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Document 52012IE0813

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Problemi specifici delle isole» (parere di iniziativa)

    GU C 181 del 21.6.2012, p. 7–13 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    21.6.2012   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 181/7


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Problemi specifici delle isole» (parere di iniziativa)

    2012/C 181/03

    Relatore: ESPUNY MOYANO

    Il Comitato economico e sociale europeo, in data 20 gennaio 2011, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere di iniziativa sul tema:

    Problemi specifici delle isole.

    La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 7 marzo 2012.

    Alla sua 479a sessione plenaria, dei giorni 28 e 29 marzo 2012 (seduta del 28 marzo), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 129 voti favorevoli, 4 voti contrari e 8 astensioni.

    1.   Conclusioni e raccomandazioni

    1.1   Le regioni insulari presentano caratteristiche e particolarità comuni e permanenti, che le distinguono nettamente dalle zone continentali. Grazie all'articolo 174 del TFUE, le aree insulari hanno ottenuto un riconoscimento degli svantaggi concreti che le caratterizzano, e che richiedono specifica attenzione. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ritiene tuttavia necessario continuare a lavorare per adottare una strategia adeguata, che affronti le specifiche necessità di tali regioni.

    1.2   Il CESE considera che la definizione del concetto di isola adottata dall'UE sia inadeguata e vada rivista e aggiornata, tenendo conto delle nuove realtà di un'UE allargata, che comprende Stati membri insulari. In precedenti pareri (1), il CESE ha raccomandato di modificare tale definizione, e nel presente documento ribadisce ancora una volta tale raccomandazione.

    1.3   Le isole risentono in modo particolare dei fenomeni migratori e dei problemi connessi all'invecchiamento demografico e allo spopolamento. Queste situazioni possono causare la perdita del patrimonio culturale, l'indebolimento degli ecosistemi e serie ripercussioni economiche (occupazione, giovani ecc.).

    1.4   Alcune isole devono far fronte all'emigrazione dei propri abitanti verso regioni più prospere, altre accolgono immigranti che contribuiscono allo sviluppo economico locale, altre ancora, a causa della loro posizione geografica, ricevono immigranti in misura superiore alla loro capacità di accoglienza.

    1.5   Il CESE considera assolutamente necessario migliorare l'accessibilità delle isole e i collegamenti tra esse. Poiché l'accessibilità è essenziale per l'attrattiva delle aree insulari, bisognerebbe ridurre i costi di trasporto di merci e persone, facendo valere il principio della continuità territoriale e migliorando il regolamento 3577/92 (CEE).

    1.6   Agricoltura, allevamento e pesca, che costituiscono una parte importante dell'economia locale e sono la fonte di approvvigionamento della maggior parte dell'industria agroalimentare, sono fragili, a causa delle distanze, delle piccole dimensioni delle aziende e del basso grado di diversificazione delle produzioni, nonché delle condizioni climatiche.

    1.7   Ciò fa sì che l'industria agroalimentare insulare sia debole e poco competitiva nei confronti dei prodotti provenienti dal continente o da paesi terzi, cosa che si riflette in una maggiore debolezza del settore primario.

    1.8   Il CESE raccomanda di considerare le isole, nel quadro della PAC, come zone svantaggiate, al pari delle aree montane, tenendo conto in particolare dell'insularità ai fini del finanziamento.

    1.9   Numerose isole europee hanno trovato nell'attività turistica un fattore essenziale per la sopravvivenza della popolazione locale, dell'identità, delle tradizioni e dei valori culturali e del paesaggio. Il turismo ha comportato una crescita dell'economia, un aumento della popolazione e un'importante diversificazione della base economica, grazie ai servizi collegati. Tuttavia l'economia insulare è divenuta troppo dipendente dall'attività turistica, per cui sarebbe necessaria una diversificazione in favore di attività complementari, che favoriscano lo sviluppo economico insulare in situazioni di crisi come quella attuale, che si ripercuotono fortemente sul turismo.

    1.10   Il CESE fa propria la richiesta espressa dal Parlamento europeo, il quale, nella risoluzione del 27 settembre 2011 (2), auspica lo sviluppo di strategie specifiche simili per le isole, le regioni montane e altre zone vulnerabili nel quadro dell'iniziativa della Commissione volta a elaborare una strategia per un turismo costiero e marino sostenibile.

    1.11   Il CESE ritiene che la partecipazione delle isole ai programmi di ricerca, sviluppo e innovazione dell'UE risenta delle difficoltà causate dalle dimensioni ridotte del loro mercato interno e dalla capacità limitata delle strutture di ricerca e sviluppo disponibili. Il CESE considera particolarmente importante che l'UE continui ad aiutare le isole nello sviluppo delle TIC e che essa sostenga la creazione di strutture di ricerca e sviluppo e favorisca la partecipazione delle PMI insulari ai programmi di ricerca, sviluppo e innovazione, se necessario attraverso il contributo dei fondi strutturali.

    1.12   In relazione con le regioni insulari la politica energetica europea dovrebbe dare la priorità alla sicurezza di approvvigionamento delle isole, al finanziamento dello sviluppo, alla realizzazione di progetti per la produzione di energia attraverso nuove tecnologie e fonti energetiche rinnovabili, alla promozione di un uso efficiente dell'energia e alla protezione dell'ambiente e della natura.

    1.13   L'UE dovrebbe includere nella politica regionale, tenendo conto della specificità delle regioni insulari, la scarsità di acqua, la desalinizzazione dell'acqua di mare, e altre possibilità tecniche per la raccolta e l'approvvigionamento di acqua.

    1.14   Il CESE considera particolarmente importante che vengano sviluppati programmi di formazione permanente specifici per il personale insulare che lavora nei vari settori, con particolare rilievo per quello turistico, che rappresenta una delle attività di maggior peso economico nelle regioni insulari. Tali programmi dovrebbero essere finanziati dal Fondo sociale europeo e dal Fondo di coesione, con l'impegno degli Stati membri, delle istituzioni e degli agenti socioeconomici.

    1.15   L'istruzione, la formazione professionale e l'apprendimento permanente svolgono un ruolo essenziale nella strategia economica e sociale dell'UE nel quadro del processo di Lisbona e della strategia Europa 2020. Il CESE chiede che vengano considerate le particolarità delle regioni insulari, per garantire che in tutte le regioni e per tutti gli abitanti vengano tenute presenti, nel quadro delle strategie nazionali, l'istruzione e le opportunità di apprendimento permanente.

    1.16   Il CESE invita ad attuare le misure previste nel comunicato di Bruges sul coordinamento della formazione professionale in Europa, adottato dai ministri dell'istruzione di tutti gli Stati membri e dagli interlocutori sociali europei.

    1.17   Il CESE invita la Commissione europea a creare uno specifico gruppo interservizi per le isole, o eventualmente a inserire le isole tra le competenze di altri gruppi interservizi esistenti.

    1.18   Il CESE invita la Commissione a vigilare affinché le regioni insulari beneficino di disposizioni specifiche nel nuovo quadro finanziario pluriennale 2014-2020 e vengano incluse in specifici programmi di sviluppo regionale più adattati alle loro peculiarità. Bisognerebbe considerare la possibilità di innalzare i livelli di cofinanziamento da parte dell'UE negli ambiti di interesse prioritario per lo sviluppo delle isole.

    1.19   Tenendo conto del fatto che la strategia Europa 2020 determinerà le azioni future dell'UE, il CESE considera necessario esaminare l'impatto di tale strategia sulle regioni insulari e le modalità attraverso cui essa contribuisce a mitigare gli svantaggi inerenti all'insularità.

    Tenendo conto del carattere stagionale dell'attività turistica, il CESE ribadisce quanto ha già affermato nel parere sul tema Innovazione nel turismo: definire una strategia per uno sviluppo sostenibile nelle isole  (3), e invita la Commissione e il Parlamento europeo a promuovere il progetto Calypso nel settore del turismo sociale, coinvolgendo gli interlocutori sociali, in considerazione dell'incidenza che tale programma può avere sul settore del turismo e del suo effetto moltiplicatore in altri settori di attività.

    2.   Introduzione

    2.1   Le regioni insulari

    2.1.1   Secondo la definizione di Eurostat, un'isola è qualsiasi territorio che soddisfi i seguenti cinque criteri:

    avere una superficie minima di 1 km2,

    essere ubicato ad almeno 1 km di distanza dal continente,

    avere almeno 50 residenti permanenti,

    non disporre di un collegamento fisico permanente con il continente,

    non avere sul proprio territorio la capitale di uno Stato membro dell'UE.

    2.1.2   Nel definire il concetto di isola si deve fare riferimento alla dichiarazione n. 33 del TFUE, che stabilisce che «La conferenza ritiene che il riferimento alle “regioni insulari” contenuto nell'articolo 174 possa includere gli Stati insulari nella loro interezza, a condizione che siano rispettati i criteri necessari».

    2.1.3   Come il CESE ha affermato in un precedente parere (4), la definizione di cui sopra non tiene conto delle nuove realtà dell'UE allargata, che comprende vari Stati membri insulari.

    2.1.4   Conformemente alla definizione di cui sopra, 14 dei 27 Stati membri dell'UE (5) hanno delle isole nel proprio territorio. La loro importanza dipende dal numero elevato di residenti nelle varie isole dell'UE, che ammonta a 21 milioni, vale a dire circa il 4 % della popolazione complessiva dell'UE-27.

    2.1.5   Le regioni insulari presentano caratteristiche e particolarità comuni e permanenti, che le distinguono nettamente dalle zone continentali.

    2.1.6   Tutte le isole dell'UE presentano elementi distintivi, tuttavia i fattori comuni prevalgono sulle differenze, e in particolare rivestono grande importanza in aspetti come i trasporti, l'ambiente, il turismo o l'accesso ai servizi pubblici essenziali.

    2.1.7   L'articolo 174, terzo comma, del TFUE stabilisce che l'UE dedica «un'attenzione particolare … alle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni più settentrionali con bassissima densità demografica e le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna.»

    2.1.8   Tale articolo ha garantito a tutte le aree insulari il riconoscimento degli svantaggi naturali concreti che le caratterizzano, e che richiedono una specifica considerazione.

    3.   Situazione demografica nelle regioni insulari

    3.1   Le isole risentono in modo particolare dei fenomeni migratori e dei problemi connessi all'invecchiamento demografico e allo spopolamento.

    3.2   Alcune isole o zone insulari risentono attualmente di gravi minacce di spopolamento, a causa dell'emigrazione della popolazione attiva, in sostanza la più giovane, dell'invecchiamento della popolazione residente o delle condizioni climatiche sfavorevoli. Tale situazione può causare una perdita di patrimonio culturale o condizioni di particolare fragilità degli ecosistemi.

    3.3   Altre isole, localizzate alle frontiere esterne dell'Unione, sono interessate da flussi di popolazione inversi, e si trovano esposte a una immigrazione irregolare proveniente da paesi terzi, che risulta molto spesso sproporzionata rispetto alle loro capacità di accoglienza.

    3.3.1   In alcune isole si stanno verificando situazioni estreme sotto il profilo umanitario, che richiedono la solidarietà dell'UE, compresa l'esigenza di continuare a condividere i costi operativi generali unendo risorse nazionali ed europee.

    3.3.2   In altri pareri il CESE ha suggerito che nel quadro di una politica comune di asilo venga modificato il regolamento di Dublino per facilitare la mobilità nell'UE dei richiedenti asilo.

    3.4   In alcune isole, d'altronde, si registra un forte insediamento di residenti stranieri, con un forte potere di acquisto, la cui presenza contribuisce allo sviluppo economico e sociale locale, ma in caso di saturazione del mercato immobiliare può essere all'origine di un aumento dei prezzi degli alloggi, rendendo questi ultimi difficilmente accessibili per la popolazione locale con minori risorse economiche.

    4.   Accessibilità e insularità

    4.1   Alcune delle limitazioni di cui risentono i territori insulari dipendono dalla discontinuità nello spazio e dalla collocazione periferica. Tali svantaggi si ripercuotono sui costi di trasporto, di distribuzione e di produzione, che risultano più elevati. Vi è inoltre una maggiore incertezza in relazione all'approvvigionamento di prodotti e risulta necessario provvedere a riserve e a capacità di stoccaggio maggiori.

    4.2   Una prova di quanto sopra è data dalla totale dipendenza dal trasporto marittimo e aereo. Le regioni insulari sono pertanto in una situazione meno favorevole rispetto al resto dei territori, sia per quanto concerne i benefici derivanti dal mercato unico europeo come spazio omogeneo di relazioni economiche concorrenziali, che per quanto si riferisce al ridimensionamento dell'impresa al fine di rendere possibile l'innovazione e la realizzazione di economie di scala e di economie esterne.

    4.3   A tale proposito è importante ricordare che nel quadro dell'iniziativa comunitaria Cielo unico europeo si potrebbero analizzare meccanismi di gestione del transito aereo rivolti specificamente a garantire l'accessibilità continua delle regioni insulari.

    4.4   Non si può dimenticare la situazione causata dalla nube di cenere del vulcano islandese Eyjafjallajökull, che ad aprile e maggio 2010 si è diffusa su ampie zone dello spazio aereo europeo, causando la chiusura di vari aeroporti dell'Europa centro-settentrionale e anche dell'Europa meridionale.

    4.5   Il problema più preoccupante è consistito non tanto nell'interruzione dell'arrivo di turisti, quanto nel fatto che quelli che si trovavano già sulle isole non potevano tornare ai rispettivi paesi di origine, e nell'incertezza sulla durata del problema.

    4.6   Quel caso specifico evidenzia la particolare vulnerabilità delle regioni insulari in tali circostanze, perché, pur avendo avuto ripercussioni su quasi tutta l'Europa, il blocco dello spazio unico europeo ha avuto effetti (negativi) maggiori nelle regioni insulari interessate.

    4.6.1   Un altro tema da considerare è l'imposizione di una tassa sulle emissioni di anidride carbonica nel trasporto aereo, prevista dalla Commissione per il 2012 Se tale tassa entrerà in vigore, la Commissione dovrebbe trovare una formula specifica per le regioni insulari, che dipendono fortemente dal trasporto aereo e subirebbero un ulteriore aumento dei loro svantaggi.

    4.7   L'accessibilità è essenziale ai fini del richiamo delle aree insulari. Le reti transeuropee dei trasporti (TEN-T) devono includere un'autentica politica multimodale, da applicare anche alle isole. A tal fine potrebbe essere utile istituire dei corridori dei trasporti marittimi e aerei tra il continente europeo e le isole, mediante il finanziamento di infrastrutture fisse e mobili.

    5.   Agricoltura e pesca

    5.1   L'agricoltura, l'allevamento e la pesca costituiscono una componente importante dell'economia locale, in particolare in termini di occupazione, come pure un importante sostegno alle industrie agroalimentari locali, che rappresentano la parte principale della produzione industriale delle isole.

    5.2   Tuttavia la produzione agricola e della pesca nelle isole si caratterizza per la sua particolare fragilità, dovuta principalmente alle difficoltà derivanti dalla perifericità, dalle piccole dimensioni delle aziende, dalla poca diversificazione delle produzioni, dalla dipendenza dei mercati locali, dalla frammentazione e dalle condizioni climatiche. Tutto ciò si ripercuote sull'industria agroalimentare insulare, che dipende dai propri prodotti. La debolezza delle produzioni agricole e zootecniche provoca una debolezza anche dell'industria agroalimentare insulare.

    5.2.1   Tutti questi fattori contribuiscono a ridurre considerevolmente la competitività delle produzioni insulari rispetto a quelle continentali e dei paesi terzi.

    5.3   Per di più, in un contesto geografico di grande distanza dalle fonti di approvvigionamento e dai mercati, l'agricoltura locale dipende fortemente dall'esterno, sia per la fornitura di materie prime e fattori di produzione che per la commercializzazione dei prodotti.

    5.4   Pertanto, i produttori agricoli delle isole competono in condizioni di disuguaglianza con i produttori di altre zone. I produttori locali devono ricevere il sostegno necessario affinché l'agricoltura delle regioni insulari operi in condizioni di parità, attraverso per esempio strumenti specifici della PAC destinati alle isole, o un sostegno e un riconoscimento maggiori per le produzioni locali.

    5.5   Per quanto riguarda l'adozione di misure destinate specificamente a compensare gli svantaggi dell'insularità in tale ambito, non vi è nulla che possa essere comparato a uno specifico programma legislativo. Ciò vale per il settore primario, particolarmente importante per le isole. Il Fondo europeo per la pesca non prevede interventi speciali, a parte quelli destinati alle regioni ultraperiferiche e alle isole minori dell'Egeo.

    5.6   Altrettanto avviene per i regimi di sostegno diretto nel quadro della politica agricola comune (PAC). Le riforme più recenti dei regimi di aiuti diretti della politica agricola comune, della politica di sviluppo rurale e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) non hanno tenuto conto del fattore insularità.

    6.   Mercato interno e turismo

    6.1   Le dimensioni delle aree insulari, minori rispetto a quelle continentali, si riflettono in misura significativa sulla produzione e sulla struttura dei mercati. La maggior parte del tessuto produttivo localizzato in tali territori è composto da piccole imprese e microimprese, con un grado di vulnerabilità più elevato di quello che caratterizza le imprese maggiori.

    6.2   Il turismo è stato e continua ad essere una risorsa essenziale per l'economia di numerose zone insulari. A prescindere dalle numerose differenze che intercorrono tra le isole europee, molte di esse hanno trovato nel turismo un fattore essenziale per la sopravvivenza della popolazione locale, dell'identità, delle tradizioni, dei valori culturali e del paesaggio.

    6.3   L'avvio dell'attività turistica nelle regioni insulari europee ha favorito la crescita economica e l'occupazione in tali territori e ha comportato un'importante diversificazione della base economica, grazie ai servizi legati al turismo. Il turismo ha consentito anche di recuperare e tutelare le tradizioni e le culture locali, le aree naturali e il patrimonio monumentale.

    6.4   Sebbene il turismo sia stato in genere un fattore chiaramente positivo, occorre anche riconoscere gli impatti negativi che ha avuto su alcune regioni insulari, in termini di precarietà occupazionale, di stagionalità, di scarsa qualificazione degli addetti, di forte speculazione urbanistica e di aumento del costo della vita per la popolazione locale. Il turismo ha provocato anche gravi problemi di approvvigionamento idrico e difficoltà nella fornitura di servizi di base alla popolazione, come la gestione dei rifiuti, la sanità e altro ancora, comportando un forte impatto ambientale. Tuttavia l'economia insulare è divenuta troppo dipendente dall'attività turistica, per cui sarebbe necessaria una diversificazione in favore di altre attività, non necessariamente complementari al turismo, che favoriscano lo sviluppo economico insulare in situazioni di crisi come quella attuale, che si ripercuotono fortemente sul turismo.

    6.5   Con l'adozione del TFUE l'importanza del turismo nell'UE viene riconosciuta espressamente. Nel giugno 2010 la Commissione ha presentato una comunicazione concernente un nuovo quadro per un'azione coordinata volta a accrescere la competitività e la capacità di sviluppo sostenibile del turismo nell'UE (6). Tale riconoscimento rappresenta un'opportunità di rafforzare la competitività del settore turistico europeo, e contribuire così alla nuova strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

    6.6   Nel punto 55 della risoluzione del 27 settembre 2011 (7), il Parlamento europeo accoglie con favore l'iniziativa della Commissione volta a elaborare una strategia per un turismo costiero e marino sostenibile e chiede lo sviluppo di strategie specifiche simili per le isole, le regioni montane e altre zone vulnerabili.

    7.   Ricerca, sviluppo e innovazione

    7.1   L'innovazione rappresenta un obiettivo essenziale della politica economica, sia a livello dell'UE - con la strategia di Lisbona e la strategia Europa 2020 - che a livello regionale - attraverso un aumento della percentuale di spesa pubblica destinato alla ricerca, all'istruzione, alla formazione e al sostegno dei settori più innovativi (tra i quali i trasporti, l'energia, l'industria verde e altri). Ciò vale anche per i servizi, in particolare per quelli che richiedono un livello di conoscenza e di qualificazione che si considera abituale nella maggior parte delle attività turistiche (tra l'altro i servizi alberghieri, la ristorazione, i servizi immobiliari ecc.).

    7.2   Occorre promuovere e rafforzare la società dell'informazione e le nuove tecnologie, che costituiscono percorsi per la diversificazione delle attività e l'avanzamento delle conoscenze per le isole. L'utilizzazione delle TIC riduce l'isolamento, migliorando i processi e i sistemi di gestione imprenditoriale e le relazioni con l'esterno, e di conseguenza favorendo l'aumento della loro competitività e della loro produttività.

    7.3   Le principali difficoltà che le regioni insulari devono affrontare nel quadro dello sviluppo della loro capacità di innovazione consistono nella debolezza del tessuto imprenditoriale, nei livelli di formazione, nell'accesso al mercato europeo, nel livello insufficiente degli investimenti destinati alle infrastrutture della ricerca ecc. L'innovazione nelle regioni insulari dev'essere esaminata in un'ottica di ampio respiro, che comprenda per esempio la trasformazione, i metodi di commercializzazione, le tecniche innovative nella gestione o l'organizzazione imprenditoriale. L'obiettivo che devono perseguire le imprese insulari è quello di migliorare la loro capacità produttiva, la qualità dei prodotti, e di ottenere un accesso più facile al mercato europeo in condizioni di concorrenza simili a quelle in cui operano le regioni continentali dell'UE.

    7.4   D'altra parte occorre segnalare le difficoltà che le isole devono affrontare per partecipare ai programmi di ricerca, sviluppo e innovazione dell'UE. Le piccole dimensioni del mercato interno, la capacità limitata delle strutture disponibili per la ricerca e lo sviluppo, fanno sì che tali regioni insulari abbiano difficoltà molto maggiori per partecipare ai suddetti programmi.

    8.   Energia e acqua

    8.1   Data l'elevata dipendenza delle industrie delle isole dalle importazioni di combustibili, le variazioni dei costi energetici incidono in misura maggiore nelle regioni insulari.

    8.2   In relazione con le regioni insulari la politica energetica europea dovrebbe dare la priorità alla sicurezza di approvvigionamento delle isole, al finanziamento dello sviluppo, alla realizzazione di progetti per la produzione di energia attraverso nuove tecnologie e fonti energetiche rinnovabili, alla promozione di un uso efficiente dell'energia e alla protezione dell'ambiente e della natura.

    8.3   La produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di elettricità sono importanti non solo per le esigenze primarie di energia, ma anche per la desalinizzazione dell'acqua di mare, che in molte isole potrebbe risolvere la questione dell'approvvigionamento di acqua potabile.

    8.4   A causa della superficie ridotta e, in particolare, del carattere prevalentemente roccioso del suolo, la maggior parte delle isole soffre di scarsezza d'acqua. Oltre ad avere ripercussioni sulla salute, l'agricoltura e l'allevamento, ciò ostacola lo sviluppo economico (in special modo il turismo).

    9.   Formazione e occupazione

    9.1   Secondo il recente studio Euroislands (8), il capitale umano costituisce un problema importante nelle isole europee, e in particolare in quelle mediterranee. Il livello di istruzione è particolarmente basso anche nelle isole caratterizzate da un PIL pro capite maggiore e dalla presenza di università. Nelle isole settentrionali il capitale umano e più preparato a far fronte alle nuove sfide, ma anche lì sussistono difficoltà derivanti dalla conversione di posti di lavoro tradizionali.

    9.2   L'istruzione, la formazione professionale, l'apprendimento permanente e la conoscenza delle lingue straniere svolgono un ruolo essenziale nella strategia economica e sociale dell'UE nel quadro del processo di Lisbona e della strategia Europa 2020. La chiave di volta delle strategie nazionali deve consistere nel garantire l'istruzione e le opportunità di formazione permanente a tutti gli abitanti in tutte le regioni. La mancanza di personale e l'esigenza di disporre di un'ampia gamma di servizi richiede da parte degli abitanti delle isole una particolare polivalenza professionale, che può essere conseguita mediante adeguati programmi di formazione professionale finanziati dall'UE.

    10.   Politica regionale

    10.1   La politica regionale rappresenta il principale mezzo dell'UE a disposizione delle aree insulari per superare le loro limitazioni strutturali e approfittare del loro potenziale di sviluppo e di crescita. Nondimeno, occorre migliorare tali politiche per fare in modo che le isole, che sono parte integrante del mercato unico europeo, traggano il massimo vantaggio, tanto in termini economici quanto in termini sociali.

    10.2   In generale, i territori insulari sono in una situazione di svantaggio rispetto a quelli continentali. L'insularità non figura tra i temi prioritari dell'agenda europea di politica regionale e di coesione. Inoltre, l'ampliamento dell'UE ha cambiato radicalmente le priorità dell'agenda europea relativa a queste politiche, cosa che non ha favorito la politica europea in materia di insularità.

    10.3   Occorre creare un quadro integrato che risponda efficacemente alle limitazioni cui devono far fronte le isole europee. Bisogna pertanto che le misure e le politiche che possono influire sulle isole siano sempre precedute dalle opportune valutazioni di impatto, al pari di quanto avviene nel caso delle regioni ultraperiferiche. In tal modo si eviterebbero ripercussioni negative e contraddizioni e si rafforzerebbe la coesione territoriale. La valutazione di impatto è necessaria in particolare nel caso delle politiche di trasporto, delle politiche ambientali e di quelle energetiche.

    10.4   Nella programmazione per il periodo 2007 2013, il prodotto interno lordo pro capite è stato utilizzato come unico indicatore per definire l'ammissibilità delle regioni nel quadro degli obiettivi fissati nella politica regionale. Tale indicatore ignora il fatto che la coesione implica una dimensione molto più ampia, comprendente componenti sociali, ambientali, territoriali ed altre ancora relative all'innovazione e all'istruzione. Per ottenere un'immagine ben definita del livello di sviluppo delle isole, e una comprensione soddisfacente delle regioni caratterizzate da svantaggi geografici permanenti, sono richiesti nuovi indicatori, che utilizzino dati statistici più pertinenti.

    10.4.1   In tal senso, conformemente al quadro politico generale dell'UE, si dovrebbero includere come riferimento gli indicatori della strategia Europa 2020.

    10.5   Sebbene nella programmazione 2007 - 2013 le isole europee siano state riconosciute come ammissibili alla cooperazione transfrontaliera, la definizione del criterio di distanza massima di 150 km tra frontiere regionali ha fatto sì che attualmente tre arcipelaghi, le Cicladi, le Ebridi e le Baleari, siano rimaste escluse.

    10.6   Il CESE chiede che si abbandoni tale criterio dei 150 km di distanza nella classificazione delle isole come regioni di frontiera ammissibili ai finanziamenti a titolo dei programmi di cooperazione transfrontaliera, nel quadro dell'obiettivo cooperazione territoriale della politica di coesione o nel quadro della politica europea di vicinato.

    10.7   Occorre dedicare particolare attenzione alle isole che risentono non già di uno solo, bensì di vari degli svantaggi menzionati nell'articolo 174 del Trattato, come le isole montagnose o quelle a bassissima densità di popolazione. Altrettanto si può dire per gli arcipelaghi caratterizzati da una doppia o multipla insularità. Tali territori risentono di svantaggi aggiuntivi derivanti dalla loro frammentazione e dalle dimensioni geografiche limitate. Segnaliamo inoltre la situazione di un gran numero di isole costiere che risentono di gravi svantaggi connessi alla microinsularità. Tutto ciò fa sì che le limitazioni derivanti dall'insularità si accentuino e che vi sia molto spesso una mancanza di servizi destinati alla popolazione.

    10.8   Pertanto le isole richiedono un approccio integrato alle differenti politiche, a livello sia orizzontale (attraverso una impostazione intersettoriale delle principali politiche con impatto territoriale, quali la PAC, la politica comune della pesca, gli aiuti di Stato ecc.), che verticale (associando le dimensioni regionale, nazionale e comunitaria). Tale approccio dovrebbe riflettere anche i nuovi orientamenti politici del Trattato sull'UE, e l'importanza riconosciuta a settori particolari, come l'energia e il clima, l'immagine e il ruolo internazionale dell'UE e le questioni della giustizia e degli affari interni (9).

    11.   Punti di forza e di attrazione delle regioni insulari

    11.1   Dalle conclusioni dello studio Euroislands, svolto nel quadro dell'Osservatorio in rete dell'assetto del territorio europeo (ORATE) (10), risulta che tra i punti forti delle isole figurano, come vantaggi comparativi, la qualità della vita e i beni naturali e culturali. Le isole sono caratterizzate da un'elevata densità di capitale naturale e culturale e da una forte identità culturale. Nondimeno sussistono limitazioni importanti, dato che il patrimonio naturale e culturale costituisce una risorsa insostituibile e non rinnovabile.

    11.2   In base alle raccomandazioni dello studio succitato, risulta chiaramente che le nuove tecnologie della comunicazione e dell'informazione riducono l'impatto negativo dell'insularità (le piccole dimensioni e l'isolamento). Le nuove tecnologie potrebbero inoltre essere utili per le piccole e medie imprese e per le imprese di servizi in settori come l'istruzione e la ricerca, i servizi sanitari, l'informazione, la cultura e altre attività creative. Ulteriori cambiamenti tecnologici (sviluppo di nuove forme di energie rinnovabili, tecnologie di sostituzione parziale delle risorse naturali, progressi nel settore dei trasporti ecc.) possono avere ottenere un effetto moderatore sulle limitazioni derivanti dall'insularità.

    11.3   Nelle regioni insulari sono presenti innumerevoli esempi di buone pratiche:

    Iniziative nel settore imprenditoriale: vari prodotti agricoli e manufatti delle isole (prodotti alimentari e bevande) hanno «resistito» alla concorrenza nell'UE e nel mercato mondiale malgrado i loro prezzi relativamente alti, grazie alla qualità (dei fattori di produzione locali e dei metodi tradizionali di produzione) e/o alla loro singolarità e alla creazione di un marchio.

    Iniziative intese ad affrontare i problemi generali dell'ambiente, come il cambiamento climatico o i problemi specifici connessi all'insularità: nel caso delle applicazioni per la produzione di energie rinnovabili segnaliamo l'isola di Citno nelle Cicladi, Samsø, Eigg (Scozia), Gotland, Bornholm, le Canarie ecc.

    Bruxelles, 28 marzo 2012

    Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

    Staffan NILSSON


    (1)  Pareri del CESE Una migliore integrazione nel mercato interno come fattore chiave di coesione e di crescita per le isole GU C 27 del 30.2.2009, pag. 123, e Innovazione nel turismo: definire una strategia per uno sviluppo sostenibile nelle isole GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 75.

    (2)  Cfr. il parere del CESE in merito alla Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo ed al Comitato delle regioni - L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo, GU C 376 del 22.12.2011, pag. 44. e la risoluzione del Parlamento europeo L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo (2010/2206 (INI)).

    (3)  GU C 44 dell'11.2.2011, pag. 75.

    (4)  Parere del CESE Una migliore integrazione nel mercato interno come fattore chiave di coesione e di crescita per le isole GU C 27 del 3.2.2009, pag. 123, punto 2.2.

    (5)  Spagna, Irlanda, Francia, Danimarca, Italia, Finlandia, Svezia, Regno Unito, Grecia, Paesi Bassi, Malta, Cipro, Estonia e Portogallo.

    (6)  Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo COM(2010) 352 final.

    (7)  Risoluzione del Parlamento europeo L'Europa, prima destinazione turistica mondiale - un nuovo quadro politico per il turismo europeo (2010/2206 (INI)).

    (8)  Studio Euroislands – Lo sviluppo delle isole - Isole europee e politica di coesione (Osservatorio in rete dell'assetto del territorio europeo, ORATE, 2013).

    (9)  Questi settori sono individuati nella Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo, al Comitato delle regioni e ai parlamenti nazionali - Revisione del bilancio dell'Unione europea, COM(2010) 700 final.

    (10)  Studio Euroislands – Lo sviluppo delle isole - Isole europee e politica di coesione (Programma europeo ORATE 2013).


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