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Document C:2022:270:FULL

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, C 270, 13 luglio 2022


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ISSN 1977-0944

Gazzetta ufficiale

dell’Unione europea

C 270

European flag  

Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

65° anno
13 luglio 2022


Sommario

pagina

 

I   Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

 

RISOLUZIONI

 

Comitato delle regioni

 

148a sessione plenaria del CdR (Interamente a distanza — Interactio), 26.1.2022 - 27.1.2022

2022/C 270/01

Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sul contributo degli enti locali e regionali alla Conferenza sul futuro dell’Europa

1

 

PARERI

 

Comitato delle regioni

 

148a sessione plenaria del CdR (Interamente a distanza — Interactio), 26.1.2022 - 27.1.2022

2022/C 270/02

Parere del Comitato europeo delle regioni — Un quadro strategico dell'Unione europea in materia di salute e di sicurezza sul lavoro 2021-2027

8

2022/C 270/03

Parere del Comitato europeo delle regioni — Gli enti locali e regionali accelerano l’attuazione dell’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori

13

2022/C 270/04

Parere del Comitato europeo delle regioni — Una visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE

18

2022/C 270/05

Parere del Comitato europeo delle regioni — Parità di genere e cambiamenti climatici: verso l’integrazione della prospettiva di genere nel Green Deal europeo

25

2022/C 270/06

Parere del Comitato europeo delle regioni — Piano d’azione dell’UE: Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo

31


 

III   Atti preparatori

 

Comitato delle regioni

 

148a sessione plenaria del CdR (Interamente a distanza — Interactio), 26.1.2022 - 27.1.2022

2022/C 270/07

Parere del Comitato europeo delle regioni — Verso trasporti su strada a emissioni zero: realizzazione di infrastrutture per i combustibili alternativi e rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2

38


IT

 


I Risoluzioni, raccomandazioni e pareri

RISOLUZIONI

Comitato delle regioni

148a sessione plenaria del CdR (Interamente a distanza — Interactio), 26.1.2022 - 27.1.2022

13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/1


Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sul contributo degli enti locali e regionali alla Conferenza sul futuro dell’Europa

(2022/C 270/01)

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CDR),

viste:

la propria risoluzione sulle sue priorità per il periodo 2020-2025 (1),

le proprie risoluzioni sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, del 12 febbraio 2020 (2) e del 7 maggio 2021 (3),

la propria risoluzione sul programma di lavoro della Commissione europea per il 2022, del 2 dicembre 2021 (4),

la relazione del gruppo ad alto livello del Comitato europeo delle regioni sulla democrazia europea;

considerando quanto segue:

a.

l’UE è composta da 27 Stati membri, 280 regioni e quasi 90 000 comuni, e il suo funzionamento deve basarsi sul principio dell’unità nella diversità;

b.

i cittadini e i loro delegati regionali e locali alla Conferenza sul futuro dell’Europa si aspettano risultati concreti che migliorino il funzionamento delle istituzioni dell’UE e portino a una riforma della governance dell’UE incentrata sulla vicinanza e sulla partecipazione, al fine di aumentare la fiducia dei cittadini nell’UE e nella sua legittimità democratica;

c.

la partecipazione di una nutrita delegazione di rappresentanti politici regionali e locali alla sessione plenaria della Conferenza ha contribuito ad avvicinare i dibattiti alle preoccupazioni dei cittadini, con l’obiettivo di conferire una dimensione territoriale ai futuri risultati della Conferenza;

d.

le principali proposte avanzate dai delegati locali e regionali alla Conferenza hanno ottenuto l’approvazione generale nella sessione plenaria della Conferenza, nei gruppi di lavoro, nelle riunioni dei gruppi politici e nella piattaforma digitale multilingue.

Democrazia europea

1.

ritiene che la democrazia sia un valore fondamentale dell’UE, sorretto dallo Stato di diritto ed espresso dalla fiducia dei cittadini nelle elezioni europee, nazionali, regionali e locali; e reputa che le democrazie europee, nazionali, locali e regionali, fondate sui rispettivi parlamenti e governi regionali, consigli e sindaci legittimati dalle elezioni, siano pienamente complementari e si rafforzino a vicenda e che la democrazia debba essere rispettata come valore universale in tutta l’UE;

2.

ritiene che, per rispondere alle crescenti richieste da parte dei cittadini di colmare il deficit democratico, l’UE debba promuovere un modello di «Casa della democrazia europea» costruito su una legittimità tridimensionale (europea, nazionale e regionale e locale) corrispondente al voto espresso dai cittadini a ciascun livello; e che al riguardo un ruolo particolare spetti ai parlamenti regionali dotati di poteri legislativi, i quali fungono da intermediari tra i cittadini e il livello sovranazionale;

3.

è convinto che la democrazia europea rappresentativa e partecipativa debba operare in modo complementare per garantire che la democrazia produca risultati per i cittadini nei luoghi in cui vivono;

4.

fa osservare che la democrazia è orientata alla partecipazione di tutti, e che in Europa la legittimità scaturisce principalmente da un’esperienza pienamente vissuta di sussidiarietà; ravvisa pertanto un radioso avvenire in un’Europa dei cittadini; e al riguardo considera particolarmente importante la partecipazione attiva dei rappresentanti locali e regionali a livello europeo;

5.

sottolinea la necessità di accrescere il coinvolgimento e l’impegno dei cittadini nelle politiche dell’UE, attraverso una rappresentanza elettorale più forte a tutti i livelli di governance, e ritiene che ciò contribuirà all’europeizzazione dello spazio pubblico; ed invita il Parlamento europeo, la Commissione e il Consiglio a rafforzare la democrazia rappresentativa aumentando i finanziamenti a disposizione dei partiti politici, dei gruppi e delle fondazioni presenti a livello di Unione europea, compresi quelli che rappresentano il livello nazionale, regionale e locale;

6.

reputa che vi sia ancora margine per un migliore utilizzo del quadro attuale dei Trattati, grazie a migliori sinergie tra i vari livelli di governance, ma anche che non si debbano escludere modifiche dei Trattati, qualora debitamente giustificate;

7.

chiede che, sulla base dell’esperienza della Conferenza, si sviluppi un dialogo permanente e basato sul territorio con i cittadini quale meccanismo partecipativo, che collegherebbe meglio l’UE alle realtà a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale; reputa che tale dialogo permanente con i cittadini dimostrerebbe il suo valore aggiunto nel contesto delle elezioni europee, nazionali, regionali, provinciali e locali; e, a tale riguardo, ritiene degno di nota il lavoro svolto dai centri appartenenti alla rete Europe Direct della Commissione europea e dalle strutture che li ospitano, in quanto fattori di stimolo della diffusione dei valori europei e del dibattito sul progetto europeo. Nella stessa ottica, gli enti locali e regionali dovrebbero promuovere forum permanenti per il dialogo e il dibattito su temi europei con i diversi attori del territorio di appartenenza, al fine di avvicinare il progetto europeo ai cittadini;

8.

chiede di istituzionalizzare nuove forme di partecipazione civica a livello di Unione europea attraverso dialoghi su temi specifici con gruppi di cittadini scelti in maniera casuale;

9.

sottolinea che le regioni, le province, le città e i comuni dell’UE dispongono di competenze concrete in materia di partecipazione dei cittadini; ricorda che esse hanno organizzato la maggior parte dei quasi 5 000 eventi e dialoghi con i cittadini svoltisi nel quadro della Conferenza; e ribadisce la propria disponibilità a continuare a organizzare dialoghi locali volti a ridurre il divario tra le istituzioni europee e i cittadini attraverso l’impegno a livello comunale, provinciale e regionale.

Sussidiarietà attiva e proporzionalità nel processo decisionale europeo

10.

raccomanda che i principi della governance multilivello e del partenariato siano ampliati e integrati nelle disposizioni legislative e regolamentari di tutte le politiche dell’UE che hanno un impatto regionale o locale; e ribadisce la sua richiesta di codificare i principi della governance multilivello e del partenariato — andando al di là dei fondi SIE — in un codice di condotta interistituzionale, nonché di includerli nell’accordo interistituzionale Legiferare meglio;

11.

sottolinea che le missioni europee, in quanto strumento nuovo e vitale per affrontare le crescenti sfide sociali, rappresentano un vero e proprio banco di prova dell’impatto e della credibilità dell’UE e devono godere di una legittimazione e di un’accettazione diffuse; ricorda che, come sottolineato dalla Commissione europea, il ruolo delle città e delle regioni, con tutte le rispettive parti interessate e i cittadini, è cruciale per conseguire gli ambiziosi obiettivi delle missioni dell’UE; e chiede che le missioni dell’UE definiscano tabelle di marcia chiare ed elaborino un nuovo approccio sistemico di governance multilivello nonché metodologie in materia di sperimentazione, sviluppo di prototipi, monitoraggio e potenziamento delle attività tutti i livelli di governance;

12.

sollecita il rafforzamento del principio di sussidiarietà attiva mediante la modifica del protocollo n. 2 del trattato di Lisbona sull’applicazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità; chiede che, con tale modifica, sia esteso a dodici settimane il termine per il controllo della sussidiarietà nell’ambito del «meccanismo di allarme preventivo», sia previsto l’utilizzo sistematico della «griglia» di sussidiarietà elaborata dal CdR e sia introdotta una «procedura del cartellino verde», per consentire a un numero significativo di parlamenti nazionali o regionali di proporre atti legislativi dell’UE;

13.

propone che le valutazioni d’impatto includano una dimensione territoriale e che il principio di proporzionalità riceva la stessa considerazione giuridica del principio di sussidiarietà;

14.

chiede che il CdR sia gradualmente trasformato da organo consultivo a organo di codecisione dell’Unione europea riguardo ai settori fondamentali delle politiche che hanno un impatto territoriale;

15.

reputa indispensabile evidenziare l’importanza delle iniziative avviate dal Comitato europeo delle regioni in materia di sussidiarietà e di miglioramento della legislazione europea: non solo la rete di controllo della sussidiarietà, ma anche quella di hub regionali «RegHub», che svolge un ruolo sempre più importante e si sta rivelando assai utile per la Commissione europea;

16.

richiama l’attenzione sul fatto che il CdR rappresenta una dimensione della politica europea che non può essere colta da altri organi dell’UE, e che, pertanto, la prospettiva regionale e locale del CdR apporta un contributo indispensabile alla formazione della volontà politica e alla sua legittimazione all’interno dell’Unione europea;

17.

ritiene essenziale che il CdR concentri i suoi lavori sulle politiche con un impatto territoriale, e quindi prevalentemente su questioni che interessano in modo particolare gli enti locali e regionali o li coinvolgono a livello di attuazione;

18.

chiede che il Parlamento europeo, la Commissione europea e il Consiglio dell’UE abbiano il compito di discutere i pareri del CdR adottati dopo una consultazione obbligatoria e debbano addurre fondati motivi qualora tali pareri non siano presi in considerazione;

19.

chiede che al CdR sia concesso l’accesso ai triloghi e ai relativi documenti, a condizione che abbia formulato un parere sulla proposta in questione a norma dell’articolo 307 del TFUE; e chiede che il CdR sia abilitato a proporre compromessi ai colegislatori, così che questi possano ricevere, ai fini dell’attuazione, un valido contributo in merito alle realtà esistenti sul territorio;

20.

raccomanda di migliorare le sinergie interistituzionali, ad esempio coinvolgendo il CdR nei lavori degli organi del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea (commissioni, comitati e gruppi di lavoro ecc.) e nella procedura di comitato;

21.

ricorda che il 70 % della legislazione viene attuato a livello regionale e locale, e chiede di essere consultato nell’ambito dei processi di definizione delle politiche e delle priorità e di pianificazione annuale e pluriennale dell’UE, come quelli previsti dall’accordo interistituzionale Legiferare meglio; e, in tale contesto, richiama l’attenzione sul valore aggiunto della rete RegHub e ne chiede il rafforzamento;

22.

è dell’avviso che una maggiore considerazione dell’esperienza specifica degli enti locali e regionali nell’attuazione del diritto dell’UE conduca a legiferare meglio a livello di Unione europea;

23.

sottolinea che qualsiasi evoluzione della legge elettorale europea, compresa l’eventuale introduzione di liste transnazionali, deve rispettare il principio della rappresentanza territoriale e garantire il collegamento con la dimensione locale e regionale delle politiche dell’UE, nonché la vicinanza dei deputati al Parlamento europeo ai cittadini.

Valori europei e Stato di diritto

24.

sottolinea che gli enti locali e regionali hanno un ruolo importante da svolgere nel rafforzamento dello Stato di diritto; condanna pertanto qualsiasi tentativo di attaccare lo Stato di diritto, strumentalizzare il sistema giudiziario e minare i valori e i diritti europei, nonché la supremazia del diritto dell’UE rispetto al diritto nazionale; e sottolinea che gli enti locali e regionali devono contribuire a monitorare lo Stato di diritto e valutare il rispetto di tale principio in base ai criteri elaborati dalla Commissione di Venezia;

25.

ribadisce il suo invito a intervenire per rafforzare l’autorevolezza dell’Unione europea e degli Stati membri, la credibilità delle istituzioni pubbliche legittime e il ruolo degli enti locali e regionali in quanto incubatori di democrazia;

26.

ritiene che i paesi che violano il principio dello Stato di diritto debbano essere sanzionati con sospensioni dei pagamenti o correzioni finanziarie, ma anche che occorra assicurarsi che i beneficiari dei finanziamenti dell’UE, compresi gli enti locali e regionali, che non sono responsabili di tali violazioni continuino a ricevere sostegno finanziario dallo Stato membro interessato;

27.

riconosce che la crisi della COVID-19 ha esacerbato le disparità esistenti nelle regioni europee; e invita pertanto le componenti della Conferenza a rafforzare la solidarietà europea e a riconoscere la coesione come un valore europeo fondamentale;

28.

propone l’istituzione di un programma Erasmus per i politici locali e regionali al fine di contribuire a sviluppare la loro conoscenza dell’UE, accrescere l’assorbimento dei fondi e migliorare la qualità dell’attuazione delle politiche.

Gioventù, istruzione e cultura

29.

sottolinea che la Conferenza sul futuro dell’Europa dovrebbe essere utilizzata per guidare gli sforzi volti a realizzare l’Unione dell’uguaglianza, affrontando efficacemente tutte le forme di discriminazione; e ritiene essenziale garantire più efficacemente che i principi della parità di genere siano integrati in tutta la legislazione dell’UE e introdurre «valutazioni d’impatto di genere» per ogni nuova proposta di atto legislativo dell’UE;

30.

ritiene che la Conferenza sul futuro dell’Europa dovrebbe presentare proposte per la protezione e la promozione sostenibili delle minoranze nell’UE, sulla base delle proposte della riuscita iniziativa dei cittadini «Minority SafePack»;

31.

sottolinea la necessità di affrontare le minacce della disinformazione in Europa, e chiede l’introduzione di un programma di studio a livello europeo per l’educazione civica, la promozione dei valori democratici europei, il pensiero critico, le competenze digitali e l’alfabetizzazione mediatica, da sviluppare e diffondere in partenariato con gli enti locali e regionali;

32.

chiede una ferma azione a livello dell’UE per ridurre le disparità regionali nell’istruzione, in particolare nelle zone remote, transfrontaliere, rurali e urbane povere; e invita l’UE a sostenere gli sforzi nazionali e regionali per un’istruzione adeguata alle esigenze future attraverso lo sviluppo di nuovi strumenti didattici quali le piattaforme digitali multilingue paneuropee per un’ampia diffusione dei contenuti didattici;

33.

sottolinea l’importanza di ampliare ulteriormente la platea dei beneficiari del programma Erasmus+, nonché di continuare ad accrescere le opportunità offerte e i fondi utilizzabili da tale programma, che è lo strumento principe a disposizione dell’UE per lo sviluppo di una coscienza europea condivisa. In particolare andrebbero aumentate le risorse di cui esso dispone — e le opportunità che esso offre — in ambito scolastico, nonché quelle destinate ai vari settori dell’amministrazione pubblica, al fine, in quest’ultimo caso, di istituire un programma per lo scambio di buone pratiche che sia più ampio dell’Erasmus per le pubbliche amministrazioni attualmente esistente;

34.

ritiene che la lotta alla disoccupazione giovanile e alla povertà giovanile e infantile debba diventare una priorità in tutte le regioni, le città e le zone rurali europee;

35.

ritiene che l’accesso universale alla cultura e alle attività sportive sia la chiave per consentire lo sviluppo economico e sociale e far crescere il numero complessivo di coloro — e in particolare dei giovani — che partecipano a tali attività, facilitando in tal modo la promozione dei valori comuni europei.

Clima, ambiente e resilienza

36.

ricorda che le regioni e le città svolgono un ruolo decisivo nell’attuazione della maggior parte delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici e di mitigazione dei loro effetti, nella risposta alle catastrofi climatiche e nell’assicurare l’impegno attivo delle comunità locali nella transizione verde; insiste pertanto nel chiedere un coinvolgimento chiaro e istituzionalizzato degli enti locali e regionali nell’elaborazione e nell’attuazione delle politiche in materia di clima, energia e ambiente, nonché l’accesso diretto di questi enti ai finanziamenti dell’UE, la riduzione degli oneri burocratici al minimo necessario e programmi coordinati a tutti i livelli di governo, in particolare riguardo ai piani di investimento a sostegno del Green Deal europeo e ai piani per la ripresa e la resilienza; e sottolinea che i finanziamenti diretti sono la condizione preliminare affinché le città e le regioni siano pronte per gli ambiziosi obiettivi attualmente in fase di negoziazione nell’ambito del pacchetto «Pronti per il 55 %»;

37.

sottolinea la dimensione territoriale del Green Deal europeo e l’interazione con la trasformazione digitale e le politiche sociali; chiede con forza che il monitoraggio delle misure climatiche nei piani per la ripresa e la resilienza tenga conto dei Green Deal locali; e propone un quadro di valutazione regionale europeo con indicatori chiari, mirati e di facile utilizzo per misurare e monitorare l’impatto del Green Deal europeo a livello delle regioni NUTS 2;

38.

ribadisce la sua richiesta di un’organizzazione sistematica di piattaforme e dialoghi multilivello per garantire una partecipazione strutturata e inclusiva degli enti locali e regionali alla pianificazione e all’attuazione delle iniziative del Green Deal, il che contribuirà anche alla resilienza delle comunità locali; e sottolinea che, per assicurare il successo del Green Deal, occorrono una transizione rapida verso sistemi basati sull’energia rinnovabile, l’adozione delle relative tecnologie e l’adeguamento delle opportune infrastrutture;

39.

sottolinea la crescente importanza del ruolo degli enti locali e regionali, a livello mondiale ed europeo, al fine di garantire una transizione climatica giusta; osserva che l’accordo di Parigi e la dichiarazione di Edimburgo sul quadro globale per la biodiversità post 2020 riconoscono l’importanza della governance multilivello per conseguire la neutralità climatica, la biodiversità e lo sviluppo sostenibile, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite; e ribadisce il proprio sostegno a un sistema di contributi stabiliti a livello regionale e locale al fine di riconoscere formalmente, monitorare e incentivare la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra;

40.

raccomanda di prestare attenzione alla trasformazione sostenibile del settore dei trasporti — che deve essere giusta ed equa — assicurandosi che nessuna regione sia lasciata indietro e che la mobilità sostenibile e alimentata da combustibili alternativi sia accessibile, anche sul piano economico, a tutti i cittadini di tutte le regioni; propone un meccanismo per una transizione giusta per le regioni che dipendono dall’industria automobilistica affinché possano gestire i cambiamenti in questo settore (che nell’UE dà lavoro, direttamente o indirettamente, a 13,8 milioni di persone, pari al 6,1 % del totale degli occupati), considerato che esso sta attraversando un processo di trasformazione radicale verso veicoli a emissioni zero, con enormi ripercussioni sulla crescita regionale e sull’occupazione.

Unione della salute

41.

ribadisce il suo impegno ad adoperarsi per la creazione di una vera e propria Unione europea della salute, che rispetti il principio di sussidiarietà e le competenze giuridiche in materia sanitaria; ed auspica un ruolo più chiaro per le regioni — in particolare quelle dotate di competenze legislative in materia sanitaria — e gli enti locali nella futura Autorità dell’UE per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie, unitamente alle autorità nazionali e alle istituzioni dell’UE;

42.

sostiene l’accesso alla sanità elettronica per tutti i cittadini dell’UE; chiede di rendere più incisive le competenze dell’UE in materia sanitaria, anche attraverso modifiche dei Trattati, in particolare per consentire alla Commissione di riconoscere formalmente un’emergenza di sanità pubblica a livello europeo; e sostiene la richiesta di rafforzare la protezione della salute, accrescere le capacità di produzione dell’UE e intensificare la cooperazione nel campo dei medicinali;

43.

incoraggia lo sviluppo della cooperazione sanitaria transfrontaliera, compresi i finanziamenti a lungo termine dell’UE e il libero passaggio attraverso i confini del personale e dei veicoli che operano nei servizi di emergenza e in quelli sanitari; e osserva che gli ostacoli burocratici che ancora permangono all’assistenza sanitaria transfrontaliera e agli interventi transfrontalieri dei servizi di emergenza dovrebbero essere rimossi a breve termine e senza oneri superflui, nell’interesse dei cittadini.

Economia, giustizia sociale e occupazione

44.

è convinto che la Conferenza sul futuro dell’Europa darà un autentico impulso affinché il pilastro europeo dei diritti sociali diventi il nuovo corpus di norme sociali, facilitando la transizione verso un’economia sostenibile e l’accesso all’occupazione e rafforzando nel contempo la coesione sociale;

45.

chiede una revisione della governance economica europea, che deve sostenere in modo più adeguato investimenti di qualità, pubblici, a lungo termine e sostenibili a tutti i livelli di governo mediante norme di bilancio rivedute, e migliorare la responsabilità democratica e l’efficienza attraverso un più intenso coinvolgimento degli enti locali e regionali nel semestre europeo in virtù di un codice di condotta basato sul partenariato; e ribadisce di essere favorevole all’abbandono del requisito dell’unanimità nel processo decisionale in materia fiscale, al fine di consentire all’Unione europea di prendere le decisioni opportune a maggioranza qualificata, così come avviene già oggi in altri settori d’intervento;

46.

raccomanda di impiegare i finanziamenti disponibili per la ripresa e la duplice transizione verde e digitale al fine di agevolare la transizione, la riqualificazione e il miglioramento delle competenze nel mercato del lavoro, garantendo nel contempo alle persone che lavorano per le piattaforme digitali o nella gig economy lo stesso livello di tutela di cui godono i lavoratori dell’economia offline;

47.

sottolinea il ruolo dell’innovazione nello sviluppo di un’economia più forte e nel garantire una crescita competitiva e sostenibile; e reputa che l’innovazione europea richieda investimenti nelle capacità necessarie (infrastrutture di ricerca, reti a banda larga, supercalcolo, intelligenza artificiale e set di dati aperti) e debba attrarre studiosi e specialisti in tutti i territori europei.

Trasformazione digitale

48.

ritiene che la trasformazione digitale dovrà garantire il pieno sfruttamento della tecnologia, a beneficio di tutti i settori della società e all’interno di un quadro etico di riferimento rispettoso dei diritti dei cittadini, specie in relazione all’impiego di tecnologie dirompenti e in particolare dell’intelligenza artificiale, e, al tempo stesso, colmare il divario digitale e far sì che l’alfabetizzazione e la connettività digitali diventino realtà in ogni parte d’Europa;

49.

pone l’accento sulla necessità di garantire la sicurezza, l’interoperabilità e l’archiviazione dei dati, attendendo con interesse la proposta della Commissione europea relativa a una legge europea sulla resilienza in materia di cibersicurezza; e ritiene che, al fine di garantire l’accesso ai servizi e alle informazioni digitali, compresa un’erogazione efficiente dei servizi pubblici, sia necessario investire in infrastrutture sicure e ad alta capacità per fornire l’accesso ad Internet sia alle persone che alle organizzazioni;

50.

sottolinea che la trasformazione digitale dipende da una visione a lungo termine in materia di istruzione, ricerca e scambi sulle tematiche digitali, in cui l’UE deve svolgere un ruolo di innovatrice e di guida nella scoperta di nuove tecnologie e servizi digitali e deve stabilire standard digitali adeguati e coerenti;

51.

ritiene pertanto che la discussione sul futuro dell’Europa debba estendersi alla «coesione digitale» quale importante dimensione aggiuntiva del concetto tradizionale di coesione economica, sociale e territoriale definito nel trattato sull’UE;

52.

invoca un’azione immediata per affrontare i divari digitali tra gli Stati membri dell’UE e tra le zone urbane e rurali per quanto riguarda la connettività e le infrastrutture digitali, le competenze digitali, l’accesso e l’utilizzo dei servizi di e-government; e chiede pertanto l’introduzione di una «Carta dei servizi transfrontalieri digitali dell’UE» per semplificare l’accesso ai servizi pubblici e di emergenza per i cittadini e le imprese nelle regioni transfrontaliere.

Migrazione

53.

invoca un approccio europeo nell’affrontare le cause profonde della migrazione in quanto fenomeno alimentato dall’instabilità e dai conflitti globali, dalla fragilità degli Stati e dai cambiamenti climatici; e sollecita un effettivo sviluppo delle capacità volto a rendere più efficiente ed efficace la gestione delle migrazioni a tutti i livelli di governo;

54.

prende atto del riconoscimento, da parte sia dei cittadini che dei delegati alla Conferenza, del ruolo centrale svolto dagli enti locali e regionali nell’integrazione e nell’inclusione dei migranti e dei rifugiati nelle zone particolarmente interessate; raccomanda pertanto il coinvolgimento di questi enti nella definizione delle politiche di integrazione; invoca l’elaborazione di un pacchetto di strumenti politici più flessibile che consenta agli enti subnazionali di orientare l’integrazione e di misurare il successo delle politiche di integrazione e inclusione a livello regionale e locale; e chiede altresì che si faccia leva sul grande potenziale di solidarietà volontaria latente nei nostri comuni e nelle nostre regioni per definire un concetto di capacità di accoglienza volontaria da integrare in una politica globale e a lungo termine in materia migratoria;

55.

raccomanda di mettere a punto metodologie idonee per replicare modelli sostenibili di accoglienza e integrazione, come le sponsorizzazioni da parte delle comunità.

Risultati e seguito della Conferenza sul futuro dell’Europa

56.

considera la Conferenza sul futuro dell’Europa un punto di partenza per un processo democratico pienamente responsabilizzante a livello europeo, nazionale, regionale e locale; ribadisce la necessità di un dibattito costante realmente inclusivo, trasparente e decentrato, nonché geograficamente e politicamente equilibrato, sul futuro dell’Unione europea; e ritiene che la Conferenza dovrebbe seguire un approccio aperto, anche per quanto riguarda la riforma delle politiche e delle istituzioni, e aprire la strada a riforme durature, che vadano al di là della sua stessa conclusione;

57.

ribadisce il suo pieno impegno a contribuire al seguito della Conferenza, trasformando le iniziative e le proposte politiche in azioni che (cor)rispondano alle aspettative dei cittadini; fa notare che il successo della Conferenza dipende anche dal fatto che, in ultima analisi, i suoi risultati rispecchino in concreto le raccomandazioni formulate dai cittadini; e osserva che, qualora tali raccomandazioni non siano recepite oppure lo siano soltanto in forma modificata, bisognerà che ne vengano spiegati i motivi in maniera trasparente e comprensibile;

58.

sottolinea che, nell’avviare azioni di follow-up (ad esempio, nuove proposte legislative per dare attuazione ai risultati della Conferenza), occorre rispettare la ripartizione delle competenze e, in particolare, i principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai Trattati;

59.

incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione alla presidenza della Conferenza sul futuro dell’Europa, nonché al Parlamento europeo, alle presidenze francese, ceca e svedese del Consiglio dell’UE, al presidente del Consiglio europeo e alla Commissione europea;

60.

è favorevole a che la durata della Conferenza sia quella inizialmente prevista, ossia di due anni, anche se a partire dal 9 maggio 2021, in modo da assicurarsi che le idee e le proposte dei cittadini siano esaminate e discusse in modo adeguato e completo. Pertanto, nella primavera del 2022 dovrebbe essere presentata soltanto una relazione intermedia.

Bruxelles, 27 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  GU C 324 dell'1.10.2020, pag. 8.

(2)  GU C 141 del 29.4.2020, pag. 5.

(3)  GU C 300 del 27.7.2021, pag. 5.

(4)  GU C 97 del 28.2.2022, pag. 1.


PARERI

Comitato delle regioni

148a sessione plenaria del CdR (Interamente a distanza — Interactio), 26.1.2022 - 27.1.2022

13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/8


Parere del Comitato europeo delle regioni — Un quadro strategico dell'Unione europea in materia di salute e di sicurezza sul lavoro 2021-2027

(2022/C 270/02)

Relatore:

Sergio Caci (IT/PPE), sindaco di Montalto di Castro

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro 2021-2027 — Sicurezza e salute sul lavoro in un mondo del lavoro in evoluzione

COM(2021) 323 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore il quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027 (il nuovo quadro strategico dell'UE), che mira a proteggere la salute di chi lavora e a ridurre i decessi legati al lavoro entro il 2030 (il cosiddetto obiettivo «Vision Zero»), garantendo al contempo un ambiente di lavoro più sicuro e in linea con le nuove esigenze emerse in particolare a seguito della pandemia da COVID-19, ma non solo. Per lo stesso motivo, ritiene altresì che una strategia, e non un quadro strategico, lancerebbe un segnale politico più forte in relazione agli obiettivi previsti e alle azioni proposte per conseguirli;

2.

è persuaso del fatto che il quadro politico fornito dall'Unione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL) abbia fino ad oggi portato a importanti miglioramenti nell'innalzamento degli standard in materia di SSL in tutta l'UE. Insieme all'obiettivo «Vision Zero», il quadro sottolinea che le ambizioni dell'UE puntano nella giusta direzione, pur necessitando una maggiore inclusione di tutte le categorie di lavoratori, cosa non ancora verificatasi nella proposta in oggetto;

3.

sottolinea la necessità del ruolo dell'UE nel fornire una direzione strategica unificata in questo settore. Tale necessità è stata chiaramente dimostrata sia dagli studi che dai risultati pratici degli ultimi decenni. Il punto saliente della legislazione in materia di SSL dimostra che le azioni dell'UE e degli Stati membri con altri attori (ad esempio le parti sociali e i diversi stakeholder ai vari livelli di governance) possono avere un impatto positivo e diretto sulla vita lavorativa in entrambe le dimensioni della salute e della sicurezza;

4.

condivide senza alcun dubbio i tre obiettivi trasversali per il quadro strategico fissati dalla Commissione europea nel quadro dell'elaborazione della strategia UE per il prossimo quinquennio, ossia di anticipare e gestire i cambiamenti nel mondo del lavoro post-pandemia durante le transizioni digitale, verde e demografica, migliorare la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e infine migliorare la preparazione in caso di potenziali crisi sanitarie future;

5.

accoglie favorevolmente l'idea che la Commissione, per conseguire i suoi obiettivi, abbia intenzione di rivedere i termini della direttiva sui luoghi di lavoro e la direttiva sulle attrezzature munite di videoterminale, nonché di aggiornare le norme dell'UE sulle sostanze chimiche pericolose per combattere il cancro, le malattie riproduttive e respiratorie, oltre ad aggiornare i limiti di protezione per l'amianto e il piombo;

6.

raccomanda inoltre alla Commissione di procedere con la preparazione e l'implementazione più rapida possibile, insieme alle parti sociali, di un'iniziativa a livello dell'UE sul tema della salute mentale sul luogo di lavoro che valuti le questioni emergenti relative a questa tematica. L'iniziativa dovrebbe poter essere utilizzata per stimolare l'adozione di misure adeguate nei vari Stati membri e settori e/o nei luoghi di lavoro pertinenti, a seconda dei casi;

7.

con riferimento ai due punti precedenti, è fortemente dell'avviso che questi debbano applicarsi a tutte le categorie di lavoratori, comprese quelle attualmente escluse dal quadro strategico;

8.

sottolinea la sfida, in termini di salute e sicurezza sul lavoro, che è connessa all'invecchiamento della forza lavoro; è necessario rispettare il principio secondo cui i luoghi di lavoro devono adattarsi alle persone, in modo quindi da compiere passi avanti verso una vita lavorativa inclusiva per i lavoratori di ogni età;

9.

prende atto con favore del fatto che, traendo insegnamenti dalla pandemia di COVID-19, la Commissione europea intenda elaborare procedure di emergenza e orientamenti per la rapida diffusione, attuazione e monitoraggio delle misure in potenziali crisi sanitarie future, in stretta cooperazione con gli operatori della sanità pubblica;

10.

registra con rammarico che, sebbene tutti gli Stati membri abbiano ad oggi almeno parzialmente integrato la lettera e lo spirito del quadro strategico dell'UE nei propri sistemi nazionali, nessuno di loro lo segue di fatto nella sua completezza. Ciò è dovuto al fatto che alcuni paesi non hanno riesaminato e aggiornato le proprie strategie nazionali in materia di SSL per adeguarle pienamente al quadro strategico dell'UE per il periodo 2014-2020 a causa di una cattiva pianificazione temporale o relativamente allo scarso raggiungimento di obiettivi chiave, come sottolineato dall'EU-OSHA, quali ad esempio l'invecchiamento della popolazione impiegata, la semplificazione delle procedure, ed una più efficace e tempestiva applicazione legislativa;

SSL e cultura della prevenzione

11.

sottolinea che negli ultimi quarant'anni il numero di incidenti sul lavoro è diminuito grazie a tre segmenti: miglioramenti scientifici e tecnologici, legislazione in materia di SSL e sistemi di gestione della SSL. Ritiene pertanto necessario che il legislatore europeo e nazionale — insieme alle parti sociali e in tutto l'arco dell'elaborazione, adozione e implementazione della strategia — faccia riferimento ad una solida cultura della prevenzione, quale metodo primario per il raggiungimento dell'obiettivo «Vision Zero», ma non solo, nel comune interesse dei lavoratori e delle imprese; sottolinea l'importanza del dialogo sociale, oltre che della partecipazione e cooperazione di tutte le parti interessate — governi e amministrazioni a livello europeo, nazionale, regionale e locale, datori di lavoro e lavoratori — nelle politiche di prevenzione;

12.

segnala uno studio dell'International Social Security Association (ISSA) (1), il quale dimostra che un investimento in una buona strategia in materia di SSL e in prevenzione dei rischi sul luogo di lavoro può portare a un rendimento più che doppio (= 2,2 EUR) per ogni euro speso, per dipendente e su base annuale, per le imprese. Senza tralasciare, poi l'incommensurabile perdita di ore lavorative, la diminuzione del morale sul luogo di lavoro e il conseguente impatto sulla produttività e sulla competitività delle imprese;

13.

concorda con la Commissione europea che una scarsa aderenza ai principi di prevenzione comporta anche una cattiva pubblicità per le imprese colpite da incidenti sul lavoro, comportando serie conseguenze sulla loro reputazione e sulle prospettive lavorative dei dipendenti;

14.

raccomanda che i datori di lavoro integrino la prevenzione dei rischi professionali all'interno dell'impresa attraverso modelli di gestione interna, professionisti appositi e propri servizi di prevenzione, e che venga promossa tra i lavoratori la formazione in materia di prevenzione;

SSL e transizione verde, digitale e demografica

15.

ritiene che il progresso tecnologico stia modificando costantemente il paesaggio di un luogo di lavoro. È pertanto positivo che l'UE si esprima con proposte al passo con la tecnologia sul luogo di lavoro, come indicato nel primo obiettivo della Commissione del nuovo quadro strategico dell'UE;

16.

ritiene che, nonostante la positività della proposta di stabilire norme armonizzate in materia di Intelligenza Artificiale (IA), tale proposta dovrebbe anche affrontare i problemi che potrebbero sorgere in relazione alla permanenza sana e sicura sul posto di lavoro;

17.

concorda con le osservazioni contenute nel «Libro bianco sull'IA» (2), secondo le quali i lavoratori e i datori di lavoro saranno direttamente interessati dalla progettazione e dall'utilizzo dei sistemi di IA sul luogo di lavoro, e che il coinvolgimento delle parti sociali sarà un fattore cruciale per garantire un approccio antropocentrico all'IA sul luogo di lavoro;

18.

reitera a questo riguardo la pertinenza al tema di SSL di quanto già espresso dal parere del CdR «Libro bianco sull'intelligenza artificiale — Un approccio europeo all'eccellenza e alla fiducia» (3), secondo il quale si ritiene che l'impiego delle tecnologie di IA abbia una notevole importanza anche per quanto riguarda le condizioni di lavoro e il benessere dei lavoratori. A tale scopo, aderisce all'appello delle parti sociali europee per la riduzione al minimo dei dati e la loro trasparenza, unitamente a regole chiare sul trattamento dei dati personali per limitare il rischio di un controllo invasivo e di un uso improprio di tali dati personali, al fine di garantire il rispetto della dignità umana;

19.

reitera altresì come sia cruciale «consentire ai rappresentanti dei lavoratori di affrontare le questioni dei dati, del consenso, della protezione della vita privata e della sorveglianza, stabilendo un collegamento tra la raccolta dei dati e una finalità concreta e trasparente e assicurando la trasparenza nei casi in cui sistemi di IA vengano utilizzati nelle procedure in materia di risorse umane» (4);

20.

richiama l'attenzione sulla sfida, in termini di sicurezza e salute sul luogo di lavoro, che è connessa al mutamento demografico; sono necessarie politiche che promuovano la gestione dell'età all'interno delle imprese e delle organizzazioni, nonché processi innovativi volti ad adattare i posti di lavoro a questa realtà, tenendo conto della varietà delle fasce di età e del fatto che i lavoratori più in là negli anni non costituiscono un gruppo omogeneo;

Rilevanza regionale e locale della strategia

21.

sottolinea che il quadro strategico dell'UE 2021-2027 — con il suo approccio «Vision Zero» — richiederà che gli enti locali e regionali affrontino i problemi e attuino gli obiettivi del quadro direttamente «sul campo», e che il modo in cui dovranno farlo è attraverso la supervisione, la formazione, la costruzione di una cultura della prevenzione e della tutela del lavoratore, la collaborazione concretizzata attraverso lo scambio di esperienze e buone pratiche, l'ulteriore individuazione dei problemi e la valutazione — seguita da feedback — delle soluzioni più adatte alla risoluzione degli stessi;

22.

ritiene che la supervisione dell'attuazione della legislazione in materia di SSL e della gestione degli obiettivi in materia di SSL comporti un ruolo fondamentale che le regioni e le città possono svolgere nel conseguimento degli ambiziosi obiettivi della strategia;

23.

ritiene che le regioni e le città dovrebbero continuare a incoraggiare e a fornire formazione e istruzione agli ispettori del lavoro, ai datori di lavoro e ai lavoratori affinché si adattino ai cambiamenti occupazionali avanzati influenzati dalla transizione verde e digitale, ma anche dalle nuove condizioni imposte dalla pandemia da COVID-19 e dall'invecchiamento dei lavoratori;

24.

ritiene che la collaborazione — la più immediata possibile — tra enti regionali e locali con l'UE e gli enti nazionali preposti, ma anche con altre città e regioni, e lo scambio di esperienze e buone pratiche favoriranno il progresso in materia di SSL e contribuiranno a costruire una cultura della prevenzione;

25.

sottolinea l'importanza della ricerca e dello scambio di conoscenze e buone pratiche a livello europeo e nazionale, regionale e locale, per favorire l'individuazione e la valutazione dei nuovi rischi e la loro prevenzione, sulla base della collaborazione tra le autorità pubbliche nella definizione di politiche all'avanguardia in questo settore;

26.

sottolinea che un adeguato coinvolgimento delle regioni e delle città è necessario per definire ulteriormente la strategia in materia di SSL. Ritiene quindi essenziale un loro concreto coinvolgimento nelle fasi di valutazione del luogo di lavoro in materia di SSL. Devono poi essere in grado di inviare un feedback all'UE, al fine di aiutare l'UE a creare un quadro chiaro della situazione sul campo atto a correggere in corso d'opera l'attuale situazione, e ad aiutare nella definizione della prossima strategia post-2030;

27.

a tale scopo, chiede alla Commissione di creare uno strumento digitale apposito (ad esempio un Portale) al quale regioni e città possano fare riferimento quando ritengano opportuno o necessario fornire indicazioni al legislatore europeo in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, che si integri con l'indagine europea fra le imprese sui rischi nuovi ed emergenti (ESENER) dell'EU-OSHA;

Raccomandazioni politiche conclusive

28.

è fermamente convinto che gli enti locali e regionali, nella loro qualità di datori di lavoro, dovrebbero dare l'esempio per quel che riguarda la piena attuazione delle misure proposte nel quadro strategico;

29.

ribadisce che gli «appalti pubblici […] possono aiutare a prevenire il dumping ambientale e sociale inserendo una serie di aspetti qualitativi, ambientali e/o sociali tra i criteri di aggiudicazione degli appalti» (5). Invita pertanto gli enti locali e regionali a prestare particolare attenzione, nell'ambito dell'aggiudicazione di appalti pubblici, alle condizioni di lavoro, comprese le misure in materia di salute e sicurezza sul lavoro, offerte dai contraenti e dalle loro catene di subappalto;

30.

accoglie con favore la creazione di «Vision Zero» e il suo obiettivo di azzerare i decessi legati al lavoro entro il 2030; reputa importante rafforzare ulteriormente le misure preventive nell'ambiente di lavoro relative agli infortuni e alle malattie professionali; sostiene tuttavia che «Vision Zero» non dovrebbe essere limitata solo ai decessi, ma dovrebbe estendersi agli infortuni e alle malattie professionali nonché alla prevenzione e all'eliminazione dei rischi, conformemente ai principi della direttiva quadro (6);

31.

ricorda che il lavoro di per sé è un fattore incisivo di promozione della salute. Al fine di massimizzare l'efficacia della strategia in materia di SSL, è importante adottare un approccio olistico, che tenga conto del nesso tra un buon ambiente di lavoro, la salute mentale e fisica, l'efficienza, la qualità e l'utilità dell'attività. Sottolinea, a tale proposito, i vantaggi derivanti dall'introduzione di politiche per la promozione della salute sul luogo di lavoro e la promozione di stili di vita sicuri e sani — che comprendano, tra l'altro, anche l'attenzione ad aspetti quali l'alimentazione e l'attività fisica;

32.

esprime la sua approvazione al quadro di riferimento strategico sulla violenza, sulle molestie e sulla discriminazione sul luogo di lavoro e accoglie con favore l'attenzione rivolta alla prospettiva di genere. Tuttavia, preferirebbe che il quadro fosse in linea con la convenzione 190 dell'OIL sulla violenza e sulle molestie nel mondo del lavoro, che contiene una definizione onnicomprensiva di violenza e molestie e ha un ambito di applicazione più ampio, esteso ai lavoratori e anche ad altri soggetti nel mondo del lavoro (7);

33.

ribadisce l'approvazione dei continui progressi e dei tre successivi aggiornamenti della direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni; sostiene la proposta della Commissione di procedere alla revisione e all'integrazione degli agenti e dei limiti di esposizione professionale nel quadro della direttiva sugli agenti cancerogeni e mutageni (ACM), che sono stati definiti sulla base di una procedura consolidata e di una cooperazione tripartita (lavoratori, datori di lavoro e rappresentanti dei governi) che coinvolgono tutti gli Stati membri. La cooperazione tripartita si svolge nel quadro del comitato consultivo della Commissione per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro («CCSS»). In quest'ottica, il Comitato attende con vivo interesse ulteriori lavori volti a fissare limiti vincolanti di esposizione professionale basati su dati concreti e scientificamente aggiornati che coprano tutti i 50 agenti cancerogeni prioritari (rispetto agli attuali 27) e a includere le sostanze tossiche per la riproduzione e i medicinali pericolosi;

34.

sostiene l'inclusione dell'esposizione combinata a sostanze chimiche pericolose e agli interferenti endocrini, e la revisione del BOEL per la silice cristallina respirabile, nella sezione relativa all'esposizione alle sostanze chimiche del quadro strategico in materia di SSL;

35.

sostiene la necessità di fornire un orientamento in relazione al quadro europeo sulla gestione dei rischi psicosociali che vada al di là di un approccio individualistico, incapace di tenere conto degli effetti dell'organizzazione del lavoro sulla salute mentale, e invita a tal fine la Commissione a proseguire la collaborazione con gli Stati membri e gli enti regionali e locali in materia di prevenzione dei rischi psicosociali sul luogo di lavoro e a verificare la necessità di una comunicazione sugli stessi, che sia propedeutica alla presentazione di una direttiva sul medesimo tema;

36.

si attende che gli Stati membri si conformino alla raccomandazione dell'OIL di 1 ispettore del lavoro ogni 10 000 lavoratori; potrebbe inoltre sostenere la necessità di rafforzare ulteriormente i meccanismi sanzionatori e la raccolta da parte degli ispettorati del lavoro e la diffusione dei dati raccolti;

37.

chiede l'inclusione della SSL nella legge sull'intelligenza artificiale, in quanto una valutazione approfondita dell'organizzazione del lavoro, come pure della salute fisica e mentale e della sicurezza dei lavoratori, è già presente negli studi dei singoli Stati membri;

38.

ritiene che il quadro strategico in materia di SSL dovrebbe applicarsi a tutti i lavoratori. Osserva che la gamma di applicazione del quadro strategico in materia di SSL esclude i lavoratori autonomi (compresi i lavoratori atipici e i lavoratori delle imprese delle piattaforme), e ritiene che l'iniziativa dell'UE volta a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme potrebbe includere anche un riferimento in materia di SSL;

39.

sottolinea quindi la necessità di una revisione profonda di questo assetto, ed invita il legislatore europeo ad una maggiore ambizione e ad una visione a più lungo termine in questo contesto;

40.

esorta la Commissione europea a rivedere le condizioni di lavoro nell'ambito del telelavoro, comprensive degli aspetti relativi alla salute fisica e mentale e alla sicurezza, in collaborazione con le parti sociali europee attualmente impegnate in negoziati sulla digitalizzazione. Si tratta di una misura da adottare con urgenza, dato l'aumento senza precedenti di questa forma di lavoro nell'attuale contesto di «nuova normalità»;

41.

accoglie con favore la ferma raccomandazione della Commissione europea agli Stati membri di riconoscere la COVID-19 come malattia professionale e ribadisce l'importanza degli obblighi dei datori di lavoro di garantire condizioni di vita e di lavoro dignitose per i lavoratori mobili e migranti, compresi i lavoratori stagionali;

42.

esprime soddisfazione per il fatto che —attraverso la sua proposta — la Commissione stia anticipando i cambiamenti nel nuovo mondo del lavoro dovuti alla transizione verde, oltre che alla transizione digitale, ma anche, più in generale, alla prevenzione delle malattie legate al lavoro.

Bruxelles, 26 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  The return on prevention: Calculating the costs and benefits of investments in occupational safety and health in companies (Quanto rende la prevenzione: calcolo del rapporto costi-benefici degli investimenti in salute e sicurezza sul lavoro nelle imprese), ISSA, Ginevra, 2011.

(2)  COM(2020) 65 final.

(3)  GU C 440 del 18.12.2020, pag. 79.

(4)  Ibidem.

(5)  GU C 440 del 18.12.2020, pag. 42.

(6)  Direttiva 89/391/CEE del Consiglio, del 12 giugno 1989, concernente l'attuazione di misure volte a promuovere il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori durante il lavoro (GU L 183 del 29.6.1989, pag. 1).

(7)  Articoli 1 e 2 della C190 — Convenzione sulla violenza e sulle molestie, 2019 (n. 190).


13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/13


Parere del Comitato europeo delle regioni — Gli enti locali e regionali accelerano l’attuazione dell’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori

(2022/C 270/03)

Relatrice:

Frida NILSSON (SE/RE), membro di un’assemblea locale: consiglio comunale di Lidköping

Testo di riferimento:

Relazione della commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Progressi nell'attuazione dell'iniziativa dell'UE a favore degli impollinatori

COM(2021) 261 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

sottolinea l’importanza degli impollinatori per la sostenibilità delle nostre società e della natura. Gli impollinatori svolgono un ruolo fondamentale sia nei sistemi alimentari che nella conservazione della biodiversità e dei paesaggi. Pertanto, non sono solo gli impollinatori domestici ad aver bisogno di sostegno; devono anche essere garantiti habitat vitali per gli impollinatori selvatici, in quanto fanno parte della biodiversità naturale. Gli impollinatori domestici dovrebbero essere considerati un complemento di quelli selvatici e non viceversa;

2.

esprime preoccupazione per la mancanza di consapevolezza circa il ruolo degli impollinatori, la loro importanza per il funzionamento dei nostri ecosistemi e le conseguenze che il loro declino e la loro estinzione potrebbero avere sulla nostra vita;

3.

sottolinea l’importante legame esistente tra biodiversità e cambiamenti climatici: due realtà che sono interconnesse e si influenzano a vicenda. Le differenze di temperatura, il mutamento delle condizioni meteorologiche, la perdita di habitat e altri fattori causati dai cambiamenti climatici hanno un impatto diretto sul declino degli impollinatori. A loro volta, la protezione e il ripristino della biodiversità svolgono un ruolo importante nell’adattamento ai cambiamenti climatici;

4.

si compiace per l’opportunità di contribuire al quadro dell’Unione europea teso a sostenere e conservare popolazioni vitali e diversificate di impollinatori, e accoglie pertanto con favore la revisione, da parte della Commissione europea, dell’iniziativa a favore degli impollinatori, nonché la risoluzione del Parlamento europeo e le conclusioni del Consiglio in materia (1);

5.

si rallegra del fatto che l’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori, attuata nel 2018, abbia preso la direzione giusta. Osserva tuttavia con preoccupazione che da allora è proseguita la tendenza al declino delle popolazioni di impollinatori. Esprime soddisfazione per le conclusioni della relazione di valutazione globale dell’IPBES sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, secondo la quale — nonostante le misure insufficienti messe in atto — non è troppo tardi per il clima e per la biodiversità, ma è necessaria un’azione trasformativa a tutti i livelli;

6.

sostiene pertanto le conclusioni della relazione speciale n. 15/2020 della Corte dei conti europea (2) e nutre forti aspettative riguardo alla revisione dell’iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori;

7.

apprezza l’inclusione di obiettivi per la biodiversità e gli impollinatori in diverse strategie e politiche dell’UE, come la nuova PAC, la strategia dell’UE per la biodiversità e la strategia «Dal produttore al consumatore»;

8.

chiede che obiettivi giuridicamente vincolanti il cui ambito di applicazione copra gli impollinatori facciano parte dell’imminente iniziativa della Commissione europea sugli obiettivi di ripristino dell’ambiente naturale nell’ambito della strategia dell’UE sulla biodiversità; in tale contesto, offre di sostenere l’adozione di una nuova iniziativa dell’UE a favore degli impollinatori, in particolare per quanto riguarda le attività di attuazione e monitoraggio;

9.

gli obiettivi delineati per contribuire a sostenere gli impollinatori dovrebbero inoltre essere tesi ad aiutare l’Unione europea a raggiungere gli obiettivi fissati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e gli obiettivi di sviluppo sostenibile (3), in particolare quelli volti a sostenere la biodiversità e gli habitat importanti per gli impollinatori selvatici;

10.

è convinto che la soluzione al declino degli impollinatori richieda un coordinamento e strategie integrate che coinvolgano tutti i settori e tutte le sfere politiche. È importante coinvolgere tutti i soggetti pertinenti e migliorare l’efficienza degli sforzi messi in campo, apprezzabili ma frammentari. L’attuale iniziativa a favore degli impollinatori ha gettato le basi, ma ora occorre continuare il lavoro;

11.

sottolinea che nel processo volto a garantire la sostenibilità delle popolazioni di impollinatori selvatici dovrebbero essere tenuti in considerazione tutti e tre i pilastri della sostenibilità. Ciò significa che nelle misure di attuazione occorre tenere adeguatamente conto della sostenibilità sociale, economica e biologica;

Gli impollinatori nel quadro del divario tra zone rurali e zone urbane

12.

pone in risalto l’importanza di guardare oltre le politiche agricole nelle azioni tese ad arrestare il declino degli impollinatori, dal momento che il settore agricolo e il suo contributo al declino delle popolazioni di impollinatori selvatici sono per molti aspetti già regolamentati e attuati in diverse politiche dell’UE;

13.

invita a prestare particolare attenzione agli agricoltori convenzionali e agli sforzi da essi profusi per ridurre il loro impatto sugli impollinatori, dal momento che l’agricoltura biologica e i metodi agroecologici già proteggono gli impollinatori in molti modi e forniscono loro nutrimento. La ricerca, l’innovazione e un sistema flessibile di attuazione sono fondamentali per affrontare le sfide, ma anche per consentire la diversificazione del settore agricolo;

14.

sottolinea la necessità di valutare pienamente e di contrastare gli effetti degli inquinanti ambientali diversi dai pesticidi, come ad esempio l’inquinamento luminoso che, come dimostrato, incide in larga misura sugli impollinatori ma non è ancora stato affrontato;

15.

rileva che le aree urbane possono contribuire allo sviluppo positivo della biodiversità attraverso i giardini botanici, gli orti familiari, i giardini residenziali e i terreni urbani non sfruttati, che possono avere un impatto diretto sulle popolazioni delle specie selvatiche di api (4);

16.

avverte che, in un mondo di città in espansione, l’integrazione della conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici nella pianificazione e nelle pratiche urbanistiche è un imperativo se si vogliono proteggere le popolazioni di impollinatori, contribuire alla loro diversità e creare nuovi habitat;

17.

invita le autorità competenti a effettuare valutazioni d’impatto che tengano conto degli sviluppi che limitano i diritti di proprietà e che alterano in altri modi la possibilità di disporre di mezzi sostenibili di sussistenza. Tali valutazioni d’impatto devono prendere in considerazione non solo i vantaggi biologici, ma anche il possibile impatto negativo sui mezzi di sussistenza e sulla vita degli abitanti;

Azione a livello di UE

18.

invita la Commissione europea, il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’UE a garantire che le politiche, i programmi e i piani di ripresa post-pandemia contribuiscano alla gestione sostenibile della biodiversità, anche ponendo fine al preoccupante declino degli impollinatori selvatici e domestici;

19.

chiede di sostenere, a livello locale e regionale, un regime ecologico per gli impollinatori che comprenda: l’impiego di colture annuali di interesse per gli impollinatori almeno nel 10 % dei terreni agricoli; oltre al periodo di fioritura delle colture perenni, l’impianto, tra un filare di piante produttive e l’altro, di almeno due specie vegetali di interesse per gli impollinatori, con fioritura in momenti diversi dell’anno per garantire la massima disponibilità di risorse per gli impollinatori; programmi di formazione per gli agricoltori sugli insetti utili e sulle pratiche di gestione integrata delle specie nocive; e misure a favore delle aziende agricole che garantiscono la presenza di impollinatori nelle zone ove la biodiversità è carente;

20.

chiede che si tenga conto delle considerazioni ambientali a tutti i livelli del processo decisionale pubblico e in tutte le politiche, in quanto la maggior parte dell’interazione umana con la natura incide in una certa misura sugli ecosistemi. Per quanto riguarda gli impollinatori, occorre prestare particolare attenzione a questo aspetto nello sviluppo delle aree urbane e delle infrastrutture, nonché in altre trasformazioni dell’uso del suolo;

21.

avverte che, sebbene gli enti regionali e locali fungano da collegamento diretto con i cittadini europei, la responsabilità di attuare e definire gli obiettivi per gli impollinatori non spetta esclusivamente a loro. I governi nazionali e l’UE devono contribuire a questo lavoro sostenendo, incoraggiando e coordinando soluzioni che possano essere facilmente attuate a livello locale e regionale;

22.

invita la Commissione europea a sostenere attivamente campagne di sensibilizzazione a livello nazionale, regionale e locale, rivolte ai settori industriali e al grande pubblico, attraverso canali sia già esistenti che nuovi;

23.

si rammarica del fatto che le piattaforme istituite per lo sviluppo di conoscenze e la condivisione delle buone pratiche nell’ambito dell’iniziativa a favore degli impollinatori, come il polo dell’UE di informazioni sugli impollinatori, non abbiano potuto raggiungere tutti gli attori e non siano ancora sufficientemente conosciute. Chiede pertanto che i finanziamenti, le conoscenze e lo sviluppo di capacità, nonché le buone pratiche, nell’ambito delle prossime iniziative della Commissione siano concepiti e comunicati in maniera trasparente, in modo che i cittadini non solo trovino ispirazione, ma sappiano anche come contribuire al compito di creare habitat sostenibili per gli impollinatori;

24.

chiede che la revisione dell’iniziativa a favore degli impollinatori esamini in che modo le reti e le organizzazioni esistenti possano essere utilizzate per condividere le conoscenze e le buone pratiche con gli enti locali e regionali all’interno e all’esterno dell’UE;

25.

propone pertanto di collaborare con la Commissione europea per far rientrare l’iniziativa a favore degli impollinatori nelle iniziative dell’UE esistenti, quali la piattaforma per l’inverdimento urbano e il Green City Accord;

26.

ribadisce che il monitoraggio e la rendicontazione sullo sviluppo degli impollinatori svolgono un ruolo importante nell’analisi dell’efficacia delle misure attuate. Invita pertanto la Commissione europea a condividere un quadro di rendicontazione e monitoraggio che possa essere utilizzato a tal fine dalle autorità subnazionali. Per agevolare l’attuazione a livello locale e regionale e sostenere questi livelli nell’istituzione di programmi standardizzati di monitoraggio degli impollinatori, gli sforzi dovrebbero seguire le buone pratiche esistenti;

27.

rileva lo stretto legame tra le specie autoctone di fiori e le specie autoctone o le variazioni di impollinatori e chiede pertanto investimenti nella conoscenza, nella conservazione e nella produzione di tali specie quale mezzo per sostenere gli impollinatori;

28.

invita pertanto la Commissione europea a valutare in che modo l’impegno di piantare almeno tre miliardi di alberi in più nelle aree urbane dell’UE entro il 2030 possa essere ampliato e collegato in modo da includere la piantagione di un maggior numero di specie da fiore autoctone;

29.

auspica che gli sforzi volti a garantire la salute delle popolazioni di impollinatori selvatici e misure efficaci di biosicurezza pertinenti per gli impollinatori, nonché l’incoraggiamento a utilizzare varietà di piante locali siano inclusi tra gli obiettivi dei piani strategici nazionali della PAC che dovranno essere approvati nel 2022, al fine di sollecitare ulteriori azioni. Ai fini di un’attuazione agevole e corretta, tale responsabilità dovrebbe spettare agli Stati membri;

Azioni a livello locale e regionale e coinvolgimento del CdR

30.

sottolinea le possibilità e le responsabilità degli enti locali e regionali nell’accelerare l’attuazione dell’iniziativa a favore degli impollinatori, oggi e ancora di più in futuro;

31.

è convinto della necessità di cooperazione tra gli enti locali e regionali, a livello sia nazionale che transfrontaliero, riguardo all’adozione e all’attuazione delle misure ambientali. Per gli impollinatori, i corridoi biologici sono essenziali per promuovere la sostenibilità e la resilienza delle loro popolazioni. Questi tipi di compiti si addicono agli enti locali e regionali che, attraverso la cooperazione, possono facilmente attuare misure che contribuiscano alla sostenibilità delle popolazioni di impollinatori;

32.

sottolinea inoltre l’importanza di coinvolgere, oltre agli enti locali e regionali, la società civile, gli istituti di conoscenza, gli agricoltori locali e il settore privato. Per trarre pieno vantaggio da questi attori, dal loro lavoro e dall’innovazione nei rispettivi settori, la nuova iniziativa a favore degli impollinatori deve creare un quadro efficiente per le iniziative volontarie, le conoscenze, gli obiettivi comuni e la rendicontazione. Ciò consentirebbe a tali attori non solo di contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati nell’ambito dell’iniziativa, ma anche di andare oltre;

33.

si impegna, nel lavoro riguardante le questioni ambientali, in particolare in materia di biodiversità, a fare opera di sensibilizzazione e a richiamare l’attenzione sull’importanza degli obiettivi a sostegno degli impollinatori, nonché a far sì che si stabiliscano chiari ruoli affinché le amministrazioni nazionali, regionali e locali contribuiscano a invertire la scomparsa di impollinatori e sostengano lo sviluppo di piani d’azione nazionali e locali a favore degli impollinatori, anche nel quadro della campagna «Green Deal a livello locale»;

34.

sottolinea l’importanza di riconoscere anche i benefici socioeconomici dei programmi in materia di impollinatori. Attraverso questi programmi si possono offrire opportunità economiche e di inclusione sociale;

35.

esprime l’intenzione di proseguire la sua stretta cooperazione con la Commissione europea, in particolare per quanto riguarda la revisione e l’attuazione degli obiettivi in materia di biodiversità connessi agli impollinatori;

36.

propone di lanciare, come progetto pilota, una rete per gli impollinatori, in cui le autorità locali possano condividere tra di loro le conoscenze e le buone pratiche, in particolare nei centri urbani;

37.

invita gli enti locali e regionali a monitorare e riferire in merito alle condizioni degli impollinatori, dal momento che la conoscenza delle specie autoctone e della flora e della fauna locali è fondamentale per comprendere le condizioni locali degli impollinatori sia selvatici che domestici, e che i suddetti enti conoscono già le rispettive condizioni locali e regionali;

38.

invita i membri del CdR a dare l’esempio e a organizzare dialoghi e riunioni aperte a livello locale e regionale, garantendo l’inclusione della società civile e delle ONG, dal momento che individuare e colmare le lacune in materia di conoscenze costituisce uno degli aspetti più importanti dell’iniziativa a favore degli impollinatori;

39.

invita i rappresentanti delle comunità locali e regionali a valutare in che misura sia possibile conseguire il recupero dei loro siti industriali e storici in combinazione con soluzioni basate sulla natura volte ad aumentare le popolazioni di impollinatori;

40.

è fermamente convinto che sia fondamentale coinvolgere le generazioni più giovani nel dibattito e nella ricerca di soluzioni, in quanto l’attuazione degli obiettivi ambientali e in particolare il rafforzamento delle popolazioni selvatiche di impollinatori richiederanno l’impegno di diverse generazioni. Accoglie con favore, a tale proposito, gli esempi esistenti, come il coinvolgimento dei giovani nel progetto STING (5), ma invita i membri del CdR e la più ampia comunità degli enti locali e regionali a basarsi su tale esempio e a proporre attività di coinvolgimento dei cittadini nelle loro città e regioni, rivolte in particolare ai bambini e ai giovani. Una maggiore sensibilizzazione sul tema degli impollinatori potrebbe far parte delle attività dell’Anno europeo dei giovani 2022;

Coinvolgimento europeo su scala mondiale

41.

accoglie con favore il segnale positivo inviato dalla COP15 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD) e il suo impegno a invertire la perdita di specie animali e vegetali entro il 2030;

42.

sottolinea l’importanza fondamentale della dichiarazione di Edimburgo per le autorità subnazionali, le città e gli enti locali sul quadro globale post-2020 in materia di biodiversità (6) e si impegna altresì a promuoverla nell’ambito del dibattito sugli impollinatori a livello europeo e internazionale;

43.

invita la Commissione ad affrontare il declino degli impollinatori a livello internazionale e a promuovere misure forti per proteggere gli impollinatori e i loro habitat durante la seconda parte della COP15 della CBD, che si terrà dal 25 aprile all’8 maggio 2022 a Kunming (Cina);

44.

è pronto a far parte della delegazione dell’UE alla COP15 e alle future COP della CBD, per condividere il punto di vista degli enti locali e regionali dell’UE e far conoscere le misure che essi hanno già messo in atto, nonché per contribuire a sfruttare il successo della dichiarazione di Edimburgo nel settore della protezione degli impollinatori e dei loro habitat.

Bruxelles, 26 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  2019/2803 (RSP) e conclusioni adottate dal Consiglio nella 3782a sessione tenutasi il 17 dicembre 2020 (14168/20).

(2)  https://op.europa.eu/webpub/eca/special-reports/pollinators-15-2020/it/

(3)  Agenda 2030 delle Nazioni Unite: https://sdgs.un.org/2030agenda.

(4)  Baldock, K. C. R. et al. Where is the UK’s pollinator biodiversity? The importance of urban areas for flower-visiting insects. (Dov’è la biodiversità degli impollinatori del Regno Unito? L’importanza delle aree urbane per gli insetti bottinatori), Proc. R. Soc. B Biol. Sci. 282, 20142849 (2015); Theodorou, P. et al., The structure of flower visitor networks in relation to pollination across an agricultural to urban gradient (La struttura delle reti di bottinatori in relazione all’impollinazione in un gradiente dall’ambiente agricolo a quello urbano), Funct. Ecol. 31, 838-847 (2017).

(5)  Progetto STING (Science and Technology for pollinating Insects — Scienza e tecnologia per gli insetti impollinatori) della Commissione europea.

(6)  https://www.gov.scot/publications/edinburgh-declaration-on-post-2020-biodiversity-framework/


13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/18


Parere del Comitato europeo delle regioni — Una visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE

(2022/C 270/04)

Relatore:

Juan Manuel Moreno BONILLA (ES/PPE), presidente della regione Andalusia

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la visione a lungo termine quale passo fondamentale verso uno sviluppo sostenibile delle zone rurali e una reale coesione territoriale in tutta l’UE ma si rammarica che la pubblicazione della visione a lungo termine avvenga dopo la conclusione dei negoziati sulla politica agricola comune (PAC) 2021-2027, in quanto tale politica avrebbe potuto contribuire all’attuazione di questa strategia, in particolare attraverso un migliore equilibrio finanziario tra il primo e il secondo pilastro della PAC;

2.

si rammarica, a tale proposito, che nella recente riforma della PAC si sia rinunciato agli strumenti di convergenza tra la politica di coesione e le politiche di sviluppo rurale, e deplora in particolare l’abbandono dell’integrazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) nel regolamento recante disposizioni comuni per la politica di coesione 2021-2027;

3.

sottolinea la necessità che la Conferenza sul futuro dell’Europa tenga conto degli abitanti delle zone rurali e ne rispecchi le idee, le esigenze e le potenzialità, al fine di garantirne il coinvolgimento nel progetto europeo; rileva la necessità di integrare tecniche di comunicazione e pubblicità volte a migliorare l’immagine collettiva degli stili di vita rurali, evidenziando i vantaggi culturali e sociali della vita rurale;

4.

insiste sulla necessità di assicurare che i collegamenti reciprocamente vantaggiosi tra zone rurali e quelle urbane siano integrati in tutte le politiche dell’UE, in linea con gli obiettivi della coesione territoriale, sfruttando al meglio le forti interdipendenze tra le zone rurali e quelle urbane;

5.

raccomanda di sostituire l’attuale modello territoriale basato sulla città-regione con un modello fondato su un rapporto comune ed equilibrato tra zone rurali e zone urbane. Tale modello dovrebbe prevedere meccanismi di compensazione per consentire sinergie reciproche e rendere più equilibrate le relazioni tra zone rurali e urbane. Un modello comune urbano-rurale migliora inoltre la protezione della biodiversità e promuove la diversità bioculturale nelle zone rurali;

6.

si rammarica che gli orientamenti sul rafforzamento delle misure di sostegno e di finanziamento per le zone rurali al livello dell’UE saranno elaborati solo per il periodo di programmazione 2028-2034;

7.

sottolinea l’urgenza di attuare un’agenda rurale europea che definisca proposte concrete di azione immediata che accompagnino la visione a lungo termine, e raccomanda che tali proposte concrete siano accompagnate da risorse, strumenti finanziari e obiettivi quantitativi per garantirne l’effettiva attuazione;

8.

propone, a tale proposito, l’introduzione di una destinazione minima di fondi europei nelle zone rurali a favore di progetti non agricoli, sia nei programmi operativi della politica di coesione che in altri programmi europei di intervento diretto (Orizzonte Europa, meccanismo per collegare l’Europa o Europa creativa);

9.

accoglie con favore l’intenzione della Commissione di integrare la prospettiva rurale in tutte le politiche dell’UE. Le valutazioni d’impatto territoriale dei progetti europei congiunti creano le condizioni per realizzare una politica più efficace e mirata. Sottolinea in tale contesto la necessità che nelle valutazioni d’impatto si tenga conto anche della biodiversità e delle caratteristiche bioculturali;

10.

sottolinea l’importanza di assicurare finanziamenti sufficienti per realizzare la visione per le zone rurali dell’UE. La politica rurale dell’Unione dovrebbe, per quanto possibile, essere integrata nella politica di coesione, al fine di realizzare una politica di sviluppo coerente. Dato che lo sviluppo delle zone rurali interessa anche altri settori oltre all’agricoltura, i finanziamenti non dovrebbero essere limitati al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. Le condizioni e le esigenze locali specifiche dovrebbero costituire il punto di partenza della politica rurale dell’UE, come nel caso della politica di coesione;

11.

chiede agli Stati membri e agli enti locali e regionali di applicare l’approccio basato sulla «verifica dell’impatto sulle zone rurali» (rural proofing) in relazione alle loro strategie e ai loro investimenti nell’attuale periodo di programmazione 2021-2027 per la PAC e i fondi di coesione e ai piani nazionali per la ripresa e la resilienza;

12.

sottolinea che la diffusione rapida ed efficiente in termini di costi delle energie rinnovabili, indispensabili per il Green Deal, e delle relative infrastrutture e tecnologie può realizzarsi solo nelle zone rurali e in collaborazione con le stesse. Occorre rivolgere attenzione anche ai limiti della rete energetica e dello stoccaggio dell’energia, in particolare a livello transfrontaliero. Poiché (in alcune parti) la capacità della rete ad alta tensione è al suo limite, sono necessari investimenti per continuare a garantire il trasporto di energia rinnovabile. A tal fine, è essenziale che le zone rurali partecipino al successo economico;

13.

ricorda l’importanza del dialogo tra tutte le parti coinvolte nel futuro delle zone rurali, dai diversi livelli di governo e amministrazione ai principali settori economici, alle imprese, ai cittadini e al mondo accademico; iniziative quali forum, consigli o tavole rotonde che coinvolgano tutti gli attori costituiscono un ottimo strumento per discutere delle principali sfide che interessano le zone rurali e cercare soluzioni che tengano conto di tutte le voci;

14.

conferma l’impegno del CdR a cooperare con la Commissione europea per varare il patto rurale quest’anno stesso ed elaborare un modello di governance che consenta a tutte le parti interessate di attuare con successo la visione a lungo termine. Riafferma che il coinvolgimento degli attori locali e regionali in questa struttura di governance sarà fondamentale per adattare le misure alle richieste e alle necessità delle zone rurali, con particolare riferimento a quelle spopolate o a rischio demografico;

15.

ritiene che i settori più strategici nei quali dovrebbe concretizzarsi la cooperazione a livello locale e regionale nel quadro del patto rurale dovrebbero essere la bioeconomia e in particolare un’agricoltura che preservi le basi ecologiche, i sistemi alimentari regionali, la mobilità, la connettività digitale, la vitalità sociale e culturale nonché le innovazioni nei servizi sociali di interesse generale e le energie rinnovabili, data la loro capacità di frenare lo spopolamento e creare opportunità sociali ed economiche legate al Green Deal. Ritiene che le zone rurali siano in grado di guidare attivamente la necessaria transizione ecologica sostenibile europea;

16.

reputa che siano necessari ulteriori progressi nella valutazione dei servizi ecosistemici forniti dalla natura (acqua, nutrienti, falde acquifere, regolazione della temperatura, biodiversità ecc.), i cui benefici potrebbero essere assegnati in parte ai comuni rurali per sostenere l’organizzazione e lo sviluppo del loro territorio;

17.

esorta la Commissione a fare in modo che i finanziamenti pubblici per le zone rurali siano più facilmente integrabili con l’iniziativa privata quando la fornitura di beni pubblici non sia conveniente sotto il profilo commerciale, e a prendere in considerazione, ove opportuno, gli aiuti di Stato e gli incentivi fiscali;

18.

ricorda che la comunicazione riconosce lo status specifico delle regioni ultraperiferiche, come stabilito all’articolo 349 del TFUE, e concorda sulla necessità di fornire, nelle zone rurali di dette regioni, servizi di interesse generale di qualità comparabile a quella delle zone urbane;

19.

richiama l’attenzione sulle particolari sfide che incontrano le regioni rurali interessate dai cambiamenti strutturali e/o dai processi di trasformazione necessari per la transizione ecologica, per esempio nella produzione di energia o nell’industria automobilistica; tra queste regioni rurali in difficoltà vanno considerate anche quelle a vocazione turistica che devono far fronte al mutamento dei modelli di viaggio indotto dalla pandemia di COVID-19 e dai cambiamenti climatici;

20.

propone di elaborare criteri, parametri di riferimento e obiettivi trasparenti per monitorare l’impatto delle misure e i progressi compiuti nel conseguimento della visione;

21.

chiede, infine, l’istituzione di indicatori particolarmente pertinenti per le zone rurali, ad esempio in termini di percentuale della popolazione che ha accesso ai servizi di trasporto pubblico, alle tecnologie digitali, all’occupazione, alla sanità o alla cultura nel contesto del semestre europeo, onde garantire che la visione per il futuro delle zone rurali dell’UE, in particolare nelle zone scarsamente popolate, sia integrata in tutti gli strumenti creati dall’UE per il riesame economico periodico degli obiettivi e dei traguardi;

22.

sottolinea che, per avere buoni risultati, l’agenda rurale non può basarsi su un approccio uguale per tutti. Ritiene pertanto che siano necessari una classificazione precisa dei territori e il riconoscimento delle specificità locali, sulla base di parametri e indicatori trasparenti e oggettivi che conferiscano un reale valore allo sviluppo rurale;

23.

ricorda che uno degli obiettivi del regolamento (UE) 2021/1058 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 giugno 2021 relativo al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo di coesione (1) è quello di sostenere le zone urbane e rurali che presentano svantaggi geografici o demografici. Detto regolamento prevede inoltre che gli Stati membri eroghino il sostegno finanziario dell’UE a progetti volti a promuovere uno sviluppo economico sostenibile sul piano ambientale e inclusivo su quello sociale nelle regioni interessate;

24.

ricorda, a tale proposito, che è opportuno concedere un sostegno speciale alle zone di livello NUTS 3 o a quelle a bassissima densità demografica, o con una diminuzione media della popolazione superiore all’1 % nel decennio 2007-2017;

25.

invita la Commissione europea a garantire, di concerto con gli Stati membri e gli enti locali e regionali, che l’iniziativa sulla visione a lungo termine per le zone rurali includa soluzioni pratiche e strumenti di sostegno per far fronte ai cambiamenti demografici nelle zone rurali, e insiste sulla necessità di realizzare progetti integrati basati sui programmi operativi della politica di coesione, sui piani strategici nazionali della PAC e sugli strumenti dei piani strategici nazionali di ripresa. Infine, i progetti di cooperazione territoriale europea (Interreg) definiscono le buone pratiche transfrontaliere per elaborare approcci innovativi e progetti pilota per lo sviluppo territoriale integrato delle zone funzionali urbano-rurali;

26.

chiede di semplificare le modalità di accesso ai fondi europei e le norme in materia di aiuti di Stato nelle zone rurali, di migliorare il modo in cui viene combinato il loro utilizzo e di passare a un modello a più fondi che garantisca l’integrazione delle zone rurali in tutte le politiche;

27.

ritiene che gli orientamenti che la Commissione pubblicherà nella sua relazione del 2024 volti a migliorare il sostegno e il finanziamento delle zone rurali debbano coprire un periodo di programmazione più lungo e non essere limitati al quadro finanziario 2028-2034;

28.

richiama l’attenzione della Commissione sulla necessità che la pianificazione del futuro delle zone rurali comprenda metodologie di sistemi che garantiscano visioni di sviluppo sistemiche piuttosto che parziali o lineari;

29.

sottolinea l’importanza di un’analisi esaustiva dei problemi di partenza delle zone rurali, poiché è su questa base che si definiscono i settori d’intervento del futuro piano. Ritiene, a tale proposito, che l’analisi dei problemi economici non tenga conto di alcuni aspetti, quali la concorrenza esterna, l’instabilità dei prezzi o la distribuzione del valore aggiunto lordo tra i diversi attori della catena di produzione e commercializzazione del settore agricolo e agroalimentare;

30.

stima, in relazione alle opportunità, che si faccia un riferimento insufficiente e solo marginale a settori quali il turismo rurale sostenibile o le attività ricreative e culturali, che tuttavia svolgono un ruolo molto importante nella costruzione di economie rurali diversificate, robuste e sostenibili. Esistono numerose possibili attività complementari legate alle zone rurali ma che vanno al di là del settore agricolo, come il cicloturismo, l’attività venatoria, l’escursionismo, l’attività micologica, il turismo del benessere, la gastronomia, le arti comunitarie, gli studi per artisti e gli spazi espositivi ecc.;

31.

sottolinea l’importanza di uno sviluppo economico sano ed equilibrato, che presti attenzione ai nuovi modelli imprenditoriali. Alcune zone rurali, in particolare nelle aree di confine in cui si registra un declino demografico e un elevato tasso di alloggi vuoti, sono sempre più esposte alle attività criminali. Tale situazione indebolisce le norme e riduce la sensazione di sicurezza e la qualità della vita;

32.

ricorda, a tale proposito, che il futuro delle zone rurali dipende dalla capacità di trattenere e attrarre i giovani che decidano di sviluppare il loro progetto di vita nelle zone rurali; nella ricerca di soluzioni alle sfide delle zone rurali è pertanto essenziale coinvolgere attivamente i giovani mettendo a disposizione forum perché possano proporre idee e impegnarsi in iniziative a essi dedicate nelle zone rurali;

33.

sottolinea che, nell’attuale quadro di invecchiamento demografico, vi è l’urgente necessità di sviluppare un’economia di servizi essenziali che garantisca l’accessibilità universale a tutti i beni e servizi nei contesti rurali, con particolare attenzione per gli anziani; accoglie inoltre con favore l’Anno europeo dei giovani 2022 come occasione per offrire opportunità e sostenere i giovani delle zone rurali affinché diventino cittadini attivi e artefici di un cambiamento positivo;

34.

esorta la Commissione a tenere conto, nelle sue proposte in materia, del contributo che possono apportare i sistemi di erogazione decentrata di servizi, in settori quali gli asili nido, i centri di assistenza agli anziani, le scuole e i doposcuola, i negozi o l’assistenza sociosanitaria (un ambito in cui le tecnologie come la telemedicina e la teleassistenza possono fornire contributi fondamentali); incoraggia pertanto la Commissione europea a fissare obiettivi quantitativi minimi per gli Stati membri al fine di migliorare l’accessibilità ai servizi, in generale, e a quelli pubblici di base, in particolare, nelle zone rurali;

35.

evidenzia la necessità che tutti i dati relativi ai dispositivi, sia sociali che sanitari e sociosanitari, siano inclusi nell’approccio armonizzato proposto per l’uso dei sistemi di informazione geospaziale, nonché la necessità di promuovere l’interoperabilità del sistema di servizi sociali al suo interno e di quest’ultimo con altri sistemi di protezione sociale;

36.

sottolinea altresì l’importanza di integrare degli indicatori sulla facilità di accesso ai servizi di assistenza sociale e ai servizi di prossimità nel settore della protezione sociale;

37.

sottolinea l’importanza di sfruttare al massimo le interdipendenze tra le zone rurali e quelle urbane in un contesto di equità territoriale. Gli investimenti intercomunali dovrebbero andare a vantaggio di tutti gli enti territoriali, in modo che, nel migliore dei casi, le zone urbane e quelle rurali ne traggano beneficio in pari misura;

38.

esorta a tenere sufficientemente conto di tale effetto positivo nei calcoli degli investimenti pro capite per tipo di regione (urbana, intermedia, rurale), e chiede pertanto una revisione dei meccanismi di elaborazione degli indicatori del beneficio prodotto da tali investimenti, con particolare riferimento alle piccole città e ai piccoli centri abitati delle zone rurali;

39.

sottolinea che la produzione di energia rinnovabile offre un’opportunità alle zone rurali di combattere la povertà energetica e generare autosufficienza energetica nelle aree funzionali (compreso il loro bacino di influenza rurale-urbano); sottolinea altresì che l’accettazione, tra la popolazione, di impianti di produzione di energia rinnovabile può essere aumentata se una parte delle entrate generate rimane all’interno delle comunità rurali interessate;

40.

propone di prendere in considerazione, ove opportuno, le possibilità di promuovere la rilocalizzazione, che crea opportunità di sinergie rurali tra agricoltura, industria manifatturiera e commercio, contribuendo così a rafforzare l’economia locale creando posti di lavoro e riducendo la disoccupazione;

41.

sottolinea l’importanza che il quadro offerto dalla visione riveste per lo sviluppo di infrastrutture fisiche volte a migliorare la connettività dei territori rurali e a facilitarne il rilancio socioeconomico, e suggerisce di includere le agende urbane in tale quadro;

42.

riafferma l’importanza che il miglioramento dei collegamenti di trasporto con le zone periurbane e rurali passi principalmente attraverso gli enti regionali e i loro programmi operativi, al fine di garantire un’azione coordinata, efficace ed efficiente; a tal fine, le strategie di trasporto urbano (2) devono tenere pienamente conto delle zone rurali e periurbane;

43.

fa notare che la disponibilità di terreni commerciali svolge un ruolo importante ai fini di uno sviluppo positivo e sostenibile dell’economia regionale e per l’insediamento di imprese nelle zone rurali o per l’espansione di quelle già presenti, questo vale in modo particolare per le regioni in fase di cambiamento strutturale; gli enti locali hanno bisogno di sostegno in fase di pianificazione per individuare e designare i terreni adatti o cambiarne la destinazione d’uso; l’entità e il costo dei servizi di pianificazione da fornire sono spesso problematici;

44.

rileva che occorre prestare particolare attenzione alle infrastrutture e alla cooperazione transfrontaliera nelle regioni rurali frontaliere; sottolinea la necessità di migliorare il sistema di infrastrutture e servizi di trasporto pubblico nelle zone rurali, garantendo la messa a punto di soluzioni di mobilità sostenibile che riducano i tempi di percorrenza e migliorino le comunicazioni tra le zone urbane e periurbane e quelle rurali;

45.

sottolinea che l’obiettivo primario della politica in materia di assetto territoriale e di trasporti deve essere quello di garantire la massima possibilità di soddisfare le esigenze con la minima necessità di spostamenti, e che è quindi importante razionalizzare i trasporti;

46.

raccomanda che l’offerta di mobilità multimodale tenga conto anche del contributo che i modelli di mobilità come servizio (Mobility as a Service, MaaS) possono apportare nel passaggio a una connettività fisica più sostenibile sotto il profilo energetico e climatico; ad esempio, i servizi su richiesta e la mobilità condivisa che collegano le comunità rurali ai nodi di trasporto, in particolare le stazioni ferroviarie e di autobus, possono promuovere l’uso di trasporti sostenibili;

47.

concorda con la Commissione sul fatto che la digitalizzazione svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle zone rurali, consentendo loro di applicare soluzioni innovative per migliorare la propria resilienza e sfruttare il proprio potenziale. Chiede pertanto che si presti particolare attenzione alla promozione di quadri che consentano di integrare l’azione pubblica con quella privata per finanziare le infrastrutture digitali che, pur non essendo sufficientemente competitive dal punto di vista degli investimenti privati, lo sono tuttavia in elevata misura dal punto di vista sociale e territoriale. La banda larga è essenziale per consentire alle zone rurali di accedere ai diversi servizi e per risolvere i problemi derivanti dai divari digitali cui devono far fronte diverse comunità;

48.

sottolinea che gli investimenti nelle infrastrutture digitali non sono sufficienti se non sono accompagnati da una sufficiente offerta di formazione e miglioramento delle competenze digitali, che è particolarmente urgente nelle zone rurali. Questo è molto importante anche alla luce della crescente criminalità informatica a livello mondiale e, in particolare, della necessità che le imprese locali che fanno parte della filiera alimentare siano sufficientemente al riparo da attacchi informatici;

49.

ricorda che le zone rurali sono state particolarmente esposte alla pandemia di COVID-19 dato che dispongono di un’economia assai meno diversificata, di un’elevata percentuale di lavoratori occupati nei lavori essenziali e di infrastrutture Internet carenti. Tuttavia, gli effetti della pandemia sull’aumento del telelavoro offrono opportunità per contrastare a lungo termine lo spopolamento rurale e generare attività sociali ed economiche rurali innovative, e suggerisce pertanto di prendere in considerazione, tra le altre misure, la promozione di spazi di co-working di elevata qualità nelle comunità rurali oppure l’introduzione di incentivi fiscali, per incoraggiare le imprese private a consentire ai loro dipendenti di lavorare in ubicazioni geografiche di propria scelta;

50.

ritiene che, nello spirito di «non lasciare indietro nessuno» promosso dalla presidente von der Leyen, sia necessario disporre di strumenti che consentano di garantire che in ogni territorio siano presenti degli «ecosistemi dell’innovazione» che, offrendo opportunità per tutti gli imprenditori e tutte le microimprese e le PMI rurali, rafforzino queste realtà rurali di piccole dimensioni; è altresì necessario garantire un’offerta adeguata di formazione e aggiornamento in materia di competenze digitali o di altre competenze trasversali (soft skills) collegate all’innovazione aperta, alla cooperazione interregionale e internazionale e alla comunicazione interculturale;

51.

accoglie con favore il rafforzamento del sostegno dato alle iniziative dal basso come Leader/CLLD — definendo il ruolo svolto dai gruppi di azione locale — e ai «piccoli comuni intelligenti», e incoraggia a continuare a far tesoro degli insegnamenti tratti da questi programmi e approcci; richiama l’attenzione, in tale contesto, sui vantaggi derivanti da uno sviluppo regionale sostenuto dall’innovazione, che trovi fondamento nelle competenze e nell’impegno sul territorio; gli organismi competenti a livello regionale e nazionale dovrebbero essere sensibili alle idee innovative degli attori locali e sostenerle, ove possibile;

52.

chiede di tenere conto anche del contributo apportato dal patrimonio culturale e dagli operatori culturali, artistici e creativi alla costruzione di un futuro sostenibile e prospero e al miglioramento dell’attrattiva turistica delle zone rurali, che accrescerà anche il benessere economico delle loro comunità;

53.

ritiene che sia di grande valore il riconoscimento, fatto nella comunicazione in esame, del ruolo che la gestione agricola e forestale sostenibile svolge in materia di resilienza alle emergenze climatiche e ai rischi connessi e di protezione della biodiversità;

54.

ricorda che la transizione ecologica e quella digitale devono anche garantire società più resilienti ed eque che tengano conto delle esigenze di tutti i membri della comunità rurale, comprese quelle delle categorie svantaggiate e di coloro che vivono in zone meno sviluppate e in condizioni di estrema povertà. Occorre pertanto sottolineare che tali transizioni devono essere eque e inclusive;

55.

ritiene che l’agricoltura debba poter continuare a svolgere un ruolo centrale nelle zone rurali. Invita la Commissione a garantire che i piani strategici che ciascuno Stato membro dovrà elaborare nel contesto della nuova PAC siano attuati correttamente al fine di garantire che il settore primario europeo si muova nella direzione indicata dal Green Deal, dalla strategia «dal produttore al consumatore» e dalla strategia sulla biodiversità, e che consentano di realizzare una strategia locale basata sulle caratteristiche di ogni regione e sulla valorizzazione dei prodotti tipici locali;

56.

sottolinea la necessità di promuovere processi di autosufficienza e sicurezza alimentare basati su prodotti locali (di prossimità), di qualità e biologici, nel quadro di catene di valore capaci di innovare e generare una nuova organizzazione territoriale. Prende atto dell’introduzione di una quota del 25 % per l’agricoltura biologica nei prossimi anni, per la quale si ritengono necessarie misure di sostegno e di accompagnamento, come anche politiche di incentivazione dei consumi in linea con tale obiettivo;

57.

sottolinea che il ricambio generazionale in agricoltura rimane urgente e che è quindi importante sostenere l’inclusione dei giovani e delle donne delle zone rurali nell’agricoltura e nella proprietà delle aziende agricole. Concorda pertanto con la Commissione sulla necessità di prestare particolare attenzione alle esigenze dei giovani, al fine di incoraggiarli a rimanere nelle zone rurali, e ritiene essenziale rafforzare le politiche pubbliche volte a promuovere la modernizzazione delle aziende agricole e a favorire l’integrazione dei giovani agricoltori al fine di affrontare il problema del ricambio generazionale, agevolando il loro accesso a programmi di inserimento sociale e lavorativo, nonché alle possibilità di istruzione, aggiornamento/riqualificazione e arricchimento culturale offerte a livello locale. Concorda altresì sull’importanza di riservare un’attenzione particolare alle donne, ampliando le opportunità di lavoro e di formazione e promuovendo misure volte a conciliare la vita lavorativa con quella privata;

58.

sottolinea che un numero significativo di lavoratori qualificati ha dovuto far fronte a modifiche delle condizioni di lavoro e delle normative dopo la Brexit e che l’UE dovrebbe prendere in considerazione quadri di sostegno per queste categorie di lavoratori migranti. Inoltre, cosa più importante, l’UE dovrebbe prendere in considerazione l’avvio di programmi volti ad aiutare e motivare la manodopera qualificata emigrata a tornare a casa, in patria;

59.

ritiene che sia indispensabile assicurare prezzi e redditi equi per chi opera nell’agricoltura, per cui è necessario opporsi a un’evoluzione dei mercati nefasta per le imprese. La PAC dovrebbe contrastare tale situazione con strumenti quali l’adeguamento di applicazione generale dei volumi di produzione alle esigenze del mercato in tempi di crisi e norme per un accesso qualificato al mercato;

60.

osserva che nel settore agricolo e alimentare dell’UE una parte significativa del lavoro è svolta da lavoratori migranti, una categoria della popolazione che spesso vive in condizioni precarie. È pertanto necessario rafforzare l’agenda sociale dell’UE per assicurare salari minimi più elevati, buone condizioni di lavoro e integrazione sociale;

61.

sottolinea che la transizione ecologica comporterà numerose sfide per molti agricoltori e allevatori europei. Al fine di sfruttare proficuamente le opportunità che ne deriveranno, sarà necessario uno sforzo specifico in termini di comunicazione, sensibilizzazione e formazione per far passare il messaggio sulla nuova agricoltura sostenibile e verde, da un lato, e per fornire le competenze necessarie a realizzarla, dall’altro;

62.

sottolinea l’importanza di prevenire l’abbandono dei terreni e di agevolare l’accesso alla terra, per cui è necessario adottare un quadro normativo adeguato, progettare nuovi strumenti di gestione del territorio e fornire gli incentivi fiscali e i finanziamenti necessari;

63.

osserva che la crescente diffusione dei grandi predatori e il conseguente aumento del numero di capi di bestiame persi sui pascoli alpini stanno creando sempre più problemi all’agricoltura montana e stanno causando, in molti casi, l’abbandono dell’agricoltura sui pascoli alpini, che nelle zone montane risultano fondamentali per evitare che intere regioni siano coperte da foreste, e contribuiscono quindi in modo significativo alla protezione della natura, al controllo dell’erosione e all’inestimabile capitale rappresentato dalla tutela del paesaggio nelle zone rurali; invita pertanto la Commissione europea a:

istituire un sistema comune europeo di gestione del lupo e dei grandi carnivori, in particolare degli orsi;

considerare una modifica degli allegati della direttiva Habitat al fine di reagire con maggiore rapidità all’evoluzione di popolazioni specifiche e di diminuire o rafforzare lo statuto di protezione per paese o ente territoriale, ove ciò sia giustificato dall’andamento positivo o negativo delle popolazioni protette e dalla minaccia per le attività pastorali;

accrescere le possibilità di adattare la legislazione europea e le misure del caso alle realtà sul campo con l’obiettivo di gestire meglio le popolazioni di predatori, e di lupi e orsi in particolare;

64.

pone in evidenza l’importante ruolo che le infrastrutture agricole svolgono nell’organizzazione e nella coesione delle zone rurali. Invita la Commissione a includere nelle sue proposte misure per garantire che tali infrastrutture siano mantenute in buono stato e sottoposte a regolare manutenzione, trattandosi di strade fondamentalmente permeabili (non asfaltate);

65.

chiede che le zone alluvionali siano incluse nelle iniziative faro sulle zone resilienti, dato l’enorme contributo che esse apportano all’aumento della resilienza ai cambiamenti climatici, allo sviluppo di un’agricoltura a basse emissioni di carbonio nonché al controllo e alla gestione delle inondazioni. Molti fiumi e molte zone alluvionali hanno un carattere transfrontaliero (con le difficoltà che ciò comporta) e rientrano nell’ampia problematica della gestione delle acque. A tal fine è quindi necessario che vi sia una cooperazione internazionale;

66.

ricorda che una visione a lungo termine per le zone rurali deve rafforzare il ruolo delle regioni nell’individuazione delle corrispondenti priorità. A tale riguardo, ritiene che nell’elaborazione della legislazione relativa alla PAC, dei suoi piani strategici nazionali e dei piani nazionali di ripresa si sia persa un’occasione di garantire che i futuri progetti di investimento nelle zone rurali siano realmente ancorati alle necessità di ogni territorio, individuate dai soggetti interessati stessi;

67.

chiede che, in futuro, nella messa a punto dei processi di pianificazione che hanno un impatto sulle zone rurali, si tenga maggiormente conto delle strategie regionali di specializzazione intelligente adottate in ciascuna regione dell’UE sulla base di un processo partecipativo con più parti interessate;

68.

chiede un sostegno tecnico sufficiente per lo sviluppo delle capacità degli enti territoriali delle zone rurali, che sono più deboli sul piano delle competenze in materia di programmazione — soprattutto di strategie a lungo termine — e di utilizzo dei fondi dell’UE; chiede inoltre requisiti più semplici, agevolazioni o iniziative specifiche affinché anche i comuni con minor numero di abitanti, che dispongono di meno personale nelle loro amministrazioni, possano partecipare ai progetti europei;

69.

sottolinea l’importanza dell’economia sociale quale strumento essenziale per lo sviluppo attuale e futuro delle zone rurali dell’UE, in quanto svolge un ruolo strategico rispetto alla sfida demografica e all’invecchiamento della popolazione, creando imprese più resilienti e fortemente radicate nelle loro comunità, che ancorano le popolazioni ai territori, e promuovendo la creazione di posti di lavoro di qualità, la formazione dei lavoratori, l’imprenditorialità femminile, l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro e il ricambio generazionale.

Bruxelles, 26 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  GU L 231 del 30.6.2021, pag. 60.

(2)  COM(2021) 811, Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo «Il nuovo quadro dell’UE per la mobilità urbana».


13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/25


Parere del Comitato europeo delle regioni — Parità di genere e cambiamenti climatici: verso l’integrazione della prospettiva di genere nel Green Deal europeo

(2022/C 270/05)

Relatrice:

Kata TÜTTŐ (HU/PSE), consigliera metropolitana di Budapest

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

1.

ribadisce che la parità di genere è non soltanto un valore europeo basilare, ma anche un principio fondamentale dell’Unione europea, sancito dai Trattati e riconosciuto dall’articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. L’articolo 8 del TFUE stabilisce che l’Unione, in tutte le sue azioni, deve puntare a eliminare le diseguaglianze tra donne e uomini e a promuovere la parità;

2.

ricorda che la parità di genere, un’occupazione flessibile e sicura e l’equilibrio tra attività professionale e vita privata figurano rispettivamente al secondo, quinto e nono principio del pilastro europeo dei diritti sociali, proclamato dal Parlamento europeo, dal Consiglio e dalla Commissione il 17 novembre 2017;

3.

riconosce che le politiche in materia di cambiamenti climatici hanno impatti differenziati per genere, e che la promozione della parità di genere e dell’emancipazione femminile è necessaria anche nell’interesse di un’azione efficace per il clima (1); e sottolinea, a tale proposito, l’importanza fondamentale di fare in modo che le donne siano coinvolte nell’elaborazione di strategie e azioni di risposta alle crisi a favore di un’Europa più democratica e inclusiva;

Un approccio ai cambiamenti climatici che sia attento alla prospettiva di genere

4.

osserva che i pericoli dovuti ai cambiamenti climatici, al riscaldamento globale, alla perdita di biodiversità e al degrado ambientale hanno un impatto maggiore sulle fasce più povere e vulnerabili della popolazione dei paesi del Sud del mondo e dell’UE; fa notare che i cambiamenti climatici comportano rischi complessi, che acuiscono le disparità socioeconomiche di lunga data e gli squilibri esistenti, come quelli relativi alla mancanza di parità di genere; e sottolinea pertanto che politiche e misure in materia di clima che trascurino un’analisi e una prospettiva di genere aumenteranno probabilmente le disuguaglianze sociali;

5.

riconosce che, a livello mondiale, le donne e le ragazze sono più soggette alle conseguenze dei cambiamenti climatici e del degrado dell’ambiente naturale, ma al tempo stesso sono attrici potenti, in grado di svolgere un ruolo cruciale sia nel cammino verso la neutralità climatica che nell’adattamento ai cambiamenti del clima; sottolinea che gli uomini e le donne sono, data la specificità delle loro esperienze e prospettive, fonti di pensiero innovativo e idee creative in molti casi complementari, e che l’integrazione delle analisi di genere nella politica climatica e il riconoscimento delle diverse identità di genere ne ampliano l’applicazione alla società nel suo insieme; e, in quest’ottica, appoggia la dichiarazione congiunta rilasciata dal governo regionale scozzese e da UN Women in occasione della COP26, in cui si chiede di promuovere il ruolo delle donne e delle ragazze nella lotta ai cambiamenti climatici (2);

6.

reputa che le donne debbano avere maggiore titolarità e responsabilità nella lotta ai cambiamenti climatici, e che a tal fine occorra migliorarne il livello d’istruzione e consapevolezza in merito alle tecnologie, alle misure e alle azioni relative al clima, nonché promuoverne il ruolo nei processi decisionali in questi ambiti;

7.

evidenzia che esistono legami importanti tra genere, cambiamenti climatici e altre sfide ambientali; fa notare che, in molti casi, le donne e gli uomini risentono in maniera diversa degli effetti di tali cambiamenti (a seconda delle situazioni concrete in cui vivono e delle diverse capacità di attenuarli e/o adattarvisi a livello individuale), hanno percezioni e atteggiamenti diversi riguardo alle alternative a disposizione per mitigare tali cambiamenti, e subiscono in misura diversa le ripercussioni sociali ed economiche della politica in materia di clima; e reputa che le donne e le ragazze possano fungere da catalizzatrici del cambiamento dei comportamenti;

Integrazione della prospettiva di genere

8.

sottolinea che l’integrazione della dimensione di genere — intesa come l’integrazione di una prospettiva di genere nelle fasi di preparazione, concezione, attuazione, monitoraggio e valutazione di politiche, misure normative e programmi di spesa — è uno strumento prezioso per realizzare la parità di genere, e deplora il mancato ricorso a questo strumento;

9.

osserva che, sebbene la strategia per la parità di genere 2020-2025 (3) riconosca che le politiche e i programmi nell’ambito del Green Deal europeo «possono incidere in misura diversa sulle donne e sugli uomini», l’annunciata integrazione della prospettiva di genere in tutte le principali iniziative della Commissione non è esplicita (4); e si richiama alla risoluzione del Parlamento europeo sul Green Deal europeo, in cui si «pone in evidenza la necessità di una prospettiva di genere riguardo alle azioni e agli obiettivi del Green Deal, tra cui l’integrazione della dimensione di genere e azioni attente alle questioni di genere» (5);

10.

mette in evidenza che le valutazioni d’impatto disaggregate per genere, pur essendo un elemento chiave dello strumentario dell’UE per l’integrazione della dimensione di genere, non sono pienamente sviluppate, dal momento che la raccolta e l’uso di dati, statistiche e informazioni intersezionali e disaggregati per genere sono troppo spesso carenti; invita la Commissione ad applicare la guida alla valutazione dell’impatto di genere elaborata dall’EIGE (6); e sottolinea che i dati raccolti negli Stati membri dell’UE dovrebbero includere indicatori di genere più comprensivi, senza tuttavia fare aumentare gli oneri amministrativi per gli enti locali e regionali;

11.

accoglie con favore la creazione di un gruppo di lavoro per l’uguaglianza (7) al fine di assicurare l’integrazione del principio di uguaglianza — comprese la parità di genere e la diversità di genere — in tutte le politiche dell’UE, dalla fase di ideazione fino a quella di attuazione, e invita l’UE ad agevolare lo scambio di buone pratiche tra autorità nazionali e tra enti regionali e locali al fine di evitare un approccio dall’alto;

12.

afferma che la partecipazione delle donne al processo decisionale in materia di cambiamenti climatici è un altro fattore importante per politiche climatiche più attente alle problematiche di genere ed efficienti; chiede che la partecipazione delle donne sia rafforzata nelle azioni di tutte le istituzioni dell’UE, degli organismi governativi e in generale delle autorità pubbliche a tutti i livelli di governance; e invita il Consiglio a sbloccare la direttiva «Più donne alla guida delle imprese europee» (8);

13.

sottolinea che la ripresa dalla pandemia rappresenta un’opportunità per dare vita a una nuova normalità e riorientare le risorse verso una società climaticamente neutra ed equilibrata dal punto di vista del genere; e incoraggia l’impiego di strumenti per l’integrazione della dimensione di genere nell’attuazione dei piani per la ripresa e la resilienza, dal momento che tali piani dovrebbero gettare le basi non solo della ripresa, ma anche di una società sostenibile, equa ed egalitaria;

14.

chiede di potenziare la ricerca al fine di individuare gli ostacoli alla partecipazione al processo decisionale e di esaminare in che modo gli stereotipi di genere incidano sulle tendenze di consumo e gli stili di vita delle persone; e incoraggia l’impiego di modelli quali GAMMA (metodo di valutazione basato sul genere a fini di mitigazione e adattamento) allo scopo di ottenere dati migliori;

15.

ritiene che un approccio attento ad una prospettiva di genere possa (cor)rispondere meglio alle esigenze e alle capacità di tutti i cittadini; ricorda che gli enti locali e regionali sono nella posizione migliore per integrare considerazioni sociali nell’azione per il clima, in quanto sono il livello di governo più vicino ai cittadini e svolgono un ruolo cruciale nell’attuazione della legislazione; e sottolinea la necessità che la partecipazione delle donne sia promossa a tutti i livelli istituzionali, a partire da quello europeo;

16.

chiede che il patto europeo per il clima tenga conto di tale approccio basato sul genere per modellare le azioni e le politiche in materia di clima includendovi attività di divulgazione specifiche incentrate sulla sensibilizzazione, l’educazione e la condivisione del sapere in merito alle prospettive di genere;

17.

sottolinea l’importanza di perseguire una cooperazione trasversale tra le ONG e le altre organizzazioni della società civile impegnate a favore della parità di genere e quelle attive nella difesa dell’ambiente, nonché di realizzare campagne di sensibilizzazione e programmi di formazione comuni.

Lavori «verdi»

18.

confida che una ripresa verde, digitale e inclusiva offrirà nuove opportunità di creare posti di lavoro e reintegrare nell’economia digitale donne da tempo disoccupate; ed è convinto che la transizione verso un’economia sostenibile e a basse emissioni di carbonio consentirà di tener conto della prospettiva di genere al fine di evitare il perpetuarsi delle disuguaglianze esistenti;

19.

sottolinea che il contributo delle donne alle attività economiche «verdi» è essenziale per conseguire uno sviluppo sostenibile equo, e deve pertanto divenire visibile ed essere valorizzato; e che anche le donne e le ragazze possono beneficiare delle opportunità offerte nel settore dell’imprenditoria rispettosa dell’ambiente e diventare datrici di lavoro — anziché lavoratrici subordinate — «verdi», purché ciò non comporti una precarizzazione delle lavoratrici dipendenti spinte verso il lavoro autonomo;

20.

riconosce che la tecnologia svolgerà un ruolo più rilevante nella vita di tutti, ed è cruciale che il settore tecnologico assomigli alla società di cui è al servizio; e chiede di istituire — e dotare di congrui mezzi finanziari — programmi di formazione specialistica in materie digitali e tecnologiche rivolti specificamente alle donne e alle ragazze, quale opportunità fondamentale per accelerare l’innovazione nel campo della transizione climatica ed energetica rafforzando le quote di genere in tali ambiti e garantendo parità di accesso alle opportunità professionali; (9);

21.

invita la Commissione e gli Stati membri a inglobare la parità di genere quale elemento importante della transizione digitale includendo la prospettiva di genere nello sviluppo delle politiche per l’istruzione digitale, promuovendo programmi di tutoraggio con modelli di riferimento femminili nelle TIC, eliminando dagli algoritmi i pregiudizi (consapevoli e non) discriminatori di genere, prevenendo la violenza online, utilizzando le attività e i programmi di Erasmus+, sviluppando il concetto di un approccio di apprendimento permanente nell’istruzione degli adulti, in particolare nelle zone remote, e prevenendo l’esclusione digitale;

22.

ritiene che il telelavoro abbia le potenzialità per portare a un migliore equilibrio tra vita privata e professionale, specialmente per le donne, a condizione che le famiglie abbiano accesso, durante l’intero orario di lavoro, a servizi di assistenza all’infanzia economicamente accessibili e di qualità, compreso il doposcuola per i bambini più grandi, e che si presti particolare attenzione al fatto che le donne sono maggiormente esposte alle violenze domestiche (10); sottolinea l’importanza di rendere accessibili, a prezzi contenuti, materiale informatico di ultima generazione e una connessione ad alta velocità per il telelavoro, nonché di estendere l’iniziativa WiFi4EU alle zone remote; ed esorta a procedere celermente a un’attuazione ambiziosa della direttiva del 2019 sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare.

Trasporti pubblici sostenibili e mobilità

23.

chiede che, nel progettare e pianificare i sistemi di trasporto urbani, vi sia maggiore considerazione per gli effetti degli squilibri di genere, che fanno sì che le donne tendano a utilizzare più frequentemente i trasporti pubblici; sottolinea che la sicurezza e la percezione della stessa sono aspetti di primaria importanza, nei quali è necessario fare meglio; reputa che i modelli di mobilità (compresi gli orari di servizio) e le decisioni in merito agli itinerari più idonei debbano tener conto del fatto che l’uso dei mezzi di trasporto varia anche a seconda del genere degli utenti (maggiore pendolarismo per gli uomini e viaggi più brevi, con più fermate, per le donne), nonché della divisione dei compiti nel mercato del lavoro e nell’economia dell’assistenza; ed evidenzia che la capacità, l’affidabilità e la flessibilità dei servizi di trasporto pubblico nelle ore di minore affluenza devono venire più incontro alle abitudini di spostamento delle persone, quali che siano il loro genere e la loro età, tenendo però presente che ogni città e regione, così come ogni paese, dovrebbe organizzare i suoi servizi di trasporto pubblico in base alle diverse necessità e realtà, sia nelle zone urbane che in quelle rurali;

24.

ritiene che iniziative semplici, efficaci sotto il profilo dei costi e replicabili — come la possibilità di fermate a richiesta per gli autobus notturni o la disponibilità di percorsi pedonali e piste ciclabili ben illuminati e nettamente separati dal traffico motorizzato — potrebbero contribuire a una mobilità più sostenibile, sicura ed inclusiva;

25.

reputa che iniziative quali «Le donne e i trasporti — Piattaforma per il cambiamento» possano contribuire a rafforzare l’occupazione femminile nel settore dei trasporti, oltre a rappresentare un forum idoneo per lo scambio di buone pratiche, e chiede che venga assicurato un seguito attraverso gli ambasciatori e le ambasciatrici della diversità nel settore dei trasporti;

26.

esorta la Commissione a pianificare i modi di collegare le città alle zone remote e di garantire l’accessibilità e la connettività, oltre ad assicurare un maggiore utilizzo di veicoli puliti, di treni e di autobus elettrici ibridi per le lunghe distanze; è convinto della bontà delle soluzioni digitali per l’emissione di biglietti su applicazioni diverse; e dà atto degli sforzi compiuti nel quadro della nuova agenda urbana per l’UE.

Povertà energetica

27.

esprime profonda preoccupazione per l’impennata dei prezzi dell’elettricità e del gas, giunti in tutti gli Stati membri al massimo storico degli ultimi decenni, che spinge un gran numero di donne e uomini verso condizioni di povertà energetica e mobilità insufficiente; e invita l’UE ad adottare contromisure a lungo termine, compresa un’attenta disamina dei motivi alla base dell’aumento dei prezzi dell’energia;

28.

riconosce che la povertà energetica colpisce in modo sproporzionato le donne a causa delle disuguaglianze strutturali nella distribuzione dei redditi, delle differenze di status socioeconomico e del divario di genere nell’assistenza;

29.

richiama l’attenzione sulla risoluzione del Parlamento europeo (11) che esorta l’UE a includere una dimensione di genere in tutte le sue politiche e in tutti i suoi programmi in materia di energia, tenendo conto specialmente delle donne e delle ragazze in condizioni di povertà, esclusione sociale e/o emarginazione;

30.

incoraggia il polo di consulenza sulla povertà energetica (EPAH) dell’UE ad applicare una prospettiva di genere nei suoi indicatori, oltre che nell’impiego e nella raccolta dei dati;

31.

ribadisce che la povertà energetica costituisce per la società una grande sfida, con implicazioni sociali, economiche e ambientali che devono essere affrontate con urgenza a tutti i livelli di governance; e sottolinea pertanto che, nella lotta contro tale povertà, occorre impiegare una combinazione di strumenti di politiche pubbliche che consideri sia l’aspetto dell’efficienza energetica che la questione della protezione sociale;

32.

accoglie con favore non solo iniziative quali la Piattaforma per il cambiamento e il premio Women in Energy, in quanto strumenti per promuovere la parità di genere, ma anche la proposta relativa al Fondo sociale per il clima — che mira a compensare le asimmetrie nelle ripercussioni sociali ed economiche dell’estensione del sistema ETS ai trasporti e all’edilizia e che ammette espressamente la necessità di tener conto delle prospettive delle donne; sottolinea che l’attuazione del Fondo sociale per il clima e del Fondo per una transizione giusta deve necessariamente essere guidata da un approccio sensibile all’uguaglianza di genere; e accoglie con favore l’imminente lancio, da parte della DG Energia della Commissione, della Piattaforma per la parità nel settore energetico.

Bilancio di genere

33.

ricorda che, per «bilancio di genere», si intende l’integrazione della dimensione di genere nell’intero processo di bilancio, al fine di inserire una prospettiva sulla parità di genere in tutte le decisioni in materia di entrate e spese;

34.

prende atto con preoccupazione delle conclusioni di due recenti studi, condotti dal Parlamento europeo nel 2015 e nel 2017, che evidenziano come, nella pratica, il bilancio di genere sia applicato in misura insufficiente e come tra il 2015 e il 2017 non si sono registrati progressi in questo campo (12);

35.

esprime preoccupazione per il fatto che l’integrazione della dimensione di genere non figuri tra gli 11 criteri di valutazione stabiliti nel regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza; e, su un piano più generale, fa notare che, secondo la Corte dei conti europea (13) il bilancio dell’UE non tiene conto della prospettiva di genere, essendo perlopiù scevro di elementi cruciali come l’analisi di genere, gli obiettivi e gli indicatori legati al genere e l’assunzione di responsabilità tramite la rendicontazione;

36.

deplora che la recente comunicazione sulla «Strategia per il finanziamento della transizione verso un’economia sostenibile» (14) non includa una prospettiva di genere, soprattutto se si tiene conto che l’inclusività è uno dei quattro ambiti principali in cui più si è rilevata la necessità di azioni supplementari affinché il sistema finanziario sostenga pienamente la transizione dell’economia verso la sostenibilità;

37.

invita la Commissione e il Consiglio a impegnarsi a favore dell’integrazione della dimensione di genere nel bilancio, nonché ad assicurarsi che tale integrazione riguardi l’intero bilancio dell’UE e che le raccomandazioni della Corte dei conti europea siano pienamente attuate, anche nel quadro della revisione intermedia dell’attuale quadro finanziario pluriennale (QFP) e dell’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza;

38.

si riallaccia al parere già adottato in merito alla comunicazione «Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025» (15), in cui invocava un collegamento più chiaro tra questa strategia e le massime priorità politiche — nonché le altre strategie — dell’UE, in particolare per quanto riguarda le transizioni verso un’economia climaticamente neutra; e richiama con forza un altro suo parere, quello sul tema «La dimensione di genere dei fondi strutturali e di coesione 2021-2027, con un’attenzione specifica alla preparazione dei programmi operativi» (16), in cui sottolineava la necessità di considerare la parità di genere come un criterio trasversale per l’elaborazione dei programmi della politica di coesione, come un obiettivo che tali programmi devono perseguire e come un potente fattore che concorre al raggiungimento degli obiettivi della politica di coesione per uno sviluppo sostenibile ed equilibrato.

Livello internazionale

39.

accoglie favorevolmente la decisione del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) di adottare una politica di genere (17) e un piano di attuazione volto a integrare la dimensione di genere nei suoi lavori;

40.

accoglie con favore la creazione di un’agenda specifica nel quadro dei lavori dell’UNFCCC — ossia il programma di lavoro di Lima rafforzato sulla parità di genere (LWPG) e il relativo piano d’azione (GAP) — non solo per affrontare il problema della mancata attuazione di politiche in materia di clima che siano attente alle problematiche di genere e sensibili alle specificità di genere, ma anche per assicurarsi che i punti di vista delle donne siano presi in considerazione nelle discussioni a livello mondiale e nei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici; e in particolare esprime compiacimento per la nomina dei punti di contatto nazionali in materia di parità di genere e cambiamenti climatici (NGCCFP) per ciascuna parte contraente;

41.

prende atto del riconoscimento, nelle convenzioni di Rio (18), degli importanti legami tra le questioni relative al genere; e fa notare come la fonte di orientamento e ispirazione più completa per conseguire la parità di genere sia costituita dalla dichiarazione di Pechino e dalla relativa piattaforma d’azione, e in particolare dalla sezione K (19) di quest’ultima, che evidenzia come la fragilizzazione degli ecosistemi e il degrado del mondo naturale — aggravati dagli effetti dei cambiamenti climatici antropogenici — pongano rischi maggiori proprio per le donne e le ragazze;

42.

chiede di assicurarsi che i contributi determinati a livello nazionale (NDC) e a livello regionale e locale (RLDC) tengano conto dei fattori sociali e della prospettiva di genere;

43.

esprime apprezzamento per il preambolo dell’accordo di Parigi, in cui si chiede che venga realizzata la parità di genere e sia sostenuta l’emancipazione femminile per contribuire a limitare il riscaldamento globale; e sottoscrive il riconoscimento, sancito dal testo di tale accordo, della necessità che tanto l’azione di adattamento (articolo 7, paragrafo 5) quanto il rafforzamento delle capacità (articolo 11, paragrafo 2) si basino su un approccio sensibile all’uguaglianza di genere, ma deplora l’inerzia a tale riguardo e la mancanza di un piano per l’ulteriore attuazione.

Bruxelles, 27 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Conclusioni del Consiglio — Preparativi in vista delle riunioni della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) (Glasgow, 31 ottobre — 12 novembre 2021).

(2)  https://www.gov.scot/publications/glasgow-womens-leadership-statement-gender-equality-climate-change/

(3)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0152&from=IT.

(4)  Le comunicazioni «Il Green Deal europeo» [COM(2019) 640 final], «Un traguardo climatico 2030» [COM(2020) 562 final], «Quadro per le politiche dell’energia e del clima» [COM(2014) 15 final] e «Un pianeta pulito per tutti» [COM(2018) 773 final] non menzionano la questione della parità di genere, mentre il programma di azione per l’ambiente (1386/2014/UE) fa riferimento una sola volta alle donne in stato di gravidanza in quanto gruppo vulnerabile. Tale assenza o quasi di riferimenti è in chiara contraddizione con il fatto che l’integrazione di genere è un obbligo stabilito dai Trattati, che la strategia per la parità di genere [COM(2020) 152 final] stabilisce un quadro di riferimento per la politica dell’UE sulla parità di genere e l’integrazione della dimensione di genere, e che l’UE è impegnata a favore degli obiettivi di sviluppo sostenibile (2015) e del piano d’azione dell’UNFCCC sulla parità di genere (2019); https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1111/jcms.13082.

(5)  GU C 270 del 7.7.2021, pag. 2.

(6)  https://eige.europa.eu/gender-mainstreaming/toolkits/gender-impact-assessment/guide-gender-impact-assessment

(7)  Union of equality: the first year of actions and achievements | European Commission (europa.eu).

(8)  Tale direttiva garantirebbe l’assegnazione alle donne di almeno il 40 % dei posti senza incarichi esecutivi all’interno dei consigli di amministrazione delle società.

(9)  Tra gli esempi più riusciti, merita ricordare almeno il «Women and Girls in STEM Forum», l’iniziativa «Girls Go Circular» (eit-girlsgocircular.eu) e la creazione del quadro di valutazione «Donne nel digitale» quale parte integrante dell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI).

(10)  https://www.unwomen.org/en/news/in-focus/in-focus-gender-equality-in-covid-19-response/violence-against-women-during-covid-19

(11)  GU C 76 del 28.2.2018, pag. 93.

(12)  https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2020/660058/IPOL_BRI(2020)660058_EN.pdf.

(13)  https://www.eca.europa.eu/Lists/ECADocuments/SR21_10/SR_Gender_mainstreaming_IT.pdf

(14)  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:52021DC0390&qid=1635262292392&from=IT

(15)  CDR 2016/2020.

(16)  CDR 2503/2021.

(17)  https://www.ipcc.ch/site/assets/uploads/2020/05/IPCC_Gender_Policy_and_Implementation_Plan.pdf

(18)  Vale a dire la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica (CBD), la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione (UNCCD).

(19)  https://beijing20.unwomen.org/sites/default/files/Headquarters/Attachments/Sections/CSW/PFA_E_Final_WEB.pdf


13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/31


Parere del Comitato europeo delle regioni — Piano d’azione dell’UE: «Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo»

(2022/C 270/06)

Relatrice:

Marieke SCHOUTEN (NL/Verdi), assessora comunale di Nieuwegein

Testo di riferimento:

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un percorso verso un pianeta più sano per tutti — Piano d’azione dell’UE: «Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo»

COM(2021) 400 final

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Osservazioni generali

1.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione europea relativa al piano d’azione dell’UE «Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo», l’accento che essa pone sulla salute e il suo approccio trasversale. Il CdR attende con interesse le azioni e le proposte annunciate e chiede che siano coerenti e allineate tra loro e con altre iniziative del Green Deal;

2.

sottolinea la necessità di una piena attuazione della legislazione dell’UE in linea con i principi sanciti dal TFUE nell’articolo 191, paragrafo 2 (principi della precauzione e dell’azione preventiva, principio della correzione alla fonte dei danni causati all’ambiente, principio «chi inquina paga»);

3.

sottolinea che l’inquinamento è un problema molto grave che va affrontato attraverso una governance multilivello efficace e un approccio transfrontaliero: ciascuna parte interessata deve svolgere il proprio ruolo, ed è necessaria un’azione a tutti i livelli per evitare che gli enti locali e regionali si trovino ad affrontare gli effetti negativi alla fine della catena;

4.

è fermamente convinto che l’inquinamento sia il sintomo di un sistema di produzione e consumo non sostenibile, basato su una crescita e un estrattivismo illimitati, e che possa essere affrontato solo passando a un’economia circolare;

5.

accoglie con favore i sei principali obiettivi per il 2030, ma si rammarica del fatto che la maggior parte di essi non siano nuovi. Il CdR ritiene che siano necessarie una maggiore ambizione e azioni supplementari, e incoraggia la Commissione ad avviare un processo costante di revisione e adeguamento degli obiettivi alla visione per il 2050 nonché ad includere il CdR in tale processo;

6.

sottolinea che i suddetti obiettivi a livello europeo richiederanno un approccio ambizioso e integrato — nel cui ambito le considerazioni ambientali siano sistematicamente integrate in tutti i settori politici — che colleghi le ambizioni, i calendari, le procedure e gli strumenti delle varie politiche ambientali;

7.

accoglie con favore il fatto che la salute sia uno degli aspetti principali del piano d’azione sull’inquinamento zero. L’integrazione delle preoccupazioni relative alla salute ambientale è fondamentale per apportare i cambiamenti necessari per ridurre l’esposizione ai fattori di stress ambientale, in particolare per le persone che vivono in condizioni vulnerabili (1), dato che l’inquinamento è la principale causa ambientale di malattie e morte prematura in tutto il mondo;

8.

ribadisce la necessità che il Parlamento, il Consiglio e la Commissione tengano conto delle proposte presentate dai cittadini nel quadro della Conferenza sul futuro dell’Europa sul tema dell’inquinamento zero, garantendo l’attuazione di nuove norme ambiziose al riguardo;

9.

sottolinea che la ripresa post-pandemia dovrebbe concentrarsi sull’approccio «One Health», riconoscendo l’interconnessione tra salute umana, ambientale e animale. Tale approccio deve svolgere un ruolo centrale negli obiettivi e nella legislazione se vogliamo realizzare la sostenibilità e rendere le regioni sane.

Aumentare la prevenzione alla fonte

10.

accoglie con favore la nuova gerarchia dell’«inquinamento zero» basata su una «piramide capovolta», ma si rammarica della scarsa considerazione riservata al risanamento e alla compensazione dei danni legati all’inquinamento;

11.

sottolinea che agli enti locali e regionali spetta un ruolo chiave per tradurre questo piano d’azione in interventi sul campo, ma che essi possono svolgere il loro compito solo se a livello dell’UE viene messo in atto un approccio preventivo con politiche efficaci di riduzione alla fonte;

12.

accoglie con favore la revisione della direttiva sulle emissioni industriali (IED) e l’approccio più ambizioso volto a ridurre le emissioni alla fonte. La direttiva IED dovrebbe contribuire al conseguimento degli obiettivi dell’economia circolare;

13.

ribadisce che le norme in materia di emissioni rappresentano un approccio particolarmente efficace; raccomanda pertanto di concentrarsi maggiormente sul loro inasprimento, in quanto si tratta del modo migliore per ridurre le emissioni alla fonte;

14.

sostiene il lavoro svolto a livello internazionale sulle migliori tecniche disponibili (BAT), comprese le tecnologie emergenti, per ridurre le emissioni industriali restringendo la gamma dei livelli di emissione, in modo da creare condizioni di parità a livello internazionale;

15.

chiede che la revisione e l’applicazione dei requisiti del documento di riferimento sulle BAT (BREF) siano accelerate per i vari inquinatori industriali e che siano applicati requisiti più rigorosi in materia di emissioni nel quadro della revisione del processo di prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento (IPPC);

16.

sottolinea l’importanza dell’iniziativa sui prodotti sostenibili annunciata nel piano d’azione per l’economia circolare in relazione all’inquinamento ambientale provocato dai prodotti durante il loro intero ciclo di vita, dall’estrazione e dalla produzione dei materiali al loro utilizzo e riciclaggio. Ritiene che il potenziale contributo di tale iniziativa al piano d’azione potrebbe essere illustrato in termini più concreti.

Rafforzare l’attuazione del principio «chi inquina paga»

17.

sottolinea che i governi non dovrebbero essere lasciati soli ad agire: tutti i settori devono svolgere un ruolo importante nel controllare l’inquinamento e nel correggere i danni ambientali alla fonte;

18.

chiede che i prodotti e le merci che entrano nel mercato europeo rispettino le stesse norme ambientali che vigono nell’UE, pena l’applicazione del principio europeo «chi inquina paga»;

19.

sottolinea che il principio «chi inquina paga» è alla base della politica ambientale dell’UE e impone agli inquinatori di sostenere i costi delle misure adottate per prevenire, controllare e rimediare all’inquinamento;

20.

richiama l’attenzione sulla relazione (2) della Corte dei conti europea, la quale ha rilevato che la copertura e l’applicazione del principio «chi inquina paga» sono incomplete e che attualmente sono spesso gli Stati a sostenere i costi della bonifica dell’inquinamento;

21.

chiede che il principio «chi inquina paga» sia integrato meglio nella legislazione ambientale, in particolare abbassando i limiti di emissione per ridurre ulteriormente l’inquinamento residuo e affrontando l’inquinamento diffuso da tutte le fonti, compresa l’agricoltura;

22.

sottolinea che i produttori devono essere resi giuridicamente e finanziariamente responsabili delle misure di mitigazione necessarie per rimediare all’inquinamento lungo l’intera catena del valore, attraverso la responsabilità estesa del produttore (EPR) per i costi ambientali e di smaltimento di tutti i beni di consumo e dei materiali di imballaggio.

Migliore attuazione e monitoraggio

23.

sottolinea che i costi e la perdita di benefici per l’UE derivanti dal mancato conseguimento degli obiettivi ambientali specificati nella legislazione ambientale dell’UE ammontano a circa 55 miliardi di EUR l’anno (3);

24.

sottolinea che non tutti gli inquinanti sono ugualmente dannosi per la salute umana e per l’ambiente e che pertanto un’analisi basata sui rischi può consentire di coordinare più efficacemente gli aspetti ambientali ed economici;

25.

fa rilevare che gli enti locali e regionali svolgono un ruolo cruciale nell’attuazione delle politiche ambientali e industriali e hanno ampie competenze nell’applicazione delle misure per il controllo dell’inquinamento; accoglie con favore, a tale proposito, l’iniziativa faro 5: «Rispettare insieme l’obiettivo “inquinamento zero”»;

26.

richiama l’attenzione sull’analisi (4) dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), che dimostra che nella maggior parte dei casi l’attuazione non ottimale della legislazione ambientale è il risultato di un coordinamento inefficace tra le autorità, di una scarsa capacità amministrativa, di finanziamenti insufficienti, di una mancanza di conoscenze e di dati, di meccanismi di conformità insufficienti e di una scarsa integrazione delle politiche. La piattaforma delle parti interessate sull’inquinamento zero dovrebbe promuovere un migliore coordinamento tra tutti i livelli di governo e in tutti i settori strategici. Il CdR sostiene con forza la nuova piattaforma e si rallegra del ruolo che è chiamato a svolgere al suo interno, in quanto ciò costituisce un riconoscimento della grande importanza degli enti locali e regionali per conseguire l’obiettivo di azzerare l’inquinamento;

27.

si rammarica che la sezione 3.1 del piano d’azione non menzioni la dimensione locale e regionale, chiede che sia dato maggiore rilievo al ruolo degli enti locali e regionali e ribadisce che tali enti hanno bisogno di un sostegno finanziario e tecnico per realizzare gli obiettivi sul campo;

28.

fa rilevare che i problemi di attuazione non possono essere risolti soltanto con l’adozione di ulteriori normative. I meccanismi di sostegno, lo sviluppo di capacità per gli enti locali e regionali, la condivisione delle conoscenze e l’innovazione sono essenziali per raggiungere i valori obiettivo e gli standard;

29.

sottolinea che si può ricorrere ad iniziative dell’UE come i partenariati dell’agenda urbana dell’UE, e andrebbe presa in considerazione la creazione attiva di nuovi partenariati in materia di ambiente per sostenere l’attuazione;

30.

accoglie con favore la creazione di un quadro di monitoraggio integrato e di prospettive sull’inquinamento zero, e chiede che tutti i dati pertinenti siano raccolti, armonizzati e messi a disposizione di tutti. Il CdR sottolinea l’importanza di rendere il suddetto quadro coerente con il nuovo quadro di monitoraggio previsto dal programma d’azione per l’ambiente.

Sostenere le azioni locali e regionali a favore dell’inquinamento zero

31.

accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti a collaborare con le città e le regioni nel quadro dell’iniziativa Green City Accord, dei premi Capitale verde e Foglia verde, nonché dell’Anno europeo delle città più verdi, in quanto forniscono incentivi a migliorare la situazione;

32.

sottolinea la necessità di un approccio orientato al territorio. Si dovrebbero pianificare politiche specifiche non solo per le comunità urbane, ma anche per altri tipi di comunità, a seconda delle particolari circostanze geografiche;

33.

fa rilevare che migliorando l’ambiente attraverso la progettazione territoriale, ad esempio ampliando gli spazi verdi e blu di alta qualità nelle aree urbane, si ottiene un «triplice vantaggio», ossia la riduzione dell’inquinamento ambientale e il sostegno alla biodiversità, il miglioramento della salute e del benessere delle popolazioni urbane e la promozione della coesione e dell’integrazione sociali (5);

34.

sottolinea l’importanza delle soluzioni basate sulla natura in quanto possono fornire soluzioni sostenibili ed efficaci sotto il profilo dei costi che creano opportunità economiche, occupazione ed effetti benefici in termini di salute pubblica e benessere. È necessario offrire un sostegno tecnico agli enti locali e regionali, come pure la possibilità di scambiare conoscenze e sviluppare le loro capacità, affinché possano tenere conto dei benefici collaterali nel quadro dei loro appalti pubblici;

35.

ribadisce l’approccio globale che prevede, nei comuni, di combinare meglio i piani d’azione sul rumore e per la qualità dell’aria con i piani di mobilità urbana sostenibile (PMUS), al fine di rafforzare la protezione dal rumore e migliorare la qualità dell’aria attraverso trasporti pubblici attraenti e una promozione efficace degli spostamenti in bicicletta e a piedi;

36.

sostiene il lancio di e il sostegno costante ai laboratori viventi per soluzioni digitali verdi e per un «inquinamento zero intelligente». I gemelli digitali locali possono contribuire alla definizione di azioni locali e regionali per la trasformazione verde e digitale. Il controllo governativo sulla digitalizzazione è indispensabile perché al giorno d’oggi lo sviluppo sostenibile è indissolubilmente legato al mondo digitale;

37.

chiede che lo spazio europeo dei dati comprenda lo scambio di dati sulla sostenibilità, in modo che le catene del valore possano contribuire all’ecologizzazione delle industrie. Inoltre, l’adozione di norme a livello dell’UE per la conservazione e lo scambio dei dati garantirà la disponibilità di dati che possono essere utilizzati per la transizione verso l’inquinamento zero;

38.

accoglie con favore la proposta di cooperazione tra la Commissione europea e il CdR per la creazione del quadro di valutazione delle prestazioni ecologiche delle regioni dell’UE, che costituirà la base per assegnare il nuovo premio Regione verde dell’anno.

Questioni specifiche

Aria

39.

osserva che l’inquinamento atmosferico rappresenta il principale rischio sanitario ambientale nell’UE, al quale possono essere ricondotti 400 000 decessi prematuri all’anno (6);

40.

ribadisce (7) che politiche efficaci in materia di qualità dell’aria richiedono azioni e cooperazione a livello globale, europeo, nazionale, regionale e locale. In linea con il principio di sussidiarietà, l’attuazione degli interventi si basa in larga misura su misure nazionali, regionali e locali adeguate alle circostanze specifiche;

41.

accoglie con favore l’ambizione della Commissione di allineare maggiormente gli standard dell’UE in materia di qualità dell’aria alle più recenti raccomandazioni dell’OMS e di rafforzare le disposizioni sul monitoraggio, la modellizzazione e i piani per la qualità dell’aria in modo da sostenere gli enti locali e regionali; si tratta in particolare di allineare meglio le suddette disposizioni;

42.

suggerisce di utilizzare i valori obiettivo dell’OMS per il 2021 come obiettivo da raggiungere entro il 2050, ma di non utilizzare i valori raccomandati come valori limite in quanto molti Stati membri non rispettano ancora quelli attuali;

43.

raccomanda di tenere conto delle conclusioni della consultazione degli hub regionali del CdR, che ha esaminato l’attuazione delle direttive dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente e delle direttive sugli impegni nazionali di riduzione delle emissioni, nonché della relazione di attuazione del Parlamento europeo (8), che descrive le direttive sulla qualità dell’aria ambiente come «uno strumento parzialmente efficace che deve essere migliorato»;

44.

sottolinea che la pandemia, incoraggiando il trasferimento modale e permettendo ai pedoni e ai ciclisti di riappropriarsi dello spazio stradale (oltre ad aumentare gli spazi verdi), ha creato una dinamica che ha permesso di evitare il ritorno a città dominate dalle automobili e con tassi elevati di inquinamento atmosferico;

45.

sottolinea che sono necessari ulteriori sforzi per ridurre i livelli di inquinamento olfattivo e ritiene che la direttiva sulle emissioni industriali (IED) costituisca il principale strumento per combattere questo fenomeno, dato che copre tutte le forme di emissioni. Evidenzia l’importanza della scienza dei cittadini e della partecipazione pubblica per affrontare le sfide legate all’inquinamento olfattivo. Un approccio multilivello che comprenda contributi diversi da parte di differenti parti interessate può consentire ai cittadini di partecipare alle decisioni adottate in merito all’ambiente in cui vivono e può aiutare i responsabili politici e le imprese che producono emissioni odorigene a prendere decisioni informate e a gestire più efficacemente la questione dell’inquinamento olfattivo.

Acqua

46.

accoglie con favore l’obiettivo di ridurre del 30 % le microplastiche rilasciate nell’ambiente e incoraggia la Commissione europea a mettere a punto definizioni chiare di tali sostanze, ma anche ad adoperarsi per prevenire alla fonte il rilascio di microplastiche e di tessuti non tessuti proponendo misure più rigorose contro il rilascio intenzionale di microplastiche;

47.

accoglie con favore la revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane e sostiene l’iniziativa di utilizzare tale direttiva per lavorare al recupero di nutrienti preziosi come pure quella di esaminare le sostanze emergenti, quali i residui farmaceutici e le microplastiche;

48.

raccomanda di valutare l’efficacia di tali misure e di considerare quali investimenti siano necessari per affrontare il problema dei prodotti farmaceutici e delle microplastiche, concentrandosi in particolare sui punti critici in cui sussistono rischi per l’ecologia o per le fonti di acqua potabile;

49.

raccomanda di monitorare le sostanze presenti nelle acque sotterranee e di superficie utilizzando tecniche innovative di monitoraggio e valutazione e di includere questo aspetto nella revisione della direttiva sulle sostanze prioritarie e della direttiva sulle acque sotterranee. Sottolinea la necessità di scambiare informazioni sugli scarichi nei bacini idrografici, in quanto le emissioni di inquinanti producono effetti a valle;

50.

esprime preoccupazione per il fatto che il riutilizzo dell’acqua nell’UE è tuttora limitato e ritiene che potrebbe essere promosso ampliando l’ambito di applicazione del regolamento UE recante prescrizioni minime per il riutilizzo dell’acqua in modo da estenderlo all’irrigazione degli spazi verdi nelle aree urbane, dei parchi, dei giardini e dei terreni per uso pubblico (attività ricreative, sport).

Rumore

51.

sottolinea che ogni anno un milione di anni di vita in buona salute va perduto a causa degli effetti del rumore sulla salute (9). La riduzione dell’inquinamento acustico proveniente dalle strade è fondamentale per affrontare questo problema sempre più grave di salute pubblica;

52.

sostiene la necessità di un’azione a livello europeo per sostenere gli sforzi locali e regionali volti a ridurre l’inquinamento acustico proveniente dalle strade, dalle ferrovie e dagli aeroporti, garantendo una migliore attuazione e applicazione degli obblighi di mappatura e comunicazione previsti dalla direttiva sul rumore ambientale;

53.

incoraggia la Commissione a valutare l’opportunità di rivedere la direttiva sul rumore ambientale per fissare obiettivi obbligatori ambiziosi di riduzione del rumore al fine di avvicinarsi ai limiti raccomandati dall’OMS, e chiede una tabella di marcia per le azioni di tutte le parti interessate;

54.

sostiene che, per conseguire una riduzione significativa e a lungo termine del rumore, è essenziale spostare l’attenzione dalle misure che attenuano il rumore eccessivo a quelle che lo eliminano del tutto, come ad esempio il sostegno a modi di trasporto sostenibili come gli spostamenti a piedi e in bicicletta.

Suolo

55.

sottolinea l’importanza di un’effettiva applicabilità della legislazione sulla qualità e l’origine del suolo. In questo contesto, una prova uniforme dell’origine e della qualità del suolo in tutti gli Stati membri dell’UE è essenziale per consentire agli enti locali e regionali di porre termine alle attività di trasporto e utilizzo di suolo contaminato da una regione all’altra, che impediscono che chi inquina sia considerato responsabile;

56.

sottolinea l’importanza vitale di un suolo sano per il benessere e la prosperità, ed è favorevole a un approccio preventivo e basato sul rischio in materia di contaminazione del suolo. L’attenzione dovrebbe essere rivolta non solo alla qualità chimica, ma anche alle condizioni fisiche e biologiche del suolo;

57.

sottolinea che, una volta smaltita in discarica, la plastica rilascia sostanze chimiche tossiche nel suolo e nelle acque sotterranee. Se gestita in modo inadeguato, la plastica inquina i terreni, le vie d’acqua e gli oceani. Gli additivi tossici e le microplastiche presenti nella pioggia, nel suolo, nei corsi d’acqua, negli oceani e sulle cime delle montagne non possono essere eliminati mediante riciclaggio, messa in discarica o incenerimento. Solo l’imposizione di limiti giuridicamente vincolanti alla produzione mondiale di plastica per usi essenziali può fare la differenza;

58.

accoglie con favore la strategia dell’UE per la protezione del suolo e l’annuncio della normativa dell’UE sulla salute del suolo, in quanto il sostegno alla protezione del suolo mediante un quadro europeo costituisce un passo fondamentale verso la neutralità climatica, il ripristino della biodiversità, l’inquinamento zero e un sistema alimentare sano e sostenibile. Al tempo stesso sostiene la flessibilità nell’attuazione a livello nazionale delle azioni previste dal piano d’azione e dalla nuova strategia per la protezione del suolo, in quanto esistono notevoli differenze tra le regioni in termini di pianificazione territoriale, paesaggio, composizione e utilizzo del suolo;

59.

accoglie con favore gli sforzi della Commissione volti a raccomandare agli agricoltori di adottare pratiche meno inquinanti, riducendo le emissioni di ammoniaca e nitrati. A tale riguardo sono importanti anche altre emissioni del settore agricolo, come i fosfati, i metalli, i pesticidi e i prodotti farmaceutici;

60.

chiede che si presti particolare attenzione alle emissioni diffuse storiche. I nuovi standard sono talvolta impossibili da raggiungere, il che comporta restrizioni all’uso delle zone inquinate. Pertanto, un approccio basato sulla riduzione alla fonte deve essere combinato con una strategia per eliminare queste fonti di inquinamento già esistenti.

Sostanze pericolose

61.

è favorevole all’adozione di misure proattive per limitare le sostanze chimiche prima che entrino nella catena; ciò comprende anche norme per l’uso sicuro delle sostanze che vengono immesse sul mercato. L’UE dovrebbe regolamentare le sostanze chimiche in base alle loro proprietà nocive intrinseche per gli esseri umani e l’ambiente, anche in caso di incertezza scientifica, tenendo conto anche del rischio di esposizione a tali sostanze e dei benefici che esse apportano alla società, nonché individuare ed escludere rischi specifici e inaccettabili;

62.

ritiene che REACH sia lo strumento chiave per controllare le sostanze pericolose immesse nell’ambiente. È essenziale fare un maggiore ricorso alle procedure di autorizzazione e restrizione REACH e identificare un maggior numero di sostanze estremamente preoccupanti da inserire nell’elenco delle sostanze candidate;

63.

esorta a imporre delle restrizioni a livello dell’UE per gli utilizzi problematici delle sostanze per- e polifluoro alchiliche (PFAS) pericolose e le loro emissioni, molte delle quali destano grande preoccupazione in quanto sono estremamente persistenti e hanno un effetto negativo sulla salute umana e sull’ambiente;

64.

sottolinea che attualmente disponiamo di scarse conoscenze riguardo agli effetti (eco)tossicologici di molte sostanze pericolose sull’ambiente o attraverso l’ambiente. È necessario aggiornare le prove scientifiche relative agli effetti delle sostanze chimiche sull’ambiente e sulla salute, tenerne costantemente conto e renderle accessibili, in particolare per quanto riguarda i rischi per le persone e l’ambiente.

Bruxelles, 27 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Relazione AEA n. 22/2018, Unequal exposure and unequal impacts (Esposizione ineguale ed effetti ineguali).

(2)  Relazione speciale n. 12/2021 «Il principio “chi inquina paga” non è uniformemente applicato nelle diverse politiche e misure dell'UE».

(3)  Studio del 2019 The costs of not implementing EU environmental law (I costi della mancata attuazione del diritto ambientale dell’UE).

(4)  Relazione AEA sugli indicatori ambientali n. 21/2017.

(5)  Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe (Ambiente sano, vite sane: come l’ambiente influenza la salute e il benessere in Europa).

(6)  AEA, Air Quality in Europe — 2020 report (Qualità dell’aria in Europa — Relazione 2020).

(7)  Il futuro della politica dell'UE in materia di aria pulita nel quadro dell'obiettivo «inquinamento zero».

(8)  Risoluzione del Parlamento europeo, del 25 marzo 2021, sull'attuazione delle direttive sulla qualità dell'aria ambiente: direttiva 2004/107/CE e direttiva 2008/50/CE (2020/2091(INI)) (GU C 494 del 8.12.2021, pag. 64).

(9)  https://www.eea.europa.eu/publications/health-risks-caused-by-environmental.


III Atti preparatori

Comitato delle regioni

148a sessione plenaria del CdR (Interamente a distanza — Interactio), 26.1.2022 - 27.1.2022

13.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 270/38


Parere del Comitato europeo delle regioni — Verso trasporti su strada a emissioni zero: realizzazione di infrastrutture per i combustibili alternativi e rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2

(2022/C 270/07)

Relatore:

Adrian TEBAN (RO/PPE), sindaco di Cugir, contea di Alba

Testi di riferimento:

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, che abroga la direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio

COM(2021) 559 final

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2019/631 per quanto riguarda il rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, in linea con la maggiore ambizione dell’Unione in materia di clima

COM(2021) 556 final

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Un piano strategico di attuazione per delineare una serie di azioni supplementari a sostegno della rapida realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi

COM(2021) 560 final

I.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (UE) 2019/631 per quanto riguarda il rafforzamento dei livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 delle autovetture nuove e dei veicoli commerciali leggeri nuovi, in linea con la maggiore ambizione dell’Unione in materia di clima

COM(2021) 556 final

Emendamento 1

Considerando 9

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(9)

[…] Le norme più stringenti in materia di riduzione delle emissioni di CO2 possono conseguire gli obiettivi fissati al livello del parco veicoli in modo tecnologicamente neutrale. Diverse tecnologie sono e resteranno disponibili per raggiungere l’obiettivo emissioni zero per l’intero parco veicoli. Tra i veicoli a zero emissioni figurano attualmente i veicoli elettrici a batteria, i veicoli alimentati a celle a combustibile e altri veicoli alimentati a idrogeno e le innovazioni tecnologiche proseguono. I veicoli a zero e a basse emissioni, che comprendono anche veicoli elettrici ibridi ricaricabili efficienti, possono continuare a svolgere un ruolo nel percorso di transizione.

(9)

[…] Le norme più stringenti in materia di riduzione delle emissioni di CO2 possono conseguire gli obiettivi fissati al livello del parco veicoli in modo tecnologicamente neutrale solo se tengono conto delle emissioni di CO2 del combustibile utilizzato, comprese quelle generate nella sua produzione . Diverse tecnologie sono e resteranno disponibili per raggiungere l’obiettivo emissioni zero per l’intero parco veicoli. Tra i veicoli a zero emissioni figurano attualmente i veicoli elettrici a batteria, i veicoli alimentati a celle a combustibile e altri veicoli alimentati a idrogeno e le innovazioni tecnologiche proseguono. I veicoli a zero e a basse emissioni, che comprendono anche veicoli elettrici ibridi ricaricabili efficienti e veicoli alimentati a elettrocarburanti da fonti rinnovabili, biocarburanti avanzati e biogas , possono continuare a svolgere un ruolo nel percorso di transizione.

Motivazione

I veicoli a basse emissioni e i carburanti come i biocarburanti avanzati vanno presi in considerazione nei contesti regionali in cui è difficile realizzare una diffusione generalizzata di veicoli elettrici a emissioni zero. Cfr. emendamento seguente.

Emendamento 2

Aggiungere un nuovo considerando dopo il considerando 9

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

(9 bis)

Le caratteristiche specifiche delle regioni (come l’ubicazione geografica e le condizioni climatiche) possono rendere difficile la completa elettrificazione delle autovetture e dei veicoli adibiti al trasporto leggero su strada. In tali regioni gli elettrocarburanti da fonti rinnovabili, i biocarburanti e i veicoli ibridi, sebbene non corrispondano alla definizione di zero emissioni allo scarico, potrebbero permettere di ottenere prestazioni generali più vantaggiose e adattabili in termini di emissioni di CO2 rispetto ai veicoli con zero emissioni allo scarico, e non dovrebbero pertanto essere esclusi dal mercato unico a partire dal 2035. La Commissione europea dovrebbe quindi cercare un modo per tenere conto dei veicoli alimentati a elettrocarburanti da fonti rinnovabili e a biocarburanti e dei veicoli ibridi al momento di definire gli obiettivi per l’intero parco veicoli che i costruttori di veicoli devono raggiungere in tempo utile prima che tali obiettivi diventino operativi. Per tali regioni dovrebbero essere fornite consulenze specifiche su come conseguire l’obiettivo di una mobilità climaticamente neutra. Inoltre, a tali regioni dovrebbe essere concesso un sostegno mirato a titolo dei diversi fondi dell’UE.

Motivazione

Le regioni in cui le condizioni geografiche o climatiche rendono difficile la completa elettrificazione dei veicoli adibiti al trasporto su strada dovrebbero essere sostenute.

Emendamento 3

Considerando 11

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(11)

Gli obiettivi dei livelli rivisti di prestazione in materia di emissioni di CO2 dovrebbero essere accompagnati da una strategia europea per affrontare le sfide poste dall’aumento della produzione di veicoli a zero emissioni e delle tecnologie associate, nonché dalla necessità di migliorare e riqualificare le competenze dei lavoratori del settore e di procedere alla diversificazione e riconversione economica delle attività. Se del caso, si dovrebbe valutare la possibilità di erogare un sostegno finanziario a livello dell’UE e degli Stati membri per attirare investimenti privati, anche attraverso il Fondo sociale europeo Plus, il Fondo per una transizione giusta, il Fondo per l’innovazione, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e altri strumenti del quadro finanziario pluriennale e di Next Generation EU, in linea con le norme in materia di aiuti di Stato. Le norme riviste sugli aiuti di Stato in materia di ambiente ed energia consentiranno agli Stati membri di sostenere le imprese nella decarbonizzazione dei loro processi produttivi e nell’adozione di tecnologie più verdi nel contesto della nuova strategia industriale.

(11)

Gli obiettivi dei livelli rivisti di prestazione in materia di emissioni di CO2 dovrebbero essere accompagnati da un meccanismo europeo per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive per affrontare le sfide poste dall’aumento della produzione di veicoli a zero emissioni , della transizione verde nell’industria automobilistica, dell’industria delle forniture automobilistiche e delle tecnologie associate, nonché dalla necessità di migliorare e riqualificare le competenze dei lavoratori del settore e di procedere alla diversificazione e riconversione economica delle attività. Tale meccanismo europeo per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive deve fornire un sostegno finanziario a livello dell’UE , in futuro con fondi supplementari e attualmente attraverso un impiego coordinato di fondi quali il Fondo sociale per il clima, il Fondo sociale europeo Plus, il Fondo per una transizione giusta, il Fondo per l’innovazione, il dispositivo per la ripresa e la resilienza e altri strumenti del quadro finanziario pluriennale e di Next Generation EU , oppure il regime per una Transizione giusta nell’ambito di InvestEU , in linea con le norme in materia di aiuti di Stato e con integrazioni da programmi degli Stati membri . Le norme riviste sugli aiuti di Stato in materia di ambiente ed energia consentiranno agli Stati membri di sostenere le imprese nella decarbonizzazione dei loro processi produttivi e nell’adozione di tecnologie più verdi nel contesto della nuova strategia industriale.

Motivazione

Una proposta legislativa con conseguenze di così ampia portata per i lavoratori, l’industria e le regioni deve prevedere un concreto «meccanismo per una transizione giusta» per il settore automobilistico e delle forniture automobilistiche in Europa, nonché per le regioni in cui queste industrie sono situate. L’impatto sarà avvertito soprattutto a livello regionale, dove la riqualificazione deve avvenire in collaborazione con l’industria. Tale meccanismo deve essere inclusivo per l’intero settore automobilistico e basarsi su dati che identifichino chiaramente l’impatto territoriale della legislazione.

Il presente emendamento è collegato agli emendamenti 4 e 6.

Emendamento 4

Considerando 24

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(24)

La possibilità di destinare le entrate derivanti dalle indennità per le emissioni in eccesso a un fondo specifico o a un programma pertinente è stata valutata come previsto dall’articolo 15, paragrafo 5, del regolamento (UE) 2019/631 e se ne è concluso che ciò farebbe lievitare in modo significativo gli oneri amministrativi, senza apportare benefici diretti al settore automobilistico nella sua transizione. Le entrate provenienti dalle indennità per le emissioni in eccesso dovrebbero pertanto continuare ad essere considerate entrate del bilancio generale dell’Unione a norma dell’articolo 8, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2019/631.

(24)

La possibilità di destinare le entrate derivanti dalle indennità per le emissioni in eccesso a un fondo specifico o a un programma pertinente è stata valutata come previsto dall’articolo 15, paragrafo 5, del regolamento (UE) 2019/631 e se ne è concluso che ciò farebbe lievitare in modo significativo gli oneri amministrativi, senza apportare benefici diretti al settore automobilistico nella sua transizione. Le entrate provenienti dalle indennità per le emissioni in eccesso dovrebbero pertanto continuare ad essere considerate entrate del bilancio generale dell’Unione a norma dell’articolo 8, paragrafo 4, del regolamento (UE) 2019/631. Tuttavia, un « meccanismo europeo per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive » deve fornire finanziamenti mirati alle regioni a titolo dei fondi esistenti (come indicato al considerando 11), sulla base di una mappatura granulare degli impatti territoriali di tale legislazione. La valutazione intermedia del quadro finanziario pluriennale dovrà esaminare in via prioritaria le modalità per raggruppare nel « meccanismo europeo per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive » i fondi disponibili provenienti dalle fonti di cui sopra.

Motivazione

Un «meccanismo europeo per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive» è necessario per sostenere l’industria delle forniture automobilistiche, che rappresenta un settore economico importante in molte regioni europee. Mentre i costruttori di apparecchiature originali potrebbero essere meglio preparati ai cambiamenti imminenti, l’intero settore dell’indotto, costituito principalmente da PMI, potrebbe invece non disporre delle capacità finanziarie e strategiche interne per adeguare le proprie competenze e la propria produzione ai cambiamenti della catena del valore nel settore automobilistico. Potrebbero rendersi necessarie ulteriori risorse da destinare al Fondo per una transizione giusta in aggiunta ai 17,5 miliardi di EUR attualmente concordati, affinché il Fondo possa affrontare in misura sufficiente i profondi cambiamenti che saranno prodotti dal pacchetto «Pronti per il 55 %».

Il presente emendamento è collegato agli emendamenti 3 e 6.

Emendamento 5

Articolo 1, punto 9)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

9)

è inserito il seguente articolo 14 bis:

«Articolo 14 bis

Relazione sullo stato di avanzamento

Entro il 31 dicembre 2025 , e successivamente ogni due anni, la Commissione presenta una relazione sui progressi compiuti verso una mobilità a emissioni zero nei trasporti su strada. La relazione consente, in particolare, di monitorare e valutare la necessità di eventuali misure supplementari per agevolare la transizione, anche attraverso mezzi finanziari.

9)

è inserito il seguente articolo 14 bis:

«Articolo 14 bis

Relazione sullo stato di avanzamento

Entro il 31 dicembre 2023 , e successivamente ogni due anni, la Commissione presenta una relazione sui progressi compiuti verso una mobilità a emissioni zero nei trasporti su strada. La relazione consente, in particolare, di monitorare e valutare la necessità di eventuali misure supplementari per agevolare la transizione, anche attraverso mezzi finanziari. Tale valutazione si basa su una valutazione d’impatto territoriale che individua a livello NUTS 2 le sfide per ciascuna regione e le modalità per attenuare i rischi associati a tali sfide.

 

Nella relazione la Commissione tiene conto di tutti i fattori che contribuiscono a un progresso efficiente in termini di costi verso la neutralità climatica entro il 2050. Tra essi figurano la diffusione di veicoli a basse e a zero emissioni, i progressi nel conseguire gli obiettivi di realizzazione delle infrastrutture di ricarica e rifornimento, come previsto dal regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi, il potenziale contributo delle tecnologie innovative e dei combustibili alternativi sostenibili al conseguimento di una mobilità climaticamente neutra, l’impatto sui consumatori, i progressi nel dialogo sociale nonché gli aspetti intesi ad agevolare ulteriormente una transizione economicamente sostenibile ed equa dal punto di vista sociale verso una mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.»;

 

Nella relazione la Commissione tiene conto di tutti i fattori che contribuiscono a un progresso efficiente in termini di costi verso la neutralità climatica entro il 2050. Tra essi figurano la diffusione di veicoli a basse e a zero emissioni, i progressi nel conseguire gli obiettivi di realizzazione delle infrastrutture di ricarica e rifornimento, come previsto dal regolamento sull’infrastruttura per i combustibili alternativi, il potenziale contributo delle tecnologie innovative e dei combustibili alternativi sostenibili al conseguimento di una mobilità climaticamente neutra , i progressi e l’impatto a livello regionale (NUTS 2) , l’impatto sui consumatori , compresi quelli appartenenti a gruppi vulnerabili , i progressi nel dialogo sociale nonché gli aspetti intesi ad agevolare ulteriormente una transizione economicamente sostenibile ed equa dal punto di vista sociale verso una mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.»;

Motivazione

L’impatto della legislazione sarà avvertito principalmente a livello regionale, e la Commissione dovrà affrontare, mediante una mappatura granulare dell’impatto territoriale, le sfide e i rischi associati a tale transizione.

Emendamento 6

Articolo 1, punto 10), lettera b)

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

10)

L’articolo 15 è così modificato:

b)

i paragrafi da 2 a 5 sono soppressi;

10)

L’articolo 15 è così modificato:

b)

i paragrafi da 2 a 4 sono soppressi;

c)

il paragrafo 5 è sostituito dal seguente:

Al fine di garantire che nessuno rimanga indietro e rendere tale transizione socialmente equa, la Commissione propone un « meccanismo per una transizione giusta » per il settore automotive, comprendente un dialogo multilivello con gli enti locali e regionali (ELR) interessati che tenga conto dell’impatto territoriale del presente regolamento per quanto riguarda la trasformazione dell’industria della produzione e delle forniture automobilistiche come pure dell’impatto sulle strutture economiche regionali e sulla forza lavoro del settore.

Motivazione

Sebbene il regolamento in vigore preveda l’eventuale introduzione di un programma di aiuti finanziari per una transizione giusta, questo aspetto dovrebbe essere soppresso con la proposta legislativa in esame. L’idea iniziale di finanziare una transizione giusta attraverso le entrate provenienti dalle indennità per le emissioni in eccesso potrebbe non essere sufficiente ad assicurare una transizione giusta per tutte le regioni specializzate nel settore automobilistico e rischia di non garantire la costante disponibilità di bilancio delle risorse finanziarie.

Inoltre, il Fondo per una transizione giusta, con i 17,5 miliardi di EUR attualmente concordati, potrebbe non essere sufficiente da solo ad affrontare le sfide poste dal pacchetto «Pronti per il 55 %». Si propone pertanto di creare un meccanismo di coordinamento per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive, sfruttando il potenziale dei fondi esistenti.

Il presente emendamento è collegato agli emendamenti 3 e 4.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, che abroga la direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio

COM(2021) 559 final

Emendamento 7

Considerando 9

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

[…] Gli obiettivi basati sulla distanza per la rete TEN-T dovrebbero assicurare la piena copertura dei punti di ricarica elettrica lungo le principali reti stradali dell’Unione e garantire così la facilità e la continuità degli spostamenti in tutta l’Unione.

[…] Gli obiettivi basati sulla distanza per la rete TEN-T dovrebbero assicurare la piena copertura dei punti di ricarica elettrica lungo le principali reti stradali dell’Unione e garantire così la facilità e la continuità degli spostamenti in tutta l’Unione. Qualora, a causa di fattori regionali quali l’ubicazione geografica o la densità di popolazione, un investimento in infrastrutture accessibili al pubblico si riveli difficile, è opportuno offrire la possibilità di un sostegno finanziario dell’UE.

Motivazione

Per tenere conto del carattere transregionale della TEN-T, e per non ostacolare la coesione europea, si dovrebbe mantenere l’approccio basato sulla distanza, sebbene con un necessario sostegno finanziario da uno dei fondi dell’UE disponibili; ciò vale per i punti di ricarica privati o pubblici.

Emendamento 8

Considerando 10

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(10)

È opportuno fissare obiettivi nazionali basati sul parco veicoli in relazione al numero totale di veicoli elettrici immatricolati nello Stato membro in questione, secondo una metodologia comune che tenga conto di sviluppi tecnologici quali l’aumento dell’autonomia dei veicoli elettrici o la crescente penetrazione nel mercato di punti di ricarica rapida che possono consentire di ricaricare un numero più elevato di veicoli per punto di ricarica rispetto ai punti di ricarica standard. La metodologia deve anche tenere in considerazione le diverse modalità di ricarica dei veicoli elettrici a batteria e di quelli ibridi plug-in. Una metodologia che stabilisca obiettivi nazionali basati sul parco veicoli in relazione alla potenza di uscita massima totale dell’infrastruttura di ricarica accessibile al pubblico dovrebbe consentire flessibilità per l’implementazione di diverse tecnologie di ricarica negli Stati membri.

(10)

È opportuno fissare obiettivi nazionali basati sul parco veicoli in relazione al numero totale di veicoli elettrici immatricolati nello Stato membro in questione, prevedendo un margine aggiuntivo da stabilire, pari al 10-20 %, secondo una metodologia comune che tenga conto di sviluppi tecnologici quali l’aumento dell’autonomia dei veicoli elettrici o la crescente penetrazione nel mercato di punti di ricarica rapida che possono consentire di ricaricare un numero più elevato di veicoli per punto di ricarica rispetto ai punti di ricarica standard. La metodologia deve anche tenere in considerazione le diverse modalità di ricarica dei veicoli elettrici a batteria e di quelli ibridi plug-in. Una metodologia che stabilisca obiettivi nazionali basati sul parco veicoli in relazione alla potenza di uscita massima totale dell’infrastruttura di ricarica accessibile al pubblico dovrebbe consentire flessibilità per l’implementazione di diverse tecnologie di ricarica negli Stati membri.

Motivazione

Il numero totale di veicoli elettrici immatricolati in uno Stato membro non è sufficiente in quanto non tiene conto, ad esempio, dei veicoli provenienti da altri paesi, in particolare durante i periodi di vacanza, ma anche in altre occasioni, come lo svolgimento di importanti manifestazioni, fiere ecc.

Emendamento 9

Considerando 34

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(34)

I suddetti obiettivi dovrebbero tenere conto dei tipi di navi alimentate e dei rispettivi volumi di traffico. Per evitare l’installazione di capacità poi sottoutilizzata, è opportuno che i porti marittimi con bassi volumi di traffico per determinate categorie di navi siano esentati dalle prescrizioni per le corrispondenti categorie di navi sulla base di un livello minimo di volume di traffico. Analogamente, per evitare capacità sottoutilizzata e tenere conto delle caratteristiche operative dei porti, gli obiettivi obbligatori dovrebbero mirare a soddisfare non tanto la domanda massima, quanto piuttosto un volume sufficientemente elevato. Il trasporto marittimo rappresenta un collegamento importante per la coesione e lo sviluppo economico delle isole dell’Unione. La capacità di produzione energetica in tali isole può non essere sempre sufficiente a soddisfare la domanda di energia necessaria per sostenere la fornitura di elettricità da terra. In tale caso, le isole dovrebbero essere esentate dalle prescrizioni salvo e fino a che non sia stata completata una connessione elettrica con il continente o non vi sia una capacità sufficiente prodotta localmente da fonti di energia pulita.

(34)

I suddetti obiettivi dovrebbero tenere conto dei tipi di navi alimentate e dei rispettivi volumi di traffico. Per evitare l’installazione di capacità poi sottoutilizzata, è opportuno che i porti marittimi con bassi volumi di traffico per determinate categorie di navi siano esentati dalle prescrizioni per le corrispondenti categorie di navi sulla base di un livello minimo di volume di traffico. Analogamente, per evitare capacità sottoutilizzata e tenere conto delle caratteristiche operative dei porti, gli obiettivi obbligatori dovrebbero mirare a soddisfare non tanto la domanda massima, quanto piuttosto un volume sufficientemente elevato. Il trasporto marittimo rappresenta un collegamento importante per la coesione e lo sviluppo economico delle isole e delle regioni ultraperiferiche dell’Unione. La capacità di produzione energetica in tali isole e regioni ultraperiferiche può non essere sempre sufficiente a soddisfare la domanda di energia necessaria per sostenere la fornitura di elettricità da terra. In tale caso, le isole e le regioni ultraperiferiche dovrebbero essere esentate dalle prescrizioni salvo e fino a che non sia stata completata una connessione elettrica con il continente o con i paesi vicini o non vi sia una capacità sufficiente prodotta localmente da fonti di energia pulita.

Motivazione

Evidente.

Emendamento 10

Considerando 37

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

[…] Gli attuali quadri strategici nazionali dovrebbero essere riveduti affinché illustrino chiaramente in che modo gli Stati membri riusciranno a soddisfare la ben maggiore necessità di infrastrutture di ricarica e di rifornimento accessibili al pubblico prevista dagli obiettivi obbligatori. I quadri riveduti dovrebbero inoltre riguardare tutti i modi di trasporto, compresi quelli per i quali non esistono obiettivi di realizzazione obbligatori.

[…] Gli attuali quadri strategici nazionali dovrebbero essere riveduti affinché illustrino chiaramente in che modo gli Stati membri riusciranno a soddisfare la ben maggiore necessità di infrastrutture di ricarica e di rifornimento accessibili al pubblico prevista dagli obiettivi obbligatori. La revisione dovrebbe basarsi su un’analisi territoriale che individui le diverse esigenze dei vari enti subnazionali nonché tenere conto del bagaglio di conoscenze locale e regionale e delle strategie per la diffusione delle infrastrutture di rifornimento già messe a punto dagli enti locali e regionali. I quadri riveduti dovrebbero inoltre riguardare tutti i modi di trasporto, compresi quelli per i quali non esistono obiettivi di realizzazione obbligatori.

Motivazione

La definizione dei quadri strategici nazionali per la diffusione dei combustibili alternativi deve basarsi su un vero e proprio approccio di governance multilivello, al fine di tenere pienamente conto degli interessi degli enti regionali e locali e delle loro strategie per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, già previste in vari «piani di mobilità urbana sostenibile» (PMUS) o in altre strategie regionali di mobilità.

Emendamento 11

Considerando 39

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(39)

Lo sviluppo e l’attuazione dei quadri strategici nazionali riveduti degli Stati membri dovrebbero essere facilitati dalla Commissione attraverso lo scambio di informazioni e buone prassi tra gli Stati membri.

(39)

Lo sviluppo e l’attuazione dei quadri strategici nazionali riveduti degli Stati membri dovrebbero essere facilitati dalla Commissione attraverso lo scambio di informazioni e buone prassi tra gli Stati membri e gli enti regionali e locali .

Motivazione

Occorre integrare un quadro di governance multilivello nella proposta di realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi. Tale quadro potrebbe coordinare la diffusione negli Stati membri e affrontare le potenziali carenze.

Emendamento 12

Considerando 42

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

[…] Occorre che gli Stati membri istituiscano e mantengano strumenti adeguati al fine di promuovere la realizzazione di infrastrutture di ricarica e di rifornimento anche per i parchi veicoli vincolati, in particolare per gli autobus puliti e a zero emissioni a livello locale.

[…] Occorre che gli Stati membri istituiscano e mantengano strumenti adeguati al fine di promuovere la realizzazione di infrastrutture di ricarica e di rifornimento anche per i parchi veicoli vincolati, in particolare per gli autobus puliti e a zero emissioni a livello locale , e mettano a disposizione delle possibilità di ricarica rapida e ricarica notturna per tutti gli operatori del trasporto pubblico .

Motivazione

Gli operatori del trasporto pubblico devono poter disporre di infrastrutture di rifornimento per il loro parco veicoli, sia per la ricarica notturna che per la ricarica rapida per i trasporti su lunghe distanze. Tali infrastrutture dovrebbero essere accessibili al pubblico, e per la loro realizzazione occorrono leve politiche e incentivi.

Emendamento 13

Aggiungere un nuovo considerando dopo il considerando 45

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

 

(45 bis)

Ai consumatori dovrebbero essere fornite istruzioni quanto più possibile uniformi per l’uso dei punti di ricarica, procedure standardizzate e un’utilizzazione intuitiva e resa facilmente comprensibile mediante pittogrammi; dovrebbe essere offerta una scelta di lingue. Deve essere garantita la compatibilità con i sistemi operativi dei dispositivi elettronici di uso comune (ad esempio smartphone, tablet).

Motivazione

Per rendere l’uso dei punti di ricarica quanto più possibile semplice e rapido per i consumatori, la procedura dovrebbe essere semplice e, se del caso, standardizzata, tenendo conto ad esempio degli utenti che non conoscono la lingua, o le lingue, del posto.

Emendamento 14

Considerando 47

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

(47)

È fondamentale che tutti gli attori dell’ecosistema della mobilità elettrica possano interagire facilmente attraverso strumenti digitali per offrire all’utente finale la migliore qualità del servizio. Occorrono quindi identificativi unici degli attori coinvolti nella catena del valore. A tale fine, gli Stati membri dovrebbero designare un’organizzazione di registrazione delle identificazioni (Identification Registration Organisation, «IDRO») per l’emissione e la gestione di codici unici di identificazione («ID») con l’obiettivo di identificare quanto meno i gestori dei punti di ricarica e i fornitori di servizi di mobilità. L’IDRO dovrebbe raccogliere informazioni sui codici ID di mobilità elettrica già in uso nel rispettivo Stato membro, assegnare ove necessario nuovi codici di mobilità elettrica ai gestori dei punti di ricarica e ai fornitori di servizi di mobilità secondo una logica comune concordata a livello dell’Unione per la strutturazione dei codici ID di mobilità elettrica e consentire lo scambio di tali codici e la verifica della loro unicità nell’ambito di un eventuale futuro archivio comune di registrazione delle identificazioni (Identification Registration Repository, IDRR). La Commissione dovrebbe formulare orientamenti tecnici sull’istituzione della suddetta organizzazione basandosi sull’azione di sostegno al programma riguardante la raccolta di dati relativi ai punti di ricarica/rifornimento per i combustibili alternativi e i codici unici di identificazione relativi agli attori della mobilità elettrica (IDACS).

(47)

È fondamentale che tutti gli attori dell’ecosistema della mobilità elettrica possano interagire facilmente attraverso strumenti digitali per offrire all’utente finale la migliore qualità del servizio. Occorrono quindi identificativi unici degli attori coinvolti nella catena del valore. La gamma di attori dovrebbe essere la più ampia possibile, e comprendere in particolare i produttori e i distributori di energia.  A tale fine, gli Stati membri dovrebbero designare un’organizzazione di registrazione delle identificazioni (Identification Registration Organisation, «IDRO») per l’emissione e la gestione di codici unici di identificazione («ID») con l’obiettivo di identificare quanto meno i gestori dei punti di ricarica e i fornitori di servizi di mobilità. L’IDRO dovrebbe raccogliere informazioni sui codici ID di mobilità elettrica già in uso nel rispettivo Stato membro, assegnare ove necessario nuovi codici di mobilità elettrica ai gestori dei punti di ricarica e ai fornitori di servizi di mobilità secondo una logica comune concordata a livello dell’Unione per la strutturazione dei codici ID di mobilità elettrica e consentire lo scambio di tali codici e la verifica della loro unicità nell’ambito di un eventuale futuro archivio comune di registrazione delle identificazioni (Identification Registration Repository, IDRR). La Commissione dovrebbe formulare orientamenti tecnici sull’istituzione della suddetta organizzazione basandosi sull’azione di sostegno al programma riguardante la raccolta di dati relativi ai punti di ricarica/rifornimento per i combustibili alternativi e i codici unici di identificazione relativi agli attori della mobilità elettrica (IDACS). L’obiettivo principale dovrebbe essere la cooperazione intersettoriale al fine di massimizzare le sinergie.

Motivazione

È opportuno garantire che tutti i soggetti coinvolti cooperino e si facciano carico del rispettivo contributo al servizio complessivo ai clienti e al funzionamento dei punti di ricarica.

Emendamento 15

Considerando 54

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

[…] È pertanto opportuno che la Commissione riesamini il presente regolamento entro la fine del 2026, in particolare per quanto riguarda la fissazione di obiettivi relativi ai punti di ricarica elettrica per i veicoli pesanti e all’infrastruttura per i combustibili alternativi per le navi e gli aeromobili a zero emissioni per il trasporto per vie navigabili e il trasporto aereo.

[…] È opportuno che la Commissione valuti l’impatto del presente regolamento al più tardi due anni dopo la sua entrata in vigore, sulla base dei concreti obiettivi stabiliti e tenendo conto delle emissioni prodotte nell’intero ciclo di vita dei veicoli per ciascuna tecnologia e del suo impatto sulle emissioni di CO2 generate dal trasporto su strada, nonché dell’impatto di ciascuna tecnologia sui consumatori (costo totale di proprietà). È altresì opportuno che la Commissione riesamini il presente regolamento entro la fine del 2026, in particolare per quanto riguarda la fissazione di obiettivi relativi ai punti di ricarica elettrica per i veicoli pesanti e all’infrastruttura per i combustibili alternativi per le navi e gli aeromobili a zero emissioni per il trasporto per vie navigabili e il trasporto aereo.

Motivazione

La valutazione del regolamento dovrebbe basarsi su criteri concreti e, pertanto, occorre fare riferimento agli obiettivi concreti che sono stati stabiliti.

Emendamento 16

Articolo 1, paragrafo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

3.   Il presente regolamento istituisce un meccanismo di comunicazione per incoraggiare la cooperazione e garantisce un solido monitoraggio dei progressi. Il meccanismo prevede un processo strutturato, trasparente e iterativo tra la Commissione e gli Stati membri volto alla messa a punto dei quadri strategici nazionali, alla loro successiva attuazione e alla corrispondente azione della Commissione.

3.   Il presente regolamento istituisce un meccanismo di comunicazione per incoraggiare la cooperazione e garantisce un solido monitoraggio dei progressi. Il meccanismo prevede un processo strutturato, trasparente, iterativo e di governance multilivello tra la Commissione e gli Stati membri volto alla messa a punto dei quadri strategici nazionali , tenendo conto delle strategie locali e regionali per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi già sviluppate dagli enti locali e regionali, alla loro successiva attuazione e alla corrispondente azione della Commissione.

Motivazione

La definizione dei quadri strategici nazionali per la diffusione dei combustibili alternativi deve basarsi su un vero e proprio approccio di governance multilivello, al fine di tenere pienamente conto degli interessi degli enti regionali e locali e delle loro strategie per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, già previste in vari «piani di mobilità urbana sostenibile» (PMUS) o in altre strategie regionali di mobilità.

Emendamento 17

Articolo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

1.   Gli Stati membri assicurano che:

1.   Gli Stati membri assicurano che:

siano realizzate stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri commisurate alla diffusione dei veicoli elettrici leggeri;

siano realizzate stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri commisurate alla diffusione dei veicoli elettrici leggeri;

nel loro territorio siano realizzate stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri che forniscano potenza di uscita sufficiente per tali veicoli.

nel loro territorio siano realizzate , in maniera equilibrata rispetto al territorio, stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri che forniscano potenza di uscita sufficiente per tali veicoli.

A tale fine, gli Stati membri provvedono affinché, alla fine di ogni anno, a decorrere dall’anno di cui all’articolo 24, siano cumulativamente conseguiti gli obiettivi di potenza di uscita seguenti:

A tale fine, gli Stati membri provvedono affinché, alla fine di ogni anno, a decorrere dall’anno di cui all’articolo 24, siano cumulativamente conseguiti gli obiettivi di potenza di uscita seguenti:

a)

per ciascun veicolo leggero elettrico a batteria immatricolato nel loro territorio, è fornita, attraverso stazioni di ricarica accessibili al pubblico, una potenza di uscita totale di almeno 1 kW; e

a)

per ciascun veicolo leggero elettrico a batteria immatricolato nel loro territorio, è fornita, attraverso stazioni di ricarica accessibili al pubblico, una potenza di uscita totale di almeno 1 kW; e

b)

per ciascun veicolo leggero ibrido plug-in immatricolato nel loro territorio, è fornita, attraverso stazioni di ricarica accessibili al pubblico, una potenza di uscita totale di almeno 0,66  kW.

b)

per ciascun veicolo leggero ibrido plug-in immatricolato nel loro territorio, è fornita, attraverso stazioni di ricarica accessibili al pubblico, una potenza di uscita totale di almeno 0,66  kW.

2.   […]

2.   […]

3.   Gli Stati membri confinanti provvedono affinché le distanze massime di cui alle lettere a) e b) non siano superate nelle tratte transfrontaliere della rete centrale TEN-T e della rete globale TEN-T.

3.    Nella realizzazione e nella promozione di infrastrutture di ricarica a norma del paragrafo 2, gli Stati membri tengono conto anche degli obiettivi dell’articolo 174 TFUE e garantiscono la disponibilità di tali infrastrutture nelle zone meno densamente popolate.

 

4.    Gli Stati membri confinanti provvedono affinché le distanze massime di cui alle lettere a) e b) non siano superate nelle tratte transfrontaliere della rete centrale TEN-T e della rete globale TEN-T.

Motivazione

Ai fini della promozione dei tipi di propulsione alternativi, la necessaria infrastruttura di ricarica deve essere disponibile anche al di fuori delle reti TEN-T, nelle zone in cui il numero di utenti è inferiore a causa della minore densità di popolazione e in cui l’installazione privata è meno redditizia.

Emendamento 18

Articolo 3, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

2.   Gli Stati membri garantiscono una copertura minima di punti di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri sulla rete stradale del loro territorio. A tale fine, gli Stati membri provvedono affinché:

2.   Gli Stati membri garantiscono una copertura minima di punti di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri sulla rete stradale del loro territorio. A tale fine, gli Stati membri provvedono affinché:

a)

nell’ambito della rete centrale TEN-T, in ciascun senso di marcia siano realizzati gruppi di stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri a una distanza massima di 60 km tra loro e conformemente alle prescrizioni seguenti:

a)

nell’ambito della rete centrale TEN-T, in ciascun senso di marcia siano realizzati gruppi di stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri a una distanza massima di 60 km tra loro e conformemente alle prescrizioni seguenti:

 

i)

entro il 31 dicembre 2025, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 300 kW e comprende almeno una stazione di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW ;

 

i)

entro il 31 dicembre 2025, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 500 kW e comprende almeno una stazione di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 250 kW ;

 

ii)

entro il 31 dicembre 2030, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 600 kW e comprende almeno due stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW .

 

ii)

entro il 31 dicembre 2030, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 900 kW e comprende almeno due stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 250 kW .

b)

nell’ambito della rete globale TEN-T, in ciascun senso di marcia siano realizzati gruppi di stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri a una distanza massima di 60 km tra loro e conformemente alle prescrizioni seguenti:

b)

nell’ambito della rete globale TEN-T, in ciascun senso di marcia siano realizzati gruppi di stazioni di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli leggeri a una distanza massima di 60 km tra loro e conformemente alle prescrizioni seguenti:

 

i)

entro il 31 dicembre 2030, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 300 kW e comprende almeno una stazione di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW ;

 

i)

entro il 31 dicembre 2030, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 500 kW e comprende almeno una stazione di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 250 kW ;

 

ii)

entro il 31 dicembre 2030, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 600 kW e comprende almeno due stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW .

 

ii)

entro il 31 dicembre 2030, ciascun gruppo di stazioni di ricarica fornisce una potenza di uscita di almeno 900 kW e comprende almeno due stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 250 kW .

 

c)

in casi debitamente giustificati, in regioni con caratteristiche specifiche (come l’ubicazione geografica, le difficoltà topografiche o la densità di popolazione) e dove un requisito basato sulla distanza è difficile da giustificare nella prospettiva del rapporto socioeconomico tra i costi e i benefici, si possono installare potenze di uscita inferiori, fermo restando tuttavia che ciascun gruppo di stazioni di ricarica dovrà fornire una potenza di uscita di almeno 300 kW e comprendere almeno una stazione di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW. Gli Stati membri notificano tali esenzioni alla Commissione.

Motivazione

Un recente studio del Parlamento europeo (1) ha concluso che la potenza di ricarica proposta per i punti di ricarica della TEN-T e dei nodi urbani è troppo bassa. Ciò potrebbe ostacolare la diffusione dei veicoli elettrici.

Per quanto riguarda le esenzioni, esse sono necessarie in quanto un approccio all’ubicazione dell’infrastruttura di ricarica basato esclusivamente sulla distanza non è coerente con il fabbisogno locale e regionale di infrastrutture di rifornimento. La fissazione degli stessi obiettivi basati sulla distanza e degli stessi obiettivi di ricarica per tutta l’Unione non tiene conto delle differenze regionali (densità di popolazione, ubicazione geografica).

Emendamento 19

Articolo 4, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

[…]

[…]

d)

entro il 31 dicembre 2025, in ciascun nodo urbano siano realizzati punti di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli pesanti che forniscano una potenza di uscita aggregata di almeno 600 kW , erogata da stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW ;

d)

entro il 31 dicembre 2025, in ciascun nodo urbano siano realizzati punti di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli pesanti che forniscano una potenza di uscita aggregata di almeno 900 kW , erogata da stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 300 kW ;

e)

entro il 31 dicembre 2030, in ciascun nodo urbano siano realizzati punti di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli pesanti che forniscano una potenza di uscita aggregata di almeno 1 200  kW , erogata da stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW .

e)

entro il 31 dicembre 2030, in ciascun nodo urbano siano realizzati punti di ricarica accessibili al pubblico per i veicoli pesanti che forniscano una potenza di uscita aggregata di almeno 2 000  kW , erogata da stazioni di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 300 kW .

 

f)

in casi debitamente giustificati, in regioni con caratteristiche specifiche (come l’ubicazione geografica, le difficoltà topografiche o la densità di popolazione) e dove un requisito basato sulla distanza è difficile da giustificare nella prospettiva del rapporto socioeconomico tra i costi e i benefici, si possono installare potenze di uscita inferiori, fermo restando tuttavia che ciascun gruppo di stazioni di ricarica dovrà fornire una potenza di uscita di almeno 600 kW e comprendere almeno una stazione di ricarica con potenza di uscita singola di almeno 150 kW. Gli Stati membri notificano tali esenzioni alla Commissione.

Motivazione

Stessa motivazione dell’emendamento 18.

Emendamento 20

Articolo 6, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

1.   Gli Stati membri provvedono affinché, entro il 31 dicembre 2030 , nel loro territorio sia realizzato un numero minimo di stazioni di rifornimento di idrogeno accessibili al pubblico.

1.   Gli Stati membri provvedono affinché, entro il 31 dicembre 2027 , nel loro territorio sia realizzato un numero minimo di stazioni di rifornimento di idrogeno accessibili al pubblico.

A tale fine, gli Stati membri provvedono affinché, entro il 31 dicembre 2030 , nell’ambito della rete centrale TEN-T e della rete globale TEN-T siano realizzate stazioni di rifornimento di idrogeno accessibili al pubblico a una distanza massima di 150 km tra loro, con capacità minima di 2 t /giorno e dotate di almeno un distributore a 700 bar. […]

A tale fine, gli Stati membri provvedono affinché, entro il 31 dicembre 2027 , nell’ambito della rete centrale TEN-T e della rete globale TEN-T siano realizzate stazioni di rifornimento di idrogeno accessibili al pubblico a una distanza massima di 150 km tra loro, con capacità minima di 4 t /giorno e dotate di almeno un distributore a 700 bar. […]

Motivazione

In molti Stati membri e regioni esistono già progetti relativi ad automezzi pesanti alimentati a idrogeno. Tali progetti hanno urgente bisogno di certezza ai fini della pianificazione. È pertanto opportuno prevedere un orizzonte temporale più ravvicinato e una capacità più elevata.

Emendamento 21

Articolo 13, paragrafo 3

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

3.   Gli Stati membri provvedono affinché i quadri strategici nazionali tengano conto , se del caso, degli interessi delle autorità regionali e locali, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture di ricarica e di rifornimento per i trasporti pubblici, nonché di quelli delle parti interessate.

3.   Gli Stati membri provvedono affinché i quadri strategici nazionali tengano conto degli interessi delle autorità regionali e locali, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture di ricarica e di rifornimento per i trasporti pubblici, nonché di quelli delle parti interessate. I quadri strategici nazionali comprendono un meccanismo di consultazione del livello subnazionale per integrare una rete permanente di feedback del livello locale nelle strategie dei rispettivi Stati membri per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi. L’infrastruttura per i combustibili alternativi deve essere disponibile in tutte le regioni. Pertanto, al fine di garantire la coesione dell’Unione, è opportuno includere degli obiettivi per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi a livello regionale (NUTS 2).

Motivazione

Mentre il considerando 16 e il considerando 38 sottolineano la necessità di includere un approccio multilivello nei quadri strategici nazionali (QSN), questo aspetto non viene ulteriormente definito nell’articolo corrispondente. Ciò costituirebbe un’occasione mancata per integrare nei QSN un meccanismo di consultazione degli enti locali e regionali, grazie al quale si potrebbe ottenere un prezioso riscontro a livello regionale sulle strategie dei rispettivi Stati membri per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi e se ne aumenterebbe la coerenza generale.

Emendamento 22

Articolo 13, paragrafo 4

Testo proposto dalla Commissione europea

Emendamento del CdR

4.    Se necessario, gli Stati membri cooperano tra di loro, mediante consultazioni o quadri strategici comuni, per garantire che le misure necessarie per conseguire gli obiettivi del presente regolamento siano coerenti e coordinate. […]

4.    Gli Stati membri cooperano tra di loro, mediante consultazioni o quadri strategici comuni, per garantire che le misure necessarie per conseguire gli obiettivi del presente regolamento siano coerenti e coordinate con il livello subnazionale e rispettino il principio di sussidiarietà e la governance multilivello . […]

Motivazione

Stessa motivazione dell’emendamento 21.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI

Transizione giusta

1.

sottolinea la necessità di effettuare degli studi e realizzare una mappatura delle conseguenze e delle tendenze occupazionali di una transizione verso un’industria automobilistica climaticamente neutra. La Commissione dovrebbe pertanto valutare l’impatto territoriale del regolamento in esame sull’industria automobilistica, sulla forza lavoro e sulle regioni specializzate in questo settore;

2.

rileva che la transizione dell’industria automobilistica europea verso veicoli a emissioni zero rappresenta il più vasto cambiamento strutturale mai affrontato dal settore, e avrà molteplici ripercussioni sui lavoratori, sulle imprese fornitrici e sui gruppi automobilistici in Europa. In vista di questa ampia trasformazione di uno dei settori chiave europei, il CdR invita la Commissione europea ad avviare con tutte le parti interessate (produttori di apparecchiature originali [OEM], fornitori, sindacati, mondo scientifico, associazioni ambientaliste, ONG, società civile, regioni e città ecc.) un dialogo strategico a vasto raggio e a lungo termine sulla trasformazione del settore automobilistico nell’UE, al fine di accompagnare politicamente tale processo, analizzare le diverse esigenze e prevedere un sostegno in tal senso. Sostiene le attuali forme di cooperazione a livello dell’UE che coinvolgono gli enti locali e regionali, come l’Alleanza delle competenze nel settore automobilistico, dedicata alla riqualificazione e al perfezionamento professionale degli addetti al settore, allo sviluppo dell’informazione e alla promozione del dialogo tra tutti i partner e i portatori di interesse pertinenti del settore;

3.

sostiene l’elaborazione di piani specifici per la riqualificazione e il miglioramento delle competenze, la formazione e la ridistribuzione dei lavoratori nel settore automobilistico dell’UE, in particolare nelle regioni più colpite dalla transizione;

4.

è favorevole alla messa a disposizione di risorse pubbliche destinate a un «programma per una transizione giusta» per l’ecosistema automobilistico, sul modello dell’attuale piattaforma per una transizione giusta. I finanziamenti per i piani regionali erogati attraverso il meccanismo per una transizione giusta sostengono oggi milioni di lavoratori in settori industriali ad alta intensità di carbonio come l’estrazione del carbone, e comprendono un apposito Fondo per una transizione giusta;

5.

esorta la Commissione a istituire un «meccanismo europeo per una transizione giusta del settore e delle regioni automotive», che dovrebbe attingere ai fondi europei, e a garantire che esso possa affrontare le sfide nelle regioni più colpite dalla trasformazione, raggiungendo tutte le PMI dell’indotto affinché si adattino ai cambiamenti nella catena del valore del settore automobilistico;

6.

ritiene che il meccanismo per una transizione giusta dovrebbe basarsi sui seguenti principi:

a)

risorse adeguate

b)

sostegno politico e scambio di migliori pratiche

c)

pianificazione della transizione e dialogo sociale.

I fondi assegnati nell’ambito del meccanismo devono essere destinati direttamente alla forza lavoro interessata e distribuiti in modo trasparente attraverso le regioni e le città in stretta cooperazione con le amministrazioni pubbliche competenti per la formazione e l’apprendimento permanente. Non dovrebbero rappresentare un salvagente per le imprese automobilistiche, bensì un investimento pubblico nel miglioramento delle competenze, nella diversificazione e nella formazione della forza lavoro;

7.

accoglie con favore l’iniziativa di un’«Alleanza delle regioni per una transizione giusta ed equa dell’industria europea della produzione e delle forniture automobilistiche». Queste regioni, che hanno un forte settore automotive, intendono svolgere un ruolo attivo nel garantire che nessuna regione sia lasciata indietro e che il nuovo sistema di mobilità sostenibile e alimentato con combustibili alternativi sia economicamente abbordabile e accessibile a tutti i cittadini di tutte le regioni. Il CdR sostiene pienamente la richiesta dell’Alleanza di creare un meccanismo per una transizione giusta per le regioni che dipendono dall’industria automobilistica, al fine di gestire le trasformazioni del settore;

8.

sottolinea che gli investimenti nell’istruzione professionale e ad alta tecnologia necessari per le nuove competenze in materia di mobilità elettrica dovrebbero essere messi a disposizione del livello locale e regionale;

9.

è favorevole al mantenimento nello stesso territorio delle nuove attività lanciate dalle imprese automobilistiche nell’ambito della mobilità alternativa, dando la priorità agli impianti esistenti.

Infrastrutture per combustibili alternativi

10.

considera che la realizzazione di infrastrutture di ricarica e rifornimento per i tipi di propulsione alternativi, in combinazione con le nuove norme in materia di emissioni di CO2 e in particolare con l’aumento della quota di mercato dell’elettromobilità, sia una condizione essenziale per conseguire gli obiettivi climatici a livello europeo, nazionale e regionale. Gli obblighi previsti finora dall’UE in materia di requisiti delle infrastrutture di ricarica e rifornimento non sono sufficienti a tal fine;

11.

si compiace del fatto che, trasformando la direttiva sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi (AFID) in un regolamento (AFIR), la Commissione proponga per la prima volta requisiti minimi obbligatori, estesi all’intera UE, uniformi e soprattutto intermodali per tale infrastruttura negli Stati membri;

12.

sostiene la piena decarbonizzazione del settore del trasporto su strada entro il 2050;

13.

sottolinea che, in linea di principio, bisogna lasciare ai costruttori un certo margine di manovra riguardo ai diversi tipi di propulsione e alle differenti soluzioni tecniche con cui viene conseguito l’obiettivo di immatricolare nell’UE solo veicoli a zero emissioni entro il 2035;

14.

sulla base del principio della neutralità tecnologica, la Commissione deve garantire la concorrenza tecnologica, nonché proporre alternative per le zone rurali e remote, come i biocarburanti avanzati (cfr. criteri di sostenibilità per i biocarburanti nell’allegato IX della direttiva sulle energie rinnovabili);

15.

chiede una valutazione dell’intensità delle emissioni dei biocarburanti (2); tale valutazione deve tenere conto dell’intero ciclo di vita del biocarburante e dei suoi impatti in termini di cambiamento di destinazione dei terreni, fattori di cambiamento indiretto della destinazione dei terreni, biodiversità e sicurezza alimentare;

16.

osserva che occorre prestare particolare attenzione ai seguenti aspetti:

punti di ricarica pubblici nelle zone urbane in cui sempre più veicoli elettrici non avranno accesso a parcheggi privati

punti di ricarica pubblici nelle zone remote e rurali;

17.

chiede che venga sviluppato l’impiego nei trasporti della tecnologia dell’idrogeno, che si trova in una fase dinamica, e auspica che, non appena siano note le necessarie soluzioni tecnologiche e l’entità della domanda, vengano creati i requisiti per una rete sufficientemente completa di punti di rifornimento di idrogeno. Gli anni 2027 e 2035 si prestano in quanto naturale riferimento temporale di una tabella di marcia che guidi l’adozione delle misure. Tra gli interventi da effettuare figura anche la preparazione dei necessari atti giuridici e delle relative decisioni. Tuttavia, nei casi in cui le caratteristiche specifiche di una regione (ad esempio l’ubicazione geografica o la densità di popolazione) rendano difficile giustificare i requisiti stabiliti dal punto di vista dei benefici economici globali, dovrebbe essere possibile, in casi debitamente motivati, concedere deroghe;

18.

sottolinea la necessità di infrastrutture dedicate per i veicoli pesanti, compresi i trasporti pubblici;

19.

reputa essenziale garantire un facile accesso a una ricarica intelligente e rapida, nonché informazioni sulla disponibilità delle stazioni di ricarica, sulle soluzioni di pagamento, sulle tariffe (trasparenza dei prezzi) ecc.;

20.

chiede che, nel valutare gli investimenti nel settore dei sistemi di propulsione alternativi nel trasporto su strada, sia data priorità alle misure volte a trasferire il trasporto merci verso la ferrovia.

Aspetti generali

21.

accoglie con favore l’intenzione di affrontare la questione delle norme sulle emissioni dei veicoli al fine di conseguire l’obiettivo della neutralità in termini di emissioni di carbonio. Le autovetture e i furgoni producono la quota maggiore, in termini assoluti, delle emissioni di CO2 nei trasporti, e le emissioni medie delle autovetture con motore a combustione interna sono in aumento;

22.

sottolinea che la presenza di mercati di autoveicoli inquinanti di seconda mano negli Stati membri dell’Europa centrale e orientale sposta i problemi di inquinamento tossico e «rilocalizza» le emissioni di carbonio nelle regioni meno sviluppate. Ciò ostacola la coesione dell’UE ed è contrario al valore fondamentale secondo cui tutti i cittadini dell’UE hanno pari diritto a un’aria pulita. La Commissione dovrebbe pertanto porre dei limiti al flusso di veicoli usati inquinanti in modo da proteggere l’ambiente e la salute pubblica e in linea con il mercato unico;

23.

suggerisce di elaborare una nuova norma Euro7/VII facendo sì che sia in linea con le possibilità tecniche di riduzione dell’inquinamento giù esistenti. In linea di principio, i requisiti della norma Euro 7/VII non dovrebbero compromettere i necessari, elevati costi di innovazione affrontati dal settore per realizzare nuovi sistemi di propulsione al fine di conseguire gli obiettivi climatici;

24.

dato il potenziale impatto del regolamento in esame sugli enti locali e regionali, sottolinea l’importanza di essere informato dai colegislatori su tutte le modifiche apportate alla proposta iniziale in ogni fase della procedura legislativa, compresi i negoziati di trilogo, in linea con il principio di leale cooperazione, in modo da poter esercitare correttamente le proprie prerogative previste dal trattato (articolo 91 del TFUE);

25.

ritiene che le due proposte di regolamento in esame siano conformi ai principi di proporzionalità e di sussidiarietà. Il valore aggiunto dell’azione dell’UE in questo campo e le pertinenti basi giuridiche su cui si fonda la proposta della Commissione sono chiari e coerenti. Si rammarica tuttavia del fatto che, contrariamente ad altre proposte presentate nell’ambito del pacchetto «Pronti per il 55 %», la proposta di regolamento sulla realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi (COM(2021) 559) non sia accompagnata da una griglia di valutazione della sussidiarietà e osserva che due parlamenti nazionali hanno emesso un parere motivato sul mancato rispetto del principio di sussidiarietà entro il termine per la presentazione di eventuali osservazioni, fissato all’8 novembre 2021.

Bruxelles, 26 gennaio 2022

Il presidente del Comitato europeo delle regioni

Apostolos TZITZIKOSTAS


(1)  Studio per la commissione TRAN — Infrastrutture per combustibili alternativi destinate ai veicoli pesanti.

(2)  The land use change impact of biofuels consumed in the EU — Quantification of area and greenhouse gas impacts (L’impatto dei biocarburanti consumati nell’UE in termini di cambiamento di destinazione dei terreni — Quantificazione della superficie e degli effetti sulle emissioni di gas serra), https://ec.europa.eu/energy/sites/ener/files/documents/Final%20Report_GLOBIOM_publication.pdf.


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