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Document 52005AE0252

    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione — La dimensione sociale della globalizzazione — Il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei vantaggi COM(2004) 383 def.

    GU C 234 del 22.9.2005, p. 41–45 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

    22.9.2005   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 234/41


    Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione — La dimensione sociale della globalizzazione — Il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei vantaggi

    COM(2004) 383 def.

    (2005/C 234/10)

    La Commissione, in data 26 maggio 2004, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione — La dimensione sociale della globalizzazione — Il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei vantaggi

    La sezione specializzata Relazioni esterne, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 15 febbraio 2005, sulla base del progetto predisposto dai relatori ETTY e HORNUNG-DRAUS.

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 9 marzo 2005, nel corso della 415a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 59 voti favorevoli, 15 voti contrari e 2 astensioni.

    1.   Osservazioni generali

    Il Comitato economico e sociale europeo

    1.1

    Accoglie con favore la comunicazione della Commissione intitolata «La dimensione sociale della globalizzazione — Il contributo della politica dell'UE perché tutti possano beneficiare dei suoi vantaggi» (COM(2004) 383 def.), la quale illustra il ruolo specifico che l'Unione europea può svolgere per rendere la globalizzazione un processo vantaggioso per tutti.

    1.2

    Ritiene che l'Unione europea, grazie alla sua storia e al fatto di avere al suo attivo una profonda e riuscita integrazione regionale, possa contribuire validamente a configurare la dimensione sociale della globalizzazione; non ritiene tuttavia che il modello che essa rappresenta possa essere adottato a livello mondiale in tutti i suoi aspetti.

    1.3

    Sta riflettendo sui risultati di un'audizione speciale, svoltasi il 17 dicembre 2004, cui hanno partecipato esperti dell'OIL, della Banca mondiale e dell'FMI per esporre le loro prospettive sul ruolo delle rispettive organizzazioni riguardo alla dimensione sociale della globalizzazione (1) e pubblicherà prossimamente una relazione in merito con gli interventi dei partecipanti.

    1.4

    Sottolinea l'importanza di un approccio alla globalizzazione basato sui valori e sui concetti che costituiscono l'essenza stessa di un'economia sociale di mercato, vale a dire la responsabilità individuale, il rispetto per lo Stato di diritto, il rispetto della persona e della proprietà, la trasparenza, l'integrità, la dignità umana, l'uguaglianza e la libertà, i diritti fondamentali sindacali e dei lavoratori, solide relazioni sindacali, l'accesso all'istruzione e alla formazione per tutti indipendentemente dal sesso, e un livello elevato di protezione sociale. Essi costituiscono la base degli elementi fondamentali dell'approccio alla globalizzazione adottato dall'UE, vale a dire i seguenti:

    solide strutture istituzionali,

    servizi pubblici e servizi di interesse generale efficienti,

    intenso dialogo sociale e civile,

    investimenti nelle risorse umane,

    qualità dell'occupazione.

    1.5

    È d'accordo con la Commissione europea quando questa afferma che l'economia globale di mercato ha prodotto una serie di vantaggi significativi, mostra grandi potenzialità produttive in termini di sviluppo economico, politico e sociale e ha migliorato l'occupazione sul piano sia quantitativo che qualitativo. Tuttavia concorda anche con le conclusioni della Commissione mondiale sulla dimensione sociale della globalizzazione (CMDSG), in cui si sostiene che le misure di liberalizzazione dei mercati e le considerazioni finanziarie ed economiche hanno in definitiva preso il sopravvento, mentre sono state trascurate, finora, le ripercussioni sociali: tali norme e politiche sono il risultato di un sistema di governance globale poco rispettoso degli interessi e delle esigenze delle parti meno influenti.

    1.6

    Ricorda il recente studio della Banca mondiale (2) che illustra come l'apertura dei mercati e l'integrazione economica abbiano contribuito ad un progresso economico sostanziale per i paesi in via di sviluppo che sono riusciti ad entrare nei mercati globali dei prodotti manufatti e dei servizi. In tale studio, cui fa eco un altro del febbraio 2003 nel quale si afferma che la riduzione delle disparità di reddito e delle discriminazioni salariali nonché il miglioramento delle prestazioni economiche dipendono da un'elevata sindacalizzazione e da solide relazioni tra imprenditori e lavoratori (3), la Banca mondiale sottolinea l'esigenza di equilibrare i valori economici e quelli sociali, il che corrisponde esattamente all'approccio seguito dalla CMDSG nell'affrontare la questione della povertà in un mondo dominato dalla globalizzazione.

    1.7

    Sostiene che, nonostante la globalizzazione abbia prodotto numerosi effetti positivi, la povertà, che è direttamente collegata allo sviluppo dell'economia sommersa sia come causa sia come effetto, resta una delle sfide più importanti a livello mondiale.

    1.8

    Afferma che i problemi derivanti dalla povertà continuano ad essere presenti soprattutto nei paesi esclusi dalla globalizzazione: i due miliardi di persone che vivono oggi nel mondo al di sotto della soglia di povertà provengono infatti soprattutto da paesi che non partecipano attivamente alla globalizzazione e che rischiano di restare emarginati dall'economia mondiale.

    1.9

    Ritiene che difficoltà di questo tipo esistano anche in paesi in via di sviluppo classificabili come economie di mercato emergenti che presentano un elevato tasso di crescita: la lotta alla povertà richiede la riduzione delle disparità, la creazione di un'economia ufficiale competitiva e l'adozione di politiche sociali efficaci.

    1.10

    Condivide uno dei messaggi chiave della relazione della CMDSG: il punto di partenza per il cambiamento è il livello nazionale. Lo sviluppo sociale deve seguire un approccio «dal basso verso l'alto» e tutte le istituzioni, siano esse nazionali o locali, hanno una funzione estremamente importante nell'agevolare l'integrazione e nel garantire che un numero maggiore di persone possano godere dei benefici della globalizzazione ed essere protette dai suoi effetti negativi. Per far sì che i risultati della globalizzazione siano condivisi equamente, è essenziale sviluppare in tutti i paesi e in tutte le regioni un dialogo sociale e civile condotto da soggetti forti, rappresentativi, indipendenti e responsabili.

    1.11

    Una corretta governance locale, regionale, nazionale e globale, basata sulla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, sulle norme fondamentali del lavoro e sulla Dichiarazione relativa ai diritti e ai principi fondamentali del lavoro dell'OIL, è una base importante per la liberalizzazione del commercio, la crescita e lo sviluppo globali. Il CESE sostiene altresì l'UE nei suoi sforzi per incoraggiare un dibattito a livello internazionale al fine di creare le condizioni per l'adozione a livello mondiale anche di norme ambientali.

    2.   Osservazioni specifiche: il contributo delle politiche dell'UE

    2.1

    Il CESE ritiene che l'UE possa svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere e promuovere la dimensione sociale della globalizzazione. Essa può impegnarsi attivamente in una politica volta a convincere i governi della necessità di dotarsi di un quadro giuridico e giudiziario equo, di rispettare i diritti di proprietà, di garantire meccanismi di risoluzione delle controversie e di esecuzione dei contratti accessibili ed efficaci, di assicurare a tutti un accesso all'istruzione e alla formazione, di dotarsi di istituzioni finanziarie ben regolamentate ed accessibili, nonché di un regime fiscale equo, e di riconoscere infine il ruolo essenziale dello sviluppo umano. Anche nel perseguire tali obiettivi non si deve tuttavia accettare un aumento degli scambi commerciali senza ripercussioni (o addirittura con ripercussioni negative) sullo sviluppo sostenibile, una liberalizzazione dei mercati finanziari non debitamente affiancata da una regolamentazione fiscale e sociale equilibrata, degli adeguamenti strutturali e una ristrutturazione dell'occupazione, dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria basati su condizioni inique, e infine un aumento delle disparità in tutti i paesi, compresi quelli industrializzati. È chiaro d'altronde che per permettere all'UE di svolgere efficacemente il suo ruolo, anche la Commissione accanto agli Stati membri dovrà assicurare la coerenza delle sue politiche nei settori interessati.

    2.2

    La Commissione europea ha elaborato una serie di strumenti che il CESE considera idonei per progredire nella dimensione sociale della globalizzazione. Tali strumenti sono gli accordi bilaterali e regionali, la cooperazione allo sviluppo, la cooperazione esterna, la politica commerciale, l'accesso ai mercati per i paesi in via di sviluppo, la promozione delle iniziative individuali a favore dello sviluppo sociale e la promozione del buon governo su scala mondiale. In relazione a tutti questi strumenti il CESE ha elaborato dei pareri che vengono presentati in allegato. Pur condividendo il punto di vista della Commissione sulle potenzialità di tali dispositivi, il Comitato desidera sottolineare la sua preferenza nei confronti degli accordi multilaterali. Ribadisce altresì che l'UE dovrebbe continuare a creare incentivi per promuovere ulteriormente il commercio Sud-Sud.

    2.3

    Gli accordi bilaterali e regionali possono contribuire allo sviluppo del buon governo, dello Stato di diritto, dei diritti umani e della democratizzazione. Il CESE approva la stipula di accordi di questo tipo tra l'UE e i suoi partner commerciali, a condizione che tali accordi si basino su considerazioni non soltanto politiche ma anche economiche, sociali e ambientali, e che potenzino e/o completino il sistema commerciale multilaterale. La priorità va data agli accordi concretamente raggiungibili, i quali promettono intensi scambi commerciali e notevoli vantaggi in termini di accesso ai mercati (beni, servizi e capitali). Tutti gli accordi devono comunque essere conclusi sulla piena osservanza delle disposizioni dell'OMC. Il CESE sottolinea l'importanza di discutere e monitorare tali accordi tenendo conto del loro impatto sulla dimensione sociale e approva l'idea di invitare organizzazioni internazionali quali l'OIL a prendere parte a tale processo.

    2.3.1

    A tale proposito, il Comitato prende atto con interesse dell'intenzione della Commissione di introdurre negli accordi bilaterali dei nuovi meccanismi comuni per la discussione e il monitoraggio di aspetti rilevanti per la dimensione sociale della globalizzazione: a tali meccanismi potrebbero essere invitate a partecipare altre organizzazioni internazionali (Osservatori bilaterali comuni). Strumenti di questo tipo possono mostrare efficacemente il ruolo responsabile che possono svolgere degli interlocutori sociali liberi e indipendenti o altre organizzazioni della società civile, come ad esempio le organizzazioni degli agricoltori o le associazioni per la difesa dei consumatori e dell'ambiente, ecc. Il CESE, nella sua qualità di organo che rappresenta tali organizzazioni, ritiene quindi di poter svolgere un ruolo in tale contesto, grazie alla sua esperienza di organizzatore del partenariato tra le società civili di tutti i paesi, compresi i paesi in via di sviluppo, particolarmente in ambiti quali Mercosur, ACP ed Euromed. (4)

    2.4

    Il CESE invita a riservare un'attenzione particolare alla «Politica europea di vicinato». Reputa infatti che tale approccio, volto a rafforzare le relazioni con i paesi vicini dell'Est e del Sud, possa dare un contributo notevole allo sviluppo sociale di detti paesi, a condizione naturalmente che tale cooperazione comprenda anche aspetti come lo sviluppo regionale, l'occupazione e la politica sociale. Le esperienze di cooperazione con i paesi candidati nella fase di preallargamento dell'UE hanno infatti prodotto su questi ultimi un certo numero di effetti positivi.

    2.5

    La promozione dei diritti umani (compresi i diritti dei datori di lavoro, dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, conformemente alle Convenzioni 87 e 98 dell'OIL) e la democratizzazione dei paesi terzi sono temi fondamentali per garantire lo sviluppo e la democrazia. Esiste uno stretto collegamento tra il buon governo, ivi compresa la lotta alla corruzione, e lo Stato di diritto, la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali e la qualità della giustizia. In tale contesto, il CESE ricorda che i diritti umani sono oggetto di accordi tra gli Stati e che gli obblighi che derivano da tali accordi ricadono principalmente sugli Stati stessi. La Commissione europea dovrebbe incoraggiare gli Stati membri ad osservare scrupolosamente tali obblighi e sfruttando la sua partecipazione al dialogo internazionale dovrebbe impegnarsi a sensibilizzarli circa i loro doveri, ricordando loro le rispettive responsabilità in materia di sviluppo sociale. Una volta recepite nella legislazione nazionale o in altre regolamentazioni nazionali pertinenti, le norme internazionali diventano infatti vincolanti anche per le persone giuridiche private, vale a dire i cittadini e le imprese.

    2.6

    Tali priorità dovrebbero essere applicate anche alla cooperazione esterna e agli aiuti allo sviluppo: uno dei messaggi chiave della CMDSG è che i cambiamenti hanno inizio a livello nazionale. Il CESE giudica importante concentrarsi su singoli temi concreti nell'ambito di una politica coerente di sviluppo globale.

    2.6.1

    Tra questi temi prioritari potrebbe figurare anche quello del lavoro «dignitoso» (5), che dovrebbe includere lo sviluppo di una politica integrata dell'occupazione in grado di creare posti di lavoro produttivi e sostenibili, di adeguare le qualifiche dei lavoratori alle esigenze occupazionali attuali e future, di migliorare le condizioni di lavoro e di migliorare il tenore di vita dei cittadini. Tale politica dovrebbe essere capace di creare posti di lavoro migliori e più produttivi nell'economia, di inserire i disoccupati nel mercato del lavoro e, infine, di concentrare gli investimenti pubblici e privati nonché gli aiuti internazionali nei settori maggiormente produttivi.

    2.6.2

    L'istruzione dovrebbe essere un altro settore prioritario: deve essere infatti adeguata alle esigenze del mercato del lavoro e deve fornire ai cittadini le necessarie conoscenze e qualifiche di base. Le imprese svolgono un ruolo cruciale nel contribuire a configurare le strategie in questo campo in base ad uno schema che coinvolga anche le parti sociali e i governi, e nell'individuare probabili esigenze di qualificazione da parte del settore economico a breve, media e lunga scadenza.

    2.6.3

    Infine, nella cooperazione e nell'assistenza ai paesi in via di sviluppo, si dovrebbe dare la priorità alla protezione dell'economia sociale, rappresentata da organizzazioni come le cooperative, che conciliano l'approccio del mercato con considerazioni di ordine sociale, e che generano ricchezza sia economica che sociale.

    2.7

    È necessario definire politiche dell'immigrazione che rispondano all'evoluzione dei sistemi e alla situazione attuale del mercato del lavoro, in un quadro multilaterale basato sui diritti prendendo in considerazione la Convenzione internazionale delle Nazioni Unite sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, nonché il collegamento tra tutti gli aspetti, vale a dire economici, sociali, politici, commerciali, occupazionali, sanitari, culturali, di sicurezza, di politica estera e di sviluppo. Il CESE condivide l'opinione del Segretario generale delle Nazioni Unite che, in visita al Parlamento europeo nel gennaio 2004, ha così dichiarato: «Solo per mezzo della cooperazione» — bilaterale, regionale e mondiale — possiamo favorire, nell'interesse di tutti, accordi tra i paesi di origine e quelli di accoglienza dei migranti, trasformare l'immigrazione in un elemento propulsore di sviluppo, lottare efficacemente contro i trafficanti di essere umani e fissare norme comuni par il trattamento dei migranti e la gestione dell'immigrazione.

    2.8

    Il commercio internazionale diviene sempre più importante per tutte le economie e può essere una delle chiavi per ridurre la povertà. L'esperienza di alcuni paesi in via di sviluppo, che sono diventati più competitivi in termini di industria manifatturiera, insegna che un approccio proattivo inteso a favorire le esportazioni attraverso lo sviluppo di vantaggi comparativi basati sulla qualità dei prodotti piuttosto che su bassi salari è vitale al fine di creare nuove capacità di esportazione. Tuttavia, per portare tale approccio al successo, occorre un processo parallelo di integrazione strategica nell'economia mondiale volto a sostenere le priorità nazionali di sviluppo, comprese le iniziative di sviluppo locale che rivestono una particolare importanza e dovrebbero quindi essere incoraggiate. Tale processo deve anche possedere una dimensione sociale: in tale contesto, una particolare attenzione deve essere rivolta ai casi di sfruttamento della manodopera (femminile) — nella maggior parte delle «Zone franche con vocazione all'esportazione» (EPZ) per le quali il CESE invoca un'azione coordinata da parte delle organizzazioni internazionali interessate e un sostegno attivo da parte della Commissione europea e degli Stati membri dell'UE.

    2.9

    Le politiche dell'UE, commerciali, di sviluppo e di investimento, dovrebbero favorire pienamente gli obiettivi della politica globale comunitaria ed essere integrate ad essi. Il CESE, pur dichiarandosi favorevole agli obiettivi del sistema di preferenze generalizzate (SPG), si chiede se i regimi speciali di incentivazione (in campo ambientale, sociale e dei medicinali) che questo prevede non comportino un eccesso di burocrazia per gli importatori e se non sia questo il motivo per cui non vengono pienamente utilizzati dai paesi poveri e dalle piccole imprese che dovrebbero esserne i principali beneficiari. Il Comitato invita la Commissione europea ad adoprarsi per la ratifica e l'attuazione giuridica e pratica delle norme fondamentali sul lavoro dell'OIL da parte dei paesi destinatari e ad inserire, nella revisione del 2005, misure volte ad incrementare al massimo i vantaggi di tali norme sui beneficiari. La revisione dovrà comunque essere effettuata con la piena partecipazione degli interlocutori sociali e delle altre organizzazioni della società civile interessate.

    2.10

    Per quanto concerne gli orientamenti dell'OCSE per le imprese multinazionali, il CESE raccomanda alla Commissione europea di avviare una campagna di sensibilizzazione per diffondere maggiormente tra le imprese e i comitati aziendali europei, questo strumento utile e importante. Anche se gli orientamenti devono mantenere il loro carattere non vincolante, i governi che li hanno sottoscritti dovrebbero continuare a promuoverli e incoraggiare le imprese multinazionali ad attenervisi. Occorre in particolare fare in modo che un collegamento con gli accordi commerciali conclusi con i paesi terzi non venga interpretato come una nuova forma di protezionismo. La Commissione dovrebbe sostenere gli sforzi intrapresi dall'OCSE per promuovere, nei paesi che non ne fanno parte, il rispetto di tali orientamenti. Le stesse riflessioni valgono per quanto concerne la Dichiarazione tripartita dei principi concernenti le imprese multinazionali e la politica sociale, elaborata dall'OIL.

    2.11

    Per quanto concerne la promozione delle iniziative individuali e volontarie a favore dello sviluppo sociale, il CESE ritiene che le imprese possano svolgere in questo campo un ruolo importante di sostegno. Il concetto di «responsabilità sociale delle imprese» (RSI) definisce il modo in cui le imprese, nazionali e multinazionali, traducono l'idea di sostenibilità nell'ambito della loro attività imprenditoriale e a questo proposito il CESE rinvia al suo parere elaborato in merito al Libro verde sul tema «Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese» (CES 355/2002). Responsabilità sociale delle imprese non significa soltanto creare e salvaguardare l'occupazione, ma anche garantire posti di lavoro migliori in condizioni adeguate di salute e sicurezza, tener conto delle esigenze delle persone con disabilità e promuovere una cultura della formazione permanente. Un comportamento socialmente responsabile da parte delle imprese significa impegnarsi ad applicare le norme sociali esistenti e sforzarsi di creare uno spirito di collaborazione con tutte le parti interessate.

    2.12

    Un altro messaggio fondamentale che emerge dalla relazione della CMDSG è la necessità di migliorare la governance a livello nazionale e globale. Per quanto concerne il livello globale, il CESE concorda sull'importanza fondamentale di potenziare il sistema multilaterale delle organizzazioni internazionali. La chiave di una migliore gestione pubblica sul piano globale risiede in un più esteso coordinamento delle politiche tra le varie organizzazioni. Tale coordinamento deve diventare più efficace, disporre di maggiori risorse, e saper reagire e rispondere in modo più adeguato, evitando doppioni e cattiva gestione. Nell'ambito degli organi decisionali delle organizzazioni internazionali, gli Stati membri dell'UE dovrebbero insistere affinché venga portato avanti tale processo. Occorre osservare che, quando si tratta di coordinamento e di coerenza, il ruolo degli Stati membri è perlomeno altrettanto importante di quello della Commissione: sarebbe stato opportuno che la comunicazione contenesse un maggior numero di raccomandazioni a tale proposito. Alla necessaria interazione tra la Commissione e gli Stati membri dovrebbe essere rivolta la giusta attenzione anche in sede di elaborazione delle politiche nel contesto dei forum internazionali. È essenziale che l'UE si impegni con tutte le sue forze nella governance internazionale e che dal canto loro gli Stati membri rafforzino la cooperazione, migliorino la preparazione delle loro proposte e attività nel quadro delle istituzioni internazionali nonché coordinino le loro posizioni.

    3.   Conclusioni e raccomandazioni: la strada da seguire

    3.1

    Secondo il CESE, l'UE può favorire la dimensione sociale della globalizzazione mediante una strategia interna ed una strategia esterna.

    3.2

    La strategia interna si basa sulla capacità dell'UE di affrontare le riforme strutturali: il CESE ritiene che la realizzazione degli obiettivi di Lisbona sia la chiave per portare al successo il contributo specifico delle politiche dell'UE alla dimensione sociale della globalizzazione. Solo se gli Stati membri riescono a realizzare le necessarie riforme strutturali, potenziando reciprocamente i rispettivi sviluppi economici, situazioni occupazionali e politiche sociali e attuando la coesione economica e sociale, l'Unione europea può servire da riferimento sul piano mondiale. L'UE deve continuare a battersi per superare le tendenze protezionistiche della sua politica commerciale, soprattutto (ma non esclusivamente) per quanto riguarda l'agricoltura, in particolare i prodotti trasformati, e in generale preparare la strada per una politica commerciale che non preveda più alcun sussidio all'esportazione. Inoltre, l'Unione europea e i suoi Stati membri devono affrontare il persistente tasso elevato di disoccupazione. Nella prospettiva di favorire un aumento sostenibile del livello occupazionale di fronte alla sfida rappresentata dall'invecchiamento della popolazione, una riforma dei regimi di previdenza sociale e dei sistemi assicurativi risulta essenziale per incrementare gli incentivi a lavorare e ridurre i costi non salariali del lavoro. A questo fine risultano di pari importanza l'offerta di condizioni di lavoro flessibili, un'adeguata protezione di coloro che ne usufruiscono e gli investimenti nelle risorse umane. Dovrebbero inoltre venire elaborate nuove politiche attive in materia di immigrazione per scopi economici, conformemente a quanto previsto dal Consiglio europeo di Salonicco e sul modello di quelle proposte dalla Commissione e dal CESE. Tutte queste riforme dovranno essere condotte con la massima attenzione e in cooperazione con imprenditori e sindacati.

    3.3

    Il CESE desidera fare riferimento alla recente relazione 2003-2004 sulla competitività globale elaborata dal Forum economico mondiale, in cui si prende atto degli eccellenti risultati dei paesi scandinavi. Tali paesi se da un lato vantano una solida tradizione nell'ambito dell'economia sociale di mercato, dall'altro sono però anche riusciti ad attuare le riforme strutturali necessarie per mantenerne i principi fondamentali. La loro esperienza dimostra che il modello sociale europeo può fornire la base per adeguate riforme strutturali.

    3.4

    Quanto alla strategia esterna, essa presuppone che l'UE svolga un ruolo di primo piano nel sottolineare l'importanza del multilateralismo e della governance globale. È essenziale, a tale proposito, potenziare il sistema di organizzazioni internazionali nell'ambito delle Nazioni Unite e impegnarsi per garantire una politica più coerente di tutte queste organizzazioni tra di loro e con le istituzioni di Bretton Woods e l'OMC. In particolare, l'UE dovrebbe impegnarsi per consolidare i principi attuali nel campo dello sviluppo sociale, come le norme fondamentali del lavoro emanate dall'OIL, l'obiettivo globale di garantire dei posti di lavoro dignitosi o le convenzioni sui diritti umani dell'ONU, e contribuire alla loro attuazione da parte di tutti i paesi aderenti all'ONU a livello sia giuridico che pratico. L'UE dovrebbe integrare maggiormente la dimensione sociale e l'obiettivo di un'occupazione dignitosa nei suoi programmi di cooperazione esterna; dal canto loro gli Stati membri dell'UE dovrebbero incrementare i loro aiuti allo sviluppo.

    3.5

    In tale contesto, l'UE ha il ruolo di promuovere forme di rappresentanza e di consultazione ufficiale delle organizzazioni dei datori di lavoro, dei sindacati e delle altre organizzazioni della società civile interessate all'interno delle organizzazioni internazionali finanziarie e commerciali, quali il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e l'Organizzazione mondiale del commercio. L'OCSE può fornire a tali istituzioni un esempio che dà i suoi frutti da diversi anni.

    3.6

    La Commissione e gli Stati membri, in stretta collaborazione, dovrebbero prendere in seria considerazione la proposta della CMDSG di istituire un Consiglio sulla sicurezza economica e sociale. Si tratta di uno dei suggerimenti più importanti per garantire una vera e propria leadership a livello globale, in quanto traduce la necessità di assicurare un corretto equilibrio tra le politiche economiche e quelle sociali per poter raggiungere gli obiettivi prefissati. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero inoltre valutare con la massima attenzione tutti gli sforzi concreti volti a riformare e a rafforzare il ruolo potenziale ma non ancora effettivo dell'Ecosoc dell'ONU nel quadro del coordinamento a livello globale delle politiche economiche e sociali. Un reale potenziamento del ruolo dell'Ecosoc permetterà al CESE di valutare in che modo la società civile organizzata europea possa far sentire meglio la propria voce, attraverso lo stesso Ecosoc, nell'ambito del sistema delle Nazioni Unite.

    3.7

    La Commissione e il Consiglio dovrebbero far proprio il messaggio della CMDSG secondo cui un'occupazione dignitosa costituisce uno strumento essenziale per debellare la povertà, e impegnarsi a promuovere questo tipo di occupazione tra gli obiettivi globali, di cui le Nazioni Unite dovrebbero tenere conto nella revisione della dichiarazione del Millennio e dei relativi obiettivi di sviluppo.

    3.8

    Uno dei messaggi più importanti della CMDSG è il richiamo urgente ai governi affinché coordinino ed elaborino politiche coerenti nell'ambito delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI), dell'OMC e dell'OIL e nei rapporti tra di esse. Questo presuppone tuttavia per i governi la necessità di un analogo esercizio di coerenza a livello nazionale. Si deve mettere fine alla pratica attuale in base alla quale i rappresentanti che siedono nel Fondo monetario internazionale ricevono istruzioni principalmente dal ministero delle Finanze, quelli che siedono nell'OMC dal ministero del Commercio o dell'Economia, e quelli che siedono nell'OIL dal ministero del Lavoro e da quello degli Affari sociali e dell'Occupazione. Il CESE propone alla Commissione e al Consiglio di prendere in considerazione l'idea che i governi degli Stati membri in cui esiste un consiglio economico e sociale consultino quest'ultimo sulle modalità per realizzare tale cooperazione e coerenza a livello nazionale. I governi che non dispongono di un consiglio economico e sociale potrebbero richiedere l'opinione delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali più rappresentative del rispettivo paese, oppure avvalersi dei meccanismi di consultazione grazie ai quali la società civile ha partecipato alla preparazione del Vertice mondiale sullo sviluppo sociale dell'ONU e del Vertice sociale + 5.

    3.9

    La Commissione, in stretta collaborazione con gli Stati membri, potrebbe fare un ulteriore passo avanti e promuovere un dialogo tra l'OIL e l'OMC (e dunque tra l'OIL e l'FMI e tra l'OIL e la Banca mondiale) più efficace di quello proposto al punto 5.5 della sua comunicazione. L'OMC (che finora è stata molto restia all'idea di prestare attenzione alla dimensione sociale delle politiche oggetto del suo mandato), l'FMI e la Banca mondiale potrebbero, su incarico degli Stati membri, istituire degli organi di coordinamento con l'OIL per garantire l'inclusione nelle loro attività della dimensione sociale e di un monitoraggio del suo sviluppo. Così, ad esempio, la scadenza degli accordi dell'OMC nel settore del tessile e dell'abbigliamento intervenuti alla fine del 2004, ha posto a molti paesi esportatori gravi difficoltà di adeguamento, costringendoli a subire importanti perdite di posti di lavoro. Ora, proprio il carattere trasversale di un settore come quello in questione rende evidente l'opportunità di un'azione di coerenza politica, attuata con la partecipazione di tutte le agenzie interessate (OMC, Banca mondiale, FMI, OIL e altre agenzie pertinenti dell'ONU), per anticipare l'impatto economico e sociale e raccomandare ai governi potenzialmente interessati le misure da adottare, con il sostegno degli aiuti internazionali.

    3.10

    L'UE dovrebbe continuare ad impegnarsi affinché le norme fondamentali sul lavoro diventino un punto di riferimento nel riesame periodico delle politiche commerciali degli Stati membri dell'OMC, seguendo il proprio esempio dell'ottobre 2004. Il CESE auspicherebbe di essere rappresentato nella delegazione della Commissione responsabile di tale riesame e suggerisce alla Commissione di invitare i suoi principali partner commerciali a partecipare a riesami di questo tipo.

    3.11

    Il CESE giudica interessante l'idea della CMDSG di istituire sotto l'egida delle Nazioni Unite, un «Forum per la politica di globalizzazione» comprendente le agenzie del sistema multilaterale e altre organizzazioni, gruppi e singoli individui interessati alla dimensione sociale della globalizzazione. Nella situazione attuale, tuttavia, ritiene che si tratti di un progetto troppo ambizioso: la proposta potrà essere presa in considerazione solo quando i governi avranno cominciato veramente a coordinare e a rendere più coerenti le loro politiche all'interno delle IFI, dell'OMC e dell'OIL e quando tra tutte queste istituzioni internazionali sarà stata avviata una cooperazione più ampia.

    Bruxelles, 9 marzo 2005.

    La presidente

    del Comitato economico e sociale europeo

    Anne-Marie SIGMUND


    (1)  All'audizione erano presenti i seguenti esperti:

    Gerry Rodgers, direttore del servizio Integrazione dell'OIL

    Dominique Peccoud, consigliere speciale presso il servizio Relazioni esterne e partenariato dell'OIL

    Haleh Bridi, rappresentante speciale della Banca mondiale presso le istituzioni europee

    Pierre Dhonte, rappresentante speciale dell'FMI presso l'UE.

    (2)  Globalizzazione, crescita e povertà: creazione di una economia mondiale di tipo inclusivo - Banca mondiale, Washington 2002.

    (3)  Sindacati e contrattazione collettiva. Effetti economici in un ambiente globalizzato - Banca mondiale, Washington 2003.

    (4)  Il CESE dispone di una rete di gruppi di monitoraggio, comitati consultivi misti, tavole rotonde e gruppi di contatto, istituiti con zone geografiche di tutto il mondo.

    (5)  Cfr. Decent work dell'OIL.


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