negli ultimi due anni si è verificato un rallentamento. Ciò significa che il divario con l'UE si è ridotto. Il salario minimo, stimato a 430 Litas nel 1999, nel 2001 corrispondeva al 40 % del salario medio e non si prevedono aumenti nel 2002. In virtù di un accordo raggiunto dal consiglio tripartito saranno invece introdotte delle riduzioni fiscali a beneficio dei bassi redditi.

Gran parte della popolazione, sia quella occupata che quella disoccupata, vive al di sotto della soglia di sussistenza. In Lituania la sopravvivenza di molte persone dipende sia dalle piccole aziende agricole che producono per il consumo domestico (superficie media: 2,2 ettari) che dalle aziende agricole a conduzione familiare (superficie media: 7,6 ettari). (Le statistiche, che nel 1997 riportavano un totale di 539000 aziende agricole di questo genere, sono tuttavia esagerate dal momento che una parte significativa delle aziende minori dà in locazione i propri terreni alle aziende più grandi).

4.3.1. Osservazioni del Comitato

Tra i paesi candidati la Lituania presenta il tasso di disoccupazione più elevato. La lotta contro la disoccupazione deve pertanto costituire un obiettivo prioritario. A tal fine occorre mantenere un tasso di crescita elevato e garantire un maggior coordinamento degli interventi di politica economica e di politica sociale. Il Comitato desidera richiamare l'attenzione sul ruolo chiave svolto nella strategia per l'occupazione dalle parti sociali, le quali devono coordinare i loro sforzi per potervi partecipare in maniera efficace. Nell'ambito dell'UE è attualmente essenziale impegnarsi nella lotta all'esclusione sociale. È fondamentale coinvolgere attivamente gli attori dei paesi candidati nel programma adottato di recente per combattere la povertà. La Lituania deve attivarsi decisamente per contrastare l'esclusione sociale nel paese.

4.4. Politica rurale e regionale

Nel 2000 l'agricoltura rappresentava l'8 % del PNL e il 18 % dell'occupazione, il che denota una riduzione di due punti percentuali rispetto al 1999. Il processo di fusione delle parcelle procede lentamente anche a causa di un ritardo nella restituzione dei terreni. Il termine per la presentazione dei reclami è stato tuttavia fissato al settembre 2002. La dimensione media delle aziende lituane è salita a 12,76 ettari. In Lituania vi sono buone prospettive per la produzione agricola e per l'introduzione di un certo grado di razionalizzazione nell'agricoltura.

Le risorse del programma Sapard sono destinate in primo luogo all'agricoltura, seguita dalla trasformazione, dalla commercializzazione, dalla diversificazione dell'economia rurale e dal miglioramento delle infrastrutture. Meno del 40 % dei finanziamenti totali messi a disposizione a tal fine provengono dall'UE.

Di recente la gestione centrale della politica strutturale è migliorata sensibilmente, pur risentendo del fatto che le strutture regionali non funzionano ancora a dovere e della mancanza di fiducia tra i due livelli. Il principio chiave del partenariato nella gestione degli aiuti strutturali comunitari non ha avuto l'impatto desiderato. La Commissione ha insistito sulla necessità di presentare il progetto di un documento di programmazione unico entro la fine del 2002.

4.4.1. Osservazioni del Comitato

Per quanto riguarda il settore dell'agricoltura, il Comitato desidera sottolineare soprattutto la necessità d'introdurre una politica per lo sviluppo rurale. Le autorità devono sostenere le organizzazioni agricole e cooperare con esse soprattutto per promuovere la diffusione d'informazioni tra le fasce più svantaggiate della popolazione spesso contrarie all'adesione all'UE.

Quanto alla politica regionale, il Comitato sottolinea l'importanza di applicare efficacemente il principio del partenariato.

A giudizio del Comitato, in Lituania sia la politica rurale che quella regionale devono privilegiare ampiamente gli investimenti nelle risorse umane, ovvero nell'istruzione/formazione e nella formazione permanente, nonché promuovere la mobilità professionale e geografica. La scelta politica d'investire nella società della conoscenza dovrebbe inoltre permettere di realizzare risultati positivi nel lungo periodo nel quadro dei negoziati sugli aiuti agricoli e regionali comunitari. Occorre al contempo investire nel rinnovamento delle strutture economiche, specie nell'industria alimentare, nonché nello sviluppo delle infrastrutture.

5. Conclusioni e raccomandazioni

Il Comitato si compiace con la Lituania per i rapidi progressi compiuti sulla strada verso l'adesione all'UE ed è convinto che i negoziati tuttora in corso possano concludersi al più tardi entro la fine del 2002, fungendo così da base per un referendum. In virtù del processo democratico il referendum dovrà essere preceduto da una vasta campagna informativa e da un ampio dibattito pubblico, e richiede quindi un significativo impegno da parte delle autorità, dei media e delle organizzazioni della società civile.

A giudizio del Comitato, l'esito del prossimo referendum dipende in larga misura dalle soluzioni che la Lituania riuscirà a trovare, con l'aiuto dell'UE e degli Stati membri, per risolvere i problemi economici, politici e sociali legati alla transizione da un'economia pianificata ad un'economia di mercato. Il Comitato sollecita tutte le parti interessate a concentrare gli sforzi sulla risoluzione di tali problemi.

Bruxelles, 18 settembre 2002.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Göke Frerichs

(1) Tale obiettivo, fissato nel 2000, avrebbe dovuto essere realizzato nel 2001. Visto che così non è stato, il tema è stato al centro delle discussioni nel corso dell'incontro ministeriale tenutosi a Mosca il 20.3.2002.

(2) Le relazioni dell'Unione europea con la Russia, l'Ucraina e la Bielorussia, GU C 102 del 24.4.1995; Relazioni tra l'Unione europea ed i paesi che si affacciano sul Mar Baltico, GU C 73 del 9.3.1998; La dimensione settentrionale: Piano d'azione per la dimensione settentrionale nelle politiche estera e transfrontaliera dell'Unione europea 2000-2003, GU C 139 dell'11.5.2001; Partenariato strategico UE-Russia: le prossime tappe, GU C 125 del 27.5.2002, non ancora pubblicata.

(3) Lettonia. Rapporto sullo sviluppo umano 2000/2001. Il processo politico in Lettonia, Riga 2001.

(4) A5-0252/2001 (16 luglio 2001).

(5) CAPE 2001. Relazione sintetica, Eurochambres e SBRA, Bruxelles 2001.

(6) Per i proprietari forestali esiste un'organizzazione distinta.

(7) Il Parlamento europeo ha notato che negli Stati membri dell'UE talune imprese sono ostili ai sindacati e alla contrattazione collettiva e ha chiesto alla Commissione di esaminare da vicino tale questione.

(8) Nel parere 1480/2001 il Comitato sottolinea in particolare l'importanza delle parti sociali.

(9) A5-0253/2001 (16 luglio 2001).

(10) CAPE 2001, Relazione sintetica, Eurochambres e SBRA, Bruxelles 2001.

(11) Programma della Repubblica di Lituania inteso ad accrescere l'occupazione nel periodo 2001-2004 (Approvato dalla risoluzione n. 529 dell'8 maggio 2001 del governo della Repubblica di Lituania).

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