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Document 51996AC0539

Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Relazione economica annuale 1996»

GU C 204 del 15.7.1996, p. 45–56 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

51996AC0539

Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Relazione economica annuale 1996»

Gazzetta ufficiale n. C 204 del 15/07/1996 pag. 0045


Parere del Comitato economico e sociale in merito alla «Relazione economica annuale 1996»

(96/C 204/15)

La Commissione, in data 12 marzo 1996, ha deciso di consultare il Comitato economico e sociale in merito alla «Relazione economica annuale 1996».

La Sezione «Affari economici, finanziari e monetari», incaricata di preparare i lavori in materia, ha formulato il parere sulla base del rapporto introduttivo della relatrice Konitzer, in data 1° aprile 1996.

Il Comitato economico e sociale ha adottato il 24 aprile 1996, nel corso della 335a sessione plenaria, con 114 voti favorevoli, 17 contrari e 17 astensioni, il seguente parere.

1. Sommario

1.1. Il Comitato economico e sociale manifesta la propria preoccupazione per l'attuale evoluzione macroeconomica prospettata dalla Commissione. Dopo un andamento congiunturale positivo nel 1994, la crescita registrata nel 1995 è stata inferiore alle aspettative, nonostante migliori condizioni dell'offerta. È inquietante per le prospettive economiche a breve e a medio termine l'inasprimento della tendenza negativa alla fine dell'anno.

1.2. Il Consiglio ha dichiarato ad Essen e poi confermato a Cannes che i compiti più importanti dell'Unione europea e degli Stati membri continueranno ad essere la riduzione della disoccupazione e la promozione delle pari opportunità. Anche la Commissione mette nuovamente in rilievo nella «Relazione economica annuale 1996» le sfide più impegnative che la Comunità si trova ad affrontare, ovvero la creazione di posti di lavoro e la riduzione della disoccupazione. Al fine di soddisfare queste esigenze di carattere economico e sociale, nonché di realizzare l'Unione economica e monetaria, è tuttavia indispensabile una crescita sostenibile, socialmente ed ecologicamente compatibile e trainata dagli investimenti.

1.3. Considerato che nella relazione economica la Commissione rileva altresì parametri positivi, il Comitato presume che dietro il ristagno economico vi sia in generale una mancanza di fiducia, più o meno accentuata nei diversi Stati membri, da parte dei soggetti economici. Questo spiega, ad esempio, il nervosismo dei mercati finanziari davanti alla debolezza del dollaro nella primavera del 1995. A conferma di ciò si vedano altresì i più recenti indicatori desunti da inchieste congiunturali. Anche l'accesissima discussione in corso in alcuni Stati membri sui rischi connessi all'Unione economica e monetaria convalida tale ipotesi. La conseguenza ultima è quindi costituita dall'assenza o dal rinvio di importanti decisioni di investimento.

1.4. Forse ora più che mai, la politica europea deve tendere a rafforzare la fiducia di tutti nella politica di unificazione europea, per ricondurre l'economia su un sentiero di crescita sano e riuscire a superare le difficoltà. Il Comitato ritiene che il problema maggiore rimanga l'elevato, e pressoché immutato, livello di disoccupazione con le relative conseguenze economiche e sociali. Non sarà possibile riconquistare la fiducia dei cittadini senza avvicinarsi sensibilmente all'obiettivo di dimezzare il tasso di disoccupazione entro l'anno 2000 fissato dal Libro bianco «Crescita, competitività e occupazione».

1.5. Il Comitato sollecita pertanto la Commissione ad incoraggiare il «patto di fiducia per l'occupazione» promosso dal Presidente della Commissione Jacques Santer, e trasformarlo in un «patto per l'occupazione e la stabilità in Europa». Esso dovrebbe coinvolgere personalità rappresentative di vertice di tutti i settori importanti della vita economica, in particolare anche della politica monetaria, per consentire un coordinamento ed una realizzazione ottimali sul piano macroeconomico delle politiche a medio e a lungo termine. Nel rispetto del principio di sussidiarietà, un patto di questo genere può garantire una migliore armonizzazione tra le politiche delle Istituzioni europee, e sintonizzare le politiche europee da un lato con quelle nazionali dall'altro. Sarà quindi possibile attuare più rapidamente le politiche presentate nel Libro bianco, allo scopo di riconquistare in tal modo la fiducia della popolazione nella politica europea. Il Comitato sottolinea la propria disponibilità ad appoggiare questo patto in tutti i suoi aspetti e a contribuire con le proprie esperienze alla realizzazione di possibili sinergie.

1.6. È inoltre necessario intensificare gli sforzi volti a raggiungere la convergenza nel rispetto del principio dell'equilibrio sociale. La stabilità e la convergenza sono, da un lato, essenziali per l'Unione economica e monetaria, e dall'altro determinano una crescita sostenibile ed un miglioramento della situazione occupazionale. Infatti, in molti Stati membri il disavanzo di bilancio ad esempio è ancora troppo elevato. Tenendo conto dell'attuale congiuntura sfavorevole e delle situazioni specifiche dei singoli Stati membri, nel breve termine sarebbe tuttavia necessario evitare che un ulteriore cedimento della domanda dovuto ad una politica di bilancio restrittiva acuisca il pericolo di una recessione.

1.7. La risposta adeguata ad una crescita debole non può tuttavia consistere nel rinvio dell'Unione monetaria. Per poter rispettare la scadenza del 1999, il Trattato di Maastricht, per quanto riguarda i criteri di convergenza nominale, andrebbe apprezzato nella sua globalità, e l'interpretazione dei criteri dovrebbe pertanto essere ragionevole e non schematica. Si necessita di conseguenza una politica che integri disciplina di bilancio, crescita economica e politica dell'occupazione, al fine di permettere l'adesione ad un numero sufficiente di Stati membri. L'Unione monetaria godrà di stabilità nel lungo periodo solo se sarà accompagnata dalla creazione dei presupposti necessari alla realizzazione di una politica economica e sociale definita solidalmente tra gli Stati aderenti.

1.8. Il Comitato ritiene infine indispensabile una migliore armonizzazione delle politiche economiche sul piano europeo, riscontrando in particolare la necessità di maggiori interventi in materia di politica strutturale. È essenziale creare incentivi per gli investimenti nelle tecnologie più promettenti e per la produzione di beni innovativi, poiché questo settore produrrà posti di lavoro sicuri nel lungo periodo. Parallelamente agli aiuti alla ricerca e allo sviluppo in Europa, si dovrebbe far sì che la produzione dei prodotti innovativi risultanti si verifichi in ambito europeo, poiché solo allora si produrranno ripercussioni positive sull'occupazione.

1.9. L'esperienza del Comitato economico e sociale dimostra che le innovazioni valide si realizzano tenendo conto degli aspetti tecnici, economici, organizzativi, sociali ed umani. I processi di partecipazione orientati al dialogo ad ogni livello, finalizzati essenzialmente ad incrementare l'occupazione e a migliorare le qualifiche, assumono pertanto anch'essi un'importanza fondamentale.

1.10. Benché la politica sociale abbia accettato in questi ultimi anni i vincoli derivanti dagli obiettivi della crescita e dell'occupazione, non si sono verificati i miglioramenti sperati. In questo contesto, il Comitato disapprova quelle impostazioni della politica salariale che compromettono il modello economico e sociale europeo, pur ammettendo la possibilità di rendere meno oneroso il fattore lavoro particolarmente nei gruppi a reddito inferiore, riducendo i costi extrasalariali previsti dalla legge, se ciò contribuisce a promuovere l'occupazione.

1.11. Il Comitato ritiene che l'economia europea rischi attualmente di scivolare in una recessione a causa di un'insufficiente domanda interna. Da un lato, gli investimenti reali non sono in certa misura ancora abbastanza attraenti rispetto agli investimenti finanziari, a causa dell'andamento degli interessi reali sul mercato dei capitali. Dall'altro, l'evoluzione della politica salariale e la disoccupazione costantemente elevata hanno provocato un calo del potere d'acquisto dei consumatori privati. Il Comitato sollecita i soggetti responsabili ad analizzare queste situazioni con la massima attenzione e ad esporre i problemi rilevati nel corso di tale esame.

1.12. Il Comitato sottolinea quindi la necessità di elaborare immediatamente un parere di iniziativa sul tema «Occupazione, competitività e globalizzazione dell'economia» che analizzi dettagliatamente tale contesto e che individui delle strategie a medio termine per arrivare ad una crescita innovativa e contraddistinta da una più elevata intensità occupazionale.

1.13. Per quanto riguarda la Conferenza intergovernativa dell'UE, il Comitato chiede che con la revisione l'elemento «occupazione» sia inserito nel Trattato UE.

2. Situazione 1995: una congiuntura più sfavorevole del previsto

2.1. Contesto internazionale

2.1.1. L'attività economica al di fuori della Comunità europea segue dal 1992 un sentiero di crescita costante. Tra il 1993 ed il 1995, l'incremento delle importazioni del resto del mondo è stato addirittura superiore a quanto ci si potesse aspettare in base alla crescita del PIL in tali aree. Di conseguenza, dal lato della domanda, il contesto internazionale esercita un'influenza complessivamente positiva sulle esportazioni europee (cfr. tabella 1).

2.1.2. Tuttavia, la difficile congiuntura europea è in parte dovuta alle turbolenze valutarie sulla scena internazionale. La notevole debolezza del dollaro, particolarmente tra il dicembre 1994 e l'aprile 1995, ha creato incertezze nell'economia europea. Le ripercussioni sono state diverse per i vari Stati membri, tanto che anche all'interno dei confini europei si sono prodotte modifiche delle parità. All'interno dello SME si è registrata una svalutazione della peseta spagnola e dell'escudo portoghese. Si è verificata inoltre una netta flessione della lira italiana, della lira sterlina e della corona svedese.

2.2. L'economia della Comunità

2.2.1. Dopo la congiuntura favorevole del 1994, si è verificato, soprattutto nel secondo semestre del 1995, un deterioramento della situazione economica. La crescita economica nella Comunità è stata quindi deludente (cfr. tabelle 2 e 3).

2.2.2. Non si è potuto pertanto operare il necessario miglioramento della situazione sul mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione risulta inoltre elevato poiché contiene anche una componente congiunturale. Nel 1995 non è stato nemmeno possibile, in termini di media europea, riportare il fabbisogno finanziario pubblico ad un livello corrispondente a quello previsto dal criterio di convergenza stabilito a Maastricht.

2.2.3. Il saggio medio di inflazione a livello comunitario continua ad essere basso. Ciò può essere attribuito in primo luogo ad una migliore combinazione delle politiche monetaria, fiscale e salariale, ad una maggiore competitività della Comunità, nonché ai progressi compiuti dagli Stati membri nella costituzione di banche centrali indipendenti. Il Comitato sottolinea tuttavia che tra le cause di questo andamento va considerata anche la debolezza della domanda attuale.

2.2.4. Risulta preoccupante il fatto che, secondo la Commissione, la situazione sia nuovamente peggiorata nella seconda metà dell'anno. Innanzitutto, nel primo semestre si è registrata una drastica riduzione del contributo fornito dalla costituzione delle scorte e dagli investimenti nell'edilizia, mentre gli investimenti fissi in attrezzature e la domanda di beni di consumo sono aumentati. Tuttavia, nella seconda metà dell'anno si è verificato in generale un drastico calo degli investimenti nonché della domanda di beni di consumo. Solamente la domanda di beni d'esportazione può essere definita buona, sebbene anche in questo settore si noti una flessione della crescita.

2.2.5. I tassi d'interesse a breve ed a lungo termine sono nuovamente scesi verso la fine del 1995, registrando tuttavia, in termini di media annua, una crescita superiore al 1994, tanto da contribuire anch'essi in linea generale al rallentamento della crescita nel 1995.

2.2.6. Nel mercato del lavoro non si rileva alcun segnale che faccia pensare ad un allentamento della tensione degno di nota (cfr. tabella 4). Il fatto che oltre il 30 % del totale dei disoccupati sia costituito da giovani da un lato rappresenta uno spreco notevole di risorse umane e, dall'altro, può minacciare la coesione economica e sociale dell'Europa. Si può osservare che il processo di riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto, che ormai dura da parecchi anni, è proseguito anche nel 1995. Ciò dimostra chiaramente che un netto miglioramento delle condizioni dell'offerta non è sufficiente per ottenere buoni risultati nel settore dell'occupazione.

2.2.7. Gli indicatori desunti dalle inchieste congiunturali riportati nella tabella 5 destano preoccupazione, rivelando che i soggetti coinvolti nel processo economico hanno aspettative pessimistiche per il futuro. Tale atteggiamento traspare soprattutto dalla netta diminuzione degli investimenti programmati per il 1996.

2.2.8. In termini di economia politica, si tratta ora di spezzare urgentemente il circolo vizioso che si sta creando a causa di una riduzione della domanda e di aspettative pessimistiche. Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che stimolare la domanda tramite provvedimenti troppo drastici di politica fiscale non costituisce un mezzo efficace neanche nella situazione attuale. I conseguenti effetti negativi sotto forma, ad esempio, di un maggior indebitamento pubblico, non farebbero che aggravare la perdita di fiducia dei soggetti economici. Questa forma di controllo della domanda va respinta anche in considerazione dell'Unione economica e monetaria.

2.2.9. Si rende piuttosto necessaria un'attenta sintonizzazione delle politiche principali: la politica fiscale, monetaria, salariale e dell'orario di lavoro, nonché la politica del mercato del lavoro e strutturale. I capitoli 3 e 4 presentano gli elementi che vanno incorporati nel mix di politiche, il ruolo che spetta ai singoli settori e la collocazione istituzionale della strategia economica e sociale nel contesto europeo secondo il Comitato.

2.3. Il processo di convergenza nel 1995

2.3.1. Convergenza nominale

2.3.1.1. Nonostante il rallentamento della crescita, grazie agli sforzi degli Stati membri in alcuni settori si è conseguito un miglioramento in termini di convergenza nominale (cfr. tabella 6 sulla situazione attuale degli Stati membri in base ai criteri di Maastricht).

2.3.1.2. Per quanto riguarda il criterio «stabilità del livello dei prezzi», undici Stati rientrano nei limiti definiti dal Trattato di Maastricht. Tra i paesi ancora esclusi, la Grecia presenta un livello dei prezzi tuttora elevato, e in Italia l'inflazione ha fatto segnare nel 1995 una tendenza all'aumento.

2.3.1.3. In questo contesto, si rimandava, per maggior chiarezza, alle recenti svalutazioni in ambito europeo. Sono proprio le monete che hanno subito una svalutazione ad essere ancora una volta gravemente minacciate dall'inflazione.

2.3.1.4. I tassi d'interesse a lungo termine rivelano inoltre un andamento poco omogeneo. Nel 1995 si è creata una certa divergenza tra paesi con alti tassi d'interesse a lungo termine e paesi con bassi tassi d'interesse nel lungo termine. Alle turbolenze sul mercato valutario corrisponde quindi un incremento del rischio per i titoli di Stato a lungo termine.

2.3.1.5. Il disavanzo pubblico rimane tuttora troppo elevato. Dato che l'indebitamento netto dello Stato in termini di percentuale del PIL è estremamente sensibile ai risultati dell'economia, per gli Stati membri è stato ancora più difficile soddisfare tale criterio, a causa del rallentamento del processo di crescita. In considerazione dell'indispensabile convergenza nominale, è quindi essenziale compiere ulteriori sforzi. Sotto il profilo economico tuttavia si evidenzia in questo contesto il problema posto dall'ambivalenza di una politica di bilancio restrittiva: mentre da un lato, esercitando l'«effetto fiducia» sui soggetti, soprattutto sul mercato dei capitali, fa abbassare i tassi d'interesse e quindi funge da stimolo, dall'altro, sotto il profilo economico generale, comporta effetti restrittivi a causa del connesso cedimento della domanda.

2.3.2. Convergenza reale

2.3.2.1. La convergenza reale degli Stati membri va valutata in questa sede in base ai criteri sui quali la Commissione fonda la propria relazione sulla convergenza.

2.3.2.2. Anche i dati relativi alla disoccupazione negli Stati membri nel 1995 sono estremamente eterogenei (cfr. tabella 7). Una disoccupazione elevata e non omogenea costituisce tuttavia una minaccia alla coesione economica e sociale degli Stati membri, compromettendo pertanto la convergenza e quindi la realizzazione del patto di stabilità. Essa pregiudica inoltre il completamento del mercato interno europeo in quanto presupposto indispensabile per l'attuazione secondo il calendario previsto dell'Unione economica e monetaria.

2.3.2.3. Gli Stati membri hanno altresì registrato un saggio di crescita del reddito pro capite estremamente disuguale. In termini di convergenza, in questo caso il problema è dato dal fatto che, in generale, la crescita non è stata più elevata nei paesi contraddistinti da un livello di reddito inferiore, tanto che anche il prodotto interno lordo pro capite mostra andamenti parzialmente divergenti ().

2.3.2.4. Rispetto alla dinamica della produttività del lavoro, l'andamento del costo del lavoro per unità di prodotto ha segnato una flessione in tutta Europa, grazie alla moderazione degli accordi salariali. Solo in Finlandia si è registrato un incremento inferiore rispetto l'anno precedente. Dal lato del mercato del lavoro non si attendono tensioni inflazionistiche.

3. Osservazioni sui diversi ambiti politici

3.1. Politica monetaria

3.1.1. Il Comitato, al pari della Commissione, pensa che, attuando una politica di bilancio moderata e tenendo conto delle diverse situazioni di partenza di alcuni Stati membri, il mercato monetario disponga di un certo margine per ulteriori riduzioni dei tassi d'interesse, senza che si debba temere l'insorgere di tendenze inflazionistiche. Da un lato, attualmente non sussiste alcuna minaccia di un eccesso di domanda, dall'altro, le parti sociali rilevano un andamento moderato del costo del lavoro per unità di prodotto. Vanno comunque anche considerati i più recenti andamenti della massa monetaria.

3.1.2. Il Comitato rivolge un appello alle banche centrali affinché non vengano meno ai loro compiti giuridicamente fissati in materia di sviluppo economico, soprattutto quando si tratta di non pregiudicare l'obiettivo principale della stabilità del livello dei prezzi nell'attuale situazione.

3.2. Politica fiscale

3.2.1. Il Comitato è convinto, come la Commissione, che, nel medio termine, il risanamento del bilancio influirà positivamente sull'economia, e ne sottolinea pertanto la necessità non solo per l'Unione economica e monetaria.

3.2.2. Il Comitato non condivide tuttavia l'ottimismo della Commissione in merito alla possibilità di conseguire effetti positivi anche nel breve termine attuando una politica di bilancio restrittiva. La Commissione osserva che una politica di bilancio restrittiva permetterebbe un allentamento della politica monetaria, con una conseguente riduzione dei tassi d'interesse a lungo termine, tale da compensare, addirittura nel breve termine, un eventuale calo della domanda pubblica con un incremento della domanda privata. Il Comitato ritiene invece che i soggetti economici non siano in grado di rivedere in maniera corrispondente i propri piani nel breve termine. In un contesto contraddistinto da scarsa fiducia nella situazione economica, le imprese, ad esempio, non reagiranno prontamente ad un'ulteriore diminuzione degli appalti pubblici, anche se il ristagno della domanda è l'espressione nel medio periodo di una strategia di risanamento pubblico.

3.2.3. In una situazione caratterizzata da uno scarso sfruttamento della capacità produttiva, un'ulteriore riduzione della domanda pubblica non comporta nel breve termine un corrispondente accumulo (crowding-in) degli investimenti e dei consumi. Il Comitato propone pertanto di accelerare ulteriormente e nella maniera più idonea il processo di risanamento del bilancio, tenendo conto delle situazioni specifiche dei singoli Stati membri, evitando nel contempo però di scivolare a breve termine nella recessione.

3.2.4. Il Comitato ritiene che sia possibile attuare una simile strategia senza che ciò comporti una perdita di fiducia, a condizione che si precisi in maniera credibile che la domanda pubblica si concentrerà maggiormente su settori orientati verso il futuro, nel rispetto di considerazioni di politica strutturale.

3.2.5. Il Trattato sull'Unione europea offre la possibilità di applicare i criteri di convergenza in maniera appropriata e non schematica (). Soprattutto in materia di criteri relativi alla finanza pubblica, il margine d'azione previsto dal Trattato dovrebbe essere utilizzato per permettere agli Stati membri un'adesione in tempi brevi nonostante la congiuntura sfavorevole.

3.3. La politica salariale, dell'occupazione e del mercato del lavoro

3.3.1. Il Comitato sottolinea la particolare responsabilità della politica salariale e dell'occupazione per il ritorno su un sentiero di crescita sostenibile ed il conseguimento di un elevato livello di occupazione. Tuttavia, osserva anche che negli ultimi anni le parti sociali hanno assolto regolarmente tale compito, soprattutto grazie alla moderazione negli accordi salariali. Ciò ha comportato un costante miglioramento delle condizioni dell'offerta, senza che ci fosse un miglioramento corrispondente sul mercato del lavoro.

3.3.2. Il Comitato propone pertanto di non sovraccaricare la politica salariale e fa riferimento, come già in pareri precedenti, al complesso rapporto, nell'attuale situazione economica, tra politica salariale e domanda di beni di consumo. Di fronte ad un ristagno della domanda non si dovrebbe spingere la politica di contenimento salariale fino al punto di pregiudicare la crescita. Detta politica dovrebbe piuttosto prefiggersi di contrastare il fenomeno del «risparmio indotto dalla paura», al fine di stabilizzare in tal modo la domanda dei consumatori.

3.3.3. Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che le politiche salariali suscettibili di pregiudicare il modello economico e sociale europeo non possono costituire una strategia adeguata nella lotta contro la disoccupazione. Un'ulteriore apertura della forbice salariale verso il basso non contribuisce a rimuovere i problemi connessi alla disoccupazione. Com'è noto, ciò si tradurrebbe solo nell'ampliamento del gruppo dei cosiddetti «working poor», senza eliminare i conseguenti problemi sociali.

3.3.4. Il Comitato riconosce comunque la possibilità di rendere ancora meno oneroso il fattore lavoro, per i gruppi a più basso reddito, sotto il profilo dei costi extrasalariali previsti dalla legge, se in contropartita le imprese annunciano l'introduzione di provvedimenti paralleli intesi a garantire o a promuovere l'occupazione. Al riguardo il Comitato si dichiara a favore di progetti della Commissione europea nonchè degli Stati membri per la riforma economicamente e socialmente compatibile del sistema fiscale e del finanziamento della previdenza sociale. Osserva tuttavia che gli Stati membri sono contraddistinti da situazioni di partenza estremamente diverse che richiedono forme di finanziamento alternative.

3.3.5. Il Comitato prende atto dell'esigenza di coordinare maggiormente sul piano europeo la politica salariale nelle sue componenti fondamentali, sempre nel rispetto dell'autonomia contrattuale. Al più tardi con l'entrata in vigore dell'Unione economica e monetaria, si perderà, con la soppressione degli aggiustamenti dei cambi, un importante fattore di compensazione di accordi salariali collettivi divergenti. Nel consapevole rispetto del principio di sussidiarietà, bisognerebbe ovviare a tale cambiamento tramite misure che prevedano anche un meccanismo di coordinamento europeo operante con informazioni comuni, ed intese al fine di stimolare la convergenza reale degli Stati membri e di contribuire in tal modo ad un processo di crescita sostenibile.

3.3.6. Per quanto riguarda la politica del mercato del lavoro sarebbe indispensabile intensificare gli sforzi per appianare le tensioni derivanti dal cambiamento strutturale necessario sul piano macroeconomico. Bisognerebbe prendere un maggior numero di provvedimenti concreti destinati a promuovere la mobilità professionale dei lavoratori e a favorirne la mobilità regionale.

3.3.7. Per quanto riguarda ulteriori aspetti della politica dell'occupazione e del mercato del lavoro, il Comitato, sulla base del documento «La strategia europea per l'occupazione: progressi recenti e prospettive» () e dei lavori del Comitato permanente dell'occupazione, ribadisce la necessità di intensificare gli interventi nei cinque campi d'azione enucleati ad Essen (). Sottolinea in particolare la possibilità di incrementare l'occupazione grazie ad una politica innovativa dell'orario di lavoro ().

3.3.8. In questo contesto, sollecita vigorosamente a perseguire coerentemente l'obiettivo della equiparazione, particolarmente sul mercato del lavoro, nonostante la debolezza della crescita, e a rispettare con determinazione il «Quarto programma d'azione comunitaria a medio termine per le pari opportunità per le donne e gli uomini» () (cfr. tabella 8 sull'evoluzione della struttura della disoccupazione in Europa). Soprattutto nell'ambito degli aiuti all'economia e dell'assegnazione degli appalti pubblici, provvedimenti in materia di equiparazione potrebbero godere di una maggiore considerazione.

3.4. Politica strutturale

3.4.1. La politica strutturale riveste un ruolo estremamente importante nell'assicurare i posti di lavoro attuali e nel crearne di nuovi. L'Europa si trova ad affrontare la sfida della concorrenza di altre grandi regioni economiche per il capitale finanziario e quello reale sui mercati internazionali. Deve pertanto sfruttare i propri punti di forza per convogliare nel proprio ambito i flussi di investimento provenienti da mercati innovativi contraddistinti da un elevato potenziale di crescita. I vantaggi derivanti dalla sua ubicazione sono costituiti per l'Europa da lavoratori complessivamente ben qualificati, da una coesione sociale relativamente elevata rispetto alla situazione internazionale derivante dal modello economico e sociale europeo, e, in misura crescente, da un'infrastruttura estremamente estesa. Un ulteriore incremento di questi punti di forza come pure un maggior sforzo di aggiornamento dei quadri dirigenti potenzieranno la competitività europea sul piano internazionale.

3.4.2. Le sfide sul piano della politica strutturale consistono sempre più nell'eliminazione delle disparità regionali, al fine di promuovere in tutti gli Stati membri una politica armoniosa di crescita e di occupazione. Oltre ai fondi strutturali e di coesione, rivestono altresì un'importanza particolare il completamento del mercato interno, l'introduzione secondo il calendario previsto dell'Unione economica e monetaria, e lo sviluppo delle reti transeuropee con il relativo incremento di finanziamenti.

3.4.3. Un migliore utilizzo del capitale umano rimane un fattore prioritario. È quindi necessario incrementare innanzitutto gli investimenti pubblici nel settore dell'istruzione e della formazione professionale, allo scopo di creare qualifiche che rispondano alle esigenze future. Inoltre, all'interno delle imprese, sul piano della gestione, è ancora possibile un migliore sfruttamento del potenziale produttivo dei lavoratori, sviluppando strutture di partecipazione e di dialogo, proseguendo nello smantellamento delle gerarchie tradizionali e definendo nuove concezioni manageriali.

3.4.4. Il Comitato è favorevole ad incoraggiare maggiormente il trasferimento dei risultati dall'ambito scientifico al mondo produttivo e del lavoro, come pure a promuovere anche la ricerca e lo sviluppo connessi all'introduzione nel processo produttivo delle idee e dei prodotti nuovi. Solo in questa fase del processo di innovazione si creeranno possibilità di occupazione di cui ci si dovrà quindi avvalere. I soggetti privati responsabili delle decisioni di investimento, dovrebbero inoltre essere sollecitati ad assumere le proprie responsabilità sociali e ad effettuare investimenti innovativi nell'ambito europeo qualora si siano create preventivamente condizioni favorevoli grazie agli aiuti pubblici.

3.4.5. Il Comitato sottolinea che l'Europa necessita di un'offensiva nel campo delle innovazioni, ovvero in quello delle tecnologie di punta e nel settore dei servizi. In questo contesto sollecita la Commissione a tradurre immediatamente in provvedimenti concreti le proposte del Libro verde sull'innovazione (). Sarebbe necessario fornire alle imprese aperte all'innovazione, e soprattutto alle piccole e medie imprese, maggiori possibilità di sviluppo tramite un quadro politico nuovo, poiché è proprio questo settore che offre il potenziale d'occupazione maggiore. È essenziale, soprattutto nella concessione del capitale di rischio, che i soggetti economici assumano un atteggiamento diverso, per creare una nuova «cultura dei finanziamenti» e per non soffocare prematuramente i processi innovativi.

3.4.6. Il Comitato ritiene che la domanda potenziale nel settore locale e regionale dei servizi non sia stata ancora sufficientemente soddisfatta. Sollecita gli Stati membri ad incentivare questo potenziale mediante una corrispondente impostazione della politica fiscale e trasformando la politica regionale, assicurando però nel contempo una protezione sociale sufficiente ai lavoratori occupati in tale settore.

3.4.7. Il Comitato ricorda l'esigenza di realizzare il processo di crescita anche nel costante rispetto di criteri ambientali. Nel lungo periodo, i posti di lavoro saranno sicuri e competitivi solamente nel contesto di una politica economica compatibile con l'ambiente ed innovativa sotto il profilo tecnologico.

4. Un patto per l'occupazione e la stabilità

4.1. Il Comitato sottolinea la necessità di armonizzare ancora meglio tra loro a livello europeo le politiche macroeconomiche. Fa appello a tutti i soggetti economici affinché collaborino alla realizzazione di una strategia coerente di politica economica, basata sul Libro bianco «Crescita, competitività e occupazione», allo scopo di realizzare un incremento della crescita e dell'occupazione salvaguardando il modello economico e sociale europeo. Qualsiasi diminuzione di efficienza nel coordinamento dei singoli settori dell'economia comporta effetti particolarmente disastrosi in una fase di debole crescita causata dalle aspettative pessimistiche degli operatori di mercato. Essa produce una perdita di fiducia, con la conseguenza di un ulteriore rinvio delle decisioni suscettibili di stimolare la domanda ed infine di un nuovo rallentamento della crescita con le relative ripercussioni sull'occupazione. È tuttavia indispensabile progredire verso l'obiettivo del dimezzamento del tasso di disoccupazione entro il 2000 e del contemporaneo processo di convergenza degli Stati membri per la realizzazione dell'Unione economica e monetaria, ai fini della coesione di tutti gli Stati membri e della conservazione e dello sviluppo del modello economico e sociale europeo, conformemente all'articolo 117, primo paragrafo, ed agli articoli 130 e 130A del Trattato sull'Unione europea.

4.2. In questa difficile congiuntura economica e sociale, il Comitato reputa indispensabile avviare una nuova iniziativa volta a dare impulso al progetto di unificazione europea sulla base del Libro bianco. Per spezzare il circolo vizioso causato da un clima di pessimismo e da una domanda stagnante, sarebbe necessario trasmettere un segnale chiaro ai soggetti economici. Il Comitato chiede pertanto che si costituisca un «patto per l'occupazione e la stabilità in Europa». Esso dovrebbe prefiggersi innanzitutto di sviluppare, sulla base delle riflessioni del Libro bianco, una strategia economica e sociale europea volta a lottare contro la crisi occupazionale nel rispetto delle esigenze di stabilità. In questo contesto il Comitato accoglie con favore l'iniziativa promossa dal Presidente della Commissione Jacques Santer intesa a stabilire un «patto di fiducia per l'occupazione».

4.3. Il Comitato ritiene che i responsabili di tutti i settori politici di rilievo debbano aderire al «patto per l'occupazione e la stabilità in Europa». Ciò comporta la partecipazione, in primo luogo, dei rappresentanti degli Stati membri in quanto responsabili in particolare della politica fiscale e di quella dell'occupazione, in secondo luogo delle banche centrali ovvero dell'Istituto monetario europeo in rappresentanza dei responsabili della politica monetaria, ed infine delle parti sociali in quanto protagoniste della politica salariale e dell'occupazione. Il Comitato si esprime decisamente a favore del sostegno attivo a tale patto e sottolinea la propria disponibilità a partecipare ad ogni forma di collaborazione.

4.4. Grazie ad un tale patto, sarebbe innanzitutto possibile favorire un agevole coordinamento delle politiche macroeconomiche nell'interesse di una strategia coerente. Nel medio termine si potrebbero prendere dei provvedimenti concertati, al fine di appianare le tensioni strutturali del processo di crescita, di incrementare l'intensità occupazionale della crescita, nonché di assicurarne la sostenibilità, e di consolidare le energie endogene europee di crescita. A tal fine andrebbero formulati orientamenti che, nel rispetto del principio di sussidiarietà, possano poi essere tradotti in provvedimenti concreti a favore dell'occupazione negli Stati membri.

4.5. Il Comitato sollecita la Commissione a lavorare ulteriormente a questo patto, e rispettivamente a sviluppare così il «patto di fiducia per l'occupazione» promosso dal Presidente della Commissione Jacques Santer.

4.6. Oltre a concorrere all'elaborazione effettiva delle politiche, questo patto fungerà altresì da segnale per i cittadini europei, contribuendo a far loro riacquistare fiducia nella politica europea dell'unificazione ed eventualmente ad attenuare l'emergere in futuro di atteggiamenti rinunciatari.

5. Conferenza intergovernativa UE e occupazione

5.1. Nel quadro dell'attuale preparazione per la revisione dei Trattati in relazione al ruolo più importante che gli ambienti socioeconomici sono chiamati a svolgere in futuro, sia con il loro sostegno solidale all'attuazione degli indirizzi di massima fissati dal Consiglio sia con la loro partecipazione alla concezione della politica dei redditi, il Comitato insiste per essere obbligatoriamente consultato nel quadro dell'armonizzazione delle politiche economiche prevista dall'articolo 103 del Trattato CE. Inoltre, per rendere la procedura prevista in questo articolo più trasparente e più democratica, occorrerà ristabilirvi il diritto d'iniziativa della Commissione e prevedere anche il coinvolgimento del Parlamento europeo ().

5.2. Il Comitato chiede inoltre che, in seguito alla revisione, il tema «occupazione» costituisca un elemento costitutivo di tutte le politiche contemplate dal Trattato sull'Unione europea. In base alla competenza riconosciuta in questo campo al Comitato economico e sociale e alle parti sociali, le procedure da definire al riguardo dovrebbero prevederne la consultazione obbligatoria. Ciò permetterebbe di garantire sia un coordinamento delle politiche macroeconomiche sia un'armonizzazione economicamente e socialmente compatibile della macroeconomia con le esigenze di natura microeconomica.

Bruxelles, 24 aprile 1996.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Carlos FERRER

() Cfr. anche in questo caso la tabella 7 che riporta il prodotto interno lordo pro capite in termini di potere d'acquisto, per escludere l'influenza delle oscillazioni dei tassi di cambio.

() Trattato CE, articolo 104 C, articolo 109 J, Protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi.

() Comunicazione della Commissione sulle tendenze e l'evoluzione dei sistemi occupazionali nell'Unione europea, doc. COM(95) 465 def. dell'11. 10. 1995.

() Cfr. il parere del Comitato economico e sociale in merito alla Relazione economica annuale 1995, GU n. C 133 del 31. 5. 1995, punto 3.3.5 sulla posizione del CES in merito ai campi d'azione definiti dal Vertice di Essen.

() Cfr. il parere del Comitato economico e sociale in merito al tema «Orario di lavoro», GU n. C 18 del 2. 1. 1996, pag. 74.

() Cfr. Decisione del Consiglio, GU n. L 335 del 30. 12. 1995.

() Doc. COM(95) 688 def. del 20. 12. 1995.

() Cfr. il punto 7.7 del parere del Comitato economico e sociale in merito alla Relazione economica annuale 1994, GU n. C 195 del 18. 7. 1994.

ALLEGATO 1 al parere del Comitato economico e sociale

Dati statistici

TABELLE ()

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Note esplicative alla tabella 6

Criteri di convergenza

1. Il criterio relativo alla stabilità dei prezzi è rispettato quando uno Stato membro mostra una stabilità dei prezzi costante ed un tasso medio d'inflazione che, osservato per un periodo di un anno anteriormente all'esame è misurato mediante l'indice dei prezzi al consumo, non supera di più di 1,5 punti percentuali quello degli Stati membri, tre al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi.

2. Il criterio relativo alla convergenza dei tassi d'interesse è rispettato quando il tasso d'interesse nominale a lungo termine di uno Stato membro osservato in media nell'arco di un anno prima dell'esame non ha ecceduto di oltre 2 punti percentuali quello degli Stati membri, tre al massimo, che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi. I tassi d'interesse si misurano sulla base delle obbligazioni a lungo termine emesse dallo Stato o sulla base di titoli analoghi.

3. Il primo criterio relativo alla situazione del bilancio pubblico è rispettato se il rapporto tra il disavanzo pubblico, previsto o effettivo, definito come indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche, ed il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato non supera il 3 %, ovvero se il rapporto è diminuito in modo sostanziale e continuo ed ha raggiunto un livello che si avvicina al valore di riferimento, oppure se il superamento del valore di riferimento è solo eccezionale e temporaneo e il rapporto vi resta vicino.

Il secondo criterio relativo alla situazione del bilancio pubblico è rispettato se il rapporto tra debito pubblico lordo, cioè il debito lordo al valore nominale in corso alla fine dell'anno e prodotto interno lordo ai prezzi di mercato non supera il 60 %, ovvero se detto rapporto si sta riducendo in misura sufficiente e si avvicina al valore di riferimento ad un ritmo adeguato.

4. Il criterio relativo alla partecipazione al meccanismo di cambio è rispettato se uno Stato membro ha osservato i normali margini di fluttuazione stabiliti dal meccanismo di cambio senza gravi tensioni almeno nel corso dei due anni considerati. In particolare, e, per lo stesso periodo, non deve aver proceduto di propria iniziativa a svalutazioni del tasso centrale di cambio della sua moneta nei confronti della moneta di un altro Stato membro.

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() Fonte delle tabelle 1-4 e 6: DG II Ameco database, dati del 1995, proiezioni del novembre1995, che tengono tuttavia conto delle informazioni più recenti.

Germania: valori relativi alla RFG fino al 1991 (variazioni annue fino al 1992).

EUR: valori relativi alla RFG fino al 1991 (variazioni annue fino al 1992).

ALLEGATO 2 al parere del Comitato economico e sociale

I seguenti consiglieri, presenti o rappresentati, hanno votato a favore del parere:

ANDREWS, ATAÍDE FERREIRA, BAEZA SANJUAN, BAGLIANO, BELABED, BENTO GONÇALVES, BERNABEI, BETELU BAZO, BLESER, BRIESCH, van den BURG, BURKHARD, BURNEL, Vasco CAL, CARROLL, CASSINA, CEBALLO HERRERO, CHEVALIER, CHRISTIE, COLOMBO, COSTA MACEDO, DANTIN, von der DECKEN, DELAPINA, DE NORRE, van DIJK, DONOVAN, DRIJFHOUT-ZWEIJTZER, DRILLEAUD, DUNKEL, ELSTNER, ENGELEN-KEFER, ETTL, ETTY, EULEN, EWERT, FERNANDEZ, FORGAS I CABRERA, FREEMAN, FRERICHS, FUCHS, GAFO FERNÁNDEZ, GAUDER, GEUENICH, GIESECKE, GIRON, GOTTERO, GREEN, GRUSELIN, HAAZE, HERNÁNDEZ BATALLER, KALLIO, KANNISTO, KIELMAN, de KNEGT, KONITZER, KONTIO, KOOPMAN, KRITZ, LAUR, LEHNHOFF, LEHTI, LEMMETTY, LINDMARK, LINSSEN, LOENNBERG, MADDOCKS, MARGALEF MASIÀ, MASUCCI, MAYAYO BELLO, MEGHEN, MENGOZZI, MERCÉ JUSTE, MERIANO, MERTEN, MOLINA VALLEJO, MULLER, MUÑIZ GUARDADO, NIELSEN Bent, NIELSEN Leif Erland, NILSSON, NOORDWAL, NYBERG, OLAUSON, PARDON, PELLARINI, PIETTE, PRICOLO, PÉ, QUEVEDO ROJO, RAMAEKERS, REUNA, RODRÍGUEZ GARCÍA CARO, SANCHEZ MIGUEL, SANDERSON, SANTIAGO, SANTOS, SCHMITZ, SCHUNK, SEPI, SEQUEIRA, SIGMUND, SIRKEINEN, STROEM, TIXIER, TWIST, TUECHLER, VOGLER, WAHROLIN, WESTERLUND, WILMS, WRIGHT, ZUFIAUR NARVAIZA, ZOEHRER.

I seguenti consiglieri, presenti o rappresentati, hanno votato contro il parere:

ASPINALL, BROOKES, zu EULENBURG, FARNLEITNER, GARDNER, GUILLAUME, JASCHICK, LITTLE, MOBBS, MORELAND, MORGAN, POMPEN, SARALEHTO, SIMPSON, STOKKERS, STOELLNBERGER, WALKER.

I seguenti consiglieri, presenti o rappresentati, si sono astenuti:

BARROS VALE, BARROW, BEALE, BUNDGAARD, CAVALEIRO BRANDÃO, GHIGONIS, GIACOMELLI, HAMRO-DROTZ, JOHANSEN, LEVITT, LUNDH, MALOSSE, OSENAT, de PAUL de BARCHIFONTAINE, REGNELL, SOLARI, VEVER.

ALLEGATO 3 al parere del Comitato economico e sociale

I seguenti emendamenti, che hanno riportato un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi, sono stati respinti nel corso del dibattito:

Punto 1.3

Cancellare le prime due frasi e sostituirle con quanto segue:

«Nella relazione economica la Commissione rileva parametri positivi. Vi è stato un progresso generale nella maggior parte dei paesi, concretizzatosi nella riduzione del tasso di inflazione o nel mantenimento di un'inflazione ridotta e in una gestione delle finanze pubbliche che ha portato a ridurre l'indebitamento dello Stato. Il grande insuccesso è costituito dal fatto che non si è riusciti a combinare tali situazioni positive con tassi di crescita interna più elevati, il che ha lasciato un alto livello di disoccupazione. Il Comitato si sforza di comprendere le ragioni della stagnazione. Ciò richiede in parte un riesame, su un più lungo periodo, di questioni fondamentali di politica economica. Inoltre, il Comitato ritiene che, nel breve periodo la domanda sia limitata, in misura più o meno ampia e in vari Stati membri, da una mancanza di fiducia. Questo spiega, ad esempio...»

Motivazione

L'aggiunta vuole evidenziare che le questioni inerenti al tasso di crescita economica non devono essere considerate troppo strettamente come questioni di mancanza di fiducia. Potrebbe essere necessario un radicale riesame di temi economici più ampi. Ciò è confermato nei paragrafi successivi ma non è chiarito nel sommario.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 38, voti contrari: 79, astensioni: 12.

Punto 4.3

Riformulare come segue la seconda frase:

«Ciò comporta la partecipazione di rappresentanti di spicco di tutte le categorie sociali interessate, ivi compresi i rappresentanti degli Stati membri, in quanto responsabili della politica fiscale, delle banche centrali e dell'Istituto monetario europeo nell'ambito della politica monetaria, della politica salariale e dell'occupazione, e di altri gruppi di interesse.»

Motivazione

Evidente.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 52, voti contrari: 75, astensioni: 8.

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