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Document 92002E001947

INTERROGAZIONE SCRITTA E-1947/02 di Mihail Papayannakis (GUE/NGL) alla Commissione. Casi di repressione di movimenti sindacali.

GU C 301E del 5.12.2002, p. 250–250 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

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92002E1947

INTERROGAZIONE SCRITTA E-1947/02 di Mihail Papayannakis (GUE/NGL) alla Commissione. Casi di repressione di movimenti sindacali.

Gazzetta ufficiale n. 301 E del 05/12/2002 pag. 0250 - 0250


INTERROGAZIONE SCRITTA E-1947/02

di Mihail Papayannakis (GUE/NGL) alla Commissione

(3 luglio 2002)

Oggetto: Casi di repressione di movimenti sindacali

Come risulta da una recente relazione della Confederazione internazionale dei sindacati liberi (CISL), si constata un aumento preoccupante dei casi di repressione di movimenti sindacali su scala mondiale, nonché un'estensione del fenomeno delle persecuzioni contro sindacalisti, il rifiuto di riconoscere i sindacati o di negoziare con gli stessi, licenziamenti, incarcerazioni e persino l'eliminazione fisica di sindacalisti. Stando ai dati della relazione si limitano i diritti sindacali in vari paesi candidati (Bulgaria, Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia, Romania) e in paesi comunitari (Spagna, Regno Unito, Germania).

Dato che, da una parte, i criteri di Copenhagen prevedono, come condizione indispensabile per i paesi candidati all'adesione, il rispetto dei diritti fondamentali e, dall'altra, la Carta dei Diritti Fondamentali, in particolare l'articolo 12, stabilisce che ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico e sindacale, può la Commissione far sapere se i paesi candidati all'adesione rispettano i succitati criteri e se e quanto è perseguita l'azione sindacale nei suddetti paesi? Qual è la situazione che regna nei paesi comunitari dato che la relazione registra per alcuni di essi un bilancio negativo?

Risposta data dalla sig.ra Diamantopoulou a nome della Commissione

(19 agosto 2002)

L'Unione è costituita da Stati che hanno come principi comuni, come ricorda l'articolo 6, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea (TUE), i principi della libertà, della democrazia, del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché dello Stato di diritto.

L'Unione, ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, del TUE, è tenuta a rispettare i diritti fondamentali come sono garantiti dalla Convenzione europea per la tutela dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali e come risultano dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, in quanto si tratta di principi generali del diritto comunitario. Il diritto di associazione fa parte di tali diritti fondamentali. Inoltre, l'articolo 12 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione, garantisce ad ogni persona la libertà di riunione pacifica e la libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente nei settori politico, sindacale e civico.

Allo stato attuale del diritto, spetta alle giurisdizioni nazionali il compito di condannare eventuali violazioni dei diritti fondamentali, segnatamente di quelli sindacali. La Corte di giustizia, in base ad una giurisprudenza costante, è competente per verificare il rispetto dei diritti fondamentali da parte dei poteri legislativi ed esecutivi comunitari, nonché da parte degli Stati membri solamente quando questi agiscono nel campo di applicazione del diritto comunitario.

Nel quadro del processo di allargamento, le relazioni periodiche riferiscono circa la situazione dei paesi candidati per quanto attiene all'osservanza dei criteri stabiliti a Copenaghen e in particolare dei diritti fondamentali.

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