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Document 52013IP0022

    Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2013 sull'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq (2012/2850(RSP))

    GU C 440 del 30.12.2015, p. 83–89 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    30.12.2015   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 440/83


    P7_TA(2013)0022

    Accordo di cooperazione e partenariato UE-Iraq

    Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2013 sull'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq (2012/2850(RSP))

    (2015/C 440/12)

    Il Parlamento europeo,

    visto l'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica dell'Iraq, dall'altra (1),

    visti la quarta Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, del 12 agosto 1949, e i suoi protocolli aggiuntivi I e II,

    vista la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1325 (2000), del 31 ottobre 2000, sulle donne, la pace e la sicurezza,

    vista le modifiche allo statuto del TPI, approvate l'11 giugno 2010 dalla conferenza di riesame a Kampala, che comprendono il crimine di aggressione;

    vista la strategia europea in materia di sicurezza, del 12 dicembre 2003, dal titolo «Un'Europa sicura in un mondo migliore»,

    visto il consenso europeo in materia di sviluppo del 22 novembre 2005,

    viste l'azione comune 2005/190/PESC del Consiglio, del 7 marzo 2005, relativa alla missione integrata dell'Unione europea sullo stato di diritto per l'Iraq, EUJUST LEX, definita nel quadro della politica europea di sicurezza e di difesa (PESD), e le azioni comuni successive che modificano e prorogano il mandato della missione,

    vista la comunicazione della Commissione, del 7 giugno 2006, dal titolo «Raccomandazioni per un impegno rinnovato dell'Unione europea a favore dell'Iraq» (COM(2006)0283),

    vista la sua risoluzione del 1o giugno 2006 sulla situazione delle donne nei conflitti armati e il loro ruolo quanto alla ricostruzione e al processo democratico nei paesi in situazione di post-conflitto (2),

    visto il Patto internazionale per l'Iraq, approvato a Sharm el-Sheikh (Egitto) il 3 maggio 2007,

    viste la sua raccomandazione al Consiglio del 13 marzo 2008 sul ruolo dell'Unione europea in Iraq (3) e la sua risoluzione del 25 novembre 2010 sull'Iraq, la pena di morte (in particolare il caso di Tariq Aziz) e gli attacchi nei confronti delle comunità cristiane (4),

    viste le conclusioni del Consiglio del 22 novembre 2010,

    viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite 1956 (2010), 1957 (2010) e 1958 (2010) del 15 dicembre 2010,

    vista la sua risoluzione del 20 gennaio 2011 sulla situazione dei cristiani nel contesto della libertà religiosa (5),

    visto il documento di strategia comune per l'Iraq (2011-2013) della Commissione,

    visto l'articolo 110, paragrafo 2, del suo regolamento,

    A.

    considerando che dal 2005 la Repubblica dell'Iraq ha organizzato tre elezioni multipartitiche, ha adottato una costituzione mediante referendum, ha creato le basi di uno Stato federale e si è impegnata nel tentativo di creare istituzioni democratiche e di giungere alla ricostruzione e alla normalizzazione;

    B.

    considerando che l'Europa e l'Iraq sono legati da millenni di reciproche influenze culturali e da una storia comune;

    C.

    considerando che il 21 dicembre 2010 tutte le forze politiche in Iraq hanno raggiunto un accordo in vista della formazione di un governo di unità nazionale che risponda alle aspirazioni espresse dai cittadini iracheni in occasione delle elezioni del 7 marzo 2010; considerando che questo accordo non è ancora stato attuato dal governo iracheno, il che contribuisce alla fragilità e alla frammentazione dell'Iraq;

    D.

    considerando che l'Iraq da tempo ospita vari gruppi religiosi tra cui sunniti e sciiti, musulmani, cristiani, ebrei, mandei e yezidi, nonché un'importante classe media laica e non settaria;

    E.

    considerando che, nel 2003, in Iraq vivevano 800 000 cittadini iracheni cristiani (caldei, siriaci e altre minoranze cristiane), che costituiscono un'antica popolazione autoctona attualmente molto esposta alle persecuzioni e all'esilio; considerando che centinaia di migliaia di cristiani sono fuggiti dalle violenze che continuano a subire, lasciando il proprio paese o spostandosi all'interno delle sue frontiere;

    F.

    considerando che lo svolgimento delle elezioni locali è previsto per il 2013 e che le elezioni parlamentari si terranno nel 2014;

    G.

    considerando che, in contrasto con la tendenza mondiale all'abolizione della pena di morte, il numero delle esecuzioni in Iraq sta aumentando; considerando che sono state espresse serie preoccupazioni, in particolare dall'Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay, per il mancato rispetto delle garanzie internazionali in materia di giusto processo nei processi che portano alla pena di morte, anche in relazione a questioni quali la mancanza di trasparenza dei processi e i casi in cui le «confessioni» sono state ottenute con la tortura o altre forme di maltrattamento degli imputati; considerando che la pena capitale è una forma di punizione crudele e disumana e che va accordata un'assoluta priorità al dialogo politico con le autorità irachene sull'abolizione della pena di morte;

    H.

    considerando che la crisi in Siria ha generato nuovi consistenti flussi di profughi e di rimpatriati in Iraq, che sono ora confrontati a una grave insicurezza personale ed economica e si trovano in condizioni di estrema vulnerabilità in Iraq;

    I.

    considerando che è importante garantire che la delegazione dell'UE a Baghdad disponga dei fondi e delle risorse necessari per essere pienamente operativa e in grado di svolgere un ruolo significativo per sostenere il processo democratico, promuovere lo Stato di diritto e i diritti umani, nonché accompagnare le autorità e la popolazione irachene nel processo di ricostruzione, stabilizzazione e normalizzazione e considerando che un ufficio distaccato a Ebril potrebbe aumentare in misura significativa l'efficacia operativa della delegazione dell'UE a Baghdad;;

    J.

    considerando che l'Iraq è riuscito a riprendere la sua produzione petrolifera quasi a pieno regime, ma che lo Stato iracheno continua ad avere grandi difficoltà a fornire i servizi di base, quali l'erogazione regolare di elettricità in estate, l'approvvigionamento di acqua potabile e la prestazione di un'assistenza sanitaria sufficiente; considerando che, nel quadro dello sfruttamento delle risorse petrolifere dell'Iraq, l'assistenza tecnica, lo Stato di diritto e la piena attuazione delle norme internazionali in materia di contratti e di appalti saranno essenziali per promuovere un processo di inclusione sociale e di benessere;

    K.

    considerando che la disoccupazione tra i giovani uomini è prossima al 30 %, per cui le bande criminali e le fazioni militari possono reclutarli con facilità; considerando che la lotta alla corruzione dovrebbe rimanere un obiettivo prioritario per le autorità irachene; considerando che l'UE deve fare tutto ciò che è in suo potere per creare forti incentivi affinché le società europee sostengano le misure anticorruzione in Iraq; considerando che le autorità irachene dovrebbero utilizzare i proventi petroliferi del paese come uno strumento e un'opportunità per realizzare una ricostruzione sociale ed economica sostenibile a vantaggio dell'intera società irachena e che esse dovrebbero promuovere un processo di riforme democratiche;

    L.

    considerando che, dopo il ritiro delle forze militari statunitensi dall'Iraq alla fine del 2011, le forze di sicurezza irachene si trovano a svolgere un ruolo cruciale per la stabilità e la sostenibilità a lungo termine del paese;

    M.

    considerando che, secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), attualmente gli sfollati iracheni all'interno del paese sono 1 500 000, di cui 500 000 hanno dovuto abbandonare le proprie case e 230 000 hanno cercato rifugio nei paesi vicini, principalmente in Siria e in Giordania;

    N.

    considerando che il Kurdistan iracheno è una regione dell'Iraq relativamente pacifica e stabile, in cui la cooperazione internazionale allo sviluppo e gli investimenti privati stanno aumentando;

    O.

    considerando che, nonostante un notevole miglioramento della situazione della sicurezza, l'attuale tasso di esplosioni e sparatorie è ancora elevato e ogni giorno si verificano episodi di violenza che generano un clima di incertezza sul futuro per la maggior parte degli iracheni e rendono impossibile la promozione dell'integrazione economica e sociale della popolazione irachena nel suo complesso;

    P.

    considerando che, al fine di promuovere la stabilità nella regione, l'Unione europea dovrebbe assumersi le sue responsabilità per la costruzione di un Iraq nuovo e democratico, e che la politica dell'Unione europea nei confronti dell'Iraq dovrebbe rispecchiare il più ampio contesto del partenariato strategico con i paesi vicini meridionali e con il Medio Oriente;

    Q.

    considerando che le sfide maggiori della ricostruzione e della normalizzazione si pongono sul piano istituzionale e sociale, vale a dire la realizzazione delle capacità istituzionali e amministrative e il consolidamento dello Stato di diritto, l'applicazione della legge e il rispetto dei diritti umani;

    R.

    considerando che l'Unione europea dovrebbe adeguare l'uso delle sue risorse alle specifiche sfide interne, regionali e umanitarie che l'Iraq si trova ad affrontare e che l'efficacia, la trasparenza e la visibilità sono condizioni essenziali di un ruolo rafforzato dell'Unione europea in Iraq;

    S.

    considerando che dal 2003 l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno destinato in totale oltre 1 miliardo di EUR di aiuti all'Iraq, in particolare tramite il Fondo internazionale per la ricostruzione dell'Iraq (IRFFI), e che dal 2005 l'Unione europea ha contribuito direttamente al miglioramento della situazione dello Stato di diritto grazie alla sua missione PESD EUJUST LEX; considerando che il mandato della missione EUJUST LEX è stato prorogato fino al 31 dicembre 2013;

    T.

    considerando che la conclusione dell'accordo di partenariato e cooperazione offrirà all'UE un nuovo contesto contrattuale in cui sviluppare relazioni economiche e politiche a lungo termine con l'Iraq e creerà solide basi per la promozione e il rispetto dei diritti umani nel paese;

    U.

    considerando che l'Iraq è un partner potenzialmente importante per garantire una maggiore diversificazione delle fonti di energia e per contribuire, pertanto, alla sicurezza energetica dell'Europa;

    1.

    si compiace della conclusione dei negoziati sull'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e la Repubblica dell'Iraq, che instaura le prime relazioni contrattuali tra le due parti; accoglie con favore la creazione, mediante l'accordo di partenariato e cooperazione, di un consiglio di cooperazione, di un comitato di cooperazione e di una commissione di cooperazione parlamentare, e si attende che questi organi imprimano un nuovo impulso al coinvolgimento politico dell'Unione europea in Iraq al più alto livello, mediante contatti politici regolari e lo sviluppo di relazioni economiche con le più alte autorità irachene;

    2.

    è del parere che le disposizioni politiche e commerciali dell'accordo di partenariato e cooperazione gettino le basi per un dialogo politico regolare e rafforzato sulle questioni bilaterali, regionali e mondiali, proponendosi nel contempo di migliorare il regime di scambi tra Iraq e l'Unione europea e di sostenere gli sforzi di sviluppo e di riforma intrapresi dall'Iraq per favorire l'integrazione di questo paese nell'economia mondiale;

    3.

    sostiene il processo di adesione dell'Iraq all'Organizzazione mondiale del commercio e sottolinea che l'attuazione dell'accordo di partenariato e cooperazione deve contribuire significativamente a tale processo;

    4.

    sottolinea che la clausola di «elemento essenziale» nell'accordo di partenariato e cooperazione per combattere la proliferazione delle armi di distruzione di massa impegna le parti a svolgere un ruolo attivo nel disarmo nucleare e a dare il loro pieno sostegno alla prevista conferenza dell'ONU su un Medio Oriente senza armi nucleari;

    5.

    si compiace della clausola inserita nell'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq sull'adesione dell'Iraq allo statuto di Roma del Tribunale penale internazionale (TPI); sottolinea l'importanza che l'Unione europea apporti quanto prima il massimo sostegno alla ratifica e all'adesione da parte dell'Iraq allo statuto di Roma nonché all'attuazione, in via prioritaria, delle norme e degli strumenti internazionali in materia di diritti umani; chiede agli Stati membri e all'Iraq di ratificare le modifiche dello statuto del TPI approvate l'11 giugno 2010; accoglie con favore la clausola inserita nell'accordo di partenariato e cooperazione relativa alla cooperazione in materia di promozione e di protezione efficace dei diritti umani in Iraq, sottolineando tuttavia che qualora l'Iraq non riesca a tutelare, a promuovere e a rispettare i diritti umani, ciò avrà ripercussioni negative sui programmi di cooperazione e di sviluppo economico; sottolinea l'importanza di mantenere l'imposizione di condizioni rigorose, sulla base del principio «more for more» (vale a dire maggiori aiuti a fronte di un maggiore impegno), e la necessità di dare una maggiore importanza alla realizzazione di sostanziali progressi in materia di diritti umani in Iraq; accoglie con favore l'impegno del governo iracheno a promuovere un dialogo efficace con la società civile e a favorire la sua effettiva partecipazione;

    6.

    sottolinea che il dialogo politico tra l'Unione europea e le autorità irachene si deve concentrare principalmente sulle questioni relative al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali pubbliche e individuali, con particolare attenzione alle continue denunce di violazioni dei diritti umani e alla protezione dei diritti di tutte le minoranze religiose ed etniche, nonché sul rafforzamento delle istituzioni democratiche, dello Stato di diritto, del buon governo, della trasparenza del processo decisionale, del giusto processo e della riconciliazione nazionale; esorta il governo iracheno a operare per la riconciliazione nazionale di una società estremamente frammentata;

    7.

    sottolinea la necessità di accordare la massima priorità al dialogo politico con le autorità irachene sull'abolizione della pena di morte e sul sostegno ai principi fondamentali dell'Unione europea; invita il governo iracheno ad abolire la pena di morte e, come primo passo, a dichiarare e attuare immediatamente una moratoria sulle esecuzioni;

    8.

    plaude all'istituzione, nell'ambito dell'accordo di partenariato e cooperazione, della commissione di cooperazione parlamentare che costituirà la sede in cui il Parlamento iracheno e il Parlamento europeo si incontreranno e scambieranno opinioni, che sarà informata delle raccomandazioni del consiglio di cooperazione e formulerà raccomandazioni a tale organo; sostiene questa importante dimensione parlamentare e ritiene che tale commissione rappresenterà una grande opportunità per il dialogo democratico e per il sostegno alla democrazia in Iraq;

    9.

    ricorda il proprio impegno a favore dello sviluppo di una democrazia parlamentare e la sua iniziativa, prevista nel bilancio 2008, di sostenere il processo democratico in collaborazione con i parlamenti dei paesi terzi; ribadisce la propria disponibilità a sostenere attivamente il Consiglio dei rappresentanti iracheno, proponendo iniziative volte a rafforzare la capacità dei rappresentanti iracheni eletti di assolvere al loro ruolo costituzionale e a promuovere il trasferimento di esperienze in materia di amministrazione efficiente e di formazione del personale;

    10.

    sottolinea l'importanza di creare le condizioni necessarie per un dialogo tecnico e una cooperazione rafforzati con l'Iraq e di apportare un costante sostegno all'amministrazione del paese, in modo tale da poter introdurre e applicare integralmente norme internazionali adeguate in materia di contratti e di appalti e da ampliare le opportunità di investimento;

    11.

    invita l'Iraq a ratificare quanto prima il trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari;

    12.

    si compiace dell'apertura di una delegazione dell'Unione europea in Iraq, a Baghdad, e della nomina del capo della delegazione; ricorda, tuttavia, la necessità di garantire che la delegazione dell'Unione europea disponga di una sede adeguata e delle risorse umane e materiali necessarie, proporzionate all'ambizione dichiarata dall'Unione europea di svolgere un ruolo di primo piano nella transizione dell'Iraq verso la democrazia, al fine di assicurare la piena operatività della delegazione; sottolinea che è essenziale che il capo della delegazione possa recarsi, in condizioni di assoluta sicurezza, in tutte le zone del paese, al fine di controllare la corretta attuazione dei programmi finanziati dall'Unione europea, la situazione dei diritti umani e il processo di riforma;

    13.

    sottolinea l'importanza per il futuro dell'Iraq dell'accordo politico raggiunto dai leader iracheni sulla formazione di un governo di unità nazionale che sia adeguatamente rappresentativo della diversità politica, religiosa ed etnica della società irachena e conforme alla volontà espressa dalla popolazione nelle elezioni legislative del 7 marzo 2010; chiede che tale accordo sia attuato integralmente senza ulteriore indugio e invita le forze politiche irachene a mantenere l'impegno, in uno spirito di unità d'intenti, nei confronti del processo di creazione di istituzioni democratiche forti e durature e a garantire le condizioni necessarie per lo svolgimento di elezioni libere ed eque, sia a livello locale che internazionale, che sono essenziali per il processo di transizione democratica; rileva che l'attuazione di tale accordo potrebbe costituire l'unica soluzione sostenibile all'avvio di un processo di reale riconciliazione nazionale; ribadisce l'importanza della nomina di ministri permanenti per il ministero della Difesa e per il ministero degli Interni, al fine di impedire la concentrazione del potere e di promuovere il dialogo democratico, il controllo e la responsabilità politica in relazione alle scelte strategiche in materia di sicurezza;

    14.

    manifesta preoccupazione per le crescenti tensioni settarie e la profonda mancanza di fiducia tra il governo iracheno e l'opposizione che, se non sono risolte, possono portare alla ripresa di un violento conflitto; esprime una forte preoccupazione per il possibile effetto di ricaduta negativo del conflitto siriano in Iraq, che aggraverebbe le tensioni settarie in Iraq, e invita tutti gli attori in Iraq a comportarsi in modo responsabile e con cautela al fine di scongiurare un simile scenario;

    15.

    invita il governo iracheno a garantire che le risorse del paese siano utilizzate in modo trasparente e responsabile a beneficio dell'intera popolazione irachena;

    16.

    chiede alla Commissione di elaborare una clausola vincolante in materia di responsabilità sociale dell'impresa (CSR) da esaminare in una delle prime riunioni del consiglio di cooperazione, sulla base di principi di CSR definiti a livello internazionale, tra cui l'aggiornamento del 2010 degli orientamenti dell'OCSE e le norme definite dall'ONU, dall'OIL e dall'UE; propone che detta clausola armonizzi le norme e i criteri esistenti onde assicurare la comparabilità e l'equità e che debbano essere fissate misure per attuare tali principi a livello dell'UE, per esempio i requisiti per monitorare le attività delle imprese, delle loro filiali e catene di approvvigionamento, nonché per attenersi alla dovuta diligenza;

    17.

    è estremamente preoccupato, tuttavia, per il persistere di atti di violenza nei confronti della popolazione civile, dei gruppi vulnerabili e di tutte le comunità religiose, tra cui le minoranze cristiane, che suscitano nella popolazione un profondo senso di paura e di incertezza sul proprio futuro e su quello del paese; constata che sono stati compiuti progressi a tale riguardo e invita le autorità irachene a continuare a rafforzare la sicurezza e l'ordine pubblico e a combattere il terrorismo e la violenza settaria in tutto il paese; ritiene che occorra accordare priorità anche all'introduzione di un quadro giuridico nuovo che delimiti chiaramente le responsabilità e il mandato delle forze di sicurezza e favorisca un adeguato controllo delle forze di sicurezza come richiesto dalla Costituzione; ritiene che il Consiglio dei rappresentanti debba svolgere un ruolo adeguato nella formulazione di una nuova legislazione e nell'esercizio del controllo democratico; invita le autorità irachene a intensificare gli sforzi per proteggere le minoranze cristiane e tutte le minoranze vulnerabili, a garantire a tutti i cittadini iracheni il diritto di praticare la propria fede e di affermare la propria identità in condizioni di libertà e di sicurezza, ad adottare misure più ferme per contrastare la violenza interetnica e interreligiosa, a proteggere la popolazione laica, e a fare tutto quanto è in loro potere per consegnare i colpevoli alla giustizia, nel rispetto dello Stato di diritto e delle norme internazionali; ritiene che l'accordo di partenariato e cooperazione offra l'opportunità di promuovere ulteriormente i programmi di riconciliazione e di dialogo interreligioso mirati a ripristinare un sentimento di coesione e di unità nella società irachena;

    18.

    richiama l'attenzione sull'urgenza di risolvere i problemi umanitari del popolo iracheno; sottolinea la necessità di garantire che l'azione coordinata tra le autorità irachene e le organizzazioni di aiuto internazionali che operano nel paese sia finalizzata ad assistere i gruppi vulnerabili, segnatamente i rifugiati e gli sfollati, a proteggere tali gruppi e a creare condizioni eque per la loro sicurezza e dignità;

    19.

    rileva con preoccupazione che, secondo l'UNHCR, 34 000 profughi siriani hanno cercato rifugio nel Kurdistan iracheno dall'inizio del conflitto e chiede l'aiuto delle autorità irachene nella gestione del flusso di rifugiati in Iraq, in particolare assicurando che i profughi siano accettati nel territorio per questioni umanitarie e siano indirizzati verso campi profughi; esorta inoltre l'UE a impegnarsi a contribuire agli aiuti al governo iracheno per assicurare condizioni di vita umane in tali campi profughi;

    20.

    invita le autorità irachene, pur riconoscendo il loro impegno, a garantire la sicurezza e le condizioni di vita umane ai residenti nei campi Ashraf e Hurriya; chiede agli Stati membri dell'Unione europea di rispettare l'articolo 105, paragrafo 3, lettera b, e paragrafo 4 dell'accordo di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e l'Iraq e di fare tutto il possibile per facilitare il reinsediamento o il rimpatrio dei residenti del campo Hurriya in modo individuale e su base volontaria, al fine di risolvere in via definitiva la questione della loro presenza sul territorio iracheno;

    21.

    chiede la revisione della Costituzione, del Codice penale e del Codice di procedura penale per garantire il pieno rispetto della parità tra donne e uomini e dei diritti delle donne; riafferma il ruolo chiave che le donne possono svolgere nel ripristinare il tessuto sociale e sottolinea la necessità della loro piena partecipazione politica, anche nello sviluppo delle strategie nazionali, per tener conto dei loro punti di vista;

    22.

    incoraggia le ONG a contribuire al rafforzamento della democrazia e dei diritti umani in Iraq fornendo aiuti mirati alle donne vittime di violenze, matrimoni forzati, delitti d'onore, traffico d'esseri umani e mutilazioni genitali;

    23.

    esorta il parlamento e il governo iracheni a elaborare leggi contro il lavoro minorile, la prostituzione minorile e il traffico di bambini e a garantire il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell'infanzia;

    24.

    chiede che sia rivolta un'attenzione particolare alla partecipazione delle donne al processo di ricostruzione postbellica e alla vita politica ed economica al più alto livello, in particolare per le donne delle comunità minoritarie che sono spesso esposte a una doppia discriminazione basata sul genere e sull'identità etnica o religiosa; esorta le autorità irachene ad adottare le misure necessarie allo sviluppo di una società civile inclusiva che possa svolgere pienamente il proprio ruolo nel processo politico e a promuovere media indipendenti, pluralisti e professionali;

    25.

    esprime profonda preoccupazione per i numerosi casi di suicidi di donne e di delitti d'onore connessi ai matrimoni forzati e per altri casi comuni di violenza contro le donne, come la mutilazione genitale femminile e la violenza domestica; sottolinea l'importanza di elaborare un corpus normativo adeguato ed efficace per sostenere e tutelare i diritti delle donne e delle ragazze, nonché la loro integrità sociale, culturale e fisica, di promuovere il pieno accesso all'integrazione socio-economica e di eliminare le discriminazioni nei confronti delle donne sancite dal diritto, in linea con la Costituzione irachena e con gli obblighi assunti dall'Iraq in virtù del trattato internazionale sui diritti umani;

    26.

    accoglie con favore il documento di strategia comune per l'Iraq (2011-2013) della Commissione, che segna il passaggio a una programmazione pluriennale della cooperazione allo sviluppo dell'UE basata sulla consultazione delle autorità irachene e sul coordinamento con gli altri soggetti internazionali (Banca mondiale, Nazioni Unite) che operano nel paese; constata che questo nuovo approccio è conforme ai principali orientamenti contenuti nella sua raccomandazione al Consiglio del 13 marzo 2008;

    27.

    si compiace del bilancio positivo della missione EUJUST LEX e dell'attuazione in Iraq, per la prima volta, di progetti pilota in coordinamento con il progetto in corso della Commissione; chiede che, al termine di tale missione, l'Unione europea utilizzi tutte le esperienze acquisite, ricorrendo sia alla PESD sia agli strumenti dell'Unione, per continuare a fornire assistenza nel paese per rafforzare la polizia e il sistema penale iracheni;

    28.

    ribadisce il suo invito a presentare prove della trasparenza e dell'efficacia degli aiuti dell'Unione all'Iraq sotto forma di informazioni esaustive, periodiche e trasparenti sugli aiuti dell'Unione effettivamente versati e sulla loro destinazione, in particolare per quanto riguarda gli stanziamenti versati tramite l'IRFFI di cui l'UE è il principale donatore;

    29.

    prende atto che le attività di cooperazione dell'Unione europea programmate nel settore dello sviluppo sociale e umano mirano a lottare contro la povertà, a soddisfare le esigenze primarie in materia di sanità, istruzione e occupazione, nonché a promuovere le libertà fondamentali per tutti, compresi i gruppi più vulnerabili, vale a dire i rifugiati, gli sfollati e tutte le minoranze religiose; insiste affinché tali attività si iscrivano nell'ambito di un rafforzamento delle capacità e delle istituzioni, tenendo conto dei principi di inclusione, trasparenza e buon governo;

    30.

    sottolinea la posizione geopolitica delicata dell'Iraq in considerazione della sua vicinanza con Siria, Iran, Turchia, Arabia saudita e Giordania; si attende che l'Iraq svolga un ruolo di stabilizzazione nella regione, in particolare in considerazione della guerra civile in corso in Siria; si attende che l'Iraq sostenga una transizione democratica e inclusiva in Siria;

    31.

    plaude alla recente creazione dell'Alta commissione per i diritti umani in Iraq come istituzione indipendente che può dare un senso ai diritti garantiti dalla Costituzione irachena e svolgere un ruolo centrale nella protezione di tali diritti; sottolinea l'importanza di preservare l'indipendenza di tale istituzione da influenze politiche e di fornire un sostegno finanziario adeguato, sicuro e indipendente alle sue attività; sottolinea la necessità di una cooperazione regolare, trasparente e continua da parte degli organi governativi nelle indagini della commissione; invita gli Stati membri a sostenere lo sviluppo della commissione mediante l'assistenza tecnica, un dialogo continuo e la condivisione dell'esperienza negli sforzi per la protezione dei diritti umani;

    32.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Presidente del Consiglio europeo, al Presidente della Commissione, al Vicepresidente della Commissione/Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai Presidenti dei parlamenti degli Stati membri, nonché al governo e al Consiglio dei rappresentanti della Repubblica dell'Iraq.


    (1)  GU L 204 del 31.7.2012, pag. 20.

    (2)  GU C 298 E dell'8.12.2006, pag. 287.

    (3)  GU C 66 E del 20.3.2009, pag. 75.

    (4)  GU C 99 E del 3.4.2012, pag. 115.

    (5)  GU C 136 E dell'11.5.2012, pag. 53.


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