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Document 52010IR0099

Parere del Comitato delle regioni «Una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica»

GU C 15 del 18.1.2011, p. 26–33 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

18.1.2011   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 15/26


Parere del Comitato delle regioni «Una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica»

2011/C 15/06

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene che le macroregioni possano costituire una forma innovativa di cooperazione europea a livello interregionale e transnazionale che può, a sua volta, creare un quadro appropriato per una collaborazione, ben definita in termini di spazi, di tempi e di contenuti, tra gli enti regionali e locali, gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea,

sottolinea che le strategie macroregionali non devono comprendere tutti i settori di intervento, ma concentrarsi innanzitutto sulle sfide comuni della macroregione; desidera inoltre precisare che la macroregione non costituisce un ulteriore livello istituzionale dell'Unione europea,

fa osservare che le priorità d'azione comuni per l'area del Mare del Nord e della Manica riguardano, innanzi tutto, la politica marittima, l'ambiente, l'energia, i trasporti, l'industria e la scienza e le relative ripercussioni sulla coesione sociale,

chiede agli Stati membri di compiere ulteriori passi in avanti verso lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area in questione, in considerazione dell'esigenza di affrontare urgentemente le sfide nel settore dei trasporti, dell'ambiente, della pesca e della ricerca,

esorta la Commissione europea a stanziare già prima del 2013 le risorse dell'assistenza tecnica per l'elaborazione di strategie macroregionali e a promuovere, entro il 2013, lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica,

raccomanda di far sì che la politica di coesione per il periodo successivo al 2013 inserisca per quanto possibile la strategia macroregionale tra i propri settori di collaborazione territoriale; ritiene necessario e urgente che il ruolo e la funzione delle macroregioni vengano ulteriormente delineati nell'ambito di un Libro verde.

Relatore

:

Hermann KUHN, membro del Parlamento del Land Brema (DE/PSE)

I.   OSSERVAZIONI GENERALI

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

si compiace del fatto che la Commissione europea, il 10 giugno 2009, ha presentato una comunicazione sul tema Strategia dell'Unione europea per la regione del Mar Baltico, riguardante la relativa macroregione. La Commissione ha già affermato, in occasione della pubblicazione di tale documento, che la strategia per la regione del Mar Baltico può costituire un modello per iniziative analoghe in altre macroregioni europee;

2.

osserva che la strategia per la regione del Mar Baltico si fonda su un approccio integrato, sulla volontarietà e su una cooperazione e consultazione attive con gli enti regionali, oltre che sulla neutralità finanziaria e su un ricorso più coordinato alle risorse esistenti. Questo metodo offre un buon orientamento per il lavoro relativo alle strategie macroregionali, sebbene occorra adottare come punto di partenza le caratteristiche e i problemi specifici di ciascuna macroregione;

3.

ritiene positivo che il 18 e 19 giugno 2009 il Consiglio europeo abbia esortato la Commissione a presentare una Strategia dell'Unione europea per l'area del Danubio;

4.

rammenta che il Comitato delle regioni ha appoggiato sin dal principio questo tipo di iniziative, in quanto esse consentono di promuovere la partecipazione degli enti locali e regionali, e vi ha contribuito attivamente;

5.

fa osservare che molte regioni europee si occupano del tema «strategia macroregionale». Ciò è emerso con chiarezza in occasione del convegno del Comitato delle regioni sul tema Macroregioni europee: integrazione attraverso la cooperazione territoriale, che si è svolto il 13 aprile 2010;

6.

ritiene che le macroregioni possano costituire una forma innovativa di cooperazione europea a livello interregionale e transnazionale che può, a sua volta, creare un quadro appropriato per una collaborazione, ben definita in termini di spazi, di tempi e di contenuti, tra gli enti regionali e locali, gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea. Per l'elaborazione di queste nuove strategie si dovrebbe tener conto della lunga esperienza accumulata con la collaborazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale;

7.

sottolinea che una strategia europea per una macroregione può rafforzare la coerenza e il coordinamento delle azioni politiche in vari settori e a diversi livelli, e tradurre le sfide specifiche in azioni comuni. Essa può aiutare a coordinare l'impiego di risorse finanziarie in modo da tenere maggiormente in considerazione gli enti locali e regionali conformemente ai principi della governance multilivello e da coinvolgere in modo più flessibile le organizzazioni della società civile;

8.

ritiene perciò che le strategie macroregionali siano uno strumento per raggiungere gradualmente l'integrazione europea e una maggiore coesione economica, sociale e territoriale;

9.

considera essenziale verificare il modo in cui le strategie macroregionali e i loro ambiti di intervento si legano ad altre politiche strategiche dell'Unione, in particolare la strategia Europa 2020, la politica di coesione e la politica marittima integrata.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

Macroregioni: una nuova forma di cooperazione europea interregionale e transnazionale

10.

rammenta che la promozione e lo sviluppo della cooperazione transfrontaliera, interregionale e transnazionale sono sempre stati una priorità per il Comitato delle regioni, nello sviluppo di euroregioni basate sulla cooperazione delle regioni di confine, nonché nello sviluppo di strutture europee legate a progetti transfrontalieri, transnazionali e interregionali nella forma giuridica del Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT);

11.

segnala che la promozione della cooperazione interregionale e transnazionale rappresenta anche un importante obiettivo ed elemento costitutivo della politica di coesione. In questo contesto i programmi Interreg IV B si rivolgono già direttamente a strutture regionali più ampie, come il Mare del Nord o l'Arco atlantico;

12.

si compiace del fatto che, grazie all'inserimento dell'obiettivo della coesione territoriale nei trattati europei, l'area abbia assunto una rilevanza ancora maggiore come punto di riferimento nell'ambito delle politiche europee;

13.

ritiene positivo che la politica marittima integrata dell'Unione, che è finalizzata a far confluire le politiche settoriali in un approccio integrato, consideri la regionalizzazione della strategia un requisito fondamentale per un'attuazione efficace, poiché ciò consente di adattare in modo ottimale le priorità e gli strumenti alle specificità geografiche, economiche e politiche di uno spazio marittimo;

14.

ritiene che il concetto di macroregioni, con le relative strategie politiche, possa rappresentare una forma nuova e innovativa di politica interregionale e transnazionale dell'Unione europea. Esso può contribuire in misura rilevante alla coerenza e alla capacità di azione in uno spazio circoscritto, e quindi a coniugare, tenendo sempre in considerazione le condizioni specifiche, l'efficienza economica, la coesione sociale e l'equilibrio ecologico;

15.

prende atto del fatto che la determinazione dell'area di una macroregione avviene per scelta e non in base a una regolamentazione, e che pertanto i suoi confini non coincidono necessariamente con i confini amministrativi e politici. Essa rappresenta un livello al quale vari soggetti decidono di collaborare al fine di risolvere determinati problemi comuni che sarebbero stati irrisolvibili o difficilmente risolvibili intervenendo ad altri livelli territoriali. Si tratta di sfide ed opportunità specifiche per la cui soluzione una regione o uno Stato membro si sarebbero rivelati troppo piccoli, mentre l'Unione e le sue norme sarebbero stati, al contrario, troppo ampi e generali;

16.

conclude che le strategie macroregionali non devono comprendere tutti i settori di intervento, ma concentrarsi innanzitutto sulle sfide comuni della macroregione che possono essere individuate nell'ambito di un approccio di partenariato. Tali strategie coniugano dunque, laddove ciò è opportuno e necessario, i principi della collaborazione con il principio di sussidiarietà;

17.

segnala che i confini della macroregione, in quanto area funzionale, non sono nettamente demarcati, bensì variano a seconda del problema e della relativa soluzione. Occorre, però, anche arrivare a un grado minimo di consenso rispetto a cosa costituisca (anche nelle zone interne) il nucleo di un'area. Ogni macroregione è fondamentalmente caratterizzata da determinate basi naturali sulle quali si è sviluppata la sua storia economica, politica e culturale;

18.

precisa che la macroregione non costituisce un ulteriore livello istituzionale o costituzionale dell'Unione europea, ma dovrebbe piuttosto essere strutturata come un'iniziativa, una piattaforma o rete nell'ambito della quale i partner locali, regionali, nazionali ed europei possano collaborare, coinvolgendo i vari soggetti sociali, all'interno di un'area circoscritta, per il perseguimento di obiettivi definiti congiuntamente. A tale proposito si dovrebbero utilizzare le reti e le piattaforme già esistenti;

19.

ritiene che le strategie macroregionali offrano grandi opportunità e possibilità per sviluppare e concretizzare il metodo della governance multilivello, che il Comitato delle regioni si è prefissato come priorità; ciò comprende altresì la partecipazione aperta e flessibile delle organizzazioni della società civile;

20.

segnala che gli enti locali e regionali sono quelli che conoscono meglio, nella loro concretezza, le condizioni e i problemi della regione, e devono pertanto essere coinvolti come partner con pari dignità nell'elaborazione e nell'applicazione delle strategie macroregionali. Essi sono i soggetti maggiormente vicini ai cittadini;

21.

ritiene, tuttavia, che la collaborazione nella macroregione non possa essere strutturata unicamente a livello bilaterale o multilaterale, ma che debba essere realizzata essenzialmente con l'appoggio delle istituzioni dell'Unione europea, poiché queste ultime rappresentano gli obiettivi comuni, le regole comuni e le risorse comuni dell'Unione;

22.

ritiene che ogni macroregione necessiti una strategia specifica. Solo lo sviluppo di una serie di strategie macroregionali di diversa natura può offrire le esperienze sufficienti a valutare le possibilità e i limiti di questo strumento.

Una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica

23.

prende atto del fatto che l'area del Mare del Nord e della Manica comprende la zona marittima del Mare del Nord e gli stretti che la collegano al Mar Baltico (Skagerrak e Kattegat), all'Atlantico (Manica) e al Mare di Norvegia, come pure le regioni costiere antistanti a tale zona marittima, purché collegate direttamente o indirettamente a essa o che la influenzano o ne sono influenzate. La zona marittima coincide con i confini della regione marittima denominata «grande Mare del Nord» nei documenti della commissione OSPAR e nella direttiva sulla strategia per l'ambiente marino dell'Unione europea;

24.

ricorda che la Svezia, la Danimarca, la Germania, i Paesi Bassi, il Belgio, la Francia e il Regno Unito, che sono Stati membri dell'UE, insieme ai loro enti locali e regionali, sono legati politicamente alla macroregione del Mare del Nord e della Manica, al pari della Norvegia e, in misura più generale, dell'Islanda, che sono già in stretto rapporto con l'UE in virtù della loro appartenenza al SEE. L'Islanda ha presentato la propria candidatura per l'adesione all'Unione;

25.

prende atto del fatto che il Mare del Nord si trova sulla piattaforma continentale, pertanto non ha acque molto profonde; il suo ecosistema, con le sue 230 specie di pesci e i suoi 10 milioni di uccelli marini, è ricco e complesso, ma anche delicato ed esposto a rischi. Le coste presentano un panorama vario: fiordi, estuari, spiagge, insenature e zone di marea. Le maree e, in parte, le correnti, sono forti. I fiumi che sfociano nel Mare del Nord e nella Manica drenano una vasta area dell'Europa e riversano nel Mare del Nord i depositi presenti nelle loro acque;

26.

è consapevole del fatto che la zona del Mare del Nord e della Manica è il territorio marittimo più navigato al mondo e viene nel complesso utilizzato in modo straordinariamente intensivo attraverso la navigazione (con la concentrazione maggiore nella Manica), la pesca, l'estrazione di materie prime dal fondo (petrolio, gas naturale, sabbia e ghiaia), la produzione di energia in mare e il turismo. Queste modalità di sfruttamento sono in tensione e in conflitto sia tra loro che con la tutela dell'ambiente;

27.

è consapevole che le coste del Mare del Nord e della Manica rientrano tra le regioni sviluppate dell'UE. In questa zona si trovano due dei porti adibiti al traffico intercontinentale più grandi del mondo e altri grandi centri urbani dotati di industrie sia tradizionali che moderne; anche il turismo e l'agricoltura sono caratterizzati in buona parte da un elevato grado di sviluppo. Allo stesso tempo, settori tradizionali come la pesca e la cantieristica stanno attraversando una complessa fase di ristrutturazione, ulteriormente complicata dall'attuale crisi economica e finanziaria;

28.

considera l'area del Mare del Nord e della Manica una regione di crescita, che può e deve contribuire alla prospettiva della strategia Europa 2020 e a una crescita intelligente, ecologica e inclusiva in Europa. Un approccio macroregionale può agevolare il raggiungimento di quest'obiettivo;

29.

è preoccupato per il fatto che l'area del Mare del Nord e della Manica è notevolmente esposta all'inquinamento e a rischi ambientali: l'inquinamento è dovuto al gran numero di agenti inquinanti e di sostanze che finiscono in mare, mentre i rischi sono legati alla navigazione e alla produzione di energia. Il cambiamento climatico comporta nuovi rischi per le regioni costiere, a causa dell'innalzamento del livello del mare e dell'aumento dei fenomeni atmosferici estremi;

30.

ricorda che da duemila anni a questa parte le regioni costiere del Mare del Nord e della Manica sono fortemente unite, in senso politico e commerciale, attraverso movimenti migratori, stretti rapporti commerciali, ad esempio ai tempi della Lega Anseatica, e tradizioni marittime comuni. Per molti secoli quest'area è stata il punto di partenza di movimenti marittimi internazionali, che hanno contribuito a forgiare l'identità delle popolazioni locali;

31.

sottolinea che gli Stati rivieraschi del Mare del Nord e della Manica devono affrontare gravi problemi e sfide comuni che non possono essere risolti e superati a livello delle singole regioni o Stati membri. Tali problemi e sfide derivano essenzialmente dalle specificità naturali e geografiche del Mare del Nord, della Manica e delle rispettive aree costiere, che hanno costituito sinora la base di sviluppi storici, economici, sociali e culturali simili. Queste specificità consistono innanzitutto di:

un sistema ecologico proprio e coerente e i relativi pericoli,

clima e geologia (utilizzazione per ricavare energie rinnovabili, ad esempio dal vento o dalle maree; nuove sfide per la tutela delle aree costiere),

sfruttamento intensivo delle risorse naturali (pesca, estrazione di petrolio e di gas, ecc.),

utilizzazioni dello spazio intensive e in concorrenza tra loro (energia eolica, navigazione, tutela della natura),

sfruttamento economico delle coste (navigazione, cantieristica, turismo);

32.

sottolinea che le misure urgentemente necessarie per la tutela dell'ecosistema del Mare del Nord e i suoi collegamenti con i mari vicini, per la preservazione delle relative risorse, per il contenimento e la prevenzione dell'ulteriore inquinamento, per la sicurezza in mare e in terra e per l'adeguamento ai cambiamenti climatici trascendono, per loro stessa natura, i confini nazionali e pertanto non possono essere adottate individualmente da regioni o Stati membri. Ciò vale in particolar modo per la definizione di assetti territoriali e la creazione di infrastrutture di tipo transfrontaliero: corridoi di navigazione, reti di trasporto, canali per il passaggio dei cavi e delle tubature, creazione di una rete di zone marine protette.

Principali ambiti d'azione

33.

sottolinea che le priorità d'azione comuni per l'area del Mare del Nord e della Manica riguardano, innanzi tutto, la politica marittima, l'ambiente, l'energia, i trasporti, l'industria e la scienza e le relative ripercussioni sulla coesione sociale. In questi settori di intervento risulta evidente il valore aggiunto che una cooperazione europea nella macroregione sarebbe in grado di offrire. Al contempo tale cooperazione avrebbe ripercussioni positive anche sui settori di intervento che non dipendono direttamente dalle specificità geografiche e dagli sviluppi tradizionali.

Navigazione e porti

34.

sottolinea che la navigazione è un pilastro dell'economia europea e un importante fattore di occupazione e rappresenta, nonostante gli effetti negativi sull'ambiente, il modo di trasporto più ecologico. L'obiettivo è dunque quello di trasferire innanzi tutto una parte dei trasporti di merci sulle vie d'acqua e di collegare meglio le vie di trasporto navigabili e quelle su rotaia verso l'entroterra. Occorre coordinare le iniziative per lo sviluppo della navigazione marittima a corto raggio, delle autostrade del mare e del collegamento con le vie navigabili interne per la regione del Mare del Nord e della Manica;

35.

ritiene che sia opportuno prestare maggiore attenzione al potenziamento e al controllo della sicurezza marittima, soprattutto nelle regioni marittime ad alto rischio come la Manica. Gli ulteriori pericoli potenziali derivanti dall'utilizzo crescente dei parchi eolici in mare richiedono nuove strategie comuni per la prevenzione delle catastrofi;

36.

manifesta preoccupazione per il fatto che l'inasprimento della concorrenza nel settore marittimo e portuale (dovuta alla crisi economica e finanziaria) possa far passare in secondo piano le esigenze della lotta contro l'inquinamento dei mari e delle coste. Sono necessarie misure di sostegno, provvedimenti e incentivi speciali per sviluppare strategie come Nave pulita (Clean Shipping), Nave a emissioni zero (Zero Emissions Ship) e Porto verde (Green Harbour). In questo contesto l'iniziativa a favore del clima Rotterdam Climate Initiative e il Clean Shipping Index rappresentano dei buoni esempi;

37.

ritiene che la questione della sicurezza in mare e le misure contro l'inquinamento ambientale debbano diventare oggetto di accordi internazionali, i quali possono essere preparati e promossi attraverso le azioni e gli esempi di macroregioni adeguatamente organizzate.

Qualificazione

38.

ritiene che l'importanza crescente del trasporto marittimo e delle attività offshore farà aumentare la domanda di forza lavoro e i relativi requisiti; si assisterà altresì all'aumento della concorrenza internazionale per il reperimento di forza lavoro altamente qualificata. Le zone marittime dell'area del Mare del Nord e della Manica devono quindi far fronte alla sfida comune di investire nella formazione e nella qualificazione del personale richiesto per varie mansioni nel settore marittimo;

39.

auspica che venga valutata l'idea di una «accademia marittima» come sede di formazione virtuale comune per le professioni marittime, sia tradizionali che nuove, nella quale vengano sviluppati nuovi contenuti e regole di formazione nell'ottica di pervenire a un riconoscimento reciproco.

Industria ed economia

40.

sottolinea che le regioni costiere dell'area del Mare del Nord e della Manica sono fortemente interessate dai cambiamenti in corso nella ripartizione internazionale del lavoro nel settore industriale, in particolare nella cantieristica. Occorre incentivare la cantieristica altamente specializzata e le navi a emissioni ridotte o a emissioni zero, in modo da promuovere la competitività dei cantieri e, al contempo, rendere il traffico marittimo più sicuro e sostenibile;

41.

fa presente che il mare e anche la zona costiera possono divenire una risorsa, una materia prima per nuove tecnologie e nuovi settori industriali. È questo il caso, ad esempio, delle tecnologie offshore, delle biotecnologie «blu», delle tecnologie dell'acqua e della «tecnologia dei delta», della maricoltura e della possibile estrazione di altre materie prime dal fondo marino. Per queste tecnologie e industrie del futuro è opportuno costituire raggruppamenti (cluster) regionali nell'area del Mare del Nord e della Manica, poiché quest'area dispone di buone capacità scientifiche e industriali;

42.

si compiace del fatto che la Commissione, nel suo programma di lavoro per il 2010, abbia annunciato una comunicazione intitolata Crescita blu – una nuova visione per una crescita sostenibile nei settori legati al mare e nelle regioni marittime (trad. provv.).

Politica marittima integrata

43.

sottolinea che la politica marittima integrata dell'UE mette in rilievo la necessità di soluzioni specifiche, ideate su misura in base alle specificità (geografiche, economiche e politiche) dei mari regionali e che l'area del Mare del Nord e della Manica costituisce, appunto, un mare regionale. Lo sviluppo di una politica marittima integrata per quest'area, la sua realizzazione attraverso azioni concrete e i relativi controlli rappresentano una componente essenziale della strategia europea per l'area del Mare del Nord e della Manica;

44.

si attende che la comunicazione annunciata dalla Commissione in merito alla politica marittima integrata nello spazio marittimo definito «grande Mare del Nord» metta in risalto la necessità di una cooperazione rafforzata tra i paesi della regione e suggerisca gli strumenti di tale cooperazione;

45.

ricorda che gli enti regionali e locali e le parti interessate in loco sono partner importanti in questa discussione, in quanto sono coloro che possono valutare meglio le misure più adatte.

Pesca

46.

deplora che la politica comune della pesca non sia sinora riuscita a raggiungere i propri obiettivi in misura sufficiente e che si trovi dinnanzi a grandi sfide, tra cui la pesca eccessiva di varie specie e in numerose regioni, lo stato deplorevole di numerose risorse ittiche (alcune delle quali si trovano al di sotto dei limiti biologici di sicurezza), le capacità di cattura ancora troppo elevate, le attività di pesca illegali e non regolamentate che finora non sono state contrastate efficacemente;

47.

raccomanda di analizzare e valutare, per ciascuna zona di pesca, la modalità di gestione che meglio si adatta alla regione marittima, alle specie pescate e al tipo di flotta. In tale contesto è opportuno rafforzare il ruolo dei consigli consultivi regionali (CCR) e incentivare la partecipazione degli enti regionali e locali.

Ambiente

48.

mette in rilievo che lo sviluppo economico e i sempre più intensivi interventi umani hanno avuto considerevoli ripercussioni sull'ecosistema del Mare del Nord e della Manica e hanno causato gravi problemi ambientali, tra cui la dispersione e l'accumulo dei rifiuti (ad esempio, la plastica) nel mare e sulle spiagge, un maggiore inquinamento delle acque con sostanze chimiche e metalli pesanti e l'inquinamento causato dal trasporto marittimo e dall'estrazione del petrolio e del gas naturale dal sottosuolo marino;

49.

è convinto che sia possibile migliorare in modo durevole l'ambiente marino (per esempio in termini di qualità dell'acqua e di mantenimento della biodiversità), anche in corrispondenza degli estuari, solo se tutti i paesi rivieraschi del Mare del Nord e della Manica si impegnano a perseguire, attuare e monitorare in maniera coerente gli obiettivi comuni;

50.

prende atto con grande preoccupazione del fatto che sul fondo del Mare del Nord e della Manica è depositata ancora oggi una grande quantità (le stime parlano di un milione di tonnellate) di munizioni risalenti alla Seconda guerra mondiale, che rappresentano un grave pericolo per la navigazione, l'ambiente e la popolazione. Per limitare ed eliminare questo pericolo occorrono uno scambio di informazioni, una collaborazione basata sulla fiducia e un piano d'azione comune;

51.

insiste sulla necessità di condurre, ai fini della pianificazione della cattura e dello stoccaggio del biossido di carbonio (Carbon Capture and Storage, CCS) nel sottosuolo marino, studi molto approfonditi per la valutazione dei rischi e delle ripercussioni sull'ambiente.

Cambiamenti climatici – Mitigazione e adattamento

52.

ricorda che i paesi costieri del Mare del Nord e della Manica risentono in modo particolare e in ugual misura dell'innalzamento del livello del mare e dei maggiori rischi per le aree costiere dovuti alle inondazioni che si verificano in caso di condizioni meteorologiche estreme provocate dai cambiamenti climatici. I paesi costieri del Mare del Nord e della Manica devono affrontare queste sfide attraverso progetti comuni di ricerca, lo scambio di informazioni rilevanti e l'adozione di misure concrete per la tutela delle coste;

53.

osserva che i paesi costieri del Mare del Nord vantano un'esperienza eccezionale nella gestione dei cambiamenti dei livelli delle acque che possono risultare dai cambiamenti climatici. Pertanto il coordinamento della ricerca e del miglioramento delle conoscenze in materia può contribuire ad accrescere la competitività e a tutelare lo spazio di vita dei cittadini;

54.

ricorda altresì che le regioni dell'area del Mare del Nord e della Manica attribuiscono grande importanza alle misure di protezione del clima e alla ricerca in campo ambientale e che esse sfrutteranno congiuntamente le possibilità di azione regionale per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. A tal fine si ricorre ai programmi regionali di protezione del clima, all'aumento dell'efficienza energetica e alla produzione di energie rinnovabili (sia in mare che in terraferma) con l'obiettivo di sostituire i combustibili fossili;

55.

sottolinea che la regione costiera e, soprattutto, i grandi estuari devono essere maggiormente tutelati dalle condizioni climatiche, in modo tale da aumentare, nella misura del possibile, la qualità della natura e della vita nelle regioni costiere e nell'entroterra;

56.

prende atto del fatto che i cambiamenti climatici possono continuare a colpire anche gli ecosistemi marini attraverso il riscaldamento, l'acidificazione delle acque e l'immigrazione di nuove specie. Essi incideranno anche sul potenziale turistico di questa regione. Al fine di preparare adeguate risposte politiche al problema sono pertanto necessari scenari elaborati congiuntamente e fondati su solide basi scientifiche.

Assetto territoriale

57.

sottolinea che in uno spazio utilizzato intensivamente, come appunto quello del Mare del Nord e della Manica, le ripercussioni transfrontaliere rendono necessario un maggior coordinamento tra paesi limitrofi nel campo dell'assetto territoriale, sia per quanto riguarda la costa che le acque. I diritti di utilizzazione, che sono tuttora in aumento, in una regione circoscritta e delicata devono essere valutati e vagliati anche sullo sfondo di uno sviluppo sostenibile e della preservazione dell'ambiente naturale;

58.

invita a riflettere sulla possibilità di sviluppare per l'area del Mare del Nord e della Manica una «legislazione mineraria» comune che sancisca il diritto comune di utilizzo del sottosuolo marino, con norme per l'autorizzazione e le questioni di sicurezza. In questo contesto sono altrettanto importanti le norme per la posa e l'utilizzo dei cavi e delle tubature sul fondo marino;

59.

fa presente che la zona costiera riveste un ruolo importante per la protezione dell'entroterra dall'azione del mare. Essa rappresenta al contempo una preziosa area naturale e di svago, e pertanto contribuisce notevolmente alla qualità della vita degli abitanti dell'area del Mare del Nord e della Manica. L'utilizzazione dell'area è al centro di differenti interessi (natura, svago, economia, sicurezza, alloggio) e ciò rende indispensabile una gestione adeguata ed efficiente delle zone costiere ed una strategia integrata per la pianificazione e lo sviluppo.

Energia

60.

ritiene che le attività di estrazione del petrolio e del gas naturale nel Mare del Nord continueranno anche in futuro. Pertanto sono necessari elevati standard di sicurezza e sistemi di prevenzione e di contenimento dei rischi, al fine di ridurre questi ultimi il più possibile e di rispondere il più rapidamente possibile alle emergenze;

61.

sottolinea che, grazie alle sue specificità geografiche, l'area del Mare del Nord e della Manica offre grandi possibilità per la produzione delle energie rinnovabili, il cui sviluppo è decisivo per contrastare in modo efficace i cambiamenti climatici. L'area offre, infatti, grandi opportunità per la produzione di energia a partire dal vento, dalle onde, dalle maree e dalle correnti, ed è nell'interesse comune nella regione condurre ricerche e promuovere questo settore. Il rapido sviluppo dei parchi eolici in mare rende necessaria l'introduzione di norme per la costruzione, la sicurezza e l'inquinamento acustico e ambientale di tali impianti;

62.

accoglie con favore l'avvio della pianificazione di un'ampia rete per il trasporto di energia, denominata rete del Mare del Nord, che consentirà di sfruttare appieno il potenziale delle energie rinnovabili. Ciò richiede necessariamente la collaborazione degli Stati membri, delle regioni e del settore privato. Grazie al necessario sviluppo delle cosiddette reti intelligenti, i vantaggi della produzione delle energie rinnovabili potrebbero rendere quest'area una regione pilota per la «e-mobility».

Ricerca

63.

invita a promuovere maggiormente la ricerca marina e marittima nell'ambito dell'Ottavo programma quadro per le attività di ricerca, e di sostenere la creazione di reti in questo settore. La base per tutti i settori d'intervento menzionati è costituita infatti dalle conoscenze scientifiche sull'ecosistema del Mare del Nord e le sue condizioni, sulle ripercussioni dei cambiamenti climatici, sull'influsso reciproco di azioni di sfruttamento concomitanti, ecc.;

64.

propone di avviare un'iniziativa di ricerca specifica e interdisciplinare per la regione, finalizzata a raccogliere e integrare informazioni e conoscenze di tutti i campi di ricerca sull'area del Mare del Nord e della Manica. In tale contesto saranno valutate le esperienze del programma BONUS 169 per l'area del Mar Baltico.

Cultura

65.

ricorda che la vita e il lavoro in mare e sulla costa hanno prodotto e accumulato una lunga tradizione culturale, ricordi e racconti. Il recupero di terre dal mare, la cantieristica e la navigazione hanno contribuito considerevolmente all'identità e all'orgoglio degli abitanti dell'area del Mare del Nord e della Manica. La ripresa e lo sviluppo di queste tradizioni a vantaggio dell'identità comune costituiscono un elemento positivo per aumentare l'attenzione verso questa regione nel contesto della concorrenza;

66.

propone pertanto di promuovere la collaborazione tra musei e istituzioni culturali (ad esempio, il North Sea Maritime Museum Network). Inoltre, un libro di storia comune sarebbe un ottimo strumento per una migliore e più ampia comprensione della storia comune (e separata) della regione;

67.

sottolinea l'importanza dell'industria creativa e culturale in molte regioni dell'area del Mare del Nord e della Manica ed è convinto che questo settore diventerà sempre più importante in quest'area in termini di crescita e occupazione, in particolare grazie ai programmi di scambio culturale e accademico e a un collegamento fra cultura e turismo sostenibile in tutta l'area.

Relazione con altre politiche dell'UE

68.

ricorda la stretta relazione che intercorre tra, da una parte, le priorità e le tematiche di una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica e, dall'altra, gli obiettivi e le linee guida della strategia Europa 2020, e vi scorge un'eccellente opportunità di scambio e di arricchimento reciproco tra gli orientamenti strategici dell'Unione e la collaborazione transfrontaliera e transnazionale intensiva in una specifica macroregione del Mare del Nord e della Manica;

69.

ritiene che gli obiettivi dell'Unione ai quali una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica potrebbe contribuire in modo concreto e durevole siano, in particolare, le iniziative faro «Unione dell'innovazione», «Un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse», «Una politica industriale per l'era della globalizzazione» e «Un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro»;

70.

ribadisce che la collaborazione dei partner nazionali, regionali e locali in aree tematiche ben definite nell'ambito di una macroregione possa apportare un notevole valore aggiunto all'applicazione della strategia UE generale, poiché consente di individuare i soggetti più adatti a livello macroregionale e a mobilitare le risorse in modo mirato;

71.

sottolinea l'importanza cruciale che la collaborazione dei soggetti operanti nell'ambito di una macroregione riveste ai fini della realizzazione efficace e ottimale della strategia Europa 2020 in loco e nel vissuto concreto dei cittadini, direttamente nel loro contesto regionale e locale;

72.

osserva che fra il Mare del Nord e il Mar Baltico esistono numerose interconnessioni economiche e politiche, e che entrambi si trovano davanti a problemi analoghi in settori come l'economia marittima, la difesa dei mari, i cambiamenti climatici e la politica energetica. Una stretta collaborazione fra i due spazi è dunque auspicabile. Occorre inoltre verificare in che modo si possano trasferire i procedimenti consolidati della strategia per il Mar Baltico alla strategia per il Mare del Nord;

73.

suggerisce di verificare se e fino a che punto sarà possibile in futuro coniugare gli obiettivi e i campi d'azione della politica di coesione con le priorità concordate a livello delle strategie macroregionali, ad esempio stanziando per tali strategie determinate risorse finanziarie dei fondi strutturali;

74.

prende atto del fatto che esistono già alcuni programmi dell'Unione di collaborazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica volti a promuovere la cooperazione e la coesione tra le regioni, in particolare i programmi Interreg IV B per il Mare del Nord e per l'Arco atlantico. Questi programmi (messi più strettamente e flessibilmente in relazione tra loro o, nel lungo periodo, raggruppati) potrebbero essere ulteriormente sviluppati fino a divenire uno strumento importante per lo sviluppo e l'attuazione di una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica;

75.

invita gli enti locali e regionali dell'area del Mare del Nord e della Manica a utilizzare maggiormente e sin d'ora questi strumenti di sostegno della collaborazione interregionale per l'elaborazione e lo sviluppo di una strategia macroregionale;

76.

raccomanda nuovamente che nell'elaborazione della politica di coesione per il periodo a partire dal 2014 la cooperazione interregionale venga nuovamente rafforzata e che vengano stanziate le risorse necessarie senza pregiudicare gli obiettivi 1 e 2 della politica di coesione.

Governance

77.

prende atto del fatto che la Commissione europea si è espressa in merito allo sviluppo delle strategie macroregionali stabilendo, per il momento, un triplo rifiuto, ovvero «tre no»: niente nuove regolamentazioni, niente nuovi organi, niente nuovi fondi;

78.

tuttavia ritiene che per tale sviluppo dovrebbero essere espressi, al contempo, «tre sì»:

attuazione e controllo (di comune accordo) delle regolamentazioni già esistenti per la macroregione,

creazione di una piattaforma/rete/raggruppamento territoriale di enti regionali e locali e Stati membri con la partecipazione delle parti interessate, sotto la responsabilità delle istituzioni dell'Unione,

utilizzo concordato delle attuali risorse finanziarie dell'Unione per lo sviluppo e l'attuazione delle strategie macroregionali;

79.

ritiene che sia fondamentale che vengano sviluppate ed utilizzate, ai fini dell'attuazione delle strategie macroregionali, nuove forme di governance (reti, piattaforme) finalizzate ad azioni comuni e obiettivi concreti. Queste ultime potrebbero promuovere e sviluppare nuovi processi politici senza compromettere i diritti di giurisdizione e di sovranità. È opportuno avvalersi di una struttura di cooperazione multilivello, che raggruppi i diversi livelli di governance, le competenze, le risorse e le capacità;

80.

rammenta che la Conferenza internazionale sulla protezione del Mare del Nord ha fornito un contributo pionieristico, nel periodo dal 1984 al 2006, nel campo degli accordi per una migliore tutela del Mare del Nord. La Convenzione OSPAR per la protezione dell'ambiente marino dell'Atlantico nordorientale, compreso il Mare del Nord, entrata in vigore nel 1998, ha elaborato un quadro vincolante per gli accordi internazionali relativi all'area in questione;

81.

sottolinea che la North Sea Commission (NSC), una delle commissioni della Conferenza delle regioni periferiche marittime della Comunità (CRPM), è un partner importante che si adopera per intensificare la collaborazione nell'area del Mare del Nord e che ha già sviluppato proposte specifiche per una strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica. A questo proposito è stata instaurata, già da qualche tempo, una stretta collaborazione tra il gruppo interregionale «Mare del Nord-Manica» del Comitato delle regioni e la NSC. Anche altre reti di organizzazioni regionali e locali attive in questo settore dovrebbero avere l'opportunità di contribuire a queste azioni;

82.

sottolinea che la Arc Manche Assembly svolge un ruolo molto importante per la regione della Manica, poiché si impegna espressamente affinché la Manica entri a far parte di una strategia macroregionale comune;

83.

ritiene che la collaborazione con questo e con altri enti o piattaforme attivi (come, ad esempio, il «Forum del Mare dei Wadden») e le organizzazioni non governative rappresentino una componente fondamentale per lo sviluppo e il successo delle strategie macroregionali;

84.

si attende che venga creata una migliore sinergia tra le risorse disponibili a livello UE, fintanto che non vi siano apposite risorse da destinare alle strategie macroregionali. A questo proposito si potrebbero prevedere per le strategie macroregionali, alla luce della molteplicità delle tematiche trattate, varie risorse dell'UE, provenienti non solo dai fondi strutturali, ma anche dal Programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), dai programmi RTE-T e dal programma Marco Polo nel settore dei trasporti, dal programma quadro di R&S ecc.;

85.

ritiene che le politiche per le macroregioni siano finalizzate ad azioni comuni ben definite dal punto di vista spaziale, tematico e temporale. Per questo motivo dovrebbe essere elaborato un piano d'azione denominato «Mare del Nord/Manica 2020».

III.   CONCLUSIONI

86.

chiede agli Stati membri di compiere ulteriori passi in avanti verso lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica a livello europeo;

87.

ritiene che, alla luce dei problemi urgenti e delle sfide attuali, occorra cominciare subito a elaborare una strategia europea per l'area del Mare del Nord e della Manica. Invita il Consiglio europeo ad affidare alla Commissione l'elaborazione della suddetta strategia e chiede al Parlamento europeo di fornire la propria collaborazione;

88.

raccomanda di far sì che la politica di coesione per il periodo successivo al 2013 inserisca per quanto possibile la strategia macroregionale nel settore della cooperazione territoriale (transfrontaliera, transnazionale e interregionale) e si pronuncia a favore dell'adozione di una strategia macroregionale a partire dal 2013, in modo tale che i programmi operativi regionali del periodo di programmazione successivo possano, in base alle loro possibilità, contribuire all'effettiva attuazione di tale strategia;

89.

sottolinea che la strategia per l'area del Mare del Nord e della Manica si basa sull'applicazione del principio di sussidiarietà. Essa si occuperà di questioni e problemi che non possono essere affrontati esclusivamente a livello locale, regionale e nazionale;

90.

mette in rilievo che la suddetta strategia deve essere elaborata nel quadro di un'ampia consultazione pubblica. Essa deve essere realizzata in stretta collaborazione con il Comitato delle regioni come rappresentante degli enti regionali e locali e, in particolare, con la North Sea Commission della CRPM, la Arc Manche Assembly e altri partner importanti. Anche la Norvegia e l'Islanda dovrebbero essere coinvolte, in quanto membri del SEE;

91.

esorta la Commissione europea a stanziare già prima del 2013 le risorse dell'assistenza tecnica per l'elaborazione di strategie macroregionali, in modo tale da potere includere tale risorse nelle prospettive finanziarie dell'Unione europea;

92.

propone alla Commissione europea di promuovere, entro il 2013, lo sviluppo di una strategia macroregionale per l'area del Mare del Nord e della Manica anche nell'ambito dei programmi di promozione della cooperazione territoriale, in particolare Interreg IV B e di altri programmi, come ad esempio ESPON. In questo modo diventerà chiaro quali direttive e convenzioni si applichino già a quest'area;

93.

valuta positivamente il fatto che il programma di lavoro della Commissione europea prevede la presentazione di una comunicazione per l'attuazione della politica marittima integrata nel grande Mare del Nord;

94.

ritiene necessario e urgente che il ruolo e la funzione delle macroregioni vengano ulteriormente esaminati e delineati nell'ambito di un Libro verde. Il Comitato delle regioni ha già esortato la Commissione europea in tal senso nella sua risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea del 2010;

95.

incarica il suo Presidente di trasmettere il presente parere di iniziativa alla Commissione europea, al Parlamento europeo, all'attuale presidenza del Consiglio e ai partner del trio della presidenza (2010-2011).

Bruxelles, 5 ottobre 2010

La presidente del Comitato delle regioni

Mercedes BRESSO


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