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Document 52012IP0464

    Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2012 sulla situazione in Birmania/Myanmar, in particolare sul persistere della violenza nello Stato di Rakhine (2012/2878(RSP))

    GU C 419 del 16.12.2015, p. 189–192 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    16.12.2015   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 419/189


    P7_TA(2012)0464

    Situazione in Birmania, in particolare le violenze continue nello Stato di Rakhine

    Risoluzione del Parlamento europeo del 22 novembre 2012 sulla situazione in Birmania/Myanmar, in particolare sul persistere della violenza nello Stato di Rakhine (2012/2878(RSP))

    (2015/C 419/29)

    Il Parlamento europeo,

    viste le sue precedenti risoluzioni sulla Birmania/Myanmar, in particolare quelle del 20 aprile 2012 (1) e del 13 settembre 2012 (2),

    vista la relazione del 24 agosto 2012 del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Birmania/Myanmar,

    vista la decisione 2012/225/PESC del Consiglio del 26 aprile 2012,

    vista la dichiarazione del 17 agosto 2012 del presidente Thein Sein al Parlamento birmano concernente la situazione nello Stato di Rakhine,

    vista la dichiarazione pronunciata il 25 ottobre 2012 dal Segretario generale delle Nazioni Unite riguardante la situazione nello Stato di Rakhine in Birmania/Myanmar,

    vista la dichiarazione rilasciata il 26 ottobre 2012 dal portavoce dell'Alto rappresentante dell'UE Catherine Ashton, sulla rinnovata violenza nello Stato di Rakhine in Birmania/Myanmar,

    vista la dichiarazione congiunta firmata il 3 novembre 2012 dal Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso e dal Ministro dell'Ufficio del Presidente di Myanmar, U Aung Min, al Centro per la pace di Birmania/Myanmar a Yangon,

    visto l'appello dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, rivolto il 9 novembre 2012 al governo della Birmania/Myanmar affinché prenda le misure necessarie per accordare ai rohingya i diritti di cittadinanza e la parità di trattamento,

    vista la lettera del Presidente Thein Sein inviata il 16 novembre 2012 al Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, in cui il Presidente della Birmania/Myanmar si impegna a prendere in considerazione la concessione della cittadinanza ai musulmani rohingya apolidi;

    vista la convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sullo status dei rifugiati e il relativo protocollo del 1967,

    visti gli articoli da 18 a 21 della dichiarazione universale dei diritti umani del 1948,

    visto l'articolo 25 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici (ICCPR) del 1966,

    viste le dichiarazioni di vari rappresentanti del governo birmano e dell'opposizione, tra cui Aun San Suu Kyi, che negano agli appartenenti alla minoranza etnica rohingya i diritti di cittadinanza e minimizzano la responsabilità delle autorità statali nei violenti scontri recenti,

    vista la dichiarazione resa in agosto dalla commissione nazionale birmana per i diritti umani, la quale afferma che la persecuzione dei rohingya e gli eventi nello Stato di Rakhine non rientrano nelle sue competenze,

    visti l'articolo 122, paragrafo 5, e l'articolo 110, paragrafo 4, del suo regolamento,

    A.

    considerando che sin dall'inizio del 2011 il governo birmano ha compiuto passi significativi per ripristinare le libertà civili, ma che le recenti atrocità nello Stato di Rakhine evidenziano le enormi difficoltà ancora da superare;

    B.

    considerando che la situazione nello Stato di Rakhine rimane tesa, con almeno 1 10  000 persone costrette a fuggire dalle proprie case da giugno ad ora, 89 persone uccise e più di 5  300 abitazioni ed edifici religiosi distrutti da quando nel mese di ottobre si è riaccesa la violenza;

    C.

    considerando che la maggior parte degli sfollati sono rohingya, che vivono in campi profughi in condizioni inaccettabili: grave sovraffollamento, livelli allarmanti di malnutrizione infantile, rifornimento idrico e servizi igienico-sanitari del tutto insufficienti, assenza pressoché totale di attività scolastiche e accesso inadeguato agli aiuti umanitari;

    D.

    considerando che dal giugno 2012, mese in cui hanno avuto inizio gli scontri intercomunitari, nello Stato di Rakhine vige lo stato di emergenza, che consente l'introduzione della legge marziale, e che alla fine di ottobre il governo ha dichiarato il coprifuoco nelle zone colpite e ha dispiegato ulteriori forze di sicurezza, misure che finora non sono riuscite a fermare la violenza;

    E.

    considerando che la discriminazione nei confronti della minoranza rohingya persiste; che le autorità locali sarebbero state complici negli attacchi contro i rohingya e stanno perseguendo una politica attiva di espulsione dei rohingya dal paese; che la comunità internazionale ha esortato il governo birmano a rivedere la legge del 1982 sulla cittadinanza per garantire che venga posta fine alla condizione di apolidia dei rohingya e che sia affrontato alla radice il problema della discriminazione di lunga data nei confronti della popolazione rohingya;

    F.

    considerando che lo Stato di Rakhine è il secondo Stato più povero della Birmania/Myanmar, essa stessa uno dei paesi meno sviluppati del mondo, e che la povertà e la repressione hanno contribuito a fomentare la violenza intercomunitaria, unitamente agli amari ricordi lasciati dalla storia di entrambe le comunità;

    G.

    considerando che il 31 ottobre 2012 tre esperti delle Nazioni Unite hanno espresso profonda preoccupazione per il persistere della violenza intercomunitaria nello Stato di Rakhine e hanno invitato il governo ad affrontare con urgenza le cause alla base della tensione e del conflitto tra le comunità buddhista e musulmana nella regione;

    H.

    considerando che il governo della Birmania/Myanmar ha istituito una commissione d'inchiesta nell'agosto 2012, senza includervi alcun rappresentante della comunità rohingya, per esaminare le cause dello scoppio della violenza settaria e formulare proposte su come mettervi fine, ma che il suo operato è risultato finora inefficace;

    I.

    considerando che, a causa del persistere della violenza, si valuta che nel corso degli anni siano fuggiti nei paesi vicini un milione di rohingya, di cui circa 3 00  000 in Bangladesh e 92  000 in Thailandia, cui si aggiungono, stando alle stime, 54  000 richiedenti asilo non registrati in nove campi lungo il confine tra Thailandia e Myanmar;

    J.

    considerando che almeno 4  000 persone sono fuggite su barche per raggiungere Sittwe, capitale dello Stato di Rakhine, dove il governo ha separato i musulmani, tra cui i rohingya, dal resto della popolazione trasferendoli in campi; che si ritiene che almeno 3  000 rohingya siano fuggiti via mare verso il confine tra Birmania e Bangladesh, dove da giugno le forze di sicurezza del Bangladesh hanno l'ordine di respingere tutte le persone che si avvicinano al confine;

    K.

    considerando che il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso ha offerto alla Birmania 78 milioni di euro in aiuti UE allo sviluppo durante la sua visita nella capitale birmana, Nay Pyi Taw, sottolineando che l'UE è pronta a mobilitare 4 milioni di euro per aiuti umanitari immediati, a condizione che venga garantito l'accesso alle zone colpite;

    1.

    è allarmato per la recrudescenza della violenza etnica nello Stato di Rakhine, che ha causato la morte e il ferimento di molte persone, la distruzione di proprietà e lo sfollamento delle popolazioni locali, ed esprime preoccupazione per la possibilità che simili scontri intercomunitari mettano a rischio la transizione del paese verso la democrazia e abbiano più ampie ripercussioni nell'intera regione;

    2.

    prende atto della prosecuzione delle riforme politiche e dei diritti civili in atto in Birmania, ma esorta le autorità a intensificare i loro sforzi, tra l'altro liberando i rimanenti prigionieri politici e affrontando con urgenza la violenza intercomunitaria e le sue conseguenze;

    3.

    ritiene che l'attuale inasprimento della violenza intercomunitaria nello Stato di Rakhine sia una conseguenza delle politiche discriminatorie di lunga data contro i rohingya; sottolinea che finora è stato fatto poco per prevenire o affrontare le cause alla radice della tensione tra comunità e della discriminazione etnica;

    4.

    prende atto che il governo ha asserito che svolgerà un'indagine completa e indipendente sui fatti e prenderà provvedimenti contro gli istigatori della violenza; chiede al governo della Birmania/Myanmar di prendere misure immediate per porre fine alla violenza etnica e alla discriminazione e per consegnare alla giustizia i responsabili dei violenti scontri e di altri abusi correlati nello Stato di Rakhine;

    5.

    invita tutte le parti a trovare soluzioni durevoli per risolvere i problemi tra le comunità e rinnova il suo appello alle forze politiche affinché prendano una posizione chiara a favore di una società pluralista con un dialogo inclusivo con le comunità locali;

    6.

    invita il governo della Birmania/Myanmar a porre fine alle pratiche discriminatorie contro i rohingya; ribadisce i suoi precedenti inviti a modificare o abrogare la legge del 1982 sulla cittadinanza per garantire ai rohingya parità di accesso alla cittadinanza birmana;

    7.

    esorta le autorità birmane a intraprendere un'azione più vigorosa sui temi dei diritti dei cittadini, in particolare sull'accesso all'istruzione, sui permessi di lavoro e sulla libertà di circolazione per la minoranza rohingya;

    8.

    esorta il governo della Birmania/Myanmar ad assicurare alle agenzie delle Nazioni Unite e alle ONG umanitarie, nonché a giornalisti e diplomatici, un accesso senza restrizioni a tutte le zone del paese, compreso lo Stato di Rakhine, e a dare accesso illimitato agli aiuti umanitari per tutte le popolazioni colpite; chiede inoltre alle autorità birmane di migliorare con urgenza le condizioni nei campi profughi dei rohingya;

    9.

    invita l'Unione europea e gli Stati membri a fornire assistenza umanitaria e a sostenere il governo birmano nei suoi sforzi per stabilizzare la situazione e attuare più rapidamente i programmi di riforma secondo modalità che incorporino lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e la libertà politica;

    10.

    accoglie con favore le proposte avanzate dal comitato per lo Stato di diritto del parlamento birmano e sollecita il governo ad attuare rapidamente riforme legislative, istituzionali e politiche per porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani nelle zone colpite da conflitti etnici e altri conflitti armati e ad affrontare l'impunità vigente per le violazioni dei diritti umani, in particolare quando sono commesse dalle forze di Stato;

    11.

    plaude alla liberazione, il 17 settembre 2012, di 514 prigionieri, tra cui 90 prigionieri politici, e al rilascio, il 19 novembre 2012, di 66 prigionieri, tra cui almeno 44 prigionieri politici, in un'amnistia che ha coinciso con la visita del presidente statunitense Obama in Birmania/Myanmar; invita il governo birmano a rilasciare tutti i restanti prigionieri di coscienza precisando quanti rimangono in stato di detenzione e a prendere provvedimenti per garantire il reinserimento nella società dei prigionieri rilasciati;

    12.

    accoglie con favore le conclusioni del Consiglio sulla Birmania/Myanmar, del 23 aprile 2012, che includono la sospensione delle misure restrittive imposte al governo, fatta eccezione per l'embargo sulle armi, e il desiderio dell'UE di continuare a sostenere la transizione del paese; ricorda che i diritti umani sono al centro delle preoccupazioni dell'Unione europea, come il sostegno al processo di riforma e allo sviluppo economico, politico e sociale, l'istituzione dello Stato di diritto e il rispetto delle libertà fondamentali, in particolare della libertà di espressione e di riunione; accoglie con favore a tale riguardo la recente visita del Presidente della Commissione europea e l'immediato aumento dei finanziamenti umanitari stanziati dalla Commissione per il 2012 per aiutare la popolazione dello Stato di Rakhine;

    13.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al governo e al parlamento della Birmania/Myanmar, all'Alto rappresentante dell'Unione europea, alla Commissione, ai parlamenti e ai governi degli Stati membri, al Segretario generale dell'ASEAN, alla Commissione intergovernativa dell'ASEAN sui diritti umani, al Segretario generale del Commonwealth, al Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Birmania/Myanmar, all'Alto Commissario ONU per i rifugiati e al Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani.


    (1)  Testi approvati, P7_TA(2012)0142.

    (2)  Testi approvati, P7_TA(2012)0355.


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