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Document 52012IP0458

    Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2012 sul ruolo della politica di sicurezza e di difesa comune in caso di crisi di natura climatica e disastri naturali (2012/2095(INI))

    GU C 419 del 16.12.2015, p. 153–159 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    16.12.2015   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 419/153


    P7_TA(2012)0458

    Il ruolo della sicurezza comune e della politica di difesa in caso di crisi di natura climatica e disastri naturali

    Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2012 sul ruolo della politica di sicurezza e di difesa comune in caso di crisi di natura climatica e disastri naturali (2012/2095(INI))

    (2015/C 419/23)

    Il Parlamento europeo,

    visto il titolo 5 del trattato sull'Unione europea, in particolare gli articoli 42 e 43,

    visti gli articoli 196 e 214 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, rispettivamente sulla protezione civile e sull'aiuto umanitario,

    viste le conclusioni del Consiglio sulla diplomazia dell'Unione europea in materia di clima del 18 luglio 2011 (1),

    visto il documento di riflessione congiunto SEAE-COM sulla diplomazia in materia di clima del 9 luglio 2011 (2),

    vista la relazione comune 2008 presentata dall’alto rappresentante Javier Solana e dalla Commissione europea al Consiglio europeo sui cambiamenti climatici e la sicurezza internazionale e le sue raccomandazioni sul seguito da dare (3),

    vista la relazione della Commissione intitolata «Per una forza di protezione civile europea: aiuto europeo» del maggio 2006,

    viste la decisione del Consiglio dell'8 novembre 2007 che istituisce un meccanismo comunitario di protezione civile (4), la comunicazione della Commissione del 26 ottobre 2010 intitolata «Potenziare la reazione europea alle catastrofi: il ruolo della protezione civile e dell'assistenza umanitaria» (COM(2010)0600) e la sua risoluzione del 27 settembre 2011 (5),

    vista la proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio su un meccanismo unionale di protezione civile del 20 dicembre 2011 (COM(2011)0934),

    viste la comunicazione sull’Unione europea e la Regione Artica 2008 della Commissione (COM(2008)0763) e la sua risoluzione del 20 gennaio 2011 su una politica sostenibile per il Grande Nord (6),

    vista la sua risoluzione del 14 dicembre 2011 sull'impatto della crisi finanziaria sul settore della difesa negli Stati membri dell'UE (7),

    viste le conclusioni della conferenza tenutasi a Berlino nell'ottobre 2011 dal titolo «From Climate negotiations to Climate diplomacy» («Dai negoziati climatici alla diplomazia climatica») e della conferenza tenutasi a Londra nel marzo 2012 dal titolo «A 21st century dialogue on Climate and Security» («Un dialogo del 21o secolo sul clima e sulla sicurezza»),

    vista la dichiarazione della presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2011 sui cambiamenti climatici e la sicurezza internazionale (8),

    viste le relazioni 2011 e 2012 del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente intitolate «Livelihood security: Climate change, conflict and migration in the Sahel» (9),

    visti i documenti dell’ONU in materia di sicurezza umana e responsabilità nel fornire protezione (10),

    viste le linee guida delle Nazioni Unite sull'uso dei mezzi militari e di difesa civile nell'ambito di interventi internazionali in caso di calamità (linee guida di Oslo) (11) e le linee guida sull'uso di mezzi militari e di difesa civile a sostegno di attività umanitarie delle Nazioni Unite nelle emergenze complesse (linee guida MCDA),

    visti la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (SEC(2007)0781, SEC(2007)0782, COM(2007)0317) e la dichiarazione comune intitolata «Verso un consenso europeo sull'aiuto umanitario» (12),

    visto l'articolo 48 del suo regolamento,

    vista la relazione della commissione per gli affari esteri (A7-0349/2012),

    Osservazioni generali

    1.

    prende atto dell'impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza globale, sulla pace e sulla stabilità;

    2.

    si rammarica per il fatto che, negli ultimi quattro anni, la questione dei cambiamenti climatici, quale principale minaccia alla sicurezza globale, sia stata adombrata, nel dibattito pubblico, dalla crisi economica e finanziaria, che costituisce anch'essa una minaccia globale immediata;

    3.

    ritiene che l'aumento di eventi meteorologici estremi negli ultimi anni rappresenti un costo in continuo aumento per l'economia globale, non soltanto nei paesi in via di sviluppo ma anche nel mondo intero, in termini sia di costi diretti, per la ricostruzione e gli aiuti, che di costi indiretti, per l'aumento dei premi assicurativi, nonché dei prezzi di prodotti e servizi; sottolinea che simili eventi rappresentano anche un aggravamento delle minacce che incombono sulla pace internazionale e la sicurezza delle persone;

    4.

    sottolinea che i disastri naturali, aggravati dai cambiamenti climatici, sono altamente destabilizzanti in particolare per gli Stati più vulnerabili; osserva, comunque, che finora nessun conflitto può essere ricondotto esclusivamente ai cambiamenti climatici; sottolinea che le popolazioni che incontrano difficoltà crescenti nell’accedere ad acqua potabile e cibo a causa delle catastrofi naturali aggravate dai cambiamenti climatici sono costrette a migrare, esercitando quindi ulteriori pressioni sulle capacità amministrative, economiche e sociali di regioni già fragili e Stati in fallimento e determinando, di conseguenza, conflitti e un impatto negativo sulla sicurezza; osserva che tali eventi innescano una concorrenza tra comunità e paesi rispetto alle scarse risorse disponibili;

    5.

    riconosce che le crisi complesse possono essere previste e potrebbero essere evitate attuando un approccio globale che includa settori politici che sfruttano appieno gli strumenti esistenti nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica di sicurezza e difesa comune (PSDC), nonché delle politiche riguardanti gli aiuti umanitari e allo sviluppo; osserva, inoltre, che nel 2004 la NATO ha svolto un ruolo di primo piano nella prima risposta internazionale alle sfide poste alla sicurezza ambientale, quando l'Alleanza si è unita ad altre cinque agenzie internazionali (13) per dar vita all'Iniziativa per l'ambiente e per la sicurezza (ENVSEC), volta ad affrontare le questioni ambientali che rappresentano una minaccia per la sicurezza nelle regioni vulnerabili;

    6.

    riconosce l'importanza delle infrastrutture critiche che sostengono la PSDC;

    7.

    riconosce che, se può essere utile affrontare i cambiamenti climatici dalla prospettiva della sicurezza, questo rappresenta solo uno degli elementi dell'azione condotta dall'UE nel campo dei cambiamenti climatici, che mira ad avvalersi di strumenti politici ed economici per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e adattarsi ad essi;

    8.

    sottolinea che nelle sue strategie, nelle sue politiche e nei suoi strumenti per le azioni esterne l'UE dovrebbe tenere in considerazione le ripercussioni delle catastrofi naturali e dei cambiamenti climatici sulla sicurezza internazionale; ricorda inoltre che, nel caso di disastri naturali come delle catastrofi di altro genere, è importante prestare particolare attenzione alle donne e ai bambini, che nelle situazioni di crisi si trovano in condizioni di particolare vulnerabilità;

    9.

    ricorda, a tale proposito, il mandato conferito alla Commissione nel campo dell'aiuto umanitario e della protezione civile e sottolinea la necessità di sviluppare e rafforzare ulteriormente gli strumenti esistenti;

    10.

    ribadisce l'importanza, in tale contesto, di ridurre il rischio di catastrofi al fine di limitare l'impatto delle crisi sulle popolazioni vulnerabili;

    11.

    rileva che è essenziale integrare l'analisi dell'impatto delle crisi di natura climatica e dei conseguenti disastri naturali nelle strategie e nei piani operativi della PSDC, predisponendo piani di mitigazione e recupero destinati ai paesi e alle regioni più a rischio prima, durante e dopo ogni eventuale crisi naturale o umanitaria, nel rispetto dei principi umanitari sanciti dal trattato di Lisbona; sollecita altresì misure di collaborazione concreta, come le esercitazioni congiunte;

    12.

    sottolinea che definire una risposta efficace alle implicazioni dei cambiamenti climatici per la sicurezza non significa solo rafforzare la prevenzione dei conflitti e la gestione delle crisi, ma anche migliorare le capacità di analisi e allerta rapida;

    13.

    ricorda che il trattato di Lisbona prevede che l'Unione sviluppi le capacità militari e civili per la gestione delle crisi internazionali nell'ambito dell'intero spettro di azioni descritte all'articolo 43, in particolare per quanto riguarda gli interventi umanitari, di prevenzione dei conflitti e di soccorso, le missioni di consulenza e di assistenza in materia militare, le operazioni di mantenimento della pace e di stabilizzazione al termine dei conflitti; ritiene al contempo opportuno evitare una duplicazione degli strumenti e operare una distinzione chiara tra gli strumenti che rientrano nell'ambito della PSDC e quelli che invece non vi rientrano, conformemente agli articoli 196 e 214 del TFUE; ricorda, inoltre, la necessità di evitare ripetizioni rispetto a strumenti ben consolidati per l'aiuto umanitario e per la protezione civile che non rientrano nel mandato della PSDC;

    14.

    riconosce che le strutture militari dispongono di capacità e mezzi negli ambiti dell'intelligence ambientale, della valutazione del rischio, dell'assistenza umanitaria, delle operazioni di soccorso e dell'evacuazione, che devono svolgere un ruolo fondamentale nell'allerta rapida, nella gestione delle crisi di natura climatica e nella risposta ai disastri;

    15.

    sottolinea che il trattato di Lisbona ha introdotto delle nuove disposizioni (articoli 21-23, 27, 39, 41, paragrafo 3, 43-46 TUE), riguardanti in particolare il fondo iniziale conformemente all'articolo 41, paragrafo 3, e che occorre ora procedere alla loro attuazione;

    16.

    osserva che l'UE dovrebbe collaborare maggiormente con l'ONU, l'Unione africana (UA) e l'OSCE, anche nel contesto dell'ENVSEC, al fine di condividere le analisi e affrontare in modo cooperativo le sfide poste dai cambiamenti climatici;

    17.

    mette in rilievo il valore delle sinergie civili-militari in crisi come quelle verificatesi a Haiti, in Pakistan e a New Orleans; ritiene che tali sinergie abbiano dimostrato come le forze militari possano offrire un contributo importante in caso di crisi di natura climatica e disastri naturali, fornendo un'assistenza diretta e tempestiva alle aree e alle popolazioni colpite;

    18.

    accoglie con favore il fatto che i cambiamenti climatici siano diventati sempre più un argomento centrale del dibattito globale sulla sicurezza, soprattutto a partire dal 2007, quando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso per la prima volta dei cambiamenti climatici e delle loro implicazioni per la sicurezza internazionale; plaude agli sforzi dell'Unione e dei governi degli Stati membri volti a sollevare questa questione nell’ambito del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel luglio 2011 e nelle conclusioni del Consiglio «Affari esteri» in relazione alla diplomazia in materia di clima.

    La necessità di volontà e azione politica

    19.

    chiede al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (VP/HR), in quanto responsabile della gestione della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione, di:

    a)

    ogniqualvolta ritenuto opportuno, tenere in considerazione i cambiamenti climatici e i disastri naturali, nonché le loro ramificazioni per la difesa e la sicurezza, al momento dell'analisi delle crisi e delle minacce di conflitti;

    b)

    valutare quali paesi e/o regioni possono essere maggiormente a rischio di conflitto e instabilità a causa dei cambiamenti climatici e dei disastri naturali; stilare un elenco di tali paesi/regioni; nelle relazioni annuali sulla PESC, informare in merito all'attuazione delle politiche e degli strumenti dell'UE volti ad affrontare le sfide in questione nei paesi/regioni che figurano nell'elenco;

    c)

    migliorare concretamente la capacità dell'Unione di assicurare la prevenzione dei conflitti, la gestione delle crisi e la ricostruzione post-crisi; assicurare uno stretto coordinamento con la politica di sviluppo condotta dalla Commissione e dall'UE per quanto riguarda la necessità di aiutare i paesi partner nella resilienza ai cambiamenti climatici e in altri aspetti dell'adattamento ai cambiamenti climatici;

    d)

    in stretta collaborazione con la Commissione, adattare la pianificazione UE a lungo termine delle capacità e competenze civili e militari di conseguenza;

    20.

    ritiene che l'Unione debba stilare un elenco delle sfide che si trova ad affrontare in aree quali l'Artico, l'Africa, il mondo arabo e l'Himalaya e l'Altopiano del Tibet (Terzo polo), in particolare il potenziale per conflitti a causa dell'approvvigionamento idrico;

    21.

    sottolinea l'importanza di proseguire e rafforzare l'aiuto umanitario e allo sviluppo offerto dall'UE a favore dell'adattamento, della mitigazione, della reazione, della resilienza, del soccorso e dello sviluppo post-crisi in caso di crisi di natura climatica e disastri naturali; osserva l'importanza di iniziative come quelle tese alla riduzione del rischio di disastri e a collegare l'aiuto, la ricostruzione e lo sviluppo e invita la Commissione a prevedere simili programmi e azioni nell'aiuto umanitario, in particolare nell'aiuto allo sviluppo; accoglie con favore l'ampliamento proposto per il ruolo del meccanismo unionale di protezione civile, soprattutto al di fuori dell'Unione europea;

    22.

    accoglie con favore l'Iniziativa per l'ambiente e per la sicurezza (ENVSEC) lanciata dall'UNDP, dall'UNEP, dall'OSCE, dalla NATO, dall'UNECE e dal REC (14), che mira ad affrontare le sfide poste alla sicurezza umana e all'ambiente naturale mettendo a disposizione dei paesi dell'Asia centrale, del Caucaso e dell'Europa sud-orientale l'insieme delle esperienze e delle risorse di tali organizzazioni; osserva che i risultati conseguiti dall'ENVSEC sono ancora limitati, ma che l'iniziativa è servita finora come importante strumento per il coordinamento istituzionale e come punto di accesso per agevolare la diffusione dei processi;

    23.

    sottolinea che l'UE dovrebbe collaborare con le principali regioni a rischio e con gli Stati più vulnerabili per migliorare la loro capacità di far fronte alle varie sfide; sottolinea che l'UE potrebbe integrare maggiormente l'adattamento e la resilienza ai cambiamenti climatici nelle sue strategie regionali (per esempio nella strategia UE-Africa, nel processo di Barcellona, nella sinergia del Mar Nero, nella strategia UE-Asia centrale e nel piano d'azione per il Medio Oriente);

    24.

    invita il VP/HR e la Commissione a introdurre i principali effetti dei cambiamenti climatici in termini di sicurezza nelle strategie, nei documenti politici e negli strumenti finanziari più importanti dell'azione esterna e della PSDC;

    25.

    richiama l'attenzione sul fatto che la sicurezza energetica è strettamente legata ai cambiamenti climatici; considera che la sicurezza energetica debba essere migliorata per ridurre la dipendenza dell'UE dai carburanti fossili importati dalla Russia attraverso condotte; segnala che dette condotte rischiano di essere esposte a rotture in caso di scioglimento del permafrost ed evidenzia che l'apertura dell'Artico è uno dei principali effetti dei cambiamenti climatici sulla sicurezza dell'UE; sottolinea la necessità di affrontare questo fattore di moltiplicazione dei rischi attraverso una strategia rafforzata dell'UE per l'Artico e una politica più incisiva mirata alla produzione nell'UE di fonti energetiche rinnovabili e all'efficienza energetica, che potrebbero ridurre notevolmente la dipendenza dell'UE da fonti esterne e quindi migliorare la sua posizione in termini di sicurezza;

    26.

    invita l'Agenzia europea per la difesa (AED) e le forze armate degli Stati membri a sviluppare tecnologie verdi e attente al consumo energetico, sfruttando appieno il potenziale offerto dalle fonti energetiche rinnovabili;

    27.

    accoglie con favore i recenti tentativi di rafforzare il coordinamento tra NATO e UE nel campo dello sviluppo delle competenze; riconosce la marcata necessità di individuare i vantaggi comuni della cooperazione rispettando comunque le specifiche responsabilità di entrambe le organizzazioni; sottolinea la necessità di trovare e creare sinergie quando si tratta di progetti di «condivisione e messa in comune» e di progetti di «difesa intelligente» (NATO) che potrebbero essere attuati per rispondere a disastri naturali e alle crisi legate ai cambiamenti climatici;

    28.

    invita il VP/HR, trattandosi di una questione della massima urgenza, ad utilizzare tutto il potenziale del trattato di Lisbona e a presentare proposte per l'attuazione del fondo iniziale (articolo 41, paragrafo 3 TUE) in relazione a possibili futuri progetti di condivisione e messa in comune e di capacità congiunte e una condivisione permanente delle attrezzature per le operazioni civili in caso di crisi;

    La necessità di uno spirito nuovo: sfide strategiche e concettuali

    29.

    osserva che l'impatto negativo dei cambiamenti climatici e dei disastri naturali sulla pace, la sicurezza e la stabilità potrebbe essere integrato in tutti i documenti strategici PESC/PSDC che fungono da orientamento per la pianificazione e attuazione delle singole politiche e missioni;

    30.

    osserva che la capacità di condurre una valutazione tempestiva e di raccogliere informazioni dovrebbe assicurare che l'UE risponda alle crisi con gli strumenti più appropriati a sua disposizione, dispiegando quanto prima squadre multidisciplinari composte da esperti civili, militari e civili-militari;

    31.

    sottolinea che l'accesso da parte dell'UE ad analisi accurate e tempestive sarà fondamentale per gli sforzi volti a reagire e prevedere le situazioni di insicurezza causate dai cambiamenti climatici, con le capacità della PSDC che rappresentano una buona fonte di informazione a tal proposito; ritiene che l'UE debba adottare provvedimenti per sviluppare ulteriormente la sua capacità di raccogliere dati e analizzare informazioni attraverso strutture come le delegazioni dell'UE, il Centro satellitare dell'UE e la sala di situazione dell'UE;

    32.

    considera che un'allerta rapida e un'azione tempestiva di prevenzione con riferimento alle conseguenze negative dei cambiamenti climatici e dei disastri naturali dipendano da risorse umane e da metodologie adeguate per la raccolta e analisi dei dati; osserva che le corrispondenti unità SEAE che operano nell'ambito della sicurezza e i servizi e gli sportelli geografici della Commissione competenti dovrebbero integrare nel loro lavoro l'analisi dell'impatto dei disastri naturali sulla sicurezza internazionale e sulla stabilità politica; raccomanda di formare il personale del SEAE e della Commissione affinché sia in grado di monitorare l'impatto dei disastri naturali sullo sviluppo delle crisi e sulla stabilità e sulla sicurezza politiche; sollecita lo sviluppo di criteri comuni per l'analisi, la valutazione dei rischi e la messa a punto di un sistema di allerta congiunto;

    33.

    sollecita gli organi competenti del SEAE e della Commissione a rafforzare il coordinamento dell'analisi della situazione e della pianificazione politica nonché lo scambio sistematico di informazioni su questioni connesse ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali; sollecita gli organi pertinenti del SEAE a utilizzare i canali disponibili di comunicazione e di scambio delle informazioni con gli organi competenti della Commissione, segnatamente ECHO, ma anche con le agenzie e i programmi dell'ONU, oltre che con la NATO; sottolinea che le strutture civili e militari incaricate di rispondere alle crisi dettate dai cambiamenti climatici e dai disastri naturali dovrebbero cooperare strettamente con tutte le organizzazioni umanitarie e della società civile e con le organizzazioni non governative;

    34.

    sollecita la Commissione a elaborare piani di emergenza affinché l'UE sappia rispondere agli effetti di disastri naturali e crisi di natura climatica che si verificano al di fuori dell'Unione, ma che hanno implicazioni dirette o indirette sulla sicurezza dell'Unione (migrazione climatica ecc.);

    35.

    accoglie con estremo favore i passi compiuti dal 2011 a livello dei ministri degli esteri dell'UE nel corso della Presidenza polacca e a livello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite durante la Presidenza tedesca, mirati a studiare l'interazione tra i cambiamenti climatici e le implicazioni per la sicurezza;

    36.

    considera che gli adattamenti e le modifiche per affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici e delle catastrofi naturali potrebbero essere enunciati nei principali documenti della politica PSDC, quali il concetto di pianificazione militare UE a livello strategico e politico (15), il concetto di comando e controllo militare UE (16), il concetto di costituzione della forza UE (17) e il concetto di risposta rapida militare UE (18), nonché nei documenti che sono rilevanti ai fini delle missioni PSDC civili, quali il concetto UE per una pianificazione esaustiva, il concetto di pianificazione della polizia UE e le linee guida relative alla struttura di comando e controllo per le operazioni civili UE di gestione delle crisi (19);

    37.

    ritiene che le capacità civili e militari dovrebbero essere sviluppate in modo tale da consentirne il dispiegamento in risposta ai disastri naturali e alle crisi di natura climatica; ritiene che si debba prestare particolare attenzione allo sviluppo delle capacità militari e in particolare ai processi di condivisione e messa in comune; chiede che in tale contesto l'AED svolga un ruolo maggiore;

    La necessità di creatività istituzionale: strumenti e capacità

    38.

    ribadisce che spesso, per essere efficace, la risposta a crisi come i disastri naturali deve poter contare su capacità sia civili sia militari ed esige una collaborazione più stretta tra tali capacità a duplice valenza; ricorda che è fondamentale definire le competenze e le lacune specifiche in cui la capacità militare potrebbe offrire un valore aggiunto;

    39.

    sottolinea la necessità di elaborare un elenco specifico delle capacità militari e civili PSDC che hanno particolare rilevanza per rispondere ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali e nel contesto delle missioni PSDC, sottolinea che, al momento dell'elaborazione di tale elenco, occorre dedicare particolare attenzione ai lavori del gruppo consultivo sull'uso dei mezzi militari e di difesa civile; osserva che tali mezzi comprendono, tra l'altro, capacità ingegneristiche come la costruzione e l'esercizio di infrastrutture ad hoc portuali e aeroportuali, il trasporto aereo e marittimo, gli ospedali mobili dotati di unità di cure intensive, le infrastrutture di comunicazione, la depurazione dell'acqua e la gestione dei carburanti; invita il Consiglio e l’AED, nell'ambito della revisione 2013 del programma di sviluppo delle capacità, a conciliare gli attuali elenchi di capacità civili e militari con le capacità necessarie per affrontare con successo le sfide dei cambiamenti climatici e a presentare le necessarie proposte per porre rimedio a qualsiasi carenza presente in tali elenchi;

    40.

    sottolinea la necessità di esplorare, sulla base di capacità già esistenti quali i gruppi tattici UE e il comando europeo di trasporto aereo, la possibilità di creare ulteriori capacità congiunte che siano rilevanti per operazioni di risposta all'impatto dei cambiamenti climatici o dei disastri naturali;

    41.

    sottolinea la necessità di valutare modalità per migliorare l'efficienza energetica e la gestione ambientale nelle forze armate, in patria e all'estero, sfruttando anche il potenziale offerto dalle fonti energetiche rinnovabili; ricorda che le forze armate di un solo Stato membro dell'UE consumano una quantità di energia pari a quella utilizzata da una grande città europea e che pertanto le strutture militari dovrebbero essere altrettanto innovative riducendo la propria impronta ecologica; accoglie con favore la relazione dal titolo «Greening the Blue Helmets: Environment, Natural Resources and UN Peacekeeping Operations» («Caschi blu più verdi: ambiente, risorse naturali e operazioni ONU di mantenimento della pace»), pubblicata nel maggio 2012 da UNEP, United Nations Department for Peacekeeping Operations (Dipartimento delle Nazioni Unite per operazioni di mantenimento della pace — UNDPKO) e United Nations Department of Field Support (Dipartimento delle Nazioni Unite per il sostegno sul campo — UNDFS); osserva che ormai da diversi anni le forze armate statunitensi (20) provano attivamente a rendersi più indipendenti da un punto di vista energetico, ricorrendo a fonti di energia sostenibili e migliorando l'efficienza energetica di tutte le operazioni e le infrastrutture dell'esercito; accoglie con favore, a tal proposito, il progetto GO GREEN, lanciato di recente dall'AED, che mira a migliorare in modo significativo l'efficienza energetica e l'uso di fonti di energia rinnovabili; sottolinea inoltre la necessità di elaborare orientamenti per le migliori prassi nel campo dell'efficienza energetica e del monitoraggio della gestione ambientale delle missioni PSDC;

    42.

    sottolinea anche la necessità di allineare l'evoluzione generale nel campo della base industriale europea di difesa ai requisiti specifici dei disastri naturali e delle crisi climatiche; chiede un maggiore ruolo dell’AED, in stretta collaborazione con il Comitato militare dell’UE, nell’ambito di questo processo; invita entrambi gli organi PSDC ad assicurarsi che i programmi di approvvigionamento e i programmi di sviluppo delle capacità destinino mezzi finanziari adeguati e altre risorse alle specifiche esigenze legate alla risposta ai disastri naturali e alle crisi climatiche;

    43.

    invita le forza militari ad assumersi le loro responsabilità per quanto riguarda la sostenibilità ambientale e gli esperti tecnici a trovare soluzioni per un intervento verde, dalla riduzione delle emissioni a un miglioramento della riciclabilità;

    44.

    sottolinea la necessità di mantenere e rafforzare ulteriormente, nel contesto delle prossime prospettive finanziarie pluriennali 2014-2020, un approccio globale alla mitigazione e alla risposta ai disastri naturali e alle crisi di natura climatica ricorrendo a tutti gli strumenti pertinenti a disposizione dell'UE; accoglie con favore la proposta della Commissione concernente un rinnovato strumento di stabilità che già prende in considerazione l'impatto negativo dei cambiamenti climatici e dei disastri naturali sulla sicurezza, sulla pace e sulla stabilità politica;

    45.

    chiede che le implicazioni finanziarie di tali proposte siano identificate e siano anche tenute in considerazione nella revisione del bilancio dell'UE;

    46.

    invita il VP/HR a inviare esperti di sicurezza climatica presso le delegazioni europee nei paesi e nelle regioni più colpiti per rafforzare le capacità dell’Unione in materia di allarme rapido e informazione in merito a possibili conflitti futuri;

    47.

    invita il SEAE a rafforzare il coordinamento tra l'Unione e gli Stati vicini nel campo dello sviluppo delle capacità di risposta alle crisi di natura climatica;

    48.

    invita il SEAE a operare affinché gli aspetti legati ai cambiamenti climatici e alla protezione ambientale siano tenuti in considerazione nella pianificazione e nell'attuazione delle operazioni militari, civili-militari e civili condotte nel mondo;

    49.

    accoglie con favore l'idea di creare un posto di inviato speciale ONU per la sicurezza climatica;

    50.

    chiede la costituzione di meccanismi di coordinamento tra l’UE nella sua totalità e quegli Stati membri che potranno in futuro agire secondo le disposizioni di una cooperazione strutturata permanente per assicurare la coerenza delle loro azioni con l’approccio globale dell’UE in questo campo;

    51.

    ritiene che il programma dell'Accademia europea per la sicurezza e la difesa debba prevedere studi sull'impatto dei disastri naturali e delle crisi di natura climatica sulla sicurezza internazionale ed europea;

    52.

    chiede che l'UE valuti le implicazioni dei cambiamenti climatici sulla sicurezza nel dialogo con i paesi terzi, in particolare con partner fondamentali come l'India, la Cina e la Russia; sottolinea che una risposta veramente efficace richiederà un approccio multilaterale e un investimento comune con i paesi terzi e che l'UE potrebbe avviare una cooperazione con le forze armate dei paesi terzi attraverso missioni comuni di sviluppo e di addestramento;

    o

    o o

    53.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, al Consiglio, alla Commissione, ai parlamenti degli Stati membri dell’UE, all'Assemblea parlamentare della NATO, al Segretario generale della NATO, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e al Segretario generale delle Nazioni Unite.


    (1)  http://ec.europa.eu/clima/events/0052/council_conclusions_en.pdf

    (2)  http://eeas.europa.eu/environment/docs/2011_joint_paper_euclimate_diplomacy_en.pdf

    (3)  http://www.consilium.europa.eu/uedocs/cms_data/docs/pressdata/en/reports/99387.pdf

    (4)  GU L 314 dell'1.12.2007, pag. 9.

    (5)  Testi approvati, P7_TA(2011)0404.

    (6)  GU C 136 E dell'11.5.2012, pag. 71.

    (7)  Testi approvati, P7_TA(2011)0574.

    (8)  http://www.un.org/News/Press/docs/2011/sc10332.doc.htm

    (9)  www.unep.org/disastersandconflicts

    (10)  Paragrafi 138 e 139 del documento finale del Vertice Mondiale ONU 2005, risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (CSNU) dell’aprile 2006 S/RES/1674), relazione del Segretario Generale ONU Ban Ki-moon in materia di «Implementing the Responsibility to Protect» del 15 settembre 2009 e la risoluzione adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU sulla responsabilità di fornire protezione (A/RES/63/308) del 7 ottobre 2009.

    (11)  http://www.unhcr.org/refworld/docid/47da87822.html

    (12)  Dichiarazione comune del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri riuniti in sede di Consiglio, del Parlamento europeo e della Commissione europea (2008/C 25/01).

    (13)  United Nations Environment Programme (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente — UNEP), United Nations Development Programme (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo — UNDP), Organization for Security and Co-operation in Europe (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa — OSCE), United Nations Economic Commission for Europe (Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite — UNECE), Regional Environment Centre for Central and Eastern Europe (Centro regionale ambientale per l'Europa centrale e orientale — REC)

    (14)  United Nations Development Programme (Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo — UNDP), United Nations Environment Programme (Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente — UNEP), Organization for Security and Co-operation in Europe (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa — OSCE), United Nations Economic Commission for Europe (Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite — UNECE), Regional Environment Centre for Central and Eastern Europe (Centro regionale ambientale per l'Europa centrale e orientale — REC).

    (15)  http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/08/st10/st10687.it08.pdf.

    (16)  Documento 10688/08 — classificato.

    (17)  http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/08/st10/st10690.it08.pdf.

    (18)  http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/09/st05/st05654.it09.pdf

    (19)  doc 13983/05- doc. 6923/1/02 — doc. 9919/07

    (20)  Powering America’s Defence: «Energy and the Risks to National Security» («Alimentare la difesa americana: energia e rischi per la sicurezza nazionale»), maggio 2009. http://www.cna.org/sites/default/files/Powering%20Americas%20Defense.pdf


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