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Document 52023IE1665

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Accesso all’acqua: combattere la povertà idrica e le sue implicazioni per la politica sociale» (parere d’iniziativa)

    EESC 2023/01665

    GU C 349 del 29.9.2023, p. 60–68 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    29.9.2023   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 349/60


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Accesso all’acqua: combattere la povertà idrica e le sue implicazioni per la politica sociale»

    (parere d’iniziativa)

    (2023/C 349/10)

    Relatori:

    Kinga JOÓ e Carlos Manuel TRINDADE

    Decisione dell’Assemblea plenaria

    25.1.2023

    Base giuridica

    Articolo 52, paragrafo 2, del Regolamento interno

     

    Parere d’iniziativa

    Sezione competente

    Occupazione, affari sociali e cittadinanza

    Adozione in sezione

    21.6.2023

    Adozione in sessione plenaria

    13.7.2023

    Sessione plenaria n.

    580

    Esito della votazione

    (favorevoli/contrari/astenuti)

    171/19/22

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sostiene pienamente le risoluzioni delle Nazioni Unite in cui si afferma che l’acqua è un diritto umano fondamentale (1) e che è essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani (2). Negli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni unite (obiettivo 6) e nel pilastro europeo dei diritti sociali dell’Unione europea (principio n. 20) vengono stabiliti i principi generali del diritto di accesso all’acqua. In uno scenario di cambiamenti climatici, la povertà idrica assume maggiore importanza e richiede l’adozione di politiche pubbliche per combatterla. Quando si verifica una situazione di carenza idrica, sono i gruppi vulnerabili della popolazione ad essere più colpiti.

    1.2.

    Il CESE invita la Commissione europea e gli Stati membri ad applicare un approccio basato sui diritti umani a tutte le politiche in materia di acqua e ad affrontare la povertà idrica, allineandosi in tal modo anche al pilastro europeo dei diritti sociali. I servizi idrici e igienico-sanitari (Water and Sanitation Services — WSS) dovrebbero essere sostenibili, equi, efficaci, di elevata qualità ed economicamente accessibili per tutti, e in tale ambito si dovrebbe prestare particolare attenzione ai gruppi sociali vulnerabili.

    1.3.

    Il CESE ritiene che l’accesso universale all’acqua potabile e a servizi igienico-sanitari di elevata qualità a prezzi equi per la popolazione debba essere considerato un bene pubblico e non una semplice merce, ragion per cui non dovrebbe essere gestito secondo le regole del mercato unico.

    1.4.

    Il CESE esorta la Commissione europea a promuovere un approccio comune quanto al modo di intendere il concetto di povertà idrica e a mettere a punto una definizione globale di tale fenomeno che ne consenta una comprensione concreta e condivisa (3), all’interno della quale ciascuno Stato membro possa sviluppare una propria definizione, in funzione del contesto, in linea con quella europea.

    1.5.

    Il CESE invita inoltre la Commissione a definire orientamenti comuni per monitorare l’accesso a servizi WSS di qualità e a prezzi abbordabili (4) nonché le relative disparità territoriali, sociali e di genere a livello degli Stati membri e dell’UE, come pure a mappare la situazione attuale e a monitorare regolarmente gli sviluppi. I dati dovrebbero essere affidabili, validi e accessibili al pubblico. Ciò è necessario anche per conformarsi all’articolo 16, lettera a), della direttiva (UE) 2020/2184 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2020, concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (5) (di seguito «direttiva sull’acqua potabile»), e il CESE si attende che venga adottata la proposta della Commissione europea di rifusione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (6), che introduce un articolo 19 sull’accesso ai servizi igienico-sanitari.

    1.6.

    Il CESE propone alla Commissione di includere nella prossima revisione della direttiva sull’acqua potabile la garanzia dell’accesso universale ai servizi WSS, come previsto dall’OSS n. 6 delle Nazioni Unite. Il CESE raccomanda alla Commissione di adottare orientamenti comuni per la fissazione dei prezzi dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari, nell’ambito dei quali gli Stati membri possano sviluppare i propri quadri normativi in funzione del contesto. Tali orientamenti dovrebbero rispettare il diritto umano all’acqua e il principio di non degrado, analogamente a quanto raccomandato dalle Nazioni Unite in materia di diritti umani e accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari.

    1.7.

    Il CESE sottolinea che il pagamento dei servizi WSS non dovrebbe andare a scapito del soddisfacimento di altre esigenze sociali. Il CESE invita pertanto la Commissione a passare in rassegna le misure applicate in tutti gli Stati membri per quanto riguarda l’accessibilità economica e in particolare i consumatori vulnerabili. Sulla base di tale disamina, il CESE invita la Commissione a elaborare orientamenti comuni affinché gli Stati membri individuino le famiglie con problemi di accessibilità economica, e più specificamente i consumatori vulnerabili, e predispongano delle misure per affrontare tali problemi. Tali orientamenti dovrebbero garantire che nessun utente in situazione di vulnerabilità si veda interrompere la fornitura idrica (7). Le misure dovrebbero basarsi su una visione olistica della situazione delle famiglie interessate e dovrebbero applicare gli strumenti di politica sociale, le misure di politica abitativa e le misure specifiche relative ai servizi WSS in modo adeguato al contesto specifico. Nel finanziare tali misure si dovrebbe tenere conto del principio di solidarietà; oltre ai finanziamenti pubblici, dovrebbero essere esplorate forme innovative di finanziamento, ad esempio la creazione di fondi specifici integrati nelle bollette dell’acqua.

    1.8.

    Il CESE raccomanda all’UE di adottare e rafforzare quadri normativi in materia di accordi di concessione dei servizi idrici per gestire l’acqua come bene pubblico, invece che come una merce commerciabile. Tali quadri normativi dovrebbero:

    a)

    essere in linea con i diritti umani;

    b)

    promuovere la sostenibilità degli ecosistemi acquatici;

    c)

    essere istituiti e attuati in modo trasparente con la partecipazione pubblica;

    d)

    integrare il quadro dei diritti di concessione con le istituzioni pubbliche per recuperare i diritti di utilizzo dell’acqua in cambio di un equo compenso e riassegnarli agli utenti in situazioni di emergenza durante le crisi di siccità.

    1.9.

    Il CESE osserva che esiste una differenza fondamentale tra gestione pubblica e gestione privata delle risorse idriche, e che si possono trovare esempi positivi e negativi in entrambi i tipi di gestione. Tuttavia, la gestione privata, essendo orientata al profitto, potrebbe avere difficoltà a soddisfare il requisito fondamentale dell’universalità del servizio, vale a dire una copertura del 100 % della popolazione. Il CESE ritiene che la gestione pubblica delle risorse idriche sia più idonea a garantire l’accesso universale all’acqua e ai sistemi fognari a un prezzo equo e con standard di qualità adeguati, nonché il ripristino e la protezione degli ecosistemi.

    1.10.

    Il CESE ritiene che l’UE e tutti gli Stati membri debbano adottare una visione ambientale e sviluppare programmi per finanziare i fornitori di acqua al fine di ridurre le perdite e gli sprechi, uno dei principali problemi nella gestione delle risorse idriche. Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri a prendere in considerazione e a sostenere soluzioni tecniche nuove e innovative per affrontare la carenza idrica, come un maggiore utilizzo delle acque grigie e delle acque reflue trattate, nonché impianti di trattamento delle acque reflue decentrati e su piccola scala.

    1.11.

    Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri a mettere a disposizione finanziamenti pubblici per lo sviluppo delle infrastrutture, rivolgendo un’attenzione particolare ai proprietari di immobili poveri di risorse, nonché alle zone rurali e ai quartieri urbani socialmente svantaggiati con perduranti esigenze di ristrutturazione delle infrastrutture. Si dovrebbe considerare la possibilità di sviluppare infrastrutture idriche e igienico-sanitarie in concomitanza con l’ondata di ristrutturazioni. Inoltre, nell’ambito della pianificazione territoriale, dovrebbe essere presa in considerazione la fornitura di servizi WSS sostenibili dal punto di vista ambientale, economico e sociale.

    1.12.

    Facendo presente che in Europa esistono numerosi bacini idrografici che interessano più Stati membri, il CESE raccomanda l’adozione di un quadro di governance politica e tecnica e la partecipazione della società civile per ciascuno dei bacini esistenti nell’UE (cfr. punti 6.4 e 6.5). Il CESE propone che la Commissione valuti i risultati ottenuti dalla gestione dei bacini idrografici e istituisca meccanismi politici, tecnici e partecipativi per migliorarla. La Commissione dovrebbe istituire un consiglio dei bacini idrografici che rappresenti tutte le parti interessate in quanto organo incaricato di assistere l’autorità dei bacini idrografici e di svolgere un ruolo di mediazione nei conflitti transfrontalieri.

    1.13.

    Il CESE raccomanda alla Commissione di:

    regolamentare i progetti agricoli e industriali ad altissima intensità idrica in relazione ai problemi ambientali e sociali a valle e, in alcuni casi, avviare un processo di eliminazione graduale di tali progetti, trovando soluzioni per le imprese, i lavoratori e i territori coinvolti e stanziando i fondi necessari per raggiungere un equilibrio nella soluzione adottata;

    adottare una legislazione volta a garantire che un flusso idrico minimo raggiunga il mare;

    garantire che l’UE adotti piani di emergenza che diano la priorità all’accesso all’acqua destinata al consumo umano in caso di crisi di carenza idrica.

    1.14.

    Il CESE propone che l’UE elabori politiche a tutela dei consumatori, garantendo a tutti l’accesso a un’acqua potabile sicura a un prezzo equo e a sistemi fognari adeguati. Tali politiche dovrebbero prevedere la partecipazione delle varie parti interessate (consumatori, lavoratori, imprese) agli organismi di consultazione.

    1.15.

    Il CESE invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare misure volte a sensibilizzare maggiormente i residenti dell’UE sul valore dell’acqua e sull’importanza dell’accesso a questa risorsa e ai servizi igienico-sanitari per tutti. Il potenziale della comunicazione e dell’educazione ai fini della sensibilizzazione dovrebbe essere sfruttato per promuovere un uso più sostenibile dei servizi WSS (8); i bambini e i giovani dovrebbero essere considerati attori chiave del futuro uso sostenibile dei servizi WSS, anche se la sensibilizzazione dovrebbe riguardare tutte le fasce di età. Nel caso delle famiglie in condizioni di povertà idrica, la sensibilizzazione dovrebbe essere integrata nelle altre misure volte a migliorare l’accesso delle famiglie a servizi WSS di qualità e a prezzi abbordabili.

    1.16.

    Il CESE fa rilevare che le politiche dell’UE e degli Stati membri in materia di acque dovrebbero essere accompagnate da indagini sistematiche sui requisiti in termini di personale nel settore idrico, comprese le qualifiche necessarie, lo sviluppo della forza lavoro e la gestione della salute e della sicurezza sul lavoro. Tali attività dovrebbero essere realizzate in collaborazione con le parti sociali del settore.

    2.   Introduzione e oggetto del parere

    2.1.

    L’acqua è fondamentale per tutti gli aspetti della vita; è anche un elemento chiave per lo sviluppo sostenibile ed è essenziale per la pace nella nostra civiltà. I cambiamenti climatici hanno già aggravato i problemi legati all’acqua e continueranno a farlo su scala ancora più ampia in futuro. L’inadeguatezza dell’approvvigionamento di acqua dolce sta mettendo a dura prova le nostre comunità, in particolare le categorie vulnerabili.

    2.2.

    Nel 2010 (9) l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto esplicitamente l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari come diritto umano, e tale riconoscimento è stato rafforzato dalla conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua del 2023 (10). Le Nazioni Unite riconoscono inoltre che l’acqua potabile pulita e i servizi igienico-sanitari sono essenziali per la realizzazione di tutti i diritti umani. Tra i 17 OSS delle Nazioni Unite concordati a livello internazionale l’obiettivo 6 si prefigge di «garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie». Oltre a questi impegni sottoscritti a livello mondiale, il principio 20 del pilastro europeo dei diritti sociali sancisce che ogni persona ha il diritto di accedere a servizi essenziali di qualità, compresi l’acqua e i servizi igienico-sanitari.

    2.3.

    L’UE ha istituito un quadro giuridico e di governance di ampio respiro per garantire la gestione sostenibile delle sue risorse idriche e ha compiuto progressi nella relativa attuazione (11)(12). In precedenti pareri il CESE ha raccomandato di collegare le sfide relative all’acqua alle misure volte a combattere la povertà e all’obiettivo di sconfiggerla (13), di promuovere la fornitura d’acqua e di servizi igienico-sanitari come servizi pubblici essenziali per tutti (14) e di favorire l’accesso all’acqua potabile dei soggetti vulnerabili o che vivono in località isolate, o in aree rurali svantaggiate o periferiche (15).

    2.4.

    Il presente parere d’iniziativa richiama l’attenzione sulle sfide attuali in materia di accesso all’acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari. Esamina inoltre le misure da adottare a livello europeo, nazionale e locale e il ruolo della società civile organizzata nella lotta contro la povertà idrica e i suoi effetti, in particolare sui soggetti più vulnerabili. Infine, valuta i modi per attenuare gli effetti sociali, politici ed economici della povertà idrica e il suo impatto sulla salute umana.

    2.5.

    La povertà idrica è un fenomeno presente nell’UE, anche se da questo punto di vista l’Unione si trova in una posizione relativamente favorevole rispetto ad altre regioni del mondo. La mancanza di accesso all’acqua e a servizi igienico-sanitari di buona qualità e a prezzi abbordabili — una situazione che può essere descritta come «povertà idrica» — è una realtà quotidiana per milioni di cittadini dell’UE. In altre parole, a milioni di europei viene negato il diritto di accedere all’acqua e a servizi igienico-sanitari di buona qualità e a prezzi abbordabili.

    2.6.

    Tuttavia, la povertà idrica ha conseguenze sociali, economiche e ambientali di vasta portata, tra cui rischi per la salute a livello individuale e di comunità, diminuzione dell’occupabilità e deterioramento dell’economia locale, esclusione sociale, inquinamento ambientale, spostamenti/migrazione della popolazione e instabilità politica. Tali conseguenze sono largamente sproporzionate se si considera la quota di consumo di acqua e di produzione di acque reflue delle famiglie rispetto a quelle dell’industria e dell’agricoltura. Questa situazione trova riscontro nel fatto che la prima iniziativa dei cittadini europei che ha avuto esito positivo riguardava proprio l’accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari e chiedeva di assicurare i servizi WSS per tutti nell’UE, di porre i diritti umani al di sopra degli interessi di mercato nell’approvvigionamento idrico e di compiere maggiori sforzi a livello dell’UE per garantire l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienico-sanitari (16). Affrontare la povertà idrica è una misura necessaria per realizzare le priorità politiche della Commissione europea, con particolare riguardo al Green Deal e alla sua promessa di non lasciare indietro nessuno.

    2.7.

    La direttiva sull’acqua potabile prevede l’obbligo per gli Stati membri di adottare tutte le misure necessarie per garantire l’accesso all’acqua potabile ai gruppi vulnerabili ed emarginati, ma non riconosce il diritto universale di accesso all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, come previsto dagli OSS. Il CESE invita la Commissione europea a includere tale riconoscimento nella prossima revisione della direttiva sull’acqua potabile.

    2.8.

    Il CESE osserva con rammarico che i dati disponibili in materia sono limitati e frammentati, il che rende difficile ottenere un quadro completo delle dimensioni e delle caratteristiche del fenomeno.

    3.   Accesso all’acqua e a servizi igienico-sanitari di qualità

    3.1.

    Il 2,2 % della popolazione dell’UE, ossia circa 9,8 milioni di persone, non utilizza acqua potabile gestita in modo sicuro da fonte migliorata, e alla quale possa avere accesso nella propria abitazione (17). Un ulteriore 2 %, ossia circa 9,4 milioni di persone, può accedere a servizi di base per l’erogazione di acqua potabile solo al di fuori della propria abitazione (18), mentre circa 450 000 persone residenti nell’UE (19) non hanno alcun accesso nemmeno a questi servizi di base. 6,7 milioni di persone nell’UE, ossia l’1,5 % della popolazione, vivono senza strutture igienico-sanitarie, vale a dire in un’abitazione senza bagno, doccia o WC interno con dispositivo di scarico, mentre 84,5 milioni di persone, pari al 19 % della popolazione, vivono in abitazioni prive di accesso al trattamento almeno secondario delle acque reflue (20).

    3.2.

    La povertà idrica colpisce in particolare i soggetti e le famiglie vulnerabili.

    Per le famiglie in condizioni di povertà, le probabilità di vivere in abitazioni prive di strutture igienico-sanitarie sono più di tre volte superiori (21).

    La mancanza di accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari ha un impatto sproporzionato sulle donne in vari modi, ad esempio a causa del loro ruolo preponderante nello svolgimento delle mansioni domestiche e dei problemi legati alla gestione dell’igiene mestruale.

    Anche i bambini sono colpiti in misura sproporzionata, essendo più esposti alle conseguenze di una cattiva igiene.

    Anche le persone con disabilità o con esigenze specifiche sono maggiormente esposte alle conseguenze della povertà idrica.

    Le persone senza dimora, in particolare quelle che dormono all’addiaccio, sono duramente colpite dalla mancanza di accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, a causa delle loro condizioni di estrema povertà abitativa.

    La più grande minoranza etnica d’Europa, la popolazione Rom, risente fortemente della mancanza di accesso ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari sicuri e a prezzi abbordabili. Una persona Rom su tre vive in alloggi senza acqua corrente (22), e poco più della metà della popolazione Rom dispone di un WC interno con dispositivo di scarico o di una doccia (23). Vi sono esempi di comunità emarginate — in cui i Rom sono sovrarappresentati — che si vedono negati persino i servizi di acqua potabile di base, a causa della chiusura dei rubinetti pubblici (24), e che vivono in zone interessate dalla contaminazione delle acque sotterranee provocata dalle attività economiche (25).

    I migranti, in particolare quelli privi di documenti e che vivono in alloggi di emergenza e in alloggi informali, possono essere particolarmente esposti a difficoltà di accesso ai servizi WSS.

    La mancanza di accesso all’acqua e ai servizi igienico-sanitari a prezzi abbordabili può avere ripercussioni sulle imprese familiari delle famiglie vulnerabili, creando problemi sociali ed economici.

    3.3.

    Le disparità territoriali in materia di infrastrutture idriche e igienico-sanitarie sono un fattore importante, benché non l’unico, nella disuguaglianza sociale in termini di accesso. In molti settori, i problemi infrastrutturali e quelli sociali sono interconnessi. Le comunità rurali emarginate possono trovarsi in una situazione particolarmente svantaggiata. Inoltre, nei quartieri con scarse risorse ed esigenze di ristrutturazione prolungate nel tempo, le infrastrutture di bassa qualità contribuiscono ad aggravare la povertà idrica e i problemi ambientali.

    3.4.

    Nel contempo, i cambiamenti demografici incidono sulla distribuzione spaziale della domanda di servizi WSS. L’urbanizzazione aumenta la pressione su tali servizi in molte aree urbane densamente popolate. In altre parti dell’UE, soprattutto, ma non esclusivamente, nelle zone rurali, la diminuzione della popolazione rappresenta una sfida per il funzionamento delle reti.

    3.5.

    Sebbene i suddetti problemi legati alla mancanza di accesso ai servizi WSS colpiscano principalmente determinati gruppi sociali, una percentuale molto più elevata della popolazione dell’UE (in media il 30 %) risente di una qualche forma di stress idrico, vale a dire di uno squilibrio tra domanda e offerta di acqua (26). Le popolazioni dell’Europa meridionale si trovano a far fronte a gravi problemi di stress idrico nel corso di tutto l’anno. In altre parti d’Europa le carenze idriche si verificano in maniera sporadica e in punti di crisi specifici. In totale, 8 milioni di persone in Europa vivono in zone ad alta frequenza di siccità o di stress idrico (27). Secondo le previsioni, i cambiamenti climatici determineranno un’ulteriore diminuzione stagionale della disponibilità d’acqua nella maggior parte dell’Europa.

    3.6.

    Inoltre, modificando i cicli idrologici, alterando l’andamento delle precipitazioni e aumentando le temperature, i cambiamenti climatici sono un fattore importante, che incide sullo stress idrico e ha un impatto diretto e multiforme sull’acqua e sui servizi igienico-sanitari. La siccità, l’aumento delle temperature e persino le precipitazioni estreme riducono la disponibilità e la qualità dell’acqua e danneggiano le infrastrutture, con conseguenti difficoltà nel mantenere adeguate abitudini igienico-sanitarie. L’innalzamento del livello del mare può ridurre la disponibilità di acqua potabile a causa delle inondazioni e del cuneo salino. Disponiamo solo di scarsi dati scientifici specifici per l’Europa; tuttavia, sulla base delle tendenze globali, si può ragionevolmente presumere che i cambiamenti climatici abbiano un impatto sproporzionato sulle persone, sulle famiglie e sulle comunità vulnerabili (28).

    3.7.

    Il consumo di acqua delle famiglie varia notevolmente a seconda dello Stato membro, e va da 77 a 220 litri pro capite al giorno (29). Negli Stati membri orientali, il consumo d’acqua tende a essere inferiore a quello degli Stati membri occidentali, mentre i livelli più elevati di consumo si registrano in alcuni Stati membri meridionali; tuttavia, i dati presentano valori anomali (30).

    3.8.

    Sebbene la qualità dell’acqua nell’UE sia generalmente buona, in alcune zone rimane problematica, come dimostrano le procedure di non conformità avviate nei confronti di alcuni Stati membri sulla base della direttiva sull’acqua potabile. Inoltre, la mancanza di accesso all’acqua potabile gestita in modo sicuro, in particolare ai servizi idrici di base, comporta effettivamente un rischio elevato di utilizzo non sicuro dell’acqua potabile.

    3.9.

    Il grado di soddisfazione per la qualità dell’acqua potabile è generalmente elevato, sebbene non ovunque. Secondo i dati delle indagini condotte nella metà degli anni 2010, l’82 % dei residenti dell’UE considerava buona (31) la qualità dell’acqua potabile nella propria zona di residenza, mentre circa il 7 % dava una valutazione negativa. Molto meno favorevole risultava invece la valutazione generale dell’acqua potabile nell’UE: soltanto il 27 % concordava con l’affermazione secondo cui nell’UE l’accesso ad acqua salubre e pulita era in generale buono.

    3.10.

    Mentre la stragrande maggioranza dei residenti dell’UE utilizza acqua di rubinetto per lavare, per cucinare e per l’igiene personale, la percentuale di persone che utilizzano acqua di rubinetto per bere è leggermente inferiore. A metà degli anni 2010, oltre il 90 % degli interpellati dichiarava di utilizzare acqua di rubinetto per cucinare, mentre soltanto il 55 % dichiarava di utilizzare sempre acqua direttamente di rubinetto per bere, mentre un ulteriore 10 % beveva sempre acqua di rubinetto filtrata.

    3.11.

    Negli ultimi decenni l’acqua è stata oggetto di un processo di mercificazione, e i servizi WSS hanno subito un processo di privatizzazione e finanziarizzazione. Negli anni scorsi questi processi sono stati messi in discussione, e vi sono già esempi di comuni che hanno ripreso in mano la gestione dei servizi idrici. Essenziale per la vita, l’acqua rappresenta un bene comune e un diritto umano. In tale contesto, il CESE ritiene che, in quanto servizi di interesse pubblico, i servizi WSS dovrebbero essere soggetti a una regolamentazione chiara che garantisca obblighi di servizio, al fine di assicurare che la gestione delle acque e delle acque reflue sia universalmente realizzata a un prezzo abbordabile e con un livello sufficiente di qualità del servizio. La Commissione dovrebbe mantenere le eccezioni per le risorse idriche e le acque reflue di cui alla direttiva sulle concessioni (2014/23/UE) (32), ottenute grazie al successo dell’iniziativa dei cittadini europei «Right2Water». Il CESE raccomanda alla Commissione di esentare i servizi idrici dalle norme del mercato unico.

    4.   Accessibilità economica

    4.1.

    L’accessibilità economica dei servizi WSS è motivo di crescente preoccupazione per i residenti dell’UE, tra l’altro a causa del recente aumento dei prezzi dell’energia, e si prevede un aumento della spesa per tali servizi. Sebbene i costi dei servizi idrici e igienico-sanitari non rappresentino un onere eccessivo per le famiglie in generale, spesso lo sono per quelle a basso reddito, e il numero di famiglie interessate dal problema è probabilmente destinato ad aumentare. Considerando una soglia del 3 %, l’accessibilità economica ai servizi idrici e igienico-sanitari rappresenta un problema per il 5 % più povero della popolazione in 13 paesi dell’UE, mentre in alcuni paesi lo è addirittura per il 10 % più povero della popolazione (33). Tuttavia, un approccio di questo tipo alla misurazione dei problemi di accessibilità economica può essere discutibile, può risultare difficile da applicare e potrebbe non rispecchiare la reale dimensione del problema, poiché non tiene conto delle famiglie che consumano scarse quantità d’acqua, delle differenze nella tariffazione dell’acqua (34) e del reddito relativo delle famiglie.

    4.2.

    Il prezzo dei servizi idrici e igienico-sanitari presenta un elevato grado di disparità geografica tra un paese e l’altro e all’interno di uno stesso paese (35), e la mancanza di statistiche dettagliate rende impossibile tracciare una panoramica completa. Tuttavia, i sistemi di distribuzione nelle zone rurali sono caratterizzati da reti su distanze più lunghe e da costi operativi più elevati, il che comporta tariffe più alte.

    4.3.

    Oltre a disporre di un reddito più basso, le famiglie vulnerabili possono essere maggiormente esposte a problemi di accessibilità economica legati a impianti di scarsa qualità e di minore efficienza e al maggior tempo trascorso a casa. Le persone (donne, bambini e giovani) emarginate, nonché i disoccupati, sono colpiti in misura sproporzionata.

    4.4.

    Sebbene i problemi prevalenti sul piano dell’accessibilità economica richiedano misure sociali mirate ed efficaci, al momento non è possibile ottenere un quadro esaustivo degli interventi messi in campo dagli Stati membri dell’UE per affrontare i problemi di accessibilità economica, in particolare per quanto riguarda le misure a favore dei consumatori vulnerabili. Inoltre, non è disponibile un quadro completo della possibilità — o impossibilità — di interrompere l’erogazione del servizio e sul servizio minimo. Tuttavia, per alcuni paesi (36) sono disponibili informazioni parziali che danno conto di una serie di misure di questo tipo adottate per affrontare le questioni dell’accessibilità economica.

    4.5.

    La direttiva quadro sulle acque ha approfondito il concetto di principio «chi inquina paga» attraverso l’obiettivo del recupero integrale dei costi per garantire la salute degli ecosistemi. Tuttavia, l’applicazione di questo principio contrasta con il principio dell’accesso universale ad acqua potabile di alta qualità a prezzi abbordabili e produce nella pratica gravi conseguenze sociali, in particolare un aumento delle disuguaglianze, in quanto le popolazioni più povere sono esposte a tariffe proporzionalmente più elevate o non sono soggette al principio di cui sopra. Il CESE ritiene che l’accesso universale all’acqua potabile di alta qualità a prezzi abbordabili dovrebbe diventare un principio fondamentale, da prendere in considerazione insieme alle preoccupazioni ambientali che sono alla base dei principi «chi inquina paga» e del recupero integrale dei costi.

    4.6.

    Al fine di rispettare il diritto umano all’acqua, la protezione degli ecosistemi e le preoccupazioni sociali, la struttura tariffaria dei servizi idrici è una leva importante per l’accessibilità economica, l’efficienza, l’equità e la conservazione delle risorse idriche. Per questi molteplici obiettivi esistono varie strutture tariffarie, tra cui quella proposta dal relatore speciale (37) sui diritti umani all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari in occasione della 76a Assemblea generale delle Nazioni Unite (38).

    5.   Sostenibilità

    5.1.

    Nel quadro del presente parere non vengono presi in esame i problemi ambientali, quali il cuneo salino o l’inquinamento, cui in fin dei conti possono essere riconducibili i problemi sociali. L’accento viene posto sulle attività umane che portano allo sfruttamento eccessivo e provocano conflitti sulla destinazione d’uso. Il più noto tra questi problemi si verifica quando l’uso dell’acqua da parte di un soggetto ne impedisce l’uso da parte di un altro. La legislazione dell’UE e le normative nazionali cercano di affrontare questo problema attraverso la gestione dei bacini idrografici (39), che ha registrato livelli diversi di attuazione e di risultati nelle varie parti d’Europa.

    5.2.

    Lo sfruttamento eccessivo comporta un aumento della carenza idrica, come pure un degrado della qualità dell’acqua e dei servizi idrici. Tuttavia, il degrado della qualità di questa risorsa ne aumenta anche la scarsità, non tanto perché diminuisce la quantità d’acqua in sé, quanto perché riduce la quantità d’acqua adatta ai vari scopi o quantomeno fa aumentare i costi necessari per riportare tale acqua a standard accettabili. Per affrontare il problema dello sfruttamento eccessivo, dovremmo concentrare l’attenzione sulle cause anziché sulle conseguenze, che sono state discusse sopra. Lo sfruttamento eccessivo causa problemi ambientali, che sono all’origine di problemi sociali, in quanto le attività umane dipendono dagli ecosistemi, e specialmente da quelli sani.

    5.3.

    Un problema particolare che sta emergendo è quello dello sviluppo di progetti agricoli e industriali superintensivi in zone povere d’acqua, la cui realizzazione è possibile solo trasferendo acqua da altri bacini e sfruttando in modo eccessivo le acque superficiali, con conseguenti problemi ambientali e sociali a valle. Ad esempio, lo sfruttamento eccessivo di un fiume porta a una diminuzione dei sedimenti e dei nutrienti che arrivano al mare, aumentando il degrado delle zone costiere e riducendo gli stock ittici. Nel complesso, lo sfruttamento eccessivo comporta il depauperamento degli ecosistemi, che colpisce maggiormente le popolazioni più vulnerabili.

    5.4.

    I problemi sociali derivano dalla diminuzione dell’attività di pesca e, potenzialmente, da una riduzione del turismo balneare. Anche se con ingenti investimenti possiamo attenuare i problemi di degrado costiero per sostenere il turismo, lo stesso non si può fare per gli stock ittici. D’altro canto, se l’UE legifera per porre fine ai progetti che causano uno sfruttamento eccessivo delle risorse idriche, dovrà poi far fronte alla disoccupazione dei lavoratori coinvolti.

    5.5.

    Le perdite fisiche ed economiche (40) non comportano uno sfruttamento eccessivo, ma costituiscono un uso inefficiente e inaccettabile dell’acqua. Tuttavia, si tratta di una questione che richiede una visione unitaria. Quando si parla di perdite fisiche ed economiche, la preoccupazione principale dei fornitori d’acqua destinata al consumo umano è di tipo economico (41). Queste due categorie di perdite sono affrontate fino al momento in cui non divenga più costoso continuare a combatterle piuttosto che darle per fisiologiche. In genere, tale momento si ha quando le perdite fisiche ed economiche (42) corrispondono al 15 % circa del totale. Un altro modo di vedere è possibile e, di questi tempi, visto l’aumento della carenza d’acqua, è anche assolutamente necessario per andare oltre il 15 %.

    6.   Governance

    6.1.

    Il CESE osserva che, a livello mondiale, la distribuzione idrica e i servizi igienico-sanitari sono di competenza comunale, con diversi tipi di distributori (imprese o servizi municipali) che servono uno o più comuni, e constata che nell’Unione europea e in tutto il mondo la stragrande maggioranza delle persone è servita da società pubbliche di distribuzione dell’acqua. Oltre alle diverse forme che i fornitori d’acqua possono assumere, una distinzione fondamentale da fare è quella tra gestione pubblica e gestione privata. Per ognuno di essi possiamo trovare diversi tipi di gestione. Possiamo anche trovare esempi positivi ed esempi negativi sia nella gestione pubblica che in quella privata. Tuttavia, la gestione privata, incentrata com’è sul profitto, potrebbe avere difficoltà a soddisfare i requisiti di universalità del servizio, una dimensione che il servizio pubblico è più idoneo a conseguire in modo efficiente a un prezzo accessibile e assicurando un livello di qualità sufficiente del servizio. Il CESE osserva che questa conclusione è corroborata dagli esempi di «rimunicipalizzazione» dei WSS negli ultimi due decenni.

    6.2.

    Per garantire la qualità, l’accessibilità economica e l’universalità del servizio, la partecipazione di tutti i portatori di interessi, a livello di gestione e negli organismi di regolamentazione, è il modo migliore per mantenere la distribuzione dell’acqua e i servizi igienico-sanitari sulla buona strada per conformarsi all’OSS n. 6 in uno scenario di carenza crescente e di aumento dei prezzi. A livello di fornitori d’acqua, un esempio positivo di gestione partecipativa si osserva nella città spagnola di Cordova, in cui il consiglio di amministrazione misto dell’azienda municipalizzata di distribuzione dell’acqua EMACSA vede il coinvolgimento dei diversi portatori di interessi (43). Gli organismi di regolamentazione, invece di essere guidati da un unico responsabile, dovrebbero disporre di un consiglio di amministrazione che coinvolga le parti interessate, al fine di garantire una regolamentazione più efficace.

    6.3.

    I fiumi e i corpi idrici internazionali possono essere fonte di tensioni e, in ultima analisi, di conflitti tra Stati, anche all’interno dell’UE. Il CESE ritiene opportuno e propone che l’UE partecipi al segmento della governance dei bacini idrografici che interessano diversi Stati membri, definendo principi generali, obiettivi tangibili e un monitoraggio qualificato, quale modo migliore per contribuire alla gestione delle risorse idriche in tempi di carenza idrica, che provocano crisi di vario tipo.

    6.4.

    Attualmente il modello di governance dell’acqua (dispersione, mancanza di organi di controllo gerarchici e opacità burocratica) è inefficiente. Vi è l’urgente necessità di trovare un nuovo modello di governance per gli ecosistemi idrici, in particolare quelli che interessano diversi Stati membri. Nel settore idrico numerose sono le autorità che hanno delle responsabilità in diverse fasi del ciclo dell’acqua, ed esse hanno visioni e obiettivi contrastanti e, talvolta, responsabilità sovrapposte. Il CESE propone alla Commissione di istituire un quadro di governance dei bacini idrografici con organismi politici e tecnici a livello di bacino idrografico per garantire, con la massima efficienza, un orientamento politico generale e la gestione tecnica, nonché il coinvolgimento di tutte le parti interessate attraverso meccanismi di partecipazione efficaci.

    6.5.

    In particolare, il CESE propone un modello di governance politico e tecnico, democratico e aperto, volto a mettere in pratica il principio dell’accesso universale all’acqua potabile di qualità a prezzi abbordabili per i cittadini. Il CESE propone l’istituzione di «comitati di governance» composti da membri di tutti i paesi interessati, incaricati della gestione politica e della risoluzione di eventuali conflitti di interesse tra paesi. Tali comitati di governance dei bacini idrografici dovrebbero essere assistiti da un comitato tecnico di esperti e provvedere alla gestione tecnica dei bacini idrografici. Il «comitato di governance» dovrebbe stabilire, pubblicamente e secondo criteri rigorosi, la gerarchia delle responsabilità tra il comitato stesso e i vari enti esistenti nei paesi interessati dal bacino idrografico, in modo da evitare incompatibilità o confusione in materia di responsabilità. Accanto al comitato di governance dovrebbe essere istituito un «consiglio consultivo». Esso sarà composto da organizzazioni della società civile, in particolare le associazioni di difesa dell’ambiente, del clima e dei consumatori, come pure le parti sociali, e avrà il compito di intrattenere un dialogo civile strutturato con il «comitato di governance» e di contribuire a risolvere eventuali conflitti di interesse.

    Bruxelles, 13 luglio 2023

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Oliver RÖPKE


    (1)  https://www.ohchr.org/en/water-and-sanitation

    (2)  https://digitallibrary.un.org/record/687002

    (3)  Cfr. anche il parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Combattere la povertà energetica e accrescere la resilienza dell'UE: le sfide sul piano economico e sociale» (parere esplorativo richiesto dalla presidenza ceca) (GU C 486 del 21.12.2022, pag. 88).

    (4)  Integrando il monitoraggio previsto dalla direttiva sull’acqua potabile (direttiva (UE) 2020/2184).

    (5)   GU L 435 del 23.12.2020. «[I]ndividuano le persone prive di accesso o con un accesso limitato alle acque destinate al consumo umano, compresi i gruppi vulnerabili ed emarginati e i motivi di tale mancanza di accesso», https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32020L2184.

    (6)  Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il trattamento delle acque reflue urbane. COM(2022) 541 final, 2022/0345 (COD),

    (7)  Cfr. anche: https://www.aquapublica.eu/article/news/access-water-and-sanitation-must-be-priority-commission-action-plan-implement-pillar

    (8)  Com’è stato evidenziato, tra le altre cose, anche nei messaggi e nelle raccomandazioni politiche del vertice di Budapest sull’acqua del 2016 (https://www.budapestwatersummit.hu/hu/Vilagtalalkozo/Letoltheto_dokumentumok) e nell’appello di Budapest del vertice sull’acqua 2019 (https://www.budapestwatersummit.hu/en/Summit/Budapest_Appeal).

    (9)  Risoluzione 64/292: The human right to water and sanitation [Il diritto umano all’acqua e ai servizi igienico-sanitari] (2010), https://www.un.org/waterforlifedecade/human_right_to_water.shtml.

    (10)  https://sdgs.un.org/sites/default/files/2023-03/Closing%20press%20release_waterconference_FINAL_24Mar.pdf.

    (11)  Rifusione della direttiva sull’acqua potabile (2018).

    (12)  Proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (2022).

    (13)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Integrazione della politica dell'acqua nelle altre politiche europee» (parere esplorativo richiesto dalla presidenza ungherese) (GU C 248 del 25.8.2011, pag. 43).

    (14)  Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Comunicazione della Commissione relativa all'iniziativa dei cittadini europei «Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L'acqua è un bene comune, non una merce!» [COM(2014) 177 final] (parere di iniziativa) (GU C 12 del 15.1.2015, pag. 33).

    (15)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (rifusione)» [COM(2017) 753 final — 2017/0332(COD)] (GU C 367 del 10.10.2018, pag. 107).

    (16)  https://right2water.eu/vlaanderen-2018/in-english/

    (17)  https://data.worldbank.org/indicator/SH.H2O.SMDW.ZS?locations=EU (anno di riferimento: 2020). Percentuale di persone che non utilizzano acqua potabile da fonte migliorata, accessibile sul posto, disponibile quando necessario ed esente da contaminazioni fecali e sostanze chimiche prioritarie. Le fonti d’acqua migliorata sono costituite da acqua convogliata, pozzi di trivellazione o pozzi tubolari, pozzi scavati protetti, sorgenti protette e acqua confezionata o distribuita con autocisterna.

    (18)  https://data.worldbank.org/indicator/SH.H2O.BASW.ZS?locations=EU (anno di riferimento: 2020). Questo indicatore è riferito sia alle persone che fruiscono di servizi idrici di base sia a quelle che fruiscono di servizi idrici gestiti in modo sicuro. I servizi idrici di base sono costituiti da acqua potabile da fonte migliorata, il cui approvvigionamento non richieda più di 30 minuti per il tragitto di andata e ritorno. Le fonti d’acqua migliorata sono costituite da acqua convogliata, pozzi di trivellazione o pozzi tubolari, pozzi scavati protetti, sorgenti protette e acqua confezionata o distribuita con autocisterna.

    (19)  Eurostat, https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/sdg_06_10/default/table?lang=en, https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/demo_pjan/default/table?lang=en.

    (20)  Eurostat, https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/sdg_06_20/default/table?lang=en, https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/demo_pjan/default/table?lang=en.

    (21)  https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/ilc_mdho05/default/table?lang=en.

    (22)  https://fra.europa.eu/it/content/fra-opinions-eu-midis-ii-roma.

    (23)  https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20200918STO87401/cosa-sta-facendo-l-ue-per-contrastare-la-discriminazione-nei-confronti-dei-rom.

    (24)  http://www.errc.org/uploads/upload_en/file/thirsting-for-justice-march-2017.pdf

    (25)  https://eeb.org/wp-content/uploads/2020/04/Pushed-to-the-Wastelands.pdf

    (26)  https://www.eea.europa.eu/publications/water-resources-across-europe-confronting

    (27)  Prima audizione sul tema È giunta l’ora di un Blue Deal, 27 febbraio 2023.

    (28)  https://www.preventionweb.net/understanding-disaster-risk/risk-drivers/poverty-inequality

    (29)  EurEau, The governance of water services in Europe [La governance dei servizi idrici in Europa], 2020: https://www.eureau.org/resources/publications/5268-the-governance-of-water-services-in-europe-2020-edition-2/file.

    (30)  https://smartwatermagazine.com/news/locken/water-ranking-europe-2020

    (31)  https://circabc.europa.eu/sd/a/0070b535-5a6c-4ee4-84ba-6f6eb1682556/Public%20Consultation%20Report.pdf

    (32)  Direttiva 2014/23/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull’aggiudicazione dei contratti di concessione (GU L 94 del 28.3.2014, pag. 1).

    (33)  https://www.eesc.europa.eu/sites/default/files/files/blue_deal_fiasconaro.pdf

    (34)  https://www.oecd-ilibrary.org/sites/e1b8a4b6-en/index.html?itemId=/content/component/e1b8a4b6-en

    (35)  https://www.eureau.org/resources/publications/eureau-publications/5824-europe-s-water-in-figures-2021/file

    (36)  https://www.wareg.org/documents/affordability-in-european-water-systems/, https://www.oecd.org/env/resources/15425332.pdf

    (37)  Il relatore speciale dell’ONU propone una tariffa scaglionata, il cui primo «gradino» dovrebbe essere abbordabile e persino gratuito in talune circostanze per garantire il rispetto del diritto umano all’acqua, il secondo dovrebbe essere una tariffa di recupero dei costi e il terzo dovrebbe corrispondere a prezzi molto più elevati, in modo da generare una sovvenzione incrociata dagli usi voluttuari agli usi di base dell’acqua ed evitare lo sfruttamento eccessivo di questa risorsa. Il CESE ritiene che la definizione dei valori di ciascun «gradino» debba essere stabilita da ciascuno Stato membro o persino da ogni WSS.

    (38)   Risks and impacts of the commodification and financialisation of water on the human rights to safe drinking water and sanitation [Rischi e impatti della mercificazione e della finanziarizzazione dell’acqua sui diritti umani all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari], relazione presentata alla 76a Assemblea generale delle Nazioni Unite dal relatore speciale sui diritti umani all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, Pedro Arrojo Agudo, A/76/159.

    (39)  Direttiva 2000/60/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 ottobre 2000, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque (GU L 327 del 22.12.2000, pag. 1) (direttiva quadro sulle acque).

    (40)  Nel complesso, le perdite fisiche ed economiche si riferiscono all’acqua che va fisicamente perduta e a quella che non viene fatturata, tenendo presente che una parte dell’acqua non fatturata è comunque autorizzata. Per maggiori dettagli, consultare un bilancio idrico.

    (41)  Per questo punto, quando si parla di perdite non si fa riferimento ai consumi autorizzati non fatturati.

    (42)  Questo è il valore-obiettivo normalmente applicato in Portogallo. In altri paesi dell’UE i valori-obiettivo possono essere diversi, ma il valore in sé non ha alcuna rilevanza ai fini della nostra idea.

    (43)  Enrique Ortega de Miguel e Andrés Sanz Mulas, «La gestione dell’acqua nel municipio di Cordova: un modello di gestione pubblica partecipata, efficace ed efficiente» in Acqua: Per un modello pubblico di gestione, gruppo editoriale internazionale, 2006.


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