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Document 52004IE0325

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Misure di sostegno all'occupazione» (parere d'iniziativa)

GU C 110 del 30.4.2004, p. 127–134 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

30.4.2004   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 110/127


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Misure di sostegno all'occupazione» (parere d'iniziativa)

(2004/C 110/22)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 17 luglio 2003, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 29, paragrafo 2, del Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema Misure di sostegno all'occupazione.

La sezione specializzata Occupazione, affari sociali, cittadinanza, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 4 febbraio 2004, sulla base del progetto predisposto dalla relatrice HORNUNG-DRAUS e dal correlatore GREIF.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 26 febbraio 2004, nel corso della 406a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 102 voti favorevoli, 10 contrari e 11 astensioni.

1.   Sintesi e valutazione complessiva

Il Comitato economico e sociale europeo accoglie con favore la relazione presentata dalla task force per l'occupazione presieduta da Wim Kok, che riesce nell'intento di svolgere un'analisi fondamentalmente equilibrata delle attuali sfide di politica occupazionale, mostrando con chiarezza agli Stati membri l'urgenza delle riforme.

1.1

Il metodo applicato dalla task force, che consiste nell'usare il benchmarking e nel presentare buone pratiche con l'intento di orientare e stimolare il miglioramento delle politiche occupazionali, va accolto positivamente. A giudizio del Comitato, per incrementare l'occupazione e rafforzare la competitività internazionale dell'Europa senza compromettere la stabilità sociale, assumono particolare importanza le seguenti misure prospettate dalla task force:

promozione della cultura imprenditoriale e riduzione degli eccessivi ostacoli amministrativi e normativi alla creazione e alla gestione delle imprese,

potenziamento dell'innovazione e della ricerca attraverso un aumento degli investimenti nel settore, al tempo stesso promuovendo un contesto favorevole all'innovazione,

introduzione di maggiore flessibilità, sia per i lavoratori che per i datori di lavoro, senza perdere di vista il necessario equilibrio tra flessibilità e sicurezza sul mercato del lavoro. Ciò significa in particolare combinare nuove forme di flessibilità con nuove forme di sicurezza,

riassetto delle imposte e dei contributi sociali, in modo tale che essi non rappresentino un ostacolo alle nuove assunzioni, purché ciò non comprometta la base finanziaria e la funzione sociale dei regimi di protezione sociale,

accrescimento del tasso di attività femminile mediante la creazione di un contesto favorevole che consenta di conciliare la vita familiare con quella professionale, soprattutto in relazione alla custodia dei bambini,

introduzione di incentivi che inducano i lavoratori ad andare in pensione più tardi e i datori di lavoro ad assumere e a non licenziare i lavoratori non più giovani, mediante la creazione di idonee condizioni di politica del personale e del mercato del lavoro,

miglioramento del livello di istruzione di base, impegno per migliorare la formazione iniziale scolastica e professionale e per adeguare maggiormente la formazione universitaria alle esigenze del mercato del lavoro,

promozione della formazione permanente, con il coinvolgimento di tutte le parti interessate, cioè lo Stato, i cittadini e le imprese,

potenziamento, assolutamente necessario, della lotta alla disoccupazione a livello europeo, nazionale e locale,

rafforzamento del ruolo svolto dai parlamenti nazionali e dalle parti sociali nel processo di elaborazione dei piani di azione nazionali.

1.2

Il Comitato apprezza il fatto che la task force si soffermi anche sull'attuazione delle riforme proposte: spesso è infatti proprio su questo aspetto che sarebbe opportuno intensificare gli sforzi. Oggi più che mai, occorre convincere l'opinione pubblica che riforme strutturali economicamente e socialmente equilibrate rafforzeranno l'Europa e miglioreranno la situazione del mercato del lavoro.

Il Comitato esprime tuttavia un giudizio critico su diversi aspetti della relazione:

sarebbe stato auspicabile che la task force, in alcuni punti, avesse svolto un'analisi ancora più completa delle sfide occupazionali, per esempio concentrandosi maggiormente sulla trasmissione delle capacità scientifiche e delle competenze chiave di tipo sociale o sulla riduzione degli ostacoli che si frappongono a una gestione aziendale efficace,

non viene sottolineato sufficientemente il fatto che una politica occupazionale, per essere efficace, ha bisogno non solo di misure strutturali sul mercato del lavoro, ma anche di una politica macroeconomica incentrata sulla crescita e sull'occupazione,

l'importante questione della promozione di un'integrazione sostenibile dei giovani nel mercato del lavoro non viene trattata in modo abbastanza dettagliato. Al di là dell'incontestabilità del ruolo svolto in questo settore dalle parti sociali, la relazione non fa menzione dell'importanza di organizzazioni sociali quali le ONG, né delle associazioni e delle cooperative che si impegnano a favore dei disoccupati e degli esclusi,

in tema di investimenti nel capitale umano, la relazione menziona l'imposizione di un contributo obbligatorio a tutte le imprese, prospettandola come possibile soluzione al problema della ripartizione dei costi tra i datori di lavoro. Date le diverse specificità nazionali, non è detto però che un approccio simile sia il modo giusto per promuovere gli investimenti nel capitale umano in tutti gli Stati membri. In alcuni casi potrebbe invece essere auspicabile promuovere la diffusione di soluzioni caratterizzate da pool o fondi ad adesione volontaria (compresi accordi tra le parti sociali), ad esempio a livello locale, regionale, settoriale e nazionale, in modo da permettere soprattutto alle PMI di accrescere gli investimenti nel capitale umano,

mentre nei capitoli tematici è stato raggiunto un equilibrio tra la promozione della flessibilità e della sicurezza sul mercato del lavoro, nel quinto ed ultimo capitolo, sulla governance, tale equilibrio lascia a desiderare, cosa che va a scapito delle garanzie che un mercato del lavoro flessibile rende necessarie,

la relazione non affronta la questione dell'impatto della legislazione europea sull'attuale situazione occupazionale,

non viene trattato in modo soddisfacente il rapporto tra, da un lato, le misure attive che la relazione sollecita per promuovere lo sviluppo dell'occupazione, che comportano necessariamente costi supplementari per il settore pubblico, e, dall'altro, la richiesta di attuare tali riforme rispettando i vincoli di bilancio che discendono dal patto di stabilità e di crescita.

1.3

Lo sviluppo dell'occupazione è un tema fondamentale per il Comitato, che continuerà a seguirne l'evoluzione con molta attenzione e attivamente. Il Comitato auspica che le osservazioni di cui sopra siano prese in considerazione nelle ulteriori discussioni in materia.

1.4

In questo contesto, il Comitato ribadisce la propria convinzione, più volte espressa, che ciò sarà possibile soprattutto attraverso un forte coinvolgimento delle parti sociali, nel quadro della rispettiva autonomia, a tutti i livelli e in tutte le fasi della strategia europea per l'occupazione, a partire dall'elaborazione fino all'attuazione e alla valutazione, nonché attraverso un coinvolgimento dei parlamenti degli Stati membri nelle rispettive procedure nazionali. Affinché ciò possa avvenire occorre adeguare di conseguenza i tempi previsti.

2.   Introduzione

2.1

Un tasso di occupazione elevato è una componente essenziale per lo sviluppo sostenibile di qualsiasi società. Il lavoro è infatti un presupposto determinante per integrare i vari gruppi sociali in una società funzionante e contribuisce in misura sostanziale all'integrazione sociale. Rappresenta inoltre un ponte fra giovani e vecchie generazioni, fra persone appartenenti a regioni e a ceti sociali diversi. Garantire l'occupazione e accrescerne sia la qualità che la quantità è quindi prioritario e urgente, visto l'elevato tasso di disoccupazione in Europa.

2.2

Il fatto che la disoccupazione resti elevata, e anzi sia di nuovo in aumento, in molti paesi dell'Unione europea è all'origine di pressanti problemi economici e sociali. Il Comitato esorta tutti gli Stati membri ad accordare la massima priorità al miglioramento della situazione del mercato del lavoro, incentivando la crescita economica e occupazionale, nonché alla riduzione dell'elevata disoccupazione. L'obiettivo è quello di mettere in atto gli orientamenti dell'Unione europea stabiliti a Lisbona nel 2000, in base ai quali entro il 2010 l'Unione deve diventare l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Questo obiettivo riguarda anche gli aspetti della crescita economica (3 % annuo), dei posti di lavoro (in particolare, un tasso di occupazione del 70 %) e della coesione sociale.

2.2.1

Il Comitato si dichiara tuttora convinto del fatto che, in molti Stati membri, permangano debolezze e carenze di rilievo in relazione agli obiettivi di Lisbona, che pure godono del suo favore e sostegno, in particolare per quanto riguarda il tasso di occupazione, la lotta alla disoccupazione e la produttività (1). Per porvi rimedio è necessario, tra l'altro, iniziare dal prendere coscienza delle cause della situazione attuale. Tra queste figurano, ad esempio, fattori quali la crescente rapidità dei mutamenti tecnologici, che impone ai lavoratori di adattare continuamente le proprie conoscenze a nuove condizioni; l'insufficiente reazione degli Stati membri al progredire della globalizzazione, che costringe anche le imprese ad adeguare le proprie strutture con sempre maggiore frequenza e rapidità per poter rimanere competitive; una capacità non sempre adeguata di prevedere le qualifiche che il mercato del lavoro richiederà in futuro e, quindi, di indirizzare in quel senso coloro che seguono una formazione.

2.2.2

Per dare una risposta adeguata ai problemi attuali occorre affrontare, in particolare, i seguenti aspetti:

misure di sostegno alla crescita economica: anche se il coordinamento temporale tra gli orientamenti per l'occupazione e gli indirizzi di massima per le politiche economiche gioca a favore degli obiettivi di Lisbona, per una ulteriore promozione di questi ultimi è auspicabile una maggiore interazione tra i due processi sul piano dei contenuti. Il Comitato è convinto che «senza una crescita economica forte e sostenibile, sarà difficile raggiungere gli altri obiettivi concordati a Lisbona» (2). Tali obiettivi presuppongono un più marcato orientamento della politica economica europea verso l'obiettivo di una maggiore occupazione. Si deve prestare attenzione non solo alle misure di politica occupazionale e di mercato del lavoro, ma anche alla politica economica generale, se si vuol «dare il via ad una nuova dinamica europea di crescita, da cui dipende il rilancio dell'occupazione, sulla base di una definizione più precisa degli indirizzi di massima, una loro applicazione più efficace e un loro inquadramento più coerente» (3),

commercio internazionale, sistemi di libero scambio, globalizzazione: si aprono nuove opportunità per la crescita e l'occupazione, ma si pongono anche nuove sfide. Una delle conseguenze è che le imprese, per poter rimanere competitive, devono adeguare le proprie strutture con sempre maggiore frequenza e rapidità. Questa esigenza ha conseguenze significative sullo sviluppo economico e sociale in Europa e non riguarda solo le grandi aziende, ma anche e soprattutto le piccole imprese. Anche questo tema è stato trattato dal Comitato in diversi pareri (4),

strutture di sostegno all'occupazione negli Stati membri dell'UE: nella sua relazione del novembre 2003, la task force europea per l'occupazione avanza concrete proposte di riforma, che ora gli Stati membri dovranno far proprie. È questo l'ambito tematico su cui verte il presente parere d'iniziativa del Comitato.

2.3

Il Comitato si compiace della decisione di costituire una task force europea per l'occupazione guidata da Wim Kok. La task force è stata creata nel corso del Consiglio europeo di primavera del 2003, allo scopo di individuare le sfide che si pongono alla politica occupazionale e di presentare concrete proposte di riforma destinate sia al livello europeo che a quello nazionale, fornendo così anche un ulteriore contributo alla strategia europea per l'occupazione. Essa mostra chiaramente ai governi l'urgenza di profonde riforme, ed esorta gli Stati membri attuali e futuri ad attuarle realmente.

2.3.1

Nel novembre 2003 la task force ha presentato la sua relazione finale, nella quale affronta i seguenti argomenti:

l'adattabilità (massimizzare il sostegno alla creazione di nuove imprese e di posti di lavoro, potenziare e diffondere l'innovazione e la ricerca, promuovere la flessibilità e la sicurezza sul mercato del lavoro),

i mercati del lavoro (rendere il lavoro redditizio, rafforzare le politiche attive del mercato del lavoro, accrescere il tasso di attività femminile, elaborare strategie per reagire all'invecchiamento delle forze di lavoro, integrare le minoranze e gli immigrati),

gli investimenti nel capitale umano (innalzare il livello di istruzione, condividere i costi e le responsabilità, agevolare l'accesso alla formazione permanente),

la mobilitazione per le riforme (mobilitare la società, mettere in atto le riforme, amplificare l'effetto leva degli strumenti europei).

2.3.2

La task force individua quattro fattori chiave, che ritiene necessari per incrementare l'occupazione e la produttività:

una maggiore adattabilità da parte dei lavoratori e delle imprese,

un mercato del lavoro più attraente per un numero maggiore di persone,

investimenti nel capitale umano più consistenti ed efficaci,

un'attuazione delle riforme più efficace grazie a migliori politiche occupazionali.

2.3.3

Il Comitato accoglie con favore ampi passaggi della relazione presentata dalla task force per l'occupazione, che è riuscita nell'intento di svolgere un'analisi fondamentalmente equilibrata delle attuali sfide di politica occupazionale. Assume però una posizione critica nei confronti di alcuni punti.

La relazione mostra chiaramente ai responsabili delle decisioni politiche, di livello nazionale o europeo, quanto sia urgente avviare e realizzare riforme se si vuole che l'Unione europea riesca ancora a conseguire l'obiettivo che si è prefissa a Lisbona, ossia diventare, entro il 2010, l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.

2.4

Per sostenere il processo di Lisbona è giusto e importante che a livello europeo, nel quadro della strategia europea per l'occupazione, sia realizzato un processo di apprendimento fondato sul benchmarking, sempre però lasciando le competenze ai singoli Stati membri (5). L'Europa può proporre uno schema generale e invitare poi gli Stati membri a completarlo. Evidenziando i problemi che gravano sui mercati del lavoro dell'Unione e coordinando a livello europeo gli interventi nel settore, la strategia europea per l'occupazione contribuisce positivamente a creare un quadro entro cui muoversi e a fornire importanti impulsi per risolvere sfide di portata nazionale e locale. Gli Stati membri sono invitati a far confluire tempestivamente questi impulsi nelle loro politiche.

2.4.1

La nuova impostazione a medio termine degli orientamenti per l'occupazione, che hanno ora come orizzonte temporale il 2010, appare adeguata e corretta (6). Una maggiore stabilità e una prospettiva di più ampio respiro favoriscono una politica che, oltre a realizzare interventi a breve termine, persegue anche finalità a medio e lungo termine, e quindi consente di porre fondamenta per il futuro. Il rafforzamento di aspetti quali la coerenza e la complementarità attraverso un migliore coordinamento temporale fra gli orientamenti per l'occupazione, gli indirizzi di massima per le politiche economiche e gli altri processi interessati dal metodo aperto di coordinamento (inclusione sociale, previdenza, ecc.), è in linea con gli obiettivi di Lisbona. Il Comitato reputa importante perseguire un'interazione ancora più marcata tra i processi di coordinamento a livello dei contenuti e, nel contempo, attribuire un peso ancora maggiore all'attuazione degli orientamenti negli Stati membri, ai risultati ed alla valutazione. Non va infine dimenticato che una strategia europea in grado di incrementare l'occupazione contribuirà anche sensibilmente all'integrazione sociale. A questo proposito il Comitato sottolinea che gli obiettivi di politica economica, occupazionale e sociale formulati a Lisbona costituiscono un insieme unitario, e non devono pertanto essere considerati separatamente.

2.5

Nell'imminenza dell'allargamento, l'Europa sta per conoscere profondi cambiamenti. Il formarsi di un mercato unico costituito da oltre 450 milioni di persone e di nuovi sbocchi commerciali, nonché il potenziamento delle infrastrutture transfrontaliere sono forieri di una nuova dinamica economica per l'intero continente e incideranno molto anche sull'andamento dell'occupazione. E proprio gli obiettivi comunitari per l'occupazione stabiliti a Lisbona dovranno ora dimostrare la loro validità. Anche nel settore della politica del lavoro, pertanto, gli attuali Stati membri sono chiamati a definire i rispettivi indirizzi nazionali in modo tale da essere attrezzati per le nuove sfide. Nel contempo, nel definire la propria strategia per l'occupazione, l'Unione europea dovrebbe prestare maggiore attenzione alle esigenze dei nuovi Stati membri, in modo che anche questi paesi possano effettivamente realizzare gli obiettivi per l'occupazione stabiliti a livello comunitario. Il Comitato ha già trattato tali questioni in modo esauriente, nel quadro dei comitati consultivi misti, insieme a rappresentanti della società civile organizzata di paesi candidati (7).

Misure a sostegno dell'occupazione

3.   Accrescere l'adattabilità

3.1

Lo sviluppo economico e l'andamento occupazionale sono strettamente legati fra loro. La crescita economica e un clima propizio agli investimenti costituiscono i presupposti essenziali per la creazione di nuovi posti di lavoro e per il mantenimento dei livelli occupazionali già raggiunti. Senza il successo economico non si possono creare né garantire posti di lavoro in modo duraturo. Un policy mix macroeconomico inteso a promuovere la competitività internazionale e a favorire l'occupazione attraverso interventi di politica monetaria, fiscale e salariale (tenendo conto delle competenze e dell'autonomia dei singoli attori) è una condizione necessaria per riportare l'economia europea su un percorso di crescita che consenta uno sfruttamento ottimale delle sue potenzialità in termini di crescita e di occupazione.

3.2

A tal fine, il Comitato ritiene necessario creare condizioni quadro che rafforzino la capacità operativa delle imprese e consentano loro sia di concentrarsi sulla loro attività principale sia di creare posti di lavoro, riaffermando così la propria responsabilità sociale (8). Il Comitato ribadisce la proposta avanzata in merito dalla task force per l'occupazione, secondo la quale, per consentire alle aziende di realizzare appieno il proprio potenziale occupazionale, sarebbe opportuno favorire la loro nascita e la loro espansione, per esempio riducendo gli eccessivi ostacoli amministrativi e normativi che ne ostacolano la creazione e la gestione, e al tempo stesso offrire loro consulenza e assistenza mediante la creazione di centri di servizio (sportelli unici).

3.3

Oltre che incentivare l'attività imprenditoriale già esistente, soprattutto nelle PMI, il Comitato ritiene opportuno dedicare particolare attenzione anche allo sviluppo dello spirito imprenditoriale e all'incentivazione della creazione di nuove imprese (9). Le basi dello spirito imprenditoriale potrebbero essere poste già nel corso del processo di formazione. Nel 2000 la Carta europea per le piccole imprese aveva indicato delle premesse importanti per il rafforzamento delle piccole e medie imprese (10). Il Comitato si compiace che la task force si sia interessata attivamente alle condizioni necessarie a favorire la creazione di nuove imprese. Come giustamente si sottolinea nella relazione, occorre soprattutto diminuire i tempi e i costi necessari. A questo riguardo gli Stati membri presentano forti discrepanze, che andrebbero attenuate. La relazione individua anche importanti presupposti per lo sviluppo delle PMI, tra i quali l'accesso ai finanziamenti. Anche le grandi potenzialità di queste imprese in campo occupazionale andrebbero sfruttate e ampliate. In tale contesto si dovrebbe cercare di incentivare anche l'occupazione nelle microimprese. Per permettere agli interessati di avviare un'attività imprenditoriale autonoma e prepararli a esercitarla, si dovrebbero proporre loro corsi e altre forme di sostegno, quali, ad esempio, la centralizzazione di tutte le informazioni necessarie in appositi sportelli. I giovani imprenditori dovrebbero tenere presenti le potenzialità di crescita di settori quali le cure sanitarie o la tutela dell'ambiente. Il Comitato, a questo proposito, ha già ricordato il crescente potenziale occupazionale dell'economia sociale (11). Il Comitato condivide l'importanza delle richieste che la relazione rivolge agli Stati membri affinché promuovano la cultura imprenditoriale e combattano lo stigma associato all'insuccesso.

3.4

La promozione e la diffusione dell'innovazione e della ricerca, un altro dei temi affrontati nella relazione, rappresenta anche per il Comitato un importante fattore per accrescere l'adattabilità e migliorare la qualità del lavoro. La crescente interdipendenza economica che caratterizza il mondo globalizzato fa della capacità di innovare un importante vantaggio competitivo, a beneficio sia delle imprese che dei lavoratori. Il Comitato si compiace pertanto del fatto che la task force si pronunci a favore dell'aumento della spesa degli Stati membri per la ricerca e lo sviluppo, conformemente agli obiettivi fissati dal Consiglio europeo del marzo 2003 (3 % del PIL). Al tempo stesso va però favorita anche la creazione di un contesto favorevole alla trasformazione delle idee e della ricerca in innovazione.

3.5

Gli Stati membri, in funzione delle rispettive strutture nazionali, sono invitati a prendere le misure necessarie per preparare le imprese e i lavoratori a reagire più efficacemente al ritmo sempre più incalzante della trasformazione. A giudizio del Comitato, in questo contesto è importante trovare il giusto equilibrio tra flessibilità e sicurezza sul mercato del lavoro, in modo che le imprese abbiano la possibilità di offrire nuovi posti di lavoro e che, allo stesso tempo, i lavoratori godano della sicurezza necessaria. Il Comitato apprezza l'equilibrio di cui dà prova la task force nel paragrafo della relazione riguardante la promozione della flessibilità e della sicurezza. Sebbene gli Stati membri siano configurati diversamente sul piano dei presupposti sociali e strutturali, in questo ambito è possibile individuare una serie di esigenze comuni che, secondo il Comitato, meriterebbero un'attenzione particolare:

ammodernamento e miglioramento dei regimi di sicurezza sociale, per adattarli alle circostanze attuali preservandone allo stesso tempo la funzione di protezione sociale,

accentuazione della flessibilità imprenditoriale, attraverso un adattamento più marcato delle condizioni generali alle esigenze delle imprese e del loro personale, accompagnato dalla garanzia di un livello adeguato di sicurezza per i lavoratori,

promozione e consolidamento di forme di lavoro flessibili come il lavoro interinale - che, in funzione delle aspirazioni del lavoratore, possono servire da trampolino verso un rapporto di lavoro permanente - nel rispetto delle norme sulla parità di trattamento e sulla tutela dei lavoratori. È altresì importante promuovere forme innovative di organizzazione del lavoro (come ad esempio il telelavoro), associando nuove forme di flessibilità sul mercato del lavoro a nuove forme di sicurezza. In tale contesto alle parti sociali spetta un ruolo importante nel definire condizioni generali adeguate, tra l'altro anche nella politica di contrattazione collettiva,

promuovere la mobilità geografica sia tra gli Stati membri dell'UE che all'interno dei rispettivi mercati del lavoro, ad esempio risolvendo i problemi linguistici e culturali e superando gli ostacoli di natura amministrativa.

4.   Rendere il mercato del lavoro più attraente per un numero maggiore di persone

4.1

Esortando a «rendere redditizio il lavoro», la relazione tocca un aspetto importante. La task force raccomanda di orientare i sistemi fiscali e di prestazioni sociali degli Stati membri in modo che sia conveniente per i lavoratori entrare nel mercato del lavoro, rimanervi e fare carriera. A giudizio del Comitato, tuttavia, una politica del genere potrà essere efficace solo se abbinata a misure volte ad aumentare il numero di posti di lavoro disponibili e anche, come afferma la relazione, a evitare che alcuni rimangano intrappolati in posti di lavoro mal retribuiti/scarsamente qualificati o si ritrovino ripetutamente disoccupati. In questo contesto è importante anche trasformare il lavoro nero in occupazione regolare, il che potrà avvenire grazie a una combinazione di azioni di controllo e di incentivazione e alla riduzione della tassazione sul lavoro, come il Comitato ha già sottolineato nel suo parere sul futuro della strategia europea per l'occupazione (12). L'imposizione fiscale, i contributi sociali e il livello delle prestazioni dei sistemi di protezione sociale devono essere strutturati in modo tale da non compromettere la solidità finanziaria di questi ultimi, né le funzioni infrastrutturali dello Stato.

4.2

Secondo il Comitato, incentivare misure attive e preventive a favore dei disoccupati e delle persone inattive rappresenta un importante obiettivo. Gli strumenti della politica del settore devono essere coerentemente finalizzati alla reintegrazione dei disoccupati nel mercato del lavoro principale. Particolare attenzione va prestata alla valutazione di questi interventi. Nel contempo è importante incoraggiare i disoccupati ad attivarsi in prima persona nella ricerca di un posto di lavoro. Gli ostacoli che possono frapporsi a un atteggiamento attivo di questo tipo andrebbero eliminati, per esempio mettendo a disposizione servizi su misura. In tale contesto un ruolo importante spetta agli uffici di collocamento. Occorre perseguire una stretta collaborazione fra il collocamento e le imprese, in modo da agevolare un adeguamento duttile alle esigenze in evoluzione del mercato del lavoro. Il Comitato accoglie con favore anche le raccomandazioni della task force in merito alla prevenzione e alla «attivazione» e sottolinea che, in caso di ristrutturazione aziendale, andrebbe data la precedenza alle misure attive, tra le quali rientrano anche l'informazione e la consultazione dei lavoratori, rispetto a quelle passive. Le parti sociali europee hanno fornito un primo importante contributo alla discussione con il documento «Orientations for reference in managing change and its social consequences» (13) e il Comitato se ne compiace.

4.3

Sarebbe stato auspicabile che la task force si fosse soffermata maggiormente sulle misure per l'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro e per la lotta alla disoccupazione giovanile. È proprio quando la situazione economica è difficile e il mercato del lavoro è in tensione che i giovani hanno bisogno di un sostegno adeguato per accedervi. A tal fine, tutti gli attori del mercato del lavoro sono invitati a riesaminare il proprio contributo e le proprie attuali politiche per la lotta contro la disoccupazione giovanile. Tutti i corsi di formazione per giovani, soprattutto quelli relativi a professioni tradizionali, dovrebbero contemplare anche lo sviluppo di competenze che assumono rilievo nella società della conoscenza che si sta formando. Il Comitato ha affrontato la questione in modo approfondito in diversi pareri (14).

4.4

Determinate categorie di persone, come i disabili o i lavoratori scarsamente qualificati ma anche alcune categorie di immigrati, dovendo affrontare difficoltà supplementari sul mercato del lavoro, spesso hanno bisogno di particolari presupposti che ne consentano o ne agevolino l'accesso o la permanenza nella vita lavorativa. Poiché integrare queste categorie è un importante compito della società, è necessaria una politica attiva in questo senso. Per dare a queste persone accesso al mercato e consentire loro di restarvi, è necessaria non solo una mentalità diversa da parte di tutti i gruppi sociali, ma anche la creazione di un idoneo contesto generale di politica economica e del personale. Dare una qualifica a queste persone contribuisce ad accrescerne le possibilità di affermazione. Nel farlo si dovrebbe puntare in primo luogo al loro inserimento permanente nel mondo del lavoro.

4.5

Il Comitato si compiace che la task force abbia affrontato anche la questione dell'aumento del tasso di attività femminile, ed esorta gli Stati membri a continuare a promuovere la compatibilità fra vita familiare e lavorativa. A Lisbona è stato stabilito l'obiettivo di portare il tasso di occupazione femminile dal 54 % (dato del 2000) al 60 %. Per conseguirlo occorre apportare miglioramenti al contesto generale che consentano alle donne di intraprendere un'attività lavorativa. È un compito che interessa l'intera società: in particolare, la creazione di strutture per la custodia dei bambini consente di conciliare impegni familiari e professionali e di restare nel mercato del lavoro, oppure di ritornarvi rapidamente dopo un'interruzione. Il Comitato accoglie pertanto con favore l'appello rivolto agli Stati membri dal Consiglio dell'Unione europea ad eliminare gli ostacoli che dissuadono le donne dal partecipare al mercato del lavoro e, contestualmente, ad ampliare l'offerta di strutture di custodia (15). Lo stesso vale per le valutazioni della task force secondo cui le autorità pubbliche devono garantire che questi servizi siano accessibili ad un vasto pubblico e che abbiano un prezzo contenuto. Inoltre, il Comitato ritiene importante che la task force discuta anche le possibilità di strutturare in modo flessibile l'orario di lavoro, tra cui la possibilità del tempo parziale. Nel contempo il Comitato chiede alle parti sociali di tenere conto, nei loro accordi contrattuali, del principio delle pari opportunità fra uomini e donne.

4.6

Dati il regresso e l'invecchiamento della popolazione attiva, per poter mantenere a lungo termine la propria capacità innovativa e concorrenziale gli Stati membri dell'Unione europea hanno più che mai bisogno delle conoscenze, del bagaglio di esperienze e delle capacità dei lavoratori anziani. Il Comitato ritiene importante favorire un invecchiamento attivo. Inoltre, approva la proposta della task force di creare incentivi per indurre sia i lavoratori ad andare in pensione più tardi, sia i datori di lavoro ad assumere e a non licenziare lavoratori non più giovani. Per raggiungere davvero questo obiettivo occorre creare condizioni economiche e politiche che rafforzino gli incentivi a prolungare la vita lavorativa e, allo stesso tempo, rendano più facile per le imprese assumere anche lavoratori anziani. Come ha dimostrato uno studio svolto dalla Fondazione di Dublino (16), per promuovere l'occupazione dei lavoratori anziani è necessario un mercato del lavoro che consenta di offrire anche a loro un'occupazione, il che richiede un contributo attivo da parte di tutti gli attori partecipanti e presuppone anche corsi di aggiornamento per il miglioramento delle qualifiche e un'organizzazione del lavoro flessibile. Un altro aspetto che merita particolare attenzione è il mantenimento della capacità lavorativa degli anziani. A tal fine sono determinanti un'organizzazione del lavoro e anche una gestione del personale che tengano conto dell'età, nonché provvedimenti adeguati in materia di salute e di sicurezza (17).

4.7

Vista la contrazione della popolazione attiva in Europa, di recente il Comitato ha fatto riferimento anche al ruolo che possono svolgere gli immigrati sul mercato del lavoro per garantire un potenziale sufficiente di forza lavoro qualificata (18).

5.   Investire nel capitale umano

5.1

Una buona formazione scolastica e professionale è la via maestra verso una carriera professionale coronata da successo. L'Europa sta cambiando e sta diventando l'«Europa della conoscenza». Il Comitato ha già fatto notare ripetutamente e con forza l'importanza dell'istruzione (19) e si compiace del fatto che la relazione della task force dia particolare risalto a questo settore. Le basi dell'istruzione vengono poste a scuola. Pertanto, come afferma giustamente la task force, affinché tutti i giovani possiedano almeno le qualifiche di base indispensabili per iniziare proficuamente la vita lavorativa, è estremamente importante diminuire il numero di coloro che abbandonano la scuola senza aver acquisito qualifiche o capacità di livello adeguato. Per raggiungere questo scopo si deve rendere la scuola più attraente, senza però sacrificarne la qualità. Anche per la formazione professionale, un settore nel quale le parti sociali svolgono tradizionalmente un ruolo importante, è necessario un sistema efficiente, impostato anche sulle esigenze del mercato del lavoro oltre che su obiettivi generali di politica dell'istruzione.

5.2

Il Comitato è favorevole a potenziare ulteriormente il settore dell'istruzione superiore. L'idea espressa dalla task force di favorire l'accesso all'istruzione superiore da parte di fasce più ampie della popolazione è un obiettivo condivisibile, ma va perseguito senza accettare compromessi in termini di qualità dell'insegnamento. La creazione di uno «Spazio europeo dell'istruzione superiore» è un altro passo importante: il Comitato chiede da tempo che siano intensificati gli sforzi volti alla costruzione di uno «Spazio europeo dell'apprendimento» (20). I titoli di studio devono essere spendibili in tutta Europa e a livello internazionale. Per questo motivo il Comitato accoglie con favore la decisione dei ministri europei dell'Istruzione superiore (21) di introdurre nei prossimi anni titoli universitari di «Master» e «Bachelor» riconosciuti a livello internazionale. Per facilitare ai giovani laureati l'ingresso nella vita lavorativa è inoltre necessario verificare la pertinenza dei piani di studio per l'attuale mondo del lavoro.

5.3

La formazione permanente è un fattore importante per tutte le categorie di lavoratori. Per «formazione permanente» si intende principalmente lo sforzo sistematico e attivo in materia di formazione compiuto dai cittadini europei nel corso dell'esistenza per far fronte alle esigenze della vita quotidiana (22). Non solo i lavoratori stessi, ma anche le imprese hanno interesse a riconoscere e a potenziare le capacità professionali. Il Comitato si compiace che la task force tenga conto anche del settore pubblico come soggetto rilevante in questo campo. Anche alle parti sociali spetta un ruolo importante in materia. Dato che dalla formazione permanente traggono beneficio i lavoratori, le imprese e la società nel suo insieme, ne consegue che anche la responsabilità è condivisa, sia per la formazione in sé che per i costi che ne derivano. Un'elevata qualità dell'istruzione e dell'aggiornamento professionale, tale da dare ai lavoratori la possibilità di acquisire le competenze di cui hanno bisogno, riduce il rischio di disoccupazione, aumenta le possibilità di essere assunti e quindi contrasta l'emarginazione sociale. Gli investimenti nel miglioramento delle qualifiche e le strategie per l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita sono importanti per la futura competitività dell'Europa e quindi, giustamente, assumono uno spazio di rilievo anche nella strategia europea per l'occupazione. Per migliorare le possibilità di sviluppo professionale dei lavoratori e ampliare le loro opportunità sul mercato del lavoro, è necessario intervenire sui settori dell'istruzione e dell'aggiornamento per accrescerne la capacità di trasmettere competenze pertinenti. Il Comitato si compiace del fatto che le parti sociali abbiano adottato proprio questo approccio nel «Quadro d'azione per lo sviluppo delle competenze e delle qualifiche lungo tutto l'arco della vita» (23) da loro elaborato.

Bruxelles, 26 febbraio 2004.

Il Presidente

del Comitato economico e sociale

Roger BRIESCH


(1)  Parere del CESE Il futuro della strategia europea per l'occupazione (SEO) - Una strategia per il pieno impiego e posti di lavoro migliori per tutti, GU C 133 del 6.6.2003.

(2)  Parere del CESE in merito alla Proposta di decisione del Consiglio relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione, GU C 208 del 3.9.2003.

(3)  Parere del CESE in merito agli Indirizzi di massima per le politiche economiche 2003, GU C 133 del 6.6.2003. Cfr. anche il parere del CESE La governance economica nell'UE, GU C 85 dell'8.4.2003 e il parere del CESE dell'11 dicembre 2003 Indirizzi di massima per le politiche economiche 2003-2005.

(4)  Cfr. per es. la relazione informativa del CESE del 7 giugno 2001 Controllare la globalizzazione: un'esigenza per i gruppi più deboli, REX/062, il parere del CESE Per un'OMC dal volto umano: le proposte del CESE, GU C 133 del 6.6.2003 e il parere del CESE Preparazione della Quinta conferenza ministeriale dell'OMC, GU C 234 del 30.9.2003.

(5)  Parere del CESE Strategia europea per l'occupazione, GU C 133 del 6.6.2003; parere del CESE Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione, GU C 208 del 3.9.2003.

(6)  Parere del CESE Orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione, GU C 208 del 3.9.2003.

(7)  Cfr. tra l'altro REX/130-2003 Vocational training and lifelong learning and their impact on employment in Estonia [La formazione professionale e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita e il loro impatto sull'occupazione in Estonia], N.d.T: documento disponibile solo in inglese; REX/148-2003 Dichiarazione congiunta; REX/087-2002 La situation des petites et moyennes entreprises en Hongrie à la lumière de la politique de l'UE en la matière [La situazione delle piccole e medie imprese in Ungheria alla luce della politica dell'UE in materia], N.d.T: documento non disponibile in italiano.

(8)  Parere del CESE, del 20 marzo 2002, in merito al Libro verde Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, GU C 125 del 27.5.2002.

(9)  Parere del CESE, del 24 settembre 2003, in merito al Libro verde L'imprenditorialità in Europa, CESE 1173/2003.

(10)  Carta europea per le piccole imprese, giugno 2000; parere del CESE Carta europea per le piccole imprese, GU C 204 del 18.7.2002.

(11)  Sull'economia sociale cfr. il parere del CESE sul tema L'economia sociale ed il mercato unico, CES 242/2000, GU C 117 del 26.4.2000.

(12)  Parere del CESE sulla strategia europea per l'occupazione, GU C 133 del 6.6.2003.

(13)  Orientations for reference in managing change and its social consequences [Orientamenti di riferimento per gestire il cambiamento e le sue conseguenze sociali], 16 ottobre 2003, UNICE, CES, CEEP, Ueapme.

(14)  Parere in merito al Libro bianco della Commissione europea Un nuovo impulso per la gioventù europea, GU C 149 del 21.6.2002; parere in merito al Libro bianco sulla politica della gioventù, GU C 116 del 20.4.2001.

(15)  Decisione del Consiglio, del 22 luglio 2003, relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell'occupazione (2003/578/CE).

(16)  Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, Combating Age Barriers in Employment [La lotta contro le barriere dell'età nel mondo del lavoro], N.d.T: non disponibile in italiano. Cfr. anche il parere del CESE sul tema I lavoratori anziani, GU C 14 del 16.1.2001.

(17)  Parere del CESE, del 20 marzo 2002, in merito al Libro verde Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese, GU C 125 del 27.5.2002.

(18)  Parere del CESE, del 10 dicembre 2003, sul tema Immigrazione, integrazione e occupazione (SOC/138).

(19)  Cfr. per es. il parere del CESE La dimensione europea dell'istruzione: natura, contenuto e prospettive, GU C 139 dell'11.5.2001; il parere del CESE Memorandum sulla formazione permanente, GU C 311 del 7.11.2001; il parere del CESE Parametri di riferimento europei per l'istruzione e la formazione, GU C 133 del 6.6.2003; il parere del CESE Pensare all'istruzione di domani, GU C 36 dell'8.2.2002, e il parere del CESE sul Programma e-Learning, GU C 133 del 6.6.2003.

(20)  Cfr. in particolare il parere del CESE La dimensione europea dell'istruzione: natura, contenuto e prospettive, GU C 139 dell'11.5.2001.

(21)  Comunicato della conferenza dei ministri europei dell'Istruzione superiore, Berlino, 19 settembre 2003.

(22)  Cfr. il parere del CESE Memorandum sulla formazione permanente, GU C 311 del 7.11.2001.

(23)  Quadro d'azione per lo sviluppo delle competenze e delle qualifiche lungo tutto l'arco della vita, 14 marzo 2002.


ALLEGATO

al parere del Comitato economico e sociale europeo

Emendamento respinto

Il seguente emendamento, che ha ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad un quarto dei voti espressi, è stato respinto nel corso del dibattito.

Punto 3.5, terzo trattino Modificare come segue:

promozione e consolidamento di forme di lavoro flessibili come il lavoro interinale - che, in funzione delle aspirazioni del lavoratore, possono servire da trampolino verso un rapporto di lavoro permanente - nel rispetto delle norme sulla parità di trattamento e sulla tutela dei lavoratori. È altresì importante promuovere forme innovative di organizzazione del lavoro (come ad esempio il telelavoro), associando Le nuove forme di flessibilità sul mercato del lavoro dovrebbero essere associate a nuove forme di sicurezza. In tale contesto alle parti sociali spetta un ruolo importante nel definire Le condizioni generali del lavoro flessibile andrebbero stabilite dalle parti sociali attraverso la adeguate, tra l'altro anche nella politica di contrattazione collettiva.

Motivazione

La frase sulla promozione del lavoro interinale non può essere accettata. Vi sono senz'altro situazioni in cui questo tipo di occupazione è necessario, ma solo i rapporti di lavoro a tempo indeterminato meritano di essere promossi, mentre le forme di lavoro flessibile andrebbero considerate eccezioni alla regola. Le regole sul lavoro flessibile, comunque, dovrebbero sempre essere di competenza delle parti sociali.

Esito della votazione

Voti favorevoli: 53, voti contrari: 67, astensioni: 4.


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