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Document 51997AC0982

Parere del Comitato economico e sociale sulla Comunicazione della Commissione dal titolo «La coesione e la società dell'informazione»

GU C 355 del 21.11.1997, p. 12–15 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

51997AC0982

Parere del Comitato economico e sociale sulla Comunicazione della Commissione dal titolo «La coesione e la società dell'informazione»

Gazzetta ufficiale n. C 355 del 21/11/1997 pag. 0012


Parere del Comitato economico e sociale sulla Comunicazione della Commissione dal titolo «La coesione e la società dell'informazione»

(97/C 355/04)

La Commissione, in data 5 giugno 1997, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 198 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla comunicazione di cui sopra.

La Sezione «Sviluppo regionale, assetto territoriale ed urbanistica», incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della relatrice Dame Jocelyn Barrow, in data 16 settembre 1997.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 1° ottobre 1997, nel corso della 348a sessione plenaria, con 91 voti favorevoli, 1 voto contrario e 1 astensione, il seguente parere.

1. Introduzione

1.1. Nell'Unione europea si è sempre più consapevoli dell'importanza delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). È chiaro, inoltre, che rispetto ai propri concorrenti su scala mondiale, in particolare Stati Uniti e Giappone, l'UE ha reagito in ritardo alle sfide sollevate dalle TIC. È quindi una questione cruciale e una sfida per tutta l'UE ideare una strategia intesa a potenziare l'impegno e le realizzazioni dell'Europa nell'ambito delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, nonché l'applicazione di tali tecnologie per creare una società dell'informazione dinamica. A tal fine è necessario un approccio globale che identifichi i diversi aspetti della società dell'informazione, ivi inclusi i suoi effetti sulla coesione.

1.2. Le sfide della società dell'informazione sono state ravvisate in numerose Comunicazioni della Commissione, che a loro volta hanno attinto ad analisi e a relazioni consultive prodotte, ad esempio, dal Gruppo di esperti ad alto livello sulla società dell'informazione. Il Comitato è stato invitato a esprimere pareri su diversi aspetti dello sviluppo della società dell'informazione ().

1.3. In tali pareri il Comitato ha ribadito la necessità di sviluppare un modello europeo della società dell'informazione che ne riconosca la dimensione sociale, e specialmente gli effetti sull'occupazione e sulla coesione ().

1.4. La Comunicazione della Commissione è accolta con favore quale punto di partenza necessario per promuovere la società dell'informazione nelle regioni più svantaggiate. Nondimeno, il Comitato è dell'avviso che le proposte della Commissione non siano state ancora sufficientemente approfondite, e che esse dovrebbero tenere maggiormente conto dei rapidi mutamenti in atto nel settore delle telecomunicazioni e, più genericamente, nella società dell'informazione.

2. La Comunicazione della Commissione

2.1. L'obiettivo della Comunicazione è di presentare una strategia per garantire che la società dell'informazione si sviluppi in maniera equilibrata nelle varie regioni dell'Unione europea, sì da evitare quella polarizzazione tra le regioni provviste di informazioni e quelle che ne sono prive che potrebbe acuire gli squilibri regionali. La Comunicazione integra il Libro verde «Vivere e lavorare nella società dell'informazione: priorità alla dimensione umana ()», incentrato sugli aspetti sociali della società dell'informazione.

2.2. La Comunicazione presenta una breve panoramica delle disparità in materia di servizi di telecomunicazione tra le varie regioni dell'Unione europea, come anche osservazioni sul quadro normativo e sull'attuale ruolo, piuttosto modesto, dei fondi strutturali nel preparare le regioni più svantaggiate alla società dell'informazione. Il documento indica altresì le prospettive del settore.

2.3. La Comunicazione prevede tre tipi di azioni: ricorrere al processo normativo per garantire che tutte le regioni possano beneficiare dei vantaggi connessi alla società dell'informazione; assicurare il completamento delle relative reti infrastrutturali; e infine sostenere le iniziative volte a far conoscere meglio le opportunità offerte dalla società dell'informazione e a incoraggiare la domanda di attività legate all'informazione.

2.4. Per assicurare progressi nel settore la Comunicazione traccia poi una serie di linee di lavoro per quanto riguarda la regolamentazione, gli investimenti a favore delle infrastrutture e l'incentivazione della domanda.

3. Osservazioni di carattere generale

3.1. La Comunicazione della Commissione contribuisce allo sviluppo della politica riguardante la società dell'informazione esaminando esplicitamente in che modo si debba tenere conto della coesione. Come il Comitato ha indicato in precedenti pareri, si tratta di un cambiamento programmatico positivo.

3.2. Tuttavia, la Comunicazione non presta sufficiente attenzione al problema più generale dell'UE, e cioè il ritardo rispetto a Stati Uniti e Giappone in questo settore economico d'importanza strategica. È opportuno ricordare che, su scala mondiale, il settore delle tecnologie dell'informazione rappresenta ormai una quota del PIL superiore a quella del settore automobilistico.

3.3. L'obiettivo centrale della politica da attuare deve essere lo sviluppo della società dell'informazione in tutta l'UE assicurando che la coesione venga rispettata.

3.4. Allo stesso tempo sono auspicabili misure dirette ad offrire migliori opportunità a tutti e in particolare alle regioni più svantaggiate, in modo che possano competere efficacemente per attività legate alla società dell'informazione. Tali obiettivi non sono necessariamente facili da conciliare, e si può prevedere che sarà difficile decidere quando interventi delle autorità debbano prevalere su decisioni di investimento suggerite dal mercato. Al riguardo, è importante stabilire regole eque e trasparenti per disciplinare lo sviluppo delle attività connesse alla società dell'informazione.

3.5. Le disparità in materia di infrastrutture di telecomunicazione tra le regioni possono certamente essere considerevoli, come si afferma nella Comunicazione della Commissione, e ostacolare la creazione di attività dinamiche connesse alle TIC nelle regioni in cui il settore dell'informazione accusa ritardi. Resta tuttavia da appurare se la politica in materia di TIC debba necessariamente procedere in questa direzione. L'obiettivo dello sviluppo regionale può essere perseguito in numerosi modi e, quando le risorse a disposizione sono modeste, occorre vedere come utilizzarle al meglio. Nei limiti delle esigue risorse finanziarie disponibili per le politiche strutturali, un maggiore impegno a favore delle infrastrutture di telecomunicazioni può giustificarsi solo se è ragionevole limitare (o abbandonare) altre iniziative.

3.6. È altresì importante riconoscere che non tutte le regioni possono (o dovrebbero) sperare di attrarre una vasta gamma di attività economiche: alcune regioni saranno in grado di sostenere attività connesse alle TIC meglio di altre, non già per una questione di infrastrutture, bensì perché dispongono di fattori produttivi complementari. Le politiche passate offrono esempi di scelte inefficaci, come le fatidiche «cattedrali nel deserto» dell'Italia meridionale (grandi impianti di produzione avulsi dal tessuto economico), o la concezione secondo cui tutte le località dovrebbero disporre di un parco scientifico. La questione non viene trattata nella Comunicazione della Commissione, ma è chiaro che occorre conseguire un cauto equilibrio tra le opportunità offerte e la necessità di evitare sprechi finanziari.

3.7. Notevoli trasformazioni sono previste nella struttura e nella regolamentazione del settore delle telecomunicazioni. Esse comprendono la graduale privatizzazione di reti pubbliche, l'ingresso di nuovi concorrenti, la comparsa di fornitori transfrontalieri di servizi e, in alcuni Stati membri, gli investimenti in reti concorrenti. In tale contesto, è lecito chiedersi in che modo gli aiuti proposti dei fondi strutturali siano conciliabili con la presenza di imprese private nel settore e, più genericamente, con la politica della concorrenza. Il Comitato reputa che di norma tali aiuti debbano essere concessi unicamente per l'infrastruttura di base e che siano necessari orientamenti chiari circa il modo di utilizzarli.

3.8. Sotto il profilo normativo tali mutamenti includono l'attuazione della Direttiva 97/13/CE in materia di licenze e l'ulteriore sviluppo della Direttiva 90/388/CE sui servizi. Anche la Direttiva 95/62/CE sulla fornitura di reti aperte, menzionata al punto 10 del documento della Commissione, è affine alla Comunicazione poiché riguarda la fornitura universale di servizi ed altre misure di regolazione, come quelle inerenti alle tariffe di interconnessione (le tariffe applicate dai fornitori di infrastrutture di base agli utenti delle loro reti, le quali incidono notevolmente sui potenziali profitti dei nuovi operatori sul mercato). Il Comitato esorta la Commissione ad effettuare uno studio e riferire quanto prima sui modi in cui questi vari sviluppi normativi potrebbero ripercuotersi sulle proposte avanzate nella Comunicazione.

3.9. La società dell'informazione influirà sull'occupazione in vari modi, ed è necessario che ciò venga compreso appieno. Come avviene con tutte le innovazioni tecnologiche, si schiuderanno possibilità per la creazione di posti di lavoro ma la perdita di alcuni posti sarà anche inevitabile, in quanto certi tipi di mansioni saranno rimpiazzati da nuove forme di capitale.

3.9.1. Agli interlocutori economici e sociali incombe manifestamente il compito di garantire che questi tagli occupazionali vengano gestiti riducendo al minimo i rischi di fratture sociali.

3.10. Col tempo la gamma di nuovi servizi ed attività legate alla società dell'informazione determinerà la creazione di posti di lavoro. Ad esempio, i progressi nel settore delle telecomunicazioni hanno agevolato il dislocamento delle attività dei servizi finanziari non direttamente a contatto con la clientela in città più piccole, allontanandole da centri finanziari congestionati. Anche molti altri servizi, specie quelli diretti alle imprese, si prestano a tale tipo di trasferimento.

3.11. A volte si suppone che la società dell'informazione genererà posti di lavoro prevalentemente nelle PMI, ma non si deve trascurare la possibilità che le regioni più svantaggiate attraggano grandi imprese, specie nell'ambito dei cosiddetti «ambienti telemediati» (tele-mediated environments), come ad esempio i centri di chiamata per i principali operatori di telecomunicazioni, o altri tipi di operazioni decentrate dell'industria informatica.

3.12. Anche la cosiddetta «Highlands and Islands Telecommunications Initiative» (iniziativa nelle zone montuose e nelle isole scozzesi) si è rivelata un'esperienza istruttiva, in quanto ha consentito di creare o spesso di conservare posti di lavoro, il che è quasi altrettanto importante. Anche se i posti di lavoro complessivi non sono molti, iniziative del genere hanno l'importante effetto di creare nuove attività fondamentali intorno alle quali se ne sviluppano altre. È opportuno notare, ad ogni modo, che una percentuale significativa di tali posti di lavoro verrà coperta, e spesso creata, da quanti si trasferiscono nella regione. La popolazione locale beneficia comunque di un incremento delle spese dovuto agli effetti «moltiplicatori» dell'aumento dei redditi nella regione. Per accrescere le possibilità occupazionali dei residenti occorrono interventi complementari in settori quali la formazione.

4. Osservazioni particolari

4.1. Come già in precedenti pareri, il Comitato sottolinea l'importanza di predisporre gli interventi tenendo conto delle effettive esigenze del mondo imprenditoriale, dei singoli e degli interlocutori sociali ed economici ().

4.2. Una questione che preoccupa il Comitato è la possibilità di significative concentrazioni della proprietà dei media e l'integrazione orizzontale di ulteriori elementi del settore «dell'informazione» in grandi conglomerati, molti dei quali farebbero capo a società di paesi al di fuori dell'UE.

4.3. Il Comitato rileva che si sono verificati ritardi nell'attuazione di altre misure del piano d'azione evolutivo della Commissione sulla società dell'informazione (). Tale situazione invita alla prudenza non solo nella definizione di obiettivi, ma anche in merito alle aspettative dei risultati conseguibili. L'esigua dotazione finanziaria dei fondi strutturali non fa che rafforzare tale constatazione.

4.4. Vi è un certo rischio nella proposta della Comunicazione di trattare le regioni più svantaggiate come se condividessero le stesse esigenze. Il documento accenna alle regioni dell'Obiettivo 2 e dell'Obiettivo 1, ma è poco realistico aspettarsi un intervento consistente dei fondi strutturali a beneficio di tante regioni. Il Comitato invita la Commissione a spiegare in che modo propone di conseguire gli obiettivi previsti con le limitate risorse disponibili dei fondi strutturali. La questione va esaminata con urgenza, specie in considerazione dei divari tra le regioni, e il Comitato accoglie con favore le proposte della Commissione di compiere una valutazione particolareggiata dei nuovi programmi dell'Obiettivo 2 e di quelli dell'Obiettivo 1.

4.5. Contestualmente va riconosciuto il ruolo chiave che il settore privato avrà nello sviluppo della società dell'informazione. Le iniziative proposte dalla Commissione, dagli Stati membri e dai governi regionali devono tener conto dei mutamenti in atto nei vari settori interessati dalla società dell'informazione: telecomunicazioni, software, fornitori di servizi a valore aggiunto, ecc. Alcuni di tali settori offrono delle opportunità alle PMI, ma bisogna altresì riconoscere la possibilità di attrarre branche di grandi società.

4.6. La diversità sociale e culturale è un elemento caratteristico dell'Unione europea, per cui è lecito chiedersi se una «società dell'informazione» uniforme e centralizzata rappresenterebbe uno sviluppo positivo. Per molti versi le regioni sono i livelli più appropriati per formulare i propri piani strategici, ragion per cui tener conto delle priorità regionali diventa fondamentale per elaborare piani con basi solide, oltre che per essere in linea con il principio della sussidiarietà.

4.7. Le iniziative IRISI e RISI, che rientrano nella strategia della Commissione per stimolare la domanda, sono esperimenti pregevoli, benché di portata modesta. Esse costituiscono inoltre un metodo utile per valutare le esigenze delle regioni. Il Comitato prende atto che si tratta di azioni «dal basso verso l'alto», anche se la Commissione ha svolto un suo ruolo nel convincere le regioni a parteciparvi. Resta da vedere come coinvolgere altre regioni in iniziative analoghe, e inoltre a quale livello amministrativo spetti eseguire gli interventi. Tutto lascia prevedere che i risultati migliori verranno ottenuti dai vari livelli amministrativi responsabili degli interventi che sono in grado di compiere meglio.

5. Conclusioni e raccomandazioni

5.1. L'abbinamento della liberalizzazione delle telecomunicazioni e dei progressi nell'ambito delle TIC offre nuove opportunità alle regioni, ma perché queste possano usufruirne è importante che la Commissione definisca misure specifiche finalizzate a garantire i progressi, distinguendo tra quelle che necessitano e quelle che non necessitano di finanziamenti. A tal fine essa deve riconoscere che le esigenze delle varie regioni differiranno in maniera significativa.

5.2. L'andamento dello stesso settore delle telecomunicazioni inciderà notevolmente sul modo in cui l'avvento della società dell'informazione influirà a sua volta sulla coesione. Il Comitato teme che le proposte della Commissione non tengano sufficientemente conto dei mutamenti verificatisi nel settore delle telecomunicazioni e in altri settori dell'informazione a causa delle privatizzazioni, dell'intensificarsi della concorrenza e della proliferazione di nuove tecnologie e servizi. In realtà, prima che la Comunicazione si traduca in azioni concrete interverranno mutamenti profondi in materia di proprietà e di regolazione nel settore delle telecomunicazioni.

5.3. La creazione di reti globali e affidabili è la condizione imprescindibile per lo sviluppo della società dell'informazione, per cui, se la fornitura di infrastrutture presenta lacune, queste dovranno avere un'attenzione prioritaria.

5.4. La tendenza alla privatizzazione delle telecomunicazioni e all'ingresso di nuovi fornitori significa tuttavia che le infrastrutture dipendono in maniera crescente dagli operatori privati e meno dagli investimenti pubblici. È quindi importante che la Commissione riconosca che i poteri di regolazione propri e quelli degli Stati membri avranno effetti consistenti; essa deve inoltre esaminare in quali casi tali poteri potrebbero rappresentare una soluzione più efficace rispetto ai finanziamenti dei fondi strutturali.

5.5. Il concetto di servizio universale è chiaramente essenziale per la società dell'informazione. Esso si presta tuttavia a una serie di interpretazioni che sarebbe utile chiarire. Il «servizio» più basilare è l'accesso a un punto di telefonia fisso, ma i servizi più avanzati necessitano di configurazioni distinte di hardware e software, e queste ultime potrebbero essere ritenute tutte come elementi di un «servizio» la cui fornitura universale è posta in discussione. Il Comitato accoglie con favore le proposte della Commissione in merito al servizio universale, specie quelle di cui al punto 13 della Comunicazione, ma esorta la Commissione a precisare il concetto di servizio universale e a studiare come renderlo attuabile tenendo conto dell'ampia gamma di servizi che si stanno rendendo disponibili e delle relative tariffe. Il Comitato puntualizza che il concetto di servizio universale è per sua stessa natura mutevole e che è essenziale adattare gli interventi tempestivamente per tenere conto di ciò.

5.6. Il Comitato invita pertanto la Commissione a valutare gli effetti sulla coesione degli sviluppi previsti nell'ambito delle telecomunicazioni, e a presentare proposte per associare tali sviluppi alle politiche in materia di coesione.

5.7. Il Comitato concorda con la Commissione circa l'importanza delle partnership per accrescere la coesione. È nondimeno importante definire orientamenti specifici che incoraggino i progressi, e il Comitato teme che su tali orientamenti non si sia riflettuto abbastanza.

5.8. Sebbene la politica in materia di coesione tenda a incentrarsi sulle PMI e sulla loro inadeguatezza in relazione alle TIC, specie nelle regioni più svantaggiate, la mobilitazione di grandi imprese e il coinvolgimento di università e di istituti di ricerca possono contribuire significativamente ad accrescere la capacità delle regioni di avvalersi delle opportunità esistenti.

5.9. Per costruire la società dell'informazione in tutta l'Unione europea e, più particolarmente, nelle regioni più svantaggiate è inoltre necessario dare importanza ai cittadini, anzitutto fornendo loro la formazione e l'istruzione necessarie per potersi confrontare con la domanda di nuove abilità, e in secondo luogo rendendoli consapevoli delle opportunità esistenti.

5.10. La coesione può essere rafforzata da altre politiche della Commissione, come quelle in materia di scienza e tecnologia (vedasi al riguardo l'imminente quinto programma quadro), o da azioni intese a promuovere la riqualificazione dei lavoratori (tra cui l'Obiettivo 4 dei fondi strutturali). Il Comitato invita la Commissione ad approfondire tali questioni.

Bruxelles, 1° ottobre 1997.

Il Presidente del Comitato economico e sociale

Tom JENKINS

() GU C 296 del 29. 9. 1997; GU C 206 del 7. 7. 1997; GU C 66 del 3. 3. 1997; GU C 89 del 19. 3. 1997; GU C 212 del 22. 7. 1996.

() Cfr., ad esempio, il parere in merito alla Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni su: «L'Europa in prima linea nella società dell'informazione globale: piano d'azione evolutivo» - GU C 296 del 29. 9. 1997.

() COM(96) 389 def.

() Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni su «L'Europa in prima linea nella società dell'informazione globale: piano d'azione evolutivo» (COM(96) 607 def.).

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