Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52004AE0319

    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema comunicazione della Commissione «L'Europa e la ricerca di base» — COM(2004) 9 def.

    GU C 110 del 30.4.2004, p. 98–103 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    30.4.2004   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

    C 110/98


    Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema comunicazione della Commissione «L'Europa e la ricerca di base»

    COM(2004) 9 def.

    La Commissione, in data 14 gennaio 2004, ha deciso, conformemente al disposto dell'articolo 262 del Trattato che istituisce la Comunità europea, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla comunicazione della Commissione «L'Europa e la ricerca di base»

    Il Comitato economico e sociale europeo ha deciso di incaricare la sezione specializzata Mercato unico, produzione e consumo di predisporre i lavori in materia.

    Visto il carattere di urgenza dei lavori, il Comitato economico e sociale europeo, in data 26 febbraio 2004, nel corso della 406a sessione plenaria, ha deciso di designare WOLF in qualità di relatore generale e ha adottato il presente parere all'unanimità.

    1.   Introduzione e sintesi della comunicazione della Commissione

    1.1

    Gli Stati membri e gli organi dell'Unione europea hanno a lungo ritenuto che la ricerca di base fosse prevalentemente di competenza nazionale e che la Comunità dovesse concentrarsi soprattutto sulla ricerca applicata e sullo sviluppo. Vista in retrospettiva, questa posizione deriva da un'interpretazione piuttosto unilaterale dell'articolo 163 del trattato che istituisce la Comunità europea (1).

    1.2

    All'inizio del 2000 è subentrata una prima inversione di tendenza per effetto di un'iniziativa e di decisioni che hanno indicato la via da seguire: da un lato è stata determinante la comunicazione della Commissione (2) dal titolo «Verso uno spazio europeo della ricerca», dalla quale emergeva, benché ciò non fosse esplicitato, che la ricerca di base era una missione comunitaria; dall'altro lo sono state le decisioni del Consiglio europeo di Lisbona (3), che hanno anche definito l'ambizioso e importante obiettivo comunitario di fare dell'Europa un'economia e una società basate sulla conoscenza; l'importanza fondamentale della ricerca di base non è stata tuttavia espressamente evidenziata neanche in quell'occasione.

    1.3

    Quasi contemporaneamente è stato tuttavia il Comitato economico e sociale europeo, nel suo parere (4) in merito alla comunicazione della Commissione «Verso uno spazio europeo della ricerca», a sottolineare l'importanza del giusto equilibrio e della necessaria interazione fra ricerca di base e ricerca applicata e sviluppo, raccomandando espressamente di concedere adeguati finanziamenti alla ricerca di base, la quale, attraverso l'approfondimento della conoscenza, è fonte di scoperte, idee e metodi nuovi.

    1.4

    Questa posizione è ormai generalmente diffusa. Esiste una maggiore consapevolezza delle esigenze di un'economia e di una società basate sulla conoscenza ed è stata altresì riconosciuta l'importanza di compiere progressi in tutte le discipline scientifiche, compresa la ricerca di base, per riuscire effettivamente a conseguire gli obiettivi stabiliti a Lisbona.

    1.5

    L'Europa dispone senz'altro di punti di forza anche nella ricerca di base, sia a livello universitario sia nel contesto di vari organismi specializzati (5), ma occorrono maggiori iniziative a livello comunitario.

    1.5.1

    Storicamente è proprio nel settore della ricerca di base che sono state avviate le prime iniziative di cooperazione scientifica in Europa (occidentale), nate dall'esigenza di istituire centri per ospitare grandi apparecchiature e creare una massa critica i cui costi superavano le capacità economiche dei singoli Stati o la loro disponibilità a stanziare fondi a tale scopo.

    1.5.2

    Negli anni '50 è stato così fondato il CERN (fisica delle alte energie), seguito negli anni '60 dall'ESO (astronomia), dall'EMBO e dall'EMBL (biologia molecolare) (6) nonché dall'istituto franco-tedesco ILL (7), cui più tardi si è aggiunto l'ESRF (8). Nel frattempo anche negli Stati membri esistono già alcuni grandi impianti sperimentali (9), che vengono utilizzati a livello bilaterale o multilaterale.

    1.5.3

    Anche alcuni programmi europei particolarmente applicativi e altamente tecnologici, come quello spaziale oppure quello sulla fusione, interagiscono strettamente con la ricerca di base, di cui hanno molto bisogno.

    1.6

    Si è così riusciti a creare istituti di fama internazionale, che hanno dato un contribuito essenziale alla reputazione della scienza europea (10). Inoltre, le attività di questi istituti hanno grandi ricadute ed esercitano una forte attrattiva nei confronti di numerose comunità scientifiche che operano nelle università e in altri centri di ricerca: ne sono nate fruttuose reti di collaborazione, che sono un presupposto essenziale per raggiungere risultati comuni.

    1.7

    Anche le attività condotte dalla Fondazione europea della Scienza (FES), un organismo non specializzato creato negli anni '70, riguardano spesso temi di ricerca relativamente fondamentali. Lo stesso vale per le attività realizzate nell'ambito del programma quadro per la ricerca e lo sviluppo dell'Unione europea, che a loro volta richiedono e comprendono una certa quantità, anche se talvolta relativamente esigua, di ricerca di base come componente delle grandi azioni tematiche.

    1.8

    Alla luce di quanto precede, la comunicazione della Commissione oggetto del presente parere riguarda ruolo, significato e situazione attuale della ricerca di base nello spazio europeo della ricerca, e contiene alcune riflessioni sugli eventuali interventi che la Commissione potrebbe adottare per incentivarla nell'Unione europea non solo in misura maggiore che in passato, ma anche con sistematicità.

    1.9

    La comunicazione della Commissione affronta quindi i seguenti aspetti della ricerca di base:

    la ricerca di base e il suo impatto,

    situazione nel mondo e in Europa,

    ricerca di base a livello europeo,

    prospettive,

    altre azioni,

    tappe future.

    1.10

    In merito alla situazione della ricerca di base su scala europea, la Commissione espone inoltre le seguenti considerazioni.

    1.10.1

    In Europa il settore privato è ancora relativamente poco attivo nella ricerca di base. Sono poche le imprese che dispongono delle necessarie capacità di ricerca, e le loro attività tendono a concentrarsi sulla ricerca applicata e sullo sviluppo; anche il finanziamento della ricerca attraverso fondazioni resta limitato.

    1.10.2

    Diversamente dagli Stati Uniti, dove il settore privato ha sempre sostenuto la necessità di un finanziamento pubblico della ricerca di base (11), per molto tempo l'industria europea ha chiesto di destinare i finanziamenti pubblici preferibilmente alla ricerca applicata nelle imprese stesse. Nel frattempo sono comunque sempre più numerosi coloro che riconoscono l'importanza della ricerca di base ai fini della competitività dell'economia europea, anche nel mondo delle imprese (si veda ad esempio la Tavola rotonda degli industriali europei).

    1.11

    Gli ulteriori interventi citati nella proposta della Commissione si baseranno sulle opinioni di numerose personalità, organizzazioni e istituzioni, come per esempio quelle di un gruppo di 45 premi Nobel, della Fondazione europea della scienza (FES), dell'Associazione dei direttori e presidenti dei consigli nazionali per la ricerca (EuroHORCS) (12), dell'associazione Eurosciences, dell'Accademia Europea, del consiglio per la ricerca europea EURAB e di un gruppo ad hoc (ERCEG) costituito da alcune personalità a seguito della conferenza organizzata dalla presidenza danese dell'Unione europea il 7 e 8 ottobre 2002 a Copenaghen sul tema del «Consiglio europeo per la ricerca» (13).

    1.12

    Inoltre, nel primo trimestre del 2004 la Commissione intende condurre

    un ampio dibattito nella comunità scientifica e negli ambienti interessati sulla presente comunicazione, in collegamento con le riflessioni sul «Consiglio europeo della ricerca»,

    un dibattito a livello politico presso il Consiglio e il Parlamento europeo, basato sulla presente comunicazione.

    2.   Osservazioni generali

    2.1

    Nel rinviare fra l'altro ai propri pareri in materia di ricerca e sviluppo, nei quali ha più volte (14) ricordato che, anche in considerazione degli obiettivi di Lisbona, l'Unione europea deve finanziare adeguatamente, ossia molto più di quanto ha fatto finora, la ricerca di base, il Comitato accoglie con particolare favore la comunicazione della Commissione nonché le osservazioni e le intenzioni ivi contenute.

    2.2

    In particolare riferendosi al proprio parere sulla proposta (15) della Commissione relativa al Sesto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo e alla raccomandazione allora formulata di aumentare del 50 % a medio termine il bilancio generale della Comunità relativo alla R & S (riferito all'Europa a 15!), il Comitato appoggia l'appello della Commissione a rafforzare in modo decisivo il bilancio della ricerca dell'Unione europea. Il Comitato sostiene altresì l'intenzione della Commissione di seguire le raccomandazioni del gruppo Mayor e di fare del potenziamento della ricerca di base uno dei cardini dell'azione futura dell'Unione nel campo della ricerca. In questo contesto ricorda gli allarmanti indicatori presentati dalla Commissione, che evidenziano il divario addirittura crescente fra Unione europea e, per esempio, Stati Uniti nel settore del sapere e della ricerca.

    2.3

    Inoltre il Comitato condivide le prime riflessioni sulla creazione di un «Consiglio europeo per la ricerca», che potrebbe assumere a livello di Unione europea i compiti che a livello nazionale sono propri di istituzioni come i Research Council del Regno Unito, la Deutsche Forschungsgemeinschaft in Germania, il Vetenkapsradet in Svezia, l'NWO nei Paesi Bassi, l'FNRS in Belgio e così via, le quali attribuiscono – su richiesta – finanziamenti oppure aiuti ai progetti di singole équipe di ricercatori, analogamente a quanto avviene anche negli Stati Uniti.

    2.4

    Il Comitato concorda con la Commissione nell'affermare che non è in pratica possibile definire criteri rigorosi per distinguere fra ricerca di base e ricerca applicata. Tuttavia a suo avviso ciò non rappresenta un problema (e pertanto a livello pratico ha consigliato di lasciare una certa discrezionalità) posto che i due ambiti interagiscono con validi risultati, anzi cooperano e dovrebbero cooperare fra di loro.

    2.4.1

    Il Comitato ricorda una sua precedente raccomandazione (16) che chiedeva il rafforzamento dell'interazione tra ricerca di base e ricerca applicata nell'ambito di un sistema scientifico pluralistico e multipolare.

    2.4.2

    Il Comitato considera tuttavia necessario che nel prosieguo dei lavori la Commissione stabilisca (o proponga) una definizione della ricerca di base tale da costituire una base sufficientemente praticabile per le decisioni sulle richieste di finanziamento e rimanda alla sua precedente raccomandazione in merito (17).

    2.5

    Nella comunicazione la Commissione affronta anche la complessa questione dei diritti di proprietà intellettuale nel contesto della ricerca di base. È notorio che, a differenza delle invenzioni, le scoperte non si possono brevettare. L'esigenza di pubblicare rapidamente i risultati ottenuti, di cui si parla in seguito e che è auspicabile anche per la diffusione della conoscenza, pone spesso un dilemma ai ricercatori.

    2.5.1

    Questo dilemma nasce dalla necessità di capire se dalla scoperta non si possa ricavare un'applicazione da brevettare. In questo caso bisognerebbe chiedere il brevetto prima di pubblicare le conoscenze necessarie a tal fine. Le conseguenze di questo dilemma pregiudicano la diffusione della conoscenza e quindi la fama scientifica oppure, in alternativa, la potenziale tutela attraverso brevetto di idee nuove e forse pionieristiche a favore dell'Unione europea; a farne le spese è comunque l'inventore.

    2.5.2

    Si potrebbe attenuare notevolmente questo dilemma prevedendo un cosiddetto «termine di grazia» (18) (ingl. grace period). Il Comitato ribadisce pertanto la propria raccomandazione (19), già formulata più volte, di prevedere anche nell'Unione europea il «termine di grazia» usuale negli Stati Uniti. Al contempo ribadisce l'urgenza di introdurre il brevetto comunitario, con cui verrebbe eliminato un grave handicap per i ricercatori e le imprese.

    2.6

    Infine il Comitato chiede se e come si possa sancire esplicitamente l'opportunità di finanziare la ricerca di base (ai fini degli obiettivi di Lisbona) nei futuri trattati o decisioni europee.

    3.   Osservazioni particolari

    3.1

    Il Comitato condivide ampiamente la descrizione e l'analisi della situazione attuale della ricerca di base presentate dalla Commissione.

    3.1.1

    Tuttavia ciò non vale per tutte le considerazioni esposte nel parere: la Commissione scrive per esempio fra l'altro che «… l'Europa, sebbene abbia dei punti forti in materia di ricerca di base, ha anche varie debolezze, risultanti in particolare dalla compartimentazione dei sistemi nazionali di ricerca, e soprattutto dalla scarsa concorrenza tra singoli ricercatori, équipe e progetti su scala europea», deducendone che è necessario migliorare il coordinamento delle attività, degli interventi e dei programmi nazionali riguardanti la ricerca di base.

    3.1.2

    Secondo il Comitato, quest'ultima affermazione della Commissione relativa alla compartimentazione e alla scarsa concorrenza - che probabilmente non è applicabile in generale neanche alle istituzioni che seguono o dirigono la ricerca a livello politico - è fuorviante per la sua genericità e per il riferimento alla ricerca scientifica, soprattutto perché trascura o non tiene sufficientemente conto di una sua caratteristica essenziale.

    3.1.3

    Accanto alla spinta a conoscere, scoprire o sviluppare il nuovo, una delle principali motivazioni dei ricercatori risiede infatti nella competizione fra gruppi o laboratori concorrenti e nell'esigenza di praticare uno scambio di idee con colleghi esperti attivi altrove. Un eccesso di concorrenza o di ambizione nuoce tuttavia alla natura della ricerca scientifica, perché può causare superficialità e pregiudicare così la necessaria accuratezza e profondità dell'attività scientifica, nonché lo slancio a scoprire il nuovo.

    3.1.4

    Questo scambio di idee e questa concorrenza si espletano nell'ambito di conferenze e congressi scientifici internazionali nonché in rinomate riviste specialistiche. La fama nazionale e internazionale dei singoli ricercatori (e di conseguenza le loro opportunità di carriera) nonché degli istituti dove lavorano deriva anche dalla capacità di essere i primi nell'acquisire e pubblicare nuove e importanti scoperte.

    3.1.5

    Sono di solito le varie associazioni scientifiche o di settore a organizzare questi convegni o congressi, i quali, nella dialettica fra collaborazione e concorrenza, costituiscono il foro internazionale per scambiare i risultati e i progetti più recenti, avviare nuove forme di cooperazione, ma anche per presentare capacità e risultati, quindi per far funzionare la concorrenza.

    3.1.6

    Allo scambio di conoscenze e al coordinamento servono inoltre i numerosi contatti personali a livello internazionale (20) che caratterizzano molti progetti di ricerca, nonché il loro inserimento in programmi internazionali (21).

    3.1.7

    Tutto ciò comporta naturalmente ricadute per i vari istituti e i ricercatori che vi operano e quindi anche un continuo processo di adeguamento e riorientamento dei rispettivi programmi di ricerca, che segue i ritmi della ricerca scientifica.

    3.1.8

    Come già sottolineato dal Comitato in un precedente parere, la Commissione dovrebbe prendere atto, riconoscere e sfruttare meglio questo processo spontaneo di coordinamento e adattamento tra scienza e ricerca stimolato anche dalla concorrenza e ormai in atto a livello internazionale. Di conseguenza dovrebbe coinvolgere, ancor più che in passato, nelle proprie consultazioni interne e soprattutto nel processo di ripartizione affermati ricercatori di alto livello, nonché i rappresentanti delle associazioni scientifiche (che sono organismi gestiti e finanziati dai rispettivi membri, quindi delle ONG).

    3.1.9

    Le osservazioni del Comitato che precedono non ostano tuttavia – nella misura in cui ciò sia necessario e utile - a un ulteriore «coordinamento aperto» e quindi «europeizzazione» dei programmi nazionali della ricerca di base. Ciò andrebbe tuttavia conseguito preferibilmente concedendo congrui incentivi ai processi spontanei «bottom-up» nonché finanziando i progetti (22) o le grandi attrezzature che, in applicazione della sussidiarietà, richiedono capacità o volontà superiori a quelle nazionali e intorno ai quali per irradiazione si formano le reti europee.

    3.1.10

    Inoltre devono essere sviluppati un ambiente culturale e un idoneo contesto amministrativo e finanziario che stimolino l'eccellenza, lascino spazi a temi e programmi di lavoro più aperti, diventino più attrattivi per i ricercatori.

    3.1.11

    Il Comitato ribadisce la sua preoccupazione per le insufficienti sinergie e l'inadeguato interscambio di ricercatori tra il settore universitario e il settore imprenditoriale, che induce una dicotomia tra la ricerca di base e la ricerca applicata, rende difficile la sinergia tra approcci, metodi, tecnologie diverse, e riduce l'interdisciplinarietà, stimolando inoltre comportamenti troppo protesi da un lato alle pubblicazioni scientifiche, dall'altro ai risultati a breve.

    3.2

    Il finanziamento da parte dell'Unione europea dovrebbe inoltre essere destinato preferibilmente ai programmi o agli istituti le cui attività richiedono un elevato grado di ricerca interdisciplinare, la quale assume sempre maggiore importanza per numerosi ambiti e per molte importanti problematiche; il modo migliore per praticarla consiste nel raggruppare le varie discipline e le apparecchiature necessarie in un solo centro a partire dal quale possano servire a un utilizzo e a una messa in rete «europea».

    3.3

    In riferimento a quanto precede, il Comitato sostiene quindi le valutazioni della Commissione rispetto ai seguenti interventi proposti:

    rafforzare il sostegno europeo alle infrastrutture di ricerca e sostenere la creazione di centri di eccellenza, tramite una combinazione di finanziamenti nazionali ed europei, pubblici e privati,

    aumentare il sostegno allo sviluppo delle risorse umane, alla formazione dei ricercatori e allo svolgimento delle carriere scientifiche (23),

    incentivare la collaborazione e la creazione di reti.

    3.4

    Il Comitato ritiene che concedere un adeguato sostegno finanziario a singoli progetti sarebbe un importante strumento di promozione. Come proposto dalla Commissione, ciò dovrebbe avvenire attraverso un organismo come il Consiglio europeo per la ricerca, la cui attività potrebbe orientarsi su quella degli istituti che già ora operano molto validamente a livello di Stati membri, come la Deutsche Forschungsgemeinschaft (DFG) oppure i Research Council britannici. Tuttavia, anche alla luce della problematica cui si accenna sotto, in questo contesto andrebbero però finanziati progetti di durata sufficientemente lunga; inoltre, andrebbero presi in considerazione in una certa misura anche determinate tipologie (24) di finanziamento più istituzionale (per esempio di durata compresa fra 12 e 15 anni).

    3.4.1

    In questo contesto occorre tenere conto fra l'altro di due importanti punti di vista, già ricordati anche in precedenti pareri (25) del Comitato.

    3.4.2

    Da un lato sussiste il problema di adeguare i contratti al profilo individuale dei ricercatori partecipanti ai progetti: bisogna cioè che la natura inevitabilmente limitata nel tempo dei vari progetti non soltanto non penalizzi i ricercatori in termini di tipologia contrattuale, emolumenti percepiti e copertura sociale, bensì che siano previsti anche sufficienti incentivi per attirare e trattenere in questi incarichi quelli più qualificati.

    3.4.3

    Dall'altro esiste il problema legato al lavoro (26) necessario per espletare le procedure di domanda, valutazione ecc. a carico sia dei richiedenti che dei periti. Seguendo l'esempio della Deutsche Forschungsgemeinschaft in Germania, bisogna fra l'altro far sì che questo lavoro sia relativamente contenuto rispetto al potenziale risultato conseguibile con i fondi richiesti. Una possibile soluzione potrebbe risiedere nell'uniformare, evitare di modificare continuamente e accorpare le procedure di domanda e di valutazione di tutti i finanziatori coinvolti.

    3.5

    Una situazione particolarmente delicata in tal senso potrebbe verificarsi qualora la dotazione destinata alla ricerca di base fosse molto esigua e si dovesse quindi esaminare e giudicare – per lo più con esito negativo – un elevato numero di domande di finanziamento di entità di gran lunga superiore ai fondi disponibili.

    3.5.1

    Da un lato bisogna infatti evitare che ciò susciti il malcontento dei richiedenti respinti, che sarebbero la stragrande maggioranza, nei confronti della Commissione e dell'Unione europea, considerato anche il loro investimento in termini di tempo e impegno.

    3.5.2

    Dall'altro bisogna però anche impedire che l'onere amministrativo necessario (vedi sopra) per documentare la correttezza e l'equità della procedura diventi eccessivo. Proprio per questo motivo il Comitato raccomanda alla Commissione di consultare in merito sia gli organismi degli Stati membri esperti in questo campo, sia coloro che finora hanno presentato domanda di finanziamento con esito positivo ma anche negativo (!).

    3.6

    Giustamente la Commissione ricorda il ruolo determinante della ricerca di base per la funzione formativa delle università e di conseguenza il Comitato approva la seguente affermazione contenuta nella comunicazione: «In tali condizioni, la ricerca di base rimarrà un aspetto centrale dell'attività e della missione delle università, di cui costituisce la ragione d'essere in collegamento con l'insegnamento.» Secondo il Comitato, ciò vale però anche per gli istituti di ricerca non universitari che praticano (anche) la ricerca di base e che sono legati alla ricerca e alla formazione accademica da diversi rapporti di tipo personale, programmatico od organizzativo.

    4.   Conclusione

    Il Comitato sostiene pienamente l'obiettivo della Commissione di finanziare adeguatamente e in modo sistematico la ricerca di base a livello dell'Unione europea dotandola di un bilancio sufficiente e di strumenti amministrativi adeguati e snelli. Il Comitato raccomanda alla Commissione di procedere nei termini previsti tenendo conto anche delle osservazioni e delle raccomandazioni specifiche che precedono.

    Bruxelles, 26 febbraio 2004

    Il Presidente

    del Comitato economico e sociale

    Roger BRIESCH


    (1)  Ripreso ampiamente nel progetto di trattato del 18 luglio 2003 all'articolo III-146.

    (2)  COM(2000) 6 def.

    (3)  Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000.

    (4)  GU C 204 del 18.7.2000.

    (5)  GU C 204 del 18.7.2000.

    (6)  CERN - Organizzazione europea per la ricerca nucleare; ESO – Organizzazione europea per le ricerche astronomiche nell'emisfero australe; EMBO: Organizzazione europea di biologia molecolare; EMBL – Laboratorio europeo di biologia molecolare.

    (7)  Istituto Laue-Langevin di Grenoble.

    (8)  ESRF = Impianto europeo di radiazione di sincrotrone, anch'esso con sede a Grenoble.

    (9)  Per es. il DESY (Deutsches Elektronen Synchrotron) di Amburgo.

    (10)  Il Comitato ricorda inoltre che il rivoluzionario sistema di comunicazione del worldwide-web, che è alla base di INTERNET, è stato sviluppato al CERN e inizialmente doveva servire soltanto per la trasmissione di dati scientifici fra i laboratori partecipanti alla ricerca.

    (11)  Cfr. la relazione «America's Basic Research: Prosperity Through Discovery» del «Committee for Economic Development» composto da rappresentanti dei grandi gruppi industriali. Negli Stati Uniti esistono però imprese, come per esempio l'IBM o la Bell Labs, che continuano a praticare, anche se tendono a ridurla, molta ricerca di base.

    (12)  EuroHORCS: Associazione dei direttori e presidenti dei consigli nazionali per la ricerca, EURAB: European Research Advisory Board; ERCEG: The European Research Council Expert Group, presieduto dal professor Federico Mayor.

    (13)  Il 15 dicembre 2002 il Ministro per la ricerca danese ha inviato ai suoi omologhi europei la relazione conclusiva dei lavori di questo gruppo, nella quale si chiede l'istituzione di un fondo europeo per la ricerca di base da finanziare principalmente con i mezzi del programma quadro per la ricerca dell'Unione europea e la cui gestione sarà affidata a un Consiglio europeo per la ricerca.

    (14)  GU C 221 del 7.8.2001, punti 4.4.1, 4.4.2, 4.4.3, 4.4.4 e 4.4.5.

    (15)  GU C 260 del 17.9.2001.

    (16)  GU C 221 del 7.8.2001, punto 6.7.2.

    (17)  CESE 1588/2003, punto 4.5.3.

    (18)  In passato addirittura presente nella legislazione tedesca sui brevetti come «periodo di salvaguardia della novità precedente alla pubblicazione».

    (19)  Cfr. in particolare GU C 95/48 del 23.04.2003, punto 5.2.

    (20)  Più della metà dei nuovi ricercatori e addirittura un quarto dei direttori d'istituto della Max-Planck-Gesellschaft provengono dall'estero.

    (21)  Ciò vale per esempio soprattutto per i programmi nei settori della climatologia, dell'oceanografia, della fisica dell'atmosfera ecc. ricordati anche dalla Commissione.

    (22)  GU C 95 del 23.4.2003.

    (23)  Cfr. la comunicazione della Commissione «I ricercatori nello Spazio europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere» (COM(2003) 436 del 18.7.2003) e il relativo parere del CESE (CESE 305/2004).

    (24)  Come per esempio quelle per i Sonderforschungsbereiche (aree speciali di ricerca) istituite dalla Deutsche Forschungsgemeinschaft in Germania.

    (25)  CESE 305/2004, punto 5.1.8.

    (26)  CESE 305/2004, punto 5.1.8.4.


    ALLEGATO

    al parere del Comitato economico e sociale europeo

    Qui di seguito si riporta l'emendamento messo ai voti e respinto durante il dibattito (art. 54, par. 3, RI):

    Punto 2.6 Cancellare il paragrafo.

    Motivazione

    La ricerca di base è già finanziata nell'ambito del Sesto programma quadro di ricerca e il mix tra ricerca di base e ricerca applicata è bene sia definito dal decisore politico (Consiglio e Parlamento europeo) in funzione degli obiettivi strategici del momento. Inoltre si creerebbero dei problemi pratici non essendoci una definizione unanimemente accettata di «ricerca di base».

    Esito della votazione

    Voti favorevoli: 18, voti contrari: 43, astensioni: 12.


    Top