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Document 51996AR0365

    Parere del Comitato delle regioni riguardante il «Libro verde: vivere e lavorare nella società dell'informazione: priorità alla dimensione umana»

    CdR 365/96 fin

    GU C 116 del 14.4.1997, p. 81–89 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

    51996AR0365

    Parere del Comitato delle regioni riguardante il «Libro verde: vivere e lavorare nella società dell'informazione: priorità alla dimensione umana» CdR 365/96 fin

    Gazzetta ufficiale n. C 116 del 14/04/1997 pag. 0081


    Parere del Comitato delle regioni riguardante il «Libro verde: vivere e lavorare nella società dell'informazione: priorità alla dimensione umana»

    (97/C 116/11)

    IL COMITATO DELLE REGIONI,

    visto il Libro verde «Vivere e lavorare nella società dell'informazione: priorità alla dimensione umana» (COM(96) 389 def.);

    vista la decisione della Commissione europea, in data 2 agosto 1996, di consultare il Comitato delle regioni su tale argomento conformemente al disposto dell'art. 198 C, primo comma, del Trattato che istituisce la Comunità europea;

    vista la propria decisione del 18 settembre 1996 di assegnare la preparazione del parere alla Commissione 3 «Trasporti e reti di comunicazioni»;

    visto il progetto di parere formulato dalla Commissione 3 l'11 dicembre 1996 (CdR 365/96 riv.) (relatore: H. Jensen),

    ha adottato all'unanimità, il 16 gennaio 1997, nel corso della 16a sessione plenaria, il seguente parere.

    1. Osservazioni di carattere generale

    1.1. Sin dagli inizi il Comitato si è occupato attivamente degli aspetti politici, economici e tecnici della società dell'informazione.

    1.2. Il piano d'azione della Commissione dal titolo «La via verso la società dell'informazione» ha fornito così al Comitato all'inizio del 1995 lo spunto per un primo parere sulla società dell'informazione in cui ha espresso compiacimento per l'iniziativa dell'Unione europea e sottolineato la grande importanza che la società dell'informazione presenta per gli enti locali e regionali ().

    1.3. Il Comitato ha poi seguito da vicino la realizzazione del piano d'azione e si è pronunciato su varie azioni dell'UE che interessavano la società dell'informazione. Da ultimo il Comitato ha emesso il parere sul programma Info 2000 ().

    1.4. Il principale messaggio che emerge dai lavori del Comitato sulla società dell'informazione è stato finora (e continuerà ad essere ) il seguente:

    1.5. Gli enti locali e regionali dell'UE si avvalgono, e intendono avvalersi attivamente anche in avvenire delle possibilità offerte dalla società dell'informazione per creare nuovi posti di lavoro, attivare tecnologie più pulite, maggiore comunicazione/informazione e maggiori possibilità per i singoli cittadini. Essi sono d'altro canto anche ben consapevoli delle sfide e dei problemi insiti nella società dell'informazione.

    1.6. In numerose occasioni il Comitato ha posto in evidenza le profonde trasformazioni che l'introduzione e l'impiego degli strumenti d'informazione e di comunicazione hanno comportato e comporteranno per tutte le sfere della nostra società.

    1.7. Le tecnologie dell'informazione creano molti nuovi posti di lavoro ma al tempo stesso rendono superflui numerosi lavori manuali e professioni tradizionali. Il sistema scolastico e dell'insegnamento può trarre grandi vantaggi dalle tecnologie, ma queste comportano modifiche radicali nei metodi, negli strumenti e nei risultati dell'insegnamento. La tecnologia offre potentissimi strumenti d'informazione, che però gran parte della popolazione non è in grado di utilizzare perché priva delle conoscenze o dei mezzi necessari.

    1.8. Il Comitato si compiace pertanto del Libro verde «Vivere e lavorare nella società dell'informazione: priorità alla dimensione umana» perché si concentra proprio su quelle sfide politiche, economiche e sociali con cui devono misurarsi gli enti locali e regionali, come pure le autorità nazionali e dell'Unione europea.

    1.9. Il Comitato riconosce che sia tutti i responsabili pubblici e privati, le istituzioni e le imprese, sia i singoli cittadini dovranno dar prova di volontà di rinnovamento e di riconversione. A casa, negli studi come anche sul lavoro tutti noi assisteremo infatti a radicali cambiamenti.

    1.10. Le trasformazioni non dovranno essere quindi determinate e «pilotate» unicamente dalla tecnologia e dalle forze di mercato. Esse non devono e non possono essere nemmeno controllate unicamente mediante leggi e indirizzi politici. Queste trasformazioni politiche, economiche e sociali dovranno scaturire infatti dal dialogo e dall'azione comune fra tutte le principali componenti sociali.

    1.11. I responsabili politici a tutti i livelli, come pure le imprese, i datori di lavoro, i lavoratori dipendenti, gli istituti d'istruzione e di formazione, i gruppi d'interesse e non da ultimo i singoli cittadini devono essere coinvolti e partecipare attivamente a un dialogo diretto ad appurare i desideri, le necessità e le esigenze per quanto riguarda la società dell'informazione.

    1.12. Al tempo stesso il Comitato è convinto che in generale quanti conoscono e comprendono un problema sono in grado d'intervenire con maggiore efficacia.

    1.13. Le soluzioni più efficaci vengono messe a punto coniugando gli sforzi di quanti conoscono un problema e di coloro che dispongono dell'esperienza pratica e delle risorse necessarie per risolverlo.

    1.14. Spesso i migliori risultati si ottengono quindi grazie ad una collaborazione a livello locale e regionale fra i politici, i dipendenti e gli esperti del settore pubblico e gli attori politici, economici e sociali interessati.

    1.15. Conformemente al principio di solidarietà, agli enti locali e regionali incombe pertanto un ruolo centrale che consiste nell'occuparsi delle possibilità e dei problemi insiti nella società dell'informazione nel quadro della programmazione e dell'attuazione delle iniziative dell'UE in questo settore.

    2. Osservazioni particolari

    2.1. Il Libro verde «Vivere e lavorare nella società dell'informazione: Priorità alla dimensione umana», si concentra sulle principali sfide poste dalla società dell'informazione in tre capitoli, rispettivamente: «Lavorare nella società dell'informazione», «L'occupazione nella società dell'informazione» e «Coesione: vivere nella società dell'informazione».

    2.2. Osservazioni in merito al capitolo 4 «L'occupazione nella società dell'informazione»

    2.2.1 Il Comitato riconosce che le tecnologie dell'informazione comportano condizioni del tutto nuove sul mercato del lavoro.

    2.2.2. La produzione standardizzata e a carattere manuale evolve verso un tipo di produzione più differenziata e basata sulle conoscenze. Per parte loro le imprese si trasformano da entità gerarchiche e complesse con alcune funzioni professionali ben definite ad organizzazioni più decentrate e orientate piuttosto verso reti con figure professionali più flessibili e complesse.

    2.2.3. Ciò mette di fronte a numerose sfide in quanto un problema fondamentale è consistito proprio nel fatto che allo sviluppo tecnologico non ha fatto riscontro una tale evoluzione e riconversione organizzativa nelle imprese.

    2.3. La cooperazione degli enti locali e regionali e delle PMI per la modifica dell'organizzazione del lavoro

    2.3.1. Il Comitato può appoggiare pienamente il Libro verde quando richiama l'attenzione sulla necessità di dar vita a sapere e conoscenze per addivenire a nuove forme di organizzazione del lavoro.

    2.3.2. Il Comitato sottolinea al tempo stesso l'esigenza d'iniziative particolari a favore delle piccole e medie imprese (PMI). In effetti, pur offrendo la necessaria flessibilità e disponibilità al rinnovamento, sono spesso prive di quelle risorse e di quel know-how che sono necessari per procedere a riconversioni e per riuscire a sfruttare pienamente le tecnologie dell'informazione.

    2.3.3. Come indicato dalla Commissione nel brano del patto di fiducia dedicato ai patti territoriali per l'occupazione, gli enti locali e regionali possono svolgere utilmente un ruolo di primo piano in questo necessario rafforzamento delle possibilità di sviluppo e di riconversione delle PMI.

    2.3.4. Già ora gli enti locali e regionali fanno del loro meglio per agevolare le attività e favorire il potenziale di crescita delle PMI per il tramite di agenzie di sviluppo e di consulenza, centri destinati a favorire la creazione di nuove imprese, i centri di consulenza per le imprese e organizzazioni analoghe.

    2.3.5. Sullo sfondo di una cooperazione politica, economica e pratica con il mondo delle imprese la consulenza e l'opera di orientamento circa i problemi organizzativi e di finanziamento, la collaborazione in rete e gli scambi di esperienze sono solo alcuni degli ambiti in cui un'interazione e il dialogo fra gli enti locali e regionali e le PMI possono rivelarsi utili per entrambe le parti. Al riguardo si può ad esempio assicurare che le richieste delle PMI vengono esaminate correttamente e con sollecitudine da parte dei pubblici poteri.

    2.3.6. Nel contempo gli stessi enti locali e regionali di numerosi Stati membri utilizzano le tecnologie dell'informazione su grande scala e hanno maturato esperienze con gli adeguamenti amministrativi.

    2.3.7. Gli enti locali e regionali non ignorano pertanto nozioni come «l'organizzazione che apprende» e «la realizzazione dell'individuo sul lavoro».

    2.3.8. Ne consegue che gli enti locali e regionali tendono a comprendere sempre più l'idea di trasformare i propri organi e aziende in organizzazioni che riconoscano la necessità di uno sviluppo e di un adeguamento costante del lavoro e delle qualifiche dei dipendenti.

    2.3.9. Un'altra idea centrale che si diffonde tra gli enti locali e regionali è quella di assicurare una vita lavorativa in cui il dipendente apprende durante la stessa attività lavorativa (learning by doing) e in cui si trova costantemente alle prese con nuove sfide e nuovi compiti.

    2.3.10. Fra l'altro anche in Danimarca gli enti locali e regionali hanno messo a disposizione di particolari PMI le proprie conoscenze ed esperienze circa gli adeguamenti organizzativi mediante gruppi per lo scambio di esperienze (erfa-grupper), accordi di telelavoro, forum dedicati a settori specifici e reti di sviluppo.

    2.3.11. Il Comitato riconosce tuttavia al tempo stesso che, essendo essi stessi datori di lavoro, e trovandosi in stretto contatto con aziende e organismi pubblici (che nella maggior parte degli Stati membri rappresentano una quota rilevante degli occupati), gli enti locali e regionali hanno la grande responsabilità di essere in prima linea in materia di sviluppo e di ristrutturazione dell'organizzazione del lavoro e di partecipare alle iniziative per assicurare il rinnovamento e le esperienze in questo ambito.

    2.3.12. Il Comitato raccomanda di conseguenza che le azioni e i programmi previsti per gli enti locali e regionali, fra cui i fondi strutturali, si concentrino sulla necessità di sapere e di conoscenze per nuove forme di organizzazione del lavoro. I programmi per gli obiettivi 1, 2, 3, 4 e 5b e 6 nonché i programmi d'iniziativa comunitaria in corso di attuazione dovrebbero prevedere sin da ora la necessità di cofinanziare i progetti relativi alle nuove tecnologie dell'informazione, nei settori della formazione professionale, degli aiuti alle imprese e della realizzazione d'infrastrutture specifiche.

    2.4. Evoluzione del mercato del lavoro

    2.4.1. Sfide di rilievo si delineano anche nello stesso mercato del lavoro. La delimitazione fra lavoro e tempo libero, fra lavoro e apprendimento e fra lavoro dipendente e autonomo diventa sempre meno netta.

    2.4.2. Il Comitato conviene pertanto che la nuova organizzazione del lavoro unitamente al telelavoro e altre forme di «distacco» fra posto di lavoro e attività rendono necessario raggiungere un equilibrio fra la sicurezza del lavoro per i dipendenti e la flessibilità per le imprese.

    2.4.3. In proposito il Comitato fa presenti i grandi problemi che già ci si pongono ora, riguardo alla legislazione relativa al mercato del lavoro e al dialogo fra le parti sociali.

    2.4.4. Com'è noto, nel quadro del dialogo fra le parti sociali si negoziano già le condizioni che governano il lavoro atipico.

    2.4.5. Visto che quanto attualmente conosciamo come «lavoro atipico» in avvenire equivarrà alle normali condizioni di assunzione e di lavoro, il Comitato segue da vicino questa tipologia di lavoro e si compiace al tempo stesso che la Commissione apra un dibattito su questi problemi, fra l'altro con il Libro verde dedicato all'organizzazione del lavoro e al tempo di lavoro.

    Il Comitato raccomanda tuttavia che siano le stesse parti sociali a convenire le condizioni relative al lavoro atipico. Occorre quindi fare il massimo assegnamento possibile sulle parti impegnate nel dialogo sociale.

    2.5. Osservazioni sul capitolo 4 «L'occupazione nella società dell'informazione»

    2.5.1. Migliori condizioni per la crescita

    2.5.2. Il Comitato riconosce che negli ultimi decenni l'Europa ha registrato una crescita ridotta e che la società dell'informazione non potrà modificare radicalmente questo stato di cose senza che si debba ricorrere a riconversioni e cambiamenti.

    2.5.3. Per quanto esista un grande potenziale di crescita soprattutto nei settori dei servizi e delle tecnologie dell'informazione, il Comitato riscontra un forte ritardo fra ciò che sarebbe possibile e i risultati conseguiti concretamente, fra l'altro perché mancano le necessarie qualifiche e/o le imprese /il mercato del lavoro non sono ancora in grado di avvalersi delle nuove possibilità.

    2.5.4. Il Comitato è quindi persuaso che, oltre ad un quadro giuridico ottimale, a nuove condizioni di assunzione e di lavoro sul mercato del lavoro, a una più stretta collaborazione con particolari PMI e a una riforma dell'istruzione e della formazione, occorra anche, in particolare, sviluppare e ricercare i settori e tipi di prodotti che offrono le migliori condizioni per la crescita.

    2.5.5. Perciò il Comitato, nel parere sul programma INFO 2000, aveva già posto l'accento sulla necessità di stabilire una graduatoria efficace delle priorità economiche e politiche delle azioni e dei programmi dell'UE, la quale sia incentrata sulle possibilità di crescita dei settori dei servizi e della tecnologia dell'informazione.

    2.5.6. Nel prossimo quinto programma quadro sulla ricerca e lo sviluppo tecnologico i settori di crescita della società dell'informazione dovranno essere dunque quelli che annettono grande importanza alla designazione di settori d'intervento, ai criteri di allocazione, ecc.

    2.5.7. Il Comitato sottoscrive pertanto l'esigenza, evidenziata nel Libro verde, di discutere come sia possibile massimizzare l'apporto dei fondi strutturali a uno sfruttamento ottimale delle possibilità offerte dalla società dell'informazione e dalle tecnologie. È un aspetto di cui il Comitato terrà conto nei propri dibattiti sulla revisione dei fondi strutturali.

    2.6. La riforma dell'istruzione e della formazione

    2.6.1. Il Comitato è consapevole del fatto che, rimuovendo i confini fisici, aumentando l'informazione e consentendo un più rapido accesso al sapere, la società dell'informazione comporterà modifiche di largo respiro nella vita lavorativa come anche nella vita familiare.

    2.6.2. Rimuovendo le frontiere fisiche per i capitali, i beni e la prestazione di servizi, l'internazionalizzazione crea anche nuove aspettative ed esigenze per quanto riguarda i livelli di formazione della popolazione, la flessibilità, la mobilità e la capacità di comprensione.

    2.6.3. La rapidità e l'entità di tali trasformazioni richiedono al tempo stesso maggiori capacità di riconversione e di assimilazione di nuove conoscenze.

    2.6.4. Il Comitato prende così atto che il Libro verde indica come, fra 10 anni, l'80 % della tecnologia che utilizziamo attualmente sarà sostituita da nuove tecnologie, e che nel periodo considerato la forza lavoro disporrà di una formazione risalente a oltre 10 anni prima.

    2.6.5. Il Comitato auspica che all'intera popolazione venga assicurato un accesso effettivo alle nuove tecnologie grazie ad una vasta piattaforma di conoscenze, possibilità flessibili di formazione e una formazione lungo tutto l'arco della vita.

    2.6.6. Il Comitato appoggia pertanto pienamente l'auspicio, formulato nel Libro verde, che si provveda ad una riforma dei sistemi d'istruzione e di formazione professionale e continua che tenga il passo con la rivoluzione nella tecnologia dell'informazione.

    2.6.7. Nei pareri dedicati rispettivamente all'anno dell'istruzione lungo tutto l'arco della vita e al Libro bianco su istruzione e formazione il Comitato sottolinea come l'evoluzione della società e della tecnologia presenti grandi sfide all'offerta d'insegnamento degli istituti d'istruzione e di formazione, alla capacità delle imprese di provvedere alla formazione dei propri dipendenti e, non da ultimo, alla cooperazione fra gli istituti di formazione e le imprese.

    2.6.8. Il Comitato invita ad assicurare all'intera popolazione, a prescindere da professione, età, sesso e nazionalità, la possibilità di apprendere, di acquisire nuove conoscenze e di adeguarsi alle nuove esigenze della società come anche del mondo economico, e ciò durante tutto l'arco della vita.

    2.6.9. Tutti gli attori sociali, politici ed economici hanno interesse, e condividono una responsabilità, ad assicurare che:

    - l'UE sia in grado, tramite azioni e programmi, di contribuire allo sviluppo, al rinnovamento e a scambi di esperienze;

    - le autorità nazionali possano offrire possibilità, economiche ed istituzionali, per una formazione lungo tutto l'arco della vita;

    - il mondo delle imprese sia in grado di assicurare cicli di formazione e flessibilità nel proprio ambito per la formazione permanente e il perfezionamento professionale dei singoli dipendenti;

    - gli enti locali e regionali possano adattare l'offerta di formazione e d'insegnamento alle necessità e ai desiderata locali e possano modulare l'offerta per tener conto di categorie con problemi particolari.

    2.6.10. Il Comitato è quindi convinto che non siano possibili soluzioni costruttive senza un dialogo e una collaborazione fra tutti gli attori politici, economici e sociali.

    2.6.11. A giudizio del Comitato, contatti più stretti fra gli enti locali e regionali e i numerosi attori a livello locale e regionale costituiscono al tempo stesso un naturale punto di partenza per il dialogo e la collaborazione intesi a consentire un'offerta di formazione e d'insegnamento appropriata a vantaggio dei cittadini e delle imprese. Va inoltre tenuto presente che in molti Stati membri la competenza in materia di comunicazioni e di telecomunicazioni fa capo agli enti regionali e locali, non da ultimo in relazione al principio di sussidiarietà.

    2.6.12. Il Comitato prepara quindi anche un parere d'iniziativa in cui analizza le possibilità e le responsabilità degli enti locali nel coordinamento degli interessi locali e regionali con le necessità e i desiderata degli istituti di formazione e del mondo delle imprese.

    2.6.13. Grazie a stretti contatti con le reti politiche, economiche e sociali a livello regionale le autorità locali e regionali possono in effetti favorire l'incontro di numerosi attori in riunioni formali e informali e dar vita al dialogo e alla collaborazione atti ad assicurare una politica coerente della formazione e dell'occupazione a beneficio delle regioni, del mondo delle imprese e dei singoli cittadini.

    2.7. Osservazioni in merito al capitolo 5 «Coesione: vivere nella società dell'informazione»

    2.7.1. Il Comitato si compiace che il Libro verde ponga l'accento sulla necessità di evitare che il solco che già separa le regioni prospere da quelle svantaggiate si accentui come conseguenza delle trasformazioni indotte dalla società dell'informazione, e anche di assicurare che tutti i cittadini riescano a profittare appieno delle nuove possibilità.

    2.8. Una maggiore coesione

    2.8.1. Una più profonda coesione politica, sociale ed economica costituisce un obiettivo centrale per l'UE. È perciò determinante che, in rapporto con le sensibili trasformazioni politiche, economiche e sociali rese necessarie dalla società dell'informazione, ci si concentri sulle possibilità di ridurre i divari regionali nell'UE.

    2.8.2. Il Comitato ritiene che le tecnologie dell'informazione e le possibilità di crescita offerte in particolare dal settore dei servizi consentano una maggiore flessibilità sia per le imprese che per i cittadini, la quale a sua volta è una condizione decisamente utile per rafforzare la coesione nell'UE.

    2.8.3. Man mano che lo sviluppo, il finanziamento, la produzione e la vendita di merci, come anche la prestazione di servizi intervengono elettronicamente, diminuisce per le imprese e per i cittadini la necessità di trovarsi in una posizione centrale rispetto alle attività industriali, imprenditoriali e finanziarie e sotto il profilo dei trasporti e/o della ricerca.

    2.8.4. Le imprese potranno in effetti procedere allo sviluppo, alla produzione e alla vendita a prescindere dai limiti fisici e geografici.

    2.8.5. Il Comitato fa osservare che a termine ciò offrirà maggiori possibilità per le regioni che hanno incontrato difficoltà ad attrarre imprese e/o manodopera.

    2.8.6. Al tempo stesso fa tuttavia presente che per aver successo in questo campo tutte le regioni devono ottenere le medesime possibilità e condizioni per offrire soluzioni elettroniche valide per l'avvenire.

    2.8.7. Se non s'impedirà che talune regioni si trovino prive d'infrastrutture tecniche e di risorse delle tecnologie dell'informazione la società dell'informazione non farà altro che aggravare le disparità regionali.

    2.8.8. Le tecnologie dell'informazione offrono pertanto una possibilità per rafforzare la coesione a condizione che si assicurino condizioni corrette, ma possono anche comportare una minaccia per la coesione se non si operano cambiamenti e non s'intraprendono azioni.

    2.9. Gli strumenti: liberalizzazione, fondi strutturali e patti per l'occupazione

    2.9.1. In proposito il Comitato tiene a sottolineare tre fattori determinanti per l'impatto che la società dell'informazione può esercitare sulla coesione nell'UE:

    - Liberalizzazione delle telecomunicazioni;

    - fondi strutturali;

    - patti per l'occupazione.

    2.9.2. Per quanto siano tutti temi che ha già trattato, o tratterà, in propri pareri, il Comitato tiene a sottolineare l'importanza di tutti e tre questi fattori.

    2.9.3. Il Comitato appoggia quindi la totale liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni, che culminerà il 1° gennaio 1998 dopo vari anni di graduale liberalizzazione.

    2.9.4. Nel contempo desidera tuttavia far rilevare l'assoluta necessità di evitare che, come conseguenza della liberalizzazione, regioni scarsamente popolate vengano a trovarsi in condizioni assurde o impossibili a causa della carenza delle strutture tecniche dell'offerta di servizi.

    2.9.5. Il Comitato si compiace pertanto che la Commissione si dimostri attenta all'esigenza di servizi universali. È in effetti d'importanza decisiva, sotto il profilo politico, economico o sociale, che nell'intera Unione europea venga assicurata la disponibilità dei tipi essenziali di telecomunicazioni o di tecnologie dell'informazione e che l'offerta avvenga a prezzi tali da non falsare la concorrenza.

    2.9.6. È quindi anche importante evitare che, in presenza della maggiore liberalizzazione e dell'accresciuto ricorso alle tecnologie dell'informazione, si frappongano nuovi ostacoli fisici, tecnici o legislativi alla libera circolazione della manodopera, delle merci, della prestazione dei servizi e dei capitali nel mercato interno.

    2.9.7. Al tempo stesso il Comitato raccomanda vivamente che si sfruttino le possibilità dei fondi strutturali per potenziare le infrastrutture e le risorse delle tecnologie dell'informazione e per creare programmi d'istruzione e formazione nelle regioni svantaggiate dell'UE. Come già illustrato, si migliorerebbero in tal modo le condizioni per la crescita di queste regioni, favorendo così la coesione europea, e al tempo stesso si eviterebbe il crearsi di «smagliature» nella rete europea delle transazioni in materia di tecnologia e d'informazione.

    2.9.8. Infine, il Comitato ribadisce ancora una volta l'importanza che attribuisce al desiderio della Commissione di concentrarsi maggiormente sulle possibilità degli enti locali e regionali di coordinare e sviluppare le iniziative intraprese sul fronte occupazionale dagli attori politici, economici e sociali.

    2.9.9. Costituendo una sorta di «perno» attorno al quale si svolgono numerose attività in campo politico, economico, sociale e culturale nelle zone considerate, è del tutto naturale che gli enti locali e regionali prendano l'iniziativa per favorire il dialogo ed una migliore cooperazione e coordinamento del lavoro nei vari settori.

    2.9.10. Il Comitato richiama l'attenzione segnatamente sul fatto che, grazie, in particolare, alle loro attività nel settore della formazione e in campo economico, gli enti locali e regionali possono far tesoro delle esigenze e dei desideri espressi dai vari settori, come pure delle esperienze da questi maturate, per mettere a punto strategie e piani d'azione locali e regionali riguardanti la società dell'informazione.

    2.9.11. Com'è possibile constatare nella maggior parte dei settori, sono per lo più coloro che conoscono il problema, che dispongono del know-how e delle risorse e che sono al corrente delle esigenze e dei desideri degli interessati a trovare le migliori soluzioni.

    2.9.12. Puntando sulla dimensione umana delle iniziative dell'UE circa la vita e il lavoro nella società dell'informazione gli enti locali e regionali potranno pertanto svolgere un ruolo centrale in queste iniziative.

    2.10. Priorità alla dimensione umana

    2.10.1. Come si è visto, la tecnologia dell'informazione può costituire un'opportunità e al tempo stesso una minaccia per la coesione in Europa; analogamente essa può rappresentare anche un'opportunità o un pericolo per la democrazia europea e per le possibilità di realizzazione dei singoli individui.

    2.10.2. Il Comitato è perfettamente consapevole del fatto che le grandi trasformazioni conseguenti al sempre maggior ricorso alla tecnologie dell'informazione generano insicurezza in gran parte della popolazione.

    2.10.3. Nuovi tipi di professioni, nuove forme di lavoro, nuove macchine e nuove tecnologie: tutto ciò suscita in vasti strati della popolazione un senso d'insicurezza che in questi anni rischia di portare a svolte rivoluzionarie piuttosto che a sviluppi di tipo evolutivo.

    2.10.4. È naturale che il ricorso ad attrezzature e a mezzi di comunicazione del tutto nuovi generi insicurezza. Questa sensazione è aggravata dal fatto che spesso le tecnologie sono caratterizzate da un contenuto tecnico e in lingue straniere e dal ritmo rapidissimo con cui si susseguono regolarmente le novità e i cambiamenti.

    2.10.5. Dinanzi all'acuirsi del solco generazionale nell'impiego delle nuove tecnologie e all'esistenza di uno scompenso economico fra quanti dispongono dei mezzi per acquisire e servirsi delle nuove opportunità, il Comitato deve sottolineare energicamente la necessità di dar la priorità alla dimensione umana per quanto riguarda le condizioni di vita e di lavoro nella società dell'informazione.

    Il Comitato ritiene pertanto che il Libro verde dovrebbe concentrarsi maggiormente sulle soluzioni concrete di questa priorità della dimensione umana e sulla necessità di stabilire una graduatoria efficace, di ordine politico, delle iniziative prioritarie per evitare che la società dell'informazione accentui il fenomeno dell'esclusione sociale.

    2.10.6. È pertanto vitale che tutti i cittadini acquisiscano il sapere e la formazione necessari per servirsi delle tecnologie e ottenere l'accesso alle nuove opportunità sotto il profilo pratico ed economico.

    2.10.7. L'incapacità di realizzare pienamente questo obiettivo comporterà conseguenze decisive per l'intera società europea. Fra i problemi che ne deriverebbero si possono citare: la carenza di manodopera qualificata, vaste fasce della popolazione prive di opportunità di lavoro e più profonde disparità economiche e sociali.

    2.10.8. In una società caratterizzata dalla dipendenza dalle tecnologie dell'informazione non solo di una quota crescente dei posti di lavoro, ma anche delle comunicazioni e delle informazioni, sorgeranno al tempo stesso problemi «di democrazia» nella misura in cui non tutta la popolazione parteciperà all'utilizzo delle nuove tecnologie.

    2.10.9. Il Comitato comprende quindi pienamente la preoccupazione, espressa nel Libro verde, circa il pericolo che la «democrazia dell'informazione» sia lesa qualora ostacoli pratici o tecnologici impediscano a varie parti della popolazione l'accesso alle conoscenze, ai dibattiti e all'informazione.

    2.10.10. L'attivo coinvolgimento nella vita sociale è in effetti una condizione per poter comprendere le istituzioni e i processi di un sistema democratico e potervi partecipare. Dato che le tecnologie dell'informazione hanno assunto un ruolo di chiave di volta della formazione, dell'occupazione, di tramite per l'informazione e il dialogo fra le persone, per garantire la democrazia nella società dell'informazione è pertanto necessario consentire al maggior numero possibile di persone di poter accedere alle tecnologie dell'informazione.

    2.10.11. Il Comitato tiene pertanto a ribadire quanto sia importante il lavoro della Commissione per assicurare e monitorare lo sviluppo dei servizi universali.

    2.10.12. Il Comitato invita inoltre a far sì che nel quadro di tutte le azioni e i programmi diretti ed indiretti riguardanti la società dell'informazione si offrano possibilità di sviluppo, di ricerca e di scambi d'informazioni in merito ai lavori consentendo un accesso alle tecnologie dell'informazione che sia generalizzato e agevole per gli utenti. In proposito si possono ad esempio contemplare iniziative volte a:

    - creare centri per dati o per l'informatica cui il pubblico possa accedere gratuitamente o con tariffe modiche, ricevere un'istruzione sulle tecnologie e cimentarsi nelle numerose possibilità che esse offrono;

    - sfruttare le possibilità offerte dalle biblioteche per assolvere le funzioni di tali centri e per fungere da guida nella giungla dell'informazione, in modo che le informazioni si trasformino in vero «sapere»;

    - far sì che le scuole e gli istituti di formazione abbiano la possibilità e il compito di mettere a disposizione le conoscenze, le esperienze e non da ultimo l'hardware e il software sia durante che al di fuori dell'orario d'insegnamento;

    - porre in essere reti locali che offrano alla popolazione accesso a varie reti e informazioni sulle attività della regione.

    2.11. Migliori servizi locali e regionali

    2.11.1. Il Comitato fa presente che gli enti locali e regionali hanno sia il compito che la possibilità di contribuire a collocare le persone al centro della società dell'informazione.

    2.11.2. Le iniziative summenzionate riguardo ad un accesso generalizzato ed agevole per gli utenti alle tecnologie dell'informazione sono già ampiamente realizzate con successo a livello locale e regionale.

    2.11.3. Grazie agli stretti contatti che intrattengono con gli organismi politici, economici e sociali competenti e con le popolazioni a livello locale gli enti locali e regionali possono coordinare una maggiore collaborazione e un dialogo più intenso sulle strategie e sui piani d'azione attuati dalle regioni per affrontare le sfide della società dell'informazione.

    2.11.4. Al tempo stesso gli enti locali e regionali sono in grado, e si propongono, di sfruttare le tecnologie dell'informazione per migliorare le proprie prestazioni nel settore dei servizi elencati espressamente nel Libro verde:

    - disbrigo delle pratiche e delle richieste pervenute dai cittadini;

    - condizioni di vita degli handicappati;

    - parità di trattamento fra uomini e donne;

    - politica sanitaria.

    2.11.5. Gli enti locali e regionali dispongono di grandi possibilità per modificare l'entità e la qualità dei servizi prestati ai cittadini. L'idea di un servizio rapido ed efficace ai cittadini è diffusa nell'intera Unione europea.

    2.11.6. I cosiddetti «info-kiosk», i centri di servizi e i cosiddetti «sportelli unici» ai quali i cittadini possono semplicemente rivolgersi per ottenere chiarimenti e assistenza dal sistema pubblico partono dall'idea che molte delle pratiche più facili possono essere sbrigate per quanto possibile rapidamente e presso un unico centro.

    2.11.7. Con l'introduzione dei sistemi amministrativi basati sulle tecnologie dell'informazione per il disbrigo di pratiche e l'esame di documenti sarà così possibile semplificare e trattare agevolmente tutta una serie di procedure amministrative. I cosiddetti «tempi di attesa» fanno parte delle consuetudini amministrative, e sotto questo profilo i nuovi sistemi costituiranno uno strumento essenziale.

    2.11.8. Con l'introduzione di centri d'informazione che si avvalgano delle tecnologie dell'informazione, un numero crescente di cittadini e d'imprese potrà accontentarsi di ricorrere a sistemi «self-service». Col tempo nei sistemi pubblici ciò «libererà» risorse che potranno essere destinate all'esame di casi più complessi e al miglioramento dei servizi destinati ai cittadini bisognosi di servizi più intensivi e di assistenza, ad esempio gli anziani, gli emarginati, gli handicappati, ecc.

    2.11.9. Gli enti locali e regionali hanno cominciato ad occuparsi di questa problematica, ma per parte sua il Comitato fa notare che in tale campo sono molto necessari progetti e scambi di esperienze.

    2.11.10. Inoltre il Comitato è molto attento alle conseguenze che la società dell'informazione comporterà per gli handicappati. In vari Stati membri si concentrano già le iniziative per assicurare che le nuove tecnologie e i nuovi mezzi di comunicazione non costituiscano per essi ulteriori ostacoli, bensì offrano loro piuttosto nuove possibilità.

    2.11.11. Il Comitato sottolinea che a livello europeo occorre assicurare hardware e software che gli handicappati possano utilizzare agevolmente. Occorrono altresì iniziative specifiche per offrire agli handicappati nuove possibilità di occupazione.

    2.11.12. Il Comitato si compiace pertanto della Comunicazione della Commissione riguardante la politica dell'UE sugli handicappati e invita la Commissione stessa a far sì che i gruppi di esperti che si propone di istituire tengano conto delle conoscenze e delle esperienze degli enti locali e regionali.

    3. Conclusioni

    3.1. Gli enti locali e regionali dell'UE sfruttano attivamente le possibilità offerte dalla società dell'informazione per creare nuovi posti di lavoro, ottenere tecnologie più pulite, intensificare le comunicazioni e le informazioni e offrire maggiori opportunità ai singoli cittadini.

    3.2. Al tempo stesso il Comitato è ben consapevole delle profonde trasformazioni che l'introduzione e l'impiego degli strumenti d'informazione e di comunicazione hanno comportato e comporteranno in tutti gli ambiti della nostra società.

    3.3. È quindi con compiacimento che il Comitato accoglie il Libro verde «Vivere e lavorare nella società dell'informazione: Priorità alla dimensione umana», in quanto si concentra appunto sulle sfide politiche, economiche e sociali che gli enti locali e regionali e le autorità al livello nazionale e dell'UE devono affrontare. Il Comitato ritiene tuttavia che occorrano azioni più concrete e che sia necessario operare un maggior numero di scelte politiche consapevoli, oltre ad assicurare un migliore coordinamento delle iniziative dell'UE in questo ambito.

    3.4. Il Comitato fa presente che, attraverso l'opera di consulenza e d'indirizzo, mediante progetti e scambi di esperienze, unitamente al dialogo e alla cooperazione con le istituzioni e gli attori politici, economici e sociali, gli enti locali e regionali possono contribuire attivamente allo sviluppo, alla discussione e alla realizzazione riguardanti:

    - nuove forme di organizzazione del lavoro;

    - una modifica delle condizioni di assunzione e di lavoro sul mercato del lavoro;

    - aiuti alle piccole e medie imprese (PMI);

    - riforme della formazione per garantire l'istruzione e la formazione lungo tutto l'arco della vita;

    - una maggiore solidarietà nell'UE;

    - iniziative per porre l'uomo al centro della società dell'informazione;

    - un miglioramento dei servizi a disposizione dei cittadini e delle condizioni per gli handicappati.

    3.5. Il Comitato fa al tempo stesso presente che spesso i problemi possono essere affrontati al meglio attraverso una collaborazione con base locale e regionale fra i politici, i dipendenti e gli specialisti provenienti dall'area pubblica, gli attori politici e sociali, e, non da ultimo, gli attori privati del mondo imprenditoriale.

    3.6. Conformemente al principio di sussidiarietà gli enti locali e regionali devono pertanto svolgere un ruolo centrale studiando le possibilità e le problematiche della società dell'informazione e partecipando alla programmazione e all'attuazione delle iniziative UE in questo ambito.

    3.7. Detto ciò il Comitato raccomanda che la Commissione associ attivamente gli enti locali e regionali e dia loro impulso, ricorrendo fra l'altro a patti territoriali per l'occupazione, nelle iniziative volte a:

    - formulare strategie e programmi d'azione per la società dell'informazione;

    - mettere a punto strategie per l'occupazione;

    - favorire le opportunità di sviluppo e di riconversione delle PMI;

    - attuare riforme nel campo dell'istruzione e della formazione;

    - promuovere la cooperazione e il dialogo a livello locale e regionale.

    3.8. In particolare il Comitato richiama l'attenzione sulla necessità di:

    - concentrare le iniziative e i programmi destinati agli enti locali e regionali, compresi i fondi strutturali, sulla necessità del sapere e delle conoscenze richieste da nuove forme di organizzazione del lavoro;

    - affidare alle parti sociali il compito di affrontare il problema delle nuove condizioni di assunzione e di lavoro sul mercato del lavoro;

    - definire un'efficace graduatoria, secondo criteri politici ed economici, delle azioni e dei programmi UE che sia incentrata sulle possibilità di crescita nel settore dei servizi e nel settore delle tecnologie dell'informazione;

    - discutere come ottimizzare il contributo dei fondi strutturali per sfruttare al meglio le opportunità offerte dalla società e dalle tecnologie dell'informazione e per potenziare le infrastrutture delle tecnologie dell'informazione ed accrescere le risorse ad esse destinate nelle regioni dell'UE che incontrano difficoltà;

    - far sì che gli stretti contatti fra gli enti locali e regionali e i numerosi attori a livello regionale e locale diventino una base naturale di dialogo e cooperazione per creare un'offerta adeguata di formazione professionale e continua e d'insegnamento;

    - assicurare, nell'intera UE, la disponibilità dei servizi essenziali di telecomunicazione e delle tecnologie dell'informazione, facendo sì che tali servizi vengano offerti a prezzi tali da non falsare le condizioni di concorrenza;

    - offrire, nel quadro di tutte le azioni e di tutti i programmi diretti e indiretti, la possibilità di sviluppo, ricerca e scambi di esperienze sulle attività dirette a consentire a tutti la possibilità di avvalersi delle tecnologie dell'informazione assicurandone nel contempo la facilità d'uso per gli utenti;

    - porre le persone al centro delle iniziative, delle azioni e dei programmi inerenti alla società dell'informazione, fra l'altro offrendo a tutti i cittadini la possibilità di accedere liberamente, e in condizioni di parità, ai dati, alle informazioni e ai dibattiti riguardanti le tecnologie dell'informazione;

    - porre l'uomo al centro della società dell'informazione puntando sulle possibilità offerte dalle tecnologie dell'informazione per offrire migliori servizi ai cittadini, migliori condizioni per gli handicappati, la promozione della parità e una politica sanitaria più efficace.

    Bruxelles, 16 gennaio 1997.

    Il Presidente del Comitato delle regioni

    Pasqual MARAGALL i MIRA

    () GU n. C 210 del 14. 8. 1995, pag. 109.

    () GU n. C 219 del 2. 5. 1996, pag. 39.

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