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Document 52023IE0859

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Revisione della politica fiscale — famiglie a basso reddito e transizione verde (parere d'iniziativa)

    EESC 2023/00859

    GU C 349 del 29.9.2023, p. 1–6 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    29.9.2023   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 349/1


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla Revisione della politica fiscale — famiglie a basso reddito e transizione verde

    (parere d'iniziativa)

    (2023/C 349/01)

    Relatore:

    Philip VON BROCKDORFF

    Decisione dell'Assemblea plenaria

    25.1.2023

    Base giuridica

    Articolo 52, paragrafo 2, del Regolamento interno

     

    Parere d'iniziativa

    Sezione competente

    Unione economica e monetaria e coesione economica e sociale

    Adozione in sezione

    27.6.2023

    Adozione in sessione plenaria

    12.7.2023

    Sessione plenaria n.

    580

    Esito della votazione

    (favorevoli/contrari/astenuti)

    195/7/10

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1.

    Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) osserva che l'impatto della transizione verde non sarà uniforme in tutta l'UE ma varierà in modo sostanziale da un paese all'altro, nonché tra le diverse regioni all'interno degli Stati membri. In considerazione di ciò, gli Stati membri devono prestare attenzione alle sfide sociali poste dalla transizione, per rafforzarne la legittimità, mantenere la stabilità ed evitare l'opposizione populista.

    1.2.

    Il CESE ritiene che le valutazioni d'impatto della Commissione, condotte a sostegno di diversi atti legislativi riguardanti la transizione verde, siano principalmente incentrate su una prospettiva generale dell'UE, spesso senza l'approfondimento richiesto per un approccio paese per paese e regione per regione, necessario per concentrarsi sul probabile impatto sulle economie e sulle comunità locali (un'eccezione è rappresentata dalla proposta di direttiva sulla tassazione dell'energia).

    1.3.

    Il CESE è altresì convinto che un'analisi più mirata dovrebbe fornire dati estremamente pertinenti sulle famiglie interessate dalla transizione verde, consentendo in tal modo ai governi di adottare misure più adeguate per attenuare l'impatto del processo in corso sulle famiglie più povere e vulnerabili.

    1.4.

    Il CESE ritiene che la transizione verde comporti due rischi principali in termini di ripercussioni negative sul piano sociale ed economico, in particolare: i) le crescenti disparità di reddito; ii) lo spostamento dei settori industriali e dei relativi posti di lavoro.

    1.5.

    Il CESE sottolinea pertanto la necessità di perseguire una transizione equa in grado di affrontare sia gli effetti occupazionali che quelli distributivi del passaggio alla neutralità climatica. In tale contesto, il CESE chiede misure ridistributive in grado di orientare le risorse finanziarie a favore delle famiglie a basso reddito e dei gruppi vulnerabili, per ridurre al minimo l'esclusione sociale, evitando di aggravare ulteriormente le disparità di reddito durante il processo in corso.

    1.6.

    Posto che la tassazione relativa alla transizione verde rientra tra le competenze degli Stati membri, il CESE sottolinea l'importanza dell'adozione di misure fiscali nazionali per rendere la transizione verde più sostenibile e meno impattante sulle fasce più deboli della popolazione.

    1.7.

    Pertanto, la politica di bilancio dovrebbe comprendere tre componenti durante la transizione: il principio «chi inquina paga» con misure redistributive complementari a sostegno delle famiglie a basso reddito; sostegno mirato al reddito; e crediti d'imposta sugli elettrodomestici a risparmio energetico. Tale approccio consentirebbe di i) sostenere l'acquisto di veicoli elettrici; ii) incentivare l'adozione di tecnologie verdi nelle abitazioni; e iii) aumentare l'efficienza energetica degli edifici (è vero infatti che la direttiva riveduta sulla tassazione dell'energia (1) mira anche a migliorare l'efficienza energetica proteggendo nel contempo i gruppi vulnerabili). Per le famiglie a più basso reddito che potrebbero avere un debito d'imposta insufficiente e non beneficiare di crediti d'imposta, la misura ottimale raccomandata è il sostegno al reddito.

    1.8.

    Il CESE ritiene inoltre che la distribuzione da parte dello Stato di buoni per acquisti e investimenti in tecnologie e prodotti verdi potrebbe contribuire a sostenere i gruppi vulnerabili durante la transizione.

    1.9.

    Le detrazioni fiscali introdotte nei Paesi Bassi per le persone fisiche che acquistano veicoli elettrici (VE) rappresentano un valido esempio di misure finalizzate a incentivare l'acquisto di veicoli rispettosi dell'ambiente, minimizzando possibili distorsioni provocate da sovvenzioni che spesso vanno a vantaggio dei fornitori a scapito dei consumatori (2).

    1.10.

    Il CESE ritiene inoltre che potrebbe essere esplorata l'esperienza di Stati membri come la Germania, la Francia e l'Italia, che hanno introdotto aliquote IVA più basse per prodotti e tecnologie efficienti sotto il profilo energetico e ristrutturazioni domestiche volte ad aumentare l'efficienza energetica degli edifici. Tuttavia, l'IVA non è per definizione progressiva. Per adattare tale approccio alle famiglie a basso reddito, potrebbero essere necessarie misure di accompagnamento, come la compensazione forfettaria, per incoraggiare l'utilizzo di tali procedure da parte di questi nuclei familiari. Inoltre, il CESE sottolinea che le comunità energetiche [direttiva (UE) 2019/944] (3) e le comunità di energia rinnovabile [direttiva (UE) 2018/2001] (4) possono diventare uno strumento fondamentale per aiutare i cittadini e i gruppi vulnerabili a far fronte alla transizione verde.

    1.11.

    Il CESE sottolinea il ruolo strategico del Fondo per una transizione giusta. Questo strumento finanziario, infatti, dovrebbe essere utilizzato in maniera efficace per far fronte all'impatto socioeconomico della transizione sulle economie dell'UE che attualmente dipendono fortemente dai combustibili fossili o da attività ad alta intensità di gas a effetto serra e, soprattutto, per agevolare la transizione per i lavoratori e le famiglie colpiti dai cambiamenti attuali.

    1.12.

    Come già sottolineato in precedenti pareri, il CESE osserva che il Fondo per una transizione giusta, anche se strategico, potrebbe non essere sufficiente a sostenere il cambiamento economico in corso e dovrebbe pertanto essere integrato da un Fondo sociale per il clima adeguatamente finanziato.

    2.   Introduzione e contesto

    2.1.

    La transizione verde è una sfida enorme per l'UE e per le generazioni future, soprattutto in un momento in cui il protrarsi della guerra in Ucraina provoca incertezza economica sia in termini generali sia, più specificamente, in relazione al settore energetico. Il CESE ritiene che, per il successo della transizione, sia necessario un consenso sociale, che può essere raggiunto solo se le misure di sostegno sono attuate in modo efficace in tutta l'UE e se viene evitata l'opposizione populista.

    2.2.

    Il CESE ricorda che il Green Deal ha aumentato l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE per il 2030 dal 40 % ad almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990, fissando nel contempo l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

    2.3.

    Il pacchetto «Pronti per il 55 %» contiene una serie di proposte politiche per il conseguimento dell'obiettivo per il 2030, in merito alle quali il CESE desidera presentare il suo contributo a favore di una transizione verde che sia pienamente compresa e condivisa da tutti i soggetti coinvolti, da un lato, e che non eserciti un impatto eccessivamente negativo sulle famiglie e sui gruppi vulnerabili, dall'altro.

    2.4.

    Fermo restando che la transizione verde porterà benefici sostanziali e molto attesi in tutta l'UE, il presente parere si concentra sui probabili effetti negativi della transizione verde in corso a breve termine, con particolare attenzione all'esclusione sociale e alle disparità di reddito, sollecitando una transizione equa che possa risultare proporzionata nei confronti delle famiglie a basso reddito e dei gruppi vulnerabili.

    3.   Osservazioni generali e particolari

    3.1.

    Il CESE osserva che le conseguenze della transizione verde non saranno uniformi in tutta l'UE ma, al contrario, varieranno in modo sostanziale da un paese all'altro, o persino tra regioni e aree diverse all'interno degli Stati membri, a seconda di un insieme di variabili economiche e sociali.

    3.2.

    A tale riguardo, il CESE osserva che le regioni con un'elevata dipendenza dai combustibili fossili sono e saranno particolarmente vulnerabili all'impatto della transizione e alle potenziali perdite di posti di lavoro. Pertanto, le risposte necessarie per sostenere la coesione sociale dovranno essere alquanto differenziate da uno Stato membro all'altro, o addirittura da una regione all'altra, sulla base dei diversi contesti locali e in linea con il principio di sussidiarietà. Il CESE riconosce, tuttavia, che la direttiva riveduta sulla tassazione dell'energia propone un periodo «transitorio» e la possibilità per gli Stati membri di esentare le famiglie vulnerabili dalla tassazione sul riscaldamento per 10 anni dopo l'attuazione della nuova imposta.

    3.3.

    Da un punto di vista metodologico, il CESE ritiene che le valutazioni d'impatto condotte finora dalla Commissione siano principalmente incentrate su una prospettiva generale dell'UE, senza l'approfondimento richiesto da un approccio paese per paese e regione per regione, in grado di concentrarsi sul probabile impatto della transizione sulle economie e sulle comunità locali. A tale riguardo, la proposta di direttiva sulla tassazione dell'energia costituisce un'eccezione, in quanto è stata anticipata da una microanalisi mirata che dovrebbe essere più ampiamente utilizzata nell'attuazione del Green Deal.

    3.4.

    Il CESE ritiene che un'analisi più mirata, in grado di tenere pienamente conto delle specificità locali, dovrebbe rivelarsi utile per fornire informazioni preziose, in particolare per quanto riguarda le famiglie interessate dalla transizione verde, consentendo in tal modo ai governi di adottare misure adeguate per attenuare l'impatto del processo in corso sulle famiglie più povere e sui gruppi vulnerabili che si troveranno ad affrontare le implicazioni più critiche.

    3.5.

    Il CESE ritiene che la transizione verde comporti due rischi principali in termini di ripercussioni negative sul piano sociale ed economico: i) le crescenti disparità di reddito; e ii) lo spostamento dei settori industriali e dei relativi posti di lavoro.

    3.6

    Il CESE sottolinea che il passaggio a un'economia resiliente ai cambiamenti climatici e a basse emissioni di carbonio è particolarmente problematico per le famiglie e le comunità a basso reddito, soprattutto nelle regioni in cui il livello di sviluppo è in ritardo rispetto alle aree urbane. È pertanto fondamentale che la transizione sia accompagnata da una serie di misure di bilancio appropriate, anche in termini di sostegno finanziario, per rispondere alle preoccupazioni sopramenzionate.

    3.7.

    Il CESE desidera inoltre segnalare eventuali oneri aggiuntivi per le fasce più deboli della popolazione causati dalla transizione, in particolare per quanto riguarda i prezzi delle materie prime, che potrebbero aumentare in modo significativo durante il processo di transizione. La transizione potrebbe infatti spingere al rialzo i prezzi dell'energia e del carburante per coloro che possono meno permettersi tali aumenti, dato che viene tenuto conto del costo più elevato del carbonio. Tale impatto è particolarmente preoccupante nell'attuale contesto macroeconomico, nel quale all'inizio di quest'anno diversi Stati membri presentavano tassi di inflazione elevati (5).

    3.8.

    Il CESE sostiene pertanto la necessità di perseguire una transizione equa, che affronti gli effetti occupazionali e distributivi del passaggio alla neutralità climatica. Tale approccio dovrebbe essere considerato come parte integrante del quadro per la transizione verde e non solo come un insieme di misure correttive supplementari.

    3.9.

    Il CESE sottolinea la necessità di misure ridistributive che consentano di destinare risorse finanziarie all'assistenza alle famiglie a basso reddito e ai gruppi vulnerabili con l'obiettivo di evitare l'esclusione sociale e l'aggravarsi delle disparità di reddito. Tali misure potrebbero, ad esempio, assumere la forma di una tassazione ambientale basata sul principio «chi inquina paga», in base alla quale i percettori di reddito al di sopra di una determinata soglia pagano tariffe più elevate per il consumo di energia ad alta intensità di carbonio.

    3.10.

    Posto che, sulla base del principio di sussidiarietà, la tassazione relativa alla transizione verde rientra tra le competenze degli Stati membri, il CESE sottolinea l'importanza delle misure fiscali adottate a livello nazionale per rendere la transizione verde più sostenibile e meno impattante per le categorie vulnerabili, evitando possibili effetti regressivi spesso associati alle imposte ambientali.

    3.11.

    Il CESE ritiene che la politica di bilancio dovrebbe comprendere tre componenti durante la transizione: il principio «chi inquina paga» con misure redistributive complementari a sostegno delle famiglie a basso reddito; sostegno mirato al reddito; e crediti d'imposta sugli elettrodomestici a risparmio energetico. Tale approccio consentirebbe di i) sostenere l'acquisto di veicoli elettrici; ii) incentivare l'adozione di tecnologie verdi nelle abitazioni; e iii) aumentare l'efficienza energetica degli edifici. Il CESE riconosce tuttavia che la direttiva riveduta sulla tassazione dell'energia mira anche a migliorare l'efficienza energetica proteggendo nel contempo i gruppi vulnerabili. Per le famiglie a più basso reddito che potrebbero avere un debito d'imposta insufficiente e non beneficiare di crediti d'imposta, la misura ottimale raccomandata è il sostegno al reddito.

    3.12.

    Il CESE ritiene inoltre che la distribuzione da parte dello Stato di buoni per investimenti in tecnologie verdi e acquisti di prodotti verdi potrebbe contribuire a sostenere i gruppi vulnerabili durante la transizione.

    3.13.

    Le misure fiscali introdotte nei Paesi Bassi per le persone fisiche che acquistano veicoli elettrici rappresentano un valido esempio di incentivi per l'acquisto di veicoli di nuova generazione e rispettosi dell'ambiente, riducendo possibili distorsioni legate a sovvenzioni più generalizzate. L'approccio favorevole ai veicoli elettrici nei Paesi Bassi è esteso anche alle tasse di immatricolazione e di circolazione, completando un quadro giuridico favorevole. A questo proposito, le detrazioni fiscali potrebbero essere specificamente destinate alle famiglie a basso reddito della popolazione, che si prevede incontreranno maggiori difficoltà durante la transizione verso le tecnologie verdi.

    3.14.

    Il CESE ritiene inoltre che potrebbe essere esplorata e ulteriormente migliorata l'esperienza di Stati membri come la Germania, la Francia e l'Italia, che hanno introdotto aliquote IVA più basse per prodotti e tecnologie efficienti sotto il profilo energetico e ristrutturazioni domestiche volte ad aumentare l'efficienza energetica degli edifici. Tuttavia, l'IVA non è per definizione progressiva. Per adattare tale approccio alle famiglie a basso reddito, potrebbero essere necessarie pertanto misure di accompagnamento, come la compensazione forfettaria, per incoraggiare l'utilizzo di tali procedure da parte di questi nuclei familiari.

    3.15.

    Il CESE sottolinea l'importanza del Fondo per una transizione giusta, il cui ruolo non può essere sottovalutato. Questo strumento finanziario, infatti, dovrebbe essere utilizzato in maniera efficace per far fronte all'impatto socioeconomico della transizione sulle economie dell'UE che attualmente dipendono fortemente dai combustibili fossili o da attività industriali ad alta intensità di gas a effetto serra e, soprattutto, per agevolare la transizione per i lavoratori e le famiglie colpiti dai cambiamenti in fase di sviluppo.

    3.16.

    Come già sottolineato nel suo precedente parere sul tema Strumento di prestito per il settore pubblico e modifica del Fondo per una transizione giusta (6), il CESE osserva che tale fondo, sebbene importante, potrebbe non essere sufficiente, in termini di risorse e portata, a sostenere il cambiamento economico in corso. Pertanto dovrebbe essere integrato da un Fondo sociale per il clima (SCF) adeguatamente finanziato, come raccomandato nel parere del CESE sul tema Fondo di adeguamento ai cambiamenti climatici finanziato dal Fondo di coesione e da NextGenerationEU (7).

    3.17.

    Il CESE sottolinea che l'obiettivo di tale fondo aggiuntivo dovrebbe essere quello di proteggere i gruppi vulnerabili e a basso reddito dagli effetti negativi della transizione, a condizione che il Fondo sociale per il clima sia accompagnato da buone pratiche volte a evitare, in primo luogo, qualsiasi aumento delle disparità di reddito. Al tempo stesso, il CESE avverte che, con la sua attuale capacità organizzativa e finanziaria (per non parlare del rinvio di un anno della sua attuazione), è improbabile che il Fondo sociale per il clima sia sufficiente a sostenere efficacemente le fasce più vulnerabili della popolazione, come già sottolineato da diverse parti interessate. A titolo di esempio, il costo del passaggio dai veicoli tradizionali a quelli elettrici potrebbe rivelarsi troppo costoso, e quindi troppo difficile, per le famiglie vulnerabili e a basso reddito senza incentivi fiscali o sostegno finanziario (8).

    3.18.

    Il CESE propone pertanto che le autorità responsabili a livello europeo e locale elaborino politiche di bilancio adeguate per attenuare le conseguenze negative della transizione, senza compromettere gli incentivi ai cambiamenti in termini di investimenti e consumi verdi richiesti dal processo di transizione. È importante sottolineare che tali meccanismi dovrebbero essere accompagnati da misure volte a garantire una governance inclusiva e il coinvolgimento attivo delle persone maggiormente colpite dalla transizione verde. Il CESE riconosce tuttavia che la direttiva riveduta sulla tassazione dell'energia prevede periodi transitori per la tassazione di determinati prodotti o investimenti per ridurre il consumo di energia.

    3.19.

    Il CESE desidera ricordare a tutte le istituzioni coinvolte nella transizione verde l'importanza del dialogo sociale e dell'utile coinvolgimento della società civile a livello europeo, nazionale, settoriale e regionale. Il dialogo sociale svolge una funzione cruciale nella gestione e nella facilitazione della trasformazione verde, garantendo un ampio coinvolgimento di tutte le parti interessate e proteggendo nel contempo i gruppi vulnerabili e i livelli di occupazione in tutta l'UE.

    3.20.

    Il CESE sottolinea che una tassazione progressiva, sistemi di protezione sociale mirati e meccanismi adeguati di dialogo sociale sono già in vigore in diversi paesi europei e, di conseguenza, l'adozione e l'ulteriore rafforzamento di tali politiche potrebbe basarsi sulle buone pratiche esistenti e rivelarsi uno strumento molto utile per evitare un ulteriore aumento delle disuguaglianze e dell'esclusione sociale.

    3.21.

    Il CESE è fermamente convinto che la diffusione di un'ampia comprensione, nonché accettazione politica e sociale, delle politiche climatiche all'interno dei paesi europei favorirà una migliore e più solida transizione verde, che rischierebbe altrimenti di perdere sia legittimità che forza, qualora l'onere e le conseguenze negative che comporta dovessero ricadere in modo sproporzionato sulle famiglie più povere.

    3.22.

    A tale riguardo, il CESE sottolinea che i governi, in consultazione con la società civile, dovrebbero cercare di ridurre l'impatto della transizione verde sull'occupazione nelle zone più colpite dell'UE, anche attraverso politiche mirate e innovative per il mercato del lavoro, compresi programmi di formazione e istruzione per i lavoratori delle industrie ad alto tenore di carbonio.

    3.23.

    Il CESE sottolinea il rischio di crescenti disparità regionali, dovute al processo di transizione verde, tra le economie più avanzate dell'UE e quelle ancora fortemente dipendenti dalle industrie ad alta intensità di carbonio. Analogamente, si potrebbero anche accentuare le disparità e le discrepanze concorrenziali tra i paesi e tra le aree urbane, da un lato, e le zone periferiche, rurali e remote, dall'altro.

    3.24.

    Il CESE ritiene che la transizione verde richieda la realizzazione degli obiettivi climatici del Green Deal europeo e il perseguimento simultaneo dell'agenda per l'equità sociale del pilastro europeo dei diritti sociali. La transizione verde comporta cambiamenti strutturali (con cambiamenti previsti a livello sia economico che sociale). Per avere successo, deve essere accompagnata da misure sociali, compresi investimenti sociali volti ad agevolare la neutralità climatica e a realizzare una transizione favorevole a imprese europee dinamiche e competitive in grado di generare, ad esempio, posti di lavoro verdi e crescita economica.

    3.25.

    Il CESE sottolinea pertanto l'importanza di una collaborazione rafforzata in tutta l'UE, che dovrebbe essere sviluppata sulla base di un dialogo politico e sociale efficace, con l'obiettivo di elaborare politiche economiche e sociali di accompagnamento, per sostenere la transizione in corso, adattandola debitamente alle diverse condizioni sociali ed economiche delle comunità coinvolte.

    3.26.

    Tale approccio collaborativo dovrebbe essere adottato anche nei confronti dei paesi europei che non sono membri dell'UE, al fine di evitare il trasferimento di imprese e occupazione verso paesi che non perseguono uno sviluppo economico più verde e più sostenibile come avviene nell'UE. Ciò potrebbe avere un impatto negativo sul mercato interno e sulla transizione verde stessa, sia in termini di minore efficacia che di maggiori effetti negativi sulle fasce più deboli della popolazione.

    3.27.

    Il CESE chiede inoltre ulteriori azioni da parte degli Stati membri per contrastare l'evasione e l'elusione fiscali e per evitare l'uso improprio dei fondi pubblici, in quanto ciò fornirebbe risorse aggiuntive per finanziare le misure distributive a sostegno della transizione.

    3.28.

    Infine, il CESE sottolinea che le comunità energetiche [direttiva (UE) 2019/944] e le comunità di energia rinnovabile [direttiva (UE) 2018/2001] possono diventare uno strumento fondamentale per aiutare i cittadini e i gruppi vulnerabili a far fronte alla transizione verde. Tali comunità possono assumere qualsiasi forma giuridica (associazioni, cooperative, partenariati, organizzazioni senza scopo di lucro o piccole/medie imprese), rendendo più facile per i relativi cittadini, insieme ad altri operatori del mercato, collaborare e investire congiuntamente in attività energetiche. Ciò potrebbe contribuire alla diffusione di un sistema energetico più decarbonizzato e flessibile, in quanto le comunità energetiche possono consentire ai cittadini di accedere a tutti i mercati dell'energia adeguati in condizioni di parità con gli altri attori, riducendo i loro costi energetici o addirittura consentendo di generare potenziali entrate.

    Bruxelles, 12 luglio 2023

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Oliver RÖPKE


    (1)  Direttiva 2003/96/CE del Consiglio, del 27 ottobre 2003, che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità (GU L 283 del 31.10.2003, pag. 51).

    (2)  I Paesi Bassi incentivano l'acquisto di veicoli rispettosi dell'ambiente. Secondo una relazione del gruppo per il clima, sono disponibili sovvenzioni fino a 4 000 EUR per l'acquisto o l'affitto di nuove autovetture elettriche a batteria e 5 000 EUR per i furgoni. Esistono anche incentivi fiscali competitivi, come la tassa di circolazione (MRB) ridotta, gli acquisti non imponibili (BPM) e l'assenza di imposte per uso/beneficio privato. Cfr. Netherlands: Taking action on zero emission vehicles [Paesi Bassi: Adottare misure a favore dei veicoli a zero emissioni].

    (3)  Direttiva (UE) 2019/944 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 giugno 2019, relativa a norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica e che modifica la direttiva 2012/27/UE (GU L 158 del 14.6.2019, pag. 125).

    (4)  Direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili (GU L 328 del 21.12.2018, pag. 82).

    (5)  Il tasso di inflazione è rallentato nelle ultime settimane.

    (6)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla «Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo allo strumento di prestito per il settore pubblico nel quadro del meccanismo per una transizione giusta» [COM(2020) 453 final — 2020/0100 (COD)] e sulla «Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce il Fondo per una transizione giusta» [COM(2020) 460 final — 2020/0006 (COD)] (GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 240).

    (7)  Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Fondo di adeguamento ai cambiamenti climatici finanziato dal Fondo di coesione e da NextGenerationEU» (parere d’iniziativa) (GU C 486 del 21.12.2022, pag. 23).

    (8)  Joanna Gill. Can Europe's new Social Climate Fund protect poor from rising carbon cost? [Può il nuovo Fondo sociale per il clima introdotto dall'Europa proteggere i gruppi di persone indigenti dall'aumento dei costi del carbonio?], Reuters, dicembre 2022.


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