Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52016AE4426

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Una politica integrata dell’Unione europea per l’Artico» [JOIN(2016) 21 final]

GU C 75 del 10.3.2017, p. 144–148 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

10.3.2017   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 75/144


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Una politica integrata dell’Unione europea per l’Artico»

[JOIN(2016) 21 final]

(2017/C 075/24)

Relatore:

Stéphane BUFFETAUT

Consultazione

Commissione europea, 27 aprile 2016

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE)

Sezione competente

Relazioni esterne

Adozione in sezione

16 novembre 2016

Adozione in sessione plenaria

14 dicembre 2016

Sessione plenaria n.

521

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

218/1/4

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il CESE è pienamente consapevole dell’importanza della regione artica per l’Unione europea e in particolare per il Regno di Danimarca, la Finlandia e la Svezia, che sono Stati membri del Consiglio artico.

1.2.

Ma è altrettanto consapevole del fatto che l’Unione europea siede nel Consiglio artico solo in qualità di osservatore, anche se, di fatto, il suo ruolo va oltre quello di semplice osservatore. Il Comitato aveva auspicato, in passato, un rafforzamento del ruolo dell’UE nella regione artica (cfr. parere REX/371 di Hamro-Drotz) (1).

1.3.

Il CESE sottolinea che l’UE siede o partecipa ad altri organi internazionali che trattano anch’essi problematiche artiche e che dunque è in grado di ampliare la sua influenza. Questo vale in particolare per quanto riguarda il cambiamento climatico, le convenzioni marittime o del diritto del mare, la pesca e anche alcuni aspetti della politica spaziale.

1.4.

La comunicazione si fonda su tre pilastri che sono, nell’ordine, il cambiamento climatico, lo sviluppo sostenibile e la cooperazione internazionale, ma la chiave dell’efficienza risiede, per l’appunto, nei risultati della cooperazione internazionale mentre i rappresentanti delle popolazioni che vivono nella regione attribuiscono la priorità allo sviluppo sostenibile; il CESE propone pertanto di invertire l’ordine di presentazione degli obiettivi dell’UE a fini di leggibilità e di efficienza, tanto più che gli obiettivi o i progetti della Commissione sono lodevoli e difficilmente criticabili in quanto tali.

1.5.

Una delle conseguenze del cambiamento climatico è stata l’apertura di nuove vie navigabili a Nord, il famoso passaggio a Nord-Ovest che Chateaubriand aveva già cercato di scoprire, invano, alla fine del settecento. Questo sviluppo apre nuove prospettive di passaggio, di pesca o di estrazione mineraria ma al tempo stesso comporta maggiori rischi di naufragi o incidenti di perforazione che richiedono infrastrutture di emergenza non presenti in loco. Il Comitato raccomanda pertanto di attribuire la massima importanza alle questioni di sicurezza in tutti i sensi, non solo nel settore dei trasporti ma anche in materia di perforazione, e sottolinea che non si conoscono ancora le conseguenze ambientali dell’apertura di queste vie di navigazione a seguito dello scioglimento dei ghiacci.

1.6.

In questo settore, il CESE sottolinea il contributo che l’impiego di Galileo potrà apportare per quanto concerne la vigilanza e la prevenzione delle catastrofi marittime e dell’inquinamento, e il fatto che potrà dimostrare la sua utilità nel caso specifico della regione artica. Il CESE insiste altresì sull’importanza che altre politiche europee (oltre naturalmente alle politiche climatiche e ambientali) integrino le considerazioni relative all’artico: in particolare, la politica strutturale dell’UE, la politica agricola comune, la politica della pesca e la politica marittima.

1.7.

Il CESE ritiene che i principi della pesca responsabile possano essere applicati nella regione artica e che l’eventuale sviluppo del turismo, e di altre attività economiche, dovrebbe iscriversi in una logica di responsabilità e di protezione di questo ambiente al tempo stesso fragile e delicato nonché già fortemente influenzato dal riscaldamento, dell’emisfero boreale.

1.8.

Sottolinea inoltre che al fine di preservare la loro cultura, le popolazioni locali vorrebbero poter beneficiare delle opportunità offerte da uno sviluppo economico e sociale sostenibile, il che presuppone in particolare un miglioramento dei mezzi di comunicazione materiali e immateriali. Il CESE auspica che la società civile possa svolgere un ruolo più attivo a favore della promozione degli interessi e delle preoccupazioni delle popolazioni locali, che devono essere non spettatori ma attori delle politiche relative all’Artico. Il CESE è favorevole a rafforzare la tutela delle risorse dell’Artico in quanto capitale naturale per le generazioni future e a considerare i cambiamenti che intervengono nell’ambiente di tale parte del mondo come un indice dei progressi compiuti a livello europeo e mondiale nel campo della protezione del clima. La protezione delle regioni artiche e la lotta contro il cambiamento climatico non sono obiettivi da perseguire senza tener conto degli abitanti oppure a loro scapito.

1.9.

Gli obiettivi della politica artica integrata dell’Unione europea non possono essere perseguiti senza l’accordo e il sostegno di Stati che non sono e non saranno mai membri dell’UE. Alcuni di essi sono superpotenze mondiali i cui obiettivi economici e strategici non coincidono necessariamente con quelli dell’UE. Il successo e gli effetti concreti di questa politica artica dipenderanno quindi dall’abilità diplomatica dell’Unione, dalla sua capacità di trasformare tali obiettivi in una preoccupazione trasversale nella sua azione diplomatica in settori che vanno al di là della zona artica in senso stretto, e infine da come saprà convincere altri Stati ad allinearsi a posizioni convergenti con le sue. La cooperazione internazionale è e rimarrà cruciale per qualsiasi politica artica.

2.   Introduzione

2.1.

L’Artico comprende territori di otto Stati: tre appartengono all’UE (Regno di Danimarca, Finlandia e Svezia); due sono membri dello Spazio economico europeo (Islanda e Norvegia); mentre gli altri tre paesi (terzi) sono il Canada, gli Stati Uniti e la Russia. Con la dichiarazione di Ottawa del 1996, questi otto Stati hanno fondato il Consiglio Artico, che persegue l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile della regione sul piano sociale, economico e ambientale.

2.1.1.

L’UE pertanto non ha mai potuto ignorare l’Artico in quanto zona strategica importante, senza per questo interferire con le competenze nazionali, ma la Commissione sottolinea in maniera insistente la questione climatica, partendo dal principio che questa regione del mondo svolge un ruolo di primo piano in materia di clima pur subendo gli effetti del cambiamento climatico. Recenti studi indicano che il riscaldamento dell’Artico procede a una velocità che è quasi il doppio della media mondiale. Ma l’Artico, oltre a subire gli effetti del cambiamento climatico, esercita un impatto molto forte su tale cambiamento. In questa regione, inoltre, vivono diverse popolazioni indigene.

2.1.2.

Tuttavia, l’Unione europea non è membro del Consiglio artico ma è invitata a titolo permanente a parteciparvi in qualità di osservatore. Germania, Cina, Corea del Sud, Spagna, Francia, India, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Singapore hanno lo status di osservatore. L’UE si è candidata allo status di osservatore permanente nel 2008. La richiesta è in attesa di una decisione definitiva. Il gran numero di osservatori dimostra come la questione dell’Artico sia un tema di rilievo per la comunità internazionale.

2.1.3.

Le istituzioni rappresentative e le associazioni delle popolazioni indigene (lapponi, aleuti, popoli indigeni del nord, della Siberia e dell’estremo oriente russo, il Consiglio artico dell’Alaska ecc.) sono invece «partecipanti permanenti», il che è la dimostrazione di una reale volontà di tener presente il destino e le esigenze in termini di sviluppo di tali popolazioni, poco numerose ma presenti nella regione artica e portatrici di culture forti.

2.2.

La politica dell’UE volta a lottare contro i cambiamenti climatici e limitare l’aumento delle temperature sembra aver trovato un ambito d’applicazione privilegiato nella zona artica; tuttavia l’UE non può esercitare alcun diritto su questo territorio e dovrà fare i conti con potenze le cui priorità riguardano più che altro le strategie militari, economiche e di trasporto marittimo. Del resto, finora, il Consiglio artico si è occupato soprattutto della questione dello sviluppo, pur se sostenibile, della regione.

2.3.

I cambiamenti climatici possono avere un forte impatto sulle condizioni di vita delle popolazioni della zona. È chiaro che le politiche in materia di cambiamento climatico non devono essere attuate contro le popolazioni ma con la loro partecipazione e tenendo presente le loro esigenze.

2.4.

L’Artico assume per l’UE un’importanza economica non trascurabile. Infatti l’UE consuma molti prodotti provenienti dell’Artico, in particolare prodotti ittici e fonti energetiche. Non si devono inoltre dimenticare le conseguenze economiche, sociali e ambientali dell’apertura di nuove vie navigabili. Del resto, ciò che vale per l’Unione europea vale anche per gli Stati presenti in tale zona. Gli Stati Uniti hanno pertanto concesso autorizzazioni di trivellazione nell’Artico.

2.5.

Il documento della Commissione si articola intorno a tre assi che illustrano le priorità di tale politica. Resta da sapere se siano o meno pertinenti:

i cambiamenti climatici e la tutela dell’ambiente artico;

lo sviluppo sostenibile dell’Artico e della zona circostante;

la cooperazione internazionale sulle questioni riguardanti la regione artica.

2.6.

È lecito sottolineare l’importanza fondamentale dell’ultimo punto il quale finisce per condizionare i primi due; infatti l’UE è direttamente interessata alla questione solo perché tre dei suoi Stati membri fanno parte della regione ma deve venire a patti con le tre potenze principali che sono gli USA, la Russia e il Canada le quali hanno tutte e tre considerevoli interessi economici e strategici nella regione. Si noti che alcuni Stati asiatici manifestano un interesse molto elevato per la regione, in particolare la Cina, il Giappone, la Corea del Sud e Singapore.

2.7.

È altrettanto lecito interrogarsi sullo spazio riservato agli aspetti relativi ai cambiamenti climatici e all’ambiente, che sono la principale preoccupazione della Commissione ma non necessariamente quella dei nostri partner internazionali, per i quali lo sviluppo sostenibile riveste un’importanza notevole senza essere una priorità.

3.   Osservazioni generali

3.1.

È evidente che la Commissione considera prioritaria la lotta contro gli effetti dei cambiamenti climatici nella zona artica. Le sue preoccupazioni principali concernono la questione dello scioglimento del permafrost, i cui effetti potrebbero rivelarsi catastrofici per quanto riguarda le emissioni di metano e di CO2, e la protezione degli ecosistemi locali, preoccupazioni del tutto legittime per le quali però l’UE da sola non è in grado di trovare una soluzione.

3.2.

Per meglio rispondere a tali sfide, la Commissione sottolinea l’importanza della ricerca e delle attività di monitoraggio della regione artica e ricorda gli sforzi finanziari autorizzati per questo scopo. Fa dunque presente la necessità di una maggiore cooperazione internazionale e chiede un accesso transnazionale alle infrastrutture di ricerca e ai dati.

3.2.1.

Tale osservazione dimostra, se mai ve ne fosse bisogno, che l’efficacia della politica dell’UE è subordinata all’efficacia della cooperazione internazionale.

3.2.2.

La Commissione articola i suoi obiettivi di «politica climatica» applicando tale politica al caso specifico dell’Artico. Nella pratica, deve però affrontare una difficoltà di carattere generale: la mancata condivisione dei suoi obiettivi a livello mondiale, e soprattutto dai paesi artici, la rende inefficiente anche se agisce concretamente grazie ai fondi strutturali e d’investimento europei. La ratifica degli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici dovrebbe rafforzare l’efficacia delle azioni e delle politiche nella regione artica.

3.3.

La Commissione è giustamente a favore di un’elevata protezione della biodiversità, della creazione di zone marine protette, nonché della lotta contro la presenza eccessiva di inquinanti e di metalli pesanti. Va tuttavia sottolineato che la protezione delle zone marine in alto mare è assai poco efficace, salvo in materia di divieti delle attività di pesca. Infatti, per definizione, si tratta di zone impossibili da controllare e proteggere in quanto sempre mutevoli per quanto riguarda sia le acque sia le specie che in esse vivono e che sono in costante movimento.

3.4.

Allo stesso modo, sottolinea la necessità di una cooperazione internazionale nel settore delle attività petrolifere e del gas, in particolare per prevenire incidenti gravi. Anche in questo caso, l’efficienza si basa sulla forza delle relazioni internazionali con gli altri Stati che intervengono nella zona artica. A questo proposito occorre sottolineare che le difficili relazioni con la Russia non hanno avuto alcun impatto negativo per quanto riguarda l’Artico, dove la cooperazione si svolge in maniera soddisfacente.

3.5.

La regione artica, ampia e a scarsa densità demografica, non beneficia di collegamenti di trasporto agevoli, ma nasconde numerose risorse — pesci, minerali, petrolio e gas — atti a suscitare interesse. La Commissione sollecita lo sviluppo di una economia sostenibile che è quanto mai necessaria considerando che gli spazi naturali sono fragili e sconvolti dai cambiamenti climatici. È opportuno tutelare le risorse naturali dell’Artico come una riserva per il futuro, salvaguardando al tempo stesso gli interessi delle popolazioni locali. Il CESE è favorevole a rafforzare la tutela delle risorse dell’Artico in quanto capitale naturale per le generazioni future e a considerare i cambiamenti che intervengono nell’ambiente di tale parte del mondo come un indice dei progressi compiuti a livello europeo e mondiale nel campo della protezione del clima. La protezione delle regioni artiche e la lotta contro il cambiamento climatico non sono obiettivi da perseguire senza tener conto degli abitanti oppure a loro scapito.

3.6.

L’UE dovrebbe sostenere la creazione di tecnologie innovative, in particolare per affrontare i rigori dell’inverno artico. Il programma InnovFin potrebbe trovare applicazione in questa regione. La Commissione chiede inoltre un vero e proprio accesso al mercato unico. Allo stato attuale, ciò rimane una prospettiva lontana. Sono tuttavia interessate anche altre politiche europee: la politica agricola comune, la politica della pesca e la politica marittima.

3.7.

La Commissione prevede di istituire un forum per rafforzare la collaborazione e il coordinamento dei vari programmi di finanziamento dell’UE. Tale forum definirebbe le priorità in termini di investimenti e ricerca.

3.7.1.

Nel quadro di Interreg, verrebbe nel contempo istituita una rete di autorità di gestione e di portatori d’interesse che potrebbe organizzare una conferenza annuale dei portatori d’interesse dell’Artico. L’idea sembra interessante, a condizione che la sua attuazione sia flessibile, trovi riscontro e possa essere adattata alle circostanze.

3.8.

In materia di investimenti, la Commissione insiste principalmente sulle reti di trasporto, necessarie per far uscire le regioni artiche dall’isolamento, e ricorda che il nord della Finlandia, della Svezia e della Norvegia fanno parte della rete transeuropea di trasporto. Si tratta di un elemento di capitale importanza per aprire la regione al resto del mondo.

3.9.

Le dimensioni della zona artica e la sua bassa densità demografica rendono particolarmente pertinente l’uso delle tecnologie spaziali. I programmi Copernicus e Galileo saranno estremamente preziosi per la regione. Per tale motivo, il Comitato sostiene incondizionatamente l’approccio della Commissione in questo settore.

3.10.

Lo scioglimento dei ghiacci ha determinato l’apertura del passaggio a Nord-Est; è opportuno garantire la sicurezza della navigazione sulle nuove rotte. Anche in questo caso, il Comitato è totalmente favorevole all’approccio della Commissione. L’idea di un Forum dei servizi di guardia costiera dell’Artico merita di essere presa in considerazione.

3.11.

Una corretta cooperazione internazionale determinerà il successo o l’insuccesso delle politiche avviate.

3.11.1.

La Commissione elenca i diversi strumenti giuridici e gli organi pertinenti, sottolineando la necessità che l’UE s’impegni con determinazione, ma ricorda altresì la necessità di iniziative di cooperazione bilaterale, segnatamente con i principali attori che sono gli Stati Uniti, la Russia e il Canada, ma anche la Groenlandia e alcuni Stati asiatici che nutrono un grande interesse nei confronti della questione artica.

3.12.

La Commissione mette in risalto la necessità del dialogo con le popolazioni indigene che, lo ricordiamo, sono le principali parti interessate e non dovrebbero subire gli effetti di politiche a loro contrarie, soprattutto nella prospettiva di uno sviluppo economico e sociale sostenibile della regione. La società civile deve quindi svolgere pienamente il proprio ruolo, affinché le preoccupazioni delle popolazioni indigene siano veramente prese in considerazione, a livello sia economico che sociale. Il CESE potrebbe, a questo proposito, svolgere un ruolo di «portavoce» in seno all’Unione europea.

3.13.

Sul piano economico e tenendo presente quanto precede, la Commissione accoglie con favore la dichiarazione relativa alle attività di pesca firmata da cinque Stati che si affacciano sul Mar glaciale artico ma fa giustamente presente che la questione non riguarda solo questi Stati.

3.14.

Infine, in materia di ricerca, la Commissione sostiene l’idea di una cooperazione scientifica rafforzata, in particolare nel quadro dell’alleanza transatlantica e artica per la ricerca oceanica, e desidera elaborare una mappa di tutti i fondali marini entro il 2020, un obiettivo di interesse scientifico determinante, che è doveroso sostenere, ma le cui implicazioni — in termini di sicurezza, trasporto o sfruttamento economico — vanno al di là della mera conoscenza scientifica.

Bruxelles, 14 dicembre 2016

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Georges DASSIS


(1)  GU C 198 del 10.7.2013, pag. 26.


Top