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Document 52020XE2549

Risoluzione sulle proposte del CESE per la ricostruzione e la ripresa dopo la crisi della COVID-19: «L’UE deve essere guidata da un principio: quello di essere considerata una comunità unita da un destino comune» basate sui lavori del sottocomitato «Ripresa e ricostruzione dopo la pandemia di COVID-19»

GU C 311 del 18.9.2020, p. 1–18 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

18.9.2020   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 311/1


Risoluzione sulle proposte del CESE per la ricostruzione e la ripresa dopo la crisi della COVID-19: «L’UE deve essere guidata da un principio: quello di essere considerata una comunità unita da un destino comune» basate sui lavori del sottocomitato «Ripresa e ricostruzione dopo la pandemia di COVID-19»

(2020/C 311/01)

Relatori:

Petr ZAHRADNÍK (I gr.)

Stefano PALMIERI (II gr.)

Jan DIRX (III gr.)

Alla sessione plenaria del 10 e 11 giugno 2020 (seduta dell’11 giugno) il Comitato economico e sociale europeo ha adottato la seguente risoluzione con 221 voti favorevoli, 0 voti contrari e 6 astensioni.

1.   Introduzione

1.1.

Il CESE accoglie con grande favore, e dunque appoggia con convinzione, il piano Next Generation EU e il bilancio generale dell’UE per il periodo 2021-2027 proposti dalla Commissione europea. Nella presente dichiarazione delineiamo gli obiettivi che a nostro avviso le proposte per la ripresa e la ricostruzione dopo la crisi della COVID-19 dovrebbero conseguire. Per noi sono fondamentali i seguenti quattro punti:

1.2.

Il CESE è convinto che la ripresa dagli effetti della pandemia avrà successo solo se sarà accompagnata da una ristrutturazione della nostra società: dobbiamo concentrarci sulla ricostruzione oltre che sulla ripresa. Non possiamo limitarci a ripristinare quanto esisteva prima: dobbiamo ristrutturarlo e migliorarlo. Per il CESE, tale ristrutturazione e tale miglioramento dovranno basarsi sui principi su cui si fonda tutto il nostro lavoro: tutelare i diritti umani e sociali, i valori democratici e lo Stato di diritto, sfruttare tutte le potenzialità del mercato unico, conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), realizzare un’economia circolare e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Inoltre, dobbiamo garantire la buona governance e la responsabilità democratica. È altresì essenziale comprendere perché alcuni gruppi sociali sono rimasti più vulnerabili durante la crisi, in termini sia di insufficiente protezione contro il contagio che di perdita di mezzi di sussistenza, e adoperarsi per limitare tale vulnerabilità in futuro.

1.3.

Il processo del semestre europeo acquisirà un ruolo sempre più importante nel monitoraggio e nella valutazione degli interventi stabiliti nel quadro del piano Next Generation EU; in tale contesto, il CESE ritiene che un ruolo centrale debba essere attribuito alle parti economiche e sociali e alle organizzazioni della società civile.

1.4.

In questo nuovo processo di ripresa e ricostruzione, il CESE auspica che l’imminente Conferenza sul futuro dell’Europa possa rappresentare un’opportunità per rafforzare e approfondire la struttura istituzionale dell’UE e per procedere a un autentico rilancio del progetto europeo, affinché esso sia in grado di affrontare le sfide dei prossimi decenni.

1.5.

Gli investimenti effettuati nell’ambito dello stimolo economico a breve termine dovrebbero avere un impatto neutro sulla trasformazione strutturale dell’economia europea in direzione dell’inquinamento zero, del ripristino della biodiversità e della neutralità climatica entro il 2050, quando non addirittura accelerare tale trasformazione.

1.6.

La partecipazione di tutti i cittadini, attraverso le organizzazioni delle parti sociali e della società civile, renderà possibile il processo di riforma dell’economia e della società. Gli Stati membri e l’Unione europea devono quindi assicurarsi che in questo complesso processo nessuno sia lasciato indietro.

1.7.

Prima di ogni altra cosa, è importante sottolineare che una delle lezioni principali tratte dalla crisi è la necessità di rafforzare i sistemi sanitari di quasi ogni paese d’Europa mediante la creazione di un’«Unione della salute dell’UE».

2.   La crisi della COVID-19: uno shock simmetrico esterno per l’Unione europea, con effetti diversi da uno Stato membro all’altro

2.1.   La crisi della COVID-19 e i suoi effetti sull’Unione europea

2.1.1.

Se è vero che, all’atto della stesura di questa risoluzione, una valutazione completa dell’impatto della pandemia di COVID-19 è ancora prematura, d’altra parte risulta chiaro già adesso che quella in corso è la peggiore crisi economica che abbia colpito le economie europee dalla Seconda guerra mondiale. La strada della ripresa sarà probabilmente lunga e impervia. Le previsioni dell’FMI e della Commissione europea confermano che questa crisi sta interessando tutti gli Stati membri dell’UE, seppure con diversi livelli di intensità (1), e sta mettendo in discussione non solo i nostri modelli comportamentali, ma anche i nostri modelli di produzione, consumo e occupazione.

2.1.2.

La crisi è tanto più grave perché ha colto l’UE in un periodo di grande debolezza economica e politica. In alcuni paesi gli effetti negativi della precedente crisi economica e finanziaria (2008-2010) non si sono ancora attenuati, e le loro economie sono ancora assai sensibili, fragili e vulnerabili agli shock. Analogamente, alcuni gruppi sociali, anche negli Stati membri più ricchi, devono ancora riprendersi dall’impatto dell’ultima crisi economica. È il caso, ad esempio, delle persone con disabilità (2). Inoltre, la crisi si è verificata in un momento cruciale per l’UE: in una fase di transizione verso un’economia digitale sensibile alla sostenibilità economica, ambientale e sociale.

2.1.3.

Questa crisi ha un impatto dirompente dal punto di vista economico e sociale, e la priorità numero uno è che l’insieme delle attività e delle politiche restituisca alla nostra vita, ai nostri sistemi economici, sociali e ambientali e alle nostre organizzazioni, una «nuova normalità».

2.1.4.

La crisi costituirà una severa prova di stress per l’Unione europea nel suo insieme, per il nostro sistema economico e i nostri modelli sociali, per i nostri valori e per la nostra democrazia.

2.2.   Gli effetti economici

2.2.1.

Contrariamente alla crisi precedente, questa volta siamo precipitati nel blocco totale e immediato di molte attività, il che ha causato un brusco calo della produzione, un rapido aumento della disoccupazione e un peggioramento del livello di vita (riduzione del reddito reale, incertezza occupazionale, mobilità limitata), una drastica riduzione del volume del commercio estero sia all’interno dell’UE che con i paesi terzi, e un forte deterioramento degli indicatori delle finanze pubbliche.

2.2.2.

Stando alle analisi dell’impatto della crisi della COVID-19 sulla crescita economica attualmente disponibili, che prevedono una riduzione della crescita del PIL attorno all’8 % (3), la disoccupazione globale interesserebbe 24,7 milioni di persone in più, mentre l’incertezza colpirebbe dai 13 ai 36 milioni di posti di lavoro (4). Nell’UE il tasso di disoccupazione dovrebbe passare dal 6,7 % del 2019 al 9,0 % del 2020 (5). La crisi, inoltre, mette seriamente in discussione: i) il sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale del sistema produttivo europeo; ii) la competitività del sistema delle grandi imprese europee; iii) la stessa sopravvivenza di alcuni settori economici come quelli alberghiero, turistico, dei trasporti e culturale.

2.2.3.

Le stime per il 2021 (6) sono molto più ottimistiche, con un recupero condizionale che, tuttavia, dipenderà dai seguenti parametri: le misure restrittive dovranno essere già state revocate; la pandemia dovrà rimanere sotto controllo; e le misure senza precedenti nei campi monetario, del bilancio e normativo adottate dagli Stati membri e dall’UE dovranno rivelarsi efficaci in termini di attenuazione dell’impatto economico e sociale immediato della crisi e di mitigazione dei danni duraturi alle relazioni economiche e sociali e alle catene globali del valore.

2.2.4.

Dal punto di vista dell’UE, il mercato unico è stato praticamente paralizzato. Inoltre, i pacchetti di crisi degli Stati membri hanno creato un rischio di condizioni di disparità che deve essere affrontato con urgenza. L’incertezza riguardo agli investimenti futuri ha avuto un’impennata, e gli indicatori principali, quali l’indice Pmi (Purchasing managers index) o la fiducia delle imprese e dei consumatori, sono ai minimi storici.

2.2.5.

Di conseguenza, il più grave impatto economico e sociale sarà probabilmente registrato durante il secondo trimestre di quest’anno, a seconda del grado di intensità riscontrato nei vari settori. Per il secondo semestre del 2020 ci si può attendere una ripresa economica, anche se la natura di tale ripresa potrebbe variare da un paese all’altro.

2.2.6.

Ancora più grave è il fatto che lo shock abbia completamente interrotto e modificato i nostri modelli e schemi di vita abituali. Nell’ambito del processo di recupero e di rilancio, è necessario concentrarsi non solo sul ripristino della performance economica ma, in modo forse ancor più urgente e più importante, anche sulla necessità di garantire la speranza e la possibilità di adattare la nostra vita alla «nuova normalità», compreso il pieno rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile.

2.3.   Gli effetti sociali

2.3.1.

La COVID-19 avrà un impatto di ampia portata sui risultati del mercato del lavoro. Al di là delle preoccupazioni urgenti per la salute dei lavoratori e delle loro famiglie, il virus e i successivi shock economici incideranno su tre elementi del mondo del lavoro: 1) la quantità di posti di lavoro (disoccupazione e sottoccupazione), 2) la qualità del lavoro, e 3) le condizioni di determinati gruppi, più vulnerabili ai risultati negativi del mercato del lavoro. Alcune categorie di lavoratori, infatti, risultano più colpite in quanto prive di reti di sicurezza sociale: i giovani lavoratori precari, i lavoratori anziani, i lavoratori con disabilità, le donne (in quanto sovrarappresentate nei settori più colpiti o perché restano a casa per prendersi cura dei familiari), i lavoratori autonomi o i lavoratori delle piattaforme, i lavoratori a bassa retribuzione, i lavoratori migranti e i cosiddetti lavoratori «invisibili», ossia quelli che svolgono un lavoro non dichiarato. È probabile che anche la povertà lavorativa cresca in modo significativo (7).

2.3.2.

Salvaguardare l’occupazione e il reddito per tutti i lavoratori è una priorità; e le politiche di oggi vanno elaborate tenendo presente una prospettiva di lungo periodo. L’UE ha bisogno di una forte strategia europea per la ripresa e la ricostruzione sociale a livello UE e nazionale, con il coinvolgimento attivo delle parti sociali, per rafforzare l’economia, salvaguardare i diritti dei lavoratori e garantire il benessere per tutti. Occorrono riforme istituzionali e politiche più incisive per stimolare la ripresa e sviluppare la resilienza attraverso sistemi di protezione sociale solidi e universali che possano fungere da stabilizzatori economici e sociali automatici di fronte alle crisi. Ciò contribuirà altresì a ripristinare la fiducia nelle istituzioni e nei governi.

2.3.3.

Il dialogo sociale bipartito e tripartito tra i governi e le organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro è uno strumento fondamentale per elaborare e attuare soluzioni sostenibili, dal livello delle singole comunità fino a quello globale; e questo presuppone organizzazioni delle parti sociali forti, indipendenti e democratiche.

2.3.4.

Occorre prestare particolare attenzione affinché la ripresa dalla crisi non abbia luogo a due velocità, com’è avvenuto per quella precedente. È necessario sostenere tutti i gruppi sociali affinché siano in grado di riprendersi all’unisono, senza che quelli più vulnerabili debbano aspettare pazientemente di ottenere gli stessi miglioramenti in materia di occupazione e di tenore di vita del resto della popolazione. Ciò vale in particolare per i giovani, le persone con disabilità, le persone appartenenti a minoranze etniche, i migranti e i rifugiati.

2.3.5.

Occorre altresì dedicare un’attenzione particolare e intervenire in modo mirato a favore dei gruppi al di fuori del mercato del lavoro che si trovano già in condizioni di povertà, nonché di quelli che vi si trovano per la prima volta, che si prevede aumenteranno. Questi gruppi rischiano di essere ulteriormente emarginati e di soffrire di numerosi problemi sociali e sanitari.

2.3.6.

Le stesse organizzazioni della società civile sono tra le vittime delle disuguaglianze e delle carenze del sistema. Il fatto che le risorse siano spesso limitate e soggette a fluttuazioni minaccia infatti la capacità attuale e futura di tali organizzazioni di rispondere ai bisogni della società. Questo problema deve essere affrontato garantendo meccanismi di finanziamento per le organizzazioni della società civile.

3.   Una valutazione della risposta dell’UE alla pandemia di COVID-19

3.1.   Le misure di emergenza

3.1.1.

Attualmente in Europa (e in maggiore o minor misura nel resto del mondo) la pandemia di coronavirus sta determinando tutti i parametri della nostra vita, compresi l’attività, l’organizzazione e i sistemi economici. L’economia e lo strumentario della politica economica sono totalmente subordinati alla necessità di dare una soluzione efficace alla crisi e di contribuire in modo sostanziale a porvi fine. Tuttavia, anche in questo periodo critico è opportuno garantire:

che le fonti finanziarie mobilitate siano utilizzate in modo efficace e adeguatamente mirato in funzione dei bisogni;

che tutti i soggetti ammissibili (persone fisiche, imprese e aziende, organizzazioni senza scopo di lucro, prestatori di servizi pubblici ecc.) colpiti dalla pandemia ricevano un equo indennizzo;

che l’economia sia pronta a riprendere quando la pandemia sarà finita, traendo nel contempo insegnamenti dall’attuale pandemia per quanto riguarda le questioni sociali da affrontare con urgenza.

3.1.2.

Sebbene non spetti al mercato e all’economia il compito di formulare una diagnosi e una valutazione di un problema medico sconosciuto, nel contempo sarebbe praticamente impossibile risolvere il problema della pandemia senza tenere debito conto dei costi e delle conseguenze, sia economici che finanziari, che possono derivarne.

3.1.3.

Per reagire alla crisi, gli Stati membri e le diverse istituzioni dell’UE hanno finora adottato una serie di misure di emergenza, di prevenzione, di stabilizzazione e di compensazione. È possibile distinguere tali misure in diverse categorie in base alla loro tipologia — ad esempio, in misure monetarie e di stabilizzazione, in misure di bilancio basate sul credito e sulle garanzie, e in misure normative e procedurali. Le misure riguardano tutti gli aspetti della vita, ma si concentrano principalmente sull’economia, sulle imprese e sulle questioni sociali (cfr. l’allegato 1).

3.1.4.

Esse rappresentano un insieme coerente di politiche economiche, tra cui una reazione di politica monetaria, principalmente attraverso una nuova ondata di alleggerimento quantitativo, integrata dal nuovo sistema di acquisto di titoli a sostegno della liquidità del mercato finanziario sotto la responsabilità della BCE, una funzione di stabilizzazione macroeconomica attraverso il MES, una serie di misure di bilancio, a partire dall’adozione temporanea di norme flessibili in materia di bilancio e di aiuti di Stato, mediante ingenti iniezioni finanziarie a sostegno delle imprese e delle persone colpite dalla pandemia, la dilazione dei pagamenti delle obbligazioni e la massiccia ridistribuzione dei flussi di bilancio dell’UE. Altrettanta importanza assume il pacchetto di misure normative e procedurali di varia natura.

3.1.5.

Si stima che l’entità delle risorse finanziarie collegate alle misure di sostegno per la società europea sia di quasi 3 000 miliardi di euro (pari al 16 % del PIL dell’UE nel 2019). Finora si è trattato di una combinazione di politiche economiche comprendente misure attuate al livello dell’UE e, per la maggior parte, degli Stati membri. Secondo la versione iniziale del piano dell’UE di risposta economica alla pandemia, solo 165 miliardi di EUR sono direttamente collegati alle fonti di finanziamento comuni dell’UE sotto forma di sovvenzioni e strumenti finanziari; le altre iniziative lanciate dall’UE comprendono misure tese a sostenere la liquidità, ad attuare norme più flessibili o ad avviare strumenti finanziari basati sulle garanzie; tutte le altre misure dirette, basate sulla fiscalità, sono consistite in azioni realizzate o in fase di realizzazione da parte degli Stati membri. Successivamente la quota delle misure predisposte dall’UE è aumentata.

3.1.6.

Più di recente, il pacchetto della Commissione europea sul futuro finanziamento dell’UE, che include una proposta relativa a uno strumento europeo di emergenza temporaneo per la ripresa (denominato Next Generation EU) e un sostanziale adeguamento della proposta originaria per il quadro finanziario pluriennale 2021-2027 dell’UE, rappresenta una vera e propria rivoluzione in questo campo.

3.1.7.

Infine, il pacchetto globale annunciato proprio alla fine di maggio rappresenta un contributo sostanziale della Commissione europea alla soluzione della situazione attuale. Tale pacchetto è collegato a un nuovo strumento, solido e correttamente mirato, incentrato esclusivamente sull’uscita dalla pandemia di COVID-19, sul rilancio e sulla ripresa. L’obiettivo è quello di concentrarsi sulle esigenze reali per garantire che il mercato unico rimanga omogeneo e operativo. Il modello di finanziamento sembra essere abbastanza ragionevole, in quanto rappresenta un’innovazione e testimonia della solidarietà nei confronti degli Stati membri. Il funzionamento del futuro strumento Next Generation EU deve essere complementare al nuovo QFP, nel quale devono essere adeguatamente prese in considerazione altre priorità dell’UE, non necessariamente connesse alla pandemia (ad esempio, il Green Deal europeo, il miglioramento del mercato unico e delle condizioni per la competitività dell’UE, il pilastro europeo dei diritti sociali e l’adeguamento graduale ai principi dello sviluppo sostenibile, nonché i trattati e le convenzioni internazionali firmati e ratificati dall’UE e dagli Stati membri).

3.2.   Analisi e conclusioni riguardanti l’adeguatezza e/o la sufficienza (o insufficienza) delle misure

3.2.1.

Come indicato in precedenza, la questione è talmente ampia che la soluzione giusta sarà possibile solo con una combinazione di politiche ben coordinata e con competenze chiare da parte degli attori specifici, nonché con obiettivi e tempi di intervento pertinenti. Nell’ambito dell’insieme di misure adottate, si possono trovare diversi nuovi approcci innovativi, utilizzabili per il periodo successivo.

3.2.2.

È la prima volta dall’ultima crisi e dalle sue conseguenze che il nuovo meccanismo europeo di stabilità (MES) ha l’opportunità di stabilizzare l’ambiente macroeconomico della zona euro. Anche la reazione di politica monetaria è stata molto importante per consentire al settore finanziario di rimanere funzionale ed efficiente, con sufficiente liquidità. Altrettanto importanti sono le misure tese a introdurre norme più flessibili per gli aiuti di Stato e la disciplina di bilancio, consentendo di mantenere risorse finanziarie in circolazione quando si aggrava il rischio di una riduzione della domanda aggregata. Dette misure sono essenziali per compensare il più rapidamente possibile tutti i soggetti colpiti dalla crisi (singoli, imprese e organizzazioni senza scopo di lucro), in termini di dilazione dei pagamenti da loro dovuti e di risarcimento dei danni subiti durante il periodo di lockdown.

3.2.3.

Anche le misure di emergenza si sono rivelate decisamente appropriate. La realtà sul campo ha rivelato che, in un periodo di rischi mortali, gli Stati membri preferiscono ancora gestirsi autonomamente; alcune misure coordinate connesse alla disponibilità di materiali sanitari essenziali sarebbero state necessarie non solo per ragioni pratiche, ma anche per dare un significato ai valori del mercato unico dell’UE. Ciò costituisce inoltre una fonte di ispirazione per l’introduzione di misure nell’ambito di una strategia di uscita e della revoca delle restrizioni, strategia e revoca che devono essere oggetto di un attento coordinamento. Questa situazione di emergenza apre anche un enorme spazio per gli strumenti basati sulle garanzie e sul credito — in primis, in questo caso, quelli a disposizione della BEI — riflettendo la necessità di impegnare maggiormente il capitale privato in virtù delle norme di assegnazione che perseguono un interesse pubblico. Infatti, quando la necessità reale supera così massicciamente le limitate risorse delle finanze pubbliche, questa è l’unica soluzione che può essere ulteriormente sviluppata al tempo della «nuova normalità».

3.2.4.

Come la crisi di dieci anni fa, il periodo attuale ha messo in risalto i forti limiti del bilancio dell’UE in termini di capacità di reazione agli shock imprevisti, in particolare quando questi si verificano alla fine del quadro finanziario pluriennale in corso. La flessibilità del bilancio dell’UE espone ripetutamente una delle principali carenze dell’architettura finanziaria dell’Unione. Qualora si verifichi la necessità di mobilitare ingenti risorse finanziarie, sarà necessario creare un nuovo veicolo (come il piano Next Generation EU); altrimenti sarà necessario fare affidamento sugli Stati membri. Questa situazione dimostra chiaramente la necessità di migliorare ulteriormente il sistema finanziario dell’UE, in particolare per il caso di shock imprevisti: il modello attuale offre una base finanziaria comune insufficiente a sostenere la stabilità macroeconomica dell’UE e della zona euro.

3.3.   Valutazione delle capacità delle istituzioni dell’UE nell’adozione delle suddette misure

3.3.1.

Sulla base della descrizione e dell’analisi di cui sopra, apprezziamo molto la risposta pertinente e tempestiva data dalla BCE e dall’Eurogruppo con l’attivare il MES. Altrettanto pertinente è stata la reazione della Commissione europea, in particolare per quanto riguarda l’adozione di norme più flessibili e di misure di emergenza a sostegno delle catene di approvvigionamento di beni e attrezzature fondamentali per reagire all’insorgere e al diffondersi della pandemia. Dopo un certo periodo di tempo, in maggio la Commissione ha iniziato ad assumere un ruolo guida, introducendo e attuando il pacchetto globale, compresa la nuova proposta riveduta sul QFP e il piano Next Generation EU. È ora importante ottenere il sostegno degli Stati membri per raggiungere un consenso sul pacchetto ed attuarlo concretamente quanto prima. L’insegnamento più importante da trarre è ancora il fatto che l’UE nel suo complesso rimane alquanto vulnerabile agli shock esogeni di vasta portata e, nonostante i continui miglioramenti, per certi versi non è adeguatamente attrezzata per farvi fronte. L’esempio più significativo al riguardo è costituito dalla scarsa flessibilità e reattività del bilancio dell’UE, la cui capacità di rispondere con prontezza si è rivelata assai limitata.

3.3.2.

Inoltre, solo dopo un certo tempo le istituzioni e gli Stati membri dell’UE hanno iniziato ad adottare misure per salvaguardare l’integrità, l’omogeneità e l’efficienza del mercato unico, il più importante risultato economico del processo di integrazione dell’UE.

3.4.   Gli scenari e le sfide per il futuro

3.4.1.

Lo scenario più probabile per il futuro indica che il fondo del ciclo economico sarà toccato nel secondo trimestre del 2020, con segni graduali di ripresa nel secondo semestre. Se non vi sarà una seconda ondata della pandemia e se le strategie di uscita e di ripresa saranno appropriate ed efficaci, la ripresa dovrebbe continuare nel 2021, consentendo di raggiungere i livelli pre-COVID-19 nel 2022 in termini di produzione economica e nel 2023 in termini di attività di investimento. Questo scenario, per quanto leggermente ottimistico, può essere considerato realistico. Tuttavia, poiché l’incertezza rimane molto elevata, l’UE dovrebbe essere preparata anche per sviluppi meno positivi, e forse prevedere anche la reintroduzione di misure restrittive, l’incremento delle iniziative di emergenza, un maggiore impegno nell’attenuare le conseguenze e un indennizzo più mirato delle imprese e delle persone in stato di bisogno.

3.4.2.

La situazione attuale non è soltanto una fase dello sviluppo economico ciclico, ma anche un momento importante e decisivo in termini di cambiamenti strutturali e di riforme da apportare e all’organizzazione e ai sistemi economici e sociali dell’Europa. L’obiettivo nel periodo attuale non è soltanto quello di rilanciare concretamente l’economia (riportando il ciclo ai livelli pre-COVID-19) ma, cosa forse ancora più importante, anche quello di concepire e attuare importanti cambiamenti quantitativi e qualitativi. Si tratta di procedere a una valutazione complessiva del modello socio-economico-ambientale e di individuarne i pro e i contro. Questa ricostruzione radicale deve tradursi non solo in politiche nuove o adeguate, ma anche in nuove competenze che coinvolgano tutti gli attori (nei rapporti tra gli Stati membri e le istituzioni dell’UE e all’interno delle stesse istituzioni dell’UE) secondo il principio di sussidiarietà. È giunto inoltre il momento di fare un bilancio dei motivi per cui le nostre attuali strutture sociali ed economiche lasciano un numero così elevato di persone esposto a simili shock. L’attuale pandemia ha messo in luce le particolari vulnerabilità delle persone che, data la loro precarietà occupazionale, in un periodo di necessità si sono viste negare le prestazioni di protezione sociale e la possibilità di fruire di qualsiasi forma di assenza temporanea dal lavoro, nonché delle persone rimaste isolate dalle rispettive comunità e dalle reti di sostegno esistenti all’interno di queste.

3.4.3.

Il processo di ripresa e di ricostruzione deve puntare principalmente a:

sfruttare tutte le potenzialità del mercato unico al fine di mantenerlo integrato, funzionale ed efficiente, ripristinando così la competitività;

integrare il mercato unico con un’agenda sociale ambiziosa, e in particolare con la piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, al fine di garantire la convergenza sociale verso l’alto;

continuare a perseguire i necessari cambiamenti strutturali e le connesse attività di investimento, in particolare per quanto riguarda le innovazioni digitale, intelligente e sociale e la transizione verde;

migliorare costantemente la competitività dell’UE;

creare le condizioni per accrescere l’autosufficienza e la resilienza dell’UE nell’affrontare gli impatti globali;

creare le condizioni per mantenere il controllo sulle attività e industrie strategiche dell’UE;

sostenere l’accesso al mercato del lavoro per tutti al fine di costruire una forza lavoro inclusiva e resiliente;

investire nell’inclusione di talune comunità emarginate al fine di garantirne la piena partecipazione sociale ed economica;

migliorare in misura sostanziale le catene di approvvigionamento dell’UE per i casi di rischi ed emergenze.

4.   La crisi post COVID-19: un’opportunità e un’esigenza di cambiamento nell’Unione europea

4.1.   Il «cigno nero»

4.1.1.

Numerosi osservatori associano la crisi della COVID-19 alla definizione di «cigno nero» coniata dal matematico libanese Nassim Nicholas Taleb: «un evento raro e imprevedibile, perché non rientra nel campo delle normali aspettative umane, ma è così dirompente perché è in grado di stravolgere vite umane, modificare le percezioni e cambiare per sempre le comunità che ne sono colpite» (8). Ma nel far fronte all’emergenza della COVID-19 siamo davvero di fronte a un cigno nero? Si tratta di un evento così inatteso? O piuttosto abbiamo indebolito i nostri sistemi sanitari, le nostre produzioni strategiche e le nostre strutture sociali con una serie di scelte sbagliate? Lo status quo non può più essere un’opzione politica per affrontare gli effetti della crisi. L’Europa ha la possibilità e l’opportunità di costruire un mondo differente, e l’UE deve avere un ruolo primario in tale costruzione.

4.1.2.

Per riprendersi da questa crisi servono quindi una differente combinazione e una differente tempistica delle risposte strategiche. Una gestione adeguata ci permetterà di superare la crisi insieme, di salvare vite umane e di preservare il benessere della società, di trasformare i nostri modelli socioeconomici in modelli ancor più incentrati sulle persone e sul mondo naturale, e di promuovere il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.

4.1.3.

Pertanto adesso dobbiamo concentrarci su quanto è essenziale per ognuno: sostegno alle imprese nel superamento della crisi, per metterle in condizione di offrire un lavoro dignitoso, buone condizioni di vita e di lavoro, accesso equo alla sanità, alimenti, acqua, aria e articoli di consumo incontaminati, un ambiente naturale vitale, un clima sicuro per la prossima generazione, una società sempre più inclusiva e accessibile per tutti, e democrazie forti e funzionanti, che continuino a proteggerci in tempi di bisogno. Per conseguire questi risultati dobbiamo essere ambiziosi e prendere le decisioni giuste al momento giusto: un «piano di ricostruzione e di ripresa dell’UE».

4.1.4.

La Commissione europea deve agire concretamente per mettere fine al ricorso, da parte dei governi, allo «stato di emergenza», che erode i diritti umani e lo Stato di diritto. I governi non dovrebbero abusare della crisi del coronavirus per varare provvedimenti che vanno oltre quanto è assolutamente necessario per rispondere alla crisi, ad esempio misure che violano la vita privata, la legittimità del processo legislativo, i poteri e i ruoli della magistratura o i diritti dei cittadini e della società civile. Le misure adottate devono essere proporzionate e mirate a garantire la sicurezza pubblica. Bisogna in particolare salvaguardare la libertà di espressione di quanti segnalano le sfide derivanti dalla situazione attuale.

4.2.   Gli orientamenti per il piano di ripresa e di ricostruzione dell’UE

4.2.1.

Il CESE è convinto che la ripresa dagli effetti della pandemia sarà efficace solo se sarà accompagnata da una ristrutturazione della nostra società: dobbiamo concentrarci sulla ricostruzione oltre che sulla ripresa. Non possiamo limitarci a ripristinare ciò che esisteva prima; dobbiamo ristrutturarlo e migliorarlo. Per il CESE, la ristrutturazione e il miglioramento dovranno basarsi sui principi su cui si fonda tutto il nostro lavoro: rendere pienamente funzionante il mercato interno, tutelare i diritti umani, i valori democratici e lo Stato di diritto, attuare gli obiettivi di sviluppo sostenibile, creare un’economia circolare e realizzare la neutralità climatica entro il 2050. Inoltre dobbiamo garantire la buona governance e la responsabilità democratica.

4.2.2.

Per quanto valide e a vasto raggio, le misure da adottare saranno efficaci e riscuoteranno consenso solo se saranno applicate sul campo e raggiungeranno le persone a cui sono destinate. È pertanto essenziale lavorare duramente per garantire un’attuazione efficace, sia da parte delle istituzioni dell’UE che da parte degli Stati membri.

4.2.3.

Ciò che è essenziale, dobbiamo imparare da un fallimento sociale che ha costituito lo sfondo di un numero sproporzionato di morti durante la pandemia. Ci riferiamo ad istituti residenziali per persone con disabilità e anziani. Tali strutture sono diventate epicentri di contagio e di decessi durante la crisi. Questo deve servire da monito, e ricordarci che le risorse dell’UE non possono essere destinate a queste strutture, le quali non solo negano alle persone il diritto a scegliere liberamente come vivere, ma sono anche strutturalmente inadatte a proteggere le persone in situazioni di emergenza.

4.2.4.

La crisi del coronavirus ha purtroppo evidenziato anche l’esigenza di approfondire in tutta l’UE un intenso lavoro pedagogico per una cultura dei cittadini in materia di diritti umani e di coesistenza democratica, sulla base dei principi e dei valori dell’articolo 2 del TFUE. Ribadiamo il nostro profondo e costante attaccamento ai valori fondamentali dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto, sanciti dai Trattati istitutivi dell’UE.

4.2.5.

Solidarietà è la parola chiave nell’affrontare la crisi. Solidarietà con i prestatori di assistenza degli ospedali e delle case di cura. Solidarietà con i lavoratori che hanno perso il salario e con i datori di lavoro che rinunciano anch’essi a remunerazioni e premi per salvare le loro imprese. Solidarietà da parte dei governi per il settore economico, ma anche per quello culturale e per altri settori della società che non possono fare a meno di aiuti. E soprattutto solidarietà tra i paesi, specialmente nell’UE, perché i paesi dell’UE sono così strettamente legati economicamente che l’unica risposta efficace alla crisi sarà un approccio congiunto e basato sul sostegno reciproco.

4.2.6.

Un piano di investimenti verdi su vastissima scala fornirà il necessario stimolo economico e svilupperà la resilienza agli shock futuri. Un mandato così ambizioso e trasformativo può essere eseguito solo a specifiche condizioni, che devono essere riconosciute esplicitamente. Pertanto le ambizioni economiche e ambientali del piano di ripresa dell’UE dopo la crisi del coronavirus dovrebbero andare di pari passo, in modo da portare vantaggi a tutti. Ciò richiede una rigorosa selezione dei programmi di investimento, che vanno diretti verso settori con un elevato potenziale di stimolo economico, di creazione di posti di lavoro e di trasformazione ambientale (stimolo verde).

4.2.7.

A tal fine lo stimolo verde europeo dovrebbe essere congegnato in modo da contribuire al raggiungimento di due obiettivi generali. Primo: stimolare l’economia e creare posti di lavoro, tutelando al tempo stesso quelli minacciati, e secondo: sostenere la trasformazione dell’economia europea verso un futuro pulito e resiliente. Ovvero, come ha affermato in un tweet il vicepresidente della Commissione Frans Timmermans: «La ripresa che proponiamo realizzerà la società di cui questa generazione e la prossima hanno bisogno: una società pulita, prospera, resiliente, in cui nessuno viene lasciato indietro.».

4.2.8.

Fare della reciprocità un requisito. Quando si impiegano risorse pubbliche per offrire al settore privato una prospettiva futura, è legittimo che la società si attenda in cambio un valore. Si pensi ad accordi in merito al pagamento delle tasse, a una condotta imprenditoriale adeguata in termini sociali, alla sospensione dei dividendi e dei premi, nonché all’obbligo di fare sforzi per ridurre le emissioni di CO2, di rispettare la legislazione ambientale e di rendere più sostenibili le politiche aziendali di mobilità.

4.2.9.

L’attuale modello economico ha il suo metro di riferimento (totem) nel PIL, un parametro che non è mai servito a calcolare ciò che conta veramente per gli esseri umani. A giudizio del CESE, un riesame della questione effettuato oggigiorno, alla luce di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale per l’UE, implica che tale importante indicatore economico sia integrato da quello, altrettanto importante, del benessere di una comunità.

4.2.10.

Il CESE è convinto che un piano di ricostruzione e di ripresa debba essere incentrato sulle persone e sul futuro del pianeta. In questa prospettiva risulta essenziale nel breve periodo mantenere il massimo possibile di occupazione netta. Ma è fondamentale tenere a mente anche ciò che si affaccia all’orizzonte, vale a dire un’economia adeguata alle esigenze future, che risponda ai bisogni della società, non contribuisca ai cambiamenti climatici, impieghi le risorse in modo intelligente e integri la capacità di guadagno europea con un ambiente di vita sano e buona occupazione. Dobbiamo puntare a questo, per un futuro sostenibile. Un’economia adeguata alle esigenze future fa affidamento anche sulla capacità di essere quanto più possibile accessibile a tutti i tipi di lavoratori e di consentire a tutti di contribuire alle loro comunità e alla società nel suo insieme. Dobbiamo trarre insegnamento dalle nuove flessibilità che i datori di lavoro hanno adottato durante la crisi per tenere conto delle esigenze delle persone più lontane dal mercato del lavoro (persone con disabilità, disoccupati di lunga durata, lavoratori anziani) al fine di facilitare il loro coinvolgimento in un’economia nuova e più verde. Dirigiamoci verso questa destinazione, un futuro sostenibile.

4.2.11.

L’UE e i suoi Stati membri dovrebbero far sì che le nuove imprese dell’economia pulita, in particolare le imprese in fase di avviamento e le PMI, abbiano accesso al capitale di cui hanno bisogno per continuare a sviluppare le soluzioni di domani.

4.2.12.

Bisogna coinvolgere le parti sociali nello sviluppo e nel rafforzamento di misure di sostegno volte a compensare la mancanza di attività economica in numerosi settori, nonché al fine di tutelare tutti i tipi di lavoratori e di piccole imprese. Sono necessari sussidi di disoccupazione adeguati e sostenibili e altre forme di assistenza, compresi standard minimi europei per quanto riguarda il tasso di sostituzione netto, la durata del diritto alle indennità di disoccupazione e la copertura. In consultazione con le parti sociali si possono introdurre, nei settori dove ciò sia fattibile, dei regimi di riduzione dell’orario lavorativo. In alcuni Stati membri i lavoratori in quarantena possono beneficiare delle prestazioni di malattia. Un’altra possibilità per agevolare la situazione delle imprese, dei lavoratori e dei lavoratori autonomi consiste nel semplificare, in consultazione con le parti sociali, l’accesso al lavoro a distanza. I governi potrebbero inoltre fornire assistenza finanziaria e supporto tecnico alle PMI per aiutarle a sviluppare rapidamente delle capacità di lavoro a distanza.

4.2.13.

La partecipazione di tutti i cittadini, attraverso le organizzazioni delle parti sociali e della società civile, renderà possibile il processo di riforma dell’economia e della società. Gli Stati membri e l’UE devono pertanto fare in modo che in questo complesso processo nessuno sia lasciato indietro, e in particolare i lavoratori più precari, le persone prossime all’età pensionabile, le persone con disabilità, le donne che lavorano in posizioni meno elevate, i giovani, specialmente quelli che appartengono a minoranze visibili e quelli che provengono da un contesto migratorio e, in particolare, quanti appartengono a più di uno di questi gruppi.

5.   Il piano di ripresa

Il CESE chiede una ripresa verde e una forte ripresa sociale oltre che economica, e osserva che un’agenda così ambiziosa e trasformativa può essere realizzata se si basa su sei principi: solidarietà, competitività, sostenibilità, tutela dell’occupazione, tutela del reddito e partecipazione. Quanto più le misure per la ripresa saranno forti e tagliate su misura per la situazione degli Stati membri e delle loro popolazioni, tanto più l’Europa sarà credibile e si dimostrerà capace di far fronte alle sfide senza precedenti che abbiamo di fronte in questa crisi.

5.1.   Il mercato unico

5.1.1.

La strategia per il mercato unico è al centro del progetto europeo, consentendo una più libera circolazione di persone, servizi, beni e capitali, e offrendo opportunità alle imprese, ai consumatori e ai lavoratori europei. Sono necessarie misure per sbloccare appieno il suo potenziale, eliminando le barriere. Inoltre, a seguito della crisi e di altri aspetti di un ambiente in evoluzione, come la digitalizzazione, il mercato unico deve adattarsi pienamente a nuove idee e a nuovi modelli aziendali. L’obiettivo è quindi ripristinare, rivitalizzare e ricostruire il mercato unico in quanto strumento nella ripresa. Tra le azioni a breve termine figura l’apertura immediata delle frontiere. Servono inoltre azioni a breve termine lungo due percorsi:

Affrontare le tensioni. Le condizioni di «disparità» che stanno emergendo sono causa di seria preoccupazione. I pacchetti di stimolo degli Stati membri sono estremamente differenti e (con la buona intenzione di assorbire una parte dello shock sul versante della domanda) hanno causato condizioni di disparità tra Stati membri. Inoltre il sostegno degli aiuti di Stato dev’essere affrontato e analizzato da un punto di vista settoriale, tenendo conto di come tali azioni distorceranno, a breve e lungo periodo, la concorrenza e la parità di condizioni.

Avviare l’economia e la produttività. Abbiamo bisogno di produttività nell’economia reale (ciò significa posti di lavoro, potere di acquisto e prodotti e servizi di base). Tale produttività può assumere una forma differente ed essere fornita da modelli aziendali diversi, ma dobbiamo agire in questo campo se vogliamo evitare un ulteriore aumento dei divari di disuguaglianza. Tale avvio comporta pacchetti di sostegno e un contesto favorevole per le PMI e l’industria. Le PMI sono, come sappiamo, la spina dorsale dell’economia europea, e hanno bisogno di un sostegno specifico, ma senza oneri aggiuntivi o burocrazia. Per le PMI la ripresa sarà possibile solo se verrà messo a disposizione un sostegno finanziario dell’UE e nazionale. A tal fine saranno essenziali sussidi, prestiti, garanzia di liquidità, incentivi fiscali, condizioni favorevoli per trattenere il personale ed assumerne di nuovo, una revisione della legislazione fallimentare e altre forme di sostegno. Nel campo della legislazione fallimentare, l’UE dovrebbe intervenire per via legislativa per fare in modo che le piccole imprese che sono fallite a causa della COVID-19 siano in condizioni di riprendere rapidamente l’attività. Tali interventi dovrebbero essere limitati nel tempo.

5.2.   Strategia industriale

5.2.1.

Una politica industriale europea ben coordinata, che tenga conto sia delle sfide attuali derivanti dalla COVID-19 che delle situazioni post COVID-19 e degli aspetti della digitalizzazione e della sostenibilità. Essa deve essere sostenuta da grandi investimenti in strutture economiche e d’impresa sostenibili e dalla creazione di contratti regolari permanenti di elevata qualità. Realizzare il potenziale di innovazione delle piccole e medie imprese e procedere verso un’economia inclusiva, circolare e climaticamente neutra potrebbe garantire sia la sicurezza delle risorse a lungo termine che forniture a breve termine, importanti per le future sfide.

5.2.2.

Bisogna individuare le industrie e i settori chiave e sostenerli, dalle risorse umane alla ricerca, attuando una politica industriale europea che protegga dal mercato tali settori strategici e garantisca la sicurezza di approvvigionamento di elementi chiave, come respiratori, maschere e altri prodotti, in una situazione di pandemia. Ciò deve comportare il sostegno delle società che rilocalizzano la capacità produttiva in Europa, consentendo all’UE di riacquistare il controllo della produzione e garantendo l’autonomia sul mercato mondiale, sempre in linea con una transizione ambientale giusta. Tali società e imprese devono essere sostenibili, con un forte coinvolgimento dei lavoratori, e devono partecipare al Green Deal in quanto cornice dei piani di ripresa e di ricostruzione.

5.2.3.

La visione dell’impresa come servizio significa coltivare le imprese che contribuiscono maggiormente alla prosperità condivisa, in settori come la sanità, l’assistenza sociale, l’istruzione, il restauro di beni, la cultura, l’artigianato e la creatività, e che sono beneficiarie, ma anche contributrici, di un contesto imprenditoriale equo, competitivo e sostenibile. Beninteso, l’urgenza sociale e quella ecologica vanno di pari passo, ma l’imperativo ambientale deve permeare più che mai tutte le nostre azioni e le nostre politiche nella risposta alla distruzione del nostro (eco)sistema. Sotto questo profilo, per esempio, il sostegno finanziario concesso a imprese operanti nei settori inquinanti deve essere legato a una reale transizione verso un modo di produzione socialmente responsabile e rispettoso dell’ambiente.

5.2.4.

L’Europa deve finanziare attività che soddisfino due criteri: il rimpatrio di produzioni strategiche che rendano l’Europa indipendente, specie per quanto riguarda la protezione e la risposta sanitaria, e offrano posti di lavoro di qualità, e la concentrazione su investimenti sostenibili che siano socialmente responsabili e compatibili con l’ambiente. Le piccole e medie imprese, come le grandi imprese e le imprese sociali, potrebbero svolgere un ruolo cruciale nella ristrutturazione del sistema produttivo europeo.

5.3.   Il Green Deal

5.3.1.

Nel promuovere la transizione verso un’economia europea più sostenibile e resiliente, lo stimolo verde deve garantire una ripresa inclusiva, che non lasci indietro alcun europeo.

5.3.2.

Conformemente al principio del «non nuocere», gli investimenti effettuati nell’ambito dello stimolo economico a breve termine dovrebbero o avere un impatto neutro sulla trasformazione strutturale dell’economia europea in direzione dell’inquinamento zero, del ripristino della biodiversità e della neutralità climatica entro il 2050, o accelerare tale trasformazione. In quest’ottica, lo stimolo verde dovrebbe mirare in particolare a misure che incidano positivamente sull’aumento dell’efficienza nell’impiego delle risorse, sul rispetto per il nostro capitale naturale e sulla riduzione a medio e lungo termine delle emissioni di gas a effetto serra, conformemente all’obiettivo di neutralità climatica.

5.3.3.

È essenziale che lo stimolo verde sia mirato e fornisca sostegno economico e incentivi ai settori che hanno il massimo effetto positivo sulla domanda aggregata. Mirando alla massima produzione economica, lo stimolo verde dovrebbe puntare su settori che offrono un notevole potenziale in termini di creazione di posti di lavoro, a condizione che siano disponibili adeguate competenze. Bisogna pertanto considerare l’impatto asimmetrico della crisi del coronavirus, che colpisce in misura sproporzionata le economie degli Stati membri meridionali dell’UE.

5.3.4.

Con il Green Deal europeo, l’UE ha avviato una transizione verso un’economia sostenibile. È pertanto opportuno che le misure di sostegno economico siano combinate con un ulteriore stimolo a tale transizione. Bisogna utilizzare i fondi pubblici conseguendo un effetto sociale e ambientale positivo. Per quanto riguarda l’occupazione, ciò non significa necessariamente che debbano essere conservati o salvati gli stessi posti di lavoro o le stesse attività economiche. Se un’impresa o un settore non hanno prospettive ragionevoli in un’economia sostenibile, il pacchetto di aiuti può essere utilmente usato per un cambiamento all’interno dei settori o un passaggio da un settore all’altro.

5.3.5.

Il Green Deal richiederà future forze economiche resilienti, che perseguano il successo. Le società di capitali europee, che operano a livello transfrontaliero, sono soggetti sociali rilevanti e importanti. Il concetto politico di «transizione giusta» dovrebbe guidarle nelle loro attività d’impresa. Una «impresa sostenibile» con una forte «voce dei lavoratori» è un attore politico fondamentale, in cui sono garantiti i diritti obbligatori di informazione e consultazione e la partecipazione a livello di consiglio di amministrazione, integrando la politica macroeconomica con i contratti collettivi. Consentire ai lavoratori, ai sindacati e ai consigli di azienda di partecipare attivamente all’attuazione del piano di politica d’impresa guidato dal concetto di «impresa sostenibile per una transizione giusta» offre prospettive per posti di lavoro dignitosi, condizioni di lavoro dignitose in ambienti sani e regioni dove vale la pena vivere.

5.3.6.

Introdurre i pacchetti di sostegno per fasi, giacché nessuno può prevedere in che modo l’economia si svilupperà dopo la crisi del coronavirus. Per questo motivo auspichiamo che le misure di sostegno siano attuate in tappe successive, in modo che si possano apportare adeguamenti alla luce dei progressi e della valutazione di un settore, basandosi in parte sul grado di impatto positivo sul clima e sulla natura.

5.3.7.

Il Green Deal dovrà preservare il modello agricolo europeo basato sulla qualità e sulla sostenibilità. Il piano di ripresa dovrà promuovere:

sistemi alimentari più sostenibili, sia a livello di produzione che di consumo, in linea con le intenzioni della Commissione relative alla strategia «dai campi alla tavola» per alimenti sostenibili;

la sovranità alimentare dell’UE, in uno spirito di solidarietà tra le varie forme di agricoltura europea e con l’integrazione degli aspetti economici, sociali e ambientali;

una proposta ambiziosa dalla nuova strategia dell’UE sulla biodiversità: tale strategia dev’essere una componente essenziale di tutti gli sforzi di ricostruzione. Una strategia ambiziosa invierebbe un segnale forte e coerente riguardo l’ambiente, il clima, la salute pubblica e l’azione sociale. Tale strategia avvantaggerebbe sia la PAC che il sistema alimentare europeo, e potrebbe quindi continuare a renderli più sostenibili.

5.4.   Le priorità di investimento

5.4.1.

Per realizzare un’economia del «benessere» saranno essenziali investimenti sostenibili nelle comunità, in spazi pubblici accessibili, nella sanità, nell’istruzione inclusiva, nei servizi sociali, nell’edilizia e nelle infrastrutture a zero emissioni di carbonio e nella protezione e nel ripristino della biodiversità, decentralizzando la produzione di energia. Uno di questi settori, che dovrebbe essere considerato prioritario, è la riqualificazione energetica degli edifici. Questa ondata di ristrutturazioni dovrebbe anche essere un’opportunità per sviluppare in pari tempo un parco immobiliare adeguato alle esigenze future, aumentandone l’accessibilità per una popolazione che invecchia e per un numero crescente di persone con disabilità.

5.4.2.

Il settore edilizio è importante: la ristrutturazione di milioni di abitazioni per renderle efficienti sotto il profilo energetico e sostenibili consentirà di rilanciare questo settore e di compiere un passo avanti verso la neutralità climatica. L’edilizia è un settore ad alta intensità di mano d’opera, e il consumo di energia negli edifici (illuminazione, riscaldamento) genera in Europa un terzo delle emissioni di CO2. Si tratta di un lavoro enorme, poiché il 75 % degli edifici residenziali e commerciali è stato costruito prima che fossero introdotte le norme UE sul consumo di energia. La ristrutturazione delle case di persone in condizioni di povertà energetica nell’UE porterebbe a un calo significativo della spesa sanitaria pubblica, e precedenti studi suggeriscono che, in media, il costo della povertà energetica in un sistema sanitario moderno ammonta verosimilmente al triplo del costo delle misure di ripristino degli alloggi (9).

5.4.3.

Dato l’invecchiamento del patrimonio edilizio, architettonico e infrastrutturale, il CESE richiama l’attenzione sull’importanza di attivare un adeguato volume di investimenti diretti a mettere in sicurezza (nelle aree a rischio sismico) e a ristrutturare il patrimonio edilizio e artistico (aree metropolitane, città, piccoli centri) e le infrastrutture di trasporto (porti, ponti, autostrade ecc.).

5.4.4.

L’espansione delle energie rinnovabili e a basso tenore di carbonio richiede non solo l’installazione degli opportuni impianti, ma anche la modernizzazione dell’intera rete elettrica e delle opzioni di stoccaggio europee.

5.4.5.

Il piano di ripresa rappresenta un’opportunità per investire in un trasporto pubblico indispensabile, nonché per garantire un effettivo trasferimento modale, ridurre l’inquinamento atmosferico e contribuire all’azione per il clima. Ciò significa più tram, più autobus convenzionali e a zero emissioni, e un’autentica intermodalità nelle nostre città; un piano di azione dell’UE e un sostegno finanziario su vasta scala per l’ammodernamento, l’ampliamento e la manutenzione delle ferrovie, gli investimenti in treni, treni notturni, collegamenti ferroviari transfrontalieri e altre innovazioni connesse ai trasporti ferroviari. Servirebbe un coordinamento a livello dell’UE per garantire che i voli a corto raggio siano sostituiti da alternative sostenibili. Con la rimozione di parte del traffico dalle nostre strade, una maggiore quantità di merci dovrà essere trasportata per ferrovia, per via navigabile interna e per mare (ad esempio trasporto marittimo sostenibile a corto raggio).

5.4.6.

Costruire le basi di un settore europeo della mobilità a zero emissioni, capace di soddisfare la crescente domanda di alternative ai motori a combustione e di infrastrutture di ricarica per automobili, furgoni, autobus e camion, ma anche aumentare l’offerta per il settore ferroviario. Ciò comprende anche un’ampia rete di stazioni di ricarica elettrica in tutta Europa e lo sviluppo di batterie sostenibili e più efficienti. Programmi di riqualificazione, che offrono nuove opportunità di carriera ai lavoratori in uscita dal settore dei trasporti basati sui combustibili fossili, accompagneranno tale sviluppo.

5.4.7.

Come si è già visto in diverse città, la fase del blocco delle attività rimette in discussione l’uso tradizionale dello spazio urbano e della mobilità, e incoraggia la sperimentazione. Nel periodo di ripresa ulteriori vantaggi possono derivare da un maggiore ricorso alla mobilità ciclistica, che può contribuire al distanziamento interpersonale, ridurre l’affollamento nei trasporti pubblici e garantire maggiore spazio e un più facile accesso ai negozi locali. Gli investimenti per migliorare le infrastrutture ciclistiche possono rapidamente produrre effetti nelle città e tra esse e stimolare l’ecosistema della mobilità ciclistica.

5.4.8.

Convertire l’economia in un’economia circolare è essenziale per il successo del Green Deal. Per questa ragione occorrerà organizzare in maniera differente le industrie, ad esempio, dell’acciaio e del cemento (grandi consumatrici di energia) e il settore chimico.

5.4.9.

Mettendo al centro la transizione verso un’economia circolare, il pacchetto per la ripresa può accelerare in misura significativa lo sviluppo delle infrastrutture necessarie e promuovere l’innovazione in fatto di materiali alternativi e nuove tecnologie. In primo luogo, onde evitare gli sprechi, l’UE dovrebbe sostenere iniziative volte a costituire start-up e imprese dell’economia sociale che si occupino di riparazione e riuso, e promuovere misure di formazione per la (ri)qualificazione di chi ha perso il posto di lavoro a causa della crisi economica. Tali iniziative potrebbero concentrarsi in particolare sulle «aree di transizione giusta», consentendone la riconversione da regioni minerarie a zone di estrazione mineraria urbana.

5.4.10.

In secondo luogo, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani è una condizione fondamentale per estrarre valore dai rifiuti in maniera sostenibile grazie al loro riciclaggio. Pertanto, l’UE dovrebbe sostenere gli enti locali nel far fronte alla carenza di investimenti in infrastrutture di raccolta, separazione e riciclaggio dei rifiuti urbani nei prossimi cinque anni.

5.4.11.

La crisi della COVID-19 rende evidente come la rivoluzione digitale contribuisca in misura rilevante ad accrescere la resilienza delle nostre società nei confronti delle crisi. È di capitale importanza investire nella digitalizzazione dei servizi essenziali e accrescere la capacità di amministratori, legislatori e istituzioni pubbliche di prestare i loro servizi durante le crisi. Nel contempo, dobbiamo acquisire consapevolezza del fatto che le tecnologie digitali sono uno strumento e non un fine in sé. Dobbiamo garantire il controllo pubblico del quadro delle tecnologie digitali e dirigerlo verso standard di elevata sostenibilità, assicurando robuste salvaguardie democratiche e tecnologiche e adottando misure di sostegno finanziario e formativo che non lascino indietro nessuno. Ciò comporta, in linea con l’Atto europeo sull’accessibilità, la necessità di far sì che la rivoluzione digitale garantisca l’accessibilità agli oltre 100 milioni di persone con disabilità che vivono nell’UE.

5.4.12.

La strategia «dai campi alla tavola» (dal produttore al consumatore) dovrebbe imprimere una direzione chiara al sistema alimentare europeo dopo l’attuale crisi sanitaria e promuovere misure volte a sviluppare filiere di approvvigionamento alimentare più sostenibili, più resilienti e più eque. A breve termine, sono necessarie misure che affrontino il problema della carenza di lavoratori stagionali ed evitino turbative delle filiere di approvvigionamento. A più lungo termine, la strategia «dai campi alla tavola» e la politica agricola comune devono accrescere la resilienza e la sostenibilità del nostro sistema alimentare ricostruendo modelli agricoli più diversificati, promuovendo centri di distribuzione localizzati e filiere di approvvigionamento più corte e migliorando l’accesso dei piccoli coltivatori, dei pescatori a basso impatto e degli acquacoltori ai mercati.

5.4.13.

Investire in programmi di riqualificazione professionale nei settori che probabilmente non sono adeguati alle esigenze future, ad esempio perché dipendono fortemente dai combustibili fossili, e che quindi dovranno adottare soluzioni che riducano l’uso di tali combustibili e diventare più «verdi». Noi propugniamo una politica di investimenti mirata che guidi in modo appropriato i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro verso settori che registrano una carenza di manodopera, e in particolare verso i settori sociali ed «ecologici».

5.4.14.

Gli Stati membri devono investire di più nei servizi pubblici, di cui la crisi ha dimostrato il ruolo cruciale nel salvare vite umane e contrastare la pandemia. Pertanto, nell’applicare le norme dell’UE in materia di bilanci, i leader europei dovrebbero considerare la cosiddetta «regola d’oro», che consente di escludere gli investimenti pubblici dal calcolo del disavanzo e di tener conto della sostenibilità del livello di debito esistente. L’UE dovrebbe valutare approfonditamente la liberalizzazione dei servizi pubblici strategici sulla base delle regole di concorrenza. Inoltre, occorrerebbe migliorare l’accesso ai servizi pubblici.

5.5.   Le misure sociali

5.5.1.

Attuare il pilastro europeo dei diritti sociali, a livello europeo ed in tutti gli Stati membri, è un passo importante ai fini del concreto avvio di un processo di convergenza sociale. Tale pilastro dev’essere lo strumento con cui stabilire un quadro di valutazione della situazione sociale nuovo e più accurato.

5.5.2.

Dobbiamo mettere l’occupazione al centro della strategia europea, promuovendo l’importanza del know-how e della sua costante applicazione attraverso il sistema di istruzione, formazione e apprendimento lungo tutto l’arco della vita, che consente alla forza lavoro europea di adattarsi ai cambiamenti del sistema produttivo indotti dalla transizione digitale e verde.

5.5.3.

Reinquadrare il lavoro è di cruciale importanza nella fase di ripresa dalla crisi della COVID-19. Nel settore sanitario e dell’assistenza, sia pubblico che privato, il fatto di aver perseguito l’aumento della produttività è andato a scapito della qualità del servizio e ha compromesso l’esperienza lavorativa, il che ha avuto conseguenze drammatiche durante la crisi sanitaria nella maggior parte dei paesi dell’UE. Il passaggio alle attività basate sui servizi condurrebbe a un’economia a più alta intensità di manodopera, che controbilanci la precarietà dei posti di lavoro in questi settori, sostenga livelli di occupazione più elevati, e riporti posti di lavoro nell’economia reale. È pertanto essenziale attuare politiche di sostegno all’occupazione di qualità nei settori ad alta intensità di manodopera che forniscono servizi di elevata qualità.

5.5.4.

Il CESE accoglie con favore il programma di lavoro aggiornato della Commissione europea per il 2020 (10) in quanto soluzione di compromesso per preservare la dimensione sociale della strategia di ripresa. Diverse iniziative — legislative e non legislative — sono urgenti e indifferibili, considerato che si tratta dei pilastri dell’agenda sociale. Tra queste, la trasposizione delle direttive adottate nei termini già concordati (la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare, la direttiva sul distacco dei lavoratori, la direttiva su condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili). La Commissione ha inoltre confermato tutte le iniziative atte a stimolare una ripresa equa e socialmente sostenibile, comprese quelle sulla trasparenza retributiva, sul salario minimo, sull’equità fiscale, sull’occupazione giovanile, sul regime europeo di riassicurazione dell’indennità di disoccupazione, sull’agenda per le competenze e l’istruzione digitale, sul lavoro mediante piattaforme digitali e sulle norme di governance economica dell’UE. Nel programma di lavoro, tuttavia, non figura l’aggiornamento della normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro attraverso misure preventive efficaci nei luoghi di lavoro.

5.5.5.

Una ripresa robusta sul piano sociale passa anche attraverso un accesso migliore alle organizzazioni sindacali e una migliore tutela. Dobbiamo sostenere la contrattazione collettiva e la democrazia sul luogo di lavoro. L’UE e gli Stati membri devono aiutare le parti sociali ad accrescere significativamente la copertura della contrattazione collettiva.

5.5.6.

Occorrerebbe inoltre affrontare la questione del ruolo del genere. La crisi economica causata dall’attuale pandemia di COVID-19 ha implicazioni sostanziali per la parità di genere, sia nel corso della crisi stessa che nella successiva ripresa. Contrariamente alle «normali» recessioni, che colpiscono l’occupazione maschile più duramente di quella femminile, il calo occupazionale dovuto alle misure di distanziamento sociale ha un impatto considerevole su settori con una quota elevata di occupazione femminile. Inoltre, la chiusura delle scuole e degli asili nido ha accresciuto enormemente il fabbisogno di assistenza all’infanzia, con conseguenze particolarmente pesanti per le madri che lavorano. Gli effetti della crisi sulle lavoratrici madri sono probabilmente destinati a perdurare, dato il valore della loro esperienza sul mercato del lavoro.

5.6.   I sistemi sanitari

5.6.1.

Prima di ogni altra cosa, è importante sottolineare che una delle lezioni principali tratte dalla crisi è la necessità di rafforzare i sistemi sanitari di quasi ogni paese d’Europa, cominciando innanzitutto a prestare un’attenzione particolare alla prevenzione. L’impatto del coronavirus sta infatti esercitando una tremenda pressione sui sistemi sanitari di tutta Europa, anche se alcuni paesi sono più colpiti di altri, avendo dotazioni diverse in termini di personale (medico e paramedico), professionisti altamente qualificati, attrezzature mediche e capacità ospedaliera. Se la responsabilità dell’assistenza sanitaria incombe agli Stati membri, la propagazione di un virus non si arresta alle frontiere. Il coronavirus si è diffuso e si sta diffondendo in tutta Europa, sia all’interno che all’esterno dell’UE, con conseguenze sanitarie, sociali ed economiche tali da esigere risposte comuni a livello europeo.

5.6.2.

La crisi della COVID-19 ha reso evidente la dipendenza dell’UE dalle importazioni di prodotti e dispositivi medici da paesi terzi. È dunque necessario investire nei servizi di protezione sanitaria, assistenza e assistenza di lunga durata, nella medicina preventiva e nelle politiche della salute e della sicurezza sul lavoro, secondo un approccio basato sul ciclo di vita; e occorre che le istituzioni europee sostengano tali investimenti.

5.6.3.

La crisi della COVID-19 ha fatto emergere con chiarezza il grande potere delle multinazionali del settore farmaceutico. Al fine di accrescere l’indipendenza dell’industria farmaceutica, è imperativo creare un grande fondo europeo per la ricerca e lo sviluppo di nuovi medicinali e vaccini. Le istituzioni dell’UE dovrebbero disporre dell’autorità necessaria per coordinare, all’interno del mercato unico, l’approvvigionamento, la distribuzione e i prezzi dei prodotti medici e dei dispositivi di protezione essenziali.

5.7.   Le relazioni internazionali

5.7.1.

L’Unione europea si basa su valori europei comuni che non sono negoziabili in nessuna circostanza (11): rispetto della dignità umana e dei diritti umani, libertà, democrazia, uguaglianza e Stato di diritto. Questi valori non possono essere dimenticati nel momento in cui l’UE e i suoi Stati membri si trovano di fronte a un’emergenza e alle relative conseguenze sul piano economico e sociale. Se la risposta alla crisi attuale dev’essere rapida, giustificando alcune misure eccezionali limitate nel tempo, tuttavia queste non possono essere contrarie allo Stato di diritto né mettere a repentaglio la democrazia, il principio della separazione dei poteri e i diritti fondamentali dei cittadini europei. Il CESE insiste affinché tutte le misure strategiche in questo contesto siano pienamente conformi ai nostri valori comuni, come sanciti dall’articolo 2 del TUE.

5.7.2.

La crisi della COVID-19 ha dimostrato che, a livello internazionale, il libero scambio non offre garanzie per quanto concerne la sicurezza dell’approvvigionamento, anche soltanto riguardo alle scorte esistenti di alimenti, prodotti sanitari e materiali industriali. A tutto ciò si aggiunge la mancanza di trasparenza e di tracciabilità.

5.7.3.

Alcune imprese europee che hanno sviluppato capacità industriali nel territorio di paesi terzi dovrebbero essere incoraggiate a ricollocare tali capacità nell’UE. Questa ricollocazione di attività — nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi — dovrebbe consentire di accrescere l’autonomia nei confronti dei mercati internazionali, di riprendere il controllo dei metodi di produzione e di avviare una transizione ambientale e sociale delle attività. In queste situazioni, tali imprese potrebbero beneficiare di un sostegno finanziario da parte dei governi degli Stati membri, senza che ad esso si applichino le regole sugli aiuti di Stato.

5.7.4.

La crisi ha anche messo in chiaro l’esistenza di gravi rischi associati alla dipendenza dell’UE dalla Cina per gran parte della produzione, in particolare nel settore medico (per quanto riguarda, ad esempio, i dispositivi di protezione). Per rafforzare i sistemi sanitari in quasi tutti i paesi europei, è molto importante ridurre tale dipendenza riguardo a prodotti d’importanza cruciale; ed è possibile farlo aumentando la produzione all’interno dell’UE (catena di produzione/distribuzione europea) e sviluppando capacità produttive in cooperazione con altri paesi, ad esempio africani (catena di produzione/distribuzione euro-africana), creando così valore aggiunto anche per i paesi meno sviluppati, i quali sarebbero in grado di avviare nuove attività economiche e di migliorare la loro assistenza sanitaria.

5.7.5.

Il mondo uscito dalla pandemia dovrebbe dar vita a un nuovo sistema di relazioni internazionali, economia globale e solidarietà, basato sull’impegno a condividere la ricchezza mondiale e salvare vite umane, nonché a tutelare i risultati raggiunti in campo sanitario, scientifico, intellettuale e industriale. L’UE dovrebbe svolgere un ruolo guida in questo nuovo sistema di relazioni internazionali basato sulla solidarietà e sulla cooperazione allo sviluppo. Inoltre, l’UE dovrebbe mantenere e possibilmente aumentare i livelli degli impegni in materia di cooperazione allo sviluppo.

5.7.6.

Garantendo condizioni di parità per l’economia globale, si può porre fine, da un lato, allo sfruttamento dei lavoratori e, dall’altro, ai profitti indebiti ed esorbitanti delle imprese. L’integrazione degli standard dell’OIL e dei principi dello sviluppo sostenibile nelle disposizioni dell’OMC e di altre agenzie dell’ONU potrebbe contribuire in modo sostanziale alla costruzione di un nuovo ordine economico equo e a una globalizzazione giusta e intelligente. Tali norme dovrebbero quindi essere adattate di conseguenza e, in futuro, applicate in modo più coerente per convogliare tutte le risorse e il personale disponibili per fornire aiuto laddove è più necessario e urgente.

5.7.7.

Qualsiasi compressione dei diritti fondamentali deve essere giustificata in modo obiettivo, nonché limitata nel tempo in virtù di «clausole di temporaneità». È essenziale far sì che nel mondo intero, e nel più breve tempo possibile, sia ristabilita la normalità, con tutti i principi democratici fondamentali che essa comporta. Limitare i diritti umani, quali ad esempio il diritto di riunione, la libertà di stampa e il diritto alla riservatezza, non deve mai diventare la «nuova normalità».

5.7.8.

È necessario rilanciare il ruolo geopolitico strategico dell’UE nel promuovere i processi di pace in tutto il mondo, in modo da riaprire opportunità di sviluppo economico nei territori del vicinato dell’Unione — Balcani occidentali, partner mediterranei, partner orientali — e in altre regioni del mondo dilaniate da conflitti.

5.7.8.1.

In quest’ottica, le sponde extraeuropee del Mediterraneo e i Balcani occidentali devono tornare ad essere uno spazio di opportunità di sviluppo come in passato, quando il Mediterraneo era al centro degli scambi di persone, di merci e di idee, e devono pertanto essere al centro di una politica strategica europea di integrazione e di interconnessione nel campo dei trasporti e degli scambi commerciali e culturali, con una specifica e apposita strategia macroregionale. Per favorire tale contesto, quindi, occorre dare un nuovo impulso alle strategie macroregionali nel Mediterraneo e alla strategia urbana europea.

5.8.   Le migrazioni e l’era post COVID-19

5.8.1.

Con l’arrivo della pandemia di COVID-19, l’immane tragedia che ne è conseguita per i sistemi sanitari nazionali ed il crollo dell’economia in tutti i paesi del mondo, la questione migratoria è sembrata uscire dalla ribalta per essere relegata sullo sfondo, nella relativa indifferenza dell’opinione pubblica. Tuttavia, la crisi attuale non può indurre ad abbandonare i richiedenti asilo al loro destino. I diritti fondamentali alla protezione sono il nucleo centrale dei valori europei e non possono essere rinnegati per motivi di opportunità. Per ristabilire tali diritti, è necessario provvedere:

a riavviare le procedure per il rilascio dei permessi di soggiorno e il riconoscimento del diritto di asilo in quasi tutti i paesi europei;

a risolvere il problema della situazione sanitaria legata al sovraffollamento dei centri di accoglienza;

a contrastare l’insicurezza e la precarietà del lavoro (che ha già portato a una riduzione, quando non a una sospensione totale, delle «rimesse» degli immigrati, che costituiscono spesso l’unica fonte di sostentamento per le loro famiglie rimaste nei paesi di origine);

a regolarizzare i migranti che lavorano nel settore dell’assistenza alla persona o nell’agricoltura;

a sviluppare un sistema europeo comune di asilo (CEAS) che sia obbligatorio, sicuro ed efficace affinché tutti i paesi dell’UE condividano in maniera tempestiva responsabilità comuni;

a concepire e sviluppare percorsi realistici, legali, sicuri e praticabili per la migrazione di manodopera verso l’Unione europea;

a instaurare un dialogo permanente ed efficace con i paesi d’origine dei migranti per sviluppare strutture e quadri di comunicazione;

a rafforzare il sostegno economico e tecnico all’agenzia Frontex;

a garantire l’impegno a valutare in tempi brevi anche la possibilità di riassegnare tutte le risorse nel quadro di bilancio pluriennale dell’UE per il periodo 2021-2027.

6.   Il piano di ricostruzione

6.1.

Tutte le misure sopraindicate renderanno necessario formulare un nuovo sistema di governance economica, con politiche strategiche per l’industria e in materia di concorrenza, nonché in campo sociale, ambientale e commerciale.

6.2.

Promuovere la riforma della governance economica dell’Unione europea, rivedendo il Patto di stabilità e crescita per far sì che l’una e l’altra vadano di pari passo.

6.3.

Basandosi sullo strumento europeo per la ripresa Next Generation EU, sarà necessario garantire un aumento graduale delle risorse proprie dell’UE attraverso l’introduzione di fonti di gettito appropriate e pertinenti, da scegliere — ad esempio — tra sistemi europei di scambio di quote di emissione, una base imponibile consolidata comune per l’imposta sulle società (CCCTB), un’imposta sul digitale, una tassa sulle transazioni finanziarie, una tassa sulle emissioni di CO2 o il reddito monetario (diritti di signoraggio).

6.4.

L’UE deve infatti attivare con urgenza un meccanismo di coordinamento in grado di neutralizzare la pianificazione fiscale aggressiva e di combattere l’evasione fiscale, un fenomeno che, soltanto nel periodo 2001-2016, ha causato agli Stati membri una perdita media annua di gettito fiscale di 46 miliardi di EUR (pari allo 0,46 % del PIL) (12). Al tempo stesso, l’UE deve attivare una strategia efficace per contrastare il riciclaggio di denaro, un fenomeno che rischia di avvelenare il sistema produttivo europeo e di provocare distorsioni nel mercato unico, alterando le condizioni di parità.

6.5.

È importante preservare il modello europeo, in termini di diritti, standard e politiche di tutela dei consumatori. È questo ciò che rende unica l’Unione europea. Ad esempio, nel settore della digitalizzazione, il codice etico dell’UE sull’intelligenza artificiale distingue nettamente la concezione europea di «sorveglianza con controllo umano» (human-in-command) da quella di altre regioni del mondo. Questo approccio, basato sui diritti e sulle libertà fondamentali, è parte integrante del modello europeo e dovrebbe essere preservato, nonostante l’emergere di un clima di più accesa competizione.

6.6.

È necessario sfruttare appieno le opportunità offerte dai nuovi modelli economici più sostenibili che stanno emergendo (economia circolare, economia della condivisione, economia sociale ecc.). Anche questi sono parte del modello di società dell’UE: essi generano un duplice valore aggiunto — economico e sociale — oltre ad essere strumenti per realizzare il Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Questi modelli economici offrono l’opportunità di aiutare l’economia a riprendersi e al tempo stesso di affrontare una serie di problematiche sociali. In quest’ottica il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare svolgerà un ruolo cruciale, così come il promesso piano d’azione dell’UE per l’economia sociale (primavera 2021), Occorrerebbe condividere gli esempi che possono essere fonti di spunti utili, come l’Alleanza europea dei cluster.

6.7.

Ai fini della ripresa, la digitalizzazione rappresenta sia un’opportunità che un rischio. Da un lato, infatti, è proprio l’innovazione che può portare all’avanguardia l’Unione europea: ad esempio, l’UE è leader nel campo della blockchain, che, in quanto tecnologia (non per la sua applicazione ai bitcoin), può essere portatrice di valori democratici, garantendo trasparenza e migliorando le strutture di governance. Dall’altro lato, però, occorre gestire i rischi che la digitalizzazione porta con sé, quali un aumento della disoccupazione, dell’emarginazione digitale e dell’esclusione sociale. Dobbiamo trovare un modo per riuscire a sfruttare queste opportunità e nel contempo neutralizzare questi rischi; e tutto ciò in un contesto in cui l’UE si sforza di rimanere competitiva a livello globale.

6.8.

Ci si presenta l’opportunità di promuovere l’innovazione sociale come modello di ripresa attraverso la co-creazione, la co-progettazione e la co-produzione. In un panorama sociale complesso, segnato da enormi sfide per la società, l’unica via percorribile consiste nel mobilitare tutte le risorse della società, lavorando in modo trans-settoriale e multidisciplinare al fine di individuare soluzioni. La società civile organizzata è un catalizzatore dell’innovazione sociale, un movimento che ha contribuito a elaborare sistemi di protezione sociale tradottisi in nuove politiche, strutture, prodotti, servizi e metodi di lavoro. Oggi la partecipazione della società civile è più necessaria che mai — ma un’autentica innovazione sociale è possibile solo con il coinvolgimento della società civile organizzata.

6.9.

Siamo alla vigilia della nascita di un nuovo modello sociale? La ripresa potrà avvenire soltanto con la produttività, gli incentivi di bilancio e la distribuzione della ricchezza. Forse è ancora una volta il momento di rilanciare il concetto di «pacchetto di investimenti sociali», lavorando in maniera proattiva e preventiva per ridurre i futuri costi per la società. Così facendo l’UE dovrebbe stimolare gli investimenti in infrastrutture sociali: i) istruzione e apprendimento lungo tutto l’arco della vita; ii) salute, assistenza di lunga durata e assistenza sociale; iii) alloggi a prezzi accessibili (13). Tutto ciò dovrebbe andare di pari passo con l’attuazione, a tutti i livelli, del pilastro europeo dei diritti sociali, con un sistema di monitoraggio del semestre europeo basato sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, con il Green Deal europeo e con una transizione digitale giusta fondata sui valori dell’UE — tutte iniziative che, insieme, potrebbero costituire la base di un nuovo modello di società europea.

Bruxelles, 11 giugno 2020

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Luca JAHIER


(1)  Georgieva, C., The Great Lockdown: Worst Economic Downturn Since the Great Depression («Il grande lockdown: la peggior recessione economica dall’epoca della Grande depressione»). Comunicato stampa dell’FMI n. 20/98.

(2)  Le statistiche dell’UE sul reddito e sulle condizioni di vita (EU SILC) mostrano un aumento della povertà e dell’esclusione sociale per le persone con disabilità tra il 2010 e il 2018 in Estonia, Lussemburgo, Germania, Svezia, Irlanda, Cechia, Lituania, Italia, Paesi Bassi, Malta e Spagna.

(3)  Commissione europea, DG ECFIN.

(4)  Organizzazione internazionale del lavoro, marzo 2020, COVID-19 and the world of work: Impact and policy responses («La COVID-19 e il mondo del lavoro: impatto e risposte politiche»).

(5)  Commissione europea, primavera 2020, Previsioni economiche per l’Europa. Documento istituzionale 125. Maggio 2020.

(6)  Commissione europea, DG ECFIN.

(7)  Dall’indagine Eurofound sulle condizioni di vita e di lavoro e la pandemia di COVID-19 (aprile 2020): «I risultati dell’indagine rivelano che, a causa delle implicazioni economiche della pandemia di COVID-19, un numero maggiore di famiglie ha difficoltà finanziarie rispetto al momento in cui ha avuto inizio la crisi. Quasi la metà degli intervistati (47 %) afferma che la loro famiglia ha difficoltà a far quadrare i conti. […] Tra gli intervistati che hanno perso il posto di lavoro in modo permanente durante la crisi, il 90 % ha dichiarato che la situazione finanziaria della sua famiglia è peggiorata, il 44 % di non avere risparmi e il 35 % di avere risparmiato in misura appena sufficiente per mantenere il proprio attuale tenore di vita per tre mesi».

(8)  Nassim Nicholas Taleb (2007), Il cigno nero. Come l’improbabile governa la nostra vita.

(9)  Host S., Grange D., Mettetal L, Dubois U. 2014. Précarité énergétique et santé: état des connaissances et situation en Île-de-France (Povertà energetica e salute: stato delle conoscenze e situazione nell’Île-de-France), Osservatorio regionale sulla salute, Île-de-France, Parigi, pag. 14.

(10)  https://ec.europa.eu/info/publications/2020-commission-work-programme-key-documents_it

(11)  Parere del CESE SC/052 sul tema «Il futuro dell’UE: benefici per i cittadini e rispetto dei valori europei».

(12)  Commissione europea, Taxation papers, Estimating International Tax Evasion by Individuals, documento di lavoro n. 76-2019.

(13)  Relazione della task force ad alto livello sugli investimenti nelle infrastrutture sociali in Europa Boosting Investment in Social Infrastructure in Europe («Rafforzare gli investimenti nelle infrastrutture sociali in Europa»), pubblicata come European Economy Discussion Paper, n. 74, gennaio 2018.


ALLEGATO I

In appresso figura una rassegna strutturata delle misure adottate dall’UE negli ultimi tre mesi per affrontare la pandemia di COVID-19.

Tipologia degli interventi

Misure monetarie e di stabilizzazione

Misure di bilancio

Misure creditizie e di garanzia

Misure normative e procedurali

MES (Meccanismo europeo di stabilità): sostegno per la crisi causata dalla pandemia: 240 miliardi di EUR; prestito di stabilità macroeconomica per consentire ai paesi della zona euro di risolvere i loro squilibri macroeconomici; pari al 2 % del PIL dell’eurozona.

Iniziativa di investimento; iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus: innanzitutto 37 miliardi di EUR; riassegnazione di risorse della politica di coesione, in particolare al fine di rimediare alle conseguenze della pandemia; integrazione di 28 miliardi di EUR, ad oggi non ancora assegnati, nel quadro dei fondi SIE.

SURE (Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza): 100 miliardi di EUR; crediti agevolati a sostegno dei lavoratori dipendenti e autonomi; prima parte del pacchetto di sostegno.

Norme in materia di aiuti di Stato: possibilità di adottare misure di sostegno nei confronti di tutte le imprese (contributi ai fondi salariali; dilazione del pagamento delle imposte sulle società, dell’IVA e dei contributi previdenziali); sostegno finanziario diretto ai clienti (a compensazione delle spese da loro sostenute per servizi ed eventi cancellati); possibilità di interventi di bilancio diretti a favore delle imprese a rischio di fallimento a causa della pandemia, risarcimento dei danni che si dimostri siano stati causati dalla pandemia (in questo caso è richiesta la notifica della Commissione europea); possibilità di altre misure compensative da parte di fonti pubbliche in paesi particolarmente colpiti; possibilità di sostegno diretto alle imprese (fino a 800 000 EUR per beneficiario).

BCE: PEPP (Programma di acquisto per l’emergenza pandemica): 750 miliardi di EUR; programmi monetari espansivi per l’acquisto di titoli a sostegno della liquidità del sistema finanziario.

Fondo di solidarietà dell’Unione europea: 800 milioni di EUR.

Fondo di garanzia paneuropeo: 200 miliardi di EUR; crediti agevolati della BEI, principalmente per le PMI; seconda parte del pacchetto di sostegno.

Flessibilità in materia di finanze pubbliche: applicazione più flessibile dei criteri di disciplina di bilancio stabiliti dal Patto di stabilità e crescita e nel semestre europeo.

 

Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione: 179 milioni di EUR.

Strumento finanziario di sostegno alle PMI colpite in maniera più grave: 8 miliardi di EUR, generati sulla base della garanzia del bilancio UE, al FEI (Fondo europeo per gli investimenti) a titolo del FEIS (Fondo europeo per gli investimenti strategici).

Cancellazione temporanea dei dazi doganali e dell’IVA sulle importazioni di strumenti e attrezzature mediche da paesi terzi.

 

Maggiore flessibilità che consente di mobilitare tutti i fondi SIE non ancora utilizzati; consente trasferimenti tra il FESR, il FSE e il Fondo di coesione; finanziamento, da parte di fondi europei, del 100 % dei costi dei progetti; flessibilità nell’applicazione del requisito della concentrazione tematica ecc.

 

Monitoraggio e protezione di asset e tecnologie critici europei.


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