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Document 52020SC0396

DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE Raccomandazioni della Commissione per il piano strategico della PAC dell'Italia che accompagna il documento COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Raccomandazioni agli Stati membri sui relativi piani strategici della politica agricola comune

SWD/2020/396 final

Bruxelles, 18.12.2020

SWD(2020) 396 final

DOCUMENTO DI LAVORO DEI SERVIZI DELLA COMMISSIONE

Raccomandazioni della Commissione per il piano strategico della PAC dell'Italia

che accompagna il documento

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Raccomandazioni agli Stati membri sui relativi piani strategici
della politica agricola comune

{COM(2020) 846 final} - {SWD(2020) 367 final} - {SWD(2020) 368 final} - {SWD(2020) 369 final} - {SWD(2020) 370 final} - {SWD(2020) 371 final} - {SWD(2020) 372 final} - {SWD(2020) 373 final} - {SWD(2020) 374 final} - {SWD(2020) 375 final} - {SWD(2020) 376 final} - {SWD(2020) 377 final} - {SWD(2020) 379 final} - {SWD(2020) 384 final} - {SWD(2020) 385 final} - {SWD(2020) 386 final} - {SWD(2020) 387 final} - {SWD(2020) 388 final} - {SWD(2020) 389 final} - {SWD(2020) 390 final} - {SWD(2020) 391 final} - {SWD(2020) 392 final} - {SWD(2020) 393 final} - {SWD(2020) 394 final} - {SWD(2020) 395 final} - {SWD(2020) 397 final} - {SWD(2020) 398 final}


Indice

1. RACCOMANDAZIONI DELLA COMMISSIONE PER IL PIANO STRATEGICO DELLA PAC DELL'ITALIA

1.1 Promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato
che garantisca la sicurezza alimentare

1.2 Rafforzare la protezione ambientale e l'azione per il clima e contribuire al conseguimento degli obiettivi dell'Unione in materia di ambiente e di clima

1.3 Rafforzare il tessuto socio-economico delle zone rurali e rispondere
alle preoccupazioni sociali

1.4 Promuovere e condividere le conoscenze, l'innovazione e la digitalizzazione in agricoltura e nelle zone rurali ed incoraggiarne l'adozione

1.5 Raccomandazioni

2. ANALISI DELL'AGRICOLTURA E DELLO SVILUPPO RURALE
IN ITALIA

2.1 Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta
l'Unione per rafforzare la sicurezza alimentare

2.2 Migliorare l'orientamento al mercato e aumentare la competitività, compresa una maggiore attenzione alla ricerca, alla tecnologia e alla digitalizzazione

2.3 Migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore

2.4 Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a essi, come pure allo sviluppo dell'energia sostenibile

2.5 Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria

2.6 Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi
ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio

2.7 Attrarre giovani agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale
nelle zone rurali

2.8 Promuovere l'occupazione, la crescita, l'inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle zone rurali, inclusa la bioeconomia e la silvicoltura sostenibile

2.9 Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sani, nutrienti e sostenibili, nonché il benessere degli animali

2.10 Obiettivo trasversale in materia di conoscenza, innovazione e digitalizzazione



1.    RACCOMANDAZIONI DELLA COMMISSIONE PER IL PIANO STRATEGICO DELLA PAC DELL'ITALIA 

Nel quadro del dialogo strutturato per la preparazione del piano strategico della PAC (politica agricola comune), il presente documento contiene le raccomandazioni relative al piano strategico della PAC dell'Italia. Tali raccomandazioni si basano sull'analisi della situazione attuale, delle esigenze e delle priorità per l'agricoltura e le zone rurali in Italia. Le raccomandazioni riguardano gli obiettivi economici, ambientali e sociali specifici della futura PAC e in particolare l'ambizione e gli obiettivi specifici della strategia "Dal produttore al consumatore" e della strategia sulla biodiversità per il 2030. Come affermato nella strategia "Dal produttore al consumatore", la Commissione invita l'Italia, nel suo piano strategico della PAC, a fissare valori nazionali espliciti per gli obiettivi del Green Deal 1 , tenendo conto della sua situazione specifica e delle presenti raccomandazioni.

1.1    Promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare

Per gli agricoltori italiani il passaggio a un sistema alimentare sostenibile comporta tanto opportunità economiche quanto sfide significative. Negli ultimi anni, l'evoluzione positiva del reddito nei settori dell'agricoltura italiana, anche se ancora piuttosto moderata, si riflette nella riduzione del divario tra reddito agricolo e non agricolo. Tuttavia ciò non è sempre accompagnato dalla medesima tendenza in termini di competitività. L'Italia continua a dover far fronte a una bassa crescita della produttività nelle sue aziende agricole a causa dell'invecchiamento della popolazione agricola, del basso livello di digitalizzazione e delle piccole dimensioni delle aziende agricole. Inoltre, nonostante il buon livello di organizzazione dei produttori, la quota di valore aggiunto del settore primario nella filiera alimentare è diminuita.

Il reddito agricolo rimane volatile e, nonostante il ruolo cruciale svolto dai pagamenti diretti nella stabilizzazione del reddito agricolo, differenze significative nella distribuzione del sostegno (principalmente pagamenti diretti basati su riferimenti storici individuali) ne limitano l'efficacia. Tali differenze, che emergono in ragione di caratteristiche della produzione del passato, nel corso del tempo hanno perso la loro giustificazione in quanto sostengono soprattutto chi ne ha meno bisogno (ovvero le aziende agricole più grandi e quelle piccolissime) e sembrano essere distaccate tanto dalle realtà produttive odierne quanto dalle esigenze economiche e ambientali future. È inoltre auspicabile una distribuzione più equa a favore delle aziende agricole familiari redditizie, vincolando una quota maggiore di sostegno al reddito alle prestazioni ambientali, applicando gli strumenti disponibili nel contesto del piano della PAC come il sostegno ridistributivo complementare al reddito a favore della sostenibilità.

1.2    Rafforzare la protezione ambientale e l'azione per il clima e contribuire al conseguimento degli obiettivi dell'Unione in materia di ambiente e di clima 

Gli obiettivi ambientali sono particolarmente rilevanti per l'agricoltura italiana. La mitigazione dei cambiamenti climatici è un aspetto fondamentale: in Italia, le emissioni agricole (comprese le emissioni di gas a effetto serra (GES) e di ammoniaca), dopo una riduzione registrata tra il 1990 e il 2013, non sono diminuite negli ultimi 7 anni e sarà necessario fare di più per ridurle al fine di contribuire agli obiettivi dell'Unione (UE). Il settore zootecnico, soprattutto nelle zone soggette a un uso agricolo più intensivo nel nord Italia, svolge un ruolo particolarmente importante in tale contesto, in quanto le emissioni derivanti dalla fermentazione enterica e dalla gestione del letame rappresentano le principali fonti di emissioni totali. L'estensivizzazione e un'adeguata gestione dei pascoli, l'adozione di strategie di alimentazione del bestiame a basse emissioni e una migliore gestione del letame possono lavorare in sinergia e contribuire a rendere il settore zootecnico più sostenibile, in linea con la strategia dell'UE sul metano I . La produzione di energia rinnovabile dal settore agricolo e forestale può essere migliorata, dato che l'Italia si attesta su valori inferiori alla media UE nonostante un potenziale significativo di produzione di biomassa, energia solare ed eolica.

Anche la gestione sostenibile delle foreste presenta un potenziale notevole per lo sviluppo socioeconomico delle zone rurali: nonostante la copertura forestale significativa, gran parte delle foreste italiane non è gestita attivamente, il che potrebbe impedire alle foreste di svolgere il loro ruolo in veste di pozzi di assorbimento del carbonio, ridurne la resilienza rispetto a eventi metereologici estremi ed impedire loro di fornire altri beni e servizi ecosistemici.

Migliorare l'adattamento ai cambiamenti climatici è una priorità trasversale, dato che le azioni correlate possono apportare molteplici vantaggi ambientali ed economici: l'Italia è altamente vulnerabile ai rischi idrogeologici e ai rischi di erosione del suolo per azione dell'acqua, con danni crescenti causati da eventi metereologici estremi e relative sfide, quali gli incendi boschivi, le specie invasive e gli attacchi biotici alle foreste. L'acqua è una risorsa naturale fondamentale in un paese mediterraneo come l'Italia, nel quale gli episodi di siccità sono già frequenti e potrebbero diventare più marcati in futuro in ragione dei cambiamenti climatici. Il passaggio a colture a minore intensità idrica, associato a una maggiore diffusione di tecnologie di irrigazione efficienti, potrebbe contribuire a ridurre gli impatti. Il bilancio dei nutrienti per l'azoto è superiore alla media dell'UE e numerose zone presentano un livello elevato di inquinamento da nitrati, soprattutto nelle zone soggette ad uso intensivo e nelle acque sotterranee. A questo proposito, strumenti digitali di gestione dei nutrienti delle aziende agricole possono essere di grande utilità ed esiste un margine considerevole per migliorare la coerenza tra gli incentivi della politica agricola e la legislazione ambientale (direttive sulle acque e sui nitrati). In particolare dovrebbero essere rimossi gli ostacoli agli investimenti a favore di una maggiore efficienza irrigua. L'irrigazione dovrebbe essere sostenibile. Ciò significa limitare l'aumento della superficie irrigata o della quantità di acqua prelevata e soprattutto garantire che l'irrigazione sia in linea con le prescrizioni della direttiva quadro sulle acque, comprese quelle di non deterioramento e di conseguimento di un buono stato. L'Italia deve soddisfare tutti gli obblighi derivanti dalla direttiva quadro sulle acque. Dovrebbero inoltre essere sostenuti gli investimenti che favoriscono l'accumulo di risorse idriche e la prevenzione delle inondazioni/la protezione contro le stesse, utili anche per regolamentare meglio gli eventi meteorologici estremi legati ai cambiamenti climatici.

Nonostante l'agricoltura biologica in Italia sia ben al di sopra della media UE (cfr. sezione 2.5 per dettagli sui principali fattori trainanti), la situazione della biodiversità in Italia è in costante peggioramento, soprattutto per quanto concerne gli uccelli, le specie e gli habitat legati ai terreni agricoli. Si dovrebbero attuare sforzi maggiori per promuovere un uso decisamente inferiore e più razionale dei prodotti fitosanitari (considerando che talune regioni italiane sono tra gli utilizzatori più intensivi di pesticidi nell'UE), nonché per garantire la presenza e la conservazione degli elementi caratteristici del paesaggio. È necessaria una gestione migliore delle zone di Natura 2000 e di altre zone protette, tenendo conto dell'analisi e delle raccomandazioni dei quadri di azione prioritaria.

1.3    Rafforzare il tessuto socio-economico delle zone rurali e rispondere alle preoccupazioni sociali

Al fine di attuare la transizione verso un settore agricolo verde e moderno, che potrebbe contribuire ulteriormente a rendere la varietà italiana di prodotti alimentari di alto valore un esempio di successo globale, il paese deve affrontare una delle sfide sociali più importanti poste all'agricoltura europea: il ricambio generazionale. In Italia tale sfida è particolarmente sentita dato che la percentuale di giovani agricoltori del paese la colloca al terzultimo posto tra gli Stati membri e tale percentuale continua a diminuire. Tale tendenza è riscontrabile anche nel rapporto tra capi azienda giovani e più anziani (6 giovani agricoltori ogni 100 anziani). Migliorare la successione delle aziende agricole dipende in maniera critica dal disporre di un accesso adeguato ai fattori di produzione primaria, che consentono investimenti, ed è intrinsecamente legato a condizioni e prospettive favorevoli che consentono alle persone di rimanere e vivere bene nelle zone rurali.

Nell'ultimo decennio l'Italia ha dovuto affrontare un esodo generale dalle zone rurali. Tra tutti gli Stati membri, presenta il tasso di occupazione rurale più basso (con uno dei divari di genere più elevati), la seconda percentuale più elevata di giovani (15-24 anni) che non lavorano né seguono un corso di studi e il terzo tasso più elevato di disoccupazione rurale. Affrontare le esigenze specifiche delle zone rurali è diventato fondamentale per il loro futuro. A tal fine saranno necessari investimenti in capitale tanto fisico quanto umano sostenuti da adeguate risorse finanziarie e da un'attenzione particolare ai territori e ai portatori di interessi maggiormente bisognosi.

Per conseguire risultati in materia di parità di genere, sarà necessario considerare attentamente le esigenze specifiche delle donne nell'agricoltura e nelle zone rurali. Garantire la tutela dei lavoratori agricoli, in particolare di quelli precari, avrà un ruolo fondamentale ai fini del rispetto dei diritti sanciti dalla legislazione, elemento essenziale per la creazione del sistema alimentare equo dell'UE previsto dalla strategia "Dal produttore al consumatore".

Al fine di contribuire a un sistema alimentare sostenibile, tali investimenti dovrebbero dare la priorità a una variazione più marcata della produzione in maniera da soddisfare le preferenze dei consumatori in settori quali la produzione di qualità e la produzione biologica. L'Italia dovrebbe sforzarsi di passare a diete più equilibrate, più sane e maggiormente sostenibili dal punto di vista ambientale. La resistenza antimicrobica legata all'uso eccessivo e inappropriato di antimicrobici nell'assistenza sanitaria animale e umana dovrebbe essere particolarmente prioritaria dato che la vendita di agenti antimicrobici veterinari in Italia è stata la seconda più elevata registrata tra tutti gli Stati membri dell'UE nel 2018. Un contributo importante all'agricoltura sostenibile può essere ottenuto migliorando il benessere degli animali, in particolare per le zone di allevamento intensivo di bestiame, suini e galline ovaiole, promuovendo le migliori pratiche per una zootecnia, una prevenzione e un controllo delle infezioni migliori.

L'uso di pesticidi rimane elevato ed esistono margini notevoli di miglioramento. Inoltre è necessario affrontare anche alcune questioni relative al benessere degli animali e promuovere investimenti e azioni destinati a prevenire un'ulteriore diffusione di malattie infettive tra i vegetali e gli animali.

1.4    Promuovere e condividere le conoscenze, l'innovazione e la digitalizzazione in agricoltura e nelle zone rurali ed incoraggiarne l'adozione 

Affrontare le sfide economiche, ambientali e sociali delineate nei paragrafi che precedono costituisce un passo essenziale nella transizione verso una produzione alimentare sostenibile e zone rurali competitive. La presenza di un sistema di conoscenza e innovazione in agricoltura (AKIS) ben funzionante sarà fondamentale in tale processo, dato che può favorire flussi di conoscenza tra vari soggetti, rispondere alle crescenti esigenze di informazione degli agricoltori, accelerare l'innovazione e aumentare la valorizzazione delle conoscenze esistenti al fine di conseguire tutti gli obiettivi della PAC, non soltanto nell'agricoltura ma in qualsiasi attività legata all'agricoltura e alle zone rurali.

Attualmente la frammentazione del sistema italiano di conoscenza e innovazione in agricoltura e la mancanza di coordinamento strategico tra le sue componenti influiscono negativamente sul flusso di conoscenze e innovazione. Al fine di raccogliere e portare sul campo le scoperte scientifiche e le innovazioni più recenti, i consulenti devono essere sostenuti tanto in termini di formazione ricevuta quanto di erogazione di servizi a sostegno dell'innovazione, anche attraverso i progetti del gruppo operativo del partenariato europeo per l'innovazione (PEI). Il quadro attuale di azioni di condivisione delle conoscenze dovrebbe inoltre essere coordinato e rafforzato al fine di creare una rete nazionale solida della PAC che faciliterà l'attuazione dei risultati pertinenti in materia di ricerca e innovazione.

Considerando, oltre a questo, il livello di istruzione relativamente basso degli agricoltori italiani e la mancanza di iniziative di formazione per consulenti e agricoltori, le carenze dell'AKIS italiano possono limitarne la capacità di transizione verso un'agricoltura più verde e più digitale prevista dalla strategia "Dal produttore al consumatore" nonché la possibilità di rendere le zone rurali più attraenti.

Un AKIS più forte potrebbe inoltre contribuire ad aumentare il livello di digitalizzazione delle aziende agricole e delle zone rurali italiane, attualmente in ritardo rispetto ad altri Stati membri e rispetto alle zone non rurali del paese. La disponibilità di una copertura impeccabile di infrastrutture digitali veloci sarà fondamentale per migliorare l'adozione delle tecnologie digitali e potenziale le competenze digitali della popolazione rurale italiana.

Infine occorre osservare che l'efficacia complessiva delle azioni sostenute dalla PAC in Italia è ostacolata da numerose barriere al funzionamento della pubblica amministrazione. Migliorare il sistema amministrativo e burocratico, anche aumentandone il livello di digitalizzazione e coordinando politiche diverse e complementari, costituisce un passo fondamentale da compiere al fine di sostenere in maniera efficace e paritaria gli agricoltori di tutto il paese e le persone che vivono nelle zone rurali italiane.

1.5    Raccomandazioni

Al fine di affrontare le suddette sfide economiche, ambientali/climatiche e sociali interconnesse, la Commissione ritiene che il piano strategico italiano della PAC debba focalizzare le proprie priorità e concentrare i propri interventi sui punti che seguono, tenendo adeguatamente conto dell'elevata diversità territoriale dell'agricoltura e delle zone rurali italiane.

Promuovere un settore agricolo intelligente, resiliente e diversificato che garantisca la sicurezza alimentare

·Rafforzare la posizione concorrenziale e la resilienza del settore agricolo, ostacolato tra l'altro dal suo basso livello di digitalizzazione e dalle dimensioni ridotte delle aziende agricole, migliorando l'equità del sostegno, compiendo progressi nel processo di convergenza interna e indirizzando meglio gli investimenti e i pagamenti diretti, utilizzando gli strumenti disponibili nel quadro del piano della PAC, quali il sostegno ridistributivo complementare al reddito a favore della sostenibilità e la riduzione dei pagamenti. Dovrebbero inoltre essere forniti strumenti adeguati di gestione dei rischi;

·migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare con azioni mirate disponibili nel contesto di entrambi i pilastri della PAC, quali il rafforzamento e lo sviluppo delle organizzazioni di produttori e delle cooperative, in particolare nelle regioni e nei settori nei quali sono meno presenti, e la promozione di filiere alimentari corte e innovative.

Rafforzare la tutela dell'ambiente e l'azione per il clima e contribuire al conseguimento degli obiettivi dell'Unione in materia di ambiente e clima

·Contribuire all'obiettivo del Green Deal europeo in materia di agricoltura biologica migliorando la tendenza attuale all'aumento delle superfici destinate ad essa attraverso incentivi adeguati a sostegno di iniziative e programmi di conversione e mantenimento quali il riconoscimento di biodistretti destinati a questo tipo di agricoltura; a ciò dovrebbe associarsi un aumento della domanda di alimenti biologici;

·aumentare la sostenibilità della produzione, mitigando nel contempo i cambiamenti climatici e riducendo le emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti atmosferici, attraverso una combinazione adeguata di interventi volontari e obblighi quali pratiche di sostegno che portino a un uso più efficiente dei fattori di produzione (in particolare sfruttando il potenziale di sequestro del carbonio nei suoli agricoli, l'agricoltura di precisione, metodi agro-ambientali e a basso impiego di fattori di produzione), adottando strategie di alimentazione del bestiame a basse emissioni, migliorando la gestione del letame, aumentando l'uso di energia proveniente da fonti rinnovabili, migliorando la gestione dei residui agricoli, dei pascoli e delle zone forestali e la loro valorizzazione come pozzo di assorbimento del carbonio;

·promuovere la resilienza e l'adattamento ai cambiamenti climatici incentivando la gestione sostenibile dei terreni agricoli e forestali attraverso la definizione di requisiti e regimi che promuovono l'agroforestazione, riducendo l'erosione del suolo e i rischi idrogeologici, rendendo più sostenibile la gestione delle risorse idriche (anche migliorando il coordinamento tra i diversi attori e promuovendo un'irrigazione efficiente e colture a minore intensità idrica) e migliorando la qualità dei suoli (in particolare il loro contenuto di carbonio) con pratiche agricole che aumentino l'efficienza dell'uso di fertilizzanti dalla stabulazione degli animali fino alle tecniche di fertilizzazione, agli strumenti di gestione dei nutrienti e alla gestione delle colture, contribuendo in tal modo anche all'obiettivo del Green Deal europeo concernente le perdite di nutrienti;

·arrestare e invertire la perdita di biodiversità promuovendo pratiche di gestione adeguate e azioni di ripristino degli habitat a favore di specie e habitat protetti, uccelli e impollinatori presenti sui terreni agricoli, contribuendo all'obiettivo del Green Deal europeo concernente gli elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità sui terreni agricoli e rafforzando il ruolo di registri nazionali-regionali come quelli sui paesaggi e sulle risorse dell'agrobiodiversità, aumentando allo stesso tempo la coerenza con la legislazione ambientale a livello del quadro di azione prioritaria e dei piani di gestione dei siti Natura 2000;

·migliorare la gestione forestale sostenibile multifunzionale, la protezione delle foreste e il ripristino degli ecosistemi forestali al fine di conseguire buone condizioni degli habitat e delle specie legate alla biodiversità forestale nonché di sviluppare la resilienza a minacce quali i cambiamenti climatici.

Rafforzare il tessuto socio-economico delle zone rurali e rispondere alle esigenze sociali

·Compiere sforzi significativi per ridurre l'uso e i rischi legati ai pesticidi in linea con l'obiettivo del Green Deal europeo, sostenendo programmi che danno la priorità a pratiche di difesa fitosanitaria che non ricorrono a sostanze chimiche e che promuovono il passaggio a prodotti fitosanitari meno pericolosi e a pratiche agricole sostenibili quali la difesa fitosanitaria integrata;

·contribuire al conseguimento dell'obiettivo del Green Deal europeo concernente gli antimicrobici mettendo in atto sforzi notevoli al fine di ridurre in maniera significativa l'uso di antimicrobici nell'agricoltura, considerando che dai dati emergono vendite di tali prodotti superiori alla media dell'UE. L'Italia è incoraggiata a utilizzare tutti gli strumenti disponibili, compresi quelli nel quadro della PAC, al fine di sostenere gli agricoltori, ad esempio promuovendo migliori pratiche concernenti l'uso ridotto e prudente di antimicrobici, associato a una migliore gestione del bestiame, alla biosicurezza, alla prevenzione e al controllo delle infezioni;

·migliorare il benessere degli animali, soprattutto per i suini e le galline ovaiole, promuovendo e sostenendo migliori pratiche, conoscenze e investimenti nell'allevamento intensivo di bestiame così come nei settori e nelle zone geografiche maggiormente interessate;

·incoraggiare un numero maggiore di giovani a dedicarsi all'agricoltura e ad altre attività nelle zone rurali, anche proseguendo le dinamiche positive in termini di giovani donne occupate nell'agricoltura, combinando interventi anche destinati a rimuovere le barriere all'accesso ai fattori di produzione (quali il deficit di finanziamento per i giovani agricoltori e imprenditori e l'accesso ai terreni);

·promuovere lo sviluppo socioeconomico delle zone rurali e invertire le tendenze di spopolamento, mirando alle zone rurali maggiormente bisognose, con una combinazione adeguata di interventi tra l'altro con l'obiettivo di colmare il divario tra zone rurali e urbane nei servizi di base e nelle infrastrutture e cogliere le opportunità economiche, compresa l'esplorazione del potenziale per il turismo rurale e la bioeconomia; in tal modo, sarà importante garantire sinergie con altri fondi dell'UE e nazionali;

·rafforzare gli sforzi per promuovere l'inclusione sociale nelle zone rurali, prestando particolare attenzione ai gruppi vulnerabili e in particolare alla situazione critica dei migranti e allo sfruttamento della manodopera in agricoltura.

Promuovere e condividere le conoscenze, l'innovazione e la digitalizzazione in agricoltura e nelle zone rurali ed incoraggiarne l'adozione

·Contribuire all'obiettivo del Green Deal europeo concernete la banda larga completando tempestivamente gli investimenti a sostegno della banda larga veloce che raggiunge tutti i nuclei familiari nelle zone rurali, in particolare nelle zone scarsamente popolate, colmando il divario tra le zone rurali e quelle urbane nonché accelerando lo sviluppo di competenze digitali e in termini di conoscenze nelle zone rurali e nell'agricoltura;

·affrontare la frammentazione dell'AKIS ricorrendo a interventi volti a rafforzare i servizi di consulenza e collegarli con le altre componenti dell'AKIS, incoraggiando lo sviluppo e lo scambio di conoscenze, sostenendo la formazione di consulenti e agricoltori, in maniera da aumentare l'adozione di pratiche agricole sostenibili, il livello della digitalizzazione e l'adozione di innovazioni che possano favorire la sostenibilità delle attività agricole e la competitività delle zone rurali in generale.



2.    ANALISI DELL'AGRICOLTURA E DELLO SVILUPPO RURALE IN ITALIA

L'Italia ha una popolazione di 60,35 milioni di abitanti ed è suddivisa in 20 regioni amministrative. La maggior parte della popolazione vive in zone rurali o intermedie (il 53 % della popolazione totale). Tali territori coprono congiuntamente la superficie più ampia del paese e rappresentano oltre 12 milioni di occupati. I settori dell'agricoltura e forestale costituiscono la spina dorsale economica di tali territori e svolgono un ruolo fondamentale nel mantenere le zone rurali un ambiente vivibile e vivace. Tuttavia numerose zone rurali italiane soffrono ancora di gravi problemi di sviluppo e ritardi nella fornitura di servizi di base e infrastrutture fondamentali quali la banda larga. Ciò ha un effetto negativo sullo sviluppo economico e sociale di tali territori, soprattutto per quanto riguarda il ricambio generazionale e lo sviluppo delle imprese.

Nel 2016 in Italia erano attive circa 1,1 milioni di aziende agricole, che occupavano 12,6 milioni di ettari (ha). La maggior parte di esse è a conduzione familiare e di piccole dimensioni. Inoltre più del 50 % della superficie totale adibita ad uso agricolo è classificata come montuosa o soggetta a vincoli naturali. La combinazione unica di climi, terreni e morfologia territoriale differenti ha favorito lo sviluppo di una diversità notevole nell'agricoltura e nella silvicoltura italiane. Ciò si traduce in una delle produzioni agricole più diversificate dell'UE. L'Italia è inoltre specializzata nella produzione di prodotti agricoli di qualità nel quadro di regimi di qualità dell'UE (indicazioni geografiche - IG, denominazioni di origine protetta - DOP e indicazioni geografiche protette - IGP). L'Italia è anche uno dei principali produttori di vino al mondo in termini di volume. La sostenibilità dell'agricoltura e della silvicoltura italiane è minacciata da un'elevata frammentazione della struttura agricola (una delle più frammentate nell'UE), un reddito agricolo inferiore rispetto ad altri Stati membri dell'UE e un diffuso sfruttamento della manodopera.

2.1    Sostenere un reddito agricolo sufficiente e la resilienza in tutta l'Unione per rafforzare la sicurezza alimentare

In Italia il reddito medio dei fattori in agricoltura per lavoratore varia tra circa 18 300 EUR tra il 2005 e il 2018, passando da 14 800 EUR nel 2010 a più di 22 000 EUR nel 2013. Il reddito agricolo per lavoratore è in media pari a circa il 59 % della media delle retribuzioni dell'intera economia tra il 2005 e il 2018 II . Tale percentuale varia dal 45 % nel 2010 al 71 % nel 2013 e tende ad essere superiore alla media UE, che passa dal 33 % nel 2009 e dal 50 % nel 2017, pur rimanendo inferiore alla media UE 15 e ciò è in parte dovuto alla bassa crescita dell'economia in Italia.

Dai dati in base alla dimensione fisica delle aziende agricole emerge che il reddito per lavoratore aumenta notevolmente fino a 3 volte la media per le aziende agricole di dimensioni superiori a 250 ha (97 000 EUR rispetto alla media di 32 700 EUR) III .

Come mostrato ad esempio dall'indicatore di risultato 6, l'importo per ettaro di pagamenti diretti è mediamente inferiore (97,1 %) IV per le aziende agricole di dimensioni inferiori alla media (che nel 2016 era pari a circa 11 ha tra i beneficiari di pagamenti diretti in Italia), mentre il loro reddito è notevolmente inferiore V . Inoltre, oltre alla riduzione del sostegno in Italia dovuta alla convergenza esterna, l'attuazione del regime attuale ha comportato la diminuzione relativa del sostegno concesso alle aziende agricole di dimensioni inferiori a 10 ha VI . Nel 2017, il 20 % dei beneficiari possedeva il 75 % dei terreni e riceveva l'80 % dei pagamenti diretti VII . Le aziende agricole della classe economica superiore a 250 000 EUR presentano il reddito più elevato dei fattori in agricoltura per lavoratore, così come un pagamento diretto per ettaro superiore alla media VIII .

Nel 2018 in Italia i pagamenti diretti hanno rappresentato il 15 % del reddito dei fattori in agricoltura. I pagamenti nel contesto del secondo pilastro (fatta eccezione per le sovvenzioni per gli investimenti) hanno rappresentato più del 5 % del reddito dei fattori nel 2018 IX . Se si esaminano i diversi settori, i pagamenti per le zone soggette a vincoli naturali o specifici sono particolarmente importanti nel settore del latte e dell'allevamento.

Il reddito per lavoratore tende ad essere superiore alla media per i granivori, il latte e l'orticoltura. Il reddito per lavoratore è in media inferiore per olive, cereali, semi oleosi, colture proteiche, colture miste e bestiame. L'importo dei pagamenti diretti per ettaro è il più elevato per olive, latte e bovini e il più basso per ovini e caprini, vino e orticoltura.

La quota dei pagamenti diretti sul reddito è elevata soprattutto per le colture in campo (anche in ragione del reddito inferiore), ma è importante anche per i settori degli ovini, dei caprini e dei bovini.

Il reddito più elevato si registra in relazione a granivori (che presentano la dimensione economica maggiore), latte ed orticoltura; altrimenti è comparabile tra i settori. In ragione di riferimenti storici per i pagamenti diretti e della produzione standard diversa, nel 2018 la percentuale dei contributi totali al funzionamento (pagamenti diretti e sostegno allo sviluppo rurale) rispetto al reddito è più elevata per i cereali, i semi oleosi e le colture proteiche e le olive (56 % e 54 %). Il settore dell'orticoltura e del vino riceve un livello molto basso di sostegno al reddito (rispettivamente pari all'1 % e all'8 %), mentre il 46 % del settore ovino è dovuto in pari misura ai pagamenti diretti (26 %) e alle zone soggette a vincoli naturali o specifici (20 %) X .

Tra le altre ragioni, compresi i rischi climatici, i redditi agricoli variano notevolmente, in particolare nei settori nei quali il livello di sostegno è molto basso (orticoltura). Per quanto concerne l'assicurazione delle colture a copertura dei rischi climatici, l'adozione in Italia è pari a circa il 50 % delle aziende agricole professionali, anche se con differenze regionali nell'ambito delle quali le regioni meridionali registrano le percentuali inferiori XI .

Il numero di beneficiari di dimensioni molto piccole continua a diminuire, infatti il numero totale si è dimezzato rispetto al 2006 (passando da 1,6 milioni a 800 000 nel 2018); a partire dal 2005, si osserva una leggera ridistribuzione del sostegno a favore di aziende agricole a conduzione familiare di medie dimensioni (tra 10 000 e 100 000 EUR) XII .

Direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale. Indicatore di contesto della PAC C.25 Reddito dei fattori in agricoltura e indicatore di contesto della PAC C.26 Reddito da impresa agricola. Il reddito è basato sui dati Eurostat [ aact_eaa04 ], [ aact_ali01 ] e [ aact_eaa06 ], dopo aver sommato i redditi da lavoro dipendente al reddito da impresa e dividendo per il numero di unità lavorative-anno. Nota: i dati per il 2019 sono frutto di una stima. Media delle retribuzioni nei vari settori economici calcolata in base ai dati forniti da Eurostat [ nama_10_a10_e ] relativi a mille ore lavorate dai dipendenti (concetto interno) e alla voce "retribuzioni" [ nama_10_a10 ].

Commissione europea. Ripartizione del sostegno al reddito.

Distribution of direct aid to farmers – indicative figures 2018 financial year

2.2    Migliorare l'orientamento al mercato e aumentare la competitività, compresa una maggiore attenzione alla ricerca, alla tecnologia e alla digitalizzazione

La produttività totale dei fattori è rimasta stabile in Italia tra il 2005 e il 2018 con marcate differenze per settore. La produttività del lavoro aumenta principalmente in ragione di un flusso in uscita di manodopera (-10 % tra il 2005 e il 2019 XIII ). La produttività dei terreni riflette gli andamenti in termini di rendimenti e canoni di locazione. La produttività per ettaro e per unità di lavoro aumenta con la dimensione economica dell'azienda agricola. Le imprese di dimensioni maggiori presentano un utilizzo migliore delle risorse, in particolare di quelle legate alla manodopera XIV .

La bilancia commerciale del settore agroalimentare in Italia era positiva nel 2016, anche se erano presenti differenze a livello regionale XV . La bilancia commerciale extra-UE era positiva con un aumento costante dal 2012. La bilancia commerciale intra-UE era invece negativa ma mostrava una tendenza al rialzo. Vino e prodotti trasformati mostrano un andamento positivo della bilancia commerciale tanto intra-UE quanto extra-UE; tale tendenza è concentrata in pochissime regioni. La percentuale maggiore delle esportazioni verso paesi extra UE corrisponde agli alimenti trasformati XVI , a dimostrazione dell'importanza del valore aggiunto. Il vino (42 %) e le preparazioni alimentari (28 %) sono i prodotti più significativi nelle esportazioni agroalimentari italiane nel 2018 XVII .

Le esportazioni verso paesi terzi sono ancora più concentrate nel settore dei prodotti alimentari trasformati e del vino (47,5 % del totale delle esportazioni nel 2018), che ha registrato prestazioni molto positive (+ 81 % rispetto al 2007), e delle preparazioni alimentari (25 % del totale, + 146 % nel 2007). Tuttavia tutte le esportazioni sono state soggette a dinamiche significative, come ad esempio i prodotti non alimentari (+ 206,6 % dal 2007) e le bevande (+ 102,4 %); per queste ultime, il valore delle esportazioni risulta essere più di tre volte superiore rispetto alle importazioni (797 milioni di EUR e 240 milioni di EUR) XVIII .

Nell'ultimo decennio, dato il basso consumo nazionale, la commercializzazione sui mercati esteri ha rappresentato un fattore chiave per la sopravvivenza delle imprese, anche nel settore agroalimentare.

Si registra una tendenza al ribasso degli investimenti in tutti i settori e in tutte le zone geografiche, anche se principalmente al Sud, legata alla recessione economica. Nel periodo 2007-2016 gli investimenti nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca sono diminuiti in tutte le regioni fatta eccezione per il Piemonte e la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. L'entità della diminuzione della produttività totale dei fattori in agricoltura è stata diversa tra le regioni, lasciando diverse regioni del Centro-Sud in ritardo rispetto alla maggior parte delle regioni del Centro-Nord XIX .

Nel 2017 la produzione del settore agricolo italiano è stata pari a 5,6 miliardi di EUR, corrispondente al 15 % degli investimenti fissi lordi agricoli europei (57,6 miliardi di EUR) rispetto al 19 % del 2007. Gli investimenti nel settore agricolo a livello nazionale sono diminuiti in maniera significativa rispetto a quelli dell'UE-28 e dell'UE-15 XX .

Rispetto ad altri paesi europei, la competitività del settore agricolo italiano è ostacolata da uno scarso utilizzo delle tecnologie digitali. La ricerca e l'innovazione sono dinamiche in Italia (cfr. punto 2.10). Vi sono 20 poli di innovazione digitale XXI pienamente operativi nel settore agricolo, forestale e venatorio. Tuttavia la diffusione delle innovazioni digitali è bassa, legata a un AKIS non ottimale (cfr. punto 2.10), alla mancanza di infrastrutture digitali nelle zone rurali (cfr. punto 2.8) e alla mancanza di competenze digitali nella popolazione rurale. Infatti soltanto il 38 % delle persone che vivono nelle zone rurali possiede competenze digitali di base o superiori al livello base, rispetto a una media UE del 45 % XXII . Le misure di sviluppo rurale in sinergia con le politiche nazionali ed europee svolgono un ruolo fondamentale, come riconosciuto nelle "Linee guida per lo sviluppo dell'Agricoltura di Precisione in Italia" (2015) XXIII . Purtroppo l'efficacia di tali azioni è stata ostacolata da notevoli riduzioni delle loro dotazioni finanziarie iniziali e da una lenta attuazione.

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.27 Produttività totale dei fattori.

Sulla base di dati Eurostat [ aact_eaa05 ], [ aact_eaa04 ], [ aact_ali01 ], [ apro_cpsh1 ] e [ ef_mptenure ] e RICA.

2.3    Migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore 

La percentuale di valore aggiunto fornito dai produttori primari (30 % nel 2017) è maggiore rispetto a quella aggiunta da altri operatori della catena del valore dei prodotti alimentari (compresi i servizi di distribuzione, produzione e ai consumatori) e leggermente superiore alla media UE negli ultimi anni XXIV . Ciononostante si osserva una costante diminuzione di tale percentuale (dal 35 % nel 2013 al 30 % nel 2017, mentre la media UE è recentemente in aumento) dato che il valore per il settore agricolo è piuttosto stabile in termini assoluti, mentre gli altri settori sono in espansione XXV . Ciò avviene in un contesto impegnativo di relativa frammentazione dei produttori nella filiera alimentare e di indebolimento della posizione contrattuale dei produttori agricoli rispetto agli attori a monte e a valle, dove gli agricoltori fanno fatica a mantenere redditi agricoli in linea con l'evoluzione delle retribuzioni in altri settori nonostante alcuni progressi recenti XXVI 24. Da ulteriori analisi emerge che il settore delle colture genera il 64 % della produzione agricola italiana, in particolare attraverso frutta e verdura, vino e olio d'oliva XXVII 24. Una legislazione nazionale sulle prassi commerciali sleali è già in atto in una certa misura XXVIII mentre i prezzi dei produttori sono leggermente inferiori a quelli dei prodotti alimentari al consumo XXIX .

Diversi indicatori mostrano il livello di cooperazione tra gli agricoltori XXX : nella maggior parte dei settori agricoli ci sono organizzazioni di produttori riconosciute, il numero di organizzazioni di produttori riconosciute per milione di aziende agricole in Italia è superiore alla media UE (360 rispetto a 254), e il numero medio di membri di tali organizzazioni è molto elevato (il 25 % delle organizzazioni di produttori ha più di 2 000 membri ciascuna). Anche la percentuale di prodotti commercializzati tramite le organizzazioni di produttori nel settore chiave dei prodotti ortofrutticoli è una delle più elevate dell'UE e in aumento (dal 63 % nel 2014 al 71 % nel 2017). Tuttavia esistono disparità regionali e diversi agricoltori del Sud sono associati ad organizzazioni di produttori aventi sede nel Nord. Le cooperative agricole occupano un posto di rilievo, ma sono concentrate al Nord. Inoltre le cooperative trarrebbero vantaggio da forme innovative di cooperazione per rallentare la riduzione in atto della partecipazione degli agricoltori. Alcune organizzazioni interprofessionali operano anche a livello nazionale e regionale XXXI .

I segmenti della produzione agricola che presentano il valore aggiunto più elevato sono piuttosto dinamici: la percentuale della superficie totale destinata all'agricoltura biologica è superiore alla media dell'UE (15 % rispetto all'8 % nel 2018), il numero di produttori nel settore dei prodotti biologici è il primo dell'UE (quasi 67 000 nel 2017 su un totale di 309 000) e i dati degli ultimi anni confermano tale tendenza XXXII . Si osserva uno squilibrio territoriale, dato che la produzione dell'agricoltura biologica proviene principalmente dal Sud del paese e la trasformazione/il consumo si concentra invece al Nord XXXIII . Anche i regimi di qualità sono ben sviluppati (866 prodotti nel quadro dei regimi di qualità dell'UE, il numero più elevato nell'UE) XXXIV , nel contesto dei quali la maggior parte delle entrate è generata al Nord e si concentra su prodotti a base di carne, formaggi e vini XXXV . I regimi di qualità sono di norma legati a paesaggi tradizionali XXXVI .

Per quanto riguarda le filiere alimentari brevi, i sistemi alimentari locali sono notevolmente sviluppati in Italia, ma si concentrano sulla vendita diretta presso l'azienda piuttosto che su approcci più innovativi come l'agricoltura sostenuta dalla comunità, sistemi che coinvolgono un numero elevato di produttori o che collegano i consumatori urbani alla produzione agricola XXXVII .

Commissione europea. Indicatori della PAC - Data explorer .

Indicatore di risultato della PAC RPI_03 Valore per i produttori primari nella filiera alimentare.

2.4    Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a essi, come pure allo sviluppo dell'energia sostenibile

Nel 2018 le emissioni agricole di gas a effetto serra (escludendo il settore dell'uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura (settore LULUCF)) in Italia sono state pari a 30,2 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, una diminuzione del 13 % rispetto alle emissioni di gas a effetto serra del 1990 e del 5,8 % rispetto al 2005 ma soltanto dell'1 % rispetto al 2013 XXXVIII . Vi sono differenze regionali nel contesto delle quali alcune regioni registrano una diminuzione tra il 1990 e il 2015 fino al 40 %, mentre altre soltanto del 10 %. In termini percentuali, l'agricoltura rappresenta soltanto il 6,9 % circa delle emissioni totali di gas a effetto serra in Italia (al di sotto della media UE del 13 %) e il 7,6 % delle emissioni totali di gas a effetto serra dell'UE-27 causate dall'agricoltura XXXIX . Fino al 2006 le emissioni agricole e la loro percentuale rispetto alle emissioni totali di gas a effetto serra hanno mostrato una chiara tendenza alla diminuzione, ma da allora sono rimaste stagnanti XL . Il 47 % delle emissioni agricole in Italia è riconducibile alla fermentazione enterica del bestiame, il 27,5 % ai suoli agricoli (fertilizzanti), quasi il 19 % alla gestione del letame, mentre il 5,4 % è riferito alla risicoltura. Rispetto ai dati del 2013, le emissioni derivanti dalla fermentazione enterica sono aumentate del 3,8 %, mentre quelle relative alla gestione del letame e dei suoli sono diminuite rispettivamente del 7,7 % e del 2,5 %. L'emissione di gas a effetto serra dal letame per unità di bestiame è superiore alla media UE (rispettivamente 0,61 e 0,48) XLI .

Per quanto concerne l'uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura, secondo i dati del 2018, oltre alle foreste, in Italia tanto i prati quanto le terre coltivate hanno agito da pozzi di assorbimento del carbonio; il settore dell'uso del suolo, del cambiamento di uso del suolo e della silvicoltura nel suo complesso è riuscito ad assorbire 33,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente XLII . Tuttavia i dati mostrano una preoccupante tendenza all'aumento delle emissioni derivanti dai prati nel periodo 2013‑2018 (+ 13 %), superiore alla media UE con un + 9,35 % XLIII . L'area coperta da torbiere in Italia non è significativa (0,1 %) XLIV ; tuttavia, le torbiere possono essere grandi fonti o pozzi di CO2 presente in atmosfera e quindi la loro gestione è importante per la mitigazione dei cambiamenti climatici, anche su piccole superfici.

La percentuale dell'agricoltura nella produzione di energia rinnovabile totale in Italia è pari all'8,3 %, leggermente inferiore alla media dell'UE-27 (12,1 %). Una percentuale più significativa (26,5 %) della produzione di energia rinnovabile proviene dal settore forestale, sebbene la percentuale di quest'ultimo settore sia diminuita rispetto al 2017 (31,2 %) XLV . In Italia il settore agricolo e quello forestale rappresentano il 12 % della produzione totale di energia rinnovabile da agricoltura e silvicoltura nell'UE-27 XLVI . Il consumo di energia nell'agricoltura e nella silvicoltura in Italia come percentuale rispetto al consumo totale finale di energia è del 2,4 %, leggermente inferiore alla media UE-27 del 2,9 %. L'Italia è tra i paesi con l'utilizzo diretto più elevato di energia nella produzione alimentare nell'UE (terzo paese dopo Francia e Germania) XLVII .

Il piano nazionale per l'energia e il clima 2021-2030 XLVIII pone un forte accento sull'aumento dell'efficienza energetica e sull'uso delle energie rinnovabili come mezzi per la decarbonizzazione. La PAC attuale e futura, nonché le misure destinate a promuovere il sequestro della CO2 nei suoli agricoli e nei sistemi forestali e le misure nei settori forestali, sono riconosciute come contributi al conseguimento dell'obiettivo XLIX .

Nel contesto degli attuali programmi di sviluppo rurale (PSR) circa il 2 % dei terreni è soggetto a contratti mirati all'azione per il clima (gas a effetto serra o conservazione), in linea con la media dell'UE L . Le pratiche agricole che contribuiscono all'azione per il clima erano una priorità nell'accordo di partenariato e includevano tra l'altro impegni agro-climatico-ambientali, risorse genetiche, investimenti, trasferimento di conoscenze e servizi di consulenza, fonti di energia rinnovabili (inferiori alla media dell'UE), imboschimento, agroforestazione e miglioramento della resilienza degli ecosistemi forestali. L'adozione di tali misure è stata tuttavia notevolmente inferiore al previsto e il bilancio pianificato è stato alla fine ridistribuito.

Come altri paesi della regione climatica meridionale, l'Italia è vulnerabile ai rischi derivanti da cambiamenti climatici quali un aumento del rischio di siccità ed erosione del suolo e un rischio correlato di diminuzione della disponibilità di acqua e di resa dei raccolti LI . Eventi meteorologici estremi stanno già provocando danni ingenti al settore agricolo, stimati ammontare a 14 miliardi di EUR nell'ultimo decennio tra perdite di produzione agricola nazionale e danni causati a infrastrutture nei campi.

L'Italia soffre in particolare di rischi idrogeologici elevati dovuti anche allo spopolamento delle zone rurali (soprattutto in montagna e in collina) e a una maggiore urbanizzazione. 7 275 comuni (91 % rispetto al totale) sono a rischio di frane e/o alluvioni, mentre il 16,6 % del territorio nazionale è classificato ad alto rischio LII .

% UE-27 dell'agricoltura (incl. emissioni da terre coltivate e prati) rispetto alle emissioni GES totali (LULUCF incluso)

% dell'agricoltura rispetto alle emissioni totali di gas serra (LULUCF escluso)

Emissioni totali di gas a effetto serra causate dall'agricoltura (LULUCF incluso ed escluso) in Italia (in milioni di tonnellate di CO2 equivalente)

% dell'agricoltura (incl. emissioni da terre coltivate e prati) rispetto alle emissioni GES totali (LULUCF incluso)

Terre coltivate

Agricoltura

Prati

Si prevede che l'Italia sperimenterà un aumento eccezionale delle temperature (soprattutto in estate), con temperature più calde che porteranno ad un aumento della presenza di parassiti taluni dei quali hanno già causato danni significativi. Il bestiame nella zona continentale e mediterranea dell'Italia sarà esposto a rischi elevati di riduzione del benessere e delle condizioni di salute a causa della ridotta qualità di mangimi, dell'aumento di patogeni e del rischio di stress da calure durante il periodo estivo.

Agenzia europea dell'ambiente. Come in Eurostat [ env_air_gge ]

2.5    Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria

Le emissioni di ammoniaca in Italia hanno registrato, nel tempo, una diminuzione stabile seppur lieve, in linea con la media UE, con alcune fluttuazioni negli ultimi anni, raggiungendo circa 362 000 tonnellate nel 2017. Con una riduzione del 6 % tra il 2005 e il 2017, si prevede che l'Italia avrà la possibilità di assolvere l'impegno in materia di riduzione delle emissioni di cui alla direttiva sui limiti nazionali di emissione per il periodo 2020-2029 per quanto riguarda l'ammoniaca (-5 % rispetto al 2005) ed entro il 2030 (-16 %) LIII , ma ad oggi non ha presentato un programma nazionale definitivo per il controllo dell'inquinamento atmosferico e non ha quindi indicato come verranno soddisfatti gli impegni in materia di riduzione delle emissioni in futuro. La gestione del letame vi contribuisce per circa il 56 % (un valore superiore rispetto al 45 % della media UE), mentre le altre fonti (distribuzione di letame e fertilizzanti inorganici) presentano valori inferiori alla media. Le emissioni derivanti dall'allevamento del bestiame provengono principalmente dai bovini, in particolare dalle aziende produttrici di latte. Le emissioni più elevate sono concentrate nelle regioni settentrionali dove l'allevamento del bestiame e la produzione agricola sono più intensivi. Poche regioni hanno registrato un aumento delle emissioni dal 2005 al 2015, mentre altre le stanno diminuendo con valori inferiori alla media nazionale LIV .

In Europa, l'Italia è soggetta al rischio più elevato di erosione idrica del suolo, con una perdita media di suolo in tutti i terreni erosivi (terreni agricoli inclusi quelli coltivati e pascoli, foreste e zone con vegetazione rada) superiore, secondo le stime, a 8,5 t/ha/anno nel 2016, ben al di sopra della media UE (circa 2,5 t/ha/anno) LV . La superficie complessiva a rischio di forte erosione in Italia è di 6,8 milioni di ettari. Tale rischio è però del 32,8 % per la superficie agricola utilizzata (SAU) (circa 5,6 milioni di ettari in totale), un valore anch'esso ampiamente superiore alla media UE (6,6 %). La superficie agricola utilizzata a rischio di erosione è costituita principalmente da seminativi e da colture permanenti (5 milioni di ettari), in minor misura da pascoli. Il rischio di erosione è maggiore in Calabria, Sicilia, Marche, Abruzzo e Molise.

In Italia, per i seminativi, il contenuto medio di carbonio organico nel suolo è risultato pari a circa 18 g/kg nel 2015. L'Italia, come altri paesi del Mediterraneo e meridionali (Spagna, Grecia e Portogallo), presenta valori inferiori rispetto ai paesi settentrionali a causa della mineralizzazione più rapida del carbonio organico. A livello regionale-locale, stock di carbonio inferiori sono presenti nelle regioni meridionali, nelle isole (Sardegna e Sicilia) e in pianura, in particolare nelle zone soggette ad agricoltura intensiva, mentre stock più elevati si trovano nelle zone collinari e montuose LVI . In Italia, il 92 % della superficie agricola utilizzata coltivabile è lavorata in maniera convenzionale LVII e un aumento della lavorazione conservativa/non lavorazione contribuisce a una migliore qualità dei suoli.

Il 7,64 % del territorio italiano è ricoperto da superfici impermeabili artificiali che determinano l'impermeabilizzazione del suolo, con una tendenza in costante aumento. Nel 2018, in 15 regioni, si è superato il 5 % del consumo di suolo, con la percentuale più elevata registrata in Lombardia, Veneto e Campania. Le zone con una minore qualità di habitat sono l'intera Pianura Padana e i poli urbani. Il consumo di suolo è predominante nelle zone agricole (66 % nel 2018) il che comporta una riduzione della produzione agricola e minacce ai servizi ecosistemici LVIII .

Collegare le pratiche di gestione del suolo ad attività di ricerca, innovazione e dimostrazione disponibili nel quadro della prossima missione di Orizzonte Europa in materia di salute dei suoli può contribuire a migliorare la qualità dei suoli.

La qualità delle acque nelle stazioni delle acque sotterranee in Italia è leggermente inferiore alla media europea: il 71 % delle stazioni di acque sotterranee nel 2012 presentava una qualità elevata (74 % per l'UE-28), il 18 % era di qualità moderata (14 % per l'UE-28), mentre l'11 % era di qualità scarsa (12 % per l'UE-28). Nel periodo 2012-2015 la classe più a rischio dei siti di monitoraggio (concentrazione superiore a 50 mg/l) ha presentato un andamento pressoché costante, registrando un lieve miglioramento. Tuttavia nel corso del tempo sono ancora presenti diversi punti critici con concentrazioni elevate situati in diverse regioni. La qualità delle acque nelle stazioni delle acque superficiali mostra una tendenza migliore: nel periodo 2012-2015 circa l'83,7 % dei siti appartiene alle classi di qualità elevata (inferiore a 10 mg/l) con andamenti positivi anche per le altre classi LIX .

L'attuazione della direttiva quadro sulle acque e della direttiva sui nitrati mostra ancora diverse carenze: nel 2018 l'Italia è stata oggetto di una procedura di infrazione in relazione alla direttiva sui nitrati, concernente la revisione delle zone vulnerabili ai nitrati e la necessità di migliorare le azioni comprese tanto nella PAC quanto nei piani di gestione dei bacini idrografici per migliorare la qualità delle acque. Anche per la direttiva quadro sulle acque sono state fornite raccomandazioni su una coerenza maggiore con la PAC e un monitoraggio migliore. Anche le pratiche di gestione agricola quali la copertura del suolo in inverno possono contribuire; nel 2016 il 16 % LX dei seminativi in Italia è rimasto nudo durante i mesi invernali.

Il surplus di azoto misurato dal bilancio lordo dei nutrienti in Italia è rimasto stabile nel tempo tra il 2004 e il 2014, a fronte di un calo di circa il 10 % a livello UE (calcolato su una media di tre anni). Il valore medio quantitativo nel 2017 era pari a 66 kg/ha/anno in Italia, un valore superiore alla media UE-27 pari a 46,5 kg/ha/anno. Nello stesso periodo, il surplus di fosforo è sceso sotto il valore di zero kg/ha/anno (-1,0 kg/ha/anno in Italia), un valore inferiore alla media UE-27.

La quantità d'acqua è un aspetto critico: nel 2016 vi erano 2,5 milioni di ettari di terreni irrigui, circa il 20 % della superficie agricola utilizzata, con un aumento del 6 % dal 2010 al 2016 LXI , un dato superiore alla tendenza UE. I terreni irrigui rappresentano circa il 60 % della superficie irrigabile, un dato che corrisponde a 4 milioni di ettari e risulta stabile nel corso del tempo. I consumi di acqua variano a seconda delle regioni, delle colture e dei sistemi di irrigazione. L'indicatore costituito dall'indice di sfruttamento idrico + (WEI+) mostra le condizioni medie annue di stress a livello nazionale; evidenzia in particolare condizioni di stress in diversi distretti idrografici italiani situati nel Sud e nelle isole LXII , con un rischio potenziale di salinizzazione del suolo da parte di acque di irrigazione ricche di sale e/o drenaggio insufficiente in talune zone. Analogamente ad altri paesi, è difficile avere un quadro chiaro della situazione del consumo di acqua in ragione della mancanza di informazioni affidabili. Le raccomandazioni sui piani di gestione dei bacini idrografici hanno evidenziato la necessità di rafforzare la misurazione delle acque, rivedere il sistema dei permessi di estrazione e migliorare il monitoraggio dei consumi idrici LXIII . Nel 2017 l'Italia si è impegnata a incentivare l'uso efficiente della risorsa in agricoltura estendendo la misurazione dell'acqua e la tariffazione volumetrica in base al consumo effettivo LXIV .

Per quanto concerne l'attuazione della PAC, nel 2018 il 53 % dei seminativi è stato oggetto di inverdimento in relazione alla diversificazione delle colture rispetto al 74 % a livello UE LXV . Nel 2018 l'Italia ha impegnato circa il 12 % della superficie agricola utilizzata per contratti relativi a misure ambientali agro-climatiche dedicati alla gestione delle risorse idriche nonché alla qualità del suolo e all'erosione, in linea con la media UE LXVI . Secondo l'attuazione attuale dello sviluppo rurale, sono state evidenziate esigenze specifiche per aumentare gli investimenti relativi alla gestione del letame con l'obiettivo di ridurre le emissioni di ammoniaca, le misure a sostegno di pratiche agricole mirate alla fertilizzazione sostenibile e alla riduzione del surplus di azoto, una gestione migliorata della quantità delle acque. Esiste un'esigenza marcata per migliorare il coordinamento nazionale tra le regioni, soprattutto per la gestione delle risorse idriche. I programmi di sviluppo rurale italiani perseguono anche l'efficienza idrica in agricoltura attraverso investimenti nell'irrigazione. Le valutazioni a livello UE LXVII hanno raccomandato di evitare il più possibile le esenzioni basate sulle dimensioni dell'azienda agricola per quanto concerne gli obblighi ambientali di base che sono particolarmente importanti per le questioni idriche, come nel periodo attuale per la condizionalità e l'inverdimento.

Bilancio lordo dei nutrienti UE-27 per l'azoto

Surplus potenziale di fosforo sui terreni agricoli (in kg P/ha/anno)

Kg P/ha/anno

Kg N/ha/anno

Surplus potenziale di azoto (N) e fosforo (P) sui terreni agricoli in Italia

Surplus potenziale di azoto sui terreni agricoli (in kg N/ha/anno)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.40 Qualità dell'acqua. Sulla base di dati Eurostat [ aei_pr_gnb ]

2.6    Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio

In Italia l'indice dell'avifauna presente nelle zone agricole segue un andamento simile alla media UE, con un calo di circa il 23 % nel 2017 (riduzione del 24 % a livello UE rispetto al valore di riferimento del 2000, che è pari a 100). In pianura l'indicatore mostra un andamento decisamente peggiore (- 45 %) rispetto a quanto accade in collina (- 26 %) LXVIII . Lo sviluppo delle singole specie è stabile in collina, ma in declino in pianura. È stato calcolato un indice nazionale dell'avifauna presente nelle zone agricole per le specie sensibili ai pesticidi, che ha registrato un calo superiore al 36 % dal 2000 al 2014. In Italia è invece positivo l'indice dell'avifauna presente nelle zone boschive in Italia con un incremento di circa il 20 % tra il 2014 e il 2000, un valore superiore rispetto alla media UE, che mostra una sostanziale stabilità.

Secondo l'indicatore relativo allo stato di conservazione degli habitat agricoli prativi per il periodo 2013-2018, il 2,6 % degli habitat agricoli (prati naturali e seminaturali) presenta uno stato soddisfacente, mentre il 97,4 % registra uno stato scadente (50 %) o inadeguato (47,4 %) con una fortissima diminuzione dello status soddisfacente, rispetto ai periodi precedenti e in particolare alla media UE, che mostra una sostanziale stabilità nel corso del tempo LXIX . La maggiore ricchezza di habitat si concentra nelle regioni montuose della zona alpina situate nelle regioni più settentrionali del paese e nelle regioni centrali lungo gli Appennini. Le specie bersaglio individuate per gli habitat legati all'agricoltura estensiva si trovano nelle zone dedicate all'agricoltura tradizionale - pastorizia, in particolare sugli Appennini e in Sicilia. Per gli habitat prativi, le principali pressioni individuate comprendono la conversione del pascolo in terre coltivate, un pascolo eccessivo e non regolamentato, l'abbandono di sistemi pastorali tradizionali e delle pratiche di falciatura, il drenaggio, l'uso di fertilizzanti. Per le terre coltivate e le colture permanenti, le pressioni comprendono l'uso eccessivo di pesticidi, il degrado degli elementi caratteristici del paesaggio, la modifica delle reti idrografiche.

Nel 2016 la rete Natura 2000 copriva circa il 19 % del paese con oltre 2 600 siti e l'8 % della superficie agricola utilizzata (9 % UE) LXX . I terreni agricoli costituiscono una parte sostanziale: più di 210 000 aziende agricole che ricevono sovvenzioni della PAC si trovano nella rete e rappresentano 1,5 milioni di ettari di superficie agricola utilizzata, con circa il 33 % di prati permanenti. Come suggerito dai quadri di azione prioritaria dell'Italia, è necessario assegnare una priorità migliore al sostegno finanziario all'interno di Natura 2000 e all'esterno a favore di prati (ad esempio falciatura periodica e pascolo controllato in maniera da ottimizzare il carico di bestiame in Basilicata), delle terre coltivate (ad esempio manutenzione e ripristino dei muri a secco a favore dei rettili in Campania), delle foreste (ad esempio conversione di boschi cedui in fustaie in Abruzzo). In termini di governance/capacità amministrativa/formazione, è necessario sostegno a favore della consulenza nel settore forestale e agricolo, del monitoraggio degli habitat di interesse per l'UE nonché della creazione di piani di gestione.

La superficie forestale presso i siti Natura 2000 è pari a 1,9 milioni di ettari, ossia una copertura del 20 % del totale delle zone forestali e del 33 % del totale delle zone Natura 2000. L'Italia presenta inoltre una superficie coerente di zone protette nazionali, in parte sovrapposte alle zone Natura 2000, che coprono il 10 % del territorio nazionale (3 milioni di ettari) LXXI .

Per quanto concerne l'intensità delle attività agricole per l'anno 2016, in Italia il 48 % della superficie agricola utilizzata era soggetta a una bassa intensità, il 25 % ad un'intensità media e il 27 % ad un'intensità elevata, leggermente meno intensiva rispetto alla media UE-28, ma con spese maggiori per i fattori di produzione agricola. L'andamento nel paese nel corso del tempo tra il 2004 e il 2016 mostra una stabilità sostanziale. Secondo ulteriori analisi nazionali, l'intensità varia a seconda delle regioni e dei settori agricoli, anche in ragione dei prezzi diversi dei fattori di produzione LXXII .

In relazione all'attuazione della PAC, nel 2018 l'Italia ha impegnato circa il 14 % della superficie agricola utilizzata a favore di misure ambientali agro-climatiche dedicate alla biodiversità e ai paesaggi, in linea con la media UE. Per i terreni forestali, la percentuale di contratti per la biodiversità è pari allo 0,7 %, circa il doppio della media dell'UE LXXIII . Misure specifiche quali la misura Natura 2000 sono state attuate con una dotazione finanziaria complessivamente bassa. Nel 2019 i prati permanenti coprivano 3,6 milioni di ettari e rappresentavano il 28 % della superficie agricola utilizzata, un dato prossimo alla media dell'UE. L'Italia ha designato tutti i prati permanenti nel contesto di Natura 2000 come sensibili dal punto di vista ambientale per una protezione maggiore LXXIV . L'analisi dei quadri di azione prioritaria disponibile (disponibili per otto regioni al momento della stesura del presente documento) individua nel pascolo eccessivo e nell'abbandono le minacce principali per i prati, in particolare in montagna LXXV . La coesistenza tra animali selvatici (quali lupi, orsi e cervi) e produzioni agricole è una questione evidenziata in tutti i quadri di azione prioritaria disponibili, nonché nella valutazione dell'UE sull'impatto della PAC sulla biodiversità LXXVI .

Gli elementi non produttivi (terreni lasciati a riposo ed elementi caratteristici del paesaggio) rappresentano complessivamente 474 000 ha, ossia il 3,7 % della superficie agricola utilizzata. Secondo le informazioni sulle statistiche relative alle colture di Eurostat, nel 2018 l'Italia presentava 294 000 ettari di terreni lasciati a riposo (2,3 % della superficie agricola utilizzata) con una tendenza al ribasso, in linea con gli altri paesi dell'UE. La stima degli elementi lineari caratteristici del paesaggio desunta dall'indagine LUCAS 2015 indica 180 000 ha (1,4 % della superficie agricola utilizzata) LXXVII .

Trattandosi di un paese che presenta condizioni agro-ecosistemiche molto diversificate, in Italia sono presenti numerosi paesaggi tradizionali, che costituiscono un fattore importante per le zone rurali tanto per gli aspetti ambientali quanto per quelli economici (ad esempio legati al turismo). Le minacce principali sono l'intensificazione, l'abbandono e la frammentazione del paesaggio. Le zone ad alto valore naturalistico coprono potenzialmente circa il 16 % della superficie agricola utilizzata prendendo in considerazione le stime nazionali per la classe più preziosa: la tipologia più importante in tale contesto è costituita da zone a mosaico con agricoltura a bassa intensità ed elementi seminaturali. Le specie invasive rappresentano una seria minaccia per la biodiversità e la produzione agricola in ragione delle condizioni climatiche favorevoli. In Italia le specie esotiche sono aumentate del 96 % negli ultimi 30 anni e il fenomeno è aumentato drasticamente LXXVIII .

Le risorse locali dell'agrobiodiversità sono incluse in un registro nazionale dal 2015: nel 2018 sono state incluse 300 razze animali, di cui 200 a rischio di estinzione secondo i criteri dell'UE. L'obiettivo è tutelare e mantenere tanto le varietà colturali tradizionali quanto le razze animali, legate a sistemi tradizionali di agricoltura e in via di estinzione a causa della specializzazione del settore LXXIX .

La superficie totale destinata all'agricoltura biologica è in aumento in Italia; nel 2017 copriva circa 1,9 milioni di ettari in circa 67 000 aziende agricole. Con il 15,2 % della superficie agricola utilizzata totale investita ad agricoltura biologica nel 2018, l'Italia registra quasi il doppio della percentuale del paese medio europeo (8 %). Le superfici dedicate all'agricoltura biologica sono concentrate principalmente nelle regioni meridionali, mentre un aumento del consumo di prodotti biologici si registra nelle regioni settentrionali. A differenza della distribuzione per colture a livello UE, le colture permanenti rivestono un'importanza significativa e rappresentano il 24 % della superficie agricola utilizzata dedicata all'agricoltura biologica (11 % nell'UE), mentre i prati permanenti sono meno importanti (28 % in Italia, 44 % a livello UE). Tra i seminativi, il gruppo di colture biologiche più rappresentato sono le colture foraggere (28,5 % della superficie agricola utilizzata dedicata all'agricoltura biologica). La proporzione di bestiame biologico rispetto alla zootecnia generale è inferiore al 10 % per bovini e suini, tuttavia i bovini biologici sono in costante aumento nel corso del tempo. Il Policy Brief italiano indica un'evidente correlazione positiva tra l'aumento del numero di zone - aziende agricole e il sostegno della PAC. La concentrazione della produzione biologica è sostenuta attivamente a livello locale-regionale attraverso la creazione di oltre 40 "biodistretti" che hanno l'obiettivo di promuovere i prodotti biologici lungo la filiera alimentare e attraverso il turismo LXXX .

Direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale. Sulla base di dati Eurostat per i terreni lasciati
a riposo e del Centro comune di ricerca bassati sull'indagine LUCAS per la stima degli elementi caratteristici del paesaggio
.

% della superficie agricola investita ad agricoltura biologica

% della superficie investita ad agricoltura biologica nell'UE-27

Superficie investita ad agricoltura biologica in Italia

Ettari investiti ad agricoltura biologica

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.19 Superficie agricola investita ad
agricoltura biologica.

Sulla base di dati Eurostat [ org_cropar_h1 ] e [ org_cropar ]

Istruzioni: utilizzando la lunghezza della casella di testo, redigere una breve analisi sulla situazione attuale per l'obiettivo trasversale. Per ciascuno degli obiettivi specifici potrebbe affrontare i diversi elementi individuati nell'insieme di strumenti dagli obiettivi specifici:

(I)Funzionamento dei sistemi di conoscenza e innovazione in agricoltura (AKIS) e relative strutture, documento pertinente da consultare: Studio AKIS

(II)Altri aspetti pertinenti nel contesto del CO, in particolare la disponibilità e l'uso di soluzioni/strutture organizzative innovative (ad esempio gruppi di scambio di conoscenze quali i gruppi operativi del PEI), infrastrutture digitali e nuove tecnologie (ad esempio agricoltura di precisione, intelligenza artificiale, villaggi intelligenti) e la preparazione in termini di competenze o accesso alla formazione.

(III)Questa sezione potrebbe comprendere un'analisi ed essere seguita da raccomandazioni in relazione all'attuazione del SIGC e del SIPA. Si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilità di aggiungere considerazioni in relazione alla semplicità di attuazione della politica e del piano strategico.]

2.7    Attrarre giovani agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale nelle zone rurali

In Italia nel 2016 i giovani agricoltori (di età inferiore a 35 anni) erano 46 510, vale a dire il 4,1 % di tutti i capi azienda (una percentuale leggermente inferiore al 5,1 % dell'UE‑27). Sia per l'Italia che per l'UE-27 tale percentuale è inizialmente aumentata tra il 2005 e il 2010 (passando al 5,1 % o a +1,6 punti percentuali per l'Italia e al 7,5 % o a + 0,6 punti percentuali per l'UE-27), per poi diminuire tra il 2010 e il 2016 (-1 punto percentuale per l'Italia e -2,4 punti percentuali per l'UE-27). Questa situazione è confermata anche dall'indice di dipendenza degli anziani: se nel 2010 in Italia vi erano otto giovani agricoltori ogni 100 anziani (14 nell'UE-27), nel 2016 il rapporto giovani-anziani era soltanto di sei su 100 (nove su 100 nell'UE-27) LXXXI . L'indice più favorevole riguardava la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (15-20 giovani ogni 100 agricoltori anziani), mentre quello meno favorevole era riscontrabile, da Nord a Sud, nelle zone comprese tra gli Appennini e il Mare Adriatico, dall'Emilia-Romagna alla Puglia (un numero di giovani inferiore o uguale a 5 ogni 100 agricoltori anziani) LXXXII . Va osservato che all'interno del gruppo dei giovani agricoltori, tra il 2005 e il 2016 quelli di età inferiore a 25 anni sono aumentati del 6 %, mentre quelli di età compresa tra 25 e 34 anni sono diminuiti del 25 %. In termini di genere, nel 2016 il rapporto donne-uomini tra i giovani capi azienda in Italia era ancora approssimativamente di appena 1:3, seppur migliorato rispetto al rapporto di circa 1:4 nel periodo 2005-2007.

Rispetto agli anziani, i giovani agricoltori tendono ad avere aziende agricole di dimensioni maggiori e con una produzione economica (standard) più elevata. Se nel 2016 gli agricoltori di età inferiore a 25 anni coltivavano in media 21 ettari di terreni e quelli tra i 25 e i 34 anni ne coltivavano 20, gli agricoltori dai 55 ai 64 anni ne coltivavano 11 e quelli di età pari o superiore a 65 anni ne coltivavano 7; per tutte queste fasce di età la media era aumentata rispetto al 2005 (rispettivamente da 17, 15, 7 e 5 ettari). Nello stesso anno (2016) la produzione economica media è stata pari a 59 700 EUR per gli agricoltori di età inferiore a 25 anni, 103 500 EUR per gli agricoltori di età compresa tra i 25 e i 34 anni, 41 800 EUR per gli agricoltori di età compresa tra i 55 e i 64 anni e 22 900 EUR per quelli di età pari o superiore a 65 anni. Occorre osservare che nel 2016 gli agricoltori di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno registrato anche prestazioni migliori rispetto a quelli di mezza età LXXXIII per quanto riguarda le dimensioni medie delle aziende agricole e la produzione economica media. Lo stesso anno gli agricoltori di età inferiore a 25 anni avevano in media le aziende agricole di dimensioni maggiori (21 ettari), ma solo la terza produzione economica più elevata (59 700 EUR), un valore che, a differenza di altre fasce di età, corrispondeva sostanzialmente al livello del 2005.

Rispetto agli anziani, i giovani agricoltori tendono ad adottare meno l'agricoltura di sussistenza a favore dell'allevamento di bestiame. Nel 2016 il 9 % di tutti gli agricoltori di età inferiore a 25 anni gestiva un'azienda agricola di semi-sussistenza LXXXIV rispetto al 12 % di quelli di età compresa tra i 25 e i 34 anni, al 27 % di quelli di età compresa tra i 55 e i 64 anni e al 30 % di quelli di età pari o superiore a 65 anni; dal 2005 l'agricoltura di semi-sussistenza era diminuita in tutte queste fasce d'età di oltre il 40 %. Nel 2016 il 28 % di tutti gli agricoltori di età inferiore a 25 anni gestiva un'azienda zootecnica rispetto al 30 % di quelli di età compresa tra i 25 e i 34 anni, al 14 % di quelli di età compresa tra i 55 e i 64 anni e al 7 % di quelli di età pari o superiore a 65 anni; dal 2005 l'allevamento del bestiame era diminuito in tutte queste fasce di età ad eccezione di quella degli agricoltori più giovani per i quali è aumentato (+9 %). Nel 2016 gli agricoltori di età compresa tra i 25 e i 34 anni registravano l'intensità di allevamento più elevata insieme a quelli di età compresa tra i 45 e i 54 anni (in media, rispettivamente, 76 e 80 capi di bestiame per azienda), mentre gli agricoltori di età inferiore a 25 anni si attestavano nella fascia media (in media, 56 capi di bestiame per azienda). Per gli agricoltori di età pari o superiore a 65 anni, l'intensità era ai livelli più bassi (in media 44 capi di bestiame per azienda), ma a fronte dell'incremento più sensibile (+225 %) rispetto al 2005. L'intensità è aumentata del 31 % per gli agricoltori tra i 25 e i 34 anni, ma è diminuita del 16 % per quelli di età inferiore a 25 anni LXXXV .

Tra il 2010 e il 2016 la percentuale dei giovani agricoltori che disponevano di una formazione di base è diminuita in Italia di 9 punti percentuali (attestandosi sul 77 %), rispetto al leggero aumento di 4 punti percentuali registrato nell'UE-28 (passata al 21 %); la percentuale dei giovani agricoltori che avevano seguito una formazione completa è invece aumentata sia in Italia (9 punti che hanno portato la percentuale al 23 %) che nell'UE-28 (8 punti che hanno portato la percentuale al 22 %). I giovani agricoltori tendono ad avere una formazione migliore rispetto alla popolazione agricola in generale sia in Italia che nell'UE-28 (nel 2016 i capi azienda che avevano completato un ciclo di formazione completa era pari, rispettivamente, soltanto al 6 % e al 9 %) LXXXVI .

Si stima che il deficit di finanziamento nel settore agricolo italiano LXXXVII sia compreso tra 110 milioni di EUR e 1,3 miliardi di EUR, in tale contesto il finanziamento non soddisfatto dei giovani agricoltori e dei nuovi entranti rappresenta una quota importante. In genere i prestiti a lungo termine sono assistiti da garanzie importanti, una circostanza questa che penalizza in particolare i giovani agricoltori e i nuovi entranti (fatto salvo il caso in cui siano sostenuti dalle famiglie o dispongano di un'esperienza precedente nel settore). Allo stesso modo, l'accesso ai terreni costituisce un problema in particolare per i giovani agricoltori LXXXVIII , anche se è previsto un sostegno speciale nelle attività di alcune banche fondiarie nazionali e regionali LXXXIX . Si stima che il deficit di finanziamento nel settore agroalimentare italiano XC ammonti a 1,5 miliardi di EUR principalmente in ragione di una mancanza di storia creditizia (aspetto questo che incide in particolare sulle start-up e sui giovani imprenditori) e di un'educazione finanziaria nonché di garanzie reali insufficienti (aspetti questi che incidono principalmente al centro e al sud del paese) XCI .

In Italia i giovani agricoltori sono sostenuti tramite il pagamento complementare previsto nel primo pilastro e tramite misure diverse del secondo pilastro che possono essere modulate a favore dei giovani agricoltori, in particolare anche attraverso un approccio "a pacchetto" in base al quale vengono raggruppate varie misure che mettono a disposizione uno "sportello unico" con facilitazione per gli agricoltori. Sebbene questo approccio abbia mostrato i vantaggi dei progetti integrati a livello di azienda agricola, potrebbe accogliere un numero maggiore di misure pertinenti per i giovani agricoltori (ad esempio programmi di promozione, cooperazione o tutoraggio) e un miglioramento del processo di selezione per quanto concerne le tempistiche e le competenze XCII .

Per quanto concerne le imprese nelle zone rurali, nel 2016 in Italia il tasso di creazione di nuove imprese è stato inferiore nelle zone rurali (7,1 %) e intermedie (7,3 %) rispetto alle zone urbane (8,6 %) e per tutte le tipologie di territorio è stato inferiore rispetto alla maggior parte degli altri Stati membri per i quali erano disponibili dati XCIII . Si è registrata una tendenza positiva nelle attività agrituristiche, aumentate del 13 % tra il 2013 e il 2018 XCIV . Anche in presenza di dati statistici limitati, il contesto strutturale caratterizzato da disoccupazione e spopolamento nelle zone rurali (cfr. punto 2.8) suggerisce fortemente un contesto imprenditoriale generalmente difficile nelle zone rurali italiane. Inoltre l'approccio dal basso verso l'alto promosso nel quadro di LEADER non ha prodotto i risultati attesi, in ragione di ritardi nella sua attuazione.

% capi azienda donne di età inferiore a 35 anni

% capi azienda uomini di età inferiore a 35 anni

% capi azienda di età inferiore a 35 anni - UE-27

Percentuale di capi azienda di età inferiore a 35 anni per genere in Italia

Rapporto < 35 / ≥ 55 anni (asse destro)

Eurostat. [ ef_m_farmang ].

2.8    Promuovere l'occupazione, la crescita, l'inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle zone rurali, inclusa la bioeconomia e la silvicoltura sostenibile

L'Italia presenta un numero relativamente minore di zone rurali (26 %) e maggiore di zone intermedie (54 %) rispetto all'UE-27 (45 % e 46 %) XCV ; le zone rurali prevalgono nelle zone montuose (60 % o più nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen, in Molise e in Basilicata) XCVI . Comparativamente, la popolazione italiana risiede chiaramente meno nelle zone rurali (10 %) e maggiormente nelle zone intermedie/urbane (43-47 %) rispetto all'UE-27 (21 % e 39-40 %) XCVII . Analogamente alle zone urbane, nelle zone rurali quasi il 15 % della popolazione ha meno di 15 anni, quasi il 65 % ha un'età compresa tra i 15 e i 64 anni e oltre il 20 % ha più di 65 anni; mentre, per quel che riguarda il genere, quasi il 50 % sono uomini e poco più del 50 % sono donne XCVIII . Sebbene sia recentemente diminuita in qualunque tipo di zona, la popolazione è calata in modo molto più netto nelle zone rurali (-1,5 % nel periodo 2015-2019 rispetto al -0,8 % nelle zone intermedie e al -0,4 % nelle zone urbane) XCIX   C . Nel contesto del generale esodo rurale dell'ultimo decennio CI , il saldo migratorio per le zone rurali è diminuito o è diventato negativo in tutto il paese; mentre le zone rurali centro-settentrionali hanno mantenuto nel complesso una certa attrattiva, nel 2018 il saldo è stato particolarmente negativo per le zone rurali della Calabria, della Sicilia e della Sardegna CII . Sebbene già oggi, in alcune zone degli Appennini e delle zone costiere centro-settentrionali e in alcune parti dell'arco alpino/della Sardegna, l'indice di dipendenza degli anziani sia molto marcato (≥ 42,5 %) CIII , in ampie zone del Sud e della Sardegna persisteranno probabilmente dinamiche sfavorevoli di spopolamento e invecchiamento, con tendenze demografiche negative fino al 2032 CIV . Nelle zone rurali la percentuale dei residenti nati all'estero è abbastanza simile a quella dei residenti nati nell'UE (4 % nel 2019) e nei paesi terzi (6 %) (e superiore alla media UE-27, rispettivamente, di 1 punto percentuale e di 2 punti percentuali); rispetto ad altri Stati membri, la situazione nelle zone intermedie/urbane è inoltre abbastanza simile CV .

In Italia il tasso di occupazione CVI nelle zone rurali è appena inferiore al tasso di occupazione totale (entrambi vicini al 60 %) e marcatamente inferiore al tasso di occupazione dell'UE-27 nelle zone rurali (68 %; con un divario di 10 punti percentuali); tali modelli rimangono in sostanza stabili dal 2005; l'Italia si colloca all'ultima posizione tra tutti gli Stati membri dell'UE CVII e l'occupazione è particolarmente bassa nelle zone rurali in gran parte del Sud CVIII . Nonostante una tendenza generale soddisfacente (in calo di 6 punti percentuali dal 2005), l'Italia continua a registrare un divario notevole di genere nell'occupazione rurale (20,5 punti percentuali nel 2019); negli ultimi 15 anni, l'occupazione femminile nelle zone rurali è aumentata abbastanza costantemente, ma nel complesso soltanto di 5,5 punti percentuali CIX . Tanto per gli uomini quanto per le donne con un livello di istruzione basso/medio, il tasso di occupazione CX è più elevato nelle zone rurali rispetto alle zone urbane, mentre per le persone altamente istruite vale il contrario; anche qui il divario di genere emerge chiaramente (31 punti percentuali per livelli di istruzione bassi e 10 punti percentuali per livelli di istruzione alti nelle zone rurali) CXI .

Sebbene il tasso di occupazione nel turismo e nell'industria alimentare sia leggermente aumentato rispetto al 2010, raggiungendo il 6,3 % e il 2,2 % nel 2017, il tasso di occupazione nell'agricoltura è rimasto attestato intorno al 3,5 % CXII ; nel 2016 a livello globale il settore primario rappresentava ancora il 7,5 % dell'occupazione nelle zone rurali CXIII . Sebbene nel 2016 la forza lavoro agricola fosse ancora prevalentemente maschile (27 % donne) e di origine familiare, l'origine non familiare era leggermente aumentata CXIV . Lo sfruttamento del lavoro nell'agricoltura è un fenomeno diffuso in Italia CXV che riguarda principalmente i migranti che vivono in zone rurali in condizioni di vulnerabilità critica. Il tasso di lavoro irregolare nell'agricoltura (oltre il 24 % nel 2018) è il più alto tra tutti i settori economici; il tasso sale al 35 % dei lavoratori occupati (164 000 su un totale di 470 000 nel 2018); tuttavia tali dati sono sottostimati perché non tengono conto dei migranti senza visto o non registrati; infatti i controlli dell'INL (Ispettorato Nazionale del Lavoro) rilevano un tasso di irregolarità notevolmente superiore (55 % nel 2018) CXVI . Con un dato pari al 32 %, nel 2016 l'Italia registrava la quinta quota più elevata di donne attive nel settore agricolo nell'UE-28 (28 %) CXVII . Nel 2016 le aziende agricole rientranti nelle due categorie di aziende di dimensioni più piccole CXVIII rappresentavano rispettivamente il 15 % e il 51 % delle aziende agricole, ma soltanto una percentuale esigua di terreni agricoli e una percentuale minore della produzione economica CXIX .

All'indomani della crisi finanziaria, dal 2014 il tasso di disoccupazione CXX in Italia, tanto complessivamente quanto nelle zone rurali, è diminuito costantemente (ma soltanto molto leggermente) scendendo al 10 % CXXI , dato che, rispetto al quasi 6 % dell'UE-27, implica che l'Italia registra il terzo tasso di disoccupazione rurale più elevato (dopo Grecia e Spagna) CXXII . La situazione è particolarmente problematica per le giovani generazioni (20-24 anni) di cui, nonostante un calo di 14 punti percentuali dal 2014, il 24 % rimane disoccupato nelle zone rurali (13 % per l'UE-27) nel 2019; per le giovani donne il tasso di disoccupazione nelle zone rurali è del 26 %, ossia leggermente superiore a quello dei giovani uomini che registrano un 22 % (tuttavia le donne hanno recuperato più rapidamente dal 2014 con - 17 punti percentuali rispetto a - 12 per gli uomini). La situazione della popolazione di età compresa tra 50 e 64 anni nelle zone rurali è invece sostanzialmente l'opposto con un tasso di disoccupazione totale molto basso nelle zone rurali pari al 5,5 % (poco più del 4 % per l'UE-27) che corrisponde sostanzialmente al tasso di disoccupazione delle donne e degli uomini di tale fascia d'età nelle zone rurali. Occorre osservare che le zone urbane registrano risultati peggiori in termini di tasso di disoccupazione (nel complesso e per le fasce di età considerate) CXXIII .

Dopo un periodo di crescita nel 2010-2013/2014, che ha accentuato il divario tra zone urbane e rurali, la percentuale di giovani (15-24 anni) che non lavorano e non partecipano ad alcun ciclo di istruzione o formazione è diminuita negli ultimi anni scendendo a poco meno del 20 % in tutti i tipi di zone e, nelle zone rurali, tanto per gli uomini quanto per le donne CXXIV . Tuttavia dal 2015 la percentuale totale per le zone rurali è stata in media di oltre 8 punti percentuali superiore a quella dell'UE-27, mentre attualmente l'Italia presenta la seconda percentuale più elevata (dopo la Bulgaria) CXXV . In confronto la percentuale di giovani che abbandonano prematuramente l'istruzione e la formazione (dai 18 ai 24 anni) è diminuita piuttosto costantemente in tutte le zone, passando da circa il 19 % a circa il 14 % nel periodo 2010-2019; con il 18 % nel 2019 di giovani uomini nelle zone rurali che continuano a stare chiaramente peggio delle giovani donne (11 %). Nello stesso periodo la quota totale per le zone rurali è stata in media di oltre 3 punti percentuali più alta in Italia rispetto all'UE-27, mentre attualmente l'Italia registra la quinta percentuale più elevata CXXVI . Dal 2009 in Italia il livello di istruzione è migliorato in tutti i tipi di zone (la rilevanza relativa è diminuita per un basso livello di istruzione ed è aumentata per un alto livello di istruzione), ma nel 2018 il divario tra zone urbane e rurali per l'istruzione superiore era ancora pari a 11 punti percentuali CXXVII .

Esaminando il prodotto interno lordo (PIL) pro capite, in Italia le zone rurali erano già relativamente più povere (100 % della media UE-27) rispetto alle zone intermedie (108 %) e urbane (117 %) nel 2005. Mentre da allora tutti e tre i territori sono diventati in maniera evidente relativamente più poveri, senza cambiare il loro ordine (89 %, 94 % e 103 % nel 2016), anche le zone intermedie hanno registrato valori inferiori alla media dell'UE-27 CXXVIII negli ultimi anni. Tra il 2010 e il 2016 la percentuale di valore aggiunto è cresciuta di 4 punti percentuali nelle zone rurali dell'UE-27, mentre in Italia è rimasta sostanzialmente stabile nelle zone rurali (intorno al 9 %) e nel settore primario (intorno al 2 %) CXXIX . Il turismo continua ad essere un settore importante in Italia con un tasso crescente di occupazione e numero di posti letto nel 2012-2017; tuttavia dal 2012 la percentuale di posti letto nelle zone rurali è stata nettamente inferiore a quella dell'UE-27 (35 % rispetto a 45 % nel 2018) e, proprio come quest'ultima, è diminuita fino al 2018 (di 11 rispetto a 6 punti percentuali) CXXX .

Prima della crisi finanziaria CXXXI in Italia il tasso di povertà nelle zone rurali era superiore rispetto a quello delle città secondarie e delle periferie e delle città; tra il 2010 e il 2012 è aumentato nettamente di modo più marcato nelle zone rurali (8 punti percentuali) rispetto alle città secondarie e alle periferie (4,5 punti percentuali) e alle città (4 punti percentuali); tra il 2013 e il 2015 è calato drasticamente nelle zone rurali ed è leggermente cresciuto nelle città secondarie e nelle periferie e nelle città; dal 2015 oscilla per tutte e tre le zone tra il 26 % e il 31 % e dal 2017 è relativamente più elevato nelle aree urbane; nel periodo 2010-2018 è stato in media di 3,6 punti percentuali superiore nelle zone rurali in Italia rispetto all'UE-27 CXXXII . Nel 2017 il rischio di povertà per i nativi nelle zone rurali era pari a circa la metà di quello per i migranti (tanto dell'UE quanto di paesi terzi) CXXXIII . Dal 2014 in Italia il reddito medio è complessivamente aumentato in tutti i territori e continua ad essere più elevato nelle zone urbane (20 600 EUR nel 2018) rispetto alle zone intermedie (18 900 EUR) e rurali (17 700 EUR; con circa 700 EUR in più a favore degli uomini rispetto alle donne); il reddito mediano ha seguito i medesimi andamenti CXXXIV . Tale valore è attualmente approssimativamente allineato con le medie dell'UE-27 per tutti i tipi di territori (tutti con uno standard di potere d'acquisto compreso tra 15 000 e 18 000), ma con una dispersione minore CXXXV .

Come sottolineato nell'accordo di partenariato con l'Italia per l'utilizzo dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE) nel 2014-2020 CXXXVI e nelle ultime raccomandazioni specifiche per paese emesse nel contesto dell'esercizio del semestre europeo CXXXVII , in Italia nell'ultimo decennio si è registrato l'aumento di un divario significativo nella fornitura di servizi tra le zone urbane e quelle rurali, nel contesto del quale le zone rurali intermedie e quelle con problemi di sviluppo CXXXVIII sono state particolarmente interessate. Ciò riguarda principalmente la quantità e la qualità dei servizi di base (sanità, istruzione e servizi sociali), ma anche altri settori, compresi i trasporti, la cultura e il tempo libero.

In Italia le foreste coprono il 32,5 % della superficie totale mentre gli altri terreni boschivi coprono il 6,3 % (rispettivamente il 39,8 % e il 5,3 % nell'UE-27) CXXXIX . Tra il 2005 e il 2017, l'Italia ha registrato un forte aumento dei principali indicatori economici per la silvicoltura e la lavorazione boschiva: la produzione totale è aumentata da 456 a 2 662 milioni di EUR (servizi, attività secondarie e altri prodotti e alberi rappresentavano le quote maggiori nel 2017), le persone occupate CXL sono passate da 31 900 a 39 800 unità lavorative-anno (mentre sono diminuite per l'UE-27), la produttività presunta del lavoro CXLI è aumentata da 11 400 EUR a 54 200 EUR, il valore aggiunto lordo per persona occupata è aumentato e gli investimenti sono passati da 83 a 237 milioni di EUR CXLII . L'Italia si è posizionata nel terzo superiore degli Stati membri tanto in termini di risorse di legname (2015 CXLIII ) quanto di incremento annuo netto (2010 CXLIV ) CXLV . Tra il 2011 e il 2015 il fatturato derivante dalla bioeconomia è stato pari a circa 290 miliardi di EUR, mentre l'occupazione è scesa da quasi 2 milioni nel 2008 a 1,8 milioni nel 2015; in linea con tale andamento, il fatturato per persona occupata è aumentato da 147 100 EUR nel 2008 a 163 300 EUR nel 2015 (da 97 000 EUR a 119 000 EUR per l'UE-27). Prodotti alimentari, bevande e tabacco, agricoltura e biotessili sono stati i tre settori più importanti (45 %, 16 % e 17 % del fatturato del 2015 e 24 %, 43 % e 15 % dell'occupazione del 2015) CXLVI .

Nonostante le gravi e crescenti esigenze di sviluppo delle zone rurali italiane e il divario tra le zone urbane e quelle rurali (evidenziato anche nelle raccomandazioni specifiche per paese rivolte nel 2020 dalla Commissione all'Italia e nella relazione per paese 2020 nel contesto dell'esercizio del semestre europeo), l'attenzione dedicata allo sviluppo delle zone rurali in termini di stanziamenti del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) nel periodo di programmazione 2014-2020 è stata limitata tanto rispetto al periodo di programmazione precedente quanto alla media dell'UE.

2.9    Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sani, nutrienti e sostenibili, nonché il benessere degli animali

La resistenza antimicrobica è un settore prioritario per la strategia "Dal produttore al consumatore". In Italia le vendite di agenti antimicrobici negli ultimi cinque anni sono state in media pari a 293,4 mg/PCU, un dato significativamente superiore alla media UE pari a 118,3 mg/PCU nel 2018. Tuttavia si registra un calo significativo delle vendite. In termini di specie, il bestiame è la categoria dominante sebbene le vendite siano significative anche per suini, pollame e ovini/caprini CXLVII . L'Italia ha adottato un piano d'azione nazionale sulla resistenza antimicrobica per il periodo 2017-2020 che fissa obiettivi chiari, in particolare per ridurre il consumo di antibiotici nel settore veterinario di almeno il 30 % e l'uso di antimicrobici di importanza critica di almeno il 10 %. Una missione di accertamento dei fatti condotta nel 2018 ha concluso che l'Italia ha investito risorse notevoli nell'introduzione di un sistema di prescrizione elettronica obbligatoria per i veterinari nonché in attività di sensibilizzazione circa la resistenza antimicrobica tra veterinari, agricoltori e altri e portatori di interessi. Tuttavia numerose delle altre iniziative del paese su tale tema sono volontarie e si concentrano sulla sensibilizzazione. Alcuni agricoltori potrebbero scegliere di continuare a utilizzare antimicrobici (relativamente economici) dato che non dispongono della capacità per finanziare miglioramenti delle infrastrutture agricole o dei sistemi di allevamento CXLVIII .

La strategia "Dal produttore al consumatore" evidenzia anche come il rispetto dei diritti sociali dei lavoratori del settore agroalimentare (compresa la protezione sociale, le condizioni di lavoro e abitative, nonché la protezione della salute e della sicurezza) svolgerà un ruolo importante nella costruzione di sistemi alimentari equi, forti e sostenibili. In tale contesto la portata dello sfruttamento del lavoro nell'agricoltura italiana è allarmante (cfr. dettagli al punto 2.8).

In termini di benessere degli animali, un altro settore prioritario per la strategia "Dal produttore al consumatore", il mozzamento della coda dei suini rimane una pratica consueta in Italia nonostante sia vietata come tale dalle norme dell'UE CXLIX . Nonostante il recente successo nell'aumentare la percentuale di suini allevati con la coda intatta in Italia, questo non è ancora diventato il sistema comune di produzione. Si potrebbero compiere sforzi anche per aumentare la produzione di uova in sistemi senza gabbie per galline ovaiole: in Italia circa la metà delle galline è prodotta in gabbia (49 %), in linea con la media UE CL . Anche la biosicurezza rappresenta una sfida. L'Italia è tra i paesi colpiti dalla peste suina africana (PSA).

Per quanto concerne i pesticidi, l'attuazione della direttiva sull'uso sostenibile dei pesticidi è fondamentale e, sebbene nel 2012 sia stato adottato un piano d'azione nazionale, non è stato presentato alcun piano d'azione rivisto CLI . L'indicatore di rischio armonizzato 1 (HRI1) CLII sui pesticidi evidenzia una tendenza leggermente positiva che vale la pena menzionare sebbene la diminuzione sia più lenta rispetto a quanto avviene a livello UE. I dati che mostrano l'evoluzione per gruppo dimostrano che la vendita di sostanze attive a basso rischio (gruppo 1) è aumentata in maniera significativa mentre i pesticidi classificati come candidati per la sostituzione (gruppo 3) mostrano una tendenza al ribasso in termini di volume delle vendite sebbene la loro percentuale rispetto alle vendite complessive sia stabile. L'Italia è il quinto utilizzatore più intensivo di pesticidi nell'UE, dato calcolato come kg di sostanza attiva venduta per ettaro di superficie agricola utilizzata (anche se si deve tener conto del fatto che i pesticidi non vengono utilizzati soltanto in agricoltura e le statistiche non sono suddivise per settore). Nel 2018 sono stati utilizzati 4,2 kg di sostanze attive per pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata, rispetto a una media di 2,3 kg/ha per l'UE CLIII . L'indicatore di rischio armonizzato 2 (HRI2) indica che le autorizzazioni di emergenza, sebbene stabili negli ultimi 3 anni, rimangono al di sopra dei valori di riferimento. Inoltre vi sono notevoli margini di miglioramento per quanto riguarda la formazione e la certificazione di operatori professionali sulla corretta manipolazione dei pesticidi, le ispezioni delle attrezzature utilizzate per l'applicazione dei pesticidi e controlli efficaci sull'attuazione dei principi generali della difesa fitosanitaria integrata da parte di tutti gli utilizzatori professionali di pesticidi CLIV .

Per quanto concerne le tendenze dei consumi, la domanda di prodotti biologici è aumentata del 217 % negli ultimi dieci anni, ma rimane bassa in alcune zone rurali e nelle zone nelle quali il PIL pro capite è basso CLV . Anche la richiesta di prodotti con denominazioni di qualità (IGP/DOP) è elevata. In merito al consumo di prodotti ortofrutticoli, l'Italia presenta una percentuale più elevata di popolazione che mangia almeno una porzione di frutta e verdura al giorno rispetto alla media UE CLVI . Allo stesso tempo l'Italia registra un consumo elevato stimato di carni rosse e trasformate CLVII . Gli sforzi dovrebbero concentrarsi sul passaggio a diete sane e sostenibili, in linea con le raccomandazioni nazionali, al fine di contribuire a ridurre i tassi di sovrappeso e obesità e l'incidenza di malattie non trasmissibili, migliorando nel contempo l'impatto ambientale complessivo del sistema alimentare. Ciò comprenderebbe il passaggio a una dieta maggiormente basata sui vegetali con meno carne rossa e più frutta e verdura, cereali integrali, legumi, noci e semi.

Per quanto concerne le perdite e gli sprechi alimentari, questi ultimi rappresentano il 30 % degli alimenti prodotti, il 10 % del quale deriva dalla produzione agricola e dalla trasformazione CLVIII . È previsto che le perdite e gli sprechi alimentari nell'agricoltura facciano parte del nuovo programma nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari, come richiesto dall'articolo 29, paragrafo 2 bis, della direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE).

I programmi di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 includevano misure destinate a migliorare il benessere degli animali e l'uso sostenibile dei pesticidi. Il bilancio assegnato al benessere degli animali era significativo, ma i dati sull'impatto delle politiche non sono ancora disponibili. Talune regioni, in particolare Sardegna e Calabria, sono state particolarmente efficaci nell'attuazione di misure a favore del benessere degli animali, svolgendo così un ruolo chiave non soltanto nel miglioramento del benessere degli animali negli allevamenti, ma anche nel trainare l'innovazione e la modernizzazione nel settore agricolo.

La produzione integrata, basata sui principi della difesa fitosanitaria integrata e comprendente impegni di più ampio respiro in materia di produzione agricola finalizzata all'uso sostenibile dei pesticidi, è una delle misure ambientali agro-climatiche più importanti in Italia, che rappresenta circa un terzo del bilancio stanziato per la misura 10 CLIX .



UE-27

HRI 1 per l'UE-27

Vendita di agenti antimicrobici veterinari commercializzati principalmente per animali destinati alla produzione
alimentare in Italia

Indicatore di rischio armonizzato 1 per i pesticidi in Italia

(2011-2013 = 100)

Vendite in mg/PCU

HRI 1 in Italia

A sinistra: Agenzia europea per i medicinali, Sorveglianza europea del consumo di antimicrobici quali medicinali veterinari (ESVAC). Sales of veterinary antimicrobial agents in 31 countries in 2018 – trends from 2010 to 2018 Tenth ESVAC Report.  EMA/24309/2020 .

A destra: Commissione europea. Indicatore di rischio armonizzato per i pesticidi (HRI 1), per gruppi di sostanza attiva.

Come in Eurostat [ SDG_02_51 ].

2.10    Obiettivo trasversale in materia di conoscenza, innovazione e digitalizzazione

L'AKIS italiano è caratterizzato da un alto livello di frammentazione CLX . La ricerca agricola è condotta da numerose università, istituti di ricerca e imprese, pubbliche e private, non sono ben interconnessi tra loro CLXI . Anche i servizi di consulenza sono forniti da diversi soggetti che agiscono in maniera indipendente. Nonostante in passato l'UE abbia generosamente finanziato servizi di assistenza tecnica a favore dell'Italia attraverso consulenti agricoli, i servizi di consulenza non sono presenti ovunque sul territorio nazionale. I servizi di consulenza pubblica sono forniti soltanto da poche regioni. I servizi privati, forniti da consulenti indipendenti, dipendenti di organizzazioni di agricoltori o da società agroalimentari private, non sono sempre disponibili o accessibili ovunque. Forti reti di consulenza sono presenti soltanto in pochi settori ad alto valore aggiunto (ad esempio: agricoltura biologica, vino) CLXII . Di conseguenza anche se il numero di soggetti coinvolti nell'AKIS avrebbe buone potenzialità per portare innovazione agli agricoltori in ogni regione e in ogni settore, la mancanza di coordinamento strategico spesso incide negativamente sui flussi verticali e orizzontali di conoscenza e innovazione nell'AKIS italiano.

Finora le azioni di condivisione delle conoscenze hanno ampiamente beneficiato delle attività della rete rurale nazionale e del suo sito web dedicato (www.innovarurale.it) CLXIII . Ad agosto del 2020 l'Italia deteneva il maggior numero di gruppi operativi approvati (545) nell'UE CLXIV . I gruppi operativi italiani trattano una grande varietà di temi, una circostanza questa che riflette la necessità di innovazione dei settori molto diversi dell'agricoltura italiana CLXV . Tuttavia sarà necessario affrontare alcune carenze al fine di aumentare l'efficacia delle azioni di condivisione delle conoscenze. Innanzitutto si può rilevare uno squilibrio territoriale: anche se tutti i programmi di sviluppo rurale regionali prevedono la costituzione di gruppi operativi, non tutti sono risultati aver compiuto progressi ad agosto del 2020164. Inoltre non sono previsti gruppi operativi nazionali o transfrontalieri. Infine, sulla base dei dati disponibili, risulta marginale il coinvolgimento di consulenti: ad agosto del 2020 essi rappresentavano soltanto il 3 % dei partner nei gruppi operativi italiani CLXVI . Più in generale, soltanto una parte dei consulenti è sistematicamente esposta a conoscenze aggiornate e innovazione attraverso corsi di formazione periodici CLXVII . La loro formazione non è stata sostenuta dalle politiche pubbliche. La dotazione finanziaria della misura 2 CLXVIII è stata più che dimezzata rispetto al piano finanziario originario del programma di sviluppo rurale CLXIX . La sua attuazione non è stata tempestiva né efficiente, dato che a dicembre del 2018 nessuno dei programmi di sviluppo rurale era riuscito a fornire formazione ai consulenti CLXX . In tale contesto, i consulenti potrebbero dover pagare personalmente per la loro formazione e potrebbero avere un accesso limitato a risorse in termini di conoscenze e innovazione CLXXI .

Le carenze evidenziate dell'AKIS italiano, tanto in termini di struttura quanto di flussi di conoscenze e innovazione, possono rappresentare un serio ostacolo nella transizione verso un'agricoltura più verde, più digitale e più competitiva CLXXII .

Il livello di istruzione degli agricoltori è correlato positivamente alla dimensione economica delle aziende agricole CLXXIII in Italia. Ciononostante gli agricoltori italiani tendono ad avere un basso livello di istruzione: nel 2016 soltanto il 3,65 % degli agricoltori italiani aveva ricevuto un'istruzione secondaria in materia di agricoltura e soltanto l'1,32 % era laureato in agricoltura CLXXIV . Inoltre la formazione a favore degli agricoltori non è stata pienamente sostenuta dalle politiche pubbliche: nel secondo trimestre del 2020 è stato speso soltanto il 22 % delle risorse finanziarie stanziate per la misura 1 CLXXV . Dal 2013 si osserva un miglioramento del livello di istruzione degli agricoltori CLXXVI 174, probabilmente anche grazie alle giovani generazioni più istruite (punto 2.7), ma è comunque necessario un miglioramento per evitare ripercussioni negative sulla competitività delle aziende agricole italiane.

Come osservato nelle ultime raccomandazioni del semestre europeo CLXXVII e in un recente parere della Corte dei conti europea CLXXVIII , il sistema amministrativo italiano non riesce ad assorbire efficacemente i fondi dell'UE, seppur con grandi differenze tra le regioni amministrative. Il settore delle politiche agricole non fa eccezione, circostanza questa che incide negativamente sulla competitività delle aziende agricole e sulla coesione territoriale, e produce effetti distorsivi tra gli imprenditori delle diverse regioni. Ciononostante sono comunque necessari molti progressi. Innanzitutto le lunghe procedure amministrative e burocratiche e la mancanza di sistemi informatici uniformi e/o interoperabili hanno causato ritardi nei pagamenti per lo sviluppo rurale legati alla zona in più di un caso. Tali ritardi si sono registrati in alcune regioni più che in altre, producendo così disparità tra gli agricoltori che operano nello stesso mercato ma in zone geografiche differenti. La necessità di coordinamento tra le regioni si riscontra anche nelle azioni a sostegno degli investimenti nei programmi di sviluppo rurale: il numero di richieste di tali misure varia notevolmente tra le regioni, indicando un contesto nazionale squilibrato, piuttosto che una politica con un obiettivo territoriale. Infine è stata registrata una mancanza di coordinamento con le politiche regionali, nazionali ed europee: in numerosi casi ciò ha comportato sovrapposizioni di politiche diverse che finanziavano investimenti analoghi, lacune evidenti o legislazioni contraddittorie CLXXIX . Nel quadro di un più generale processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione, nel tentativo di migliorarne l'efficienza e l'efficacia, si è provveduto a migliorare la qualità del sistema di identificazione delle parcelle agricole (SIPA) nonché ad adottare tecnologie di controllo tramite monitoraggio CLXXX , che possono ridurre l'onere amministrativo a carico dei beneficiari. Inoltre organizzazioni governative hanno partecipato a progetti dell'UE concernenti l'adozione di nuove tecnologie per la modernizzazione delle amministrazioni della PAC, dei controlli della PAC e delle interazioni con gli agricoltori. Tuttavia gli esempi summenzionati mettono in evidenza il fatto che sono ancora necessari numerosi progressi affinché il sistema amministrativo soddisfi tempestivamente le esigenze dei beneficiari attuali e potenziali della PAC.

Nel 2013 la banda larga veloce era scarsa in Italia in considerazione della copertura di soltanto il 21 % dei nuclei familiari complessivi e lo 0 % di quelli rurali. Tra il 2015 e il 2017 si è verificata una rapida dinamica di recupero e, dopo un marcato rallentamento nel periodo 2017-2018, si è registrata una recente ripresa CLXXXI . Nel 2019, quasi il 90 % dei nuclei familiari complessivi, ma soltanto il 68 % di quelli rurali, era coperto dalla banda larga veloce CLXXXII . Saranno necessari notevoli sforzi nelle zone rurali per conseguire l'obiettivo dell'UE di una copertura del 100 % entro il 2025, mentre gli obiettivi dell'UE per il 2020 CLXXXIII non saranno conseguiti entro i termini. Particolare attenzione dovrà essere riservata al collegamento dell'"ultimo miglio" tra l'infrastruttura principale e l'utente finale nonché alle zone scarsamente popolate non coperte dagli investimenti previsti pur essendo quelle maggiormente a rischio di spopolamento CLXXXIV . Nel 2019 la percentuale di persone con competenze digitali di base o superiori era inferiore nelle zone rurali (inferiore al 40 %) rispetto alle città secondarie/periferie (40 %) e alle città (dato vicino al 50 %). Anche se ciò significava che le differenze tra i territori non erano così ampie come in altri Stati membri, ciò ha reso l'Italia uno degli Stati membri con la percentuale più bassa, e nettamente inferiore alla media UE, per tutti i territori CLXXXV .

ISTAT, serie di dati: struttura delle aziende agricole.

Accesso a reti a banda larga di nuova generazione (% del totale dei nuclei familiari)

Accesso alla banda larga (% dei nuclei familiari rurali)

Accesso a reti a banda larga di nuova generazione (% dei nuclei familiari rurali)

Copertura a banda larga in Italia

Tipo di dato: aziende per titolo di studio del conduttore (2013, 2016)

Commissione europea. Digital Economy and Society Index.

DESI individual indicators – 1b1 Fast BB (NGA) coverage [ desi_1b1_fbbc ]

(1)

     Riguarda gli obiettivi relativi all'uso dei pesticidi e ai rischi connessi, alla vendita di antimicrobici, alla perdita di nutrienti, alle superfici destinate all'agricoltura biologica, agli elementi caratteristici del paesaggio con elevata diversità e all'accesso a internet veloce a banda larga.

(I)

     Commissione europea. Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni sulla strategia dell'UE per ridurre le emissioni di metano , COM(2020) 663 final.

(II)

     Direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale. Indicatore di contesto della PAC C.25 Reddito dei fattori in agricoltura e indicatore di contesto della PAC C.26 Reddito da impresa agricola. Il reddito è basato sui dati Eurostat [ aact_eaa04 ], [ aact_ali01 ] e [ aact_eaa06 ], dopo aver sommato i redditi da lavoro dipendente al reddito da impresa e dividendo per il numero di unità lavorative-anno. Nota: i dati per il 2019 sono frutto di una stima. Media delle retribuzioni nei vari settori economici calcolata in base ai dati forniti da Eurostat [ nama_10_a10_e ] relativi a mille ore lavorate dai dipendenti (concetto interno) e alla voce "retribuzioni" [ nama_10_a10 ]. Tutti i dati più recenti per gli indicatori di contesto sono disponibili sul sito web EUROPA . Ulteriori informazioni circa il quadro comune di monitoraggio e valutazione (CMEF) per la valutazione delle prestazioni della politica agricola comune sono disponibili a questo indirizzo .

(III)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su dati RICA (rete di informazione contabile agricola).

(IV)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su dati CATS (Clearance of Accounts Trailing System) (2017).

(V)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su dati RICA (fino al 2018).

(VI)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su dati RICA.

(VII)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su dati RICA (fino al 2018) e su dati CATS (fino al 2018).

(VIII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.26 Reddito da impresa agricola. Sulla base di dati Eurostat [ aact_eaa04 ] e [ aact_ali01 ].

(IX)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su dati RICA (fino al 2018).

(X)

     Rete di informazione contabile agricola. Relazioni standard RICA.

    YEAR.COUNTRY.TF14  e calcoli propri (fino al 2018).

(XI)

     ECORYS, Wageningen Economic Research. Study on risk management in EU agriculture . Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2017. Studio condotto per conto della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale (Commissione europea).

(XII)

     Direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale (Commissione europea). Direct payments to agricultural producers – graphs and figures – Financial year 2018 . 2018.

(XIII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.14 Produttività del lavoro nell'agricoltura. Sulla base di dati Eurostat [ aact_eaa01 ] e [ aact_ali01 ].

(XIV)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.27 Produttività totale dei fattori. Sulla base di dati Eurostat [ aact_eaa05 ], [ aact_eaa04 ], [ aact_ali01 ], [ apro_cpsh1 ] e [ ef_mptenure ] e RICA.

(XV)

     Osservatori RRN – ISMEA. Indicatori di competitività. Scambi con l'estero.

(XVI)

     Direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale sulla base di COMEXT .

(XVII)

     Commissione europea. Indicatore di impatto della PAC I.06 Bilancia commerciale agricola. Sulla base di dati Eurostat - banca dati COMEXT . Dati a livello UE disponibili sulla pagina web del commercio agroalimentare . Dati per l'Italia disponibili nella scheda analitica .

(XVIII)

     Cfr. nota 17.

(XIX)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.27 Produttività totale dei fattori. Sulla base di dati Eurostat [ aact_eaa05 ], [ aact_eaa04 ], [ aact_ali01 ], [ apro_cpsh1 ] e [ ef_mptenure ] e RICA; Osservatori RRN-ISMEA. Indicatori di competitività – Contesto socio-economico. Investimenti .

(XX)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.28 Formazione lorda di capitale fisso. Sulla base di dati Eurostat [ nama_10r_3gva ] e [ nama_10r_2gfcf ].

(XXI)

     Commissione europea. Piattaforma di specializzazione intelligente – Poli di innovazione digitale . 2020.

(XXII)

     Eurostat, [isoc_sk_dskl_i] .

(XXIII)

     Italia, ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Linee guida per lo sviluppo dell'agricoltura di precisione in Italia , 2017.

(XXIV)

     Commissione europea. Indicatori della PAC - Data explorer . Indicatore di risultato della PAC RPI_03 Valore per i produttori primari nella filiera alimentare.

(XXV)

     Commissione europea. Indicatore della PAC: pannello di controllo "Aggiungere valore" : Distribution of Gross Value Added along the food chain (distribuzione del valore aggiunto lordo lungo la filiera alimentare) (Italia).

(XXVI)

     Commissione europea. Indicatore di impatto della PAC I.01 Reddito da impresa agricola. Sulla base di dati Eurostat [ aact_eaa04 ] e [ aact_ali01 ].

(XXVII)

     Eurostat [ aact_eaa01 ], 2017.

(XXVIII)

     Commissione europea. Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Impact Assessment – Initiative to improve the food supply chain (unfair trading practices) , SWD(2018) 92 final.

(XXIX)

     Commissione Europea – Strumento di sorveglianza dei prezzi dei prodotti alimentari .

(XXX)

     Amat L. et al. Study of the best ways for producer organisations to be formed, carry out their activities and be supported . Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2019. Studio condotto per conto della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale (Commissione europea).

(XXXI)

     Cagliero R. et al.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 3. OS 3: Migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore , 2019. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(XXXII)

     Commissione europea. Indicatore della PAC – pannello di controllo "Produzione biologica" : Organic Area and Producers (produttori e superficie relativi alla produzione biologica) (Italia).

(XXXIII)

     Cfr. nota 30.

(XXXIV)

     Cfr. nota 24.

(XXXV)

     Cfr. nota 30.

(XXXVI)

     Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 37-40. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(XXXVII)

     Santini F. et al. Short Food Supply Chains and Local Food Systems in the EU.  A State of Play of their Socio-Economic Characteristics . Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2013. Studio condotto per il Centro comune di ricerca, Istituto di studi delle prospettive tecnologiche (Commissione europea).

(XXXVIII)

     Agenzia europea dell'ambiente (AEA), EEA greenhouse gas – data viewer .

(XXXIX)

     Agenzia europea dell'ambiente (AEA), EEA greenhouse gas – data viewer .

   Foderà I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 4. Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a essi, come pure allo sviluppo dell'energia sostenibile , 2019, pag. 8. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(XL)

     Commissione europea. Indicatori della PAC - Pannello di controllo "Cambiamenti climatici e qualità dell'aria" : GHG emissions from agriculture (emissioni di gas serra causate dall'agricoltura) (1 000 tonnellate di CO2 equivalente); Foderà I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 4. Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a essi, come pure allo sviluppo dell'energia sostenibile , 2019. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(XLI)

     Agenzia europea dell'ambiente (AEA), EEA greenhouse gas – data viewer .

(XLII)

     Agenzia europea dell'ambiente (AEA), EEA greenhouse gas – data viewer .

(XLIII)

     Agenzia europea dell'ambiente (AEA), EEA greenhouse gas – data viewer .

(XLIV)

     Hiederer R.. Relative cover (%) of peat soils (0-30 cm), per country . ESDAC. 2010.

(XLV)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.43 Produzione di energia rinnovabile dall'agricoltura e dalla silvicoltura. Sulla base di dati Eurostat [ nrg_bal_c ] e [ nrg_cb_rw ], e Stratégie grains.

(XLVI)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.43 Produzione di energia rinnovabile dall'agricoltura e dalla silvicoltura. Sulla base di dati Eurostat [ nrg_bal_c ] e [ nrg_cb_rw ], e Stratégie grains.

(XLVII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.44 Uso dell'energia nell'agricoltura, nella silvicoltura e nell'industria alimentare. Sulla base di dati Eurostat [ nrg_bal_s ].

(XLVIII)

     Italia, ministero dello Sviluppo economico, ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Piano nazionale integrato per l'energia e il clima , 2019.

(XLIX)

     Italia, ministero dello Sviluppo economico, ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Piano nazionale integrato per l'energia e il clima , 2019.

(L)

     Commissione europea. Indicatore della CAP – Pannello di controllo "Cambiamenti climatici e qualità dell'aria" .

(LI)

     AgriAdapt, AWA – AgriAdapt Webtool for Adaptation.  EU farmland and climate change risks .

(LII)

     ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio , edizione 2018.

(LIII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.45 Emissioni causate dall'agricoltura. Sulla base di dati Eurostat [ env_air_emis ], fonte originale Agenzia europea dell'ambiente (UNFCC_v22); Agenzia europea dell'ambiente (AEA). National Emission Ceilings (NEC) Directive emission inventory data ; Falconi I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pagg. 73‑74. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LIV)

     Falconi I. et al . L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pagg. 79-80. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LV)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.42 Erosione del suolo per azione dell'acqua. Fonte originale: Centro comune di ricerca; Falconi I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pagg. 68-69. Studio condotto per la Rete Rurale Nazionale 2014-2020; Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.42 Erosione del suolo per azione dell'acqua. Fonte originale: Centro comune di ricerca.

(LVI)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.41 Materia organica nel suolo nei seminativi. Centro comune di ricerca (JRC) sulla base dell'indagine LUCAS 2015 sull'uso dei suoli; Foderà I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 4. OS 4: Contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici e all'adattamento a essi, come pure allo sviluppo dell'energia sostenibile , 2019, pag. 44. Studio condotto per la Rete Rurale Nazionale 2014-2020; Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.41 Materia organica nel suolo nei seminativi. Centro comune di ricerca (JRC) sulla base dell'indagine LUCAS 2015 sull'uso dei suoli.

(LVII)

     Eurostat  [ef_mp_prac] , 2016.

(LVIII)

     Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 34-36. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LIX)

   Agenzia europea dell'ambiente (EEA), Waterbase – Water Quality ICM ; Falconi I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pag. 58. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LX)

     Eurostat [ef_mp_soil] per la copertura del suolo e [ef_lus_main] per i seminativi, 2016.

(LXI)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.20 Terreni irrigui. Sulla base di dati Eurostat [ef_poirrig] e [ef_m_farmleg]; Falconi I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pagg. 23-29. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXII)

     Falconi I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pagg. 34-42. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXIII)

     Falconi I. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 5. OS 2.2: Favorire lo sviluppo sostenibile e un'efficiente gestione delle risorse naturali come l'acqua, il suolo e l'aria , 2019, pagg. 23-42. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXIV)

     Si trattava di una condizione per l'adempimento della condizionalità ex ante 5.2 necessaria per beneficiare dei finanziamenti del FEASR per gli investimenti nell'irrigazione ai sensi dei programmi di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020.

(LXV)

     Commissione europea, analisi della DG Agricoltura e sviluppo rurale basata sulle notifiche degli Stati membri ai sensi del regolamento (UE) n. 1307/2013.

(LXVI)

     Commissione europea. Indicatori della PAC - pannello di controllo "Qualità del suolo" : Share of agricultural land under contracts to improve soil (percentuale di terreni agricoli oggetto di contratti per il miglioramento del suolo) (%), agosto 2020; Commissione europea. Indicatori della PAC - pannello di controllo "Qualità e disponibilità delle acque" : Share of agricultural land under contracts to improve water management (percentuale di terreni agricoli oggetto di contratti per il miglioramento della gestione delle risorse idriche) (%), agosto 2020.

(LXVII)

     EEIG Alliance Environnement. Evaluation of the impact of the CAP on water. Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2019. Studio condotto per conto della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale (Commissione europea).

(LXVIII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.35 Indice dell'avifauna presente nelle zone agricole. Come in Eurostat [env_bio2], fonte originale: EBCC, BirdLife, RSPB e CSO; Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019. pagg. 7-9. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXIX)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.36 Stato di conservazione degli habitat agricoli. Fonte originale: Agenzia europea dell'ambiente .

(LXX)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.34 Zone Natura 2000. Sulla base del barometro NATURA 2000 e dell'iniziativa dell'Agenzia europea dell'ambiente, Corine Land Cover 2018; Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 10-13. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXXI)

     Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 17-19. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXXII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.33 Intensità delle attività agricole. Sulla base di dati RICA –Indicatore agroambientale "Intensificazione/estensivizzazione"; De Leo S. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 9. OS9: Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, sprechi alimentari e benessere degli animali , 2019, pagg. 31-35. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXXIII)

     Commissione europea. Indicatore della PAC, pannello di controllo "Biodiversità": Share of land under contracts supporting biodiversity and/or landscapes and forests (percentuale di terreni oggetto di contratti a sostegno della biodiversità e/o di paesaggi e foreste) (%) , agosto 2020.

(LXXIV)

     Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 26-27. Studio condotto per la Rete Rurale Nazionale 2014-2020; Commissione europea, analisi della DG Agricoltura e sviluppo rurale basata sulle notifiche degli Stati membri ai sensi del regolamento (UE) n. 1307/2013.

(LXXV)

     Notifiche degli Stati membri alla direzione generale dell'Ambiente.

(LXXVI)

     EEIG Alliance Environnement. Impact of the CAP on habitats, landscapes, biodiversity . Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo, 2019. Studio condotto per conto della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale (Commissione europea).

(LXXVII)

     Calcoli propri della direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale basati su calcoli Eurostat e del Centro comune di ricerca basati su dati dell'indagine LUCAS. Elementi lineari considerati: margini prativi, margini ad arbusti, cespugli di alberi singoli, filari di alberi, siepi e fossati.

(LXXVIII)

   Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 23-25, 28-33, 37-40. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXXIX)

     Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio , 2019, pagg. 44-46. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXXX)

     Eurostat [org_cropar_h1]; De Leo S. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 9. OS9: Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, sprechi alimentari e benessere degli animali , 2019, pagg. 41-42. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(LXXXI)

     Rapporto tra il numero di agricoltori di età inferiore a 35 anni e il numero di agricoltori di età pari o superiore a 55 anni; qui espresso rispetto a 100 agricoltori anziani.

(LXXXII)

     Va osservato che in tal caso l'indice è definito come il rapporto tra i giovani agricoltori di età inferiore a 35 anni rispetto agli agricoltori anziani di età superiore a 55 anni.

(LXXXIII)

     Nessuna informazione per la classe di età compresa tra i 35 e i 44 anni.

(LXXXIV)

     Aziende agricole in cui il nucleo familiare consuma più del 50 % della produzione finale.

(LXXXV)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.23 Struttura di età dei capi azienda. Sulla base di dati Eurostat [ ef_m_farmang ]. Per quanto riguarda l'intensità di bestiame, con "azienda" si intende un'"azienda zootecnica" e non vi sono dati per la fascia di età compresa tra i 35 e i 44 anni.

(LXXXVI)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.24 Formazione agricola dei capi azienda. Sulla base di dati Eurostat [ ef_mp_training ]. Va osservato che: a) i dati consultati erano riferiti all'UE‑28 e non all'UE-27; e b) vi è una discrepanza nella definizione di ciclo di formazione "completa" e "di base" per l'Italia rispetto all'UE-28 (cfr. scheda metodologica ).

(LXXXVII)

     Il deficit di finanziamento è costituito dalla domanda di finanziamento non soddisfatta presentata da parte di imprese economicamente redditizie che operano nel settore. Una domanda non soddisfatta comprende i prestiti per i quali è stata presentata una domanda ma che non sono stati ottenuti, nonché i prestiti non richiesti prevedendo che la domanda sarebbe stata respinta dall'istituto finanziario.

(LXXXVIII)

     fi-compass. Financial needs in the agriculture and agri-food sectors in Italy . Relazione dello studio, 2020, 86 pagine. Le informazioni sull'accesso ai terreni da parte dei giovani agricoltori si basano su dati del CREA. Indagine sul mercato degli affitti in Italia Rapporto regionale 2017. 2018 come in fi‑compass. Ibidem.

(LXXXIX)

     Zanetti B. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 7. OS 7: Attirare i giovani agricoltori e facilitare lo sviluppo imprenditoriale nelle aree rurali , 2019, pagg. 17-21. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(XC)

     Il deficit di finanziamento calcolato per il settore agroalimentare è indipendente dal deficit di finanziamento calcolato per il settore agricolo. Segue la medesima metodologia.

(XCI)

     Cfr. nota 88. Occorre osservare che la fonte indica che i fattori trainanti sono "suggeriti" dai dati disponibili.

(XCII)

     Dwyer, Janet et al. Evaluation of the impact of the CAP on generational renewal, local development and jobs in rural areas . Valutazione preparata dalla Commissione europea da parte di ADE s.a., CCRI e OIR, 2019, pag. 65 e pag. 209 (sintesi delle raccomandazioni dei seminari nazionali).

(XCIII)

     Eurostat. [ urt_bd_hgn2 ]. Il tasso di creazione di nuove imprese fa riferimento al numero di imprese create nel periodo di riferimento (t) diviso per il numero di imprese attive in t. I dati sono disponibili per 16 Stati membri per il 2016.

(XCIV)

     ISTAT. Serie di dati:  agriturismo, tipo dato: aziende agrituristiche autorizzate .

(XCV)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.03 Territorio. Sulla base di dati Eurostat [ reg_area3 ] e [ urt_d3area ]. Anno di riferimento: 2016.

   Occorre osservare che dal 2013 l'Italia ha sviluppato una classificazione nazionale delle zone urbane-rurali, a cui si fa spesso riferimento nei Policy Brief per obiettivo specifico che costituiscono la base analitica per il futuro piano strategico della PAC dell'Italia. Tale classificazione definisce quattro tipi di zone: A) zone urbane e periurbane; B) zone rurali con agricoltura intensiva; C) zone rurali intermedie: e D) zone rurali con difficoltà di sviluppo. Cfr. in particolare Amato, A. et al.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 8. OS8: Promuovere l'occupazione, la crescita, l'inclusione sociale e lo sviluppo locale nelle aree rurali, comprese la bioeconomia e la silvicoltura sostenibile . 2019. Allegato. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.     https://www.reterurale.it/PACpost2020/percorsonazionale .

(XCVI)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.03 Territorio. Sulla base di dati Eurostat [ demo_r_d3area ] come nella pubblicazione della Commissione europea. CAP context indicators 2014‑2020. 3. Territory . Aggiornamento 2018. Anno di riferimento: 2015.

   Occorre osservare che in base alla classificazione nazionale delle zone urbane-rurali, le zone rurali con difficoltà di sviluppo (tipo D) coprono sostanzialmente tutto l'arco alpino e appenninico nonché ampie parti della Sicilia e della Sardegna. Cfr. Amato, A. et al.. Ibidem . Figura 3 di cui alla nota 95.

(XCVII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.01 Popolazione. Sulla base di dati Eurostat [ urt_gind3 ]. Anno di riferimento: 2019.

(XCVIII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.02 Struttura di età. Sulla base di dati Eurostat [ urt_pjanaggr3 ]. Anno di riferimento: 2019.

(XCIX)

     Cfr. nota 97. Periodo di riferimento: 2015-2019.

(C)

     Occorre osservare che vi sono modi diversi per definire le "zone rurali". Il testo di cui sopra si basa sulla cosiddetta "tipologia urbana-rurale" in linea con gli indicatori comuni di contesto della PAC. Tuttavia, secondo la definizione basata sulla "tipologia del grado di urbanizzazione", in Italia il 61 % del territorio è costituito da zone rurali mentre il 18 % della popolazione vive in zone rurali. Fonte: Eurostat.

(CI)

     Tra il 2008 e il 2018 soltanto la popolazione delle zone rurali di tipo D è diminuita del 2,2 %, mentre è aumentata in tutti gli altri tipi di zone. Cfr. Amato, A. et al.. Ibidem . Figura 13 di cui alla nota 95.

(CII)

     Rispetto al 2008 le zone rurali di tipo D di tutte le regioni italiane registrano un saldo migratorio inferiore o addirittura negativo nel 2018. Cfr. Amato, A. et al.. Ibidem . Tabelle 7 e 8 di cui alla nota 955. Le tendenze di spopolamento nelle zone rurali italiane, in particolare al Sud, sono confermate anche dalle raccomandazioni specifiche per paese del 2020 rivolte all'Italia e dalla relazione per paese relativa all'Italia 2020 pubblicate nel contesto dell'esercizio del semestre europeo.

(CIII)

     Commissione europea. Documento di lavoro dei servizi della Commissione – Additional figures, maps and tables on the key aspects of demographic change and its impact.  Accompanying the report on the impact of demographic change . SWD(2020) 241 final. Carta 2: indice di dipendenza degli anziani per regione, 2019.

(CIV)

     Copus, A. et al.. ESCAPE European Shrinking Rural Areas: Challenges, Actions and Perspectives for Territorial Governance . Relazione intermedia. Progetto Espon Escape. Carta 5: tendenze demografiche future 2017-2032 nelle regioni intermedie e rurali che si stanno riducendo.

(CV)

     Cfr. nota 103. Figure 40 e 41: proporzione della popolazione nata in un altro Stato membro dell'UE e percentuale della popolazione nata al di fuori dell'UE come percentuale della popolazione di età pari o superiore a 15 anni in base al grado di urbanizzazione, 2019.

(CVI)

     15-64 anni.

(CVII)

     Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.05 Occupazione. Sulla base di dati Eurostat [ lfst_r_ergau ]. Periodo di riferimento: 2005-2019.

(CVIII)

     Nel 2018 il tasso di occupazione rurale era inferiore al 45 % in Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, mentre era pari al 75 % nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen. Cfr. Amato, A. et al.. Ibidem . Tabella 11 di cui alla nota 95. Occorre osservare che si basa su dati ISTAT classificati secondo la definizione urbana-rurale NUTS per regione italiana e che copre la fascia di età dai 15 ai 64 anni.

(CIX)

     Cfr. nota 107. Periodo di riferimento: 2005-2019.

(CX)

     20-64 anni.

(CXI)

     Eurostat. [ lfst_r_erednu ]. Anno di riferimento: 2018.

(CXII)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.13 Occupazione per attività economica. Sulla base di dati Eurostat [ lfst_r_lfe2en2 ]. Periodo di riferimento: 2010-2017.

(CXIII)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.11 Struttura dell'occupazione. Sulla base di dati Eurostat [ nama_10r_3empers ]. Anno di riferimento: 2016.

(CXIV)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.22 Forza lavoro dell'azienda agricola. Sulla base di dati Eurostat [ ef_lf_main ]. Anni di riferimento: 2013 e 2016. In unità lavorative-anno.

(CXV)

Nonostante la legge nazionale n. 199 e il recente piano nazionale (Piano triennale 2020-2022) contro il lavoro irregolare nell'agricoltura.

(CXVI)

Italia, ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022 . 2020. La gravità del fenomeno in Italia è evidenziata anche nelle raccomandazioni specifiche per paese rivolte all'Italia dalla Commissione nel 2020 e nella relazione per paese relativa all'Italia 2020 pubblicate nel contesto dell'esercizio del semestre europeo. 

(CXVII)

Franić, R.e Kovačićek. T. The professional status of rural women in the EU. Studio condotto per il Parlamento europeo, 2019. Figura 17: proporzione di capi azienda donne. 2016. Sulla base di dati Eurostat. https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2019/608868/IPOL_STU(2019)608868_EN.pdf

(CXVIII)

 Definite in termini di produzione economica ("produzione standard"). Le due classi sono rispettivamente aziende agricole con "una produzione standard < 2 000 EUR" e "una produzione standard < 8 000 EUR".

(CXIX)

Eurostat. [ ef_m_farmleg ]. Anno di riferimento: 2016.

(CXX)

20-64 anni.

(CXXI)

Nel 2019 era di 0,3 punti percentuali inferiore nelle zone rurali rispetto al totale. Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.07 Tasso di disoccupazione. Sulla base di dati Eurostat [ lfst_r_urgau ]. Periodo di riferimento: 2013-2019.

(CXXII)

Cfr. nota 121. Anno di riferimento: 2019.

(CXXIII)

 Cfr. nota 121121. Periodi di riferimento: 2013-2019 e 2019.

(CXXIV)

Eurostat. [ edat_lfse_29 ]. Periodo di riferimento: 2010-2018. L'affermazione secondo la quale tutte le percentuali sono inferiori al 20 % è vera anche per il 2019.

(CXXV)

Cfr. nota 124. Periodo di riferimento: 2015-2019.

(CXXVI)

Eurostat. [ edat_lfse_30 ]. Periodo di riferimento: 2010-2019.

(CXXVII)

Eurostat. [ edat_lfs_9913 ]. Periodo di riferimento: 2009-2018.

(CXXVIII)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.08 PIL pro capite. Sulla base di dati Eurostat [ urt_10r_3gdp ]. Standard di potere d'acquisto (SPA, UE-27 dal 2020), per abitante in percentuale della media UE-27 (dal 2020). Periodo di riferimento: 2005-2016.

(CXXIX)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.10 Struttura dell'economia. Sulla base di dati Eurostat [ urt_10r_3gva ]. Periodo di riferimento: 2010-2016. Per la disaggregazione per settore esistono dati fino al 2019, che risultano in linea con quanto affermato.

(CXXX)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.30 Infrastrutture turistiche. Sulla base di dati Eurostat [ tour_cap_natd ]. Periodi di riferimento: 2012-2017/2018.

(CXXXI)

2005-2008.

(CXXXII)

Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.09 Tasso di povertà (persone a rischio di povertà o esclusione sociale). Sulla base di dati Eurostat [ ilc_peps13 ]. Periodo di riferimento: 2005‑2018.

(CXXXIII)

Natale, F., Kalantaryan, S., Scipioni, M., Alessandrini, A. e Pasa, A. Migration in EU Rural Areas . EUR 29779 EN. Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, Lussemburgo. 2019. ISBN 978-92-76-08600-0 (online), doi:10.2760/544298 (online), JRC116919. Figura 1.9 Confronto degli indicatori del rischio di povertà tra nativi e migranti nelle zone rurali, per paese (2017).

(CXXXIV)

Eurostat. [ ilc_di17 ]. Periodo di riferimento: 2012-2018 in EUR.

(CXXXV)

Cfr. nota 103. Figura 37: reddito netto equivalente mediano, 2018 (standard di potere d'acquisto (SPA), per grado di urbanizzazione).

(CXXXVI)

Italia, Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche di Coesione. Accordo di Partenariato 2014-2020. Italia. Sezione 1A , 2017, pag. 105.

(CXXXVII)

Commissione europea. Documento di lavoro dei servizi della Commissione. Relazione per paese relativa all'Italia 2020 . SWD(2020) 511 final, pag. 43.

(CXXXVIII)

Cfr. nota 95.

(CXXXIX)

Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO). FAO, Global Forest Resources Assessment 2020 .

(CXL)

L'indicatore C.13 Occupazione per attività economica mostra una percentuale costante della silvicoltura in termini di occupazione pari allo 0,2 % nel periodo 2010-2017. Cfr. nota 112.

(CXLI)

 Analogamente, l'indicatore indicatore C.15 Produttività del lavoro nella silvicoltura mostra un aumento tra il 2012 e il 2018 pari al 13 % in Italia (11 % per l'UE-27). Commissione europea. Indicatore di contesto della PAC C.15 Produttività del lavoro nella silvicoltura. Sulla base di dati Eurostat [ for_eco_cp ] e [ for_awu ].

(CXLII)

Commissione europea. Forests, forestry and logging . Eurostat Statistics Explained. Tabella 3: indicatori economici per la silvicoltura e la lavorazione boschiva, 2005 e 2017 (prezzi di base correnti), grafico 1: produzione della silvicoltura e della lavorazione boschiva per tipo, 2017 (milioni di EUR, prezzi di base correnti) e tabella 4: occupazione e produttività apparente del lavoro nella silvicoltura e nella lavorazione boschiva, 2005 e 2017.

(CXLIII)

 Circa 1 300 000 000 m3 su corteccia dello stock che cresce nelle foreste disponibili per l'approvvigionamento di legno.

(CXLIV)

 Circa 32 500 000 m3 su corteccia nelle foreste disponibili per l'approvvigionamento di legno. L'incremento annuo netto è la crescita media in volume dello stock di alberi vivi disponibile all'inizio dell'anno meno la mortalità naturale media di tale stock.

(CXLV)

Cfr. nota 142. Tabella 2: risorse di legname.

(CXLVI)

Commissione europea. Jobs and Wealth in the European Union Bioeconomy. Poli di conoscenze e portali di dati. Risultati di una collaborazione tra il JRC e il nova-Institute. https://datam.jrc.ec.europa.eu/datam/mashup/BIOECONOMICS/index.html . Occorre osservare che i dati sul fatturato non sono più disponibili.

(CXLVII)

 Agenzia europea per i medicinali, Sorveglianza europea del consumo di antimicrobici quali medicinali veterinari (ESVAC). Sales of veterinary antimicrobial agents in 31 countries in 2018 – trends from 2010 to 2018 Tenth ESVAC Report.  EMA/24309/2020 .

(CXLVIII)

Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Relazione finale di una missione conoscitiva effettuata in Italia dall'8 novembre 2018 al 16 novembre 2018 per raccogliere informazioni sull'uso prudente degli antimicrobici negli animali , 2019. DG(SANTE) 2018-6371.

(CXLIX)

 Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Lettera del commissario Kyriakides all'Italia sulla strategia "Dal produttore al consumatore" in merito a sistemi alimentari sostenibili, 2020. Ares(2020)2643693.

   Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Relazione finale dell'audit effettuato in Italia dal 13 novembre 2017 al 17 novembre 2017 al fine di valutare le attività degli Stati membri per prevenire la morsicatura della coda ed evitarne il mozzamento come operazione di routine nei suini , 2017. DG(SANTE) 2017-6257.

(CL)

 Direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale (Commissione europea). Pannello di controllo del mercato relativo alle uova , 2020.

(CLI)

 Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Lettera del commissario Kyriakides all'Italia sulla strategia "Dal produttore al consumatore" in merito a sistemi alimentari sostenibili, 2020. Ares(2020)2643693; Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Relazione finale dell'audit effettuato in Italia dal 13 novembre 2017 al 17 novembre 2017 al fine di valutare le attività degli Stati membri per prevenire la morsicatura della coda ed evitarne il mozzamento come operazione di routine nei suini , 2017. DG(SANTE) 2017‑6257.

(CLII)

Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Indicatori di rischio armonizzato .

(CLIII)

Eurostat, [aei_fm_salpest09] e [apro_cpsh1] .

(CLIV)

Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Relazione finale di una missione conoscitiva condotta in Italia dal 3 all'11 maggio 2017 al fine di valutare l'attuazione di misure per realizzare l'uso sostenibile di pesticidi . DG(SANTE) 2017-6006; Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare (Commissione europea). Lettera del commissario Kyriakides all'Italia sulla strategia "Dal produttore al consumatore" in merito a sistemi alimentari sostenibili, 2020. Ares(2020)2643693.

(CLV)

De Leo S. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 9.  OS9: Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, sprechi alimentari e benessere degli animali , 2019, pagg. 31-35. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(CLVI)

Eurostat, [hlth_ehis_fv1e] .

(CLVII)

Definita come manzo, agnello e maiale, 123,53 g/pro capite/giorno, al netto degli scarti nell'UE 2010, studio di GBD e M. Springmann del 2017.

(CLVIII)

De Leo S. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 9. OS9: Migliorare la risposta dell'agricoltura dell'UE alle esigenze della società in materia di alimentazione e salute, compresi alimenti sicuri, nutrienti e sostenibili, sprechi alimentari e benessere degli animali , 2019, pagg. 31-35. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(CLIX)

Trisorio A. e Lauricella P.. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief 6. OS6: Contribuire alla tutela della biodiversità, rafforzare i servizi ecosistemici e preservare gli habitat e il paesaggio . 2019. Appendice, pagg. 47-50. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(CLX)

CPRA UE AKIS. Preparing for future AKIS in Europe, 2019.

(CLXI)

De Leo S. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief. OS: Promuovere e condividere conoscenze, innovazione e processi di digitalizzazione nell'agricolture e nelle aree rurali promuovendone l'utilizzo , 2019. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(CLXII)

De Leo S. et al. L'Italia e la PAC post 2020 – Policy Brief. OS: Promuovere e condividere conoscenze, innovazione e processi di digitalizzazione nell'agricolture e nelle aree rurali promuovendone l'utilizzo , 2019. Studio condotto per la Rete rurale nazionale 2014-2020.

(CLXIII)

Alcuni esempi si trovano su Innovarurale,  InnovaInAzione – Notizie ed Eventi .

(CLXIV)

Notifiche degli Stati membri alla direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale.

   Innovarurale. PEI-AGRI. Il contatore dei GO . Consultazione effettuata ad agosto del 2020.

(CLXV)

 Notifiche degli Stati membri alla direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale, agosto 2020.

(CLXVI)

 Notifiche degli Stati membri alla direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale, agosto 2020.

(CLXVII)

  Testo coordinato del Decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138 (in Gazzetta Ufficiale - serie generale - n. 188 del 13 agosto 2011), articolo 3, quinto comma ; Decreto del Presidente della Repubblica 7 agosto 2012 n. 137, articolo 7 ;

   Consiglio dell'Ordine Nazionale dei dottori Agronomi e dei Dottori Forestali, Regolamento CONAF 3/2013 ; Consiglio del Collegio Nazionale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati, Regolamento della Formazione Continua del Perito Agrario e del Perito Agrario Laureato.

(CLXVIII)

La misura 2 dei programmi di sviluppo rurale nel periodo di programmazione 2014-2020 è dedicata ad aiutare gli agricoltori a beneficiare di servizi di consulenza (2.1), alla creazione di servizi di gestione delle aziende agricole, di sostituzione nelle aziende e di consulenza a favore delle aziende agricole, nonché di servizi di consulenza per la silvicoltura (2.2) così come alla formazione di consulenti (2.3).

(CLXIX)

 Notifiche degli Stati membri alla direzione generale dell'Agricoltura e dello sviluppo rurale, agosto 2020.

(CLXX)

Commissione europea. Indicatore della CAP - Data explorer : Indicatore di realizzazione (output) della PAC OIR_14 Numero di consulenti formati.

(CLXXI)

 Alcuni esempi possono essere trovati in CONAF. Sistema Informativo dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali. Visualizzazione eventi formativi del Catalogo CONAF , 2020.

(CLXXII)

Come hanno evidenziato le valutazioni a livello UE ( valutazione delle acque e valutazione degli habitat, del paesaggio e della biodiversità ), l'adozione di pratiche ambientali e la consapevolezza degli agricoltori in merito ai cambiamenti climatici e all'ambiente dipendono fortemente dalla formazione mirata e dalla consulenza su tali temi, che possono mancare nel contesto italiano. Inoltre i flussi di conoscenze e innovazione a qualsiasi livello dell'AKIS favoriscono l'adozione di nuove tecnologie e innovazioni digitali, fondamentali affinché le aziende agricole italiane possano essere competitive nel panorama europeo.

(CLXXIII)

 La dimensione economica dell'azienda agricola è definita sulla base della produzione standard complessiva della stessa. Maggiori dettagli sono disponibili nel documento dell'ISTAT. 6° Censimento Generale dell'Agricoltura. Caratteristiche tipologiche delle aziende agricole , 2013.

(CLXXIV)

ISTAT, Serie di dati: struttura delle aziende agricole. Tipo di dato: aziende per titolo di studio del conduttore . 

(CLXXV)

La misura 1 dei programmi di sviluppo rurale nel periodo di programmazione 2014-2020 è dedicata alle azioni in materia di trasferimento di conoscenze e informazione. In particolare tale misura sostiene azioni di formazione professionale e acquisizione di competenze (1.1), attività di dimostrazione e azioni di informazione (1.2) e scambi a breve termine sulla gestione di aziende agricole e foreste, nonché visite di aziende agricole e foreste (1.3).

(CLXXVI)

Cfr. nota 174.

(CLXXVII)

 Commissione europea. Documento di lavoro dei servizi della Commissione. Relazione per paese relativa all'Italia 2020 . SWD(2020) 511 final. pag. 64; Commissione europea. Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2020 dell'Italia e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità 2020 dell'Italia . COM(2020) 512 final, pag. 10.

(CLXXVIII)

Corte dei conti europea. Parere n 6/2020 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un dispositivo per la ripresa e la resilienza . GU C 350 del 20.10.2020, pag. 1.

(CLXXIX)

 Tali questioni erano già state evidenziate dalla Corte dei conti europea per quanto concerne gli investimenti per le infrastrutture nelle zone rurali durante il periodo di programmazione 2007-2013 (Corte dei conti europea. Relazione speciale.   I finanziamenti dell'UE per le infrastrutture rurali: il rapporto costi-benefici può essere significativamente migliorato , 2016, Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea).

   Nel corso del periodo di programmazione 2014-2020, i valutatori esterni hanno comunque riscontrato casi analoghi. A titolo di esempio, la relazione di valutazione del programma di sviluppo rurale del Lazio menziona che le operazioni 4.1.3 e 4.2.2, che incentivavano gli investimenti destinati a migliorare l'efficienza energetica, non hanno attratto il numero di beneficiari previsto, molto probabilmente a causa di una sovrapposizione con altre politiche (COGEA Consulenti per la Gestione Aziendale. Servizio di valutazione indipendente del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 del Lazio. Rapporto Annuale di Valutazione , 2020, pag. 74). Una delle relazioni di valutazione del programma di sviluppo rurale della Lombardia evidenzia invece una bassa partecipazione alle misure di incentivazione a favore delle energie rinnovabili, per due motivi: l'assenza di concessioni tariffarie nel quadro di una strategia nazionale per l'energia più generale e una lacuna legislativa per quanto concerne la produzione e la distribuzione di biometano da parte delle aziende zootecniche (Agriconsulting. Servizio di Valutazione del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 di Regione Lombardia a valere sul Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Relazione Annuale di Valutazione al 2017 , 2018, pag. 12).

(CLXXX)

Corte dei conti europea. Relazione speciale n. 04/2020. L'uso delle nuove tecnologie di produzione e trattamento delle immagini per monitorare la politica agricola comune: i progressi registrati sono, nel complesso, costanti, ma più lenti per il monitoraggio ambientale e del clima , 2020.

(CLXXXI)

Commissione europea. Digital Economy and Society Index. DESI individual indicators – 1b1 Fast BB (NGA) coverage [ desi_1b1_fbbc ].

(CLXXXII)

Commissione europea. Digital Economy and Society Index. DESI individual indicators – 1b1 Fast BB (NGA) coverage.

(CLXXXIII)

Commissione europea. Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, Connettività per un mercato unico digitale competitivo: verso una società dei Gigabit europea . COM(2016) 587 final.

(CLXXXIV)

 Italia, Presidenza del Consiglio dei Ministri. Strategia italiana per la banda ultralarga. Piano di investimenti per la diffusione della banda ultralarga , 2015. Il divario digitale tra zone rurali e urbane e il conseguente scarso accesso ai servizi di base nelle zone rurali che portano allo spopolamento sono evidenziati anche nelle raccomandazioni specifiche per paese del 2020 rivolte dalla Commissione all'Italia e nella relazione per paese 2020 pubblicate nel contesto dell'esercizio del semestre europeo.

(CLXXXV)

Eurostat, [isoc_sk_dskl_i] .

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