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Document 52021AE6049

Parere del Comitato economico e sociale europeo — Rafforzare il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea al fine di migliorare la capacità dell’UE di reagire a eventi estremi, anche al di fuori del suo territorio (parere esplorativo richiesto dalla presidenza francese del Consiglio dell’UE)

EESC 2021/06049

GU C 290 del 29.7.2022, p. 30–34 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

29.7.2022   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 290/30


Parere del Comitato economico e sociale europeo — Rafforzare il meccanismo di protezione civile dell’Unione europea al fine di migliorare la capacità dell’UE di reagire a eventi estremi, anche al di fuori del suo territorio

(parere esplorativo richiesto dalla presidenza francese del Consiglio dell’UE)

(2022/C 290/05)

Relatore:

Christophe QUAREZ

Correlatrice:

Violeta JELIĆ

Consultazione

Presidenza francese del Consiglio dell’Unione europea, 21.9.2021

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Sezione competente

Relazioni esterne

Adozione in sezione

9.3.2022

Adozione in sessione plenaria

24.3.2022

Sessione plenaria n.

568

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

211/0/2

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il meccanismo unionale di protezione civile (UCPM, o il «meccanismo») non ha più la capacità né le dimensioni sufficienti per rispondere alle catastrofi connesse ai cambiamenti climatici e ai molteplici rischi in termini di prevenzione, preparazione, allarme, pianificazione e capacità operative che si manifestano all’interno e all’esterno del territorio dell’Unione.

1.2.

Al di là della sua attività ormai consolidata per quanto riguarda le catastrofi naturali, l’UCPM è chiamato ad affrontare altri rischi quali le pandemie, la necessità di aiutare popolazioni in zone di guerra, i grandi rischi industriali, l’inquinamento marittimo su vasta scala, le conseguenze degli attacchi informatici alle reti elettriche o di acqua potabile e a tutte le infrastrutture essenziali, oppure a intervenire nella gestione delle crisi umanitarie legate all’immigrazione.

1.3.

Occorre gestire meglio il collegamento tra protezione civile (operazioni a breve termine) e aiuti umanitari (gestione a lungo termine), e questi due aspetti devono essere coordinati in modo più efficace.

1.4.

Il CESE ritiene che l’azione di risposta dell’UE alle catastrofi che si verificano al di fuori del suo territorio debba essere ulteriormente definita e sviluppata.

1.5.

Il CESE sottolinea l’estrema importanza di approfondire la cooperazione operativa attraverso l’armonizzazione della formazione, la compatibilità dei materiali e delle attrezzature, la chiarezza e l’efficienza delle catene di comando.

1.6.

Il CESE reputa necessario valutare la necessità di istituire un’agenzia europea per la protezione civile e gli aiuti umanitari quale meccanismo concreto per intraprendere azioni più incisive di politica estera.

1.7.

Il CESE richiama l’attenzione sui progressi da compiere per quanto riguarda il processo decisionale relativo agli interventi al di fuori del territorio dell’UE.

1.8.

Il CESE ritiene che la dimensione diplomatica della protezione civile europea non sia sufficientemente sviluppata. Per quanto riguarda le relazioni esterne e la reazione dell’UE in caso di eventi estremi, il CESE sottolinea l’importanza di:

concentrarsi sulle procedure di prevenzione, preparazione e ricostruzione in modo più resiliente; collaborare con le Nazioni Unite alle strategie di riduzione del rischio di catastrofi e all’attuazione della priorità «migliore ricostruzione» del quadro di azione di Sendai dell’ONU per rafforzare la resilienza all’interno e all’esterno dell’UE, quale approccio sostenibile adeguato agli OSS;

migliorare la condivisione delle conoscenze, le competenze e lo scambio di esperienze, la formazione comune e le esercitazioni congiunte in tutto il mondo, coinvolgendo la società civile a livello locale;

evidenziare i collegamenti tra protezione civile e aiuti umanitari, in particolare nelle zone isolate del mondo colpite da una catastrofe;

includere la consapevolezza culturale come tema fondamentale della formazione in materia di protezione civile per rendere più efficace l’attività dell’UCPM (dispiegamento degli aiuti) sul luogo della catastrofe in ogni parte del mondo.

1.9.

Il CESE si interroga sulla definizione dell’ambito geografico dell’UCPM e sui criteri di selezione dei paesi partecipanti.

1.10.

Occorre promuovere una comunicazione adeguata presso l’opinione pubblica internazionale al fine di rafforzare l’azione dell’UCPM.

1.11.

Il CESE sarebbe favorevole all’idea di costituire squadre transnazionali comuni di prima risposta per la gestione delle catastrofi, dotate di risorse proprie, che abbiano seguito una formazione congiunta e dispongano di risorse e attrezzature standardizzate.

1.12.

Il CESE esorta a presentare una proposta di modifica legislativa volta ad autorizzare una risposta automatica e immediata nell’ambito del meccanismo in caso di catastrofe umanitaria all’interno e all’esterno del territorio dell’UE, senza l’obbligo di una richiesta preliminare da parte dello Stato membro interessato, il quale manterrebbe tuttavia il diritto di rifiutare tale assistenza. Questa risorsa, sotto forma di task force, può contribuire a rafforzare la dimensione esterna delle relazioni dell’UE attraverso la protezione civile.

1.13.

Il CESE è favorevole ad aumentare il ricorso ai volontari per la protezione civile, e raccomanda di elaborare, per i programmi di volontariato, norme di riferimento che garantiscano i diritti umani e del lavoro dei volontari, nonché di creare un sistema comune di certificazione per le squadre di volontari della protezione civile.

1.14.

Il CESE constata l’assenza di uno strumento finanziario flessibile di risposta rapida per fornire, su richiesta, finanziamenti diretti alle popolazioni colpite per l’indennizzo dei danni.

1.15.

Il CESE sostiene il rafforzamento delle azioni di informazione del pubblico in merito all’attività dell’UCPM, attraverso modalità moderne di comunicazione (ad esempio i social media) e un ruolo attivo delle organizzazioni strutturate di volontariato.

1.16.

Il CESE rileva la necessità di rafforzare ulteriormente la cooperazione della risposta operativa dell’Unione con le organizzazioni umanitarie e la società civile per un dispiegamento più efficace degli aiuti sul territorio.

1.17.

Il CESE sottolinea la necessità di esaminare ulteriormente la necessità di garantire la continuità del funzionamento delle PMI all’indomani di una catastrofe.

1.18.

Il CESE raccomanda di coinvolgere maggiormente la comunità scientifica nel processo di allerta e prevenzione dell’UCPM, avvalendosi della rete di conoscenze in materia di protezione civile dell’UE e del rafforzamento del centro di conoscenze in materia di gestione del rischio di catastrofi.

2.   Contesto

2.1.

Il meccanismo unionale di protezione civile, che è al centro della cooperazione europea in materia di gestione del rischio di catastrofi, fornisce una rete di assistenza reciproca e solidarietà all’interno e all’esterno delle frontiere dell’Unione europea.

2.2.

Il meccanismo coinvolge 33 Stati, ossia i 27 Stati membri dell’UE e 6 paesi terzi partecipanti: Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia e Turchia. Esso viene utilizzato per la prevenzione, la pianificazione e le risposte operative, e consente di coordinare gli aiuti per rispondere alle catastrofi e alle situazioni di crisi umanitaria. Qualsiasi paese del mondo che venga colpito da una catastrofe grave può chiedere assistenza tramite il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) quale meccanismo di politica estera dell’UE.

2.3.

Già rafforzato nel 2019 mediante la creazione di una riserva di capacità supplementari e attraverso la rete europea di conoscenze in materia di protezione civile, il quadro strategico dell’UCPM è stato ulteriormente potenziato mediante una nuova normativa pubblicata il 20 maggio 2021. L’UCPM riveduto prevede ora un approccio intersettoriale e transfrontaliero alla gestione dei rischi e delle catastrofi, sulla base di «obiettivi di resilienza alle catastrofi» e di una pianificazione a livello dell’UE. Su proposta del Parlamento europeo, esso integra anche i concetti di cambiamento climatico e biodiversità.

2.4.

Tuttavia, le gravi catastrofi naturali verificatesi negli ultimi anni (incendi di massa nell’Europa meridionale nel 2017 e nel 2021, inondazioni nell’Europa centrale e settentrionale nel 2014 e nel 2021, terremoti ad Haiti nel 2010 e nel 2021 ecc.) e l’aumento della loro frequenza e intensità compromettono i meccanismi di risposta esistenti come l’UCPM, che deve affrontare contemporaneamente altre crisi complesse (migratorie, sanitarie, umanitarie). I recenti avvenimenti in Ucraina dimostrano la necessità di rafforzare il meccanismo e rendere più coerenti i collegamenti tra protezione civile e aiuti umanitari.

2.5.

Per questo motivo, le autorità francesi hanno chiesto al CESE di lavorare sulla risposta dell’Europa ai cambiamenti climatici studiandone tre aspetti fondamentali: i) l’allarme rapido e l’informazione della popolazione; ii) la previsione e la pianificazione; iii) la capacità di reazione.

3.   Osservazioni generali

3.1.

Dal punto di vista operativo, l’UCPM è stato rafforzato mediante diversi strumenti complementari, quali la riserva di risorse rescEU, il servizio satellitare Copernicus (un sistema satellitare di mappatura dei rischi), il pool europeo di protezione civile (ECPP) e la rete di conoscenze in materia di protezione civile dell’UE (KN).

3.2.

Istituito nel 2019, rescEU ha creato una nuova riserva supplementare di risorse (la riserva rescEU) che comprende una flotta di aerei ed elicotteri antincendio, attrezzature di soccorso, aerei per l’evacuazione medica, squadre mediche di emergenza e una scorta di attrezzature mediche e ospedali da campo in grado di rispondere alle emergenze sanitarie e agli incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari. RescEU integra l’UCPM in missioni quali la lotta antincendio, l’assistenza medica e la ricerca.

3.3.

Il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (ERCC) è al centro del funzionamento dell’UCPM. Esso centralizza e coordina i diversi aiuti inviati dai paesi ed è responsabile del rapido dispiegamento degli aiuti di emergenza nelle zone colpite da catastrofi.

3.4.

I diversi paesi annunciano i mezzi che sono in grado di fornire al paese richiedente utilizzando il sistema comune di comunicazione e informazione in caso di emergenza (CECIS). La piattaforma consente di tenere dei registri online nei quali l’ERCC può specificare le esigenze dei paesi richiedenti e i paesi che prestano assistenza possono indicare i mezzi che intendono mettere a disposizione.

3.5.

Inoltre, i partecipanti possono impegnare risorse nazionali per la risposta di emergenza a favore del pool europeo di protezione civile (CEPP), il quale consente di pianificare e coordinare meglio le attività di risposta a livello europeo e nazionale, permettendo così all’UE di reagire alle catastrofi in modo più rapido e più affidabile.

3.6.

Sostenendo le attività di prevenzione e preparazione, l’UE ha anche aumentato il sostegno finanziario per le capacità registrate nel CEPP. Il sostegno finanziario può essere utilizzato per adattare e riparare le capacità, nonché per coprire i costi operativi (all’interno dell’UE) e i costi di trasporto (al di fuori dell’UE) quando l’assistenza viene prestata nell’ambito dell’UCPM.

3.7.

Il meccanismo è stato attivato varie volte nell’ambito del quadro di gestione delle crisi dell’UE durante la pandemia di COVID-19. L’esperienza ha dimostrato che l’UE deve essere meglio preparata per rispondere alle emergenze su vasta scala e che il quadro giuridico esistente in materia di sanità e protezione civile dovrebbe essere rafforzato.

3.8.

Dal punto di vista finanziario, oltre ai contributi dei paesi partecipanti il meccanismo riceve una dotazione finanziaria a titolo del bilancio pluriennale dell’UE per il periodo 2021-2027. Per la precisione, la dotazione finanziaria per l’attuazione del meccanismo sarà pari, per tale periodo, a 1 263 000 000 EUR. Inoltre, nello stesso periodo, per l’attuazione del meccanismo saranno stanziate entrate con destinazione specifica esterne, provenienti dallo strumento dell’Unione europea per la ripresa, per un importo fino a 2 056 480 000 EUR.

3.9.

La rete unionale di conoscenze in materia di protezione civile, una nuova piattaforma per la condivisione delle conoscenze, delle migliori pratiche e degli insegnamenti tratti dagli esperti della protezione civile e dal personale addetto alla gestione delle emergenze, è uno strumento attraverso il quale l’UE intende rafforzare la gestione europea del rischio di catastrofi.

3.10.

La rete mira a rafforzare le sinergie tra operatori, responsabili politici e scienziati attraverso i pilastri «sviluppo delle capacità» e «scienza», nel cui ambito le attività sono avviate, pianificate, concepite e attuate. Le azioni della rete comprendono esercitazioni comuni, scambi bilaterali e multilaterali, cooperazione e progetti comuni.

3.11.

Per quanto riguarda la protezione civile al di fuori del quadro dell’UE, è importante menzionare il Centro euro-atlantico di coordinamento degli interventi in caso di calamità (EADRCC) della NATO, che offre assistenza soprattutto in caso di catastrofi naturali e provocate dall’uomo, e la Squadra dell’ONU di valutazione e di coordinamento in caso di catastrofi (UNDAC), che offre assistenza durante la prima fase di un’emergenza improvvisa.

3.12.

In Europa, la piattaforma dell’Unione per il Mediterraneo (UpM), un partenariato multilaterale inteso ad aumentare il potenziale di integrazione e coesione regionale tra i paesi euromediterranei, compresa la Turchia, ha approvato un piano d’azione sui preparativi per un’assistenza reciproca efficiente nell’area euromediterranea. Tra le azioni proposte figuravano anche le risposte rapide. Tra i fattori fondamentali, il rafforzamento delle azioni dei servizi pubblici di emergenza attraverso l’impiego di volontari, nonché il coinvolgimento dei cittadini nel salvataggio di vite umane.

3.13.

L’UCPM è stato attivato 382 volte tra il 2007 e il 2020. Nel 2020 è stato attivato 102 volte, ossia 82 volte in più rispetto all’anno precedente. Delle 102 attivazioni, 36 riguardavano il territorio dell’UE e 66 quello di paesi terzi, e 85 delle attivazioni totali erano connesse alla pandemia di COVID-19.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

L’UCPM non ha più la taglia sufficiente per rispondere alle catastrofi naturali legate ai cambiamenti climatici in termini di prevenzione, allarme, pianificazione, previsione e capacità operativa.

4.2.

Tale meccanismo dovrebbe gestire meglio settori quali l’inquinamento marittimo, i rischi industriali e le catastrofi che colpiscono le reti elettriche e di acqua potabile.

4.3.

Il CESE ritiene che la dimensione diplomatica della protezione civile europea non sia sufficientemente sviluppata nei confronti dei paesi limitrofi dell’UE (in particolare quelli dei Balcani), o dei paesi dell’Africa settentrionale e più in generale africani in aggiunta alla politica di sviluppo dell’UE. La dimensione diplomatica dell’UCPM dovrebbe essere sfruttata in vari modi: i) rafforzando il processo di preadesione all’UE dei paesi candidati, nel rispetto di tutti i criteri di adesione; ii) riducendo l’influenza della Cina e della Russia in alcuni paesi e aree geografiche (Africa, Georgia, Ucraina); iii) agevolando le relazioni diplomatiche con taluni paesi ostili (ad esempio, fornendo aiuti alla lotta contro gli incendi boschivi in Russia o in Turchia); iv) completando la politica di aiuto allo sviluppo dell’Unione europea; v) dialogando con paesi direttamente sotto l’influenza russa, come il Kazakhstan, partner energetico dell’Europa, e altri grandi paesi ad alto rischio (ad esempio di incendi boschivi).

4.4.

Il CESE si interroga sulla definizione dell’ambito geografico dell’UCPM e sui criteri di selezione degli Stati che vi aderiscono. Ad esempio, affinché esso acquisisca una dimensione realmente continentale, dovrebbero farne parte i paesi candidati all’adesione, la Svizzera e la Moldova.

4.5.

Per quanto riguarda le operazioni esterne coordinate dalla Commissione europea, quando i paesi terzi richiedono assistenza è necessario specificare le condizioni e il processo decisionale per l’avvio di tali operazioni, prestando particolare attenzione alla trasparenza.

4.6.

Il CESE raccomanda inoltre di nominare un corrispondente in materia di protezione civile in ciascuna rappresentanza permanente dell’UE al fine di informare sistematicamente i paesi terzi sulla possibile assistenza dell’UE in caso di catastrofe grave, in modo da garantire il necessario coordinamento con le forze di protezione civile del paese.

4.7.

Il CESE richiama l’attenzione della Commissione sulle profonde disparità attualmente esistenti tra le diverse strutture di protezione civile, e sottolinea la necessità di armonizzare le modalità organizzative di tali forze, in particolare in termini di formazione del personale, procedure e attrezzature (ad esempio, i diametri delle manichette antincendio variano da un paese all’altro). Questa disparità può essere colmata organizzando e normalizzando i moduli standard in ciascun paese dell’UE. Alcuni moduli standard sono già in vigore, ma occorre incoraggiare attivamente l’aumento del loro numero e il miglioramento della loro standardizzazione. Ad esempio, può capitare che i moduli di intervento per gli incendi boschivi siano equipaggiati in un paese con veicoli stradali e in un altro con veicoli fuoristrada.

4.8.

Inoltre, occorre intensificare la cooperazione tra le autorità nazionali di protezione civile, le università e i ricercatori. L’attuazione della rete di conoscenze in materia di protezione civile dell’UE attraverso i pilastri «sviluppo delle capacità» e «scienza» e il rafforzamento del centro di conoscenze in materia di gestione del rischio di catastrofi offrono lo spazio e i mezzi per rafforzare tale cooperazione.

4.9.

Per quanto riguarda la capacità in termini di risorse, un’altra priorità è rappresentata dal loro dispiegamento urgente e a grande distanza, su migliaia o addirittura decine di migliaia di chilometri. Le emergenze richiedono spesso l’uso di mezzi aerei. Se il personale viene trasportato da vettori aerei, sarebbe necessario disporre di aerei da trasporto idonei e di grande capacità per trasportare le attrezzature.

4.10.

La questione di garantire la capacità di trasporto potrebbe forse essere risolta utilizzando aeromobili militari, nazionali o della NATO. Tuttavia, il loro utilizzo richiede l’osservanza delle procedure previste e presuppone una pianificazione che non è compatibile con le situazioni di emergenza. Un’altra opzione, più adatta, sarebbe quella di prendere in considerazione una flotta dedicata di grandi vettori Airbus A330 o il noleggio puntuale di aerei da società specializzate. Un’unità aerea composta da tre velivoli sembrerebbe poter rispondere alle aspettative degli esperti. Tali unità sono versatili e la loro conversione è tecnicamente praticabile, ad esempio per utilizzarle a fini di spandimento di ritardanti di fiamma per contenere gli incendi boschivi e di trasporto di materiale rotabile.

4.11.

L’acquisizione e la gestione di questi mezzi aerei di spandimento potrebbero essere studiate nell’ambito di rescEU.

4.12.

Per quanto riguarda la governance, il CESE invita a istituire un’agenzia europea per la protezione civile e gli aiuti umanitari. Nel tempo, le strutture che offrono questi tipi di assistenza sono spesso chiamate a intervenire negli stessi luoghi e nei confronti delle stesse popolazioni. Le attività di protezione civile si svolgono di norma per un breve periodo, giorni o settimane, mentre gli aiuti umanitari possono protrarsi per mesi o ancora più a lungo.

Bruxelles, 24 marzo 2022

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


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