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Document 52010DC0614

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità

/* COM/2010/0614 def. */

52010DC0614

/* COM/2010/0614 def. */ COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazione Riconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilità


[pic] | COMMISSIONE EUROPEA |

Bruxelles, 28.10.2010

COM(2010) 614 definitivo

COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO E AL COMITATO DELLE REGIONI

Una politica industriale integrata per l'era della globalizzazioneRiconoscere il ruolo centrale di concorrenzialità e sostenibilit à

SEC(2010) 1272 SEC(2010) 1276

INDICE

1. L'Europa ha bisogno delle sue industrie 3

2. Una nuova strategia per la politica industriale 4

3. Migliorare il contesto in cui opera l'industria 5

3.1 Prova di concorrenzialità e regolamentazione intelligente 5

3.2 Migliorare l'accesso ai finanziamenti per le imprese 7

4. Rafforzare il mercato unico 8

4.1 Sviluppare il mercato unico e difendere attivamente i diritti di proprietà intellettuale 8

4.2 La politica della concorrenza 10

4.3 Migliorare le infrastrutture 11

4.4 Normazione 12

5. Una nuova politica dell'innovazione industriale 13

5.1 L’innovazione industriale 13

5.2 La base di competenze 16

6. Far capitale della globalizzazione 17

6.1 Regolamentazione degli scambi ed accordi internazionali 17

6.2 Garantire l’accesso alle materie prime ed ai prodotti d’importanza critica 20

7. Promuovere la modernizzazione dell'industria 21

7.1 Un uso delle risorse e dell'energia ed un ciclo del carbonio più efficienti 21

7.2 Sovraccapacità strutturali 23

7.3 Costruire sulla responsabilità sociale delle imprese 25

8. La dimensione settoriale — un approccio mirato 26

8.1 L'industria spaziale: un volano dell'innovazione e della concorrenzialità al servizio dei cittadini 26

8.2 La mobilità sostenibile 28

8.3 Affrontare le problematiche con ripercussioni di rilievo per la società 29

8.4 Rafforzare la concorrenzialità dell'UE lungo l’intera catena di valore 31

8.5 Affrontare i problemi delle industrie ad alta intensità energetica 32

8.6 Un approccio settoriale potenziato 33

9. Conclusioni: una nuova gestione UE della politica industriale 34

1. L'EUROPA HA BISOGNO DELLE SUE INDUSTRIE

Oggi più che mai l'Europa ha bisogno della sua industria e l'industria ha bisogno dell'Europa. Il mercato unico, con 500 milioni di consumatori, 220 milioni di lavoratori e 20 milioni di imprenditori è uno strumento essenziale per la competitività dell'Europa industriale. Un posto di lavoro su quattro dipende dall'industria manifatturiera ed almeno un altro posto su quattro rientra nella sfera dei servizi legati all'industria in quanto fornitori o clienti. L'80% di tutte le iniziative di ricerca e sviluppo condotte nel settore privato è attribuibile all'industria – essa è un motore dell'innovazione e contribuisce a trovare soluzioni alle sfide cui le nostre società sono confrontate.

È essenziale aumentare la produttività nell 'industria manifatturiera e nei servizi correlati per far ripartire crescita e occupazione, risanare e rendere sostenibile l'economia dell'UE e contribuire al mantenimento del nostro modello sociale. L'industria è quindi al centro del nuovo modello di crescita che la strategia Europa 2020 delinea per l'economia dell'UE.

La crisi finanziaria ed economica ha richiamato l'attenzione sull'importanza fondamentale che un'industria caratterizzata da una catena di valore allo stesso tempo forte, concorrenziale e diversificata riveste ai fini del mantenimento della concorrenzialità e della creazione di posti di lavoro nell'UE. La presente comunicazione traccia il quadro strategico di una politica industriale integrata atta a stimolare la ripresa dell'economia e dell'occupazione garantendo che l'UE disponga di una base industriale dinamica e capace di competere a livello mondiale.

Le PMI sono all'origine di circa i due terzi dell'occupazione industriale ed una componente importante delle potenzialità di crescita e di occupazione insite nelle industrie dell'UE è rappresentata dalla vitalità e dal dinamismo delle sue PMI. Al centro della nuova politica industriale integrata dell'UE devono quindi esservi iniziative atte a promuovere la creazione, la crescita e l'internazionalizzazione delle PMI.

Nell'ultimo decennio il contesto economico globale ha subito un cambiamento radicale[1]. Ciò comporta per l'industria europea sia sfide che opportunità: la politica industriale deve aiutare le industrie a cogliere tali opportunità. L'industria dell'UE si trova ora a sostenere la concorrenza di Cina, Brasile, India ed altre economie emergenti anche sul piano dei prodotti ad alto valore aggiunto. La tecnologia, le TIC e le competenze professionali stanno diventando fattori sempre più importanti per competere a livello internazionale. Le catene di valore internazionali sono sempre più interconnesse e si registra una concorrenza sempre più accesa per l'accesso a risorse energetiche e a materie prime che si fanno più rare. L'industria dell'UE deve assumere inoltre un ruolo di punta nella transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio che faccia un uso efficiente delle risorse.

Vi è motivo di essere fiduciosi quanto alla capacità dell'industria UE di far fronte a tali sfide e di continuare ad essere il motore della crescita dell'economia UE. Fino al manifestarsi della crisi economica e finanziaria l'industria europea aveva dato buona prova di sé in questo contesto in rapido mutamento. Nell'ultimo decennio essa era riuscita a mantenere la propria quota degli scambi mondiali nonostante l'incalzare di nuovi concorrenti. All'industria manifatturiera dal canto suo fanno capo il 75 % delle esportazioni. Anche settori come quello farmaceutico e ingegneristico hanno registrato un forte sviluppo. Contemporaneamente si è assistito all'espansione della motoristica, della chimica e dell'industria aerospaziale. La crisi economica ha inizialmente comportato un temporaneo collasso della produzione industriale , cui ha fatto seguito un rapido recupero con la ripresa degli scambi mondiali e con lo smaltimento delle giacenze. Ovviamente alcuni settori sono stati colpiti più duramente e durevolmente di altri.

Nell'UE un settore manifatturiero vivace e altamente concorrenziale può fornire le risorse e trovare molte delle soluzioni necessarie per far fronte alle sfide che la società dell'UE si trova ad affrontare , come ad esempio il cambiamento climatico, la sanità e l'invecchiamento della popolazione nonché lo sviluppo di una società sana, fiduciosa e sicura e di un'efficace economia sociale di mercato.

La necessaria transizione verso un'economia maggiormente sostenibile, inclusiva e efficiente sul piano delle risorse dovrà godere di appoggi a tutti i livelli, con l'attuazione di politiche sia orizzontali che settoriali, e richiederà una migliore gestione a livello europeo e un rafforzamento del dialogo sociale.

2. UNA NUOVA STRATEGIA PER LA POLITICA INDUSTRIALE

La presente comunicazione propone un nuovo approccio alla politica industriale atto ad indirizzare l'economia dell'UE verso una crescita dinamica che rafforzerà la concorrenzialità dell'UE, assicurerà crescita e posti di lavoro e consentirà il passaggio ad un'economia a basse emissioni di carbonio e che faccia un uso efficiente delle risorse.

Un quadro strategico ambizioso e una nuova politica della concorrenzialità industriale devono consacrare il ruolo centrale che concorrenzialità e sostenibilità svolgono nell'industria europea. Occorre pertanto intendere la politica industriale in senso lato:

In primo luogo essa comprende le politiche che hanno un impatto sui costi, sui prezzi e sulla concorrenzialità innovativa dell'industria e dei singoli settori, come le politiche di normazione o di innovazione o le politiche settoriali che interessano ad esempio i risultati conseguiti sotto il profilo dell'innovazione nei settori industriali.

In secondo luogo, occorre considerare gli effetti sulla concorrenzialità prodotti da tutte le altre iniziative politiche come quelle riguardanti i trasporti, l'energia, le politiche ambientali o quelle sociali e consumeristiche, ma anche la politica del mercato unico e le politiche commerciali. Questi sono elementi fondamentali della voce "industria" poiché possono avere ripercussioni di rilievo su costi, prezzi e concorrenzialità innovativa dell'industria.

Questo nuovo approccio è così articolato:

- Far convergere una base orizzontale e un'applicazione settoriale. Le sfide attuali richiedono difficili adeguamenti e ambiziose strategie di transizione da parte di diversi settori economici. Tutti i settori sono importanti e la Commissione continuerà ad applicare ad essi un approccio individuale. Ove pertinente, la Commissione esaminerà misure appropriate per informare i consumatori e promuovere l'eccellenza industriale in determinati settori. Risposte politiche europee coordinate. La divisione del lavoro su scala mondiale si sta intensificando e le nozioni di settori nazionali e di industrie nazionali aventi scarse interazioni con altri settori o con il resto del mondo stanno perdendo importanza.

- L'intera catena del valore e delle forniture va considerata nel suo insieme, dall'accesso alle fonti energetiche e alle materie prime ai servizi postvendita e al riciclo. È inoltre inevitabile che parti di tale catena si trovino al di fuori dell'Europa; occorre quindi che tutte le industrie abbiano un "riflesso di globalizzazione".

- La Commissione rendiconterà regolarmente le politiche e i risultati dell'Europa e degli Stati membri in tema di competitività e industria. Poiché molte delle pertinenti condizioni di contesto per un'industria concorrenziale e sostenibile sono definite a livello di Stato membro, il monitoraggio non dovrebbe soltanto riguardare la resa sul piano della concorrenzialità, ma anche le politiche di concorrenzialità[2].

Il successo di questa nuova politica industriale si tradurrà direttamente in un aumento della crescita dei posti di lavoro nonché in un miglioramento della concorrenzialità internazionale dell'industria europea. Inoltre l'impiego delle risorse e delle fonti energetiche e le emissioni di gas a effetto serra andrebbero considerati indipendentemente dalla crescita della produttività, in linea con gli obiettivi generali della strategia Europa 2020.

3. MIGLIORARE IL CONTESTO IN CUI OPERA L'INDUSTRIA

3.1 Prova di concorrenzialità e regolamentazione intelligente

Nonostante un corpus ben articolato di strumenti legislativi e normativi UE è possibile fare parecchio di più per migliorare la regolamentazione a livello europeo e nazionale. È essenziale procedere ulteriormente sulla via di una regolamentazione intelligente[3] a tutti i livelli dell'intervento normativo, operando trasversalmente in tutti i diversi ambiti strategici attinenti alla concorrenzialità dell'industria. Questa problematica presenta due dimensioni.

In primo luogo è importante garantire che tutte le proposte di politiche tali da produrre un effetto significativo sull'industria sottostiano ad un'analisi rigorosa del loro impatto sulla concorrenzialità. Esempi in tal senso sono costituiti dalla nuova legislazione sul mercato interno, da importanti regolamentazioni dei mercati finanziari che possono influenzare l'accesso ai finanziamenti e dalla nuova legislazione ambientale o in tema di cambiamento climatico. L'analisi d'impatto sulla concorrenzialità può seguire l'iter già disponibile per la valutazione d'impatto :

- valutare e rendicontare gli impatti complessivi che una proposta può avere sulla concorrenzialità, comprese le implicazioni per l'industria e per i singoli settori in termini di investimenti, costi, prezzi e innovazione, senza perdere di vista la soddisfazione dei consumatori e tenendo particolarmente conto delle interazioni potenziali tra le politiche proposte e altri strumenti legislativi e normativi esistenti o in fieri ;

- garantire la trasparenza della prevista valutazione d'impatto pubblicando ruolini di marcia per tutte le iniziative atte ad avere ripercussioni di rilievo, comprese in particolare quelle relative alla concorrenzialità;

- chiedere il parere delle imprese e di altre parti interessate al momento di elaborare importanti iniziative legislative, consultando gli interessati e incoraggiandoli ad avvalersi dei ruolini di marcia allorché preparano il loro contributo al processo decisionale;

- continuare ad assicurare che tutte le proposte della Commissione in materia, suscettibili di avere effetti significativi, compresi i piani d'azione (e i mandati per negoziati commerciali), sottostiano ad un'adeguata valutazione d'impatto e siano sottoposti al comitato per la valutazione d'impatto;

- indicare, nei ruolini di marcia che corredano il suo programma di lavoro annuale, quali provvedimenti siano da sottoporre a tale valutazione d'impatto.

Il secondo elemento è rappresentato da una valutazione ex post degli effetti della legislazione sulla concorrenzialità. Le valutazioni sistematiche della legislazione devono entrare a far parte integrante della regolamentazione intelligente. La valutazione dei risultati porterà a un processo decisionale più agile, trasparente e basato su prove empiriche e contribuirà a identificare nuove opportunità per migliorare la qualità della legislazione, compresa l'opzione di semplificare e ridurre gli oneri amministrativi. Poiché in passato la legislazione si è concentrata, come era naturale, su obiettivi di importanza primaria (ad esempio garantire la regolamentazione del mercato unico, il rispetto degli obiettivi ambientali, ecc.), non si è sempre tenuto pienamente conto delle ripercussioni potenziali e dell'impatto cumulativo della legislazione sulla concorrenzialità industriale. La Commissione intende pertanto integrare la valutazione dei singoli strumenti legislativi con valutazioni strategiche più ampie. Questi "check-up" determineranno se il quadro normativo applicabile a un settore d'intervento sia adeguato ai suoi fini e, in caso di risposta negativa, cosa vada migliorato. Tale processo intende ridurre gli oneri eccessivi e snellire la stratificazione della normativa accumulatasi nel corso degli anni identificando i doppioni, le lacune, le incoerenze e gli elementi obsoleti. L'esperienza acquisita in tema di semplificazione della legislazione nel contesto del "nuovo approccio" per il mercato unico dei beni può fornire elementi utili in proposito.

Nonostante i progressi sostanziali registrati negli ultimi anni, la grande maggioranza degli Stati membri si trova ancora ad affrontare sfide serie ed identificabili in tema di regolamentazione intelligente e di contesto imprenditoriale, soprattutto per quanto concerne le PMI. Gli Stati membri dovranno adoperarsi maggiormente e in modo più sistematico per ridurre gli oneri amministrativi, porre in atto una migliore regolamentazione e soluzioni amministrative on-line, applicare il principio "pensare prima in piccolo" e semplificare i regimi di sostegno. Lo scambio di prassi ottimali tra le istanze decisionali può consentire di raggiungere gli obiettivi in modo meno oneroso.

Occorre anche continuare a migliorare il contesto imprenditoriale, soprattutto in relazione alle PMI. In proposito si sono già compiuti notevoli progressi nel contesto della strategia di Lisbona e dello Small Business Act adottato dalla Commissione nel giugno 2008[4]. È tuttavia necessario avanzare applicando coerentemente il principio "pensare prima in piccolo" (think small first) e facendo leva su nuove iniziative a sostegno della concorrenzialità delle PMI come ad esempio l'accesso agli ecomercati e all'ecoinnovazione oppure la cooperazione tra imprese e l'internazionalizzazione.

La Commissione:

- effettuerà un'analisi rafforzata degli impatti che tutte le nuove proposte politiche aventi effetti significativi per l'industria possono esercitare sulla concorrenzialità industriale, nell'ambito del processo di valutazione d'impatto, e procederà a valutazioni ex-post e a "check-up" della normativa UE tenendo anche conto delle tematiche legate alla concorrenzialità dell'industria (a partire dal 2011);

- rivedrà lo Small Business Act per continuare a migliorare il contesto imprenditoriale in cui operano le PMI e ad affrontare le problematiche emergenti quali l'accesso agli ecomercati e l'ecoinnovazione, la cooperazione tra imprese e l'internazionalizzazione (2010) .

Gli Stati membri sono invitati a:

- a ssicurare una valutazione dell'impatto che le loro principali proposte politiche possono avere sulla concorrenzialità industriale, realizzare "check-up" della loro propria legislazione;

- dare attuazione allo Small Business Act, migliorare ulteriormente il contesto imprenditoriale e "pensare prima in piccolo".

3.2 Migliorare l'accesso ai finanziamenti per le imprese

È essenziale rendere i mercati finanziari maggiormente resilienti ed efficienti e garantire che essi dispongano dei giusti incentivi per finanziare l'economia reale e gli investimenti piuttosto che impegnarsi in speculazioni sui mercati finanziari. Una regolamentazione dei mercati finanziari deve però evitare di pregiudicare le esigenze di finanziamento a breve termine dell'economia reale e la capacità delle imprese di coprire i rischi.

Gli Stati membri hanno identificato nell'accesso ai finanziamenti un'importante strozzatura soprattutto per le PMI e gli strumenti finanziari innovativi. Molti paesi hanno fatto uso del quadro temporaneo di aiuti di Stato per sviluppare iniziative finalizzate al recupero dell'economia. In particolare, gli Stati membri hanno rafforzato i crediti all'esportazione, l'assicurazione delle esportazioni e sistemi di garanzia dei prestiti bancari alle PMI. I ritardi di pagamento da parte del settore pubblico continuano a rappresentare un problema nella maggior parte dei paesi e in alcuni di essi sarebbe possibile ridurre tali ritardi in modo sostanziale.

Nella scia della crisi economica e finanziaria, l' accesso ai finanziamenti rimane un problema importante per le imprese, soprattutto le PMI. La disponibilità di credito non è tornata alla normalità e mercati finanziari sono caratterizzati dall'avversione al rischio. La Commissione ha costituito il SME Finance Forum cui intervengono istituzioni finanziarie e rappresentanti del mondo economico per valutare e diffondere prassi ottimali e trovare nuove soluzioni innovative al fine di assicurare l'accesso ai finanziamenti per le imprese, in particolare le PMI.

In Europa la modernizzazione della base industriale e dell'infrastruttura su cui essa si fonda richiederà importanti nuovi investimenti e segnatamente maggiori iniezioni di capitale privato per investimenti produttivi , in particolare ad opera dei mercati di capitali di ventura. Ciò vale in particolare per il finanziamento delle imprese in fase di avviamento, delle aziende che presentano una crescita dinamica e delle attività di ricerca, sviluppo e innovazione, che spesso risulta impossibile finanziare con fondi propri. Considerato l'attuale grave deterioramento dello stato delle finanze pubbliche in diversi Stati membri, si dovrebbero esplorare soluzioni nuove e innovative, tra cui programmi cofinanziati dalla politica regionale dell'UE e dalla PAC in relazione al settore agroalimentare, per assicurare un sostegno finanziario efficace ed efficiente così da far collimare i finanziamenti pubblici e i meccanismi d'incentivazione con gli obiettivi strategici dell'UE.

Anche i grandi progetti privati di investimento e gli investimenti nelle infrastrutture hanno bisogno di mercati finanziari ben rodati. Questi possono attirare capitale privato e pubblico dai paesi al di fuori dell'UE, tra cui anche investimenti esteri diretti a partire da fondi sovrani. È essenziale che questi fondi operino in un clima di investimento aperto e rispettino determinate norme in tema di trasparenza e di buon governo, in linea con le pratiche ottimali definite dal FMI e dall'OCSE.

La Commissione:

- produrrà, in linea con quanto annunciato nella comunicazione sui prossimi passi in vista della riforma dei servizi finanziari[5], la legislazione per garantire che i mercati finanziari diventino più resilienti e efficienti, assicurando nel contempo che non pregiudichino i bisogni di finanziamento dell'economia reale. All'atto di preparare la futura legislazione si valuteranno gli impatti potenziali sull'accesso ai finanziamenti, soprattutto per le PMI, e si veglierà a tenerne pienamente conto;

- esaminerà se gli strumenti finanziari europei possano essere riorientati nel prossimo periodo di programmazione post 2013 al fine di contribuire a sormontare le attuali carenze del mercato per quanto riguarda il finanziamento delle imprese e dell'innovazione.

Gli Stati membri sono invitati a sviluppare e a condividere pratiche ottimali in tema di programmi governativi per l'accesso ai finanziamenti (2011/12)

4. RAFFORZARE IL MERCATO UNICO

4.1 Sviluppare il mercato unico e difendere attivamente i diritti di proprietà intellettuale

Negli ultimi vent’anni il mercato unico ha costituito uno dei principali motori della crescita economica nell'Unione europea. Esso ha assicurato all'industria UE notevoli riduzioni dei costi legati agli scambi transfrontalieri, una concorrenza più intensa e ha consentito di realizzare notevoli economie di scala e di diversificazione grazie alla presenza di un mercato a dimensione europea. Rimangono però diversi ostacoli. Tra essi possiamo annoverare normative nazionali divergenti, doppioni procedurali e difficoltà di accesso a determinati settori del mercato. Il Single Market Act (legge sul mercato unico) intende affrontare tali ostacoli e contemporaneamente rinsaldare la fiducia nel mercato unico, vale a dire la confidenza con cui imprese, lavoratori, investitori e consumatori si aspettano di aver tutti qualcosa da guadagnare da un mercato unico che definisce un'economia sociale di mercato estremamente concorrenziale.

In diversi ambiti legislativi importanti per l'attività economica si è prodotto un sostanziale ravvicinamento delle legislazioni, ciò nonostante l'industria europea e i cittadini europei si trovano ancora ad affrontare 27 ordinamenti giuridici estremamente dettagliati e diversificati a livello nazionale e anche a livello regionale . A livello europeo ciò ostacola una distribuzione efficace delle risorse e la concorrenzialità dell’industria europea. È dunque importante passare al vaglio la legislazione e le procedure amministrative in vigore così da identificare le possibilità di maggiore efficienza e armonizzazione . Per quanto siano state avviate alcune attività, in molti campi le cose sono ancora al punto di partenza.

I servizi alle imprese quali logistica, gestione delle infrastrutture, design, marketing e pubblicità stanno assumendo un'importanza sempre crescente per la moderna industria manifatturiera, dato che oltre a costituire fattori produttivi essenziali essi contribuiscono ad aumentare il valore dei prodotti. Per quanto l’applicazione della direttiva sui servizi abbia eliminato gli ostacoli alla fornitura transfrontaliera di tali servizi, in altri campi vi sono tuttora ostacoli ed è imperativo migliorare il funzionamento del mercato interno del terziario. Gli utenti industriali di servizi esterni devono così far fronte ad un mercato pesantemente frammentato, non trasparente, e spesso privo di norme ben definite in tema di qualità. Per far prosperare il mercato unico dei servizi alle imprese occorre affrontare senza indugi questi problemi.

Miglioramenti dell’ ordinamento europeo dei diritti di proprietà intellettuale sono di fondamentale importanza e già in serio ritardo, soprattutto per quanto riguarda la disponibilità di un efficace brevetto UE e di un sistema di risoluzione delle controversie in tema di brevetti. Modalità più efficaci di riconoscimento, gestione ed impiego dei diritti di proprietà intellettuale costituiscono un fattore d’importanza fondamentale per dare libero corso alle attività di R&S e nel campo dell’innovazione, che risultano cruciali per garantire una concorrenzialità durevole. Il riconoscimento dei diritti in questione deve peraltro essere strettamente associato alla loro vigorosa difesa: le attività di contraffazione e pirataggio, sia all’interno che all’esterno del mercato unico, producono ripercussioni negative su un numero crescente di settori tipologicamente sempre più differenziati e d’imprese. La contraffazione di beni quali prodotti farmaceutici, apparecchiature elettroniche e parti di veicoli può generare seri rischi per la salute e la sicurezza del pubblico, oltre a ridurre la redditività delle imprese e lo stimolo ad innovare.

La Commissione:

- assicurerà l'attuazione tempestiva del Single Market Act;

- redigerà un piano d'azione pluriennale UE per sviluppare la sorveglianza del mercato UE. Inoltre in cooperazione con le dogane e con le autorità nazionali preposte alla sorveglianza del mercato svilupperà orientamenti per i controlli doganali in relazione alla sicurezza dei prodotti;

- passerà in rassegna la legislazione dell'UE in specifici campi, tra cui in particolare quello della libera circolazione dei beni, per determinare in quali casi un'ulteriore armonizzazione potrebbe ridurre significativamente i costi legati alle attività commerciali transfrontaliere;

- costituirà un gruppo ad alto livello sui servizi alle imprese per esaminare i problemi connessi a carenze di mercato, norme, innovazione e commercio internazionale in comparti quali logistica, gestione delle infrastrutture, marketing e pubblicità (2012);

- nel novembre del 2010 definirà gli interventi futuri volti a rafforzare la difesa dei diritti di proprietà intellettuale, tra cui in particolare un'iniziativa volta a consolidare l'Osservatorio europeo sulle contraffazioni e il pirataggio.

Il Consiglio e il Parlamento europeo sono invitati a:

- adot tare con assoluta priorità le proposte relative a un brevetto UE e a un sistema unificato di composizione delle controversie in tema di brevetti, così da consentire il rilascio dei primi brevetti nel corso del 2014;

- sviluppare e render comuni pratiche ottimali e materiali riguardanti la sorveglianza del mercato, le dogane e gli aiuti d’indole generale alle imprese al fine di migliorare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.

4.2 La politica della concorrenza

Mercati sui quali la concorrenza svolge la sua funzione contribuiscono in vario modo alla concorrenzialità delle industrie europee. La concorrenza è un volano per l'innovazione e gli incrementi d’efficienza, oltre a stimolare le imprese ad aumentare la propria produttività. Garantendo condizioni di parità agli operatori la politica della concorrenza garantisce l’accesso ad un mercato interno europeo sofisticato e di grandi dimensioni. A loro volta mercati concorrenziali rendono più pressante realizzare il salto di efficienza necessario per diventare e rimanere concorrenziali.

La disciplina della concorrenza fornisce inoltre un quadro specifico a sostegno della concorrenzialità dell'industria europea e della transizione verso una maggiore efficienza nell'uso delle risorse. Mediante le regole sugli aiuti pubblici, la normativa antitrust e il controllo delle fusioni la Commissione garantisce una concorrenza scevra da distorsioni nel mercato interno. La difesa della concorrenza svolge inoltre un ruolo importante nel proteggere le aziende europee da pratiche anticoncorrenziali, quali la compartimentazione del mercato, l'accumulo di capacità o la preclusione di attività transfrontaliere, fattori questi che contribuiscono tutti a mantenere elevati i prezzi. Questo aspetto risulta particolarmente importante per i mercati dei fattori di produzione, come ad esempio quello dei servizi connessi all'attività industriale, che svolgono un ruolo di rilievo per la concorrenzialità delle industrie europee sotto il profilo dei costi.

Inoltre, promuovendo l'innovazione e la produttività, la politica di concorrenza è uno strumento efficace che consente alle aziende europee di affrontare le questioni emergenti in tema di concorrenzialità globale, compreso il loro posizionamento sui mercati internazionali. In particolare il controllo delle fusioni è uno strumento essenziale per consentire alle imprese di ristrutturarsi usando lo strumento delle fusioni espandendo così la portata delle loro attività ma assicurando nel contempo che i clienti industriali europei e i consumatori siano protetti contro gli aumenti dei prezzi e altri effetti anticoncorrenziali.

Il controllo degli aiuti pubblici ha un ruolo essenziale nell'evitare la presenza di distorsioni nel mercato unico; la configurazione delle regole europee in tema di aiuti pubblici contribuisce inoltre a promuovere la concorrenzialità dell'industria europea. Le regole vigenti in questo campo forniscono un quadro di riferimento che indirizza gli investimenti degli Stati membri in modo da affrontare carenze del mercato chiaramente identificate.

4.3 Migliorare le infrastrutture

La concorrenzialità dell'industria europea dipende in modo critico dalla qualità e dall'efficienza dei servizi forniti dalle infrastrutture nel campo dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni . È essenziale potenziare e modernizzare queste reti. Le reti di trasporto devono essere ristrutturate così da eliminare le strozzature e migliorare i collegamenti transfrontalieri. Le reti energetiche vanno potenziate e modernizzate per incorporarvi le reti di energia intelligente, agevolare l'integrazione delle energie rinnovabili, garantire un mercato interno dell'energia pienamente funzionale e migliorare la sicurezza di approvvigionamento. Si deve fare di più per aggiornare l'infrastruttura nei nuovi Stati membri e nelle regioni in ritardo di sviluppo. Questi miglioramenti richiederanno investimenti massicci e lo sviluppo di soluzioni innovative in questo campo, quali le obbligazioni relative ad un progetto ( project bonds ) e partnership pubblico/privato. L'iniziativa faro sull'agenda per il digitale illustra bene i problemi e le politiche promettenti che esistono nel campo delle comunicazioni. Analogamente, l'imminente comunicazione sull'infrastruttura energetica e il Libro bianco sui trasporti sostenibili affronteranno questa tematica nel contesto dell'infrastruttura energetica e dei trasporti. Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo di coesione svolgono un ruolo significativo ai fini dello sviluppo e del miglioramento di tale infrastruttura.

La concorrenza, l’efficienza dei servizi pubblici e privati e le infrastrutture costituiscono fattori determinanti ai fini della concorrenzialità industriale degli Stati membri. In molti di essi peraltro un aumento della concorrenza nelle industrie che operano attraverso reti continua ad essere un serio problema. In alcuni Stati membri, i trasporti su strada e le infrastrutture energetiche vanno tenuti d'occhio. Le lungaggini nella concessione di autorizzazioni e l'accettazione problematica da parte del pubblico costituiscono a loro volta strozzature importanti che ostacolano lo sviluppo delle infrastrutture.

Alcuni servizi in rete europei vengono spesso erogati ad un prezzo relativamente alto. In Europa i prezzi medi dell’energia elettrica risultano alti rispetto a quelli praticati in altri paesi. Si avverte pertanto la necessità di un'attuazione efficace del mercato interno nel settore energetico e nel far ciò il neo adottato terzo pacchetto energia costituirà un importante strumento. Occorre maggiore vigore nel fare applicare la disciplina della concorrenza in questo settore per ridurre distorsioni quali gli abusi di posizione dominante commessi da alcuni operatori. Non affrontare adeguatamente questi problemi aumenterebbe i rischi di delocalizzazione delle imprese.

Le diverse reti energetiche, dei trasporti e delle comunicazioni devono infine integrarsi maggiormente l'una con l'altra per consentire la fornitura di nuovi servizi concorrenziali. Tale integrazione fornirebbe al tempo stesso nuovi spunti di crescita e di innovazione.

La Commissione:

- prenderà provvedimenti concreti per sviluppare ulteriormente un mercato interno efficiente di trasporti su strada, aria, rotaia e vie d’acqua (è imminente un Libro bianco sulla politica dei trasporti) e per superare le strozzature sul piano dei trasporti grazie all'imminente revisione degli orientamenti TEN-T sulla base di una nuova metodologia per la pianificazione di TEN-T impostati sul creazione di "reti centrali";

- adot terà un pacchetto sull'infrastruttura energetica per sostenere tra l'altro lo sviluppo di un mercato interno dell'energia affrontando il problema degli anelli mancanti nelle infrastrutture europee e proponendo gli strumenti necessari per garantirne la tempestiva realizzazione;

- intensificherà i suoi sforzi volti a liberalizzare il mercato energetico nell’Unione per aumentare la concorrenza in quel settore ed evitare di porre l’industria europea in una posizione di considerevole svantaggio sui mercati mondiali;

- svilupperà, di concerto con il gruppo BEI, una strategia di finanziamento delle infrastrutture volta ad attirare i finanziamenti privati compreso il lancio di project bonds dell’Unione UE e la promozione di partnership pubblico/privato.

Gli Stati membri sono invitati a

- dare particolare risalto alle iniziative volte ad affrontare il problema delle strozzature individuate nel settore dei trasporti ed a garantire l'interconnessione transfrontaliera delle reti energetiche;

- attuare celermente il terzo pacchetto sul mercato interno dell'energia .

4.4 Normazione

Una politica essenziale per approfittare dei vantaggi economici derivanti dall'armonizzazione e dalle economie di scala è la normazione , indipendentemente dal fatto che essa avvenga a livello europeo, internazionale o nazionale. I mercati stessi esprimono spesso norme di fatto in riconoscimento della leadership tecnologica e/o della posizione dominante sul mercato di un’impresa ovvero di accordi tra imprese.

Le norme europee svolgono già un ruolo importante nel facilitare la penetrazione sul mercato di beni innovativi e nel ridurre i costi di produzione. Un processo concorrenziale di formazione, nel cui ambito diversi fornitori di tecnologie si fanno concorrenza in termini di merito tecnico delle soluzioni proposte, sostiene la politica industriale garantendo che le industrie, e da ultimo i consumatori, usufruiscano di norme che non attribuiscano alle tecnologie prezzi eccessivi e superiori a quelli determinati dalla concorrenza. Per le industrie manifatturiere nel prossimo decennio l'obiettivo generale consisterà nello sviluppare un sistema di norme europee che soddisfino contemporaneamente le aspettative degli operatori del mercato e delle autorità pubbliche europee. Tutto ciò deve avvenire in un mondo e in una società in rapida evoluzione e dovrebbe anche preferibilmente promuovere l'influenza dell'Europa al di là del mercato unico, vale a dire nell'economia globalizzata. L'Europa deve anche adottare provvedimenti addizionali per mantenere la sua posizione strategica nel processo internazionale di normazione.

Occorre altresì adattare le norme per aiutare la politica europea ad affrontare le "grandi questioni" come ad esempio il cambiamento climatico, la sostenibilità, l'invecchiamento della popolazione nonché l'innovazione in generale. Le norme devono diventare parte integrante delle iniziative politiche e delle attività di ricerca sin dalle fasi iniziali. Dando impulso allo sviluppo di norme europee o internazionali per questi nuovi beni economici e tecnologie emergenti (come le nanotecnologie e altre tecnologie abilitanti d’importanza cruciale, le automobili elettriche, le energie rinnovabili, i prodotti efficienti sul piano energetico e le altre tecnologie ambientali, nonché i servizi alle imprese) l'Europa può conferire un vantaggio concorrenziale alle sue imprese e agevolare gli scambi. Se si vuole che le norme svolgano questo ruolo di agevolare l'innovazione, come auspicato nell'iniziativa faro dell'UE "L'Unione dell'innovazione", l'Europa deve sviluppare metodi più flessibili per collaborare con gli enti normatori e chiedere che essi usino a loro volta l'intera gamma di strumenti (specifiche, accordi di sviluppo tipo workshop agreement) per sostenere le politiche europee in modi idonei allo scopo perseguito. Ciò consentirà di sviluppare in modo più flessibile e rapido norme applicabili nei comparti innovativi.

L'efficienza e l'efficacia della normazione europea devono essere ottimizzate promuovendo la messa a punto di strutture rafforzate per l'armonizzazione delle norme, migliorando i processi di definizione delle norme a tutti i livelli ed assicurando la rapida adozione delle migliori norme disponibili su scala mondiale nei campi in cui è invalsa l’adesione a norme mondiali come ad esempio nel settore delle TIC. Le norme non devono però costituire un onere addizionale, soprattutto per le PMI: esse devono comportare incrementi di efficienza e fungere da stimoli ad innovare. L'obiettivo ultimo dovrebbe essere la convergenza delle norme a livello mondiale.

La Commissione:

- all'inizio del 2011 presenterà, servendosi di una comunicazione e di una proposta legislativa sulla normazione, una strategia volta a promuovere un ruolo più forte del processo europeo di normazione in un mondo e in una società che si evolvono rapidamente.

- Ciò comporterà anche accelerare i processi di normazione, tra l’altro quello relativo alle TIC, accrescere il coinvolgimento delle PMI e di altre parti interessate e sviluppare norme nel campo dei servizi . La comunicazione esaminerà anche le opzioni per assicurare, in una prospettiva di più lungo periodo, che il sistema di normazione sia in grado di adattarsi al contesto in rapida evoluzione e contribuire agli obiettivi strategici europei interni ed esterni, anche facendo leva su un riesame indipendente .

5. UNA NUOVA POLITICA DELL'INNOVAZIONE INDUSTRIALE

5.1 L’innovazione industriale

Per poter far fronte alle sfide poste dalla concorrenza a livello mondiale e da una crescente esigenza di sostenibilità è indispensabile conseguire l'eccellenza nell'innovazione. L'innovazione svolge un ruolo fondamentale di volano nel determinare aumenti di produttività, una maggiore efficienza nell’uso dell’energia e dei materiali oltre che nei processi produttivi e nei servizi, il miglioramento dei prodotti e la creazione di nuovi mercati. L'Europa non si è tuttavia dimostrata sufficientemente capace di trasformare la sua eccellenza sul piano delle idee in beni e servizi commercializzabili. Abbiamo bisogno di una nuova politica industriale per l’innovazione, che stimoli uno sviluppo e una commercializzazione molto più celeri dei beni e dei servizi oltre a garantire che le imprese dell'UE arrivino per prime sui mercati. Senza tali innovazioni l'industria europea non sarà in grado di competere efficacemente sul mercato mondiale, tanto nei settori trainati dallo sviluppo tecnologico quanto in quelli tradizionali.

L'iniziativa faro "l'Unione dell'innovazione" delinea l'approccio globale ad un modello innovativo di successo e distintamente europeo. Si avverte in particolare l’urgente necessità di coordinare in modo più efficace i sistemi d'istruzione, le attività di R&S e le iniziative a favore dell'innovazione, di garantire una maggiore coerenza nella cooperazione scientifica, tecnologica e innovativa con il resto del mondo, di adottare un approccio globale alle sfide sociali, di stabilire condizioni di parità per chi opera nei campi delle attività di R&S e dell'innovazione, di offrire un migliore accesso ai finanziamenti e ai capitali di ventura e di prestare la giusta attenzione sia alla concorrenzialità che alle sfide sociali.

Un aspetto importante da affrontare senza indugi è quello di sviluppare e monetizzare i punti forti dell'Europa per quanto concerne la ricerca nelle tecnologie emergenti. Tecnologie abilitanti d'importanza cruciale [6] quali la biotecnologia industriale, le nanotecnologie, i materiali avanzati, la fotonica, la micro e la nanoelettronica e i sistemi di fabbricazione avanzati possono costituire la base per un'ampia gamma di nuovi processi, beni e servizi, dando anche origine ad industrie totalmente nuove che si svilupperanno nel prossimo decennio. L'Europa detiene una posizione di punta nel campo della ricerca scientifica relativa a diverse di queste tecnologie, ma occorre anche garantire che esse siano tempestivamente rese disponibili e impiegate dall'industria dell’Unione, PMI comprese. Una più stretta cooperazione in tema di politiche e programmi tecnologici, un migliore accesso ai finanziamenti e un maggiore sostegno ai progetti pilota e dimostrativi sono elementi essenziali per accelerare lo sviluppo delle tecnologie commerciali. L'introduzione tempestiva di un'opportuna regolamentazione del mercato interno, un processo accelerato di normazione che soddisfi per tempo le esigenze dei consumatori ed appalti pubblici commerciali e precommerciali sono tutti mezzi cui ricorrere per porre in essere un mercato unico dinamico aperto ai beni e ai servizi innovativi. L’Unione dell’innovazione ha annunciato una rassegna di metà percorso degli orientamenti in tema di aiuti pubblici alle attività di R&S e innovative, che chiarirà quali forme d’innovazione possano beneficiare di un sostegno, comprendendovi le tecnologie abilitanti d’importanza cruciale e le innovazioni che affrontano i cambiamenti con conseguenze di rilievo per la società, e quale sia il miglior uso che gli Stati membri possono farne.

Gli Stati membri che hanno conseguito risultati superiori alla media in fatto d’innovazione hanno risposto alla crisi economica prendendo l’iniziativa, ed in particolare ricorrendo a provvedimenti aggiuntivi di natura temporanea per incoraggiare ricerca ed innovazione. Generalmente non è stato così per i paesi che sono al di sotto della media UE, il che sembra segnalare la probabilità di un allargamento del divario esistente sotto il profilo dei risultati conseguiti in fatto di attività di R&S e d’innovazione. Per tali paesi risulta quindi ancora più importante migliorare le competenze disponibili e rafforzare la quota spettante alle attività ad elevato contenuto di professionalità ed in campo tecnologico nelle loro economie.

Per rimanere concorrenziale l'industria europea deve anche rafforzare la propria base di conoscenze , investendo nella ricerca e nell'innovazione così da porre in essere un'economia intelligente, sostenibile ed inclusiva. A partire dal 2004 la Commissione ha incoraggiato la creazione di piattaforme tecnologiche europee per far incontrare a livello UE le industrie interessate, sviluppare una visione comune in tema di R&S e incoraggiare il feedback sulle politiche dell'UE. Si sono costituite Iniziative Tecnologiche Congiunte (Joint Technologies Initiatives - JTI) per promuovere la ricerca a livello europeo in settori caratterizzati da un elevato potenziale d’innovazione. Nel contesto del Piano europeo di ripresa economica la Commissione ha inoltre avviato tre partnership pubblico/privato (PPP): "fabbriche del futuro", "edifici efficienti sul piano energetico" e "automobili verdi", per sostenere le attività di R&S a medio e lungo termine che mirano a far fronte alle sfide urgenti sul piano della concorrenzialità e della sostenibilità presentatesi in importanti settori industriali. Le comunità della ricerca e dell'innovazione facenti capo all' Istituto europeo di innovazione e tecnologia integrano a livello UE l'intera catena dell'innovazione a partire dall'istruzione e dalla ricerca fino alla commercializzazione, con una particolare attenzione per un'amministrazione forte, e possono fungere da modelli per stimolare l'innovazione in Europa.

Per garantire la nostra concorrenzialità futura sarà inoltre essenziale migliorare l'uso delle TIC per la concorrenzialità industriale, l'ottimizzazione delle risorse e l'innovazione, come indicato nell'iniziativa faro della strategia Europa 2020 dedicata alla Agenda per il digitale[7] . È probabile che le imprese dell'UE si trovino ad affrontare carenze sempre più gravi di specialisti nelle TIC e di utenti avanzati delle TIC. Occorre parallelamente incoraggiare un uso più innovativo delle TIC in tutte le fasi delle catene di valore industriale nell'intento di snellire le transazioni commerciali, ad esempio mediante la fatturazione elettronica, e dare globalmente slancio alla concorrenzialità mediante progetti dimostrativi volti a promuovere l'integrazione delle imprese, soprattutto delle PMI, in catene di valore digitale su scala mondiale.

Per una politica efficace dell'innovazione dobbiamo avere un quadro migliore dei risultati dell'innovazione settoriale e delle sue potenzialità future. L'Osservatorio dell'innovazione settoriale istituito dalla Commissione ha identificato le sfide critiche che si presentano per diversi settori e ha illustrato le maggiori differenze riscontrabili tra paesi e settori. Per sostenere il cambiamento strutturale e l'innovazione, soprattutto nelle industrie mature, è essenziale migliorare l'elaborazione degli strumenti operativi dell'UE. Una più stretta collaborazione transettoriale può inoltre incoraggiare la creatività e l'innovazione nelle imprese. A tal fine le imprese dovranno osservare anche ciò che accade al di fuori del loro settore specifico, ragion per cui occorrono nuovi meccanismi per garantire la fertilizzazione incrociata di idee e modelli aziendali. Le potenzialità esistenti per allacciare tali contatti tra diversi settori vanno ulteriormente esplorate e dovranno produrre una risposta sotto forma di politiche.

I cluster e le reti migliorano la concorrenzialità e l'innovazione industriale, riunendo risorse e competenze professionali e migliorando la cooperazione tra le autorità pubbliche e le università. La politica regionale dell'UE e il programma quadro in tema di ricerca aiutano le regioni ad adottare "strategie intelligenti di specializzazione" per accrescere la loro concorrenzialità sviluppando nicchie d'innovazione. Prendendo le mosse dei risultati positivi ottenuti occorre sviluppare cluster e network concorrenziali sul piano mondiale per quanto concerne sia i cluster tradizionali che quelli nel campo delle attività di R&S e dell'innovazione. Cluster locali interconnessi su scala europea consentiranno di raggiungere una massa critica per la R&S e l'innovazione, le competenze professionali, i finanziamenti, la fertilizzazione incrociata delle idee e le iniziative imprenditoriali. Le diverse iniziative volte a favorire i cluster vanno tuttavia consolidate e snellite.

Ad esempio, l'attuale disciplina comunitaria applicabile agli aiuti pubblici per la ricerca, lo sviluppo e l'innovazione prevede condizioni di favore in termini di intensità dell'aiuto per progetti di R&S e innovazione realizzati in collaborazione, vale a dire da almeno due Stati membri o che comportano la partecipazione di PMI. Essa consente altresì agli Stati membri di notificare aiuti volti a promuovere la realizzazione di importanti progetti d'interesse europeo comune a norma dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera b) del TFUE. Gli Stati membri andrebbero incoraggiati ad avvalersi di questo strumento.

La Commissione:

- avvierà un'iniziativa per promuovere l'ampia e tempestiva diffusione, adozione e commercializzazione di tecnologie abilitanti critiche concorrenziali;

- promuoverà iniziative di ricerca, sviluppo e innovazione industriale in relazione a tecnologie di fabbricazione avanzate, prendendo le mosse dall'iniziativa "le fabbriche del futuro" per favorire la modernizzazione della base industriale dell'UE ed affrontare tematiche con ripercussioni sulla società quali l'efficienza energetica, il cambiamento climatico e la penuria di risorse;

- promuoverà iniziative per far incontrare il mondo dell'istruzione superiore e quello imprenditoriale al fine di migliorare la (peraltro già qualificata) manodopera europea; si tratterà ad esempio di un'iniziativa in tema di competenza digitale imperniata sugli utenti avanzati delle TIC presenti nell'industria e nell'azione pilota del forum università-imprese volta a finanziare le alleanze della conoscenza tra università e imprese;

- promuoverà nuovi concetti aziendali e le relative tecnologie di fabbricazione, concentrandosi sullo sviluppo di prodotti sostenibili, indirizzati all’utente e con una marcata componente di design nel settore tessile e dell’abbigliamento, come pure in altri mercati di largo consumo;

- svilupperà impostazioni operative atte a promuovere una più intensa fertilizzazione incrociata tra settori, compresi i settori manifatturieri tradizionali e le PMI;

- present erà una nuova strategia per cluster e reti concorrenziali su scala mondiale, che comprenda iniziative specifiche volte promuovere cluster e reti mondialmente concorrenziali sia nelle industrie tradizionali che in quelle emergenti (2011);

- incoraggerà la notifica parallela di aiuti a progetti transfrontalieri in tema di R&S&I condotti in collaborazione.

Gli Stati membri sono invitati a:

- favorire una più stretta interazione tra politiche attinenti alle tecnologie abilitanti critiche, atte a massimizzare le sinergie, e complementarità per la diffusione delle tecnologie;

- promuovere la “specializzazione intelligente” mediante politiche regionali a livello d’UE che diano impulso allo sviluppo dei cluster e migliorino i risultati ottenuti dalle regioni in fatto d i innovazione .

5.2 La base di competenze

La modernizzazione della base di competenze europea sarà uno degli obiettivi principali dell' iniziativa faro "Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro". Essa contribuirà a sostenere la base industriale dell'Europa proponendo azioni per migliorare il funzionamento dei nostri mercati del lavoro ed a garantire che la nostra manodopera disponga delle necessarie capacità professionali. Anche se attualmente la disoccupazione è elevata, l'industria europea ha ancora difficoltà a trovare dipendenti in possesso delle qualifiche necessarie per riempire i posti vacanti. Si prevede che questo divario aumenterà con la riduzione della forza lavoro attiva determinata dal cambiamento demografico. I lavoratori hanno bisogno di aiuto per riuscire a gestire tali processi: si dovrebbe applicare la flessicurezza nell'ambito dell'apprendimento permanente. Occorre quindi un più stretto coordinamento tra le amministrazioni nazionali, regionali e locali con un forte coinvolgimento delle parti sociali. Il ruolo del Fondo sociale europeo va rafforzato per sostenere l'attuazione di politiche attive del mercato del lavoro e garantire una migliore corrispondenza tra la domanda e l'offerta di lavoro. È indispensabile uno stretto coordinamento tra autorità nazionali, regionali e locali e parti sociali nel campo delle politiche dell'istruzione e della formazione . È essenziale in particolare aumentare il numero e la qualità dei laureati in scienze, tecnologie, ingegneria e matematica. È importante anche aumentare il numero dei lavoratori mediamente qualificati, così da soddisfare le esigenze di settori in rapida crescita come quelli ambientale ed energetico. Le politiche a livello UE possono conferire un significativo valore aggiunto, in particolare agevolando la condivisione di informazioni e di pratiche ottimali.

La Commissione:

- incoraggerà la costituzione di reti tra le industrie degli Stati membri e le autorità responsabili dell'istruzione e dell'occupazione affinché condividano informazioni e pratiche ottimali in tema di mercati del lavoro e di strategie finalizzate allo sviluppo delle capacità professionali;

- proporrà principi informatori in merito alle condizioni ambientali più favorevoli alla creazione di posti di lavoro nonché agli investimenti nella formazione di laureati in scienze, tecnologie, ingegneria e matematica.

Gli Stati membri sono invitati a:

- fare maggiore uso del Fondo sociale europeo per l'aggiornamento e la ristrutturazione delle capacità professionali.

6. FAR CAPITALE DELLA GLOBALIZZAZIONE

6.1 Regolamentazione degli scambi ed accordi internazionali

L'efficace liberalizzazione degli scambi resa possibile, tra l'altro, da accordi multi e bilaterali e la riduzione dei costi dei trasporti e delle comunicazioni hanno contribuito a creare un mercato globale dinamico oltre a determinare la rapida crescita di nuovi mercati per le esportazioni dell'UE. I nuovi grandi dell'economia emersi in tempi recenti quali Cina, India e Brasile stanno rapidamente colmando il divario che tuttora li separa dal mondo industrializzato in termini di produttività e innovazione . Da ciò deriva la necessità che l'industri continui ad approfittare delle occasioni di mercato offerte da tali paesi trasformandosi e modernizzandosi così da mantenere il suo vantaggio concorrenziale. L'industria UE ha effettivamente ricavato netti vantaggi dalle nuove tendenze manifestatesi nel dopo crisi, quando i mercati emergenti hanno registrato una crescita significativa. La comunicazione sulla crescita degli scambi e gli affari mondiali [8] delinea il nuovo approccio della Commissione in materia di politica degli scambi nel contesto della strategia Europa 2020.

Ci si dovrebbe in particolare adoperare per far sì che questa crescente pressione concorrenziale delle economie emergenti non si fondi su strategie di crescita impostate pesantemente sul protezionismo per promuovere le esportazioni e discriminare le importazioni. Si sono infatti osservate tendenze a un uso indebito degli ostacoli non tariffari agli scambi, dei sussidi nascosti, degli appalti pubblici discriminatori, dei trasferimenti forzati di tecnologia, dei tassi di cambio forzosi, associati ad una scarsa attenzione per la protezione sociale e ambientale. È quindi essenziale continuare a seguire attentamente tali interventi pubblici che distorcono la concorrenza e adottare interventi appropriati. La strategia UE di accesso ai mercati è uno strumento importante per affrontare i diversi tipi di barriere commerciali cui le imprese europee si trovano confrontate nei mercati dei paesi terzi. Nel rafforzarla si dovrà riservare un'attenzione particolare ad aspetti quali gli appalti pubblici, gli investimenti esteri diretti e le restrizioni alle esportazioni di materie prime. Analogamente, una protezione ed una difesa vigorose dei diritti di proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche nei paesi terzi rivestono un’importanza fondamentale per consentire alle imprese europee, e segnatamente a quelle che operano in settori innovativi, di accedere ai mercati di tali paesi riuscendo ad esser concorrenziali.

Gli strumenti di difesa commerciale sono anch'essi essenziali per la protezione dell'industria UE da pratiche sleali. Essi vanno resi più accessibili, soprattutto per le PMI. Più in generale si dovrebbe perseverare negli sforzi volti ad applicare, monitorare e far rispettare gli accordi multi e bilaterali stipulati.

Nell'economia moderna, caratterizzata da intensa interazione, il successo dipende dalla capacità delle imprese di accedere ai mercati internazionali e di valorizzare le catene di valore globali . L'attuale sistema basato su regole multilaterali, che offre buone prospettive per un'efficace applicazione delle regole e per la risoluzione delle controversie, sarebbe estremamente utile a tal fine, come lo sarebbe anche una maggiore convergenza su scala mondiale dei regolamenti e delle norme attinenti agli scambi di beni e servizi che andrebbe estesa e rafforzata. Questo sistema multilaterale andrebbe inoltre integrato da accordi regionali e bilaterali. Si dovrebbero affrontare nuovi ambiti tra cui la politica della concorrenza, gli aiuti di Stato e gli investimenti esteri diretti.

In ambito regolamentare si avverte con particolare urgenza la necessità di regole e norme compatibili a livello mondiale per quanto concerne i beni di scambio, i servizi e le tecnologie emergenti . La definizione di regole e norme dovrebbe basarsi sui principi della migliore amministrazione e risultare quindi quanto più efficace possibile sul piano dei costi. L'obiettivo ultimo è di pervenire, ogniqualvolta possibile, alla convergenza delle regole e delle norme a livello internazionale. Ove ciò non sia possibile si dovrebbe fare ricorso ai meccanismi offerti dall'accordo sugli ostacoli tecnici agli scambi (accordo TBT), stipulato in sede OMC. Nei dialoghi normativi bilaterali con i principali partner l'UE farà inoltre in modo di prevenire la creazione di nuovi ostacoli non tariffari e di promuovere buone pratiche normative.

Nel caso in cui la legislazione europea impone requisiti in tema di tracciabilità questi contribuiscono ad assicurare la qualità e la sicurezza dei prodotti e si applicano sia ai prodotti importati che a quelli fabbricati nell'UE. In certi casi l'UE può ritenere utile proporne l'estensione ai nostri partner commerciali. L'UE ha anche un interesse particolare a perseguire una più stretta integrazione economica con i paesi vicini per il tramite della politica europea di vicinato. Gli accordi sulla valutazione della conformità e l'accettazione (ACAA) basati sull'allineamento con l'UE contribuiscono a garantire la libera circolazione delle merci. Una più stretta integrazione economica dei paesi vicini in certi ambiti del mercato unico può recare vantaggi concreti ad entrambe le parti e rafforzare scambi ed investimenti. L'UE destinerà inoltre una quota maggiore dei finanziamenti disponibili in forza dello strumento europeo di vicinato e partenariato al rafforzamento delle capacità professionali ed alla buona gestione dell'economia nei paesi partner.

L'internazionalizzazione della catena di valore e d’approvvigionamento presenta notevoli potenzialità di crescita, ma anche sfide particolari per le PMI. Attualmente soltanto il 25 % delle PMI esporta verso mercati esteri, interni o esterni all'UE che siano[9]. Per aiutare le PMI a diventare internazionali esse hanno bisogno delle informazioni giuste e di aiuto sui mercati esterni all'UE. Alcuni Stati membri e alcune organizzazioni commerciali offrono già questo tipo di aiuto, ma permane un considerevole potenziale di maggiori sinergie tra quanto fatto da UE, Stati membri e queste organizzazioni. La rete Enterprise Europe Network ha già svolto un ruolo importante di mentore e mediatore della cooperazione commerciale internazionale, soprattutto con i paesi del Mediterraneo, e l’assistenza internazionale che essa fornisce alle PMI andrebbe ulteriormente sviluppata. Prendendo le mosse dall'esperienza fatta con il China SME IPR Helpdesk la Commissione rafforzerà ulteriormente il sostegno alle iniziative di protezione e difesa dei diritti di proprietà intellettuale, dedicando particolare attenzione ai mercati di altri paesi terzi di rilievo. Per quanto concerne le inchieste di difesa commerciale si terrà conto della situazione specifica delle PMI in quanto importatrici, utilizzatrici, parti lese o esportatrici.

La Commissione:

- una volta conclusi i negoziati, ma prima della loro ratifica, preparerà per il Consiglio e per il Parlamento un'analisi economica delle conseguenze che gli accordi proposti possono avere per l'UE;

- produrrà in tempo per il Consiglio europeo di primavera un rapporto annuale sugli ostacoli a scambi ed investimenti, in cui esporrà iniziative "oltre confine" e pratiche di politica industriale e identificherà gli obiettivi prioritari della strategia di accesso ai mercati nonché gli interventi miranti a gar antire il rispetto delle regole (a partire dal 2011);

- svilupperà iniziative di cooperazione normativa internazionale al fine di incitare i nostri principali partner commerciali ad aderire agli accordi internazionali nuovi o esistenti e di sviluppare regole e norme compatibili a livello mondiale. In proposito, i nostri accordi commerciali dovrebbero promuovere anche l'uso da parte dei nostri partner delle regole e norme internazionali nonché di procedure di valutazione di conformità che non ostacolino gli scambi;

- perseguirà un'integrazione economica più stretta con i paesi vicini, estendendo i vantaggi del mercato unico europeo in aree selezionate grazie alla politica europea di vicinato e attribuirà un più alto grado di priorità alle istituzioni del mercato ed alla buona amministrazione dell'economia nei rapporti con i partner di sviluppo (comunicazione sul commercio e lo sviluppo, inizio 2011);

- presenterà una strategia di sostegno all'internazionalizzazione delle PMI corredata di iniziative concrete che prendano le mosse dagli orientamenti delineati nello Small Business Act (comunicazione nel 2011);

- ove opportuno integrerà nelle proposte dalla Commissione requisiti di tracciabilità per i paesi terzi.

La Commissione invita il Consiglio e il Parlamento a:

- accelerare l'adozione della proposta della Commissione sull'indicazione del paese d'origine di determinati prodotti importati da paesi terzi.

6.2 Garantire l’accesso alle materie prime ed ai prodotti d’importanza critica

Un accesso alle materie prime sicuro, a prezzi accettabili, affidabile e scevro da distorsioni riveste un’importanza fondamentale ai fini della concorrenzialità industriale, dell’innovazione e dell’occupazione. La questione della sicurezza degli approvvigionamenti si pone non tanto in termini di dipendenza dalle importazioni, quanto piuttosto di livello di diversificazione delle fonti d’approvvigionamento e di affidabilità dei fornitori, indipendentemente dalla loro ubicazione. Al buon funzionamento dei mercati globali di materie prime e prodotti di base spetta un ruolo fondamentale nel garantire un’allocazione efficiente delle risorse mondiali e nel render possibile il progresso tecnologico. Le oscillazioni di breve periodo di tali prezzi tuttavia rendono necessario tutelarsi contro i rischi di natura concreta; nel contempo l’affermarsi dei paesi cui fanno capo i mercati emergenti sul piano dell’economia mondiale ha inasprito la concorrenza globale per tali risorse.

Per far fronte a tali problematiche la Commissione ha segnatamente varato nel novembre 2008 l’ iniziativa Materie prime nonché, nel giugno 2010, un'analisi dettagliata della domanda di materie prime d’importanza critica e della loro potenziale scarsità. Queste iniziative hanno preparato il terreno per una strategia UE delle materie prime che dia risalto al concetto di “catena del valore aggiunto” e continui a seguire l’impostazione dei tre pilastri mirante a i) garantire condizioni di parità tra gli operatori per quanto riguarda l’accesso a risorse situate in paesi terzi; ii) promuovere l’approvvigionamento sostenibile in materie prime provenienti da fonti europee, e iii) ridurre il consumo delle materie prime primarie stimolando un impiego efficiente delle risorse e promuovendone il riciclo.

A livello multilaterale occorrono nuove norme ed accordi che rendano possibili sul piano internazionale una gestione sostenibile dell’accesso alle materie prime e del loro sfruttamento, come pure interventi operativi per affrontare le restrizioni alle esportazioni e limitazioni ingiustificate delle attività estrattive da parte di paesi terzi, in particolare laddove si tratti di partner strategici e paesi africani. Un’applicazione vigorosa della vigente disciplina UE della concorrenza nei casi di accordi anticoncorrenziali o di concentrazioni d’imprese che siano tali da porre a repentaglio l’accesso alle materie prime risulta parimenti d’importanza cruciale. Sussiste altresì la necessità di promuovere tecnologie estrattive e di lavorazione atte a favorire l’impiego efficiente delle risorse, il riciclo, il ricorso ad alternative ed un maggiore impiego di materie prime rinnovabili così da ridurre la dipendenza critica dell'Unione da materie prime primarie e migliorare il bilancio economico, tra l’altro facendo maggiore ricorso a materie prime secondarie (rottami), alle esportazioni in paesi terzi di apparecchiature elettroniche diventate obsolete ed autoveicoli, all’applicazione del regolamento sulle spedizioni di rifiuti ed infine al reimpiego od al riciclo di prodotti e materiali basati su norme di minima definite di comune accordo. Occorre altresì realizzare un contesto favorevole ad un approvvigionamento e ad una gestione sostenibili delle materie prime a livello d’Unione dando impulso ad un impiego efficiente delle risorse disponibili nell'Unione stessa, al riciclo ed all’uso di materiali alternativi. Per promuovere maggiori investimenti nella scoperta di nuovi giacimenti di materie prime si può far ricorso allo scambio delle pratiche ottimali nel campo della programmazione del territorio e dello spazio marittimo e delle condizioni amministrative che disciplinano le attività di prospezione ed estrazione. I settori come quello alimentare, il reperimento concorrenziale in loco di materie prime sostenibili rientrano negli interventi della politica agricola UE.

La Commissione:

- presenterà una nuova strategia delle materie prime, che comprenderà proposte miranti a favorire l’instaurarsi di un contesto favorevole ad un approvvigionamento sostenibile in materie prime primarie provenienti da fonti situate sul territorio dell’Unione come pure ad un intensificarsi delle attività di riciclo ed all’impiego di materiali diversi in alternativa ad altre materie prime (2010).

7. PROMUOVERE LA MODERNIZZAZIONE DELL'INDUSTRIA

7.1 Un uso delle risorse e dell'energia ed un ciclo del carbonio più efficienti

L' industria europea deve accelerare il passaggio ad un'economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e da un impiego efficiente delle risorse. Valorizzando meglio risorse ed energia la lotta al cambiamento climatico ed una maggiore efficienza nell'uso delle risorse possono comportare riduzioni dei costi e dell’impatto ambientale. Provvedimenti in questo senso si dimostrano sempre più chiaramente indispensabili per garantire una crescita sostenibile, associata ad un’adeguata creazione di posti di lavoro, e per acquisire un vantaggio concorrenziale in risposta ad un'evoluzione mondiale caratterizzata da scarsità di risorse e da crescenti vincoli ambientali. L'imminente iniziativa faro sul passaggio ad un'Europa efficiente nell’impiego delle risorse definirà un quadro che consenta, stabilendo obiettivi ambiziosi ma anche raggiungibili, di svincolare la crescita economica dalle emissioni di carbonio e dall’impiego delle risorse. Si avverte parimenti la necessità di sviluppare iniziative specifiche in tema di efficienza energetica per valorizzare le potenzialità di risparmio energetico dei settori manifatturiero, dell’energia e dei trasporti. La tabella di marcia dell'UE per arrivare ad un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050, con tappe intermedie per il 2030, traccerà il cammino verso miglioramenti tecnologici e cambiamenti strutturali nei sistemi industriali, energetici e di trasporto che rivestono un’importanza critica al fine di stimolare l'innovazione, potenziare la crescita e l'occupazione e rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell'UE.

Occorre quindi una strategia concreta e realistica di lungo respiro per stimolare gli operatori industriali europei a compiere investimenti finalizzati a ridurre le emissioni di carbonio ed a fare un uso efficiente di energia e risorse . Sia il settore privato che quello pubblico devono fare il necessario nel campo della ricerca e dell’innovazione, aiutati in questo compito da una regolamentazione ambientale intelligente e radicata nel mercato applicata in modo efficace ed equo in tutto il mercato unico. Questo nuovo contesto regolamentare dovrà peraltro rispecchiare la necessità del passaggio ad un'economia che fa un impiego efficiente delle risorse tenendo contemporaneamente conto dei costi e degli oneri che tale passaggio potrebbe comportare. Occorre evitare ogni rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e gli altri potenziali svantaggi concorrenziali per l'industria UE per impedire la delocalizzazione della produzione e dell'occupazione verso paesi terzi. Nel contesto dei negoziati internazionali sul clima l'UE si sta adoperando per migliorare le dimensioni e l'efficacia dei mercati internazionali del carbonio e stimolare flussi d’investimenti internazionali in attività di R&S e innovazione nel campo delle tecnologie a basse emissioni di carbonio. L'UE sta sviluppando inoltre politiche atte a ridurre i costi delle strategie climatiche ed energetiche a lungo termine mediante grandi progetti in tema di cattura e immagazzinamento di CO2 e progetti innovativi nel campo delle energie rinnovabili.

Nel quadro di piani nazionali d'azione per l'efficienza energetica tutti gli Stati membri hanno realizzato iniziative miranti ad aiutare le imprese a ridurre la loro intensità energetica. Alcuni stati membri hanno anche sviluppato piani d’azione concreti per incoraggiare le eco-tecnologie e/o migliorare i risultati conseguiti da specifici settori sotto il profilo ambientale. A tutt’oggi però solo pochi Stati membri hanno sviluppato strategie più generali per favorire un impiego efficiente delle risorse.

In un contesto di regolamentazione intelligente, su scala dell'insieme dell’economia l’efficienza nell’impiego delle risorse può conferire maggiore concorrenzialità all'industria UE permettendo nel contempo di conseguire gli obiettivi d’indole ambientale. La legislazione dev'essere prevedibile e proporzionata e deve assicurare la certezza del diritto di cui si ha bisogno per gli investimenti di lungo periodo. I nuovi interventi operativi dovrebbero incoraggiare l'innovazione e tener conto dell'efficacia sul piano dei costi vista nell'intero ciclo di vita, del ciclo degli investimenti e delle decisioni d'acquisto delle imprese e dei consumatori. Facendo uso di una regolamentazione intelligente e lungimirante dovrebbe essere possibile conciliare la realizzazione delle ambizioni sul piano ambientale con gli obiettivi in tema di politica industriale. Le politiche ambientale e industriale devono andare di pari passo. Un'attenta valutazione dell'impatto economico e sociale della legislazione ambientale e degli altri costi e benefici per la società sono parte integrante della valutazione d'impatto che correda le iniziative della Commissione sul piano normativo, altrettanto andrebbe fatto a livello degli Stati membri. In tal modo la regolamentazione ambientale può svolgere una funzione benefica nel promuovere innovazione e sviluppo industriale invece di ostacolarli.

In tale contesto la politica industriale sostenibile dell'UE si concentra esplicitamente sulle possibilità di crescita sostenibile e di creazione di posti di lavoro perseguibili in concomitanza del passaggio ad una maggiore efficienza nell'impiego delle risorse nell'arco in tutto il settore industriale. Altre iniziative riguardano una politica di prodotto incentrata su una prospettiva che ne consideri l'intero ciclo di vita, andando al di là della semplice fase di produzione e faccia uso di strumenti quali la direttiva sulla progettazione ecocompatibile, l'etichettatura energetica degli elettrodomestici e il marchio europeo di qualità ecologica (Ecolabel). È anche essenziale incoraggiare le iniziative adottate volontariamente dall'industria nonché una più ampia adozione di pratiche ottimali di gestione ambientale grazie al sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) e ad ISO14001. Un attento monitoraggio dei progressi compiuti contribuirà a misurare i progressi realizzati e ad identificare eventuali carenze.

Per sviluppare il mercato interno di beni e servizi a carattere ambientale l’Unione deve garantire che tale mercato sia equo e trasparente nonché atto a remunerare l’innovazione migliorando i regimi di normazione e certificazione, applicando in modo più armonizzato la normativa esistente (per esempio la direttiva quadro sui rifiuti), ricorrendo in maggior misura ad appalti pubblici "verdi" e sviluppando la direttiva sulla progettazione ecocompatibile oltre all'inclusione di tali aspetti negli accordi di libero scambio.

Per riuscire ad aggirare i vincoli derivanti dalla scarsità globale di risorse anche ambientali occorrerà che numerose tecnologie di punta abbiano successo sui mercati mondiali. Nel breve-medio termine spetterà tuttavia all’innovazione più graduale, ma applicata su scala massiccia, il compito di fornire i risultati che contano. Si dovrà in particolare adottare un approccio innovativo alle tecnologie ambientali, sulla falsariga di quelli adottati per le tecnologie abilitanti critiche e per il Piano strategico per le tecnologie energetiche (Piano SET). Il futuro piano d’azione per l’ecoinnovazione porrà in atto gli strumenti per identificare requisiti per lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie ambientali aventi carattere cruciale, coordinamento e cooperazione più stretti tra UE e Stati membri nello sviluppo e nell'applicazione di queste tecnologie e sensibilizzazione sulle potenzialità delle stesse. Agli ostacoli che intralciano l’attività transfrontaliera delle imprese si farà fronte definendo un adeguato quadro regolamentare e garantendo un’applicazione più omogenea della normativa esistente.

La Commissione:

- in linea con l'imminente ruolino di marcia UE per un'economia a basse emissioni di carbonio entro il 2050, svilupperà le strategie industriali a lungo termine e le iniziative necessarie per coadiuvare il passaggio ad un'economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio ed un impiego efficiente delle risorse e dell'energia;

- seguirà attentamente quanto fatto nel campo della concorrenzialità sostenibile, in particolare le iniziative adottate volontariamente dall'industria dell'UE finalizzate a garantire un impiego sostenibile delle risorse;

- rivedrà la strategia di consumo e produzione sostenibili/la strategia industriale sostenibile e contemplerà l'eventuale estensione a nuovi prodotti della direttiva sulla progettazione ecocompatibile (2012);

- varerà un piano d'azione sull'ecoinnovazione per assicurare la commercializzazione e lo sviluppo di tecnologie ambientali critiche.

Gli Stati membri sono invitati a:

- promuovere un più stretto coordinamento tra le politiche volte a stimolare le tecnologie ambientali nell’intento di massimizzare le sinergie e le complementarità nel loro impiego, compresi interventi per stimolare la domanda, in particolare nel campo dell'ecoinnovazione.

7.2 Sovraccapacità strutturali

Un'importante priorità della nuova politica industriale deve consistere nell'aiutare l'industria UE a riprendersi rapidamente dalla crisi economica e operare gli adeguamenti del caso. Il manifestarsi di sovraccapacità strutturali in alcuni settori esige in particolare risposte ad hoc a livello d’impresa, che vanno dal passaggio a nuovi modelli aziendali e prodotti alla esplicita uscita dal mercato. La responsabilità primaria della ristrutturazione diretta a garantire concorrenzialità e sopravvivenza future ricade su imprese e parti sociali poiché, come l'esperienza insegna, l'adattamento strutturale indotto dalla concorrenza è il più rapido e il più efficace.

Gli orientamenti in materia di salvataggio e aiuti alla ristrutturazione permettono di concedere aiuti soltanto se producono una ristrutturazione atta a ripristinare nel lungo periodo la capacità dei beneficiari di autosostentarsi senza un supporto ulteriore, se assicurano un contributo appropriato del beneficiario ai costi della ristrutturazione e se vi si affiancano provvedimenti per affrontare il problema delle risultanti distorsioni di concorrenza. Gli insegnamenti tratti dalla crisi serviranno per la revisione degli orientamenti per gli aiuti al salvataggio e alla ristrutturazione.

Gli Stati membri devono inoltre contribuire alla ridistribuzione della manodopera nell'ambito di un sistema di flessicurezza. Un approccio anticipativo e una migliore gestione delle ristrutturazioni aiuterebbero lavoratori e imprese ad adattarsi alle trasformazioni rese necessarie da questioni di sovraccapacità oltre che da modernizzazione e adattamenti strutturali. L'attuale disciplina in materia di aiuti di Stato offre agli Stati membri ampie possibilità per avvalersi degli aiuti di Stato al fine di accompagnare il cambiamento, ad esempio sostenendo attività di formazione o di R&S&I o stimolando i capitali di ventura. A livello europeo il Fondo regionale e il Fondo di coesione possono stimolare gli investimenti e l'innovazione per aumentare la resilienza delle economie locali. Il FESR si è concentrato in misura crescente sugli investimenti che agevolano la progressione lungo la catena di valore da parte sia dei settori hi-tech che di quelli tradizionali mediante investimenti in R&S, innovazione e TIC, mentre il Fondo di coesione privilegia in particolare gli investimenti riguardanti obiettivi prioritari UE nel campo dei trasporti, atti a migliorare l'accessibilità fisica nonché le infrastrutture a carattere ambientale degli Stati membri meno sviluppati. Tali investimenti aiutano le regioni a sviluppare proprie nicchie innovative in base ad una specializzazione intelligente.

Un ampliamento del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione potrebbe inoltre migliorare la capacità degli Stati membri e delle regioni di gestire le conseguenze della crisi e contribuirebbe a provvedimenti attivi sul mercato del lavoro, quali ad esempio corsi di riqualificazione professionale per i lavoratori licenziati.

La dirigenza delle aziende ed i rappresentanti dei lavoratori sono i soggetti cui incombe in prima linea il compito di concordare strategie di ristrutturazione a livello di azienda. Tali ristrutturazioni dovrebbero essere accompagnate da interventi di contorno per evitare un inasprimento della situazione sociale e promuovere lo sviluppo di nuove competenze e la creazione di posti di lavoro, evitando così licenziamenti massicci e il declino di intere regioni oppure la delocalizzazione di intere industrie e facilitando invece la riconversione industriale e professionale. La CES, Business Europe, il CEEP e l'UEAPME hanno concordato nel 2003 "Orientamenti di riferimento per la gestione dei cambiamenti e delle loro conseguenze sociali" (Orientations for reference in managing change and its social consequences). Questi orientamenti vanno rivisti per integrare le conoscenze successivamente acquisite sulle migliori modalità per giocare d'anticipo sulla ristrutturazione e meglio gestirla e per tener conto dell'esperienza tratta dalla crisi economica e finanziaria. Orientamenti aggiornati in tema di ristrutturazione possono risultare estremamente utili per rafforzare la capacità delle imprese e della forza lavoro di adattarsi a un contesto economico in rapido mutamento.

La Commissione:

- rivedrà il sostegno comunitario per la reintegrazione dei lavoratori licenziati in nuovi posti di lavoro anche nel contesto della revisione del regolamento del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) (2011);

- avvierà una consultazione delle parti sociali europee in merito a un quadro europeo per la ristrutturazione (2011);

- riesaminerà gli orientamenti per il salvataggio e la ristrutturazione stabiliti per gli aiuti pubblici (2011);

- soste rrà Stati membri e regioni mediante la politica di coesione per quanto concerne la diversificazione delle industrie esistenti, il miglioramento della capacità industriale, lo stimolo degli investimenti e dell'innovazione così da dare nuovo impulso alle economie locali e accrescerne la resilienza;

- presenterà proposte per accelerare l e operazioni dei Fondi strutturali europei e meglio definirne gli obiettivi nel contesto della Quinta relazione sulla coesione (2010) e del nuovo Quadro normativo sulla politica di coesione (2011).

7.3 Costruire sulla responsabilità sociale delle imprese

La responsabilità sociale delle imprese può contribuire alla concorrenzialità e alla sostenibilità dell'industria europea. Essa alimenta la fiducia nelle imprese, fattore importante per determinare un contesto imprenditoriale in cui l'industria può prosperare. La crisi finanziaria ha dimostrato che occorre un nuovo approccio per garantire un equilibrio tra la massimizzazione dei profitti nel breve termine e la creazione di valore sostenibile nel lungo periodo. Le imprese europee devono prendere in considerazione il contributo che forniscono allo sviluppo sostenibile e alla creazione di posti di lavoro e devono tener presenti gli interessi dei lavoratori e dei cittadini su cui si ripercuotono le decisioni imprenditoriali. Una solida etica imprenditoriale e valori ben radicati possono agevolare il superamento della crisi.

La responsabilità sociale delle imprese può conferire alle imprese europee un ruolo guida su mercati che attribuiscono un valore sempre crescente agli aspetti sociali e ambientali. L'industria dell'UE ha già varato diverse iniziative rilevanti finalizzate a garantire la sostenibilità nell’impiego delle risorse, tra cui l'iniziativa Responsible Care dell'industria chimica, l'iniziativa di e-sostenibilità globale e la Materials Stewardship Policy del Consiglio internazionale sull'estrazione di minerali e metalli (ICMM).

Il fatto d’incoraggiare la crescita sostenibile esige che si diano ai consumatori le informazioni di cui hanno bisogno per acquistare beni e servizi ecocompatibili. Tra tali informazioni vi dovrebbero essere quelle riguardanti l’impronta ecologica di prodotti e servizi. La Commissione lavorerà su una metodologia europea comune per valutare gli impatti ambientali dei prodotti di consumo in base all'analisi del ciclo di vita e di criteri oggettivi.

La Commissione:

- presenterà una nuova politica in tema di responsabilità sociale delle imprese che affronti questioni d’attualità come ad esempio le imprese e i diritti umani oppure la pubblicazione, da parte delle imprese, d'informazioni attinenti all'ambiente, alla società, all'occupazione e agli orientamenti di gestione (2011);

- monitorerà le iniziative adottate volontariamente dall'industria dell'UE finalizzate alla sostenibilità nell’impiego delle risorse (a partire dal 2011);

- esaminerà entro il 2012 l'eventualità di un'iniziativa sull'impronta ecologica dei prodotti.

8. LA DIMENSIONE SETTORIALE — UN APPROCCIO MIRATO

Poiché tutti i settori sono importanti la Commissione continuerà ad applicare un approccio mirato ad ognuno di essi. Per determinati tipi di settori sarebbe opportuno adottare alcune iniziative specifiche:

- una politica industriale settoriale dello spazio basata sulle nuove competenze conferite dal trattato di Lisbona;

- l'industria automobilistica e quella dei mezzi di trasporto svolgeranno un ruolo importante nello sviluppo di soluzioni per la mobilità sostenibile ;

- settori estremamente promettenti in quanto suscettibili di rispondere alle altre sfide sociali del futuro in tema di cambiamento climatico, salute e sicurezza (ad esempio assistenza sanitaria, beni e tecnologie ambientali, industrie fornitrici di energia e industrie della sicurezza);

- settori in cui è particolarmente importante tener conto della catena di valore ( ad esempio industria chimica, ingegneristica, fabbricanti di veicoli industriali, l'agroalimentare e i servizi alle imprese);

- settori ad alta intensità energetica esposti alla concorrenza internazionale, che hanno bisogno di mercati energetici concorrenziali tali da offrire condizioni quadro favorevoli per poter prosperare nell'UE (accesso a forniture energetiche e materie prime a prezzi concorrenziali, condizioni eque di concorrenza sul mercato mondiale, ecc.).

Il tema centrale di tutte le iniziative e di tutti i progetti di dimostrazione menzionati nel seguito è la promozione dell'innovazione industriale. Effettivamente per garantire una concorrenzialità sostenuta dell'industria europea e di tutti i suoi settori è indispensabile che l'industria migliori la sua capacità d'innovare. In tale contesto l'innovazione va intesa in senso lato, vale a dire trascendendo gli aspetti puramente attinenti alle tecnologie e comprendendo anche i modelli aziendali e organizzativi. Tutti i settori devono migliorare le loro prestazioni in fatto d’innovazione, che si tratti tanto di settori tradizionali o di basso livello tecnologico quanto di settori nuovi ad elevato contenuto di tecnologia. Interventi pubblici di sostegno sono da prevedere nei casi in cui il mercato da solo non riesca a produrre i risultati auspicati. Tali azioni verranno condotte facendo uso delle risorse finanziarie disponibili.

8.1 Lo spazio: un volano dell'innovazione e della concorrenzialità al servizio dei cittadini

L'industria spaziale è un'industria ad alta tecnologia, ad alto rischio e ad alta intensità d'investimento. Essa è pesantemente sovvenzionata in tutti i paesi dotati di tecnologia spaziale nei quali è legata essenzialmente a programmi istituzionali. L'Europa possiede già una grande industria spaziale ad alta tecnologia che offre una parte significativa delle forniture commerciali su scala mondiale per la fabbricazione e il lancio di satelliti e i servizi correlati. L'industria europea fornisce sistemi e servizi nel campo delle telecomunicazioni, della navigazione e dell'osservazione terrestre che garantiscono sicurezza all'UE, affrontano importanti sfide sociali quali il cambiamento climatico, e danno impulso alla concorrenzialità delle industrie europee.

In un contesto sempre più concorrenziale e con l'emergere di nuove potenze spaziali l'Europa ha bisogno di valorizzare i risultati finora ottenuti per dar vita a una base industriale solida ed equilibrata. La politica europea in materia d'industria spaziale dovrebbe coprire l'intera catena delle forniture, comprese le PMI, per assicurare una maggiore concorrenzialità internazionale e l'indipendenza in settori strategici (come i vettori) e dovrebbe inoltre consentire lo sviluppo di un mercato per i prodotti e servizi spaziali, in particolare i nuovi servizi via satellite del GNSS (sistema globale di navigazione satellitare), del GMES (monitoraggio globale dell'ambiente e sicurezza) e delle infrastrutture di comunicazione satellitari.

La politica spaziale è guidata da tre grandi imperativi: sociale (i vantaggi per il benessere dei cittadini che si possono trarre dall'esplorazione e dall'utilizzazione dello spazio), economico (lo spazio genera conoscenze ed è un volano dell'innovazione) e strategico (lo spazio contribuisce alla proiezione dell'Unione europea in quanto attore globale).

L'articolo 189 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea conferisce una competenza condivisa all'Unione in tema di politica spaziale con l'obiettivo specifico di promuovere il progresso tecnico e scientifico, la competitività industriale e l'attuazione delle sue politiche.

Per raggiungere tali obiettivi valorizzando gli investimenti fatti e massimizzando le potenzialità innovative dello spazio la Commissione porterà avanti la realizzazione di Galileo/EGNOS (servizio europeo di copertura per la navigazione geostazionaria) e di GMS nonché delle iniziative in tema di spazio e sicurezza.

Galileo /EGNOS e GMES sono programmi ormai invalsi il cui completamento e la cui continuazione al di là del 2013 saranno oggetto di proposte legislative nel 2011 in linea con il quadro finanziario pluriennale. La Commissione ribadisce il suo impegno a completare la costellazione Galileo e a porre in atto un nuovo sistema per la sua amministrazione.

GMES è il principale contributo spaziale dell'Unione volto ad affrontare il cambiamento climatico . Occorre quindi completare le infrastrutture di osservazione spaziale destinate al monitoraggio delle terre, degli oceani, dell'atmosfera e della qualità dell'aria e che costituiscono una risposta alle emergenze e uno strumento di sicurezza, al fine di produrre risultati in linea con la funzione "cambiamento climatico" di GMES.

Le applicazioni spaziali sono uno strumento essenziale per la sicurezza dei cittadini . Questo bisogno di sicurezza dell'Unione può essere soddisfatto facendo leva sulle capacità nazionali usate in modo coordinato ovvero sviluppando capacità comuni. L'Unione deve rafforzare la sua partnership con gli Stati membri per assicurare che nell'esecuzione dei compiti di sicurezza non si trovi a dipendere dalle risorse di paesi terzi e garantire la continuità delle missioni intraprese dagli Stati membri stessi.

Le infrastrutture spaziali sono infrastrutture critiche che contribuiscono alla sicurezza dei cittadini e al loro benessere. Esse devono essere protette da rischi come quelli determinati dai frammenti dispersi nello spazio o dalle radiazioni solari. Le attuali capacità di protezione di cui dispongono gli Stati membri devono essere sviluppate in modo da stabilire un valido sistema europeo di conoscenza della situazione dello spazio . L'Unione dovrebbe definire l'organizzazione e l'amministrazione di tale sistema tenendo conto della sua natura duale e della necessità di assicurarne un utilizzo sostenibile.

Lo spazio è una componente importante della politica di ricerca e innovazione dell'Unione. Il sostegno alla ricerca spaziale verrà definito nell'ambito della preparazione del prossimo programma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico.

Quello delle comunicazioni satellitari è un settore spaziale chiave da un punto di vista sia economico sia tecnologico. Esso contribuisce all'agenda digitale per l'Europa e in particolare aiuta a colmare il divario della banda larga. La proposta della Commissione relativa alla politica in materia di spettro radio costituisce un passo importante in tale direzione.

Per attuare questi interventi si deve porre in atto un sistema migliorato di gestione . In primo luogo, l'Unione europea deve rafforzare il partenariato con gli Stati membri e, in linea con l'articolo 189 del trattato, coordinare gli sforzi necessari per l'esplorazione e lo sfruttamento dello spazio. In secondo luogo, il trattato di Lisbona impegna l'Unione a instaurare "tutti i collegamenti utili con l'agenzia spaziale europea". Il crescente coinvolgimento dell'Unione europea nello spazio richiede un riesame dei suoi rapporti con l'ESA e quindi una graduale evoluzione dell'ESA stessa. In terzo luogo, si deve assicurare un maggiore coordinamento tra i programmi UE e tra questi e i programmi dell'ESA e degli Stati membri.

Si deve prestare la debita attenzione all'aspetto della cooperazione internazionale che è essenziale in tema di spazio, comprese le sue potenzialità di sviluppo, segnatamente per l'Africa.

La Commissione:

- proporrà nel 2011 delle misure per attuare le priorità della politica spaziale sulla base dell'articolo 189 del TFUE;

- perseguirà una politica industriale dello spazio sviluppata in stretta collaborazione con l'agenzia spaziale europea e gli Stati membri.

8.2 La mobilità sostenibile

Il fatto di sviluppare e applicare tecnologie per veicoli puliti e che facciano un uso efficiente dell'energia rappresenta un’occasione per influenzare in modo significativo le emissioni di gas a effetto serra nonché l'inquinamento atmosferico e quello acustico, oltre che per consolidare la preminenza dell'Europa nel settore automobilistico. Occorrerà trascendere la strategia annunciata nell'aprile 2010[10] provvedendo finanziamenti sostanziali per investimenti infrastrutturali come pure progetti pilota volti a dimostrare la validità dell'innovazione tecnologica in città e regioni specifiche. La posizione di punta dell’industria europea in settori tecnologici chiave dovrà essere ulteriormente sviluppata, soprattutto per quanto concerne le tecnologie delle batterie ed i succedanei potenziali del litio. Occorrerà inoltre studiare le possibilità offerte da nuovi tipi di beni e servizi.

Il rapporto ELECTRA ha richiamato l'attenzione sulle potenzialità di sviluppo dei sistemi di accumulo di energia sul materiale rotabile e di supervisione automatica dei treni per aumentare in modo sostanziale l'efficienza energetica, anche mediante soluzioni ibride basate su motori diesel e un approccio sistemico alle tecniche di accumulo sul materiale rotabile nel caso della trazione elettrica. Il settore trarrebbe grandi benefici da maggiori investimenti in attività di ricerca, simulazione e collaudo delle tecnologie finalizzate ad un'ulteriore armonizzazione delle norme, sia nell'UE che al di fuori di essa. Quello dei treni ad alta velocità è un mercato che risente della forte concorrenza di paesi terzi. Una maggiore cooperazione tra le imprese europee per lo sviluppo di treni ad alta velocità potrebbe recare diversi vantaggi; è pertanto opportuno esaminare questa possibilità. Occorre in ogni caso garantire una concorrenza priva di distorsioni sul mercato europeo.

L'industria aerospaziale e alcuni comparti dell’ industria navale sono componenti dell'industria UE estremamente concorrenziali e affermate su scala mondiale. Occorrerà dunque accrescerne l'efficienza riducendone nel contempo l’impatto ambientale. L'iniziativa Clean Sky fornisce già un considerevole sostegno alle attività di ricerca ed innovazione nel campo degli aeromobili verdi. Occorreranno progressi continui per sviluppare aeromobili sempre meno inquinanti e navi a basse emissioni e per rispondere alle sfide ambientali. Ai primi posti dell'ordine del giorno si trovano attualmente i carburanti alternativi, l'attuazione della politica di cielo unico europeo e ulteriori iniziative per la riduzione del rumore degli aerei. Un'importante occasione commerciale per il settore navale dell'UE è dato dalla sua partecipazione alla costruzione e alla gestione di piattaforme eoliche offshore affidabili e delle relative navi appoggio.

La Commissione:

- proporrà una piattaforma d’intesa per veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico che riunisca rappresentanti degli Stati membri, dell'industria e di altre parti interessate per garantire investimenti infrastrutturali, compresi i progetti pilota, e varare iniziative di ricerca su tecnologie e materiali chiave (2012);

- avvierà un piano strategico per la tecnologia dei trasporti (2011), che comprenda un'iniziativa strategica sui sistemi di trasporto puliti e un pacchetto e-mobilità mirante ad accrescere efficienza e sicurezza nel settore dei trasporti;

- intraprenderà uno studio di fattibilità in merito a progetti dimostrativi sull'accumulo energetico nel materiale rotabile e sull'impiego di motori diesel in soluzioni ibride che consentano di effettuare progetti di dimostrazione e di ricerca avanzata per accrescere l'efficienza energetica e rafforzare la concorrenzialità (invito a presentare proposte nel 2012/13).

8.3 Affrontare le problematiche con ripercussioni di rilievo per la società

Le industrie UE connesse al settore farmaceutico e sanitario, compreso il comparto dei dispositivi medicali, sono ai primi posti nella graduatoria mondiale e svolgono un ruolo essenziale nel mettere a punto nuovi trattamenti e nuovi medicinali, migliorando così la salute e la qualità della vita dei cittadini dell'UE, in particolare degli anziani. In tale contesto occorre istituire una partnership pubblico/privato basata sulla responsabilità sociale delle imprese per rendere più rapidamente accessibili medicinali e trattamenti e assicurare una maggiore trasparenza, ricompensando nel contempo l'innovazione così da garantire una maggiore concorrenzialità del settore. L'iniziativa tecnologica congiunta sui medicinali innovativi costituisce una di queste partnership pubblico/privato, finalizzata a rendere più rapidamente disponibili medicinali più efficaci e sicuri. Una maggiore trasparenza e un migliore coordinamento tra i sistemi degli Stati membri per la fissazione di prezzi e rimborsi contribuirebbe ad evitare inutili ritardi nell'accesso al mercato e a migliorare il funzionamento del mercato interno dei medicinali. La Commissione avvierà inoltre un progetto pilota di partnership europea per l'innovazione sull'invecchiamento attivo e sano[11].

L'industria della sicurezza dell'UE si trova ad operare in un mercato interno estremamente frammentato e partendo da una base industriale debole. Le normative nazionali differiscono considerevolmente ed il mercato dei prodotti di sicurezza è estremamente diversificato e va dalle telecamere a sistemi complessi di scansione. Per fornire un sistema di sicurezza, fabbricanti, integratori di sistemi e fornitori di servizi devono lavorare a stretto contatto con i clienti. È essenziale sviluppare un sistema rapido per l'approvazione delle tecnologie prioritarie, in modo da compiere progressi sostanziali nel campo dell'armonizzazione, della normazione e del coordinamento degli appalti pubblici e da accelerare la ricerca sulle tecnologie della sicurezza aventi anche altri usi. Per quanto concerne quest'ultimo aspetto la Commissione si concerterà con l'Agenzia europea per la difesa.

Il settore dell’edilizia può recare anch'esso un importante contributo per far fronte al cambiamento del clima nonché alle problematiche con ripercussioni di rilievo per la società. La direttiva rivista sul risparmio energetico negli edifici fissa per l'Europa l'obiettivo ambizioso del passaggio entro il 2021 a edifici a consumo energetico prossimo allo zero e l’inasprimento delle prescrizioni in tema di consumo energetico degli edifici stabilirà nuove norme di riferimento. Si tratta di un'occasione da non perdere per il settore dell'edilizia e quello della ristrutturazione d’immobili.

Se i mercati dei prodotti biologici potessero giovarsi di un'elevata domanda e di un quadro giuridico favorevole potrebbero recare un contributo sostanziale alla trasformazione dell'UE in un'economia maggiormente sostenibile. Per incoraggiare l'impiego di materie prime rinnovabili ad uso industriale (ad esempio legno e carta, ma anche bioplastica, biolubrificanti, prodotti farmaceutici) e garantire la sostenibilità occorrono però i giusti strumenti legislativi e un contesto favorevole; l'innovazione tecnologica va inoltre stimolata mediante progetti dimostrativi e si devono sviluppare norme europee internazionali nel campo delle tecnologie. Vanno proseguite le attività in corso relative a etichettature specifiche dei prodotti (ad esempio etichettatura ecologica), documenti orientativi e reti di appalti pubblici.

La Commissione:

- svilupperà un processo per la sanità e i prodotti farmaceutici coinvolgendo gli Stati membri, l'industria e altri operatori sanitari per promuovere la responsabilità sociale dell'industria, migliorare l'accesso ai medicinali e rafforzare la concorrenzialità del settore farmaceutico. Per agevolare il funzionamento del mercato interno dei medicinali essa coglierà anche l'opportunità di rivedere la direttiva 89/105/CEE sulla trasparenza dei prezzi e sulle procedure di rimborso;

- presenterà un'iniziativa per l'industria della sicurezza, compreso un sistema rapido per l'approvazione delle tecnologie prioritarie, fisserà obiettivi in tema di armonizzazione e normazione e contemplerà la possibilità di appalti pubblici coordinati; la Commissione istituirà inoltre una piattaforma europea per la tecnologia della sicurezza e le tecnologie a duplice uso (a partire dal 2012);

- svilupperà una strategia per la concorrenzialità sostenibile del settore dell'edilizia in modo da garantire un contesto operativo appropriato per il mercato interno dei prodotti di costruzione e dei servizi, migliorare l’efficienza nell’impiego delle risorse e le prestazioni ambientali delle imprese edilizie nonché promuovere le abilità, l'innovazione e lo sviluppo tecnologico per far fronte ai nuovi bisogni della società e ai rischi climatici (2011);

- realizzerà condizioni propizie alla nascita di mercati impostati su prodotti biologici, migliorando la legislazione applicabile ed il contesto operativo per l'uso industriale di tali prodotti, promuovendo l'innovazione mediante progetti dimostrativi e sviluppando apposite norme europee ed internazionali (2012).

8.4 Rafforzare la concorrenzialità dell'UE lungo l’intera catena di valore

L'UE deve prestare maggiore attenzione alla catena di valore nell’industria manifatturiera. Come già detto, l'industria dipende sempre più dalle forniture di materie prime e di beni intermedi ed è anche strettamente legata al settore dei servizi all'industria che produce valore aggiunto e contribuisce alla progettazione e alla commercializzazione di nuovi beni e servizi. Questa nuova prospettiva richiede che s’imposti in modo diverso la politica industriale, tenendo maggior conto delle varie interrelazioni.

L'industria chimica costituisce un buon esempio del nuovo approccio da seguire. Nonostante la crisi economica l'industria chimica rimane estremamente concorrenziale ed è uno dei motori dell'industria manifatturiera dell'UE. È un importante operatore a livello internazionale cui fa capo il 24% del mercato mondiale, ma si trova ad affrontare la concorrenza sempre più accesa di Cina, India e Medio Oriente. Trattandosi di un'industria di prodotti intermedi il settore presenta enormi potenzialità per accrescere sia la concorrenzialità sia la resa ambientale di altre industrie a valle introducendo innovazioni nelle sostanze e nei materiali. Il gruppo ad alto livello sui prodotti chimici ha evidenziato tutta una serie di contributi potenziali che questa industria può fornire nel trovare soluzioni alle problematiche con ripercussioni di rilievo per la società cui l'UE deve far fronte, come ad esempio un maggior uso di materiali rinnovabili, un aumento dell'efficienza energetica, la riduzione del consumo d'acqua, ecc.

L'intera catena europea delle forniture alimentari si trova attualmente in una fase di adattamento in seguito al mutare delle preferenze dei consumatori, della scarsità delle risorse, di fattori demografici, sanitari e ambientali e delle preoccupazioni dei consumatori quanto alla sicurezza degli alimenti, alla salute e ai prezzi. L'industria agroalimentare europea è altamente concorrenziale e ad essa fanno capo il 2 % del PIL europeo e il 13,5 % dell'occupazione complessiva nell'industria. Essa deve però far fronte con urgenza alle problematiche di cui sopra e sormontare altresì gli squilibri in tema di potere di contrattazione tra produttori e dettaglianti del settore agroalimentare e migliorare l'efficienza dei sistemi delle forniture agevolandone la ristrutturazione.

L'industria tessile, dell'abbigliamento e dei pellami ha attraversato un cambiamento strutturale che nell'UE è durato più di vent'anni. Gli sviluppi tecnologici unitamente ai punti di forza tradizionali del design e della qualità finiscono ad arrivare anche su grandi mercati di consumo al di fuori del settore, come ad esempio quello degli indumenti sportivi e per il tempo libero, ovvero quelli dei prodotti e delle calzature di lusso. Di conseguenza si sta diffondendo sempre più la produzione di massa di prodotti personalizzati ( mass-customised ), il che apre nuove occasioni di mercato per l'industria europea. I prodotti specializzati ad alto valore aggiunto rappresentano già una parte sostanziale delle attività del settore ed una quota crescente della produzione e del valore aggiunto generato è destinata alla fornitura di soluzioni su misura ad altri settori come quello sanitario, del genio civile o aerospaziale. Notevoli sforzi compiuti in tema di R&S e innovazione hanno rafforzato il contenuto cognitivo e la sostenibilità del settore, rendendo così possibili gli sviluppi di cui sopra. È di fondamentale importanza promuovere nuovi concetti commerciali e le relative tecnologie di fabbricazione, mirando allo sviluppo di prodotti ad alto contenuto di design rispondenti alle esigenze degli utilizzatori nel settore tessile e dell'abbigliamento oltre che in altri grandi settori dei prodotti di largo consumo.

In particolare, le industrie culturali e creative sono importanti volani nell'innovazione economica e sociale in altri settori. Design, architettura e pubblicità svolgono un ruolo importante nel sostenere gli investimenti (ad esempio nel settore dell’edilizia), nelle nuove tecnologie di consumo, nella ricerca di soluzioni ecocompatibili e nell'economia digitale. Analogamente i servizi logistici e quelli per la mobilità stanno diventando sempre più importanti per sostenere catene di valore e consentire la produzione just-in-time . Una più stretta collaborazione tra tali industrie e i livelli decisionali di UE, Stati membri e amministrazioni regionali o locali valorizzerà il contributo di tali industrie all'economia nel suo complesso.

La Commissione:

- darà seguito ai lavori del Gruppo di alto livello sulla concorrenzialità dell'industria chimica, con particolare attenzione al contributo che esso può fornire aiutando a trovare soluzioni per far fronte a problematiche di’attualità con ripercussioni di rilievo per la società mediante partnership per l'innovazione;

- si avvarrà del Forum ad alto livello sull'industria alimentare per garantire un miglior funzionamento della catena d’approvvigionamento alimentare;

- proporrà iniziative strategiche dando seguito al Libro verde "Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare", tra le quali figurerà una comunicazione sugli aspetti chiave della concorrenzialità del settore della moda, il lancio di un'Alleanza europea delle industrie creative e un'Alleanza europea delle industrie mobili e per la mobilità in modo da riunire i livelli decisionali e i rappresentanti dell'industria (2011).

8.5 Affrontare i problemi delle industrie ad alta intensità energetica

L'Europa deve anche migliorare la sua concorrenzialità internazionale dimostrando di essere capace di accelerare il passaggio ad un'economia caratterizzata da basse emissioni di carbonio e che fa un impiego efficiente delle risorse nell'ambito di industrie ad alta intensità energetica quali quella siderurgica o quelle dei metalli non ferrosi, della carta e chimica. Ciò avverrà in collaborazione con l'imminente iniziativa faro sulla "efficienza nell'uso delle risorse" e il piano SET. Gli investimenti nella produzione con ridotte emissioni di carbonio conferiscono alle industrie ad alta intensità energetica la capacità di accrescere la propria concorrenzialità e di dipendere meno dai futuri prezzi dell'energia.

Alle industrie ad alta intensità energetica fa capo una parte rilevante della catena di valore nell'industria manifatturiera dell'UE; tali industrie sono all’avanguardia sul piano mondiale in fatto di efficienza energetica. Esse fanno parte integrante della catena di valore industriale e fabbricano una buona parte dei prodotti che hanno l'effetto di ridurre le emissioni di CO2. Per tali motivi le industrie ad alta intensità energetica devono trovare le condizioni per poter operare in modo concorrenziale nell'Europa del futuro. Ciò significa che si deve tener conto del rischio di emissioni incontrollate di carbonio da parte delle industrie ad alta intensità energetica anche nel contesto degli eventuali impatti indiretti legati agli aumenti dei prezzi dell'elettricità determinati dallo scambio di quote di emissione.

Attraverso le piattaforme tecnologiche e le iniziative Lead Market si stanno sviluppando nuove tecniche e tecnologie produttive a basse emissioni di carbonio per le industrie di lavorazione dei materiali caratterizzate da elevati consumi d’energia. Per garantire la diffusione tempestiva e la commercializzazione di queste innovazioni nei settori interessati occorrono però un contesto operativo adeguato e una maggiore collaborazione pubblico/privato.

La Commissione :

- procederà ad adattare le normative in tema di aiuti pubblici, prevedendo la possibilità di un'adeguata compensazione dei costi indiretti degli scambi di quote di emissione, come ad esempio quelli che gravano sui prezzi dell'elettricità, ed assicurando nel contempo condizioni eque sul mercato unico e il conseguimento degli obiettivi comunitari alla luce degli impegni internazionali in tema di riduzione delle emissioni;

- elaborerà un programma di basse emissioni di carbonio per un'industria sostenibile (SILC) per coordinare il contesto operativo nonché le attività di finanziamento, raccolta dati e d'altro tipo svolte dagli Stati membri per promuovere lo sviluppo e l'impiego delle tecnologie a basse emissioni di carbonio di concerto con il piano SET (a partire dal 2011);

- nel contesto delle discussioni sulle future partnership pubblico/privato nel campo della ricerca esaminerà l'opportunità di un'iniziativa per la riduzione delle emissioni di carbonio nelle industrie ad alta intensità energetica, organizzando incontri tra le piattaforme tecnologiche interessate e rappresentanti dell'UE e degli Stati membri così da garantire che le attività di R&S e le strategie di finanziamento e di diffusione delle tecniche di produzione a basse emissioni di carbonio siano di livello appropriato;

- promuoverà, di concerto con gli Stati membri e con gli operatori del settore, progetti dimostrativi e la diffusione di tecnologie produttive a emissioni ultrabasse di carbonio, comprese quelle finalizzate alla captazione e allo stoccaggio del carbonio in ambito industriale, facendo però sempre attenzione ad evitare distorsioni della concorrenza (2011-16);

- esaminerà ulteriormente, nel contesto della strategia Europa 2020, le opportunità di far agire ancora altri meccanismi di incentivazione dell'innovazione correlati al mercato del carbonio, in particolare per le aziende che sanno reagire più celermente.

8.6 Un approccio settoriale potenziato

Inoltre, la Commissione consulterà nel 2011 le parti interessate sul modo migliore di usare e rafforzare la dimensione industriale delle Iniziative tecnologiche congiunte e dei Partenariati europei per l'innovazione come annunciato nell'iniziativa "L'Unione dell'innovazione" nonché sulle priorità nel merito.

9. CONCLUSIONI: UNA NUOVA GESTIONE UE DELLA POLITICA INDUSTRIALE

Se nel breve termine la crisi economica e finanziaria ha orientato le politiche di concorrenzialità industriale verso interventi di salvataggio e recupero, in futuro l'attenzione dei livelli decisionali dovrà concentrarsi sulle sfide strutturali di lungo periodo, in particolare nell’intento di mantenere la concorrenzialità globale e di affrontare il cambiamento climatico, i problemi energetici, l'invecchiamento demografico, le questioni legate alle abilità e alle conoscenze. Nel contesto del consolidamento dei bilanci le strategie in tema di concorrenzialità non possono basarsi su grandi programmi di spesa, ma dovranno piuttosto vertere su riforme strutturali in campi quali il miglioramento del contesto imprenditoriale, la modernizzazione delle amministrazioni pubbliche, il miglioramento della capacità innovativa delle imprese o la promozione dell'efficienza energetica. Al tempo stesso occorrono interventi di accompagnamento per coadiuvare il cambiamento strutturale nelle e tra le industrie.

L'attuazione della nuova politica industriale richiede inoltre una gestione europea più efficace. I concetti di settori nazionali e d’industrie nazionali, caratterizzati da scarsa considerazione per interazioni con altri settori o con il resto del mondo, stanno perdendo rilevanza. Attualmente diventa sempre più importante identificare gli interessi industriali strategici dell'Europa: agli interventi nazionali non coordinati devono ora subentrare interventi europei coordinati .

Questa gestione europea migliorata e ambiziosa si articola su due assi:

- una visione globale e più coordinata del processo decisionale a livello europeo, che interessa anche la Commissione e le istituzioni europee, segnatamente Consiglio e Parlamento europeo. È essenziale migliorare il coordinamento e l'interazione delle diverse politiche aventi ripercussioni sulla concorrenzialità, tra cui anche la "prova di concorrenzialità" di cui alle nuove proposte;

- una più stretta cooperazione con gli Stati membri e un più attento monitoraggio dei risultati e della resa in termini di concorrenzialità degli interventi compiuti a livello europeo e di Stati membri. Nel contesto della strategia Europa 2020 è ora possibile far riferimento a tal fine al nuovo articolo 173 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea che tratta di politica industriale e contempla un più stretto coordinamento in tema di politica economica, e in particolare al nuovo "semestre europeo" che dovrebbe contribuire tra l'altro a meglio definire i programmi di riforma nazionali[12].

Nel contesto della strategia Europa 2020 la Commissione provvederà pertanto a rendicontare regolarmente le politiche dell'UE e degli Stati membri in tema di concorrenzialità e industria e i rispettivi risultati.

Giacché il contesto operativo per un'industria concorrenziale e sostenibile risulta in ampia misura definito a livello di Stati membri, il monitoraggio non dovrebbe effettivamente riguardare soltanto i risultati conseguiti sul piano della concorrenzialità ma anche le politiche perseguite per ottenerli, compresi fattori quali il contesto imprenditoriale, il sistema innovativo, le condizioni della concorrenza, le infrastrutture, l'efficienza delle amministrazioni pubbliche e i progressi compiuti sulla via dell'efficienza nell’impiego dell’energia e delle risorse. Una prima analisi dei risultati ottenuti dagli Stati membri sotto il profilo della concorrenzialità dimostra che vi sono ulteriori possibilità di migliorare la situazione. Questa analisi verrà ulteriormente raffinata per includervi una migliore copertura della sostenibilità industriale, in particolare alla luce dell'imminente iniziativa faro sull'efficienza nell'uso delle risorse. Il quadro politico a livello UE – la strategia Europa 2020 con le sue iniziative faro e l'articolo 173 TFUE sulla politica industriale – forniscono una panoplia di strumenti per incoraggiare gli Stati membri a intensificare gli sforzi per realizzare tali progressi, contribuendo così a rendere più concorrenziali l'industria e l'economia europee. La Commissione da parte sua intende avvalersi pienamente di tali strumenti.

Un riesame delle politiche industriali e imprenditoriali degli Stati membri potrebbe portare a mettere in comune le risorse disponibili e coordinarne meglio l’impiego; gli strumenti giuridici potrebbero inoltre venir resi più efficaci ai fini della produzione di reddito. Ciò risulta tanto più importante quanto più si riducono le risorse disponibili e quanto più ampi e frammentati sono diventati i contesti d’intervento negli ultimi decenni.

Questo tipo di monitoraggio verrà organizzato coinvolgendo il Consiglio "Competitività" e il Parlamento europeo e sarà ulteriormente sviluppato mediante esami tra pari e scambi di buone pratiche. Esso è pienamente in linea con la strategia Europa 2020.

I risultati diverranno parte del monitoraggio generale della strategia Europa 2020, ma con un'attenzione specifica per i risultati conseguiti dagli Stati membri in fatto di concorrenzialità e per la possibilità di un apprendimento reciproco. Ciò dovrebbe contribuire a sua volta a migliorare gli interventi nazionali, che vengono comunque passati in rassegna nell'ambito dei programmi di riforma nazionali[13].

I seguenti aspetti si prestano particolarmente bene allo scambio di prassi ottimali: la riduzione degli oneri amministrativi e l'attuazione della valutazione d'impatto sulla concorrenzialità, di "check-up" e del principio "pensare prima in piccolo" nella legislazione nazionale; politiche miranti ad agevolare l'accesso ai finanziamenti; tecnologie abilitanti d’importanza critica; difesa dei diritti di proprietà intellettuale; definizione di strategie per lo sviluppo di competenze rispondenti alle esigenze dell'industria; concezione delle strategie industriali nazionali, in particolare per quanto concerne i singoli settori e il coinvolgimento delle parti interessate. Una più stretta cooperazione può render possibili sinergie e complementarità nonché portare ad un impiego più efficiente delle risorse, soprattutto per quanto concerne lo sviluppo e la diffusione di tecnologie abilitanti d’importanza critica e di tecnologie ambientali ma anche, in certi settori di competenza specifici, nei quali la domanda nazionale non giustifica un piano studi esauriente. Se infine la giustificazione razionale dello scambio di pratiche ottimali e della cooperazione risulta più vigorosa a livello di singoli interventi, gli esami tra pari hanno il vantaggio laddove si tratti di programmazioni di interventi più integrate e complesse.

Tutti questi interventi possono essere a geometria variabile visto che i bisogni e le circostanze variano da un paese all’altro. Nei prossimi mesi la Commissione discuterà con il Consiglio e con gli Stati membri i principi e le modalità per la loro organizzazione nonché la loro portata e la graduatoria delle priorità. La Commissione seguirà, provvedendo anche a redigere rapporti annuali, le strategie per la concorrenzialità e l'industria e i risultati ottenuti dagli Stati membri. Nel far ciò terrà conto anche degli aspetti rilevanti per l’industria di tematiche più generali quali l'istruzione, la ricerca, la protezione dell'ambiente o il cambiamento climatico. Un'attenzione particolare verrà riservata agli sviluppi in tema di scambio di pratiche ottimali e di cooperazione. La strategia Europa 2020 riveste importanza anche per i piani di riforma dei paesi candidati all’adesione, anche potenziali, che dovrebbero pertanto iniziare a perseguire gli obiettivi della nuova strategia industriale integrata proposta nel presente documento.

Attuare questo nuovo approccio alla politica industriale dovrebbe aiutare le imprese e gli investitori ad impegnarsi in una produzione industriale redditizia, sostenibile e foriera di posti di lavoro in Europa e a migliorare la concorrenzialità internazionale in termini di produttività e di costi. L'industria UE trarrebbe quindi vantaggi dal mercato mondiale in rapida crescita determinato dalla globalizzazione. In altri termini, l'Europa nel prossimo decennio vedrebbe crescere la produzione industriale, l'occupazione e gli utili e ridursi significativamente nel contempo le emissioni di carbonio e il consumo delle risorse.

Si monitoreranno pertanto da vicino i seguenti indicatori di successo:

- il miglioramento della concorrenzialità internazionale raffrontando sia la produttività sia lo sviluppo dei costi nell'UE con quelli dei suoi concorrenti;

- il numero di nuovi posti di lavoro creati nell'industria e nei servizi legati all'industria, con particolare riferimento al numero di PMI create;

- il tasso di aumento della produzione manifatturiera, in particolare quella delle ecoindustrie;

- la percentuale di settori manifatturieri a tecnologia medio-alta rispetto al valore aggiunto complessivo dell'industria e all'occupazione.

La Commissione, in forza dell'articolo 173 del TFUE:

- prenderà le iniziative delineate nella presente comunicazione al fine di rafforzare il contesto europeo della politica industriale, operando in stretto contatto con il Consiglio e con il Parlamento europeo;

- riferirà al Consiglio e al Parlamento europeo in merito alle politiche dell’Unione e degli Stati membri in tema di concorrenzialità industriale e quelle correlate, rilevandone i risultati con cadenza annuale;

- avvierà esami tra pari e scambi di buone pratiche con gli Stati membri per migliorare la cooperazione in tema di politiche industriali attraverso tutta l'UE.

Gli Stati membri sono invitati a:

- cooperare, coordinando all’occorrenza le loro politiche industriali;

- avviare esami tra pari e scambi di buone pratiche .

-

[1] DG Imprese e industria: "EU Manufacturing Industry: What are the Challenges and Opportunities for the Coming Years?" (L'industria manifatturiera dell'UE: quali sono le sfide e le occasioni per i prossimi anni?)

[2] Documento di lavoro dei servizi della Commissione sui risultati e le politiche degli Stati membri in tema di competitività SEC (2010) 1272. Le principali risultanze di tale relazione in merito alle sfide che molti degli Stati membri si trovano ad affrontare sono evidenziate in riquadri nel testo.

[3] COM(2010) 543.

[4] COM(2008) 394.

[5] COM(2010) 301.

[6] COM(2009) 512.

[7] COM(2010) 245.

[8] COM(2010) 612.

[9] DG Imprese e industria "Internationalisation of SMEs", 2010.

[10] "Una strategia europea per i veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico" COM(2010)186 del 28.4.2010.

[11] COM(2010) 546.

[12] COM(2010)250.

[13] COM(2010)250.

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