Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52018XR1976

    Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sulle conseguenze del recesso del Regno Unito dall’Unione europea per gli enti locali e regionali dell’UE

    COR 2018/01976

    GU C 361 del 5.10.2018, p. 1–4 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    5.10.2018   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 361/1


    Risoluzione del Comitato europeo delle regioni sulle conseguenze del recesso del Regno Unito dall’Unione europea per gli enti locali e regionali dell’UE

    (2018/C 361/01)

    IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR)

    vista la relazione congiunta dei negoziatori dell’Unione europea e del governo del Regno Unito, dell’8 dicembre 2017, in merito ai progressi compiuti nella prima fase dei negoziati a norma dell’articolo 50 del TUE sul recesso del Regno Unito dall’Unione europea, e visto il progetto di accordo di recesso presentato dalla Commissione europea il 28 febbraio 2018,

    visti gli orientamenti del Consiglio europeo (articolo 50) del 23 marzo 2018 sulla visione globale del quadro delle future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito,

    vista la risoluzione del Parlamento europeo, del 14 marzo 2018, sul quadro delle future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito,

    1.

    plaude al fatto che, con l’approvazione delle condizioni fissate per il periodo di transizione, fino alla fine di tale periodo non dovrebbero esservi discriminazioni tra i cittadini dell’Unione stabilitisi nel Regno Unito e i cittadini britannici stabilitisi in uno degli Stati membri dell’UE a 27; si compiace che siano tutelati a vita i diritti spettanti, ai sensi dell’accordo di recesso, ai cittadini britannici che continueranno a risiedere nell’UE e ai cittadini dell’UE che continueranno a risiedere nel Regno Unito; chiede assicurazioni riguardo al fatto che i cambiamenti di politica che interverranno in futuro negli Stati membri dell’UE o nel Regno Unito non metteranno a repentaglio questi diritti; e rammenta che tra tali diritti rientrano anche il diritto all’assistenza sanitaria e quello al riconoscimento reciproco dei contributi sociali;

    2.

    accoglie con favore i progressi compiuti riguardo alle questioni da discutere nel quadro futuro delle relazioni tra l’UE e il Regno Unito, ed esorta le parti negoziali a chiarirne quanto prima gli aspetti fondamentali (quali la struttura, la governance, l’ambito di applicazione e i meccanismi di risoluzione delle controversie, il controllo dell’applicazione e la partecipazione) in uno spirito collaborativo, così da fornire orientamenti e certezze agli enti locali e regionali;

    3.

    sottolinea l’importanza di un allineamento normativo tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord, e di conseguenza dell’allineamento normativo con l’UE (la cosiddetta «clausola di salvaguardia»); rammenta la necessità di pervenire ad una soluzione ottimale, pratica e percorribile sul piano giuridico per la frontiera tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, ed auspica che si compiano nuovi passi avanti in vista del Consiglio europeo di giugno;

    4.

    osserva che il recesso del Regno Unito avrà inevitabilmente delle conseguenze, e che, a seconda dell’accordo che verrà concluso tra questo paese e l’UE, le nuove relazioni tra le due parti potrebbero rendere sia lo scambio di beni e di servizi che la circolazione delle persone e dei capitali più difficili di quanto non siano oggi all’interno dell’unione doganale e del mercato unico di cui il Regno Unito fa attualmente parte; e chiede pertanto di agire con pragmatismo onde evitare conseguenze negative per entrambe le parti, pur rispettando l’integrità dell’unione doganale e del mercato unico;

    5.

    rileva tuttavia che, sebbene si apra un ventaglio di opzioni percorribili quanto alle future relazioni tra il Regno Unito e l’UE, non viene dedicata sufficiente attenzione a come dovrebbero configurarsi tali relazioni a livello di enti locali e regionali; e fa presente che, per un gran numero di importanti questioni, è necessario l’intervento del livello locale e regionale, e che pertanto la cooperazione permanente e la condivisione di buone pratiche da parte degli enti locali e regionali sono indispensabili;

    6.

    rammenta il proprio ruolo, svolto fin dal referendum sulla Brexit, di piattaforma di dialogo costante con gli enti locali e regionali britannici; e ricorda di aver effettuato al tempo stesso consultazioni e analisi approfondite sull’impatto a livello subnazionale del recesso del Regno Unito dall’UE, osservando che, da queste valutazioni, emerge che gli effetti economici e sociali di tale recesso saranno molto probabilmente asimmetrici non solo tra un settore economico e l’altro, ma anche tra le regioni e tra i paesi, considerando che alcune regioni e alcuni Stati membri saranno più esposti a ripercussioni a causa della natura e della portata dei loro legami commerciali con il Regno Unito;

    7.

    fa notare che il lavoro di analisi svolto indica che, finora, la maggior parte delle regioni non è riuscita a valutare correttamente il possibile impatto dell’uscita del Regno Unito dall’UE, data in particolare l’incertezza che circonda i negoziati e le future relazioni tra le due parti; e osserva che l’assenza di dati sugli effetti della Brexit limiterà inevitabilmente la possibilità di prepararsi in modo efficace e di adottare misure di attenuazione dell’impatto;

    8.

    considerate le incertezze legate al recesso del Regno Unito dall’Unione europea e alle concrete ripercussioni di tale recesso, reputa necessario che tutti i livelli di governance, sia nel Regno Unito che nell’UE a 27, continuino i preparativi per far fronte a tutti gli esiti possibili, come sottolineato dal Consiglio europeo; ritiene particolarmente importante che gli enti locali e regionali siano pronti a fronteggiare tutti i possibili scenari; sottolinea l’importanza di mantenere un alto livello di trasparenza in tutti i passaggi decisionali, quale condizione imprescindibile perché regioni ed enti locali possano far fronte a tutti gli esiti possibili;

    9.

    chiede di compiere uno sforzo supplementare volto a comunicare alla società i cambiamenti nelle relazioni future. In particolare, sottolinea che campagne di sensibilizzazione e d’informazione aiuteranno le imprese, soprattutto le PMI, a prepararsi meglio ad affrontare gli aggiustamenti strutturali ed economici del caso, e invita gli enti locali e regionali a elaborare strategie ad hoc adattate alle loro esigenze per attenuare l’impatto della Brexit, laddove ciò sia necessario e giustificato;

    10.

    esorta sia gli Stati membri che le istituzioni dell’UE a far sì che gli enti locali e regionali non siano lasciati soli nell’affrontare queste sfide e che le difficoltà che ne derivano siano alleviate per quanto possibile grazie a future relazioni positive tra le due parti. In quest’ottica, esprime profonda preoccupazione per le recenti proposte avanzate dalla Commissione in merito al quadro finanziario pluriennale (QFP), ribadendo il proprio convincimento che una politica di coesione forte (compreso il rafforzamento di programmi europei di cooperazione territoriale come Interreg) sia essenziale per consentire agli enti locali e regionali dell’UE di affrontare le conseguenze negative del recesso del Regno Unito; e sottolinea che anche altre politiche dell’Unione, come la politica agricola comune (PAC) e la politica comune della pesca (PCP), andrebbero utilizzate per mitigare gli effetti negativi della Brexit, dei quali occorrerebbe tener conto nel decidere in merito al futuro finanziamento di tali politiche; invita la Commissione europea a valutare, prima del 29 marzo 2019, l’eventuale necessità di un fondo di stabilizzazione per le regioni maggiormente colpite dal recesso del Regno Unito dall’UE;

    11.

    osserva che potrebbe rendersi necessario anche introdurre, nelle norme in materia di aiuti di Stato, una flessibilità sufficiente da consentire agli enti locali e regionali di far fronte a specifiche situazioni critiche;

    12.

    fa presente che, sebbene una volta diventato un paese terzo il Regno Unito non potrà più prender parte al processo decisionale dell’UE, il modo migliore per attenuare l’impatto della Brexit consisterà nel realizzare un accordo ambizioso che definisca i termini di un autentico partenariato tra l’UE e tale paese, non soltanto nel campo delle relazioni commerciali ed economiche; e sottolinea che, benché un tale accordo possa assumere una forma definitiva ed essere firmato solo dopo che il Regno Unito sarà uscito dall’Unione, bisognerebbe adoperarsi per favorirne la rapida conclusione; sottolinea inoltre la necessità di prevedere specifici accordi in materia di politica estera e difesa, idonei a mantenere un collegamento tra Regno Unito e Unione europea, unitamente a una condivisione di informazioni di intelligence;

    13.

    esorta l’Unione europea ad accordare la priorità alla connettività delle persone e delle merci da una regione all’altra dell’UE come pure tra l’UE ed il Regno Unito; sottolinea in particolare il ruolo cruciale dei porti, degli aeroporti e delle reti stradali e ferroviarie nel garantire tale connettività, ed auspica un riorientamento in tal senso delle politiche e degli investimenti;

    14.

    ricorda la necessità per il Regno Unito di mantenere la protezione per le denominazioni di origine e le indicazioni geografiche, nonché il riconoscimento della legislazione europea in materia sanitaria, fitosanitaria e ambientale, onde evitare l’emergere di nuovi controlli alle esportazioni che ostacolerebbero le spedizioni destinate a tale paese;

    15.

    accoglie con favore l’intesa provvisoria, definita nella parte IV del progetto di accordo di recesso, relativa a un periodo di transizione durante il quale il diritto dell’UE è applicabile al e nel Regno Unito, poiché ciò garantisce maggiore certezza del diritto e un margine temporale più ampio per i negoziati sulle future relazioni tra l’UE a 27 e tale paese;

    16.

    sottolinea che è nell’interesse degli enti locali e regionali dell’Unione europea a 27 che il Regno Unito sia autorizzato a partecipare, in qualità di paese terzo e con un contributo finanziario corrispondente, a taluni programmi dell’UE, in particolare nei campi dell’istruzione, della cultura, della ricerca e dell’innovazione, nonché alle attività delle agenzie pertinenti, e mantenga una relazione stretta in materia di sicurezza, gestione delle frontiere e gestione dei flussi migratori;

    17.

    accoglie con favore i quattro principi di base del progetto di accordo di recesso, vale a dire: garantire che i diritti attualmente spettanti ai cittadini siano tutelati, che gli impegni finanziari assunti dall’UE a 28 Stati membri siano rispettati, che la cooperazione Nord-Sud nell’isola d’Irlanda venga mantenuta, e che sia evitato il ristabilimento di una frontiera fisica tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda;

    18.

    reputa di fondamentale importanza che un futuro accordo di partenariato contenga disposizioni sulla circolazione delle persone fisiche basate sulla piena reciprocità e non discriminazione tra gli Stati membri, oltre la scadenza di qualsiasi periodo di transizione; e precisa che, onde assicurare anche in futuro questa mobilità, tale accordo dovrà garantire il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali ed accademiche, comprese quelle acquisite in esito a una formazione professionale;

    19.

    sottolinea che è della massima importanza garantire che non venga ristabilita una frontiera fisica sull’isola d’Irlanda e che l’accordo del venerdì santo (Good Friday Agreement) non sia compromesso; esorta pertanto il Regno Unito e l’UE a perseverare nella ricerca di soluzioni che permettano il proseguimento della circolazione di beni, persone e servizi tra i loro territori, senza che ciò abbia conseguenze negative per l’integrità dell’unione doganale europea o del mercato interno oppure sui diritti e gli obblighi della Repubblica d’Irlanda in forza del diritto dell’UE, anche per quanto riguarda la libera circolazione dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari, a prescindere dalla loro nazionalità; e insiste sulla necessità che il Regno Unito continui ad essere un paese partner dei programmi Interreg e PEACE dell’Unione europea;

    20.

    ribadisce l’auspicio che la regione dell’Andalusia, e specialmente le migliaia di lavoratori che vivono nei sette comuni del territorio denominato «Campo de Gibraltar» e che si recano quotidianamente a Gibilterra per lavoro, nonché i cittadini che vivono su entrambi i lati della frontiera, non subiscano alcun pregiudizio per effetto dell’uscita del Regno Unito dall’UE, tenuto conto dell’elevato grado di interdipendenza sul piano sia sociale che economico che caratterizza tale area e in particolare la città limitrofa di La Línea de la Concepción;

    21.

    ricorda che le regioni ultraperiferiche dell’Unione europea presentano gli svantaggi strutturali di cui all’articolo 349 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La forte dipendenza di alcune di queste regioni dall’economia britannica rende necessario adottare misure specifiche di protezione da parte dell’UE per compensare un possibile impatto negativo sulle loro fragili economie;

    22.

    invita le parti a prevedere espressamente che gli organi comuni indicati nel progetto di accordo di recesso affrontino il tema della dimensione territoriale, e sottolinea che intende considerare la possibilità di istituire esso stesso una struttura adeguata (come ad esempio un comitato misto, analogo a quelli già istituiti dal CdR con taluni paesi terzi) incaricata di proseguire la propria cooperazione con gli enti locali e regionali britannici durante il periodo di transizione e anche oltre;

    23.

    per il periodo successivo al 2020, andrebbero prese disposizioni appropriate per garantire che gli enti locali e regionali britannici abbiano facilmente accesso alla cooperazione con i loro omologhi dell’UE grazie alla partecipazione ai programmi di cooperazione di quest’ultima, analogamente a quanto accade oggi per paesi come la Norvegia o l’Islanda, nonché nell’ambito di strategie macroregionali, del programma Interreg e nel quadro dei GECT;

    24.

    in tale contesto, fa presente che, sebbene il CdR non ricopra alcun ruolo formale nei negoziati, alcuni suoi membri e gli enti da loro rappresentati avranno la possibilità di adottare posizioni ufficiali, conformemente al ruolo loro spettante nell’ordinamento giuridico del rispettivo Stato membro; e chiede pertanto che i prossimi negoziati sul futuro accordo di partenariato siano condotti in modo trasparente e inclusivo, per consentire agli enti locali e regionali di far conoscere il loro punto di vista e predisporre reazioni appropriate e tempestive, nonché per anticipare eventuali ripercussioni, soprattutto economiche, e tutelare di conseguenza i loro territori; ribadisce la sua convinzione di trovarsi nella posizione più idonea per ideare e attuare meccanismi istituzionali che promuovano una consultazione e un dialogo regolari dopo la Brexit con i governi locali e con i parlamenti e le assemblee con poteri devoluti del Regno Unito, e concorda di avviare al suo interno i preparativi necessari per impedire che la Brexit si risolva in una carenza di rapporti con tale paese;

    25.

    sottolinea che i negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’Unione europea e sulle future relazioni dell’UE con tale paese dimostrano i rischi e i costi della «non Europa» e il valore aggiunto dell’Unione europea come comunità di destino e di valori basata su solidarietà di fatto e su realizzazioni concrete per il benessere dei suoi cittadini, a cominciare dalla libertà di circolazione. Ritiene inoltre che il contesto dei negoziati offra l’occasione di rilanciare l’integrazione europea come processo aperto, volto a costruire un’Unione più equa e più inclusiva, fondata su valori comuni e sulla promozione di una governance multilivello tra l’UE e i livelli nazionale, regionale e locale;

    26.

    incarica il suo presidente di trasmettere la presente risoluzione al capo negoziatore della Commissione europea, ai coordinatori per la Brexit del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, al governo del Regno Unito, alle assemblee e agli esecutivi delle amministrazioni e dei governi locali con poteri devoluti del Regno Unito e alla presidenza bulgara del Consiglio dell’UE.

    Bruxelles, 17 maggio 2018.

    Il presidente del Comitato europeo delle regioni

    Karl-Heinz LAMBERTZ


    Top