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Document 52023AE0118

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Sviluppo di competenze e capacità nel contesto della duplice transizione verde e digitale» (parere esplorativo richiesto dalla presidenza svedese)

EESC 2023/00118

GU C 228 del 29.6.2023, pp. 64–70 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

29.6.2023   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 228/64


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Sviluppo di competenze e capacità nel contesto della duplice transizione verde e digitale»

(parere esplorativo richiesto dalla presidenza svedese)

(2023/C 228/08)

Relatrice:

María del Carmen BARRERA CHAMORRO

Correlatrice:

Justyna Kalina OCHĘDZAN

Consultazione da parte della

presidenza svedese del Consiglio dell’UE

Lettera del 14.11.2022

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Parere esplorativo

Sezione competente

Occupazione, affari sociali e cittadinanza

Adozione in sezione

3.4.2023

Adozione in sessione plenaria

27.4.2023

Sessione plenaria n.

578

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

149/0/0

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) rileva un aumento delle disuguaglianze sul mercato del lavoro a causa della trasformazione digitale. In particolare, e per effetto dell’automazione del lavoro, si osservano una riduzione dei posti di lavoro che richiedono qualifiche di medio livello e offrono un salario nella media e un contestuale aumento dei posti di lavoro scarsamente retribuiti che richiedono qualifiche basse. Si prevede altresì una creazione di occupazione in posti di lavoro altamente retribuiti che richiedono qualifiche di alto livello, e quindi un aumento delle mansioni ad alta intensità di competenze (1). Il CESE osserva inoltre che la carenza di manodopera e di competenze sta diventando sempre più evidente in un ampio ventaglio di settori. E ritiene che garantire un accesso effettivo alla formazione sia fondamentale per aiutare le imprese e i lavoratori a rispondere a questa sfida, nonché per contribuire a prevenire le disuguaglianze sul mercato del lavoro dovute alla trasformazione digitale.

1.2.

Il CESE riconosce che occorrerebbe evitare che le transizioni siano realizzate attraverso licenziamenti o misure draconiane per il mercato del lavoro, ed esorta la Commissione europea e gli Stati membri a introdurre sistemi che favoriscano le transizioni endogene (piuttosto che quelle esogene) nel cui quadro le imprese assicurino la formazione dei loro lavoratori nelle competenze necessarie, evitando così di licenziare i lavoratori privi di tali competenze.

1.3.

L’istruzione è un diritto fondamentale di ogni persona lungo tutto l’arco della vita. Sulla base del pilastro europeo dei diritti sociali, il CESE esorta pertanto gli Stati membri non solo a stabilire diritti all’apprendimento permanente (tenendo conto dei sistemi nazionali di relazioni industriali e delle pratiche in materia di istruzione e formazione) che offrano a tutti i cittadini opportunità di apprendimento e sviluppo sul piano personale e professionale, ma anche a considerare l’apprendimento permanente come il principio guida centrale delle politiche in materia di istruzione e formazione.

1.4.

Il CESE chiede che, alla luce delle sfide della duplice transizione verde e digitale, l’accesso a una piena qualificazione rappresenti un vero diritto per tutti, basato su una formazione convalidata e certificata in competenze verdi e digitali e in sostenibilità ambientale. A tal fine, è necessario collegare la formazione sulle competenze a un congedo di formazione retribuito, tenendo conto della legislazione e degli accordi vigenti a livello nazionale.

1.5.

Il CESE ritiene che le iniziative intraprese finora dalla Commissione europea in materia di competenze verdi e digitali siano insufficienti e caratterizzate da uno scarsissimo coinvolgimento delle parti sociali. E chiede pertanto che il piano d’azione dell’UE per l’istruzione digitale 2021-2027 comprenda strategie efficaci per migliorare la formazione e adeguare le competenze dei lavoratori — occupati o disoccupati — di tutti i settori, indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa, con il necessario coinvolgimento delle parti sociali. A livello nazionale, le parti sociali dovrebbero continuare ad attuare l’accordo quadro europeo sulla digitalizzazione (2). Il CESE insiste nel sottolineare il ruolo della contrattazione collettiva quale strumento per configurare e adattare i programmi di formazione.

1.6.

Il CESE chiede che la formazione per l’apprendimento di capacità e competenze verdi e digitali sia certificata dalle autorità competenti e non soltanto convalidata.

1.7.

Il CESE esorta la Commissione a elaborare, entro il 2030, un indicatore annuale del numero di adulti — e in particolare dei giovani — occupati che partecipano a corsi di formazione in competenze verdi, consapevolezza ambientale e responsabilità ecologica e ambientale; e a prendere in considerazione, a questo scopo, la possibilità di utilizzare strumenti semplici e specificamente adattati alle esigenze delle PMI.

1.8.

Il CESE chiede che si compia ogni sforzo per promuovere e facilitare l’adeguamento dei programmi di apprendimento esistenti al fine di includervi le competenze necessarie nel contesto della duplice transizione verde e digitale.

1.9.

Per il CESE è fondamentale avviare un monitoraggio strategico della capacità di giocare d’anticipo rispetto ai futuri fabbisogni di formazione per il mercato del lavoro — e più in generale la società — degli Stati membri al fine di evitare divari verdi e digitali e di migliorare sostanzialmente la competitività dell’UE.

1.10.

Il CESE fa notare che esistono ampie differenze riguardo ai livelli di base delle competenze digitali, differenze che vanno specialmente a scapito dei gruppi svantaggiati e di un gran numero di adulti, in particolare anziani. Il divario digitale esiste, ragion per cui nella programmazione in materia di competenze digitali occorrerebbe dedicare maggiore attenzione alla formazione degli anziani e di altri gruppi svantaggiati — se necessario anche adattando la formazione alle loro esigenze — onde assicurarsi che, nella duplice transizione verde e digitale, nessuno sia lasciato indietro. Una particolare attenzione dovrebbe inoltre essere rivolta anche all’inclusione delle donne in tali percorsi di formazione, tenuto conto del divario di genere esistente in termini di accesso alla formazione per l’adattamento alla duplice transizione verde e digitale.

1.11.

Il CESE riconosce che, per assicurare una transizione giusta, è necessario fare in modo che tutti abbiano accesso a una formazione non solo per migliorare le proprie competenze digitali di base connesse alle mansioni quotidiane, ma anche per avere una chiara comprensione della cibersicurezza, della comunicazione digitale, della sicurezza dei dati, della protezione dei dati personali, della tutela della vita privata nell’ambiente digitale e dei pericoli della disinformazione.

2.   Osservazioni generali

2.1.

Viviamo in un’epoca di cambiamenti e di transizioni. Le crisi che si susseguono pongono altrettante, grandi sfide per le imprese, i lavoratori e i cittadini, come i rapidi cambiamenti nel mercato del lavoro indotti dalla duplice transizione verde e digitale. Parallelamente, sta emergendo una serie di nuove occupazioni legate alla duplice transizione verde e digitale: i posti di lavoro attuali sono in evoluzione e vengono creati altri posti di nuovo tipo. È indispensabile dotare i lavoratori degli strumenti necessari per gestire e affrontare al meglio questi cambiamenti, mettendo al tempo stesso le imprese in condizione di rimanere produttive e competitive.

2.2.

Queste sfide si manifestano a tutti i livelli e in tutte le fasi della vita lavorativa. Vi sono quindi sfide sia per i giovani che per gli adulti, così come per le persone scarsamente qualificate e per quelle con qualifiche di livello medio o alto. Si osserva che alcuni posti di lavoro per i quali erano tradizionalmente necessarie poche qualifiche richiedono adesso una formazione digitale, in quanto le modalità di accesso all’occupazione si vanno trasformando. Una situazione, questa, che è per di più particolarmente difficile per le donne, in quanto il divario digitale di genere continua ad allargarsi. Per la ricerca di un’occupazione, si assiste al passaggio dai canali tradizionali come il passaparola a un’offerta di lavoro accessibile soltanto online, quando non su piattaforme digitali specializzate. Ne consegue che la formazione in materia di competenze digitali di base deve essere accessibile a tutti i cittadini.

2.3.

Il CESE osserva che uno degli effetti della crisi della COVID-19 è stato l’aumento delle disuguaglianze nel mercato del lavoro, in particolare a causa dell’aumento del telelavoro (3). Ad esempio, coloro che svolgono determinate professioni, tipicamente associate a basse qualifiche e bassi salari, in genere non possono scegliere di usufruire del telelavoro, mentre chi esercita altre professioni, e in particolare quelle che si svolgono in ufficio, più qualificate e tendenzialmente meglio retribuite, ha in molti casi la possibilità di lavorare a distanza. L’opzione del telelavoro deve pertanto riguardare anche la possibilità di sviluppare competenze digitali e ambientali, in modo da non accrescere le disuguaglianze e da permettere anche a chi non può lavorare a distanza di accedere a questo tipo di formazione per telelavoro.

2.4.

Il CESE rileva un crescente squilibrio nel mercato del lavoro, squilibrio legato soprattutto al cosiddetto «grande divario digitale». Un fenomeno, questo, descritto come la riduzione dei posti di lavoro che richiedono qualifiche di medio livello e offrono un salario nella media (riduzione derivante dall’automazione dei posti di lavoro) e il contestuale aumento sia dei posti di lavoro scarsamente retribuiti che richiedono qualifiche basse che dei posti di lavoro molto ben retribuiti che richiedono qualifiche di alto livello. Il CESE sottolinea che l’aumento delle disuguaglianze mette a rischio il mantenimento del nostro Stato sociale.

2.5.

Il CESE osserva che l’Europa è posta di fronte a una sfida importante sul piano demografico e a una marcata contrazione della popolazione in età lavorativa. Tale situazione contribuisce ad accentuare la netta scarsità di manodopera e di capacità professionali in tutti i settori dell’economia e a diversi livelli di competenze. Di conseguenza, per affrontare queste carenze, vi è bisogno di lavoratori per tutti i livelli di competenze, e occorre quindi garantire l’aggiornamento e la riqualificazione dei lavoratori e incoraggiare, con politiche di accompagnamento, la partecipazione delle persone inattive e disoccupate al mercato del lavoro. In quest’ottica, è necessario considerare anche l’impostazione da adottare nelle politiche migratorie.

2.6.

Il CESE riconosce che occorre evitare di realizzare le transizioni mediante licenziamenti o misure traumatiche per il mercato del lavoro. Il sistema dovrebbe ricompensare le transizioni endogene (piuttosto che quelle esogene), ossia quelle in cui le imprese formano i propri lavoratori nelle competenze necessarie evitando di licenziare i lavoratori privi di tali competenze; un compito, questo, particolarmente difficile per le PMI, le quali pertanto, ai fini della transizione, hanno bisogno dell’opportuno sostegno finanziario degli Stati membri.

2.7.

Il CESE osserva che, con il diffondersi del telelavoro, il mercato del lavoro diventa più flessibile su scala mondiale. Ciò comporta l’impossibilità per i lavoratori europei di competere sul fronte dei prezzi, in quanto il basso costo della vita e la debolezza della valuta di altri paesi rispetto alle monete europee tolgono competitività ai nostri lavoratori. Pertanto, l’unica possibilità sarà quella di competere sul piano delle capacità e competenze — maggiori e migliori — dei lavoratori europei.

2.8.

È importante che abbiano accesso a un’adeguata formazione anche coloro che lavorano secondo forme contrattuali diverse, in modo che essa possa aiutarli a mantenere competenze e occupabilità di fronte a queste nuove realtà del mercato del lavoro.

2.9.

Il CESE osserva che l’intervallo di tempo intercorrente tra l’emergere di una nuova competenza e la sua forte richiesta da parte del mercato del lavoro è ormai sempre più breve. Ciò richiede una grande capacità di adattamento e spirito d’iniziativa, e rende necessario ridurre gli adempimenti burocratici nell’accesso alla formazione e allo sviluppo di capacità negli appositi centri pubblici. Va inoltre sottolineata l’importanza di un aggiornamento tempestivo ed efficace dei programmi di studio per l’istruzione e la formazione, in risposta all’esigenza di preparare alle competenze nuove ed emergenti; e al riguardo è necessario rafforzare la cooperazione tra i governi, le parti sociali, gli erogatori di istruzione o formazione e la società civile.

2.10.

Il CESE osserva che, a causa della forte diffusione di mansioni di routine e non complesse nei mercati del lavoro europei, il 55 % dei lavoratori adulti dell’UE non sfrutta appieno le proprie competenze sul lavoro e il 28 % possiede qualifiche di un livello superiore a quello necessario per svolgere il proprio lavoro. Va osservato che lo «spreco» delle potenzialità del capitale umano si traduce in svantaggi salariali notevoli e riduce il benessere degli occupati. Le relazioni del Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) sottolineano che le difficoltà ad assumere o gli squilibri tra domanda e offerta di competenze possono, tra le altre cose, rispecchiare la scarsa qualità dei posti di lavoro (4).

2.11.

Affrontare la sfida della trasformazione digitale dell’economia dovrebbe significare concentrarsi non solo sui modi per accrescere le competenze digitali di base di tutti i lavoratori, ma anche sulla digitalizzazione delle competenze già esistenti e l’acquisizione di competenze digitali più avanzate. È necessario far convergere gli sforzi sulla trasformazione delle competenze classiche affinché queste siano utilizzabili nel mondo digitale. Il concetto di competenze digitalizzate è di natura trasversale e fa riferimento alla capacità di unire aspetti digitali ad altre competenze. Ciò implica capacità e conoscenze sufficienti riguardo al mondo digitale, parallelamente a una formazione sufficiente in competenze professionali specifiche.

2.12.

La trasformazione verde non rappresenta una sfida meno importante, per il mercato del lavoro e per quanto concerne i requisiti in materia di competenze. Tutti i settori dell’economia dovranno cambiare modo di operare, a causa della necessaria decarbonizzazione e dell’adattamento dei modelli aziendali alle esigenze di sostenibilità legate al Green Deal europeo (5), riguardo al quale si sottolinea che la strategia industriale deve riservare la dovuta attenzione alle ripercussioni sulla forza lavoro, nonché alla formazione, alla riconversione professionale e al miglioramento delle qualifiche. Queste ripercussioni vanno analizzate insieme alle parti sociali e sempre con l’obiettivo di giocare d’anticipo, in modo da evitare effetti indesiderati sull’occupazione e sull’economia.

2.13.

Le transizioni digitali e ambientali costituiscono una «rivoluzione» paragonabile, nei suoi effetti, alla rivoluzione industriale dell’inizio del XX secolo. Tutte le professioni e organizzazioni sono o saranno interessate non solo dalla digitalizzazione, ma anche dalle misure che andranno necessariamente prese affinché le produzioni industriali, artigianali, agricole, commerciali e di servizi siano quanto più possibile pulite. Un’attenzione specifica va dedicata alle PMI e alle microimprese, che devono essere sostenute e accompagnate in termini di risorse sia umane che finanziarie.

2.14.

Il CESE ritiene che, per realizzare una transizione verde giusta in tutti i settori interessati, sarà necessario garantire la formazione e l’istruzione in materia di competenze verdi. Al riguardo si profilano principalmente tre sfide:

adattare le competenze attuali sia alle necessità dei vari settori nel loro processo di decarbonizzazione che alle sfide poste dalle nuove fonti energetiche;

assicurare la formazione nelle competenze necessarie per tutti i posti di lavoro sostenibili e verdi;

sensibilizzare alla riduzione dell’impronta di carbonio sul luogo di lavoro.

2.15.

Per realizzare una transizione giusta e in sintonia con il pilastro europeo dei diritti sociali, bisognerebbe garantire a tutte le persone parità di accesso a una formazione di qualità e all’apprendimento permanente — sia sul luogo di lavoro che all’esterno dell’ambiente lavorativo — in materia di tecnologie verdi e digitali per le professioni di oggi e di domani. Nel rispetto delle pratiche nazionali e settoriali degli Stati membri, bisognerebbe migliorare il livello di formazione in queste competenze offrendo ai lavoratori un sostegno effettivo (in termini di conciliazione tra vita lavorativa e vita privata, congedo per formazione ecc.) e alle imprese il sostegno finanziario opportuno a tale scopo.

3.   Osservazioni particolari

3.1.

La duplice transizione verde e digitale sta cambiando i posti di lavoro esistenti e ne sta creando di nuovi. Qualità dei posti di lavoro e condizioni lavorative e salariali eque costituiscono un presupposto per una transizione giusta che renda possibili una digitalizzazione e una decarbonizzazione a lungo termine, accompagnate da una crescita sostenibile dell’economia, della produttività e dell’innovazione. Anche il valore delle competenze come fattore di competitività delle imprese assume un’importanza cruciale per inquadrare le iniziative di riqualificazione e assicurare l’accesso effettivo dei lavoratori alla formazione. L’unico modo per conseguire questi obiettivi consiste nell’apprendimento permanente — ossia lungo tutto l’arco della vita — delle nuove competenze digitali e digitalizzate, nonché delle competenze verdi.

3.2.

Lo sviluppo professionale per i lavoratori di tutte le età svolge un ruolo essenziale nel garantire una duplice transizione verde e digitale giusta. In quest’ottica, il CESE chiede che il piano d’azione dell’UE per l’istruzione digitale 2021-2027 e le proposte di raccomandazioni del Consiglio sulle competenze digitali e la formazione digitale comprendano strategie efficaci per migliorare la formazione e adeguare le competenze dei lavoratori — occupati o disoccupati — di tutti i settori, quali che siano le dimensioni dell’impresa. La formazione in materia di competenze digitali dovrebbe essere adattata alle necessità delle singole professioni e dei diversi settori e consentire allo stesso tempo a coloro che sono impegnati in tale formazione di conciliare la vita lavorativa con quella privata.

3.3.

Il CESE riconosce che l’apprendimento di nuove competenze e l’adattamento delle competenze esistenti alle nuove sfide verdi e digitali rappresentano una responsabilità condivisa della società nel suo insieme. A tale riguardo, la Commissione europea osserva che il 90 % della formazione sul posto di lavoro è finanziato dalle imprese (6). Gli Stati membri, come pure le organizzazioni della società civile, le imprese e le rispettive associazioni, dovrebbero elaborare strategie, volte a stimolare la digitalizzazione e ad affrontare la sfida ambientale, che aiutino a migliorare le competenze. I buoni esempi rappresentati dai meccanismi nazionali di finanziamento e dalle strategie per la formazione presenti nei contratti collettivi vanno esaminati a fondo e diffusi come buone pratiche da seguire (7).

3.4.

Il CESE plaude all’accordo quadro europeo sulla digitalizzazione firmato dalla Confederazione europea dei sindacati (CES), dalla Confederazione delle imprese europee (BusinessEurope), da SGI Europe e da SMEUnited (8), in cui si afferma che, «quando un datore di lavoro chiede ad un lavoratore di partecipare ad un’attività di formazione professionale direttamente connessa alla trasformazione digitale dell’impresa, il relativo costo viene sostenuto dal datore di lavoro o si seguono le indicazioni del contratto collettivo o della prassi nazionale. Questa formazione può essere interna o esterna e si svolge ad un orario appropriato e concordato tra il datore di lavoro ed il lavoratore e, ove possibile, durante l’orario di lavoro. Se la formazione si svolge al di fuori dell’orario di lavoro, deve essere previsto un adeguato compenso». Il CESE chiede che tali principi siano presi in considerazione nello sviluppo del piano d’azione per l’istruzione digitale 2021-2027.

3.5.

Il CESE riconosce che, per assicurare una transizione giusta, è necessario fare in modo che tutti abbiano accesso a una formazione non solo per migliorare le proprie competenze digitali di base connesse alle mansioni quotidiane, ma anche per avere una chiara comprensione della cibersicurezza, della comunicazione digitale, della sicurezza dei dati, della protezione dei dati personali, della tutela della vita privata nell’ambiente digitale e dei pericoli della disinformazione. In quest’ottica, il CESE chiede che la formazione per l’apprendimento di capacità e competenze digitali sia riconosciuta e certificata dalle autorità competenti.

3.6.

Il CESE è d’accordo con quanto indicato nella raccomandazione del Consiglio relativa all’apprendimento per la sostenibilità ambientale (9) per quanto riguarda le microcredenziali in materia digitale, ma segnala la necessità che esse siano complementari a diplomi e certificazioni validi a tutti gli effetti. Inoltre, il CESE rileva la necessità che la loro qualità sia garantita e certificata, e non soltanto convalidata, in modo tale che esse possano svolgere un ruolo importante anche ai fini della convalida dell’apprendimento formale e non formale.

3.7.

Il CESE riconosce che, al fine di garantire una transizione giusta, è necessario collegare la formazione sulle competenze a un congedo di formazione retribuito, in linea con la legislazione e gli accordi vigenti a livello nazionale. Occorrerebbe mettere i lavoratori in condizione di partecipare a programmi e corsi per lo sviluppo della carriera professionale in rapporto ai nuovi posti di lavoro verdi e digitali, e al tempo stesso di conciliare la vita professionale con quella privata.

3.8.

Per quanto concerne il quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità proposto dalla Commissione europea (10) («un quadro europeo delle competenze che aiuti a coltivare e valutare conoscenze, abilità e attitudini connesse ai cambiamenti climatici e allo sviluppo sostenibile»), il CESE chiede alla Commissione di mettere in atto soluzioni concrete affinché le persone in cerca di occupazione e quelle che già lavorano abbiano effettivamente accesso a una formazione professionale inclusiva e di qualità che le aiuti ad acquisire le competenze necessarie per la duplice transizione verde e digitale. A tale riguardo, si chiede che vengano migliorate sostanzialmente l’efficacia e la qualità della formazione, al fine di garantire una formazione di qualità, inclusiva ed equa per tutti.

3.9.

Il CESE chiede la Commissione di elaborare, entro il 2030, un indicatore annuale del numero di adulti — e in particolare dei giovani — occupati che partecipano a corsi di formazione in competenze verdi, consapevolezza ambientale e competenze e responsabilità ecologiche e ambientali; e a prendere in considerazione, a questo scopo, la possibilità di utilizzare strumenti semplici e specificamente adattati alle esigenze delle PMI.

3.10.

Gli attuali programmi di formazione devono essere adattati alle nuove sfide. Il CESE chiede pertanto che venga incoraggiato e facilitato l’adeguamento dei programmi di apprendimento esistenti, al fine di inserirvi l’insegnamento delle competenze necessarie nel contesto della transizione verde, e che il personale docente riceva una formazione in queste materie. Nella formazione professionale bisogna includere corsi sulla responsabilità ambientale e la sensibilizzazione in materia di clima. Ed è di cruciale importanza che la qualità di tale formazione sia oggetto di una specifica valutazione e certificazione. Il CESE invita quindi la Commissione europea a incoraggiare gli Stati membri a introdurre le misure necessarie per garantire che le persone in cerca di occupazione e i lavoratori abbiano accesso a una formazione di qualità sottoposta a valutazione e certificazione.

3.11.

È necessario disporre di informazioni su tutti i settori di attività, avendo ben presente un quadro chiaro e completo di ciascuno di essi. Buone pratiche potrebbero essere stabilite sulla base di quanto si fa già in alcuni Stati membri dell’UE e, più in generale, europei — in termini di raccolta di informazioni od osservatori del mercato del lavoro e delle qualifiche — al fine di valutare le necessità future, nonché di sensibilizzare e coinvolgere i lavoratori e le imprese, con l’obiettivo di elaborare congiuntamente scenari di previsione sulla cui base agire e attrarre nuovi talenti.

3.12.

Il CESE ritiene essenziale avviare un monitoraggio strategico delle necessità in termini di competenze, per giocare d’anticipo rispetto ai futuri fabbisogni di formazione del mercato del lavoro — e più in generale della società — degli Stati membri e in questo modo evitare che si creino divari verdi e digitali e migliorare sostanzialmente la competitività dell’UE. Le parti sociali, la società civile e i servizi pubblici per l’impiego dovrebbero svolgere un ruolo di primo piano nell’analizzare e valutare la domanda. Dovrebbero prendere parte alla previsione dei fabbisogni di competenze e sapere in che misura la formazione offerta corrisponda alle competenze richieste dalle imprese, dal mercato del lavoro e dalle tendenze in atto, anche a livello locale e regionale.

4.   Abilità e competenze verdi e digitali

4.1.

Il CESE propone di integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi in materia di istruzione e formazione, come lo spazio europeo dell’istruzione e il piano d’azione per l’istruzione digitale, in linea — tra l’altro — con il traguardo 4.7 degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Ciò significa includere l’istruzione e la formazione in materia di sviluppo sostenibile nei programmi Erasmus+, FSE+ e Orizzonte Europa, e creare sinergie tra questi programmi.

4.2.

Il CESE sottolinea che investire nelle risorse umane e garantire un accesso più ampio alle opportunità di apprendimento permanente è importante tanto quanto investire nelle tecnologie verdi, digitali e sostenibili.

4.3.

Il CESE chiede ai responsabili delle decisioni pertinenti che, nell’introdurre tecnologie digitali, verdi e sostenibili nei contesti di apprendimento, garantiscano un sostegno migliore agli insegnanti e agli educatori investendo sul loro sviluppo professionale — iniziale e continuo — e sulle loro abilità e competenze verdi e digitali.

4.4.

Il CESE chiede di investire in ricerche longitudinali che siano interdisciplinari e imparziali e che riguardino i diversi aspetti delle tecnologie digitali nel campo dell’istruzione, in modo da collegare tra loro le scienze dell’educazione, la pedagogia, la psicologia, la sociologia, le neuroscienze, l’ingegneria e le scienze computazionali al fine di continuare a indagare lo sviluppo della mente dei bambini nell’ambiente digitale.

4.5.

Il CESE raccomanda di adottare un approccio integrale, per strategie digitali che promuovano lo sviluppo delle competenze di base quale pietra angolare della coesione sociale.

4.6.

Il CESE accoglie con soddisfazione la proclamazione dell’Anno europeo delle competenze e richiama l’attenzione sulla necessità di impostare lo sviluppo delle capacità verdi e digitali in una prospettiva più ampia. Detto ciò, rimane comunque di cruciale importanza colmare i divari nelle competenze digitali di base, considerando che solo il 54 % degli europei possiede tali competenze, mentre gli obiettivi del decennio digitale europeo prevedono che l’80 % dei cittadini europei disponga almeno di competenze digitali di base entro il 2030. Il CESE riconosce che è necessario sostenere lo sviluppo di competenze al fine di soddisfare le esigenze connesse all’introduzione di nuove tecnologie, come l’analisi dei megadati, l’intelligenza artificiale e la cibersicurezza.

4.7.

Il CESE ritiene che lo sviluppo della cittadinanza digitale sia un presupposto per garantire la partecipazione attiva di tutti i discenti alla vita della società. Nel contesto della duplice transizione, un’attenzione particolare attenzione andrebbe riservata al problema del divario di genere osservabile nell’accesso delle donne alla formazione: è inaccettabile che la parte più consistente della popolazione sia lasciata indietro, per effetto della mancanza di un approccio di genere. Per colmare tale divario, bisognerebbe promuovere meglio il quadro europeo delle competenze digitali (DigComp 2.0) per garantirne l’accettazione da parte dei diversi erogatori di apprendimento e portatori di interessi nel campo dell’istruzione e della formazione, in modo tale da ampliare la gamma delle competenze necessarie promosse.

4.8.

Il CESE osserva che i divari nell’accesso alle risorse digitali e nello sviluppo delle competenze digitali sono legati al contesto socioeconomico. I divari regionali e socioeconomici dovrebbero essere colmati garantendo un sostegno specifico ai gruppi più svantaggiati e prestando la dovuta attenzione alle zone rurali.

4.9.

Il CESE chiede che, riguardo agli strumenti digitali utilizzati, venga promossa la definizione di principi collegati all’interoperabilità e ai protocolli aperti utilizzati, al fine di promuovere uno spazio di apprendimento online più democratico e strumenti digitali, alternativi a quelli tradizionali e di vecchia data, che consentano la creazione congiunta di apprendimento e contenuti.

4.10.

Lo sviluppo delle competenze digitali dovrebbe essere monitorato per mezzo del semestre europeo e del dispositivo per la ripresa e la resilienza, al fine di assicurarsi che tutti i finanziamenti utilizzati per colmare i divari nelle infrastrutture digitali siano accompagnati da politiche di apprendimento adeguate per promuovere le competenze digitali.

4.11.

Il CESE riconosce che le organizzazioni della società civile e le PMI incontrano difficoltà nell’adattarsi alla transizione digitale, a causa dell’insufficienza delle risorse disponibili per la digitalizzazione o di una formazione inadeguata. Bisognerebbe offrire maggiori opportunità di finanziamento, promuovere iniziative di apprendimento tra pari e agevolare lo scambio di risorse digitali nel settore considerato, tenendo conto del fatto che le organizzazioni della società civile fungono da facilitatori o erogatori di istruzione e formazione per tutti. Inoltre, va incoraggiato l’accesso a software con codice sorgente aperto (open source) per garantire la gratuità, la creazione congiunta di spazi online in modo democratico e la promozione di risorse digitali alternative che aprano spazi online per tutti.

Bruxelles, 27 aprile 2023

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Oliver RÖPKE


(1)  https://www.cedefop.europa.eu/it/news/more-employment-higher-skills-demand

(2)  https://www.businesseurope.eu/sites/buseur/files/media/reports_and_studies/2020-06-22_agreement_on_digitalisation_-_with_signatures.pdf

(3)  https://www.businessinsider.com/service-industry-work-from-home-remote-madrid-london-paris-berlin-2021-2?r=US&IR=T

(4)  https://www.cedefop.europa.eu/files/3092_en.pdf

(5)  Risoluzione del Parlamento europeo del 15 gennaio 2020 sul Green Deal europeo.

(6)  Relazione statistica sull’apprendimento degli adulti, https://ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=738&langId=it&pubId=8337&furtherPubs=yes.

(7)  Si pensi ad esempio al finanziamento, stabilito nel contratto collettivo nazionale italiano di settore, dell’ente Scuola Edile che opera nel campo dell’edilizia, oppure ai fondi paritetici interprofessionali nazionali italiani per la formazione continua, che finanziano attività di formazione per le PMI stabilite dalle parti sociali nei contratti collettivi pertinenti.

(8)  http://erc-online.eu/wp-content/uploads/2020/07/Final-22-06-20-with-signatures_Agreement-on-Digitalisation-2020.pdf

(9)  https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-9242-2022-INIT/it/pdf

(10)  https://joint-research-centre.ec.europa.eu/greencomp-european-sustainability-competence-framework_it


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