EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52009IP0157

Complementarità e coordinamento della politica di coesione e delle misure per lo sviluppo rurale Risoluzione del Parlamento europeo del 24 marzo 2009 sulla complementarità e il coordinamento della politica di coesione e delle misure di sviluppo rurale (2008/2100(INI))

GU C 117E del 6.5.2010, p. 46–52 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

6.5.2010   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

CE 117/46


Martedì 24 marzo 2009
Complementarità e coordinamento della politica di coesione e delle misure per lo sviluppo rurale

P6_TA(2009)0157

Risoluzione del Parlamento europeo del 24 marzo 2009 sulla complementarità e il coordinamento della politica di coesione e delle misure di sviluppo rurale (2008/2100(INI))

2010/C 117 E/08

Il Parlamento europeo,

visti gli articoli 158 e 159 del trattato CE,

visto il regolamento (CE) n. 1083/2006 del Consiglio, dell'11 luglio 2006, recante disposizioni generali sul Fondo europeo di sviluppo regionale, sul Fondo sociale europeo e sul Fondo di coesione (1), in particolare l'articolo 9,

visto il regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio, del 20 settembre 2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) (2),

vista la decisione 2006/702/CE del Consiglio, del 6 ottobre 2006, sugli orientamenti strategici comunitari in materia di coesione (3),

vista la decisione 2006/144/CE del Consiglio, del 20 febbraio 2006, relativa agli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale (periodo di programmazione 2007-2013) (4),

vista l'Agenda territoriale dell'Unione europea e il primo programma d'azione per l'attuazione dell'agenda territoriale dell'Unione europea,

visto il Libro verde della Commissione, del 6 ottobre 2008, dal titolo «Coesione territoriale - Fare della diversità territoriale un punto di forza» (COM(2008)0616),

visto lo studio dell'Osservatorio in rete dell'assetto territoriale europeo (ORATE) dal titolo «Il futuro del territorio: scenari territoriali per l'Europa»,

visto l'articolo 45 del suo regolamento,

visti la relazione della commissione per lo sviluppo regionale e il parere della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale (A6-0042/2009),

A.

considerando che la nozione di zone rurali è stata definita dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico e che tale definizione comprende elementi quali la bassa densità demografica e la mancanza di accesso ai servizi, che tale definizione viene utilizzata dalla Commissione per identificare e delineare gli obiettivi di sviluppo di tali zone,

B.

considerando che le zone rurali differiscono notevolmente da uno Stato membro all'altro e che, mentre in talune regioni e in taluni Stati membri le zone rurali hanno conosciuto una crescita demografica ed economica, gli abitanti di molte di queste zone stanno migrando verso zone urbane o stanno cercando di riqualificarsi, creando così sfide immense per le zone rurali,

C.

considerando che le zone rurali coprono fino all'80 % del territorio dell'Unione europea,

D.

considerando che le zone rurali intermedie, che sono caratterizzate da una struttura economica simile a quella delle aree urbane adiacenti, differiscono dalle zone prevalentemente rurali, periferiche o isolate,

E.

considerando che uno degli obiettivi di sviluppo dell'Unione consiste nel promuovere il progresso economico e sociale e un elevato livello di occupazione nonché nel raggiungere uno sviluppo equilibrato e sostenibile,

F.

considerando che la coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione europea può essere rafforzata attraverso lo sviluppo economico, la promozione delle opportunità occupazionali nelle zone rurali e urbane e garantendo la parità di accesso ai servizi pubblici,

G.

considerando che la riforma della politica strutturale per gli anni 2007-2013 ha determinato cambiamenti a livello della struttura dei Fondi e nei criteri di ripartizione degli aiuti a titolo di questa politica, nonché la creazione del nuovo Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) legato alla politica agricola comune (PAC) e sganciato dalla politica di coesione,

H.

considerando che già in passato i programmi LEADER hanno dimostrato come si possa promuovere con successo lo sviluppo delle regioni mediante gli strumenti di politica regionale,

I.

considerando che è di importanza cruciale per il successo del FEASR assicurare la complementarità fra le attività cofinanziate dal FEASR e quelle cofinanziate dai Fondi strutturali per far sì che gli aiuti provenienti da vari fondi, in particolare dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR), dal Fondo di coesione e dal Fondo sociale europeo (FSE) siano adeguatamente coordinati e ne sia garantita la complementarità,

J.

considerando che la creazione del FEASR, la separazione dei finanziamenti di sviluppo regionale dalla politica di coesione e dalla prospettiva più ampia di sviluppo regionale non deve far sì che taluni obiettivi (ad esempio protezione dell'ambiente, trasporti e istruzione) siano doppioni o vengano semplicemente trascurati,

K.

considerando che il costante trasferimento di risorse tra il Fondo europeo agricolo di garanzia (FEAGA) e il FEASR porta ad incertezze di pianificazione sia per gli agricoltori che per i promotori di progetti di sviluppo rurale,

L.

considerando che a causa delle restrizioni di bilancio c'è il rischio che i mezzi disponibili nell'ambito del FESR vengano utilizzati in gran parte per rafforzare la competitività economica concentrata nei centri urbani più importanti o nelle regioni più dinamiche, mentre le risorse del FEASR sono principalmente destinate al miglioramento della competitività dell'agricoltura - settore che continua a rappresentare il motore dell'economia delle zone rurali - nonché al sostegno delle attività non agricole e dello sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI) in tali aree, donde la necessità di un più stretto coordinamento per assicurare una copertura totale delle aree in questione,

M.

considerando che le PMI, soprattutto le microimprese e le imprese artigiane, svolgono un ruolo essenziale per il mantenimento della vita economica e sociale nelle campagne e per la garanzia della loro stabilità,

N.

considerando che gli obiettivi della politica di sviluppo rurale non devono essere in contraddizione con quelli di Lisbona, fintantoché tale sviluppo si basa sul meccanismo della competitività relativa (migliore rapporto costo/efficienza), in particolare nell'industria locale di trasformazione agroalimentare e in relazione allo sviluppo delle PMI e delle infrastrutture e dei servizi come il turismo, l'istruzione o la protezione dell'ambiente,

O.

considerando l'opportunità di riconoscere il rapporto naturale che intercorre fra politica agricola e politica di sviluppo rurale e la loro complementarità,

1.

ritiene che i criteri tradizionali utilizzati per distinguere le zone rurali da quelle urbane (più scarsa densità demografica e livello di urbanizzazione) potrebbero non essere sempre sufficienti per dare una visione completa della situazione; ritiene pertanto che si debba esplorare anche la possibilità di aggiungere altri criteri e chiede alla Commissione di presentare un’analisi e proposte concrete in materia;

2.

è convinto che, date le disparità considerevoli tra le zone rurali nei vari Stati membri, e poiché queste rappresentano fino all'80 % circa del territorio dell'Unione europea, è necessario adottare ed attuare un approccio adeguato mirato e integrato per il loro sviluppo durevole, teso a livellare le disparità esistenti e a promuovere il dinamismo economico delle zone sia urbane che rurali; sottolinea la necessità di destinare adeguati finanziamenti alle azioni corrispondenti;

3.

ricorda a tale proposito che tutte le regioni dell'Unione europea nel suo insieme, comprese le zone rurali e remote, dovrebbero in linea di principio beneficiare delle medesime opportunità di sviluppo per evitare di aggravare l'esclusione territoriale delle aree più svantaggiate;

4.

sottolinea che in numerose zone rurali le difficoltà di accesso ai servizi pubblici, la mancanza di lavoro e la piramide di età riducono il potenziale di sviluppo, soprattutto per i giovani e le donne;

5.

osserva che, in alcune zone, non esistono alternative a determinate forme di produzione agricola, che in molti casi devono essere sostenute a ogni costo per motivi ambientali e di politica regionale, soprattutto in regioni agricole isolate o montane colpite dalla desertificazione;

6.

ricorda che il Consiglio europeo di Göteborg, del 15 e 16 giugno 2001, ha ampliato gli obiettivi di Lisbona ai concetti di durabilità e di coesione e che la politica di sviluppo rurale mira per l'appunto a pervenire a un'agricoltura sostenibile, al mantenimento di attività rurali non agricole, alla valorizzazione dei potenziali di sviluppo locale, alla protezione dell'ambiente, all'assetto equilibrato dei territori e allo sviluppo delle PMI;

7.

è convinto che una corretta attuazione della politica di sviluppo rurale, in vista dello sviluppo sostenibile a lungo termine delle zone rurali, esige che si tenga conto delle risorse naturali e delle specificità delle regioni, tra cui la protezione, il potenziamento e la gestione del patrimonio rurale, e lo sviluppo di collegamenti e interazioni con le zone urbane;

8.

sottolinea inoltre l'importanza di valutare aree di attività economica alternativa e le opportunità che derivano da quelle aree per la diversificazione delle attività occupazionali della popolazione;

9.

ritiene che, per affrontare le sfide future, le zone rurali necessitino di una politica di sviluppo equilibrata che integri tutti gli attori economici e sociali, comprese le piccole e microimprese attive nei settori della produzione e dei servizi, dato il loro ruolo nello sviluppo locale integrato;

10.

ritiene che, per quanto riguarda i nuovi Stati membri, la politica di sviluppo rurale debba essere finalizzata al miglioramento dell'efficienza dell'agricoltura e alla riduzione del divario di sviluppo economico tra campagna e città, sostenendo tra l'altro le attività non agricole, obiettivo conseguibile anche tramite i Fondi strutturali;

11.

plaude alle ambizioni stabilite durante la Seconda conferenza europea sullo sviluppo rurale svoltasi a Salisburgo nel 2003, ma deplora il fatto che i finanziamenti concessi nel quadro del secondo pilastro della PAC attraverso le ultime prospettive finanziarie siano stati ridotti in modo significativo, rischiando l'inefficacia e creando una divisione tra agricoltori e residenti rurali;

12.

sottolinea l'esigenza di elaborare una strategia di sviluppo rurale coerente a lungo termine, allo scopo di favorire un utilizzo quanto più possibile efficiente ed efficace di tutti i finanziamenti disponibili;

13.

invita gli Stati membri e le autorità regionali a formulare, in cooperazione con la Commissione e d'intesa con le autorità competenti e le organizzazioni che rappresentano la società civile, una strategia trasparente di sviluppo rurale sostenibile di lungo periodo ai livelli nazionale e regionale, intesa a individuare chiaramente le priorità e gli obiettivi in materia di sviluppo rurale e garantire l’adeguamento, il coordinamento e la complementarità degli aiuti provenienti dalle varie fonti di finanziamento disponibili;

14.

invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali ad associare direttamente le organizzazioni rappresentative delle PMI, delle microimprese e delle imprese artigiane all'identificazione di tali priorità, onde rispondere al meglio alle esigenze e alle attese di dette imprese;

15.

riconosce l'enorme importanza del ruolo di identificazione e soluzione di problemi specifici nelle zone rurali svolto dalla politica di sviluppo rurale e ritiene che l'istituzione del FEASR per il secondo pilastro della PAC rappresenti un tentativo di darsi un’impostazione flessibile, strategica, tematica ed integrata per dare risposta alla diversità di situazioni e di proporzioni delle sfide che le zone rurali dell’Unione europea si trovano ad affrontare, e di semplificare le procedure di finanziamento e far sì che i finanziamenti siano concentrati su queste aree;

16.

ricorda che agli Stati membri è stato chiesto di preparare, per il corrente periodo di programmazione, due documenti strategici: un piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale (FEASR) e un quadro strategico nazionale di riferimento per la politica regionale (Fondi strutturali); ricorda anche che gli Stati membri sono stati invitati ad attivare sinergie e ad istituire meccanismi di coordinamento operativo tra i vari fondi; si rammarica tuttavia che in tale processo ci si sia preoccupati soprattutto di assicurare la delimitazione rispettiva dei vari fondi e programmi anziché attivarne sinergie;

17.

ritiene che l’efficienza della politica di sviluppo rurale si potrà ottenere solo se le misure attuate a titolo del FEASR e della politica di sviluppo regionale vengono coordinate e sono complementari, in modo da evitare doppi finanziamenti e lacune; nota con preoccupazione l'insufficiente coordinamento fra codeste azioni nel corso dell’attuale periodo di programmazione nei singoli Stati membri; chiede pertanto alla Commissione di proporre riforme volte a garantire un migliore coordinamento programmatico e una migliore attuazione delle misure cofinanziate nel quadro della politica di coesione e della PAC; riconosce che la riforma post 2013 della PAC e dei Fondi strutturali dell'Unione europea offrirà un’opportunità di riesaminare la relazione tra sviluppo rurale, da un lato, e politica agricola e politica di coesione, dall’altro;

18.

riconosce che il ruolo principale della politica di sviluppo rurale è di continuare a mantenere la popolazione nelle campagne con un tenore di vita dignitoso;

19.

considera che l'approccio volto a separare lo sviluppo rurale dalla politica di coesione con la creazione del FEASR va sorvegliato da vicino per valutarne il vero impatto sullo sviluppo delle zone rurali; nota che il nuovo sistema è stato introdotto nel 2007 e che è pertanto troppo presto per trarre conclusioni sul futuro di questa politica comunitaria;

20.

sottolinea che una delle priorità della politica di sviluppo rurale è di proporre misure che non costringano la gente delle campagne ad abbandonare l'agricoltura e che contribuiscano anche a promuovere la competitività delle imprese, l'agricoltura biologica e, ad esempio, prodotti e bevande tradizionali di alta qualità;

21.

nota con interesse che l'Asse 3 e l'Asse 4 (LEADER) del secondo pilastro della PAC (politica di sviluppo rurale), che rappresentano il 15 % del totale della spesa del FEASR, riguardano attività extra-agricole rivolte principalmente alla diversificazione delle economie rurali; ritiene, data la natura degli interventi finanziati a titolo di questi Assi, simili ad alcune azioni finanziate dai Fondi strutturali, che vi sia il rischio di una sovrapposizione di politiche;

22.

sottolinea tuttavia la necessità di tener conto soprattutto delle prospettive degli addetti al settore agricolo, che devono restare il target privilegiato delle misure di sostegno a titolo della politica di sviluppo rurale;

23.

sottolinea l'importanza del sostegno dato ai giovani agricoltori per farli restare sulla loro terra, anche se non dediti esclusivamente alla produzione agricola, mediante incentivi per lo sviluppo e anche per altre attività quali l'agriturismo e mediante il rafforzamento delle PMI nelle zone rurali;

24.

ritiene che gli obiettivi principali della politica di sviluppo rurale possano essere ottenuti soltanto se questa politica riceve adeguati finanziamenti da utilizzare conformemente alle priorità stabilite per le zone rurali e che i fondi raccolti attraverso la modulazione debbano essere ridistribuiti alle comunità agricole attive;

25.

è dell'avviso che il coordinamento della politica strutturale con gli interventi di sviluppo rurale permetta di realizzare progetti ad alto valore aggiunto europeo; vede in tale coordinamento un'opportunità di valorizzazione duratura delle zone rurali, ad esempio tramite interventi infrastrutturali o misure di protezione ambientale;

26.

chiede alla Commissione di presentare dati e stime dettagliate relative all'utilizzazione del FEASR e dei Fondi strutturali nelle zone rurali e di esaminare le sinergie realizzabili tra FEASR e Fondi strutturali in termini di finanziamenti disponibili per le zone rurali;

27.

invita la Commissione a valutare se i programmi di politica regionale possano permettere di offrire agli agricoltori un reddito certo, ad esempio affidando loro attività di protezione dell'ambiente, di conservazione della natura e di tutela del paesaggio;

28.

sottolinea che le principali sfide in materia di coesione territoriale restano lo sviluppo sostenibile, il livello di reddito per abitante, l’accessibilità, l'accesso ai beni e ai servizi pubblici e lo spopolamento delle campagne e che sostenere attività economiche in regioni rurali costituisce il mezzo più efficace di affrontarle;

29.

chiede alla Commissione e agli Stati membri di tenere conto sistematicamente delle zone rurali nelle politiche dell'Unione europea e di offrire adeguato sostegno a progetti di sviluppo del capitale umano, in particolare attraverso l’offerta di opportunità di formazione per imprenditori agricoli e non agricoli nelle zone rurali, con particolare accento sulle giovani donne, con l’obiettivo di promuovere l’occupazione e la creazione di posti di lavoro;

30.

sottolinea che lo sviluppo nelle zone rurali richiede una maggiore attenzione e un più forte sostegno per la preservazione del paesaggio naturale ed agricolo, l'ecoturismo, la produzione e l'utilizzo di energia rinnovabile ed iniziative locali come i piani di approvvigionamento locale di prodotti alimentari di qualità e i mercati di agricoltori locali;

31.

richiama l’attenzione sul ruolo che svolgono le PMI nello sviluppo rurale e il contributo da esse fornito alla convergenza ai livelli regionale e locale; invita la Commissione, gli Stati membri e le autorità regionali e locali a porre l'accento sul rafforzamento della competitività assistendo anche altri settori produttivi, e a incoraggiare lo spirito d'impresa nelle zone rurali sopprimendo segnatamente gli ostacoli amministrativi e giuridici, fornendo infrastrutture IT adeguate e incrementando gli incentivi per l'avvio di nuove attività imprenditoriali, nonché offrire maggiore supporto alle attività non agricole promuovendo la diversificazione economica in queste aree;

32.

ancora una volta richiama l'attenzione del Consiglio, della Commissione, degli Stati membri e delle autorità locali sull'immensa posta in gioco rappresentata dall'annunciata scomparsa di diversi milioni di piccole imprese nelle zone rurali con tutte le conseguenze per l'occupazione e dunque per la stabilità delle aree rurali stesse; chiede che vengano adottate misure a tutti i livelli in stretta cooperazione con le parti economiche e sociali;

33.

riconosce che le difficoltà connesse all'attuazione dello sviluppo rurale attengono alle interferenze tra le politiche settoriali e la politica di coesione territoriale e tra le loro rispettive dimensioni economiche e sociali, oltre che ai numerosi modelli organizzativi di ripartizione delle competenze e al coordinamento delle azioni a livello degli Stati membri; a questo proposito sottolinea ancora una volta la necessità di creare sinergie tra il FEASR e i Fondi strutturali e di coesione e invita la Commissione ad assistere le autorità nazionali, regionali e locali nel rendersi adeguatamente conto delle possibilità offerte da questi strumenti finanziari; chiede agli Stati membri di garantire il dialogo tra autorità di gestione in modo da creare sinergie tra gli interventi dei differenti fondi e potenziarne l’efficacia;

34.

è del parere che, preliminarmente alla riforma del finanziamento rurale, la Commissione debba svolgere una valutazione dettagliata di tutte le politiche settoriali che hanno un impatto sulle zone rurali, in particolare la PAC e la politica regionale, nell'ambito della coesione territoriale e che venga definita una serie di buone pratiche attinenti alla politica di sviluppo rurale nel suo insieme;

35.

invita il Consiglio a convocare una sessione informale e congiunta dei ministri competenti per l'agricoltura e la politica regionale per discutere sui migliori mezzi di coordinamento tra politica di coesione e misure di sviluppo rurale, e ad invitare a detta sessione gli organi consultivi dell'Unione europea (Comitato delle regioni e Comitato economico e sociale europeo), come pure i rappresentanti delle autorità regionali e locali;

36.

chiede alla Commissione di creare un gruppo di lavoro ad alto livello entro il 2011 come parte del controllo dello «stato di salute» della PAC (Health Check) che presenti proposte per garantire il futuro dell'economia rurale e di quanti vivono nelle zone rurali dopo il 2013;

37.

invita la Commissione ad istituire o consolidare una reale governance e una partnership a tutti i livelli, coinvolgendo direttamente tutte le parti interessate, comprese le PMI e le microimprese, e le parti economiche e sociali, al fine di definire le priorità di azione più adatte alle esigenze di sviluppo delle zone rurali;

38.

osserva che il processo di sviluppo rurale deve essere riconciliato con gli interessi delle aree suburbane e strettamente coordinato con la promozione dello sviluppo urbano, e insiste sul fatto che le sinergie fra politiche di sviluppo rurale ed urbano non sono né adeguate né efficaci;

39.

riconosce il potenziale della comunità rurale nell’apportare un contributo positivo all'ambiente attraverso una partecipazione ad attività ecocompatibili e allo sviluppo di fonti energetiche alternative come i biocombustibili, in particolare se si considerano le quattro nuove sfide enunciate nel quadro della verifica dello stato di salute della PAC (Health Check), tra cui la biodiversità e le energie rinnovabili;

40.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.


(1)  GU L 210 del 31.7.2006, pag. 25.

(2)  GU L 277 del 21.10.2005, pag. 1.

(3)  GU L 291 del 21.10.2006, pag. 11.

(4)  GU L 55 del 25.2.2006, pag. 20.


Top