EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52008IR0006

Parere del Comitato delle regioni Multilinguismo

GU C 257 del 9.10.2008, p. 30–35 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

9.10.2008   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 257/30


Parere del Comitato delle regioni Multilinguismo

(2008/C 257/06)

IL COMITATO DELLE REGIONI

sottolinea che in tutta l'Unione europea il livello regionale e locale ha responsabilità fondamentali per la protezione e la promozione della diversità linguistica. Le regioni e gli enti locali si trovano in una posizione privilegiata per istituire un partenariato costruttivo con gli istituti che si occupano di formazione linguistica, per definire corsi d'istruzione e formazione professionale studiati in funzione delle necessità e delle esigenze locali specifiche,

è convinto che, posto il carattere essenziale che riveste la diversità linguistica nell'Unione europea, la costruzione della società multilingue debba essere affrontata con l'intento di massimizzare gli effetti positivi di tale diversità riducendone al minimo gli effetti negativi,

ritiene che ogni cittadino dell'UE, pur mantenendo la propria lingua d'origine quale elemento identificativo del proprio bagaglio culturale, debba compiere nel corso della sua vita un percorso che lo porti ad acquisire una conoscenza attiva e passiva di una seconda lingua nonché di una terza lingua, selezionata in base alle sue affinità culturali o alle esigenze di mobilità sociale ed economica del suo paese/regione di origine,

mette in rilievo che, nell'ottica del raggiungimento dell'obiettivo «1 lingua + 2», il territorio deve svolgere un ruolo da protagonista soprattutto nella realizzazione dei programmi educativi,

propone di spronare tutte le regioni a creare il proprio forum locale sul multilinguismo per monitorare le tendenze locali di carattere sociale, economico ed educativo e proporre le necessarie iniziative di sensibilizzazione e motivazione della popolazione allo studio long life secondo la formula «1 lingua + 2».

Relatore

:

Roberto PELLA (IT/PPE), consigliere provinciale di Biella e vicesindaco di Valdengo

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

si compiace con la Commissione europea per il forte impulso conferito al tema del multilinguismo con l'istituzione, il 1o gennaio 2007, di un vero e proprio portafoglio tematico affidato al commissario Leonard ORBAN. In considerazione dell'importanza di tale portafoglio e delle sfide che la sua gestione comporta, esso dovrebbe essere rafforzato, affinché possa svilupparsi e perseguire con efficienza gli obiettivi che gli sono stati affidati;

2.

ribadisce la priorità che la questione del multilinguismo ha nell'agenda politica europea, priorità che coinvolge trasversalmente tutti i settori di intervento della vita sociale, economica e culturale dell'Europa;

3.

condivide la traiettoria di lavoro tracciata dal commissario ORBAN, secondo cui il fenomeno del multilinguismo è funzionale alla realizzazione di una maggiore integrazione europea e di un maggior dialogo tra culture;

4.

posto il carattere essenziale che riveste la diversità linguistica nell'Unione europea, la costruzione della società multilingue deve essere affrontata con l'intento di massimizzare gli effetti positivi di tale diversità riducendone al minimo gli effetti negativi affinché essa non venga utilizzata solo per fini strumentali;

5.

rileva l'analisi svolta dal gruppo di alto livello sul multilinguismo creato nel 2005 e ne condivide i focus di azione, sintetizzabili come segue:

necessità di una maggiore azione di sensibilizzazione, da svolgere soprattutto attraverso campagne di informazione indirizzate ai genitori, ai giovani nonché alle organizzazioni attive nel campo dell'istruzione e della cultura,

necessità di azioni che incrementino la motivazione ad apprendere nuove lingue, soprattutto attraverso attività extracurricolari, ludiche, informali,

necessità di una maggiore attenzione nei confronti delle potenzialità culturali e linguistiche degli immigranti, con il duplice obiettivo di integrarli nella società d'accoglienza e di permettere loro di realizzare appieno il loro potenziale grazie al multilinguismo,

necessità di estendere l'azione europea a favore del multilinguismo anche alle lingue dei paesi terzi al fine di massimizzare la competitività dell'Europa;

6.

rileva i risultati della consultazione on-line attivata nel settembre 2007, che sintetizzano i seguenti punti chiave di azione a favore del multilinguismo:

l'apprendimento delle lingue è uno degli elementi essenziali per mantenere o incrementare le possibilità individuali di lavoro,

il miglior modo per motivare tale apprendimento è rappresentato da un processo educativo precoce nonché dall'incentivazione dei periodi di studio e di lavoro all'estero,

per massimizzare l'efficacia dell'insegnamento delle lingue è necessario enfatizzare l'azione sui metodi di trasmissione delle competenze linguistiche non standardizzati, che sappiano tener conto dei bisogni dei singoli,

il miglior modo per rispettare la diversità linguistica al livello locale, nazionale ed europeo è quello di una maggiore conoscenza della cultura che sta dietro la lingua da apprendere o con la quale si è chiamati a confrontarsi,

la lingua ha un forte impatto anche a livello dell'attività economica in quanto è più facile fare business con un'azienda straniera se se ne conosce la lingua,

una buona misura per incrementare le competenze linguistiche sul luogo di lavoro è promuovere corsi di lingua in azienda, a condizione che ciò sia economicamente sostenibile per l'azienda in questione,

l'utilizzo di un maggior numero di lingue ufficiali nell'attività dell'Unione europea, anche con il conseguente aumento dei costi di gestione, è considerato auspicabile per potenziare il profilo multilinguistico delle istituzioni;

7.

rileva e condivide le proposte formulate dal gruppo degli intellettuali per il dialogo interculturale costituito su iniziativa della Commissione europea e presieduto da Amin MAALOUF e, in particolare, riafferma:

il fatto che nelle relazioni bilaterali tra i popoli dell'Unione europea bisognerebbe dare la preferenza a una delle loro lingue piuttosto che a una terza lingua «universale»,

l'importanza che l'Unione europea si faccia promotrice dell'idea di una «lingua adottiva» personale;

8.

ribadisce che la promozione e la salvaguardia della diversità culturale e linguistica è una priorità centrale. Nell'UE si dovrebbe intendere per diversità linguistica anche la conoscenza e l'utilizzazione:

delle lingue ufficiali dell'UE,

delle lingue ufficiali degli Stati membri,

delle lingue minoritarie parlate negli Stati membri ma non riconosciute come lingue ufficiali.

L'Unione e i suoi Stati membri promuoveranno la diversità linguistica nei rispettivi ambiti di competenza;

9.

in tutta l'Unione europea il livello regionale e locale ha responsabilità per la protezione e la promozione della diversità linguistica. Gli enti regionali e locali sono altresì competenti in materia di istruzione, formazione professionale e educazione degli adulti, rappresentano una componente del partenariato sociale e coordinano la crescita e lo sviluppo delle regioni e città;

10.

nel contesto di una formazione professionale improntata all'apprendimento permanente, concetti quali «sapere» e «apprendimento» assumono connotazioni importanti, anche in quanto il mondo del lavoro, con le sue molteplici possibilità, richiede maggiori competenze linguistiche;

11.

le regioni e gli enti locali si trovano in una posizione privilegiata per istituire un partenariato costruttivo con gli istituti che si occupano di formazione linguistica, per definire corsi d'istruzione e formazione professionale studiati in funzione delle necessità e delle esigenze locali specifiche;

12.

ritiene, pertanto, che gli enti regionali e locali siano i più attrezzati per soddisfare le diverse necessità linguistiche locali, senza pregiudizio del sostegno che possono ricevere da parte delle amministrazioni centrali/statali.

Osservazioni generali

13.

Ritiene che l'Europa debba fondare la propria coesione sociale ed economica sulla massimizzazione delle opportunità legate alla mobilità, alla globalizzazione, alla cultura europea ed al senso di cittadinanza europea;

14.

tale processo è realizzabile, tra l'altro, abolendo i disagi linguistici che i paesi ed i singoli cittadini sono chiamati ad affrontare, in quanto:

a)

la conoscenza delle lingue straniere migliora notevolmente la mobilità professionale, formativa, culturale e personale. L'Unione europea non sarà mai una vera unione se i cittadini non raggiungeranno un maggior tasso di mobilità interna;

b)

la conoscenza delle lingue comporta un netto miglioramento della competitività in quanto permette il contatto con nuovi interlocutori, lo scambio di pratiche, la vendita dei prodotti e la prestazione dei servizi. La globalizzazione permette un'apertura senza precedenti dei mercati commerciali e del lavoro. La conoscenza delle lingue è uno dei presupposti per stringere e approfondire rapporti di partnership con altri Stati/aziende comunitarie e poter così sfruttare le opportunità offerte dal nuovo sistema globale;

c)

la lingua è l'espressione più diretta della cultura e contribuisce a migliorare la comunicazione tra i cittadini europei. La cultura europea non può fondarsi sulla semplice accettazione passiva del puzzle costituito dalle culture dei paesi membri (società multiculturale) ma deve consolidarsi con un ampio confronto culturale tra cittadini e l'affermazione del valore delle diversità e dell'identità culturale (società interculturale);

d)

l'azione di promozione della cittadinanza attiva, del coinvolgimento istituzionale del territorio, della consultazione e del confronto popolare nonché dell'inclusione sociale è necessaria per garantire maggiore efficacia alle azioni legislative europee, che debbono sempre di più essere sostenute e condivise dal territorio, dalle regioni, dai singoli cittadini. È necessario, dunque, che la Comunità europea parli la lingua dei propri cittadini nei suoi atti e nei suoi rapporti interistituzionali ed esterni perché questi siano compresi, perché le istituzioni locali (enti locali e regionali) sappiano interagire, perché i cittadini possano cogliere il messaggio e partecipare alla vita europea nonché fare da cassa di risonanza degli obiettivi strategici raggiunti;

15.

si ritiene necessario che, per quanto attiene il metodo aperto di coordinamento nel campo del multilinguismo, la Commissione presti attenzione a coinvolgere non solo il livello amministrativo nazionale ma anche quello locale e regionale poiché sono spesso tali livelli i principali responsabili dell'attuazione delle varie misure sul territorio;

16.

in tale contesto ritiene opportuno, altresì, richiamare l'attenzione sul rispetto e sulla dignità delle lingue non ufficiali parlate da gruppi minoritari, in quanto esse rappresentano, al pari delle lingue ufficiali, la varietà della cultura territoriale che deve trovare spazio nei programmi di inclusione europei.

Messaggi e azioni chiave

17.

Ritiene importante fissare nell'obiettivo «1 lingua + 2» il traguardo delle politiche multilinguistiche europee;

18.

ogni cittadino dell'UE, pur mantenendo la/e propria/e lingua/e d'origine quale elemento identificativo del proprio bagaglio culturale, dovrebbe compiere nel corso della sua vita un percorso che lo porti ad acquisire una conoscenza attiva e passiva di una seconda lingua ampiamente condivisa nonché di una terza lingua, selezionata in base alle sue affinità culturali o alle esigenze di mobilità sociale ed economica del suo paese/regione di origine;

19.

si ritiene che la scelta della terza lingua «di adozione» dovrebbe essere compiuta non solo tra le lingue ufficiali dell'UE ma anche tra le lingue minori europee e, soprattutto, tra le lingue non europee, che rappresentano opportunità culturali, economiche e sociali di rilievo per la crescita della competitività dell'Europa;

20.

propone come prioritari i messaggi chiave che seguono, da adottare nella strategia per il multilinguismo e da tradurre in azioni operative che sappiano motivare la popolazione, preservare la diversità e mettere le singole istanze locali e regionali al centro della scelta dei percorsi formativi.

Compartecipazione territoriale

21.

Il ruolo degli enti territoriali è fondamentale non solo perché molti di essi detengono la competenza politica ed amministrativa per quanto riguarda i piani di istruzione e formazione ma anche perché sono meglio in grado di monitorare lo status del multilinguismo cittadino e di seguirne l'evoluzione nell'applicazione delle direttive e programmi comunitari. È a livello comunale e regionale, infatti, che si misurano le competenze acquisite e le pratiche attuate e che, grazie a tale esame, si possono dare forti impulsi all'azione politica europea;

22.

nell'ottica del raggiungimento dell'obiettivo «1 lingua + 2» il territorio deve svolgere un ruolo da protagonista soprattutto nella realizzazione dei programmi educativi;

23.

all'interno di uno stesso paese le regioni possono avere inclinazioni storiche, civiche, culturali, sociali, ed economiche diverse tra loro;

24.

dovrà essere incoraggiata la diversità territoriale, invitando le regioni a scegliere quali lingue insegnare a seguito di esami, ricerche, sondaggi condotti dagli stessi comuni e regioni sulla tradizione culturale, la volontà popolare, le esigenze e le prospettive economico-sociali del territorio;

25.

questo permetterebbe, dunque, di monitorare la conformità tra le esigenze del territorio e i programmi educativi in vigore e di modificare, attraverso lo strumento flessibile dell'autonomia locale e regionale, le iniziative formative che non abbiano prodotto i frutti sperati;

26.

le lingue straniere dovranno essere liberamente scelte. Nel caso in cui uno Stato membro abbia più di una lingua ufficiale, si dovrà incoraggiare l'apprendimento dell'altra lingua (o delle altre lingue);

27.

ritiene che la politica del multilinguismo debba prevedere anche una componente esterna. La promozione delle lingue europee al di fuori dell'Unione presenta un interesse al contempo culturale ed economico. Allo stesso modo, l'Unione deve mostrarsi aperta alle lingue dei paesi terzi quali il cinese, l'arabo, l'indiano, il russo, ecc.;

28.

si propone, dunque, di spronare tutte le regioni a creare il proprio forum locale sul multilinguismo per monitorare le tendenze locali di carattere sociale, economico ed educativo, proporre le necessarie iniziative di sensibilizzazione e motivazione della popolazione allo studio long life secondo la formula «1 lingua + 2»;

29.

una forte spinta, inoltre, dovrà essere data ai programmi di inclusione dei cittadini immigrati. Occorre incoraggiare e agevolare la conoscenza delle lingue di cui gli immigrati e i loro figli hanno bisogno per svilupparsi appieno nella società europea, garantendo nel contempo il pieno rispetto del loro diritto di preservare la propria lingua d'origine. Le lingue che gli immigrati dovrebbero apprendere e acquisire sono la lingua ufficiale UE del territorio nel quale vivono e le lingue che hanno status di lingue ufficiali nelle aree e regioni in cui vivono, conformemente alle rispettive norme costituzionali;

30.

in sintesi, il mondo della scuola dovrà essere spronato dalle istituzioni locali, regionali e nazionali all'adozione nel pacchetto formativo curricolare. I sistemi di istruzione dovrebbero tener conto di un'ampia gamma di lingue, individuate sulla base delle esigenze sociali, economiche e culturali territoriali;

31.

il Comitato delle regioni ritiene che la padronanza delle lingue sia un fattore molto importante della competitività. Diversi studi hanno dimostrato che a volte le imprese europee perdono contratti a causa delle lacune linguistiche;

32.

il CdR invita quindi la Commissione europea a continuare il lavoro intrapreso in quest'ambito.

Maggiore inclusione linguistica

33.

In merito alle lingue minori e a quelle parlate da gruppi minoritari, bisogna ricordare che esse contribuiscono ad accrescere il valore fondante della cultura europea, e cioè la diversità e, come tali, non soltanto non debbono essere mortificate in questo percorso, ma anzi devono essere oggetto di speciale protezione;

34.

la definizione di «lingua parlata da gruppi minoritari» o di «lingua minore» non può diventare un motivo di discriminazione basata sul valore della lingua;

35.

il CdR propone pertanto di avviare delle discussioni volte a introdurre dei termini più adatti, che riflettano meglio la situazione attuale;

36.

è importante, dunque, procedere ulteriormente sulla strada dell'ufficializzazione di quelle lingue minori che identificano tradizioni e culture sensibilmente radicate su scala europea;

37.

questo per permettere il riconoscimento istituzionale che dovrà portare l'UE a tradurre i propri testi in un numero maggiore di lingue rispetto alle attuali 23 sì da incoraggiare il confronto diretto istituzione europea/cittadino;

38.

il processo di ufficializzazione europea e di diversificazione territoriale delle lingue permetterà una maggiore inclusione sociale;

39.

il Comitato delle regioni accoglie con favore le conclusioni del Consiglio europeo del 13 giugno 2005, che consentono agli organi e alle istituzioni dell'UE di utilizzare altre lingue oltre a quelle ufficiali riconosciute dal regolamento n. 1/1958;

40.

anche le lingue non ufficializzate né a livello europeo né a livello locale o regionale, comunque, dovranno continuare ad essere oggetto di programmi di tutela per la salvaguardia delle identità culturali.

Solidarietà intergenerazionale

41.

Si pone altresì il problema di come accompagnare il cittadino nel processo di apprendimento long life;

42.

se è più facile «incanalare» l'educazione linguistica in fase scolare e accompagnare i giovani di oggi a non perdere domani la sensibilità interculturale linguistica acquisita sui banchi di scuola, il problema risulta più complesso nei confronti delle generazioni che già oggi sono da molto tempo escluse dai sistemi di apprendimento e che non hanno mai conosciuto un percorso formativo multilinguistico. È importante anche garantire l'insegnamento delle lingue alle generazioni più anziane, che in molti casi non si sono mai confrontate con le lingue né per gusto individuale né per esigenze professionali. Ciò darebbe loro, in questa fase avanzata della loro vita, maggiori possibilità di esprimersi, e quindi di esercitare più pienamente la loro cittadinanza europea;

43.

è necessario, quindi, incentivare meccanismi di apprendimento non solo economicamente abbordabili (spesso i costi dei corsi di lingue rappresentano un blocco alla diffusione dell'educazione in età senile) ma anche di tipo passivo, sì da scongiurare il pericolo dell'inaccessibilità per motivi di mobilità o per l'impegno attivo richiesto in termini di tempo;

44.

si rileva, inoltre, la necessità di compiere degli sforzi per apprendere la lingua straniera nel modo più corretto possibile, in particolare per la sempre crescente comunità immigrante;

45.

si ritiene, dunque, importante ricordare che esistono forme di apprendimento agevolate che mettono il singolo individuo in grado di acquisire in modo semplice delle competenze linguistiche che gli permettono di esprimersi e di comprendere. Tali forme di apprendimento dovrebbero essere promosse dagli istituti di istruzione nazionali, regionali e locali e finanziate dall'UE per ampliare le possibilità di apprendimento e colmare il gap generazionale di formazione linguistica;

46.

dovrebbero essere incoraggiate, inoltre, forme di apprendimento alternative, che passano attraverso un maggiore utilizzo dei sistemi multimediali, incentivando i programmi broadcast televisivi in lingua originale sottotitolata (applicabile a programmi TV, cinema, film, notiziari) nonché un maggior utilizzo di corsi di lingua informatici e di traduttori on-line. Una sorta, dunque, di long life self-learning;

47.

nei giovani e giovanissimi, invece, è necessario ingenerare da subito la motivazione linguistica. L'apprendimento della seconda lingua dovrebbe cominciare il prima possibile, sì da permettere al bambino di familiarizzarsi con i suoni di una lingua straniera, perché in tal modo si creano premesse migliori per un'acquisizione della lingua più rapida e completa;

48.

i progressi registrati nell'apprendimento delle lingue nella scuola primaria e secondaria andrebbero rafforzati. Il processo educativo dovrà moltiplicare le possibilità di dialogare in lingua straniera alla scuola primaria e di acquisire familiarità con la terza lingua di adozione alle scuole secondarie;

49.

il percorso universitario dovrà offrire la possibilità di perfezionare o espandere ulteriormente il proprio bagaglio linguistico, anche attraverso il potenziamento dei progetti Erasmus e Socrates;

50.

ma l'università dovrà aprire le proprie porte non solo agli «over» che intendono colmare i propri gap linguistici bensì anche alle aziende: queste dovranno essere agevolate e spinte a permettere al proprio personale e ai dirigenti di misurarsi con l'apprendimento di nuove lingue «commerciali» di adozione. In tale contesto andrebbero promossi i partenariati tra le imprese e le università;

51.

è necessario, inoltre, sviluppare corsi di traduzione ed interpretariato che sappiano coinvolgere non solo le istituzioni (a partire dai comuni cittadini, fino alle regioni e al Parlamento europeo — il fatto di promuovere e premiare le città in grado di proporre il proprio sito web e la propria documentazione esterna in più lingue è un buon incentivo al multilinguismo istituzionale locale) ma anche gli ambiti di contatto pubblico.

Interdisciplinarietà

52.

Il multilinguismo può essere incoraggiato facendo leva non solo sull'educazione e la formazione ma anche sulle attività ludico-ricreative;

53.

imparare più lingue, ad esempio, tramite la cultura o lo sport è un modo per sensibilizzare un pubblico variegato, cha va dai bambini fino agli adulti;

54.

ancora, il mercato della musica, per quanto riguarda le canzoni è, già di per sé, globale e multilingue: positivo sarebbe ad esempio il fatto di promuovere un EuroMusic Open Day, con particolare enfasi sui testi;

55.

la diffusione delle opere letterarie con testo a fronte (pubblicazione in doppia lingua — originale e tradotta) dovrà essere potenziata e affidata non solo all'iniziativa delle singole case editrici bensì anche di partenariati pubblici istituiti allo scopo, sì da stimolare le amministrazioni locali e regionali a farsi promotrici delle iniziative private nel settore.

Istituzioni dell'UE

56.

Non vi è dubbio che il plurilinguismo «istituzionale» all'interno dell'UE sia indispensabile. Per questo è necessario, senza più rinvii, garantire nelle istituzioni dell'UE almeno l'interpretazione passiva dalle lingue ufficiali dell'Unione europea, affinché coloro che partecipano alla discussione possano esprimere le loro idee nella propria lingua madre;

57.

esprime la convinzione che tutelare la diversità culturale significhi garantire un sistema di traduzione, formale o informale, verso tutte le lingue ufficiali dell'Europa. È assolutamente necessario nell'incoraggiare il plurilinguismo assicurare che anche in tutte le sedi di incontro informale i rapporti bilaterali si svolgano nelle lingue degli interlocutori;

58.

negli incontri formali e per i documenti di lavoro nonché i documenti ufficiali è necessaria una traduzione in tutte le lingue ufficiali dei paesi membri. Dato infatti che il rispetto di ogni Stato membro è uno dei fondamenti dell'UE, questa di rimando deve essere totalmente accessibile e fornire a ciascuno di essi, conformemente alle rispettive norme costituzionali, i documenti necessari perché i loro cittadini possano esercitare la cittadinanza europea attiva.

La frontiera non UE

59.

Il multilinguismo non deve limitarsi a sviluppare la mobilità sociale ed economica interna all'UE ma deve anche permettere al cittadino europeo di aprirsi ai mercati ed alle culture extraeuropee;

60.

questo è importante anche alla luce delle tendenze in atto, che spingono l'UE ad interagire in modo sempre più stretto con altre economie e culture quali quelli di Cina, Russia e Giappone;

61.

la maggiore competitività esterna dell'UE passa, dunque, anche per una maggiore professionalizzazione dei percorsi formativi ed educativi delle lingue non UE;

62.

la lingua di adozione potrà essere scelta tra tutte le lingue di contatto con i paesi europei, tenendo in particolare considerazione le lingue dei paesi emergenti non UE nonché le caratteristiche culturali dei paesi con i quali l'Europa sta potenziando i propri rapporti commerciali.

Bruxelles, 19 giugno 2008

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


Top