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Document 52009AE0040
Opinion of the European Economic and Social Committee on the Proposal for a Council Regulation on the Community legal framework for a European Research Infrastructure (ERI)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI)
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI)
GU C 182 del 4.8.2009, p. 40–43
(BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)
4.8.2009 |
IT |
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea |
C 182/40 |
Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI)
COM(2008) 467 def. — 2008/0148 (CNS)
(2009/C 182/08)
Relatore: STANTIČ
Il Consiglio, in data 5 settembre 2008, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 172 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:
Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI)
COM(2008) 467 def. — 2008/0148 (CNS).
La sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 6 gennaio 2009, sulla base del progetto predisposto dal relatore STANTIČ.
Il Comitato economico e sociale europeo, in data 15 gennaio 2009, nel corso della 450a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 149 voti favorevoli, 1 voto contrario e 5 astensioni.
1. Conclusioni e raccomandazioni
1.1 Un'infrastruttura di ricerca di alto livello rappresenta uno dei pilastri essenziali del futuro sviluppo dello Spazio europeo della ricerca (SER).
1.2 La creazione e la gestione di infrastrutture di ricerca (ERI) europee competitive e di livello mondiale richiedono delle capacità e anche un potenziale di utilizzazione che superano di regola quelle dei singoli Stati membri: per questo motivo un'azione comune in questo campo crea un valore aggiunto europeo particolare. La forza d'attrazione esercitata da queste infrastrutture porterà a un rafforzamento delle reti e della cooperazione all'interno dello spazio europeo di ricerca e contrasterà il fenomeno ancora presente della frammentazione.
1.3 Il CESE sostiene pertanto la tabella di marcia proposta dal Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca (ESFRI) per la realizzazione di 44 nuove grandi infrastrutture di ricerca di interesse paneuropeo nei prossimi 10-20 anni.
1.4 È alquanto improbabile che il quadro giuridico dei singoli Stati membri possa fornire una base giuridica adeguata per la creazione di un'infrastruttura di ricerca di livello mondiale di interesse paneuropeo. Il CESE sostiene quindi pienamente la proposta di regolamento in esame, che prevede l'istituzione di un quadro comunitario unico per le ERI atto a facilitare e accelerare la realizzazione dei progetti proposti dall'ESFRI.
1.5 La creazione di nuove infrastrutture di ricerca di livello mondiale può potenziare in misura significativa l'attrattiva del SER e impedire la «fuga dei cervelli» dall'Europa. Tuttavia, concentrando queste grandi infrastrutture esclusivamente nei paesi sviluppati sarà possibile attirare, per lo meno a breve termine, ricercatori da tutta Europa. A lungo termine, questi effetti potenzialmente negativi per alcuni paesi possono essere compensati attraverso un'adeguata distribuzione geografica delle ERI e garantendo la massima libertà di accesso possibile a tali strutture.
1.6 Il CESE chiede agli Stati membri di seguire l'iniziativa dell'ESFRI e della Commissione e di stabilire quanto prima le tabelle di marcia nazionali per lo sviluppo e la modernizzazione delle infrastrutture di ricerca.
1.7 Il CESE sostiene la proposta esenzione delle ERI dall'imposta sul valore aggiunto (IVA) e dalle accise, in quanto ciò può contribuire a potenziarne l'attrattiva e arrecare loro un vantaggio competitivo rispetto a progetti analoghi in altre parti del mondo.
1.8 Il CESE raccomanda che la Comunità contribuisca più attivamente al cofinanziamento delle ERI aumentando i fondi dell'ottavo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo. In questo modo, facendo leva su una sua partecipazione alla proprietà, la Comunità può garantire una più equilibrata distribuzione geografica delle ERI e assicurare il libero accesso a tali infrastrutture a una cerchia quanto più vasta possibile di ricercatori europei.
1.9 Il CESE raccomanda che nella politica di coesione europea e nei suoi strumenti finanziari — i fondi strutturali — venga data maggiore priorità allo sviluppo di nuove capacità di ricerca e di innovazione. Esorta inoltre la Commissione e gli Stati membri a sviluppare ulteriori strumenti di intervento per incentivare il settore privato a investire di più nell'infrastruttura di ricerca.
1.10 Il CESE richiama l'attenzione sui costi di gestione e manutenzione delle ERI che dovranno essere sostenuti una volta completati gli investimenti iniziali. Questi costi, che possono arrivare annualmente fino al 20 % dell'investimento iniziale, potrebbero compromettere l'idea della libertà di accesso ai ricercatori di paesi non membri. Sarebbe quindi opportuno prevedere anche per questi costi un cofinanziamento da parte dei fondi europei nell'ambito dell'ottavo programma quadro di R&S.
2. Introduzione
2.1 Lo scopo principale di tutte le misure adottate dalla Comunità dal 2000 in poi in materia di ricerca e sviluppo è stata la creazione di uno Spazio europeo della ricerca (SER) (1). Ma anche se da allora gli Stati membri hanno avviato numerose iniziative in questo settore, sussistono tuttavia numerose barriere nazionali e istituzionali che ostacolano il raggiungimento dell'obiettivo finale, vale a dire l'introduzione della «quinta libertà» in Europa: la libera circolazione delle conoscenze. Uno dei problemi centrali cui è confrontata l'Europa nel settore della scienza e della ricerca è la frammentazione, che le impedisce di sfruttare pienamente il suo potenziale di ricerca.
2.2 Sicuramente un'infrastruttura di ricerca di alto livello rappresenta uno dei pilastri fondamentali per il futuro sviluppo del SER (2) in quanto consente di:
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promuovere l'eccellenza scientifica, |
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svolgere attività di ricerca fondamentale e applicata competitive a livello mondiale, |
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attirare i migliori ricercatori, |
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stimolare l'innovazione nell'industria e promuovere il trasferimento di conoscenze |
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contribuire all'integrazione europea, |
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generare un maggiore valore aggiunto su scala europea. |
2.3 Una delle caratteristiche delle grandi infrastrutture di ricerca europea è il fatto che gli ingenti investimenti e gli alti costi di gestione che comportano, così come la capacità di sfruttarne pienamente le potenzialità, sono spesso al di là della portata dei singoli Stati membri. Ciò significa che molto spesso i centri europei d'eccellenza non riescono a raggiungere la massa critica necessaria. Alcuni soffrono inoltre dell'assenza di un'adeguata rete di contatti e della mancanza di cooperazione. Malgrado queste carenze, in passato l'Europa è riuscita a realizzare una serie di importanti progetti paneuropei di livello mondiale come il CERN, l'ITER, l'EMBO, l'ESA, l'ESRF (3) e altri ancora.
2.4 La proposta di regolamento in esame (COM(2008) 467 def.) fa parte di un insieme di cinque iniziative previste dalla Commissione per il 2008, intese ad accelerare in misura significativa la creazione del SER (4).
2.5 Essa contribuirebbe alla realizzazione degli obiettivi di Lisbona accelerando gli investimenti sia pubblici che privati nella ricerca, che sono ancora ben al di sotto dell'obiettivo del 3 % del PIL fissato per il 2010 (attualmente essi vanno in media dall'1,7 all'1,8 % del PIL). La proposta pone le basi per il necessario consolidamento delle infrastrutture europee di ricerca che potenzierà il SER e rafforzerà la competitività delle imprese europee.
3. Contesto
3.1 Già nel 2002, il Consiglio europeo, allo scopo di affrontare più efficacemente le numerose sfide relative all'infrastruttura di ricerca, aveva creato l'ESFRI (5), incaricandolo di tracciare una tabella di marcia per lo sviluppo e la costruzione di una nuova generazione di grandi infrastrutture di ricerca di interesse paneuropeo.
3.2 L'ESFRI, in collaborazione con la Commissione e a seguito di vaste consultazioni che hanno coinvolto 1 000 esperti di alto livello, ha individuato 35 progetti (6) paneuropei che soddisferebbero il fabbisogno di infrastrutture di ricerca su larga scala per i prossimi 10-20 anni (7).
3.3 La tabella di marcia da esso elaborata prevede la creazione di nuove infrastrutture di ricerca di importanza fondamentale, di dimensioni e valore diversi, che abbracciano una grande molteplicità di settori: dalle scienze sociali e naturali ai sistemi elettronici per l'archiviazione delle pubblicazioni scientifiche e le banche dati (8). Si stima che il valore complessivo dei progetti superi i 20 miliardi di EUR.
3.4 Nell'individuare i fattori che ostacolano la creazione di infrastrutture di ricerca paneuropee di livello mondiale, l'ESFRI ha messo in luce, oltre alle restrizioni finanziarie e organizzative, la mancanza di un quadro e di strutture giuridiche a livello europeo che consentano di creare partenariati internazionali in modo semplice ed efficace. Attualmente, i soggetti che desiderano collaborare tra loro allo sviluppo di un'infrastruttura di ricerca comune devono prima mettersi d'accordo sulla base giuridica nazionale (9) che intendono utilizzare (o in alternativa ricorrere a un trattato internazionale), il che causa ulteriori problemi amministrativi.
3.5 L'ESFRI ha quindi evidenziato la necessità di elaborare uno specifico quadro giuridico comunitario per la creazione di infrastrutture europee di ricerca (in appresso ERI) che coinvolgano più Stati membri.
3.6 L'espressione «infrastrutture di ricerca» designa oggetti, installazioni, risorse e servizi utilizzati dalla comunità scientifica per svolgere ricerche di alto livello. Sono comprese nella definizione attrezzature scientifiche, risorse cognitive (raccolte scientifiche, archivi, dati scientifici strutturati), infrastrutture basate sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e qualsiasi altro strumento unico che sia essenziale per garantire l'eccellenza della ricerca. Tali infrastrutture possono essere ubicate in un sol luogo o essere decentrate.
4. La proposta della Commissione
4.1 Essendo giunta alla conclusione che gli attuali quadri giuridici formati dalle diverse normative nazionali non sono in grado di soddisfare l'esigenza di nuove infrastrutture paneuropee, la Commissione, su iniziativa degli Stati membri, ha elaborato, sulla base dell'articolo 171 del Trattato CE, una proposta di regolamento del Consiglio relativo a un quadro giuridico comunitario per le ERI.
4.2 Scopo principale della normativa proposta è consentire agli Stati membri e ai paesi terzi che partecipano al programma quadro comunitario di ricerca e sviluppo di creare e gestire congiuntamente delle strutture di ricerca di interesse paneuropeo.
4.3 Le ERI sono entità fondate sui loro membri (sono necessari almeno tre Stati membri, cui possono aggiungersi paesi terzi e organizzazioni intergovernative), dotate di personalità giuridica e di piena capacità giuridica in tutti gli Stati membri. Il regolamento stabilisce un quadro che fissa i requisiti e le procedure per la costituzione di un'ERI.
4.4 Le ERI godono dello statuto di organizzazione internazionale ai fini delle direttive sull'IVA, sulle accise e sugli appalti pubblici. Sono quindi esenti dal pagamento dell'IVA e delle accise e nell'aggiudicazione degli appalti pubblici non sono soggette alle disposizioni della direttiva in materia (10).
4.5 Le ERI possono essere cofinanziate dagli strumenti finanziari della politica di coesione conformemente al regolamento del Consiglio recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (11).
5. Osservazioni generali
5.1 Il CESE ritiene che il nuovo strumento giuridico proposto, inteso a completare gli strumenti giuridici esistenti, faciliterà e promuoverà il processo decisionale relativo alle nuove infrastrutture di interesse paneuropeo, contribuendo così ad accelerare la realizzazione del SER e il conseguimento degli obiettivi di Lisbona.
5.2 Il CESE accoglie con favore l'impegno chiaro e deciso della Commissione e degli Stati membri ad armonizzare lo sviluppo futuro delle ERI. Soltanto in questo modo sarà possibile attuare la tabella di marcia proposta dall'ESFRI.
5.3 La creazione di nuove infrastrutture di ricerca di livello mondiale può contribuire in modo significativo a migliorare l'attrattiva generale del SER. Queste sono fondamentali per trattenere e motivare di più i 400 000 giovani ricercatori di grande talento necessari per raggiungere l'obiettivo del 3 % del PIL in materia di investimenti nella ricerca e sviluppo. Inoltre, un'infrastruttura di ricerca di livello mondiale può attirare ricercatori dotati e altamente qualificati da altre parti del mondo.
5.4 Dato il carattere estremamente impegnativo dei progetti di infrastrutture di ricerca proposti (12), per i paesi più piccoli e meno sviluppati le possibilità di ospitare o di partecipare alle grandi infrastrutture di ricerca sono, realisticamente parlando, piuttosto limitate. È verosimile che le future grandi infrastrutture saranno ubicate principalmente nei paesi più sviluppati, il che potrebbe accelerare, sul breve periodo, la «fuga dei cervelli» all'interno dell'UE. Sul lungo periodo tuttavia questo squilibrio dovrebbe ridursi, dato che 28 dei 44 progetti previsti riguardano infrastrutture decentrate: in altri termini, infrastrutture articolate in una rete europea di un qualche tipo. Ciò dovrebbe aumentare le possibilità di partecipazione dei paesi più piccoli e meno sviluppati. Per garantirne una partecipazione effettiva, il CESE chiede che venga assicurato ai ricercatori un ampio accesso a tali infrastrutture. È inoltre importante stabilire un buon collegamento tra il personale scientifico, tecnico e amministrativo di queste strutture decentrate.
5.5 Circa il 15 % dei ricercatori attivi negli istituti di ricerca europei collabora con l'industria nell'uso delle infrastrutture di ricerca. La creazione di nuove infrastrutture può quindi generare nuova domanda, comportare numerose ricadute positive e stimolare ulteriormente il trasferimento di conoscenze e tecnologia all'industria. Può inoltre contribuire al conseguimento dell'obiettivo di Barcellona, che prevede di portare gli investimenti privati nella R&S al 2 % del PIL.
5.6 Il piano europeo per la ripresa economica presentato dalla Commissione il 26 novembre 2008 per attenuare l'impatto della crisi finanziaria cita espressamente la R&S. Nell'elenco delle misure a lungo termine enunciate nel piano, la Commissione pone particolarmente l'accento sui cosiddetti «investimenti intelligenti» e chiede agli Stati membri e al settore privato di investire di più nella R&S, nell'innovazione e nell'istruzione. Il CESE sottolinea gli effetti positivi degli investimenti nelle infrastrutture di ricerca, il cui valore commerciale potenziale supera i 10 miliardi di EUR. Essi possono contribuire a preservare molti posti di lavoro nelle imprese che realizzeranno le progettate infrastrutture. Fornirebbero inoltre uno stimolo positivo per accelerare il passaggio alla società della conoscenza.
5.7 La tabella di marcia europea sulle infrastrutture di ricerca costituisce un'ottima base per l'elaborazione delle tabelle di marcia nazionali. Il CESE osserva che alcuni Stati membri non hanno preso con sufficiente serietà queste iniziative. Li invita perciò a cercare di recuperare quanto prima il tempo perduto e a seguire le iniziative dell'ESFRI e della Commissione.
5.8 Nel futuro finanziamento delle infrastrutture di ricerca continueranno a prevalere le fonti di finanziamento degli Stati membri. Per questo è importante coordinarle. Solo così sarà possibile raggiungere la necessaria massa critica, assicurare l'efficacia degli investimenti e garantire un'adeguata specializzazione delle infrastrutture e la loro eccellenza scientifica.
5.9 Malgrado l'incremento dei finanziamenti per le infrastrutture di ricerca previsto dal Settimo programma quadro e le possibilità offerte dalla politica di coesione, il bilancio dell'UE è molto inferiore a quanto è necessario per attuare gli ambiziosi piani stabiliti. Il CESE richiama quindi l'attenzione sulla necessità di rafforzare le sinergie tra il Settimo programma quadro e i fondi strutturali per quanto riguarda il finanziamento dell'infrastruttura di ricerca. Chiede inoltre alla Commissione e agli Stati membri di sviluppare altri strumenti di intervento per incentivare il settore privato a investire maggiormente in quest'ambito. Sarebbe auspicabile anche un maggiore impegno da parte della Banca europea per gli investimenti (BEI) — ad esempio sotto forma di sostegno da parte dello strumento di finanziamento con condivisione dei rischi (RSFF) — e di altre istituzioni finanziarie.
5.10 Il CESE raccomanda inoltre che nella politica europea di coesione e nei relativi strumenti finanziari, vale a dire i fondi strutturali, venga data maggiore priorità allo sviluppo di nuove capacità di ricerca e innovazione. Al tempo stesso, chiede ai governi degli Stati membri di fare fin d'ora maggior uso dei fondi strutturali per aggiornare e ampliare le loro capacità di ricerca. Nei nuovi Stati membri in particolare capita spesso che i finanziamenti europei rimangano inutilizzati a causa della scarsa partecipazione finanziaria dei governi o della scarsa priorità da questi accordata al miglioramento delle capacità di ricerca. Molti ricercatori, così, lasciano per mancanza di opportunità di ricerca il loro paese. Occorre pertanto realizzare progressi in questo settore se si vuole risolvere il problema della «fuga dei cervelli» all'interno dell'Europa.
6. Osservazioni specifiche
6.1 Il CESE sostiene la proposta esenzione dall'IVA, in quanto tale misura può contribuire in modo significativo a potenziare l'attrazione esercitata dalle ERI conferendo loro al tempo stesso un vantaggio competitivo rispetto a progetti analoghi in altre parti del mondo. Il CESE appoggia perciò l'idea di garantire alle ERI le massime agevolazioni fiscali possibili (compatibilmente con le norme sugli aiuti di Stato). Molte infrastrutture di ricerca esistenti, conformi ai criteri previsti dalla direttiva pertinente per la concessione dello statuto di «organizzazioni internazionali», beneficiano già di un regime di esenzione dall'IVA e dalle accise. La procedura attualmente in vigore a questo fine comporta però negoziati lunghi e complessi e causa ritardi nella creazione dell'infrastruttura e notevole incertezza sia giuridica che finanziaria. Un'esenzione automatica come quella prevista dal regolamento eliminerebbe le principali barriere allo sviluppo e al funzionamento delle infrastrutture di ricerca in Europa.
6.2 Il CESE raccomanda di considerare seriamente la possibilità di una partecipazione più attiva della Comunità al finanziamento delle ERI. Facendo leva su sovvenzioni mirate, infatti, la Comunità può garantire una più equilibrata distribuzione geografica delle ERI e assicurare un migliore accesso ad esse ai paesi che non ne fanno direttamente parte. Per attuare una tale politica occorre però destinarle specifici finanziamenti aggiuntivi nell'ambito dell'ottavo programma quadro di ricerca e sviluppo.
Il CESE ritiene che non vi sia motivo perché l'UE non adotti per le infrastrutture di ricerca lo stesso approccio che applica al cofinanziamento di altre reti infrastrutturali europee (ad esempio strade, ferrovie, line elettriche, gasdotti, ecc.).
Il CESE richiama l'attenzione sul problema dei costi di gestione e di manutenzione da affrontare una volta completati gli investimenti iniziali, che in base ad alcune stime possono arrivare ogni anno fino al 20 % del valore degli investimenti iniziali. Tali costi sono spesso trascurati negli studi di investimento e possono ostacolare il buon funzionamento a lungo termine delle infrastrutture di ricerca. Il CESE raccomanda perciò di prevedere nell'ambito dell'ottavo programma quadro di R&S la possibilità di cofinanziare questi costi con i fondi europei.
6.3.1 Per quanto riguarda le spese di gestione, il CESE raccomanda di considerare come un'«attività economica limitata» ai sensi dell'articolo 2 l'imposizione di un ragionevole canone d'utenza per l'uso congiunto dell'infrastruttura.
6.4 Il CESE sottolinea l'importanza di garantire un libero accesso a tutte le ERI ad una cerchia quanto più vasta possibile di ricercatori e scienziati europei. Non sarebbe giusto restringere in pratica l'accesso ad una data ERI unicamente ai paesi che ne fanno parte o a quelli che sono in grado di pagare. Anche la proposta, avanzata al punto 6.2, di una partecipazione della Comunità alla proprietà faciliterebbe la libertà di accesso contribuendo così a migliorare l'integrazione nel SER.
6.5 Nello sviluppo e utilizzo di infrastrutture di alto livello è anche importante tenere conto della tutela della proprietà intellettuale. I problemi potenziali in questo campo andranno risolti in modo responsabile e in tempo utile.
Bruxelles, 15 gennaio 2009
Il Presidente del Comitato economico e sociale europeo
Mario SEPI
(1) Nel 2000 la Commissione ha pubblicato la prima comunicazione in questo settore, intitolata Verso uno Spazio europeo della ricerca.
(2) Consiglio Competitività (Mercato interno, industria e ricerca), 29-30 maggio 2008.
(3) CERN — Centro europeo di ricerca nucleare; ITER — Reattore sperimentale termonucleare internazionale; EMBO — Organizzazione europea per la biologia molecolare; ESA — Agenzia spaziale europea; ESRF — Laboratorio europeo delle radiazioni al Sincrotrone.
(4) Le altre iniziative/politiche sono incentrate sui temi seguenti: la programmazione comune della ricerca, il partenariato europeo per i ricercatori, la gestione della proprietà intellettuale e l'apertura del SER al mondo.
(5) ESFRI — European Strategy Forum on Research Infrastructures, http://cordis.europa.eu/esfri/home.html.
(6) European Roadmap for Research Infrastructures, Report 2006 (Tabella di marcia europea per le infrastrutture di ricerca, relazione 2006), cfr. http://cordis.europa.eu/esfri/roadmap.html (disponibile solo in inglese). La tabella, completata nel 2008 con l'aggiunta, in particolare, di progetti nei settori dell'ambiente, della biologia e delle scienze mediche, comprende ora in totale 44 progetti.
(7) European Roadmap for Research Infrastructures, Report 2006.
(8) Questi progetti infrastrutturali investono 7 diversi settori scientifici: scienze sociali e umanistiche, scienze ambientali, energia, le scienze biomediche e della vita, scienze dei materiali, astronomia e astrofisica, fisica nucleare e delle particelle, computazione e trattamento dati.
(9) Ad esempio la societé civile francese, la GmbH tedesca, la limited liability company (Ltd) britannica, o la stichting («fondazione») olandese.
(10) Direttiva 2006/112/CE del Consiglio del 28 novembre 2006 relativa al sistema comune d’imposta sul valore aggiunto, art. 151, par. 1, lettera b); direttiva 92/12/CEE del Consiglio, del 25 febbraio 1992, relativa al regime generale, alla detenzione, alla circolazione ed ai controlli dei prodotti soggetti ad accisa, art. 23, par. 1, e direttiva 2004/18/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 31 marzo 2004, relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi, art. 15, lettera c).
(11) Regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006.
(12) Si stima che in media il valore di una ERI vada dai 500 milioni al miliardo di EUR.