EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52006IE0410

Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Materie prime rinnovabili — Prospettive di sviluppo del loro utilizzo a scopi energetici e in altri settori

GU C 110 del 9.5.2006, p. 49–59 (ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, NL, PL, PT, SK, SL, FI, SV)

9.5.2006   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 110/49


Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema Materie prime rinnovabili — Prospettive di sviluppo del loro utilizzo a scopi energetici e in altri settori

(2006/C 110/10)

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 14 luglio 2005, ha deciso, conformemente all'articolo 29, paragrafo 2, del proprio Regolamento interno, di elaborare un parere sul tema Materie prime rinnovabili — Prospettive di sviluppo del loro utilizzo a scopi energetici e in altri settori.

La sezione specializzata Agricoltura, sviluppo rurale, ambiente, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 27 febbraio 2006, sulla base del progetto predisposto dal relatore VOSS.

Il Comitato economico e sociale europeo, in data 15 marzo 2006, nel corso della 425a sessione plenaria, ha adottato il seguente parere con 95 voti favorevoli, 19 contrari e 15 astensioni.

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1

Con il nuovo slancio impresso alla strategia di Lisbona i criteri della sostenibilità sono entrati saldamente a far parte degli obiettivi prioritari della politica dell'UE. Secondo il Comitato il presente parere di iniziativa sulle materie prime rinnovabili può fornire degli impulsi nei seguenti aspetti chiave:

una riserva di materie prime sostenibile e rispettosa dell'ambiente, con posti di lavoro nelle regioni europee,

l'Europa quale economia dinamica basata sulla conoscenza, che si avvale di tecnologie avanzate sempre più richieste in tutto il mondo,

requisiti sempre maggiori sul piano della politica di sicurezza e di sviluppo per ottenere soluzioni sostenibili,

garanzia e diversificazione delle materie prime in Europa e

inversione di tendenza nell'uso delle materie prime, come strategia di protezione del clima e, contestualmente, di salvaguardia della biodiversità.

1.1.1

La sfida cruciale per lo sviluppo futuro rimane un utilizzo parsimonioso ed efficiente delle materie prime anche quando esse siano rinnovabili.

1.1.2

Il Comitato riconosce l'elevato potenziale occupazionale dell'uso delle materie prime rinnovabili a livello locale e giudica necessario sviluppare un'adeguata politica per la formazione, iniziale e permanente, dei lavoratori e degli utenti in tutti i settori connessi alla produzione e all'uso di dette materie prime.

1.2

Il Comitato rileva che in seno alla Commissione moltissimi servizi si occupano delle diverse problematiche delle materie prime rinnovabili in funzione dei loro rispettivi ambiti di competenza. Si rammarica tuttavia che nell'UE manchi un esplicito coordinamento centrale o una task force per questo settore. Esorta pertanto la Commissione a garantire, mediante una ristrutturazione adeguata, la fissazione di obiettivi mirati per la politica relativa alle materie prime rinnovabili.

1.3

Il disaccoppiamento dei pagamenti diretti nel quadro della riforma della PAC decisa a Lussemburgo nel 2003, il regolamento relativo al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il futuro riconoscimento della barbabietola da zucchero come materia prima agricola rinnovabile sono altrettanti motivi determinanti per incrementare le colture rinnovabili in Europa.

1.3.1

Durante la sua revisione, prevista per il 2006, il premio a favore delle piante energetiche dovrà essere adattato:

riconoscendo la possibilità di farne richiesta anche ai nuovi Stati membri che applicano procedure semplificate per la PAC,

prevedendo anche la possibilità specifica di ottenerlo in seguito al processo di transizione in tipi di terreni per i quali non è prevista l'erogazione di questo tipo di premi,

semplificando le procedure amministrative e

modificandone l'entità.

1.4

Il Comitato chiede che si tenga conto dello sviluppo di questo comparto anche nell'allocazione dei fondi strutturali e che gli venga destinata una percentuale congrua degli stanziamenti.

1.5

Dato che il Sesto programma quadro di ricerca ha notevolmente trascurato la ricerca e lo sviluppo riguardanti le tecnologie relative alle materie prime rinnovabili, il Comitato chiede che nel Settimo programma quadro si prevedano, oltre a risorse per l'energia da biomassa, azioni specifiche per lo sviluppo delle materie prime rinnovabili e delle relative applicazioni industriali. Ciò richiede una dotazione finanziaria nettamente superiore.

1.6

Il Comitato constata che attualmente l'ostacolo allo sviluppo è costituito non dall'offerta quantitativa di materie prime disponibili o già producibili, bensì dal ritardo nelle tecnologie di trasformazione per arrivare ai diversi prodotti di mercato possibili.

1.7

Il Comitato si compiace del piano d'azione dell'UE per la biomassa. Deplora tuttavia che esso riguardi solo l'energia e non si soffermi sull'uso della biomassa come materia prima; attende una valutazione di tale piano e auspica che esso dia impulso ai piani d'azione a livello nazionale e regionale.

1.7.1

L'insufficienza del quadro normativo per le energie rinnovabili, e in particolare per la biomassa, impedisce di sfruttarne appieno le potenzialità nella maggior parte degli Stati membri. Il Comitato invita perciò la Commissione e il Consiglio a mettere a punto una politica più efficace.

1.8

Il Comitato appoggia espressamente la definizione, da parte dell'UE, di obiettivi circa la quota di materie prime rinnovabili. A tale proposito propone lo schema 25 × 4 entro il 2020, cioè il 25 % di materie prime rinnovabili rispettivamente per l'energia elettrica, per la produzione di calore, per i combustibili e per i nuovi materiali, quali ad esempio i materiali compositi, le materie plastiche rinforzate con fibre naturali e i prodotti dell'industria petrolchimica.

1.9

Il Comitato sottolinea che per tutte le applicazioni (elettricità, calore, combustibili e usi industriali) è decisivo mettere a punto ed attuare misure di commercializzazione efficaci. Esempi positivi al riguardo potrebbero essere le leggi di alcuni Stati membri sull'immissione in rete di energia prodotta da fonti rinnovabili. Il Comitato giudica importante prevedere una certa flessibilità che offra prevedibilità e incentivi per gli investimenti a favore delle nuove tecnologie e tenga conto delle diverse situazioni di partenza per quanto concerne ad esempio le tecnologie e la degressività dei costi.

1.10

Per quanto riguarda la definizione degli approcci politici e l'individuazione degli ostacoli provocati dalle varie politiche, il presente parere tratta anche diversi altri punti: norme in materia di emissioni e di rifiuti, regolamento sugli imballaggi e i veicoli usati, normativa fiscale, normalizzazione e organizzazione del mercato delle piante tessili, senza dimenticare le nuove prospettive che il regolamento REACH sui prodotti chimici ha aperto per i processi basati sulla biomassa. Le disparità che i 25 Stati membri presentano sotto il profilo sia dell'attuazione delle politiche che dei sistemi costituiscono ostacoli complessi. Il Comitato esorta la Commissione ad individuare gli ostacoli originati dalle varie politiche e a proporre delle soluzioni.

1.11

Circa la coltivazione, il Comitato definisce requisiti relativi alla concorrenza per l'utilizzo delle superfici tra le piante alimentari, l'energia e l'equilibrio ecologico, nonché alla protezione della natura e alla tutela dell'ambiente e del paesaggio. Il Comitato propone un sistema di accreditamento per attestare la provenienza e la trasformazione dei prodotti.

1.12

Quanto alla dimensione internazionale, il parere sottolinea le opportunità offerte all'UE nel campo dell'esportazione delle tecnologie. Per il commercio internazionale di fonti energetiche di origine biologica il Comitato chiede però norme ad hoc a livello dell'OMC che, soprattutto, garantiscano la sovranità alimentare e prevedano standard ecologici e sociali.

1.13

Il Comitato esaminerà il piano d'azione dell'UE per la biomassa in un altro parere.

2.   Antecedenti e situazione attuale per la costituzione di una riserva di materie prime rinnovabili

2.1

Obiettivi della politica dell'UE: tenuto conto del rilancio della strategia di Lisbona e dei criteri della sostenibilità, si avverte la mancanza d'impulsi innovativi al livello dei seguenti aspetti chiave:

una riserva di materie prime sostenibile e rispettosa dell'ambiente, con posti di lavoro nelle regioni europee,

l'Europa quale economia dinamica basata sulla conoscenza, che si avvale di tecnologie avanzate sempre più richieste in tutto il mondo,

requisiti sempre maggiori cui le soluzioni sostenibili in Europa devono soddisfare sul piano della politica di sicurezza e di sviluppo,

garanzia e diversificazione delle materie prime in Europa, per assicurare una maggiore indipendenza economica,

inversione di tendenza nell'uso delle materie prime, come strategia di protezione del clima e, contestualmente, di salvaguardia della biodiversità.

A questo proposito il presente parere d'iniziativa intende evidenziare alcuni aspetti fondamentali dal punto di vista della società civile europea.

2.2

Definizione: le materie prime rinnovabili sono prodotti agricoli, forestali e della pesca utilizzati in settori che non riguardano né l'alimentazione umana né quella animale. Vi rientra tutto ciò che si è formato mediante la fotosintesi e i successivi processi vitali: si tratta quindi di energia solare accumulata. La biomassa può essere utilizzata sia come materia prima sia a scopi energetici.

2.3

Cenni storici: la produzione di materie prime rinnovabili è uno dei principali compiti dell'attività agricola, accanto alla produzione di alimenti e di mangimi. Queste materie prime hanno iniziato ad essere scalzate con la rivoluzione industriale ma sono state sostituite in misura rilevante da prodotti petrolchimici solo dalla metà del XX secolo. Sulla base delle conoscenze tradizionali e grazie alle nuove tecnologie e a una scienza creativa, oggigiorno abbiamo molteplici nuove possibilità di utilizzare queste materie prime nel campo dell'energia, nel settore farmaceutico, nella chimica, nell'edilizia e nei trasporti.

2.4

Il quadro mondiale della politica relativa alle risorse: le economie dell'UE presentano un fortissimo grado di dipendenza dalle fonti energetiche e dalle materie prime importate da tutto il mondo. Il consumo crescente e la dipendenza da fonti fossili come il petrolio e il gas naturale, ma anche dal carbone, stanno diventando insostenibili e hanno numerose conseguenze negative. Basti pensare che la sola bolletta petrolifera dell'economia tedesca ammonta a oltre 40 miliardi di euro all'anno.

2.4.1

La carenza di sviluppi e investimenti innovativi per utilizzare materie prime diverse nei paesi industrializzati è imputabile ad un'impostazione a senso unico delle politiche. Oltre ai danni ecologici e al cambiamento climatico globale, anche i rischi sul piano della politica estera e di sicurezza sono fenomeni drammatici connessi alla dipendenza dalle materie prime fossili.

2.4.2

Le ricadute negative dei cambiamenti climatici a livello mondiale, dei rincari dell'energia e dell'assenza di alternative efficienti sono ulteriori fattori che determinano fra l'altro la povertà nei paesi in via di sviluppo.

2.4.3

La drammaticità del cambiamento climatico: le difficoltà incontrate in tutto il mondo nell'attuazione del Protocollo di Kyoto, le grandi aspettative suscitate dalla conferenza di Montreal sul clima e i modesti risultati invece conseguiti sono temi ampiamente trattati nei documenti del Comitato. Ovunque e ogni giorno vengono richieste nuove soluzioni a livello europeo e internazionale.

2.5

Le materie prime rinnovabili costituiscono una fonte costantemente rigenerabile di materie prime e di energia. Possono contribuire ad un equilibrio ambientale positivo riducendo l'impatto ambientale, e in particolare l'aumento di CO2, offrono opportunità per le catene economiche e le catene del valore a livello locale, contribuiscono alla creazione e al mantenimento di posti di lavoro nelle zone rurali europee, e possono, in queste zone come anche nei settori agricoli e forestali a monte e a valle, dare nuovo impulso alla dinamica economica. Possono altresì rendere più flessibile la rotazione delle colture in agricoltura contribuendo così alla biodiversità. Infine, grazie al loro potenziale innovativo, offrono svariate possibilità di impiego e un ampio spettro di materie prime per i prodotti chimici.

2.6

Reazione delle politiche nazionali dell'UE ai nuovi sviluppi sul fronte delle materie prime

Per l'immissione in rete di energia prodotta a partire da fonti rinnovabili numerosi paesi europei hanno adottato regolamentazioni specifiche che stabiliscono tariffe più elevate in funzione di diversi criteri tecnologici ed economici. Ciò ha consentito lo sviluppo della produzione e della commercializzazione di nuove tecnologie, la riduzione dei costi grazie all'ampia esperienza acquisita sul campo e al perfezionamento delle tecnologie. Come si evince fra l'altro dalle comunicazioni della Commissione (COM(2005) 627 e 628 def.), però, in molti paesi europei molto rimane ancora da fare per creare incentivi efficaci allo sviluppo e alla commercializzazione.

2.7

Politiche mondiali: le materie prime rinnovabili stanno diventando sempre più importanti nelle diverse culture e nei diversi paesi, soprattutto nelle zone rurali. Fra le iniziative politiche ed economiche sono da annoverare ad esempio il programma per l'etanolo in Brasile e gli esperimenti con i semi di jatropha (pianta oleaginosa) nelle zone aride dell'India e dell'Africa. Si registrano però anche tendenze a sviluppi molto preoccupanti, p.es. nel Sudest asiatico e in America Latina dove, in seguito alla crescente domanda mondiale di oli combustibili, vengono distrutte vaste superfici forestali, con conseguenze estremamente negative non solo sul piano del bilancio climatico. Gli Stati Uniti intendono avviare un nuovo corso di politica energetica, atteso da tempo. Entro il 2030 vogliono infatti produrre il 20 % dei carburanti e il 25 % delle sostanze chimiche partendo dalla biomassa. Il Presidente e il Congresso, mediante la legge sulla sicurezza energetica, stanno cercando di fare del settore della biomassa uno dei pilastri dell'economia statunitense.

2.8

Le materie prime rinnovabili nell'attività dell'UE: in seno alla Commissione europea oltre dieci direzioni generali si occupano di questo tema secondo prospettive diverse. I lavori sono concentrati soprattutto al livello della DG Agricoltura e della DG Energia e trasporti, tuttavia, anche le DG Imprese e industria, Sviluppo, Ricerca, Politica regionale, Commercio, Concorrenza e Fiscalità lavorano in questo settore. Un contributo sostanziale viene anche dall'Agenzia europea dell'ambiente di Copenaghen.

2.8.1

L'UE ha adottato le seguenti iniziative per lo sviluppo delle materie prime rinnovabili:

direttiva 2001/77/CE sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità,

direttiva 2003/30/CE sulla promozione dell'uso dei biocarburanti o di altri carburanti rinnovabili nei trasporti,

direttiva 2003/96/CE che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità,

direttiva 98/70/CE relativa alla qualità della benzina e del combustibile diesel,

Libro bianco della Commissione, in cui si chiede di raddoppiare la quota di energie FER entro il 2010,

riforma dell'organizzazione del mercato delle piante tessili,

messa a riposo dei terreni nell'UE dal 1992 e produzione di colture destinate ad usi non alimentari,

riforma della politica agricola (Lussemburgo, 2003): resta l'obbligo di messa a riposo dei terreni, con la possibilità di praticare determinate colture; il disaccoppiamento consente fondamentalmente la libera scelta delle colture senza perdite a livello dei pagamenti diretti; nell'intera UE viene introdotto un aiuto non disaccoppiato per 1,5 milioni di ettari di piante energetiche,

regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del FEASR, che prevede anche il sostegno a questo settore,

fondi strutturali,

6o programma quadro di R&S.

Infine, il 7 dicembre 2005 la Commissione ha pubblicato i seguenti documenti:

Piano d'azione per la biomassa (COM(2005) 628 def.)

Comunicazione Il sostegno a favore dell'elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (COM(2005) 627 def.).

Le istituzioni europee stanno lavorando all'adozione delle decisioni relative ai seguenti strumenti:

orientamenti strategici comunitari sullo sviluppo rurale,

riconoscimento della barbabietola da zucchero anche come coltura energetica ai sensi della nuova riforma del settore dello zucchero,

7o programma quadro di R&S,

comunicazione della Commissione sui biocarburanti (2006),

regolamento REACH concernente le sostanze chimiche (con nuove prospettive di utilizzo delle materie prime rinnovabili, specie nell'ipotesi di sostituzione).

3.   Osservazioni generali

3.1

Il Comitato sottolinea la fondamentale importanza del settore delle materie prime rinnovabili per la sostenibilità delle economie nazionali. Constata altresì che attualmente taluni prodotti agricoli essenziali hanno, nel settore energetico, un valore superiore a quello loro riconosciuto per l'alimentazione umana e animale. Pur senza addentrarsi in un dibattito sui valori, si constata che oggigiorno il livello dei prezzi dell'energia in generale addita spesso una soglia minima per i prezzi di mercato dei prodotti agricoli. Ciò può schiudere nuove alternative circa l'impiego delle materie prime rinnovabili a scopi energetici e non energetici, ed evidenzia in particolare la necessità di mettere a punto e consolidare nuove tecniche di sfruttamento.

3.2

Utilizzazione integrata dei terreni: il Comitato riconosce, in generale, la concorrenza tra le diverse utilizzazioni dei terreni: ad esempio, produzione alimentare, garanzia della biodiversità, salvaguardia della natura e tutela ambientale, oppure produzione di mangimi e di materie prime destinate ad usi non alimentari. Questa concorrenza varia a seconda delle regioni e presenterà sviluppi assai differenti. Molto diversa è anche l'entità delle superfici disponibili per i vari impieghi.

3.2.1

Considerati gli incrementi della produttività e la diminuzione del consumo di generi alimentari, si prevede che, a medio termine, nell'UE si libereranno estensioni complessive pari ad altri 13,7 milioni di ettari (sul totale dei 104 milioni di ettari di terreni coltivabili disponibili), cui si aggiungono le superfici attualmente messe a riposo nel contesto della PAC. Stando all'attuale modello di consumo di prodotti di origine animale trasformati, sarà inoltre necessario destinare alla produzione di mangimi una quota superiore della superficie agricola europea.

3.2.2

Ciò nonostante, se si considera l'Europa nel suo insieme, l'estensione dei terreni agricoli e forestali è limitata, tant'è vero che l'Europa è il maggiore importatore mondiale di prodotti alimentari e di mangimi. Il Comitato nutre profonde preoccupazioni per la riduzione delle superfici agricole a livello mondiale: ogni anno nel mondo se ne perdono infatti circa 7 milioni di ettari. Il 25 % di tutti i terreni utilizzati sono considerati a rischio. Nel 1970, a livello mondiale, la superficie coltivabile per abitante era ancora di 0,18 ettari pro capite, mentre oggi è scesa a soli 0,11 ettari. A ciò si aggiungono gravi incertezze circa un'evoluzione negativa della resa agricola a livello mondiale e la perdita di raccolti a causa dei cambiamenti climatici.

3.2.3

A giudizio del Comitato, oltre che all'incremento della resa agricola, occorre prestare soprattutto grande attenzione allo sfruttamento efficiente di colture lignocellulosiche quali le graminacee e il legno, e di sottoprodotti agricoli come la paglia. Inoltre, occorre recuperare il valore energetico dei sottoprodotti e dei residui del ciclo di vita dei materiali, come ad esempio i liquami negli impianti per la produzione di biogas. Al medesimo tempo occorre prevedere nuovi standard rigorosi per lo sviluppo di tecnologie di sfruttamento e conversione più efficaci. Su questo fronte occorre dar prova del massimo impegno, e le azioni al riguardo dovranno far parte integrante della politica europea di ricerca e sviluppo.

3.2.4

Il Comitato rileva che i nuovi Stati membri dell'Europa centrale e orientale dispongono di una percentuale elevata di superfici agricole. Al medesimo tempo tali paesi beneficiano di gran parte dei fondi strutturali: esistono dunque buoni presupposti perché le politiche comunitarie e nazionali creino incentivi agli investimenti e alle innovazioni nel campo delle materie prime rinnovabili. Il Comitato invita l'Unione europea e, soprattutto, gli Stati membri ad adottare disposizioni legislative e linee guida per la programmazione idonee ad assicurare una parte significativa della dotazione dei fondi strutturali al settore delle materie prime rinnovabili.

3.2.4.1

In alcuni Stati membri, per effetto del processo di transizione, vaste superfici agricole non sono più state coltivate. Il Comitato fa notare che la loro coltivazione risulta meno competitiva perché generalmente si tratta di terreni che non hanno diritto a pagamenti a titolo della PAC. Il Comitato invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a valutare l'opportunità di un impiego mirato dei fondi strutturali per assicurare che lo sfruttamento di tali superfici contribuisca allo sviluppo strutturale e all'occupazione nelle regioni interessate.

3.2.4.2

Il premio a favore delle piante energetiche (45 euro per ettaro), previsto per 1,5 milioni di ettari nelle decisioni di Lussemburgo sulla riforma della PAC del 2003, formerà oggetto di revisione già alla fine del 2006. Il Comitato invita la Commissione a verificare se il suo importo sia sufficiente. Ritiene altresì che la procedura per richiederlo sia troppo burocratica e propone di modificarla con la massima sollecitudine. Attualmente questo premio non può essere richiesto nei paesi che hanno optato per procedure semplificate nel quadro della PAC, ossia 8 dei 10 nuovi Stati membri. Il Comitato chiede che, nel quadro dell'adeguamento previsto dalla fine del 2006, si consenta anche a questi paesi di accedere al premio in parola. Riguardo alla sua entità andrebbe previsto un adeguamento specifico per i terreni che a seguito del processo di transizione non abbiano ottenuto alcun diritto a pagamenti.

3.3   Valore aggiunto a livello regionale — creazione di nuovi posti di lavoro

3.3.1

Per rafforzare l'economia locale nelle zone rurali, il Comitato giudica necessario assicurare che soprattutto le prime fasi della lavorazione avvengano per quanto possibile in loco. In tale contesto, le tecnologie decentrate offrono un grande potenziale per lo sviluppo e il rafforzamento dell'economia locale in quanto consentono, da un lato, di ridurre i costi di trasporto delle materie prime organiche e, dall'altro, di aumentare la creazione di valore aggiunto a livello locale, attraverso il perfezionamento e lo sfruttamento sul posto. Tali circuiti economici a livello locale consentono, da un lato, di mantenere i posti di lavoro nel settore agricolo e, dall'altro, di crearne di nuovi nei settori a monte e a valle.

3.3.1.1

Un aumento del 5 % della quota delle fonti energetiche rinnovabili di qui al 2010 creerebbe da 250 000 a 300 000 nuovi posti di lavoro nel solo settore della biomassa, principalmente nelle aree rurali, a condizione però che il 70-90 % della medesima venga prodotto in Europa. Il settore dei biocombustibili ha un'intensità di manodopera da 50 a 100 volte superiore a quella del settore dei combustibili fossili. L'intensità di manodopera per la produzione di elettricità dalla biomassa è da 10 a 20 volte superiore e nel settore del riscaldamento è doppia. Vi si aggiungono però anche numerosissimi posti di lavoro nel settore della conversione e della costruzione di sistemi di riscaldamento, per cui in varie regioni i maggiori risultati sotto il profilo occupazionale sono da prevedere nell'ambito dello sfruttamento energetico. Stando al rapporto di sintesi del MITRE del 2003, attuando un'ambiziosa strategia delle materie prime imperniata sulle energie rinnovabili sarà possibile creare circa 2,5 milioni di posti di lavoro (netti) di qui al 2020 nella sola UE. Circa i 2/3 di tali posti di lavoro potranno essere ottenuti nel comparto della biomassa. Di conseguenza il Comitato sottolinea il grande potenziale occupazionale che questo comparto presenta, purché vengano adottate idonee politiche d'incentivazione (dati i maggiori costi prevedibili). Al riguardo è indispensabile predisporre condizioni generali che possano sì evolvere, ma in maniera prevedibile.

3.3.1.2

Questi effetti positivi sul fronte occupazionale favoriranno appunto anche le zone rurali. Al riguardo si constata, da un lato, l'esigenza di nuovo personale altamente qualificato soprattutto nel settore della ricerca e dello sviluppo, valutato a circa 400 000 persone e, d'altro lato, anche la necessità di manodopera con un livello di competenze iniziali basso o molto modesto. Nell'insieme, in tutti i settori risulta indispensabile un impegno di formazione e qualificazione di ampio spettro sia per i produttori che per gli utilizzatori.

3.3.1.3

Al tempo stesso il Comitato constata l'esigenza crescente di formazione e perfezionamento professionale sulle materie prime rinnovabili nei seguenti settori: ricerca e istituti universitari, industria, artigianato, agricoltura, amministrazione, media e consumatori.

3.3.2

Per quanto riguarda i cambiamenti strutturali nelle zone rurali, ad esempio attualmente nel quadro della riforma dell'OCM dello zucchero, il Comitato insiste affinché si sfrutti il potenziale esistente nel settore artigianale e industriale, orientandolo verso l'utilizzo delle materie prime rinnovabili. I fondi di ristrutturazione costituiscono uno strumento adeguato per le operazioni di riconversione, mentre i fondi strutturali comunitari si prestano alla creazione di nuovi siti produttivi. Il Comitato deplora che l'impiego dei fondi di ristrutturazione non sia subordinato a strategie d'insediamento innovative atte a creare occupazione.

3.4   Sfruttamento delle materie prime rinnovabili mediante un utilizzo «in cascata»

Le materie prime rinnovabili possono essere utilizzate per la produzione materiale o energetica. Le diverse possibilità di impiego devono basarsi sul principio dell'utilizzo in cascata. È quindi preferibile esaminare la possibilità della trasformazione materiale prima dell'uso a fini energetici. Attualmente, riguardo ai processi di trasformazione di questo tipo, nel caso del petrolio viene utilizzato circa l'80 % della materia prima, mentre nel caso della biomassa la percentuale è del 59 %. Stando al principio delle cascate, l'utilizzo dovrebbe seguire il seguente ordine: uso alimentare, sfruttamento delle materie prime in funzione del rispettivo potenziale, materia prima secondaria o materia prima destinata alla produzione di energia o anche usata come mangime (pannelli di semi oleosi), utilizzo delle materie prime a basso potenziale energetico con struttura in lignina e cellulosa, utilizzo come concime.

3.4.1   Uso delle materie prime rinnovabili per la produzione di materiali

Per quanto riguarda la produzione di materiali, il Comitato reputa che le materie prime rinnovabili abbiano molteplici possibilità di impiego. Nel settore automobilistico tedesco, tra il 1996 e il 2003 l'impiego delle fibre naturali è passato da 10 000 a 45 000 tonnellate. Il legno e le fibre naturali vengono utilizzati come materiale edile e offrono vantaggi sul piano della bioedilizia e del risparmio energetico. I lubrificanti biodegradabili a base di oli naturali, grazie alla loro biodegradabilità, contribuiscono ad evitare i danni ambientali. Le materie prime rinnovabili forniscono sostanze di base per detersivi e detergenti, lacche e tessuti. Nell'industria automobilistica l'uso del legno e delle fibre naturali migliora la riciclabilità e consente di ridurre il peso dei materiali utilizzati. L'uso di materiali sintetici a vita lunga o breve a base di materie prime rinnovabili offre prospettive totalmente nuove anche nel riciclaggio dei rifiuti in quanto i cosiddetti materiali biodegradabili possono essere compostati e sfruttati — in maniera più razionale sotto il profilo energetico — per produrre direttamente calore o, attraverso impianti di biogas, calore ed elettricità. Le materie prime utilizzate per la produzione di materiali biodegradabili sono soprattutto le piante amidacee, lo zucchero, l'olio e la lignocellulosa. Dal 1995 la loro quota al livello mondiale è passata a 350 000 tonnellate, quasi esclusivamente sulla base di materie prime rinnovabili.

3.4.1.1

A giudizio del Comitato, nel campo dell'edilizia vanno sviluppate numerose nuove possibilità d'impiego del legno. Questo punto va preso attentamente in considerazione anche nel quadro della programmazione forestale. Anche se nei campi di applicazione summenzionati è già stata sviluppata tutta una serie di prodotti fino alla commercializzazione, occorre approfondire la tecnologia dei processi necessaria a tal fine.

3.4.1.2

Il Comitato reputa che nel quadro dell'applicazione del regolamento sulle sostanze chimiche sussistano nuove possibilità per un ulteriore sviluppo della chimica della biomassa, che è solo agli inizi e richiede pertanto un'intensa attività di ricerca. Occorrerà mettere a punto alternative per le sostanze definite problematiche nel contesto del regolamento REACH, e questo potrebbe essere un campo di ricerca promettente per le materie prime rinnovabili. In Germania, ad esempio, la percentuale delle materie prime rinnovabili utilizzate nell'industria chimica è passata dall'8 al 10,4 % (nella sola industria chimico-farmaceutica, senza considerare l'industria della carta e quella della trasformazione delle fibre naturali).

3.4.1.3

Per quanto riguarda lo sviluppo di linee di prodotti a base di biomassa, secondo il Comitato sono importanti i seguenti obiettivi:

garantire una gestione più efficiente dal punto di vista energetico e dell'utilizzo dei materiali,

sostituire i combustibili fossili e altre materie prime non rinnovabili,

evitare i danni ambientali,

sfruttare la biodegradabilità,

ridurre il peso grazie a costruzioni leggere,

sfruttare i vantaggi della bioedilizia e

assicurare la tutela sul lavoro.

3.4.1.4

Attualmente l'ostacolo constatato per le diverse linee di prodotti è che in molti casi non si è ancora riusciti a ridurre i costi. Ciò è dovuto a carenze nella promozione dei prodotti e nella loro commercializzazione, nonché agli stanziamenti troppo scarsi per la ricerca e lo sviluppo. Per di più, in alcuni paesi queste materie prime sono anche svantaggiate dal punto di vista fiscale. Per l'uso delle materie prime il Comitato propone pertanto di favorirne più rapidamente la commerciabilità e la concorrenzialità prevedendo linee guida circa il loro impiego, analogamente a quanto avviene per le regole sull'immissione in rete dell'elettricità prodotta a partire da fonti rinnovabili.

3.4.2   Mercato del riscaldamento

Secondo il Comitato la produzione di calore a partire da fonti rinnovabili è estremamente importante dal punto di vista della politica climatica. Tale settore rappresenta infatti circa il 60 % del consumo finale di energia. È quindi necessario che sia i prodotti che le materie prime siano caratterizzati da una bassa intensità energetica. Il Comitato rileva con preoccupazione che, contando anche l'inevitabile quota di scarti di legno, il 35 % del legno prodotto annualmente nei boschi dell'UE (escluse le aree della rete Natura 2000) resta inutilizzato. Un aspetto secondario, ma non trascurabile, è costituito dal fatto che la raccolta degli scarti del legno riduce il rischio di incendi nei boschi e che le iniziative per lo sfruttamento di questi ultimi danno maggiori impulsi all'economia locale. Nel settore del riscaldamento la sostituzione del petrolio e del gas naturale è tecnicamente avanzata e, sul piano economico, risulta molto più facile che in altri settori, ragion per cui rappresenta una vera e propria necessità sul piano ambientale ed economico. Ciononostante l'impiego della biomassa per la produzione di calore cresce molto lentamente.

3.4.2.1

Nel settore del riscaldamento, diversamente da quanto avviene in quello dell'elettricità e dei combustibili, mancano disposizioni legislative sull'impiego delle energie rinnovabili. Per potenziare la produzione di calore a partire dalla biomassa a livello europeo, il Comitato chiede ulteriori iniziative legislative a favore della produzione e dello sfruttamento di questo tipo di calore. Esso ritiene infatti che disposizioni analoghe alle leggi sull'immissione in rete dell'energia prodotta da fonti rinnovabili possano favorire questo tipo d'impiego.

3.4.2.2

Attualmente 56 milioni di cittadini europei (il 61 % dei quali nei nuovi Stati membri) sono collegati a reti di teleriscaldamento. Il Comitato chiede un uso mirato dei fondi strutturali per potenziare e rinnovare questi sistemi di riscaldamento grazie all'impiego di materie prime rinnovabili. In tale contesto va potenziato soprattutto l'uso della cogenerazione di elettricità e calore.

3.4.2.3

Dato che gli investimenti nelle tecniche di riscaldamento, nelle tecnologie di cogenerazione, nel teleriscaldamento e nei sistemi di approvvigionamento sono a lungo termine, il Comitato reputa che nel breve periodo occorra fare molto di più anche nei vecchi Stati membri dell'UE. Al riguardo, oltre all'opera d'informazione, sono urgentemente necessari adeguamenti amministrativi.

3.4.2.4

Le diverse legislazioni nazionali riguardanti il diritto di proprietà e le materie forestali ostacolano l'utilizzo dei residui di legname dei boschi da parte dei privati. In questo settore, soprattutto a causa dei nuovi sviluppi sul fronte della domanda, è auspicabile ridurre al minimo gli adempimenti burocratici.

3.4.3   Mercato dei carburanti

3.4.3.1

Circa il 30 % del consumo energetico dell'UE è dovuto ai trasporti. Gli oli vegetali, il biodiesel, l'etanolo e i carburanti sintetici prodotti a partire dalla biomassa offrono un'alternativa al petrolio. Il Comitato prende atto che l'applicazione della direttiva sui biocarburanti procede a rilento. L'obiettivo finale è una quota di mercato del 5,75 % entro il 2010, ma la quota raggiunta, inferiore all'1,4 %, è decisamente inferiore all'obiettivo parziale del 2 % fissato per il 2005. Il Comitato approva esplicitamente i settori prioritari previsti nel programma «Energia intelligente — Europa» (decisione n. 1230/2003/CE), vale a dire:

disposizioni legislative, trattamento fiscale e norme/standard per i carburanti,

miglioramento delle catene di fornitura,

richiesta, da parte del mercato, di veicoli che utilizzano carburanti alternativi,

misure di accompagnamento.

3.4.3.2

Per questi motivi, nel contesto dei negoziati in sede OMC si chiedono attualmente contingenti all'importazione onde poter potenziare la produzione europea di etanolo. Solo così questo giovane comparto economico potrà avere una prospettiva di sviluppo per sostituire la benzina anche nell'Unione europea.

3.4.3.3

Per incentivare l'utilizzo dei carburanti rinnovabili sia la Commissione europea che gli Stati membri si propongono di sostituire le agevolazioni fiscali con disposizioni che prevedano miscele con quote prestabilite. Il Comitato teme che ciò possa compromettere numerosi investimenti recenti in questo settore ancor «giovane» e chiede che si assicuri una maggiore prevedibilità riguardo alle politiche che s'intende adottare. Fa altresì presente che lo strumento delle agevolazioni fiscali a favore dei biocarburanti è invece il più idoneo a consentire investimenti che meglio tengano conto delle specificità locali.

3.4.3.4

Anche nella migliore delle ipotesi, in avvenire i carburanti di origine vegetale potranno sostituire, al massimo, solo il 35 % dell'attuale consumo di carburanti. Molto rimane ancora da fare per lo sviluppo dei carburanti BTL (biomass to liquid) della seconda generazione sotto il profilo della tecnica e delle possibilità di commercializzazione. Al riguardo va ricordato che una superficie può essere destinata a una sola coltura. D'altra parte il Comitato sottolinea che una politica dei trasporti più efficace e un consumo di carburante molto più basso devono restare obiettivi prioritari per assicurare l'avvenire delle nostre economie.

3.4.4   Mercato dell'energia elettrica

3.4.4.1

Nei prossimi trent'anni in Europa occorrerà sostituire la capacità di produzione delle centrali per un valore dell'ordine di 200 000 MW di potenza elettrica. Ciò equivale a un volume d'investimenti pari ad almeno 200 miliardi di euro. In tal modo verranno gettate importanti basi per il futuro panorama energetico. Secondo il Comitato questo offre anche la possibilità di accrescere i sistemi di cogenerazione adeguando le dimensioni delle centrali, e quindi aumentando notevolmente anche l'efficienza energetica.

3.4.4.2

Finora, nel settore dell'energia elettrica, sono stati utilizzati come biomassa essenzialmente legno usato, letame semiliquido, rifiuti organici e altri rifiuti di origine animale e vegetale. La quota della biomassa nella produzione di elettricità cresce solo lentamente, ma, se non si utilizzerà maggiormente la biomassa, non si raggiungeranno gli obiettivi della direttiva sulla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili (2001/77/CE).

3.4.4.3

Dato che nel campo dell'energia elettrica il sistema di approvvigionamento provoca una strozzatura, ai fini di una maggiore efficacia si potrebbero stabilire condizioni stabili e chiare per l'immissione in rete. Il Comitato reputa che al riguardo siano importanti i seguenti punti: prevedibilità delle condizioni relative agli investimenti innovativi, prezzi di immissione in rete differenziati a seconda dei costi di produzione e delle tecniche disponibili, valutazione quinquennale ai fini dell'adeguamento dei prezzi di immissione in rete per i nuovi investimenti che utilizzano tecnologie più efficienti, sistema di premi per le nuove tecnologie, sfruttamento del calore, unità più piccole e quindi a carattere più «locale». È pure utile un sistema di premi calcolati in base alle materie prime impiegate. Il Comitato reputa necessario ricompensare mediante un sistema di premi soprattutto i pascoli e le colture intercalari, i sottoprodotti come la paglia, ma anche la valorizzazione dei sottoprodotti della trasformazione come i pannelli di semi oleosi e le burlande.

3.4.5   Obiettivi

Per l'utilizzo in settori quali i biocarburanti e l'elettricità prodotta a partire da fonti rinnovabili l'UE ha già definito degli obiettivi che però, tenuto conto dell'attuale andamento dei prezzi sui mercati delle energie fossili, andrebbero aggiornati. Il Comitato reputa che l'Unione europea debba elaborare obiettivi comuni e un quadro d'azione comune anche nell'ambito dell'impiego delle materie prime e dello sfruttamento del calore.

3.4.5.1

Per quanto concerne la definizione di obiettivi, secondo il Comitato va perseguito l'obiettivo «25 × 4 entro il 2020». Per il futuro sfruttamento della biomassa, ciò significa che — rispetto all'attuale impiego di materie prime fossili — le materie prime e le fonti energetiche rinnovabili dovrebbero arrivare a coprire il 25 % dell'approvvigionamento elettrico, il 25 % dei consumi di riscaldamento, il 25 % dei combustibili utilizzati e il 25 % dei materiali ricavati dal petrolio, come ad es. le materie plastiche. Anche riorientandosi verso le fonti rinnovabili per conseguire tali obiettivi, per lo sviluppo economico rimane decisivo un uso efficiente di tutte le risorse, il che rende indispensabile un notevole miglioramento dell'efficacia a livello di materiali ed energia all'interno dell'Unione europea.

3.5   Individuazione degli ostacoli politici allo sviluppo di linee di prodotti

Le disparità che i 25 Stati membri presentano sotto il profilo sia dell'attuazione delle politiche che dei sistemi costituiscono ostacoli complessi. Qui di seguito il Comitato esamina ambiti di vitale importanza che dovranno sottostare al vaglio dell'UE e degli Stati membri per evitare che l'uso di materie prime rinnovabili risulti ostacolato senza ragione, in maniera tale da ritardarne lo sviluppo.

3.5.1   Piante tessili

Per gli investitori i contingenti nazionali vigenti nel settore delle piante a fibre corte e lunghe rappresentano un ostacolo. Riguardo agli aiuti alla trasformazione delle fibre corte, il Comitato appoggia quanto affermato nello studio commissionato dalla Commissione europea alla società Ernst & Young sull'organizzazione del mercato del lino e della canapa, in cui si propone di mantenere gli aiuti per le fibre corte e di trasformarli in un aiuto per tutti i tipi di fibre. Per uno sviluppo dinamico del settore delle fibre naturali nell'UE il Comitato chiede che in quest'ambito dell'OCM venga garantita la sicurezza ai fini della programmazione degli investimenti.

3.5.2   Materiali edili

Per quanto riguarda la legislazione edilizia, le procedure per la concessione di autorizzazioni vanno modificate in modo da privilegiare l'impiego delle materie prime rinnovabili, in considerazione dei vantaggi che presentano in quanto materiali e sotto il profilo del riciclaggio. In particolare, il Comitato esorta la Commissione a valutare fino a che punto il quadro giuridico ne escluda l'uso nel settore edile, e la invita a presentare proposte di miglioramenti al riguardo.

3.5.3   Norme in materia di emissioni e di rifiuti

Inoltre, in molti casi le norme riguardanti le emissioni (soprattutto quelle relative ai piccoli inceneritori) e le disposizioni sullo smaltimento dei rifiuti applicabili alla produzione di elettricità a partire dalla biomassa e al settore dei materiali biodegradabili ostacolano lo sfruttamento di possibili applicazioni delle materie prime rinnovabili. A questo proposito il Comitato chiede di definire un quadro rispettoso dell'ambiente che consenta una commercializzazione intensiva dei prodotti ecocompatibili e un maggiore uso della biomassa senza causare problemi ambientali. Chiede inoltre di adeguare la direttiva sulle automobili usate in modo da migliorare il recupero dei materiali di scarto e di studiare, per questo settore, l'efficienza energetica nella prospettiva dell'impiego di nuovi materiali, della progettazione finalizzata all'alleggerimento e delle caratteristiche sotto il profilo del riciclaggio.

3.5.4   Normativa fiscale

Per quanto riguarda il ravvicinamento dei sistemi fiscali a livello europeo, il Comitato esorta a orientarli alla tutela dell'ambiente e delle risorse. L'obiettivo al riguardo deve consistere anche nell'eliminazione dei privilegi fiscali per l'uso dei combustibili fossili. D'altro canto è opportuno contemplare un'eventuale riduzione dell'imposta sul valore aggiunto, per esempio nel campo delle fibre naturali, il che vale anche per l'impiego delle materie prime rinnovabili nei sistemi di teleriscaldamento.

3.5.5   Normalizzazione europea

Anche quando le norme sulla trasformazione siano previste dalla legge occorre verificare e aggiornare costantemente il miglioramento dei sistemi di normalizzazione e il loro adeguamento ai nuovi materiali e alle nuove tecnologie utilizzate nel settore della biomassa. La regolamentazione dei processi deve assicurare soprattutto un adeguato equilibrio in relazione alla provenienza, che presuppone un sistema di accreditamento. Ad esempio, l'abbattimento di una foresta pluviale per sostituirla con piantagioni di palme da olio provoca un «bilancio del carbonio» negativo per un periodo di 30 anni. Inoltre, i sistemi di normalizzazione a livello europeo devono tener conto delle caratteristiche positive della biomassa in quanto prodotto e delle sue capacità di riciclo.

3.6   Approcci politici a favore di un maggiore uso delle materie prime rinnovabili nell'Unione europea

Il Comitato manifesta preoccupazione per l'attuale assenza di progressi verso politiche europee più efficaci dell'energia e delle materie prime.

Il Comitato si rammarica che moltissimi servizi della Commissione si occupino delle materie prime rinnovabili indipendentemente gli uni dagli altri. Considerata la fondamentale importanza di questa politica, il Comitato esorta a creare un servizio di coordinamento o una task force in seno alla Commissione. Come affermato al punto 3.4.5.1, è indispensabile definire chiaramente degli obiettivi ambiziosi.

3.6.1   Piano d'azione a favore della biomassa

3.6.1.1

Il Comitato si compiace che la Commissione abbia elaborato un piano d'azione comunitario a favore della biomassa: in base ad esso andrebbero formulati i piani di azione nazionali/regionali, fermo restando che occorrerà monitorare il conseguimento degli obiettivi fissati. Il Comitato si compiace che il piano d'azione contempli potenzialità largamente inutilizzate per la produzione di calore, ma si rammarica che sia incentrato unicamente sull'uso della biomassa a fini energetici. Chiede pertanto di integrarlo inserendovi l'aspetto relativo all'impiego come materia prima, di promuovere la ricerca di nuove utilizzazioni e di intensificare l'attività di informazione, di pubbliche relazioni e di consulenza. Sul piano della politica economica è necessario avviare un'iniziativa a favore della creazione d'imprese nel settore delle materie prime rinnovabili per rafforzare soprattutto le PMI, considerata la difficoltà di reperire capitale di rischio. Il Comitato si rammarica che il piano d'azione non proponga condizioni di accesso al mercato sufficientemente modulate per tener conto dei problemi del commercio mondiale.

3.6.1.2

Nella comunicazione della Commissione, del 7 dicembre 2005, sul sostegno a favore dell'elettricità prodotta da fonti energetiche rinnovabili (COM(2005) 627 def.) si afferma che nella maggioranza dei paesi europei, soprattutto riguardo alla biomassa e al gas naturale, le potenzialità restano in gran parte inutilizzate a causa dell'inadeguatezza del quadro giuridico. Per la commercializzazione delle energie rinnovabili si sono dimostrati molto efficaci i sistemi di alimentazione con prezzi orientati ai costi. Il Comitato si aspetta che la Commissione, come conseguenza della summenzionata comunicazione, proponga linee guida più incisive in materia.

3.6.2   Ricerca e sviluppo

3.6.2.1

Al momento attuale al Comitato non sembra che una quota sostanziale della dotazione finanziaria del Settimo programma quadro venga assegnata alla ricerca sull'uso della biomassa. Sia nel campo della ricerca energetica che in quello dell'utilizzo delle materie prime rinnovabili sono necessari programmi di ricerca più completi. Il Comitato ricorda che occorre chiarire le interfacce con altri settori della ricerca, come la ricerca sui materiali, quella nel campo della chimica e le nanotecnologie. A suo parere, l'adozione del regolamento REACH fornisce una motivazione ulteriore per intensificare le attività di ricerca nel campo della chimica basata sulla biomassa.

3.6.2.2

Se nel nuovo programma quadro non verrà apportato il sostanziale cambiamento chiesto dal Comitato, ciò ostacolerà la necessaria inversione di tendenza a livello dell'uso di materie prime nell'UE. Attualmente l'ostacolo è costituito non già dall'offerta quantitativa di materie prime rinnovabili, bensì piuttosto dallo sviluppo delle tecniche di lavorazione e di conversione necessarie per addivenire ad un determinato prodotto da commercializzare o da trasformare. Ciò richiede pertanto l'intensificazione delle attività di ricerca.

3.6.3   Fondi strutturali

Il Comitato chiede che, nel quadro dell'impiego delle risorse dei fondi strutturali, nel prossimo periodo di programmazione venga destinata una quota minima agli investimenti nel settore delle materie prime rinnovabili.

3.7   Proteggere l'ambiente, la natura e il paesaggio — salvaguardare la biodiversità

Il Comitato reputa che il potenziamento dell'uso delle materie prime rinnovabili non debba avvenire a scapito di altri obiettivi ecologici. Raccomanda pertanto di tener conto dei seguenti principi:

per la coltivazione delle materie prime rinnovabili valgono gli stessi principi delle buone pratiche professionali applicabili alla produzione di alimenti,

le superfici devono continuare a poter essere adibite alla produzione di prodotti alimentari anche dopo la coltivazione di materie prime non alimentari, la quale deve avvenire secondo le modalità indicate ai punti da 3.2 a 3.2.3,

la coltivazione di materie prime rinnovabili deve avvenire su terreni già sfruttati per attività agricole e su superfici messe a riposo — comprese anche, ad esempio, le superfici temporaneamente incolte a causa del processo di transizione — e non deve portare a una riduzione dei pascoli permanenti,

per ridurre i trasporti, di cui sono noti gli impatti negativi sull'ambiente, occorre puntare a una produzione in circuiti regionali o locali,

le superfici importanti dal punto di vista ecologico vanno protette e coltivate nel rispetto degli obiettivi di tutela ambientale,

occorre promuovere e coltivare in modo particolare le materie prime rinnovabili che presentano un buon bilancio ecologico.

Questi principi dovrebbero valere anche per le norme di accreditamento a livello nazionale e internazionale.

Applicando questi principi si assicura naturalmente che l'utilizzo di materie prime rinnovabili influisca positivamente sullo sviluppo economico e sull'ambiente.

3.8   Dimensione internazionale dello sviluppo delle materie prime rinnovabili

Dinanzi alla minaccia di conflitti per materie prime come il petrolio, lo sviluppo delle materie prime rinnovabili nell'Unione europea assume una dimensione che interessa anche la politica estera, quella dello sviluppo e il raggiungimento della pace.

3.8.1

L'approvvigionamento alimentare di tutte le fasce della popolazione deve avere la priorità assoluta in tutti i paesi. Sul piano del commercio internazionale, il Comitato chiede pertanto di evitare in ogni caso che la coltivazione e l'esportazione di fonti energetiche ecologiche comprometta l'approvvigionamento alimentare di un determinato paese. Le norme dell'OMC vanno definite esattamente anche su questo punto. I singoli governi devono poter definire il quadro politico necessario a garantire la sicurezza alimentare del proprio paese. Il Comitato giudica altresì necessario che per gli scambi di materie prime rinnovabili le disposizioni non tariffarie dell'Organizzazione mondiale del commercio includano norme sociali, riguardanti più precisamente le condizioni di lavoro, e standard ecologici. Il Comitato è favorevole alla creazione di un'Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA) e chiede una maggiore trasparenza nel settore delle materie prime a livello internazionale.

3.8.2

Il Comitato sottolinea che l'economia dell'UE dipende dallo sviluppo e dall'esportazione di tecnologie innovative. I processi e i prodotti innovativi derivati dalle materie prime rinnovabili sono il presupposto per assumere una posizione leader nel commercio mondiale nel settore delle tecnologie del futuro. Il quadro politico per la promozione delle materie prime rinnovabili ha pertanto un'importanza fondamentale per lo sviluppo economico nell'Unione europea.

Bruxelles, 15 marzo 2006

La Presidente

del Comitato economico e sociale europeo

Anne-Marie SIGMUND


ALLEGATO

al Parere del Comitato economico e sociale europeo

Qui di seguito si riportano gli emendamenti che, pur essendo stati respinti durante il dibattito, hanno però ottenuto un numero di voti favorevoli pari ad almeno un quarto dei voti espressi.

Punto 1.8:

Cancellare l'intero capoverso:

Il Comitato appoggia espressamente la definizione, da parte dell'UE, di obiettivi circa la quota di materie prime rinnovabili. A tale proposito propone lo schema 25x4 entro il 2020, cioè il 25 % di materie prime rinnovabili rispettivamente per l'energia elettrica, per la produzione di calore, per i combustibili e per i nuovi materiali, quali ad esempio i materiali compositi, le materie plastiche rinforzate con fibre naturali e i prodotti dell'industria petrolchimica.

Motivazione

L'obiettivo comportante la realizzazione dello schema 25x4 entro il 2020 è troppo ambizioso e non prende in considerazione gli interessi dei comparti produttivi ad alto consumo di energia, come l'industria cartaria o quella chimica.

Esito della votazione:

Voti favorevoli: 43

Voti contrari: 66

Astensioni: 14

Punto 3.4.5.1

Modificare come segue:

Per quanto concerne la definizione di obiettivi, secondo il Comitato va perseguito l'obiettivo «25 × 4 entro il 2020». Per il futuro sfruttamento della biomassa, ciò significa che — rispetto all'attuale impiego di materie prime fossili — le materie prime e le fonti energetiche rinnovabili dovrebbero arrivare a coprire il 25 % dell'approvvigionamento elettrico, il 25 % dei consumi di riscaldamento, il 25 % dei combustibili utilizzati e il 25 % dei materiali ricavati dal petrolio, come ad es. le materie plastiche. Anche riorientandosi verso le fonti rinnovabili per conseguire tali obiettivi, per Per lo sviluppo economico rimane decisivo assicurare un uso efficiente di tutte le risorse, il che rende indispensabile un notevole miglioramento dell'efficacia a livello di materiali ed energia all'interno dell'Unione europea.

Motivazione

L'obiettivo comportante la realizzazione dello schema 25 × 4 entro il 2020 è troppo ambizioso e non prende in considerazione gli interessi dei comparti produttivi ad alto consumo di energia, come l'industria cartaria o quella chimica.

Esito della votazione:

Voti favorevoli: 44

Voti contrari: 70

Astensioni: 12


Top