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Document 52001AR0074

Parere del Comitato delle regioni sul "Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale"

GU C 107 del 3.5.2002, p. 27–29 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52001AR0074

Parere del Comitato delle regioni sul "Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale"

Gazzetta ufficiale n. C 107 del 03/05/2002 pag. 0027 - 0029


Parere del Comitato delle regioni sul "Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale"

(2002/C 107/10)

IL COMITATO DELLE REGIONI,

visto il secondo rapporto sulla coesione economica e sociale della Commissione (COM(2001) 24 def.);

vista la decisione della Commissione del 2 febbraio 2001 di consultarlo su tale argomento in conformità dell'articolo 265, primo comma, del Trattato che istituisce la Comunità europea;

vista la decisione del proprio Ufficio di presidenza del 13 giugno 2001 di predisporre il parere in materia e di incaricare dell'elaborazione del parere la Commissione 1 "Politica regionale, fondi strutturali, coesione economica e sociale e cooperazione transfrontaliera e interregionale";

visto il progetto di parere formulato dalla Commissione 1 il 4 ottobre 2001 (CdR 74/2001 riv. 2), Relatori: Eduardo Zaplana Hernández-Soro (Presidente del governo regionale di Valencia, Spagna, PPE) e Jan Tindemans (Deputato della provincia del Limburgo, Paesi Bassi, PSE),

ha adottato il 14 novembre 2001 nel corso della 41a sessione plenaria il seguente parere.

Il Comitato delle regioni

1. desidera esprimere il suo apprezzamento per il Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale della Commissione. Si tratta, come per il primo rapporto, di un documento completo che fornisce ampie informazioni in particolare sulla politica condotta dall'UE, ma è meno esauriente, in senso relativo, per quanto riguarda la politica in materia seguita dagli Stati membri e non contiene pressoché nessuna informazione sugli sforzi degli enti regionali e locali. Il rapporto delinea, inoltre, le conseguenze per la coesione tra gli Stati membri dell'ampliamento dell'Unione;

2. osserva che il rapporto della Commissione dimostra ancora una volta che, durante il periodo in esame, ad un chiaro miglioramento della coesione tra gli Stati membri corrisponde una dinamica della coesione tra regioni nettamente meno positiva e che in alcuni Stati membri le differenze tra regioni sono addirittura aumentate;

3. fa notare che il futuro ampliamento aggraverà direttamente gli squilibri territoriali all'interno dell'Unione, giustificando così la necessità di perseguire un obiettivo di coesione territoriale in linea con quanto suggerito dalla Commissione europea;

4. conclude che la dimensione regionale della politica di coesione andrebbe rafforzata. Tale conclusione si basa sul principio fondamentale secondo cui l'obiettivo della politica di coesione è definito all'articolo 158 del Trattato che istituisce la Comunità europea come lo sviluppo armonioso dell'insieme dell'Unione attraverso il rafforzamento della coesione economica e sociale; tale obiettivo, però, non può essere conseguito per mezzo di una politica il cui approccio consiste nel reagire a certe situazioni e che è in pratica limitata alla concessione di sovvenzioni, come è accaduto fino ad oggi. In questa prospettiva, è importante che tutte le politiche comunitarie, specie le politiche settoriali caratterizzate da un forte impatto territoriale, nonché quelle concernenti la concorrenza e la fiscalità contribuiscano anch'esse all'obiettivo della coesione;

5. sostiene che la politica regionale europea deve essere considerata una politica orizzontale rilevante per tutte le attività comunitarie che permettano di prendere in considerazione singolarmente gli organismi territoriali;

6. sottolinea la necessità di un coinvolgimento più deciso degli Stati membri nella politica di coesione. Infatti, può rivelarsi necessario lasciare più spazio alla responsabilità degli Stati membri e degli enti regionali e locali quanto allo sviluppo delle loro regioni. Ciò non vuol dire, naturalmente, rinazionalizzare la politica di coesione, ma piuttosto rendere effettivamente il principio parte integrante delle politiche interne degli Stati membri. Gli aiuti statali a livello nazionale non debbono perciò ostacolare, ma al contrario rafforzare la politica di coesione comune;

7. approva le priorità selezionate dalla Commissione, ma vuole aggiungerne un'altra, vale a dire la promozione della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico nelle regioni meno avanzate;

8. prende atto con approvazione dell'intenzione della Commissione di affiancare alla politica attuale, quasi interamente diretta a risolvere problemi persistenti, una componente proattiva volta a considerare futuri problemi e opportunità per lo sviluppo regionale;

il Comitato raccomanda di acquisire quanto prima esperienze con una politica proattiva a livello regionale e locale di tipo sperimentale. In particolare, si potrebbe creare un collegamento con la terza tematica (identità regionale e sviluppo sostenibile) in quanto lineamento distinto delle azioni innovative previste dal FESR;

9. è dell'avviso che affiancare una componente proattiva alla politica di coesione non elimina la necessità di uno strumento d'intervento in caso di crisi;

10. rifiuta il massimale dello 0,45 % fissato nel 1999 dal Consiglio di Berlino per il finanziamento della politica di coesione;

11. condivide la preferenza della Commissione per

- una suddivisione diretta delle zone per l'Obiettivo 1, o il suo nuovo equivalente, per le regioni in ritardo di sviluppo,

- una suddivisione delle zone indiretta per l'Obiettivo 2, o il suo nuovo equivalente, per le regioni che affrontano grandi trasformazioni strutturali. La finalità dell'Obiettivo 2 dovrebbe essere quella di correggere squilibri specifici delle regioni in certi settori come, per esempio, la R& S, le infrastrutture di comunicazione, l'istruzione e la formazione, sotto forma di aiuti finalizzati la cui portata finanziaria differirebbe a seconda della capacità economica della regione;

12. propone di mirare gli interventi nel quadro dell'Obiettivo 3 su base regionale;

13. rifiuta il mantenimento del criterio attuale per l'ammissibilità all'Obiettivo 1, nonché le due diverse soglie, una per le regioni degli attuali Stati membri e una per quelle dei nuovi Stati membri;

14. considera che qualsiasi metodo di selezione delle regioni ammissibili al sostegno di coesione debba soddisfare due requisiti essenziali:

1) le regioni che sarebbero rientrate nell'Obiettivo 1 dopo il 2006, se non fosse per l'ampliamento, devono continuare a godere dell'ammissibilità nel quadro di un'Unione europea ampliata,

2) per nessuna regione deve verificarsi un'interruzione improvvisa nel sostegno dei fondi strutturali. In ogni caso vi dovrebbe essere una rete di sicurezza e un sistema di sostegno provvisorio;

al momento di applicare tali principi, sarà necessario tener conto delle specificità di regioni che presentano svantaggi territoriali permanenti come le regioni insulari, montane, scarsamente popolate e remote, come è stato fatto finora. In questo caso saranno applicati i meccanismi specifici necessari affinché le loro esigenze siano prese debitamente in considerazione nell'ambito della futura politica di coesione.

15. concorda con la Commissione sulla desiderabilità di uno sviluppo policentrico dell'area europea. Tale concetto potrebbe costituire la cornice spaziale per affrontare gli squilibri territoriali tra le macro-regioni europee e al loro interno. Per mettere in pratica questo concetto, è pertanto necessario inserire la dimensione della cooperazione interregionale e la dimensione urbana e rurale dello sviluppo nell'applicazione dei fondi strutturali. Il grado d'impiego degli strumenti della politica di coesione e di quella regionale a diversi livelli di formulazione delle politiche deve, ovviamente, adeguarsi alle differenze nelle situazioni e nello sviluppo tra e all'interno di queste regioni.

Bruxelles, 14 novembre 2001.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Jos Chabert

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