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Документ 52021IP0157

    Risoluzione del Parlamento europeo del 29 aprile 2021 sulle leggi sulla blasfemia in Pakistan, in particolare il caso di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel (2021/2647(RSP))

    GU C 506 del 15.12.2021г., стр. 77—81 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    15.12.2021   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 506/77


    P9_TA(2021)0157

    Le leggi sulla blasfemia in Pakistan, in particolare il caso di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel

    Risoluzione del Parlamento europeo del 29 aprile 2021 sulle leggi sulla blasfemia in Pakistan, in particolare il caso di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel (2021/2647(RSP))

    (2021/C 506/12)

    Il Parlamento europeo,

    viste le sue precedenti risoluzioni sul Pakistan, in particolare quelle del 20 maggio 2010 sulla libertà religiosa in Pakistan (1), del 10 ottobre 2013 sui recenti casi di violenze e persecuzioni contro cristiani, in particolare a Maaloula (Siria) e Peshawar (Pakistan) e il caso del pastore Saeed Abedini (Iran) (2), del 17 aprile 2014 sul Pakistan: recenti casi di persecuzione (3), del 27 novembre 2014 sul Pakistan: leggi sulla blasfemia (4), e del 15 giugno 2017 sul Pakistan, in particolare sulla situazione dei difensori dei diritti umani e la pena di morte (5),

    vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

    visto il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, in particolare gli articoli 6, 18 e 19,

    vista la Convenzione internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale,

    viste le osservazioni di Rupert Colville, portavoce dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, in particolare le sue note informative per la stampa sul Pakistan dell’8 settembre 2020,

    viste le dichiarazioni dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza sul Pakistan,

    visto il piano d'impegno strategico UE-Pakistan del 2019, che stabilisce una base concordata per la cooperazione reciproca su priorità quali la democrazia, lo Stato di diritto, la buona governance e i diritti umani,

    vista la dichiarazione dell'ONU sull'eliminazione di ogni forma di intolleranza e di discriminazione basata sulla religione o sul credo;

    vista la relazione congiunta della Commissione e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, del 10 febbraio 2020, sul sistema di preferenze generalizzate per il periodo 2018-2019 (JOIN(2020)0003) e, in particolare, la corrispondente valutazione del Pakistan nell'ambito del regime speciale di incentivazione per lo sviluppo sostenibile e il buon governo (SPG+) dell'UE (SWD(2020)0022),

    visti gli orientamenti dell'UE in materia di promozione e protezione della libertà di religione o di credo del 2013,

    visti gli orientamenti dell'UE in materia di pena di morte del 2013,

    visti l'articolo 144, paragrafo 5, e l'articolo 132, paragrafo 4, del suo regolamento,

    A.

    considerando che le controverse leggi pakistane sulla blasfemia sono in vigore nella loro forma attuale dal 1986 e puniscono la blasfemia contro il profeta Maometto con la morte o l'ergastolo;

    B.

    considerando che le leggi pakistane sulla blasfemia, pur non avendo mai portato ad esecuzioni ufficiali, determinano molestie, violenze e omicidi nei confronti delle persone accusate; che le persone accusate di blasfemia devono temere per la loro vita indipendentemente dall'esito dei procedimenti giudiziari; che è ampiamente risaputo che le leggi pakistane sulla blasfemia sono spesso utilizzate impropriamente mediante la formulazione di false accuse che servono gli interessi personali dell'accusatore;

    C.

    considerando che la legislazione del Pakistan in materia di blasfemia rende pericoloso per le minoranze religiose esprimersi liberamente o prendere apertamente parte alle attività religiose; che, anziché proteggere le comunità religiose, tali leggi hanno gettato una coltre di paura sulla società pakistana; che ogni tentativo di riformare le leggi o la loro applicazione è stato soffocato mediante minacce ed omicidi; che i tentativi di discutere tali problemi nei media, online o offline, sono spesso fatti bersaglio di minacce e vessazioni, anche da parte del governo;

    D.

    considerando che varie decine di persone, tra cui musulmani, induisti, cristiani e altri, sono attualmente detenute con imputazioni di blasfemia; che diverse persone accusate sono state uccise a causa della violenza della folla; che vi sono enormi pressioni sul sistema giudiziario pakistano; che i procedimenti giudiziari durano spesso molti anni, con effetti devastanti per cittadini pakistani innocenti, le loro famiglie e le comunità di cui fanno parte;

    E.

    considerando che, nell'ultimo anno, si è registrato un allarmante aumento delle accuse di «blasfemia» online e offline in Pakistan; che molte di queste accuse sono rivolte ai difensori dei diritti umani, ai giornalisti, agli artisti e alle persone più emarginate della società; che le leggi pakistane sulla blasfemia sono sempre più utilizzate per regolamenti di conti personali o politici in violazione dei diritti alla libertà di religione e di credo, nonché di opinione e di espressione;

    F.

    considerando che i procedimenti giudiziari nei casi di blasfemia in Pakistan sono estremamente carenti; che il livello delle prove richiesto per una condanna è basso e le autorità giudiziarie spesso accettano in modo acritico le accuse; che gli imputati sono spesso presunti colpevoli e devono dimostrare la propria innocenza piuttosto che il contrario;

    G.

    considerando che la libertà di pensiero, di coscienza e di religione si applica ai fedeli di una religione ma anche agli atei, agli agnostici e alle persone senza credo;

    H.

    considerando che il Pakistan aderisce ai pertinenti accordi internazionali in materia di diritti umani, incluso il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici e la Convenzione della Nazioni Unite contro la tortura ed altre pene o trattamenti crudeli, disumani e degradanti, che contengono disposizioni relative al diritto alla vita, al diritto a un processo equo, all'uguaglianza di fronte alla legge e alla non discriminazione;

    I.

    considerando che il rinvio dei processi è stato un fattore comune in diversi casi di persone accusate di «blasfemia» e che i giudici, riluttanti ad emettere sentenze che scagionino l'accusato, sono spesso sospettati di ricorrere a tali tattiche; che a coloro che lavorano nel sistema di giustizia penale pakistano, compresi avvocati, polizia, pubblici ministeri e giudici, è spesso impedito di svolgere il loro lavoro in modo efficace, imparziale e senza paura; che i testimoni e le famiglie delle vittime hanno dovuto nascondersi, temendo azioni di ritorsione;

    J.

    considerando che la situazione in Pakistan ha continuato a deteriorarsi nel 2020, in quanto il governo ha sistematicamente applicato le leggi sulla blasfemia e non ha protetto le minoranze religiose dagli abusi di attori non statali, con un forte aumento degli omicidi mirati, dei casi di blasfemia, delle conversioni forzate e dell'incitamento all'odio nei confronti di minoranze religiose, tra cui gli ahmadi, i musulmani sciiti, gli indù, i cristiani e i sikh; che, nel 2020, il sequestro, la conversione forzata all'Islam, lo stupro e il matrimonio forzato continuavano ad essere una minaccia costante per le donne e i bambini appartenenti a minoranze religiose, in particolare alle fedi indù e cristiana;

    K.

    considerando che il 2 marzo 2021 ha segnato il decimo anniversario dell'assassinio dell'ex ministro pakistano per le minoranze, Shahbaz Bhatti, ucciso a seguito di minacce che gli erano state rivolte dopo un discorso pubblico contro le leggi sulla blasfemia;

    L.

    considerando che la coppia pakistana Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel è stata condannata a morte per blasfemia nel 2014; che tali accuse si basavano sul presunto invio di messaggi offensivi nei confronti del profeta Maometto da un numero telefonico registrato a nome di Shagufta Kausar verso la persona che ha accusato la coppia di blasfemia;

    M.

    considerando che le prove sulla base delle quali la coppia è stata condannata possono essere considerate profondamente insufficienti; che il loro analfabetismo smentisce l'ipotesi che abbiano potuto inviare messaggi; che il telefono che sarebbe stato utilizzato per inviare i messaggi non è stato recuperato ai fini dell’indagine; che la coppia avrebbe discusso con l'accusatore non molto tempo prima che fossero formulate le accuse; che vi è motivo di credere che la coppia sia stata torturata;

    N.

    considerando che la coppia è stata detenuta in carcere in attesa di una sentenza del tribunale sul ricorso contro la loro condanna a morte; che il loro appello doveva essere esaminato nell’aprile 2020, sei anni dopo la condanna, ma è stato rinviato più volte, da ultimo il 15 febbraio 2021;

    O.

    considerando che la coppia è stata separata dai quattro figli dopo la condanna;

    P.

    considerando che, a seguito di un incidente avvenuto nel 2004, Shafqat Emmanuel ha problemi al midollo spinale e non riceve un'adeguata assistenza medica in carcere; che Shagufta Kausar è isolata in una prigione femminile e soffre di depressione a causa della sua situazione;

    Q.

    considerando che l'Alta Corte di Lahore ha rinviato più volte il caso e che l'avvocato della coppia, Saiful Malook, ha lavorato molto duramente per garantire che il caso di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel possa finalmente essere discusso in tribunale e il loro diritto giudiziario a un processo equo e giusto sia finalmente rispettato;

    R.

    considerando che, secondo il Centro per la giustizia sociale in Pakistan, almeno 1 855 persone sono state accusate in base alle leggi sulla blasfemia tra il 1987 e il febbraio 2021, con il maggior numero di accuse nel 2020;

    S.

    considerando che Mashal Khan, uno studente musulmano, è stato ucciso dalla folla inferocita nell’aprile 2017 a seguito di accuse relative alla pubblicazione online di contenuti blasfemi, di cui non è stata trovata alcuna prova; che Junaid Hafeez, docente universitario presso l'Università Bahauddin Zakariya a Multan, è stato arrestato nel marzo 2013 per aver presumibilmente pronunciato dichiarazioni blasfeme, tenuto in isolamento per i cinque anni del suo processo, giudicato colpevole di blasfemia e condannato a morte dai tribunali pakistani nel dicembre 2019; che gli esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno condannato la sentenza come «una parodia della giustizia» che viola il diritto internazionale;

    T.

    considerando che si registra un numero crescente di attacchi online e offline contro giornalisti e organizzazioni della società civile, in particolare contro le donne e le persone più emarginate nella società, compresi i membri di minoranze religiose, le persone più povere e le persone con disabilità; che tali attacchi includono spesso false accuse di blasfemia, che possono portare ad attacchi fisici, uccisioni, arresti e detenzioni arbitrari;

    U.

    considerando che, dal 2014, il Pakistan beneficia delle preferenze commerciali nell'ambito del programma SPG +; che i vantaggi economici di tale accordo commerciale unilaterale per il paese sono considerevoli; che lo status SPG + comporta l'obbligo di ratificare e attuare 27 convenzioni internazionali, tra cui l'impegno a garantire i diritti umani e la libertà religiosa;

    V.

    considerando che, nella sua ultima valutazione SPG+ sul Pakistan del 10 febbraio 2020, la Commissione ha espresso una serie di gravi preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani nel paese, in particolare la mancanza di progressi nella limitazione della portata e dell'applicazione della pena di morte;

    W.

    considerando che il continuo ricorso alla legge sulla blasfemia in Pakistan avviene in un contesto di aumento globale delle restrizioni alla libertà di religione e di espressione connesse alla religione e al credo; che, nel marzo 2019, il relatore speciale delle Nazioni Unite per la libertà di religione o di credo ha citato il caso di Asia Bibi come uno degli esempi di una ripresa delle leggi contro la blasfemia e contro l'apostasia e del ricorso a leggi sull'ordine pubblico per limitare la libertà di espressione ritenuta offensiva per le comunità religiose;

    X.

    considerando che gli attacchi ripetuti e ingannevoli contro le autorità francesi da parte di gruppi radicali pakistani e le recenti dichiarazioni del governo pakistano in materia di blasfemia si sono intensificati dopo la risposta delle autorità francesi all'attacco terroristico contro un insegnante di scuola francese per aver difeso la libertà di espressione, inducendo le autorità francesi a raccomandare, il 15 aprile 2021, ai cittadini francesi di lasciare temporaneamente il Pakistan; che il 20 aprile 2021 un membro del partito al governo ha presentato all'Assemblea nazionale del Pakistan una risoluzione in cui chiede un dibattito sull'espulsione dell'ambasciatore francese;

    1.

    esprime preoccupazione per la salute e il benessere di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel ed esorta le autorità pakistane a garantire che siano loro prestate immediatamente cure mediche adeguate; chiede alle autorità pakistane di rilasciare Shafqat Emmanuel e Shagufta Kausar immediatamente e senza condizioni e di revocare la loro condanna a morte;

    2.

    deplora il fatto che il processo di appello di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel continui a essere rinviato; invita l'Alta Corte di Lahore a pronunciarsi quanto prima e a fornire una spiegazione ragionevole di eventuali ulteriori rinvii;

    3.

    osserva che, viste le sue gravi condizioni di salute, Shafqat Emmanuel si trova nell'ospedale della prigione e per due volte è stato sottoposto a cure al di fuori della prigione di Faisalabad; deplora il fatto che la coppia sia detenuta da sette anni, durante i quali i due sono rimasti isolati l'uno dall'altra e dalle rispettive famiglie; chiede pertanto al governo pakistano di garantire che le sue carceri offrano condizioni dignitose e umane;

    4.

    esprime preoccupazione per il continuo abuso delle leggi sulla blasfemia in Pakistan, che sta esacerbando le divisioni religiose esistenti e fomentando così un clima di intolleranza religiosa, violenza e discriminazione; sottolinea che le leggi pakistane sulla blasfemia sono incompatibili con il diritto internazionale dei diritti umani e sono utilizzate sempre più spesso per colpire gruppi minoritari vulnerabili nel paese, tra cui sciiti, ahmadi, indù e cristiani; chiede pertanto al governo pakistano di rivedere e infine di abolire tali leggi e la loro applicazione; chiede che i giudici, gli avvocati difensori e i testimoni della difesa siano protetti in tutti i cosiddetti casi di blasfemia;

    5.

    esorta il Pakistan ad abrogare le sezioni 295-B e C del Codice penale e a rispettare e sostenere i diritti alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione e di espressione in tutto il paese, vietando di fatto il ricorso alle leggi sulla blasfemia; invita inoltre il governo pakistano a modificare la legge antiterrorismo del 1997, al fine di garantire che i casi di blasfemia non siano giudicati in tribunali antiterrorismo e a prevedere la possibilità di una messa in libertà sotto cauzione nei presunti casi di blasfemia;

    6.

    sottolinea che la libertà di religione o di credo, la libertà di parola e di espressione e i diritti delle minoranze sono diritti umani sanciti dalla Costituzione del Pakistan;

    7.

    invita il governo pakistano a condannare in modo inequivocabile l'istigazione alla violenza e alla discriminazione nei confronti delle minoranze religiose nel paese; chiede al governo pakistano di mettere in atto garanzie procedurali e istituzionali efficaci a livello investigativo, penale e giudiziario per prevenire l'abuso delle leggi sulla blasfemia in attesa della loro abolizione; deplora le continue discriminazioni e violenze nei confronti delle minoranze religiose in Pakistan, tra cui cristiani, musulmani ahmadiyya, sciiti e indù; ricorda l'attacco da parte di un gruppo nel 2014 contro la comunità Ahmadi a Gujranwala, in seguito ad accuse di blasfemia contro il suo membro Aqib Saleem, il quale è stato assolto in tribunale, attacco che ha causato la morte di tre membri della comunità tra cui due bambini; osserva che è stato stabilito che nessun agente di polizia di grado inferiore a quello di commissario può indagare su capi di accusa prima che un caso sia registrato;

    8.

    esprime preoccupazione per il fatto che le leggi sulla blasfemia in Pakistan sono spesso utilizzate impropriamente per muovere accuse false al servizio di vari interessi, quali la risoluzione di controversie personali o la ricerca di un profitto economico; chiede pertanto al governo pakistano di tenerne debitamente conto e di abrogare di conseguenza le leggi sulla blasfemia; respinge con fermezza le dichiarazioni del ministro di Stato pakistano per gli Affari parlamentari, Ali Khan, in cui chiede che le persone che commettono blasfemia siano decapitate;

    9.

    esorta tutto il personale diplomatico dell'UE ed europeo a fare tutto il possibile per fornire protezione e sostegno a Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel, anche presenziando ai processi, chiedendo visite in carcere e sollecitando costantemente e risolutamente le autorità coinvolte nel caso;

    10.

    invita gli Stati membri ad agevolare il rilascio di visti di emergenza e a offrire protezione internazionale a Shagufta Kausar, Shafqat Emmanuel, il loro avvocato Saiful Malook e altre persone accusate di aver esercitato pacificamente i loro diritti, compresi i difensori dei diritti umani, qualora dovessero lasciare il Pakistan;

    11.

    è estremamente preoccupato per i crescenti attacchi online e offline contro giornalisti, accademici e organizzazioni della società civile e in particolare contro donne e minoranze; esorta il governo pakistano ad adottare misure immediate per garantire la sicurezza di giornalisti, difensori dei diritti umani e organizzazioni di ispirazione religiosa e a condurre indagini tempestive ed efficaci al fine di difendere lo Stato di diritto e assicurare i responsabili alla giustizia;

    12.

    invita la Commissione e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) a riesaminare immediatamente l'ammissibilità del Pakistan allo status SPG + alla luce degli eventi in corso e a verificare se vi siano motivi sufficienti per avviare una procedura per la revoca temporanea di tale status e dei benefici che ne derivano, e a riferire quanto prima al Parlamento europeo al riguardo;

    13.

    invita il SEAE e la Commissione a utilizzare tutti gli strumenti a loro disposizione, inclusi quelli previsti dagli orientamenti dell'UE sulla promozione e la tutela della libertà di religione o di credo, per assistere le comunità religiose ed esercitare pressioni sul governo pakistano affinché si adoperi maggiormente per la protezione delle minoranze religiose;

    14.

    esorta il SEAE e gli Stati membri a continuare a sostenere il Pakistan nella riforma giudiziaria e nello sviluppo delle capacità, al fine di garantire che i tribunali di grado inferiore possano organizzare rapidamente processi per le persone detenute e archiviare i casi di blasfemia che non sono suffragati da prove sufficienti e affidabili;

    15.

    accoglie con favore i dialoghi interreligiosi che si svolgono in Pakistan ed esorta il SEAE e la delegazione dell'UE a continuare a sostenere il Consiglio nazionale di pace pakistano per l'armonia interreligiosa nell'organizzazione di tali iniziative regolari con i leader religiosi, inclusi quelli appartenenti a minoranze religiose, sostenute da organizzazioni di ispirazione religiosa, organizzazioni della società civile, professionisti dei diritti umani e del diritto e accademici; invita inoltre la delegazione dell'UE e le rappresentanze degli Stati membri a continuare a sostenere le ONG in Pakistan impegnate nel monitoraggio dei diritti umani e nel fornire sostegno alle vittime di violenze religiose e di genere;

    16.

    esorta il Pakistan a intensificare la cooperazione con gli organismi internazionali per i diritti umani, compreso il Comitato dei diritti delle Nazioni Unite, al fine di attuare tutte le raccomandazioni pertinenti e migliorare il monitoraggio e la comunicazione dei progressi compiuti verso il conseguimento dei parametri di riferimento internazionali;

    17.

    ritiene che le dimostrazioni e gli attacchi violenti contro la Francia siano inaccettabili; esprime profonda preoccupazione per il sentimento anti-francese in Pakistan, che ha indotto i cittadini e le imprese francesi a dover lasciare temporaneamente il paese;

    18.

    accoglie con favore la recente sentenza della Corte suprema del Pakistan che ha vietato l'esecuzione di prigionieri con problemi di salute mentale; ribadisce la ferma opposizione dell'Unione europea alla pena capitale, in qualsiasi caso e senza eccezioni; chiede l'abolizione universale della pena capitale; chiede alle autorità pakistane di commutare le sentenze di tutte le persone condannate alla pena di morte onde garantire che sia rispettato il loro diritto a un processo equo, riconosciuto a livello internazionale e tutelato dalla Costituzione;

    19.

    incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, nonché al governo e al parlamento del Pakistan.

    (1)  GU C 161 E del 31.5.2011, pag. 147.

    (2)  GU C 181 del 19.5.2016, pag. 82.

    (3)  GU C 443 del 22.12.2017, pag. 75.

    (4)  GU C 289 del 9.8.2016, pag. 40.

    (5)  GU C 331 del 18.9.2018, pag. 109.


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