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Document 52015AE6764

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Analisi annuale della crescita 2016» [COM(2015) 690 final] e al «Progetto di relazione comune sull’occupazione che accompagna la comunicazione della Commissione sull’Analisi annuale della crescita 2016» [COM(2015) 700 final]

GU C 133 del 14.4.2016, p. 37–45 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

14.4.2016   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 133/37


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla «Analisi annuale della crescita 2016»

[COM(2015) 690 final]

e al «Progetto di relazione comune sull’occupazione che accompagna la comunicazione della Commissione sull’Analisi annuale della crescita 2016»

[COM(2015) 700 final]

(2016/C 133/08)

Relatore:

Juan MENDOZA CASTRO

La Commissione europea, in data 22 dicembre 2015, ha deciso, conformemente al disposto dell’articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Analisi annuale della crescita 2016

[COM(2015) 690 final]

e al

Progetto di relazione comune sull’occupazione che accompagna la comunicazione della Commissione sull’Analisi annuale della crescita 2016

[COM(2015) 700 final].

Il sottocomitato sull’Analisi annuale della crescita 2016, istituito a norma dell’articolo 19 del Regolamento interno e incaricato di preparare i lavori del Comitato in materia, ha adottato il progetto di parere in data 12 gennaio 2016.

Alla sua 514a sessione plenaria, dei giorni 17 e 18 febbraio 2016 (seduta del 17 febbraio), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 139 voti favorevoli, 8 voti contrari e 11 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

La disoccupazione si mantiene elevata. A sette anni dall’inizio della crisi, il Comitato esprime preoccupazione per l’alto tasso di disoccupazione, soprattutto in determinati Stati membri. Sono elevati anche i numeri della disoccupazione giovanile, dei giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione (NEET) e dei disoccupati di lunga durata.

1.2.

L’Analisi annuale della crescita 2016 comprende una quantità di analisi, finalità e obiettivi di carattere sociale ma questo nuovo approccio, per essere efficace, non dovrebbe essere basato sulla mera ripetizione della raccomandazioni politiche degli anni precedenti. Oltre all’impulso agli investimenti privati cui fa riferimento la Commissione, la stagnazione dell’economia e l’occupazione impongono un aumento della domanda interna e massicci investimenti pubblici.

1.3.

Semestre europeo. Il CESE accoglie con favore tanto la decisione di rafforzare il monitoraggio degli obiettivi della strategia Europa 2020 quanto la divisione in una fase europea e una nazionale, il che consentirà di delimitare meglio gli ambiti di responsabilità nella realizzazione degli obiettivi fissati. È inoltre essenziale una maggiore coerenza tra le politiche della governance europea e gli obiettivi della strategia Europa 2020.

1.4.

Il semestre europeo dovrebbe tenere conto del conseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) derivanti dalla strategia per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite per il 2030.

1.5.

L’economia. Sebbene possa beneficiare di una serie di fattori positivi temporanei, l’Unione europea fa registrare una ripresa moderata. L’attivo record della bilancia commerciale della zona euro dipende, tra l’altro, dagli effetti della svalutazione dell’euro. A sua volta, l’eccesso di risparmio interno rispetto agli investimenti rispecchia le incertezze che ancora pesano sulla ripresa economica e la crescita.

1.6.

Di fronte al considerevole calo degli investimenti il Consiglio Ecofin ha messo in risalto l’urgente necessità di migliorare il clima per gli investimenti stessi, per sostenere la ripresa economica e incrementare la produttività e il potenziale di crescita. Il CESE, dal canto suo, ritiene necessario un riorientamento della cosiddetta politica di austerità verso un più consistente contributo alle politiche di crescita (1).

1.7.

Il gran numero di persone a rischio di povertà o di esclusione solleva interrogativi circa il conseguimento di uno dei principali obiettivi della strategia Europa 2020.

1.8.

Di fronte al massiccio afflusso di rifugiati e richiedenti asilo, il CESE propone misure basate su un’azione congiunta e solidale, sul rispetto dei valori e del diritto internazionale, sulla parità di trattamento e sul primato della vita al di sopra di qualsiasi approccio basato principalmente sulle politiche di «sicurezza». Il Comitato conferma inoltre che l’Accordo Schengen rappresenta un elemento portante dell’architettura dell’UE.

2.   Raccomandazioni del CESE

2.1.

L’Analisi annuale della crescita 2016 pone in risalto l’importanza degli investimenti in materia di occupazione e di politiche sociali, come aveva proposto il CESE, il che comporta l’adozione di un approccio ambizioso da parte della Commissione.

2.2.

L’Analisi annuale della crescita 2016 deve concentrarsi sul rafforzamento della governance per attuare in modo efficace le grandi politiche europee di integrazione dei mercati e modernizzazione dell’economia, mettendo in risalto, a tale riguardo, il pacchetto di governance economica dell’UE. Efficaci quadri nazionali di governance devono dal canto loro accrescere la fiducia, ripristinare le riserve di bilancio necessarie ed evitare le politiche di bilancio procicliche.

2.3.

È essenziale migliorare le sinergie delle strategie di investimento e di sviluppo tra le economie nazionali e l’economia europea.

2.4.

Il CESE suggerisce che, nel quadro delle priorità politiche, gli sforzi si concentrino in particolare in due ambiti: gli investimenti e l’occupazione.

2.5.

Gli strumenti del quadro finanziario pluriennale e il meccanismo per collegare l’Europa sono essenziali per affrontare la crisi e tornare su un percorso di crescita. Il Comitato si rallegra del buon inizio del piano di investimenti per l’Europa, e ha suggerito a tale riguardo di attirare un maggior numero di investitori istituzionali e di diffondere maggiormente le possibilità di finanziamento.

2.6.

È necessaria «un’azione immediata» per far fronte alla disoccupazione di lungo periodo (che rappresenta il 50 % del totale) e alla disoccupazione giovanile. Inoltre, la Commissione dovrebbe presentare una strategia globale per la parità di genere nel mercato del lavoro.

2.7.

Gli investimenti finalizzati alla transizione energetica (Accordo di Parigi) dovrebbero diventare un fattore di creazione di posti di lavoro e di sviluppo economico.

2.8.

Il CESE chiede un maggiore sforzo coordinato per contrastare la pianificazione fiscale aggressiva, la frode e l’evasione fiscale.

2.9.

Il CESE chiede il pieno coinvolgimento delle parti sociali e di altre organizzazioni rappresentative della società civile nelle politiche sociali e nei piani di riforma nazionali, ad esempio attraverso i consigli economici e sociali nazionali e le organizzazioni analoghe. Per quanto riguarda la proposta della Commissione di istituire comitati nazionali per la competitività nell’area dell’euro, il CESE adotterà un apposito parere nel marzo 2016. In ogni caso, tali comitati devono essere pienamente compatibili con la libertà di contrattazione collettiva e con i meccanismi di partecipazione e di dialogo tra le parti sociali esistenti in ciascuno Stato membro.

2.10.

Legittimità democratica. Per far fronte al deficit democratico, è necessario consolidare i principi di giustizia sociale alla base dell’architettura dell’Unione europea e rafforzare un’Europa sociale dedicata alla lotta contro l’esclusione sociale e al mantenimento della solidarietà.

3.   Introduzione

3.1.

Secondo l’Analisi annuale della crescita 2016:

sebbene possa beneficiare di una serie di fattori positivi temporanei, tra i quali il basso prezzo del petrolio, un euro relativamente debole e politiche monetarie accomodanti, l’Unione europea fa registrare una ripresa moderata;

di conseguenza, le politiche dovrebbero mirare a consolidare la ripresa e a stimolare la convergenza verso i paesi con i migliori risultati;

si prevede un’accelerazione progressiva del ritmo dell’attività;

i risultati economici e le condizioni sociali, così come l’attuazione delle riforme, rimangono disomogenei all’interno dell’UE.

3.2.

Sono confermate le priorità politiche precedenti, volte a creare un quadro di equilibrio tra i cambiamenti strutturali, la solidità dei bilanci pubblici e gli investimenti. L’Analisi annuale della crescita 2016 presenta considerazioni più specifiche in relazione, tra l’altro, al mercato del lavoro, al lavoro sommerso, all’integrazione lavorativa, al divario di genere e all’occupazione giovanile.

3.3.

Si invoca una pubblica amministrazione moderna ed efficiente, necessaria per garantire servizi rapidi e di alta qualità per le imprese e i cittadini.

3.4.

L’approccio è rivolto anche a migliorare la qualità, l’indipendenza e l’efficacia dei sistemi giudiziari degli Stati membri come condizione preliminare per la creazione di un ambiente favorevole agli investimenti e all’attività economica.

3.5.

Per quanto riguarda il Progetto di relazione comune sull’occupazione, le principali constatazioni che ne emergono riguardano la grande disparità esistente tra gli Stati membri e la lentezza dei miglioramenti della situazione occupazionale e sociale. Altre conclusioni sono le seguenti:

continuità delle riforme dei mercati del lavoro,

sistemi fiscali più favorevoli alla creazione di posti di lavoro,

investimenti nel capitale umano attraverso l’istruzione e la formazione, che si sono concentrati principalmente sui giovani,

mantenimento della moderazione salariale, e

iniziative a favore dell’occupazione giovanile e in relazione all’elevato numero di giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione (NEET).

4.   La disoccupazione si mantiene elevata

4.1.

A sette anni dall’inizio della crisi, il Comitato torna a esprimere preoccupazione per la situazione dell’occupazione, che riguarda in particolare determinati Stati membri della zona euro. Nell’UE sono senza lavoro 22,5 milioni di persone (17,2 milioni nell’area dell’euro) e in questo campo, nei prossimi due anni, non è prevedibile un miglioramento significativo. Oltre alle conseguenze sociali ed economiche che comporta, questa situazione si somma agli altri fattori che contribuiscono alla disaffezione dei cittadini per il progetto europeo.

4.2.

L’Analisi annuale della crescita 2016 include una quantità di analisi, finalità e obiettivi di carattere sociale. Per poter essere efficace e non rimanere un mero esercizio retorico, questo nuovo approccio non dovrebbe essere basato sulla ripetizione delle raccomandazioni politiche degli anni precedenti — essenzialmente riforme strutturali nel mercato del lavoro — e dovrebbe invece dare un impulso coordinato alla crescita e all’occupazione.

4.3.

L’Analisi annuale della crescita 2016 pone in risalto l’importanza degli investimenti in materia di occupazione e di politiche sociali, come aveva proposto il CESE, il che comporta l’adozione di un approccio ambizioso da parte della Commissione.

4.4.

Oltre all’impulso agli investimenti privati che costituisce la base della proposta della Commissione, la stagnazione dell’economia e l’occupazione impongono il ricorso a massicci investimenti pubblici.

5.   Il Semestre europeo: rafforzare la governance

5.1.

L’Analisi annuale della crescita 2016 dovrebbe concentrarsi sul rafforzamento della governance per attuare in modo efficace le grandi politiche europee di integrazione dei mercati e modernizzazione dell’economia.

5.2.

Il Semestre europeo deve compiere progressi anche nello sviluppo del pacchetto sulla governance economica, riveduto nell’ottobre 2015. Efficaci quadri nazionali di governance devono dal canto loro accrescere la fiducia, ripristinare le riserve di bilancio necessarie ed evitare le politiche di bilancio procicliche (2). Al conseguimento di tali obiettivi dovrebbero contribuire gli strumenti finanziari dell’UE e i bilanci nazionali.

5.3.

Il CESE accoglie con favore la decisione di rafforzare il monitoraggio degli obiettivi della strategia Europa 2020 nel contesto del Semestre europeo, come avevano proposto i cinque presidenti (3). Oltre a migliorare l’attuazione e il monitoraggio della strategia esistente, si annuncia un processo di elaborazione di una visione a lungo termine che vada al di là dell’orizzonte temporale del 2020, anche alla luce dei nuovi OSS convenuti dalle Nazioni Unite per il 2030. Il Comitato si compiace dell’iniziativa prevista dal momento che essa conferma la sua posizione secondo cui l’UE dovrà estendere il suo orizzonte di programmazione almeno fino al 2030 per dare attuazione agli OSS, adottando una strategia integrata per un’Europa sostenibile in un mondo globalizzato.

5.4.

La decisione di dividere il Semestre in due fasi più chiaramente differenziate — una europea (da novembre a febbraio) e una nazionale (da febbraio a giugno) — consente di delimitare meglio gli ambiti di responsabilità e renderà possibile una consultazione approfondita degli interlocutori sociali sul processo di riforma europeo.

6.   Lo sviluppo dell’economia

6.1.

L’UE ha fatto registrare una crescita del PIL reale dell’1,9 % nel 2015, e si prevede che arrivi al 2,0 % nel 2016 e al 2,1 % nel 2017 (4), ma esistono notevoli differenze tra gli Stati membri.

6.2.

Il CESE richiama l’attenzione sul fatto che le esportazioni, con un attivo record pari al 3,5 % del PIL della zona euro (1,9 % del PIL dell’UE- 28), sono state la forza trainante della ripresa. A livello aggregato, la zona euro registra attualmente uno degli avanzi delle partite correnti più grandi al mondo che sembra destinato a crescere ancora nel 2015. Mentre il calo dei prezzi delle materie prime e il deprezzamento del tasso di cambio dell’euro hanno contribuito a rafforzare la bilancia commerciale, l’eccedenza è in gran parte il riflesso di un eccesso di risparmio interno rispetto agli investimenti nella zona euro (5). Questa situazione rispecchia anche le incertezze che ancora pesano sulla ripresa economica e la crescita.

6.3.

La moderazione salariale, il calo del prezzo del petrolio, i bassi tassi di interesse e gli sviluppi dei tassi di cambio favoriscono la competitività dell’economia europea. La ripresa economica dipende sempre di più dalla domanda interna, ma su di essa incidono i vincoli di bilancio, l’elevato livello di occupazione precaria, la moderazione salariale e la scarsa disponibilità di credito per le famiglie e le imprese, in particolare le PMI.

7.   Osservazioni sul Progetto di relazione comune sull’occupazione

7.1.

Secondo il Progetto, una serie di riforme ha rafforzato determinati meccanismi di fissazione dei salari al fine di promuovere la convergenza nell’evoluzione dei salari connessa alla produttività e la necessità di sostenere il reddito disponibile delle famiglie, prestando particolare attenzione ai salari minimi. Il CESE rileva tuttavia che tra il 2008 e il 2015 la crescita dei salari è stata inferiore a quella della produttività in almeno 18 Stati membri (6).

7.2.

Nel 2014 si è riscontrato un calo dei costi unitari del lavoro in diversi paesi della zona euro particolarmente colpiti dalla crisi. Inoltre, nei paesi in cui il mercato del lavoro è in miglioramento, il numero di ore di lavoro ha cominciato a dare un contributo positivo all’evoluzione di tali costi (7).

7.3.

Il CESE concorda sul fatto che la modernizzazione, un migliore abbinamento tra le capacità professionali e le esigenze del mercato del lavoro e i continui investimenti nell’istruzione e nella formazione, comprese le competenze informatiche, sono essenziali per il futuro dell’occupazione, la crescita economica e la competitività dell’UE.

7.4.

La disoccupazione di lunga durata rappresenta attualmente il 50 % della disoccupazione totale. È necessaria «un’azione immediata» per risolvere questo problema, azione che va considerata prioritaria nell’ambito delle politiche per l’occupazione. Va dedicata inoltre un’attenzione prioritaria all’elevata disoccupazione giovanile e alla situazione dei giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione (NEET).

7.5.

È significativo che secondo le recenti analisi della mancata corrispondenza tra domanda e offerta di competenze meno della metà delle difficoltà di reclutamento dipendono da vere e proprie carenze di competenze, mentre quasi un terzo può essere attribuito a salari poco attraenti.

7.6.

L’elevato numero di persone a rischio di povertà o di esclusione registrato nel 2014 (24,4 %, vale a dire 122 milioni di persone — UE 28) e l’andamento degli ultimi anni sollevano numerosi interrogativi circa il conseguimento di uno dei principali obiettivi della strategia Europa 2020.

7.7.

Le donne sono ancora sottorappresentate nel mercato del lavoro anche se le loro qualifiche sono migliorate e hanno addirittura superato quelle degli uomini in termini di istruzione formale. La differenza del 40 % tra i livelli delle pensioni è il risultato di carriere più brevi nonché di retribuzioni inferiori. Il CESE si rammarica del fatto che l’Analisi annuale della crescita 2016 non formuli alcuna proposta in quest’ambito. Sottolinea inoltre che la Commissione non ha ancora presentato una strategia globale in materia di parità di genere, con misure specifiche per tenere conto degli attuali impegni politici e delle esigenze della società civile organizzata (8).

8.   Le priorità politiche per il 2016

8.1.

Le aspettative di uscita dalla crisi non si sono ancora realizzate.

8.2.

Le profonde differenze esistenti all’interno dell’UE in termini sociali ed economici impongono di rafforzare la convergenza degli Stati membri verso il raggiungimento degli obiettivi in questo settore. È fondamentale migliorare le sinergie delle strategie di investimento e di sviluppo tra le economie nazionali e l’economia europea.

8.3.

Nel quadro delle priorità politiche per il 2016, il CESE insiste in particolare su due ambiti: gli investimenti e l’occupazione.

8.4.   Rilancio degli investimenti: una necessità urgente

8.4.1.

Di fronte al considerevole calo degli investimenti vi è un’urgente necessità di migliorare il clima per gli investimenti stessi, per sostenere la ripresa economica e incrementare la produttività e il potenziale di crescita (9). Il CESE, dal canto suo, ritiene necessario un riorientamento della cosiddetta politica di austerità verso un consistente contributo alle politiche di crescita.

8.4.2.

Gli strumenti del quadro finanziario pluriennale (Fondi strutturali e d’investimento, tra gli altri) sono essenziali per affrontare la crisi e tornare su un percorso di crescita sostenuta; in particolare, il meccanismo per collegare l’Europa è importante per rafforzare le reti transeuropee di infrastrutture dei trasporti, delle telecomunicazioni e dell’energia.

8.4.3.

Il piano di investimenti per l’Europa — un passo nella direzione giusta che deve essere integrato da altre misure — ha registrato un buon avvio — secondo la BEI il totale degli investimenti promossi nel 2015 arriverà a 50 miliardi di euro — e che 71 000 PMI e società a media capitalizzazione possano beneficiare di progetti d’investimento del FEIS. Per poter conseguire l’obiettivo di 315 miliardi di euro di investimenti entro il 2017 sarà necessario:

attrarre un numero maggiore di investitori istituzionali (UE ed extra-UE). Finora, solo nove Stati membri hanno fornito contributi, e tra essi non figurano alcuni di quelli che più hanno bisogno di modernizzare la propria struttura economica;

diffondere maggiormente le possibilità di finanziamento del FEIS, dato che in alcuni casi non sono ancora sufficientemente note alle autorità pubbliche e agli investitori privati.

8.4.4.

Oltre la metà dei progetti del FEIS riguarda l’efficienza energetica, le fonti energetiche rinnovabili e l’innovazione. L’adempimento dell’Accordo di Parigi per la transizione dalle risorse fossili e da un’economia ad alta intensità di energia a modelli a basso tenore di carbonio e con un’impronta ridotta costituisce un’enorme sfida per l’UE, che deve ridurre in modo sostanziale le proprie emissioni. Gli investimenti finalizzati alla transizione energetica sono un fattore di creazione di posti di lavoro e di sviluppo economico. Essi sono inoltre un fattore essenziale per ridurre i prezzi dell’energia, con effetti positivi sul piano sociale ed economico.

8.4.5.

Il Comitato concorda sul fatto che il finanziamento dell’economia reale è notevolmente migliorato, anche se rimangono delle differenze tra gli Stati membri. Il problema, tuttavia, interessa soprattutto le piccole e medie imprese, che dipendono fortemente dal credito bancario. L’Unione dei mercati dei capitali, una delle principali iniziative dell’UE, dovrebbe avere come obiettivo centrale quello di fornire alle PMI un accesso ai finanziamenti (10).

8.4.6.

Investire nel capitale umano. Il CESE deplora la diminuzione della spesa pubblica per l’istruzione (11), perché l’Europa ha bisogno di una forza lavoro ben istruita e qualificata per realizzare appieno il suo potenziale economico. Le misure di riforma dovrebbero puntare prioritariamente a incrementare il livello di conoscenze, abilità e competenze e a colmare il divario crescente tra i lavoratori scarsamente qualificati e quelli altamente qualificati.

8.5.   Promuovere l’occupazione e politiche sociali inclusive e una crescita sostenibile

8.5.1.

I settori innovativi hanno un grande potenziale di creazione di posti di lavoro. Tale è la finalità delle politiche europee di integrazione dei mercati e modernizzazione dell’economia (agenda digitale, mercato interno dell’energia, quadro per il settore audiovisivo, mercato delle telecomunicazioni).

8.5.2.

L’occupazione stabile è essenziale per la ripresa economica, ma si rileva la forte segmentazione del mercato del lavoro (12). Occorre conciliare le esigenze di adattamento a un mondo del lavoro in costante mutazione con la sicurezza dell’occupazione, l’identificazione del lavoratore con l’impresa e lo sviluppo delle sue capacità.

8.5.3.

Il CESE ha già sottolineato che il concetto di «flessicurezza», sul quale la Commissione torna a insistere nell’Analisi annuale della crescita 2016, non rappresenta una riduzione unilaterale e illegittima dei diritti dei lavoratori, ma piuttosto una concezione del diritto del lavoro, dei sistemi di tutela dei posti di lavoro e, di concerto con le parti sociali, delle pratiche di contrattazione collettiva, per garantire un equilibrio ottimale tra flessibilità e sicurezza in tutti i rapporti di lavoro e a fornire un livello di sicurezza adeguato per tutti i lavoratori, indipendentemente dalle forme di contratto, in modo da far fronte alla segmentazione dei mercati del lavoro (13).

8.5.4.

Il CESE considera positivamente:

la decisione dell’Eurogruppo di valutare la pressione fiscale sul lavoro al fine di ridurre gli ostacoli agli investimenti e alla creazione di posti di lavoro (14); sottolinea inoltre che l’«inverdimento» dei sistemi fiscali, in particolare premiando le attività a basse emissioni e a impronta ridotta rispetto a quelle ad alta intensità energetica e di risorse, è essenziale per rendere l’economia europea più sostenibile;

le proposte volte a migliorare i mercati dei prodotti e dei servizi e il contesto imprenditoriale e, in particolare, quelle riguardanti il commercio al dettaglio;

le proposte in materia di appalti pubblici (che rappresentano il 19 % del PIL dell’UE) intese ad aumentare la trasparenza, migliorare l’efficacia dell’amministrazione, favorire un maggiore ricorso agli appalti elettronici e combattere la corruzione.

8.5.5.

Il Comitato ha sostenuto la transizione verso un’economia verde (15); esso accoglie con favore il principio dell’economia circolare e sta attualmente valutando i vantaggi e gli svantaggi del pacchetto su questo tema, presentato dalla Commissione nel dicembre 2015.

8.5.6.

Il CESE sottolinea il ruolo importante che il semestre europeo e l’analisi annuale della crescita devono svolgere per garantire il monitoraggio delle politiche di sviluppo sostenibile. Negli ultimi anni la Commissione ha cominciato a inserire nell’analisi annuale della crescita e nelle raccomandazioni specifiche per paese anche le questioni ambientali. Il Comitato deplora che la Commissione sembri avere abbandonato questo approccio («inverdire il semestre europeo») nell’attuale analisi annuale della crescita, e la invita a riprendere in considerazione nel semestre europeo la transizione verso un’economia circolare e a basso contenuto di carbonio quale elemento fondamentale per la prosperità economica, la competitività e la resilienza sul lungo periodo.

9.   Altre misure

9.1.   Politiche fiscali responsabili

9.1.1.

Negli ultimi anni, l’UE e gli Stati membri hanno adottato un’ampia gamma di misure (tra cui l’Unione bancaria e le riforme strutturali) nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita. Di conseguenza, sono stati compiuti progressi sul fronte della riduzione degli squilibri macroeconomici. In un contesto di bassissima inflazione (0 % nel 2015 e 1,7 % previsto nel 2017), si è registrata una riduzione significativa del disavanzo pubblico [2,5 % del PIL attualmente, previsione dell’1,6 % del PIL nel 2017 (16)]. Le misure volte a ridurre gli elevati stock di debito pubblico (86,8 % del PIL) e privato (famiglie 57,9 %, imprese non finanziarie 79,5 %) comportano limitazioni agli investimenti e ai consumi.

9.1.2.

Rafforzare l’efficacia e l’equità dei sistemi fiscali. Il CESE è favorevole a correggere la distorsione a favore del debito nella tassazione (debt bias), come consigliato dalle relazioni dell’FMI, agevolando così i canali di finanziamento alternativi al credito bancario, soprattutto sui mercati dei capitali.

9.1.3.

Il CESE apprezza le iniziative della Commissione sull’ubicazione delle attività economiche e il pacchetto di misure in materia di trasparenza fiscale. Occorre una più ampia azione coordinata delle autorità europee e nazionali al fine di eliminare i paradisi fiscali e contrastare la pianificazione fiscale aggressiva, la frode e l’evasione fiscale, che causano nell’UE perdite stimate in mille miliardi di euro (17).

9.2.   L’evoluzione demografica e la sua incidenza sui sistemi pensionistici e sanitari

9.2.1.

Gli Stati membri dell’UE hanno adottato misure sui sistemi pensionistici pubblici volte, da un lato, a mitigare le conseguenze sociali della crisi e, dall’altro, a migliorare la loro sostenibilità a lungo termine. Si è trattato tra l’altro di misure di austerità quali l’aumento dell’età pensionabile e la stretta correlazione tra contributi e prestazioni. I sistemi pensionistici privati, come il Comitato ha già affermato (18), svolgono una funzione sociale importante ma non dovrebbero essere considerati come semplici strumenti finanziari.

9.2.2.

Il Comitato concorda con la Commissione sulla necessità di stabilire una base di finanziamento sostenibile per i sistemi sanitari. Per il maggiore benessere dei cittadini dell’Unione, tali sistemi devono essere fermamente ancorati ai principi e ai valori della dimensione sociale dell’Europa, quali l’universalità, l’accessibilità, l’equità e la solidarietà (19).

9.3.   I rifugiati e i richiedenti asilo

9.3.1.

Al fine di ottenere il necessario consenso sociale in tutta Europa, è essenziale rispettare pienamente la parità di trattamento e i diritti sociali sia dei cittadini dell’UE che dei rifugiati presenti in Europa, con particolare attenzione ai gruppi più vulnerabili. Investimenti tempestivi per l’integrazione dei profughi nella società e nel mercato del lavoro sono importanti per aiutarli a ricostruire le loro vite, riducendo nel contempo al minimo i potenziali conflitti con la popolazione locale ed evitando costi più elevati in futuro.

9.3.2.

Il CESE si augura che il meccanismo di ricollocazione in caso di crisi aiuti l’UE a passare, sulla base di un consenso generale, a un sistema sufficientemente solido e flessibile per affrontare le multiformi sfide legate alla migrazione.

9.3.3.

La Commissione europea e le altre istituzioni dell’UE devono sostenere attivamente i governi degli Stati membri, in modo da creare le condizioni e le prospettive adeguate per l’integrazione dei richiedenti asilo ricollocati. Occorre chiarire, tra l’altro, che le spese sostenute dagli Stati membri per l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo e dei rifugiati non hanno carattere duraturo e strutturale, per cui non devono essere conteggiate nel calcolo del disavanzo strutturale di bilancio.

9.3.4.

Il Comitato conferma che l’Accordo di Schengen rappresenta un elemento portante dell’architettura dell’UE (20).

9.4.   Partecipazione della società civile

9.4.1.

Il CESE considera la partecipazione della società civile all’elaborazione delle politiche sociali ed economiche una condizione necessaria della loro efficacia.

9.4.2.

I programmi nazionali di riforma (PNR) devono prevedere spazi di discussione, in particolare i consigli economici e sociali. In alcuni Stati membri, tuttavia, tale partecipazione non si realizza.

9.4.3.

Se i comitati nazionali per la competitività, saranno istituiti come raccomandato dalla Commissione, dovranno essere pienamente compatibili con la libertà di contrattazione collettiva e con i meccanismi di partecipazione e di dialogo tra le parti sociali esistenti in ciascuno Stato membro. Il CESE adotterà un parere in materia nel marzo 2016.

9.5.   Legittimità democratica

9.5.1.

Il deficit democratico ha determinato una perdita di fiducia nell’ideale europeo. Il Comitato sottolinea la necessità di riconquistare la fiducia dei cittadini e di ripristinare la visione di un’Europa sociale, il che consentirà di rafforzare e sostenere la legittimità sociale della costruzione europea.

9.5.2.

Tanto nella teoria quanto nella pratica, l’Unione europea è lungi dal disporre di sufficiente legittimità sociale. La controversia sul «deficit democratico» dell’Unione è ancora aperta, e allo stesso tempo vi è stato uno slittamento semantico da «deficit democratico» a «deficit di giustizia» e «deficit di legittimità» in senso lato. È necessario consolidare i principi di giustizia sociale alla base dell’architettura dell’Unione europea e rafforzare un’Europa sociale dedicata alla lotta contro l’esclusione sociale e al mantenimento della solidarietà.

Bruxelles, 17 febbraio 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  Ecofin, 15.1.2016.

(2)  Cfr. nota 1.

(3)  Completare l’Unione economica e monetaria dell’Europa, 22 giugno 2015. Cfr. inoltre la Comunicazione sulle tappe verso il completamento dell’Unione economica e monetaria [COM(2015) 600 final].

(4)  Previsioni dell’autunno 2015.

(5)  Relazione 2016 sul meccanismo di allerta, COM(2015) 691 final.

(6)  Cfr. https://www.etuc.org/sites/www.etuc.org/files/document/files/08-en_ags2015_annex_3_-_wages_as_an_engine_of_growth.pdf

(7)  Cfr. nota 5.

(8)  Cfr. Monserrat Mir, Why is the Commission ignoring women? («Perché la Commissione trascura le donne?») http://www.euractiv.com/sections/social-europe-jobs/why-commission-annoying-half-population-320379.

(9)  Cfr. nota 1.

(10)  Cfr.: http://www.savings-banks.com/press/positions/Pages/Common-position-on-Capital-Markets-Union-.aspx

(11)  COM(2015) 700 final.

(12)  Cfr. nota 11.

(13)  GU C 211 del 19.8.2008, pag. 48.

(14)  Dichiarazione dell’Eurogruppo sul programma di riforma strutturale — dibattiti tematici sulla crescita e l’occupazione: valutazione comparativa degli oneri fiscali sul lavoro, 638/15, 12.9.2015.

(15)  GU C 230 del 14.7.2015, pag. 99.

(16)  Cfr. nota 4.

(17)  http://ec.europa.eu/taxation_customs/taxation/tax_fraud_evasion/missing-part_en.htm

(18)  GU C 451 del 16.12.2014, pag. 106.

(19)  GU C 242 del 23.7.2015, pag. 48.

(20)  Cfr. i pareri del CESE sui temi Frontex (GU C 44 dell’11.2.2011, pag. 162); Migrazione (GU C 248 del 25.8.2011, pag. 135); Un’Europa aperta e sicura (GU C 451 del 16.12.2014, pag. 96) e la risoluzione del 10.12.2015 (GU C 71 del 24.2.2016, pag. 1).


ALLEGATO

Il seguente punto del parere del sottocomitato, che è stato sostituito dal testo di un emendamento adottato dall’Assemblea, ha ricevuto almeno un quarto dei voti espressi (articolo 54, paragrafo 4 del Regolamento interno):

Punto 9.4.3

I comitati nazionali per la competitività, qualora dovessero essere istituiti come raccomandato dalla Commissione, dovranno essere pienamente compatibili con la libertà di contrattazione collettiva e con i meccanismi di partecipazione e di dialogo tra le parti sociali esistenti in ciascuno Stato membro. Il CESE adotterà un parere in materia nel marzo 2016.

Esito della votazione

Voti favorevoli:

103

Voti contrari:

54

Astensioni

10


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