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Document 22003X1218(02)
Resolution on the follow-up of the Lisbon Strategy
Risoluzione sul seguito della strategia di Lisbona
Risoluzione sul seguito della strategia di Lisbona
GU C 308 del 18.12.2003, pp. 18–21
(ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)
Risoluzione sul seguito della strategia di Lisbona
Gazzetta ufficiale n. C 308 del 18/12/2003 pag. 0018 - 0021
Risoluzione sul seguito della strategia di Lisbona (2003/C 308/08) 1. Premessa 1.1. Il comitato consultivo dello Spazio economico europeo (CC-SEE) è composto dai rappresentanti dei principali gruppi di interesse socioeconomico dei diciotto Stati membri del SEE; è il portavoce dei lavoratori, dei datori di lavoro e degli altri attori della società civile organizzata in detti paesi e fa parte del sistema istituzionale del SEE. 1.2. La risoluzione che figura in appresso, relativa al seguito della strategia di Lisbona, è stata adottata nel corso dell'undicesima riunione del CC-SEE, svoltasi a Bruxelles il 20 marzo 2003. Erano relatori Peter J. Boldt del Comitato economico e sociale europeo (CESE) e Katarina Sætersdal del comitato consultivo EFTA (CC-EFTA). 2. LA STRATEGIA DI LISBONA 2.1. Coloro che mettono in dubbio la rilevanza della strategia di Lisbona dovrebbero considerare quanto segue: un paese europeo che non si associa allo sforzo per far parte dell'economia fondata sulla conoscenza più competitiva del mondo rischia di essere ignorato dagli investitori. La competitività dell'economia costituisce peraltro il prerequisito per il miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione e per il rafforzamento del modello sociale europeo. È proprio per questo motivo che le parti sociali e gli altri rappresentanti della società civile del SEE sollecitano gli Stati dello Spazio economico europeo a proseguire ed intensificare il follow-up della strategia di Lisbona. 2.2. La strategia di Lisbona rafforzerà l'Europa offrendole anche l'opportunità di dare prova di leadership globale. È questo il cammino che un'Unione europea ampliata dovrà seguire. Il suo valore aggiunto sta nell'approccio coordinato, globale e di rafforzamento reciproco. I risultati ottenuti in passato - dieci anni di mercato interno, cinque anni di strategia europea per l'occupazione, quattro anni di terza fase dell'UEM ed il primo anniversario dell'introduzione dell'euro - mostrano la capacità dell'Unione di portare al successo ambiziose riforme. In molti settori dette riforme stanno già stimolando la crescita e la creazione di posti di lavoro nell'ambito di mercati flessibili, forti e aperti. 2.3. Gli Stati EFTA membri del SEE riconoscono l'importanza della strategia di Lisbona. Il 18 febbraio scorso, il Primo ministro Bondevik, Presidente dell'EFTA ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio europeo, Simitis, in cui affermava che "gli Stati dell'EFTA membri del SEE apprezzano la stretta collaborazione con l'UE [...] e auspicano nuovi modi di cooperazione in vista della realizzazione dei principali obiettivi della strategia di Lisbona". 2.4. Per riuscire a trasformarsi entro la fine del decennio, l'Unione deve imperativamente migliorare il proprio potenziale di crescita. Ciò implica misure volte ad accrescere l'occupazione e migliorare la produttività. In linea generale, infatti, i progressi registrati in quasi tutti i settori della strategia di Lisbona non sono stati abbastanza tempestivi o coordinati da produrre i risultati previsti dai capi di Stato e di governo tre anni addietro. 2.5. La strategia di Lisbona comportava anche una dimensione macroeconomica. Il conseguimento degli obiettivi strategici è stato ostacolato sostanzialmente da una lenta crescita economica, dal debole aumento della produttività e dal calo degli investimenti. Questi risultati deludenti hanno intralciato il conseguimento degli obiettivi a breve termine della strategia di Lisbona. 2.6. Il comitato consultivo SEE conviene sulla necessità che la strategia di Lisbona continui a gettare le basi di nuove opportunità per le generazioni a venire. 3. L'EUROPA HA BISOGNO DI IMPRESE SOCIALMENTE RESPONSABILI, DI COESIONE SOCIALE, DI UNA PRODUZIONE E UN CONSUMO RISPETTOSI DELL'AMBIENTE 3.1. Il CC-SEE invita le imprese a farsi carico con serietà delle proprie responsabilità sociali, a cercare cioè modi di produzione alternativi rispettosi dell'ambiente, a rispettare i diritti dell'uomo, ivi comprese le norme fondamentali del lavoro definite dall'OIL, a fare della formazione lungo tutto l'arco della vita una realtà per i lavoratori ed a partecipare agli sforzi per il potenziamento della R & S in Europa. 3.2. L'esperienza europea mostra che la coesione sociale, il dialogo sociale, la cooperazione tripartita ed il buon funzionamento delle reti sociali costituiscono gli elementi chiave del modello europeo e sono importanti per la crescita della produttività e l'adattabilità nonché per la creazione di un contesto inclusivo e socialmente stabile per i cittadini e le imprese. 3.3. I paesi EFTA membri del SEE e l'Unione europea, devono far sì che la responsabilità ambientale sia parte integrante di tutte le politiche, dall'utilizzazione delle risorse naturali, compresa la conservazione delle risorse energetiche, fino alla protezione della biodiversità e dell'atmosfera. 3.4. Detti sforzi sono tanto più urgenti se si tiene conto del/dei prossimo(i) ampliamento(i) dell'UE e del SEE. 4. L'AMPLIAMENTO E LA STRATEGIA DI LISBONA 4.1. A dieci anni dalla firma, l'accordo sul SEE funziona ancora in modo soddisfacente avendo conseguito l'obiettivo fissato in origine. Tuttavia, il contesto in cui esso opera si è considerevolmente evoluto, con le radicali modifiche apportate a Maastricht e ad Amsterdam al Trattato CE, e con le sfide connesse alla strategia di Lisbona. Tutti questi cambiamenti si ripercuotono sul funzionamento del mercato interno. 4.2. La strategia di Lisbona assisterà i dieci Stati che aderiranno all'Unione europea nel 2004 nei loro sforzi volti a mantenere sane tendenze economiche e prospettive di crescita favorevoli, a migliorare l'occupazione e la coesione sociale ed a preparare la transizione verso un'economia fondata sulla conoscenza. Nonostante i progressi compiuti in questi ultimi anni, i dieci futuri Stati membri devono far fronte a una vera sfida per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Tutti i paesi di prossima adesione devono intensificare ulteriormente i loro sforzi per partecipare al conseguimento dell'obiettivo strategico di Lisbona. 4.3. I paesi di prossima adesione hanno già compiuto grandi progressi nella transizione verso l'economia di mercato. Sono già relativamente ben integrati in termini di commercio internazionale e in genere si sono impegnati a migliorare il funzionamento dell'economia. Nondimeno, perché l'Unione allargata possa raggiungere gli obiettivi strategici di Lisbona occorrono palesemente sforzi supplementari in materia di riforme strutturali. 4.4. Le sfide cui devono far fronte i futuri Stati membri e i paesi candidati non differiscono sostanzialmente da quelle che si pongono agli attuali Stati membri. In genere, però, la loro portata è maggiore. In particolare, detti paesi hanno un basso tasso di occupazione ed un tasso di disoccupazione elevato, e nell'insieme la concorrenza rimare relativamente limitata. 5. IL METODO APERTO DI COORDINAMENTO DELLA STRATEGIA DI LISBONA 5.1. Il nuovo metodo di coordinamento forma parte integrante della strategia di Lisbona e ne costituisce un elemento portante. 5.2. Il nuovo metodo di coordinamento comporta uno scostamento dalle direttive, dalle decisioni e dai regolamenti tradizionali che, in considerazione della loro rilevanza per il SEE, vengono integrati nell'accordo SEE. Questo nuovo metodo di coordinamento implica un'ampia utilizzazione delle linee direttrici, degli indicatori quantitativi e qualitativi, delle analisi comparate e dei calendari fissati per il conseguimento degli obiettivi. In quanto membri del SEE, i paesi EFTA-SEE, sono già coinvolti in diverse iniziative. Tuttavia, numerose iniziative che si collocano nel quadro della strategia di Lisbona vengono attuate attraverso nuovi meccanismi cui i paesi EFTA membri del SEE non hanno accesso. 5.3. Gli indicatori strutturali utilizzati dalla Commissione per monitorare e valutare i progressi in vista del Consiglio europeo di primavera riflettono l'andamento comparato dei diversi Stati membri nonché quello dell'Unione europea rispetto agli Stati Uniti ed al Giappone. L'interesse è incentrato sui risultati degli Stati membri. Per taluni indicatori, tuttavia, tanto gli Stati Uniti quanto i paesi EFTA-SEE ottengono risultati migliori della maggior parte degli Stati membri dell'Unione europea. Di conseguenza, un'analisi del funzionamento delle condizioni quadro in altri settori potrebbe risultare utile per la Commissione. I partner commerciali dei paesi terzi potrebbero avere criteri di riferimento e buone pratiche cui ispirarci. 5.4. Stando alla graduatoria mondiale della competitività del 2002, Finlandia, Lussemburgo e Paesi Bassi sono i paesi più competitivi del mondo dopo gli Stati Uniti; la Danimarca si piazza in sesta posizione e gli altri Stati membri tra la decima e la trentaseiesima. Tra i futuri Stati membri, Estonia e Ungheria ottengono risultati migliori degli Stati membri UE meno competitivi. Nondimeno, l'obiettivo di Lisbona per il 2010 sarà una sfida più ardua per i futuri Stati membri. Il che non significa affatto che l'attuazione dell'agenda di Lisbona sarà facile per gli attuali Stati membri. I 18 attuali Stati membri del SEE devono impegnarsi al massimo per raggiungere i migliori livelli dei grandi attori della scena economica mondiale. In tal modo verrà migliorata la media generale. 5.5. La produttività media per ora lavorata nell'Unione europea a 15, pressappoco equivalente a quella degli Stati Uniti, diminuirà lievemente con l'ampliamento. Al contempo, però, dato che i nuovi Stati membri hanno un potenziale di recupero molto più forte, con l'abbrivio di un processo di crescita economica globale l'aumento della produttività non dovrebbe essere un problema. 6. OCCUPAZIONE 6.1. La Commissione rileva che malgrado l'aumento della disoccupazione a seguito del rallentamento dell'attività economica, chiari segnali mostrano che le riforme avviate negli ultimi cinque anni hanno prodotto importanti cambiamenti strutturali in numerosi mercati europei del lavoro, seppur non in tutti. I risultati sono comunque estremamente variabili e le riforme non sono state attuate in modo abbastanza globale in tutti gli Stati membri. 6.2. La situazione è inoltre altrettanto discordante per quel che concerne i progressi compiuti nella formazione della forza lavoro (in termini di capacità necessarie in un'economia fondata sulla conoscenza) e nel miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione, fattori entrambi cruciali ai fini di una migliore produttività. 6.3. Le parti sociali EFTA-SEE sostengono l'esigenza di attribuire priorità a livello europeo alla formazione lungo tutto l'arco della vita per accrescere le possibilità dei cittadini in un'economia fondata sulla conoscenza. Dati l'invecchiamento demografico e il maggiore livello di istruzione delle nuove generazioni, per pervenire ad un innalzamento significativo dei livelli di qualifica e di competenza occorre garantire delle opportunità a tutte le fasce di età. La formazione lungo tutto l'arco della vita può contribuire allo sviluppo di una società inclusiva ed alla promozione delle pari opportunità. I paesi EFTA membri del SEE registrano buoni risultati negli indicatori strutturali sui tassi di occupazione e disoccupazione; ottimi i risultati dell'Islanda in materia di formazione lungo tutto l'arco della vita. Grazie al metodo aperto di coordinamento potremmo anche trarre insegnamento dalle buone pratiche dei paesi EFTA-SEE. 7. RIFORME DEI MERCATI DEI PRODOTTI, DEI SERVIZI E DEI CAPITALI 7.1. Importanti settori del mercato interno hanno ben funzionato in questi dieci anni; in altri ambiti, invece, i suoi vantaggi hanno avuto un impatto minore. È proprio per questo motivo che la strategia di Lisbona riguarda settori quali i servizi, gli appalti pubblici, i trasporti, l'energia, i servizi finanziari e la modernizzazione delle regole della concorrenza nonché taluni aspetti fiscali. Nel corso degli ultimi dodici mesi è comunque emerso un consenso sull'opportunità di procedere a radicali riforme in numerosi ambiti. 7.2. Contrariamente al Consiglio europeo di Barcellona dello scorso anno, il rischio non sta nella mancanza di decisioni a livello europeo bensì nell'incapacità degli Stati membri di garantire che le regole e le nuove politiche concordate vengano effettivamente implementate e applicate. Ciò significa che in taluni settori chiave, l'Unione deve ancora liberare tutto il potenziale del mercato interno. Gli Stati membri del SEE devono impegnarsi maggiormente per far sì che le misure convenute vengano attuate correttamente e a tempo debito. 7.3. Diversi indicatori strutturali mostrano l'impatto delle riforme nel mercato unico, ad esempio le misure volte a sopprimere gli ostacoli agli scambi e le riforme dei mercati. Il livello dei prezzi nei paesi EFTA membri del SEE è molto più elevato che nell'Unione europea; in Norvegia comunque i prezzi di telecomunicazioni ed elettricità sono più bassi. Uno dei principali obiettivi della strategia è la riduzione degli aiuti di Stato. In Norvegia, detti aiuti sono tuttavia di gran lunga superiori alla media UE. 8. CONOSCENZA, INNOVAZIONE E DINAMISMO COMMERCIALE 8.1. La conoscenza, l'innovazione e il dinamismo commerciale sono fondamentali per creare nuove possibilità di crescita, stimolare la concorrenza e definire nuove e più efficaci modalità per affrontare problemi comuni quali le malattie o i cambiamenti climatici. Numerose industrie della conoscenza dell'Unione hanno risentito pesantemente delle attuali condizioni e l'industria nel suo insieme viene intralciata da un contesto normativo complesso e incompleto. Le imprese non investono a sufficienza nei settori della conoscenza e dell'innovazione. Il proposto brevetto comunitario - pietra angolare dell'impegno dell'Unione nel cammino dell'innovazione - potrebbe presto diventare realtà. 8.2. La ricerca e lo sviluppo hanno poco valore se non si traducono in nuovi prodotti e processi. La R & S dovrebbe portare alla creazione di ricchezza e occupazione. Importanza capitale rivestono quindi le condizioni quadro e le iniziative volte a promuovere la commercializzazione a partire dalla R & S. 8.3. Nonostante i vincoli che gravano attualmente sui bilanci nazionali, gli Stati del SEE dovrebbero creare le condizioni per un maggiore investimento pubblico e privato nei settori dell'educazione, della ricerca e dell'economia fondata sulla conoscenza, elementi essenziali per una crescita a medio e lungo termine. Occorrono quindi incentivi fiscali e regolamentari ed un ambiente competitivo per assicurare che la spesa privata segua dette priorità. Gettare dei ponti tra conoscenza e mercato e creare un contesto propizio all'innovazione: questa è la nuova sfida per la competitività. Affinché le imprese dell'Unione possano trarre profitto dalle nuove opportunità, creare posti di lavoro e stimolare la crescita, è necessario un approccio più coordinato e coerente. 9. CONCLUSIONI 9.1. Il CC-SEE sottoscrive appieno la priorità attribuita dalla strategia di Lisbona allo sviluppo economico, ambientale e sociale sostenibile e condivide la visione di un'agenda di riforme globale. I progressi sinora compiuti non sono stati soddisfacenti e il CC-SEE invita tutte le parti responsabili della realizzazione di questa visione a prendere le misure necessarie per assicurarne il successo. Gli obiettivi della strategia di Lisbona non possono essere raggiunti senza una piena cooperazione tra i governi del SEE e le parti sociali. Il dialogo sociale va proseguito con rigore in seno al SEE come nei paesi candidati. 9.2. Per creare un'economia coesa sotto il profilo sociale, che stimoli la crescita e favorisca le opportunità in modo sostenibile, è importante un approccio costruttivo alla responsabilità sociale d'impresa. L'apprendimento lungo tutto l'arco della vita deve esser reso accessibile a tutti; esso contribuirà infatti allo sviluppo di una società inclusiva ed alla promozione delle pari opportunità. Per creare posti di lavoro qualitativamente e quantitativamente migliori è indispensabile continuare a incentrasi su una strategia dell'occupazione. 9.3. Le condizioni che stimolano l'innovazione e lo spirito imprenditoriale sono fondamentali per assicurare la prosperità delle imprese europee nuove e esistenti. Vogliamo che innovatori ed imprenditori intelligenti scelgano l'Europa per installare le imprese che commercializzeranno le loro innovazioni. 9.3.1. Manca la volontà di accettare i rischi e ricompensare l'innovazione. Chi tenta senza riuscirvi viene gravemente penalizzato. L'Europa deve dotarsi di un ambiente meno ostile agli imprenditori. 9.3.2. I poteri pubblici europei potrebbero favorire i contatti tra le imprese e scuola in modo da risvegliare lo spirito imprenditoriale nei giovani. 9.3.3. Le condizioni di commercializzazione dei risultati della ricerca di università e scuole superiori possono essere migliorate. I contatti esistenti tra le imprese e il mondo della ricerca potrebbero non essere sufficienti. 9.3.4. Al fine di migliorare le condizioni di commercializzazione e innovazione, il CC-SEE suggerisce di tener conto di quanto segue: - bisogna accordare priorità alla riduzione degli ostacoli giuridici e regolamentari all'innovazione e allo spirito imprenditoriale nel commercio come nell'industria, - occorre considerare la disponibilità di capitale di avviamento in Europa, - si potrebbe promuovere la commercializzazione nelle università e nelle scuole superiori garantendo la proprietà delle innovazioni e il rilascio dei brevetti e di conseguenza i proventi dei nuovi prodotti e processi, - urgono incentivi che stimolino la formazione di capitali di rischio privati per le imprese in fase di avvio. I mercati dei capitali privati devono disporre di incentivi per la commercializzazione e la creazione di nuove imprese, - sulla falsariga del "Business angels network" americano bisognerebbe creare una rete europea di più vaste dimensioni. Si tratta di reti che sostengono la commercializzazione delle innovazioni e promuovono lo spirito imprenditoriale, - la commercializzazione può essere favorita dalla creazione di infrastrutture efficaci. Lo scambio di buone pratiche a sostegno degli incubatori di impresa ne è esempio.