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Document 51997AR0270
Opinion of the Committee of the Regions on the 'Communication from the Commission on cohesion and the information society'
Parere del Comitato delle regioni in merito alla «Comunicazione della Commissione riguardante "La coesione e la società dell'informazione"»
Parere del Comitato delle regioni in merito alla «Comunicazione della Commissione riguardante "La coesione e la società dell'informazione"»
GU C 64 del 27.2.1998, p. 20
(ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)
Parere del Comitato delle regioni in merito alla «Comunicazione della Commissione riguardante "La coesione e la società dell'informazione"»
Gazzetta ufficiale n. C 064 del 27/02/1998 pag. 0020
Parere del Comitato delle regioni in merito alla «Comunicazione della Commissione riguardante "La coesione e la società dell'informazione"» (98/C 64/03) IL COMITATO DELLE REGIONI, vista la Comunicazione della Commissione europea riguardante «La coesione e la società dell'informazione» (COM(97) 7 def.); vista la decisione della Commissione europea in data 11 giugno 1997 di consultare il Comitato delle regioni su tale argomento conformemente al disposto dell'articolo 198 C, primo comma, del Trattato che istituisce la Comunità europea; vista la propria decisione dell'8 marzo 1996 di assegnare la preparazione del parere alla Commissione 3 «Trasporti e reti di comunicazione» in attesa della predetta consultazione; visto il progetto di parere formulato dalla Commissione 3 il 25 settembre 1997 (relatore: Koivisto), ha adottato all'unanimità il 19 novembre 1997, nel corso della 20a sessione plenaria, il seguente parere. 1. Antecedenti 1.1. La comunicazione dal titolo «La coesione e la società dell'informazione» fa seguito alle raccomandazioni formulate dalla Commissione europea nella prima relazione sul tema della coesione economica e sociale e completa il Libro verde «Vivere e lavorare nella società dell'informazione». Con la comunicazione in esame la Commissione imbocca una nuova fase dell'evoluzione verso la società dell'informazione. La liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni è quasi in porto ed è il momento di analizzare più da vicino gli effetti della società dell'informazione nei vari settori. 1.2. Stando a quanto detto nella Comunicazione, l'apertura e la successiva armonizzazione del mercato delle telecomunicazioni dovrebbero sì, in linea di principio, produrre effetti sull'intero territorio della Comunità, tuttavia in talune regioni c'è il grosso rischio che gli investimenti vengano procrastinati. Ove necessario il funzionamento del mercato dovrà essere integrato da provvedimenti politici per attenuare le disparità esistenti ed assicurare che la società dell'informazione si sviluppi al ritmo voluto in tutte le regioni dell'Unione europea. 1.3. Tali misure di carattere politico richiedono una partecipazione sia delle regioni che dei governi nazionali e delle istituzioni europee. 1.4. La comunicazione analizza per la prima volta il nesso che intercorre fra la società dell'informazione e la coesione economica e sociale nell'Unione europea. Essa presenta pertanto un'importanza particolare per il Comitato e tiene conto di quelle dimensioni regionali della società dell'informazione che il Comitato ha evidenziato in vari pareri. 2. Sintesi della comunicazione 2.1. La società dell'informazione può contribuire in maniera significativa al conseguimento dell'obiettivo della coesione economica e sociale fissato nell'articolo 130 A del Trattato. Le condizioni generali per una partecipazione a questo sviluppo sono però ancora assai diverse nelle varie regioni europee. Le disparità sono ancora molto sensibili per quanto riguarda in particolare le infrastrutture, i costi, l'affidabilità e il grado di disponibilità dei servizi. 2.2. La società dell'informazione offre anche buone opportunità per creare nuove forme di occupazione e posti di lavoro altamente qualificati. 2.3. I processi attivati dalla società dell'informazione hanno un impatto fondamentale sotto il profilo sia geografico che sociale. 2.4. Per ottenere che tanto le persone come anche le istituzioni e le imprese possano beneficiare delle opportunità offerte dalla società dell'informazione indipendentemente dal luogo in cui risiedono o hanno la loro sede, occorre predisporre condizioni idonee nell'intera Unione. 2.5. La Commissione europea ha portato avanti la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni ritenendo che ciò acceleri la diffusione delle reti, agevoli lo sviluppo di servizi innovativi e comprima i costi per il consumatore. Per garantire un'offerta uniforme di servizi ovunque nelle regioni ci si propone di mettere a punto una regolamentazione per servizi universali accessibili a tutti. 2.6. Solo una minima parte della dotazione dei fondi strutturali è destinata a provvedimenti di stimolo della domanda di servizi della società dell'informazione. 2.7. Per por fine alle disparità regionali e promuovere uno sviluppo equilibrato delle regioni europee la Commissione propone, nella comunicazione in esame, di adottare provvedimenti in tre ambiti: a) In relazione alla strategia da definire ai fini dei provvedimenti legislativi sulle telecomunicazioni occorre avviare un ampio dibattito sull'offerta complessiva dei servizi universali e l'accessibilità generale dei servizi della società dell'informazione onde assicurare che tutti i settori possano beneficiare appieno della liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni sotto forma di prezzi contenuti, una migliore qualità dei servizi e progetti innovativi. b) In avvenire si dovrebbe dare la priorità al completamento e al potenziamento delle reti di telecomunicazione tenendo al tempo stesso presente la capacità economica delle regioni. c) Per stimolare la domanda essa introdurrà una serie d'iniziative miranti a porre in essere progetti integrati e strategici per la società dell'informazione. La valutazione degli strumenti di finanziamento disponibili dovrà tener conto anche di questo. OSSERVAZIONI IN MERITO ALLA COMUNICAZIONE 3. Le opportunità offerte dalla società dell'informazione e le disparità regionali 3.1. A giudizio del Comitato, avvalendosi delle possibilità offerte dalla società dell'informazione si può dare un contributo sensibile non solo alla creazione di nuovi servizi, ad esempio in materia d'istruzione e di assistenza sanitaria, ma anche in regioni che sinora accusavano un ritardo al riguardo. 3.2. Al tempo stesso lo sviluppo del telelavoro e la sempre minore importanza dell'ubicazione delle imprese schiudono opportunità completamente nuove per migliorare l'offerta di posti di lavoro nelle zone che più di altre utilizzano i servizi della società dell'informazione. 3.3. Taluni parametri, ad esempio il grado di utilizzo di Internet, rivelano che il solco tra gli Stati membri, anziché ridursi, tende ad accentuarsi. 3.4. Il Comitato constata che le grandi disparità per quanto riguarda la possibilità e la disponibilità a sfruttare in generale le opportunità offerte per incentivare l'occupazione e lo sviluppo regionale sussistono non solo fra i diversi Stati membri, ma anche all'interno di essi. 3.5. In proposito il Comitato tiene tuttavia a far presente alla Commissione che le regioni non hanno le medesime strategie di sviluppo: in effetti molte di esse hanno priorità ben diverse dallo sviluppo della società dell'informazione. Nel valutare la situazione occorre tener presente il patrimonio di competenze locali e al tempo stesso evitare, mediante un'efficace opera d'informazione, che la valutazione si basi su informazioni erronee circa le possibilità che la società dell'informazione offre per la promozione dello sviluppo regionale. 3.6. D'altro canto il Comitato sottolinea il carattere globale della società dell'informazione e dei suoi mercati e fa presente che, per massimizzare gli effetti conseguibili per l'occupazione in Europa, occorre fare tutto il possibile per incentivare lo sviluppo di centri di know-how nel settore della tecnologia dell'informazione e delle telecomunicazioni e promuovere organizzazioni comparabili, generalmente situate in regioni centrali. Ai fini della coesione nella società dell'informazione occorre adoperarsi per studiare come utilizzare al meglio il know-how di alto livello. 3.7. Nella Comunicazione la Commissione importa le disparità regionali alle differenze in materia di infrastrutture e prestazione di servizi nel settore delle telecomunicazioni. Per quanto nei paesi centrali non si parli in genere di tali disparità, ciò non toglie che anch'essi accusino notevoli squilibri di sviluppo fra le regioni. Il Comitato constata che questi sono per lo più attribuibili al grado di attività dei settori privato e pubblico nelle regioni, alla quantità delle innovazioni introdotte e soprattutto alla capacità dei responsabili della definizione e dell'esecuzione delle politiche di valutare il potenziale della società dell'informazione. 3.8. Il Comitato condivide l'idea della Commissione secondo cui per rafforzare la coesione nella società dell'informazione europea occorrerà anzitutto adottare provvedimenti destinati a realizzare nuove reti di telecomunicazione o potenziare quelle esistenti nelle regioni più deboli. Ciò vale soprattutto per quelle regioni che malgrado la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni non attirano alcun nuovo investimento. Se questa tendenza non verrà corretta sollecitamente, i programmi intesi a promuovere la domanda europea in tali regioni risulteranno poco utili e le disparità fra le regioni finiranno per accentuarsi ulteriormente. 4. Gli effetti della regolamentazione 4.1. Il Comitato fa notare che la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni accentua gli squilibri regionali anziché attenuarli. E ciò riguarda i dislivelli non solo fra i paesi centrali e quelli destinatari del Fondo di coesione, ma anche all'interno dei singoli Stati. È naturale che in avvenire nuovi servizi che presuppongono un'infrastruttura materiale di base tendano ad orientarsi di preferenza verso zone che promettono una redditività economica. Sotto il profilo dello sviluppo economico generale il Comitato giudica pericoloso ritardare la creazione e il potenziamento di tali servizi, ad esempio imponendo, mediante un sistema di licenze, una ripartizione dell'offerta fra le regioni più uniforme di quanto non sarebbe giustificabile economicamente. 4.2. Il Comitato giudica importante assicurare la coesione nella società dell'informazione europea e concorda quindi anche, parzialmente, sul ricorso a strumenti legislativi, anche se, sotto taluni punti di vista, essi saranno in contrasto con i principi generali della libertà di concorrenza nel settore delle telecomunicazioni. Circa la definizione del livello minimo di servizio universale valido per tutte le regioni il Comitato desidera d'altro canto formulare le seguenti osservazioni: a) L'introduzione di un servizio universale comporterà probabilmente un aumento delle tariffe al consumo, sicuramente, in ogni caso, nelle zone meno densamente popolate. Visto che in avvenire i servizi di telecomunicazione assumeranno sempre più la forma di pacchetti destinati a gruppi di utenti diversi, non è possibile precisare tariffe per singoli servizi tradizionali. I grandi utenti delle zone centrali ottengono sconti consistenti mentre proprio gli abitanti delle zone più periferiche devono pagare di più e accollarsi anche i costi delle imprese legati al servizio universale. b) L'idea della Commissione di prevedere criteri diversi per gruppi di utenti diversi (ad esempio enti sanitari, scuole, PMI) ai fini della definizione del servizio universale è di per sé giustificata. Però i gruppi di utenti che la Commissione enumera nella sua comunicazione fanno un uso assai variato dei servizi di telecomunicazioni, per cui, a giudizio del Comitato, sarebbe meglio stabilire i criteri relativi ad un servizio universale in termini più generali, in base all'entità dell'utilizzazione. c) Per contenuto e meccanismo di mercato numerosi servizi di telecomunicazioni assomigliano sempre più ai media tradizionali. Le imprese di telecomunicazioni nutrono un interesse sempre maggiore per il numero di famiglie e d'imprese allacciate alla rete, onde raggiungere un pubblico sempre più vasto (ad esempio per la pubblicità). Anche dal punto di vista delle imprese risulta così sempre più necessaria un'offerta di servizi universali accessibili a tutti. 4.3. Il Comitato rileva che in taluni casi una politica rigorosa in materia di licenze si è rivelata utile ai fini della coesione. È stato ad esempio il caso dell'autorizzazione e del finanziamento concessi ad una determinata regione per una rete radiomobile come condizione per la fornitura sull'intero territorio. Il Comitato ritiene giustificato servirsi di tali strumenti per attenuare le disparità regionali in termini di infrastruttura, prezzi, qualità e accessibilità. Ritiene tuttavia che una regolamentazione eccessiva finisca presto per compromettere i principi di base della liberalizzazione provocando ritardi nello sviluppo e tariffe di telecomunicazioni più elevate per i cittadini e le imprese. 4.4. Il Comitato confida che, invece di adottare un'eccessiva regolamentazione, si cerchi di sviluppare i servizi di telecomunicazione, ad esempio via satellite, dotati di terminali a prezzi moderati, che non richiedono grandi investimenti nell'infrastruttura materiale di base e assicurano la dotazione anche nelle regioni destinatarie del Fondo di coesione. 5. Le competenze degli enti locali e regionali 5.1. Il Comitato, rimandando a pareri emessi in precedenza sulla società dell'informazione, ribadisce il ruolo di rilievo e le competenze importanti che incombono agli enti locali e regionali in relazione allo sviluppo della società europea dell'informazione. 5.2. Il Comitato concorda con la Commissione sul fatto che spetta agli enti regionali individuare e sfruttare il potenziale della società dell'informazione. Diversamente dalla Commissione il Comitato constata inoltre che in numerose regioni per lo sviluppo delle tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni (TCI) sono già stati predisposti programmi su vasta scala in cui si presta attenzione anche a misure integrative per lo sviluppo delle infrastrutture e delle applicazioni della tecnologia delle informazioni e delle telecomunicazioni (TCI). 5.3. Secondo il Comitato la società europea dell'informazione deve essere anzitutto orientata alle esigenze dei singoli. Le regioni e i comuni dispongono degli strumenti (ad esempio scuole e biblioteche) indispensabili per edificare una società dell'informazione incentrata sulle esigenze dei singoli. 5.4. Il Comitato desidera richiamare specialmente l'attenzione sul ruolo degli enti regionali e locali per quanto riguarda le iniziative di stimolo della domanda di servizi della società dell'informazione. In proposito esso giudica molto importante favorire le possibilità d'impiego dei servizi informativi in scuole, biblioteche pubbliche e altre istituzioni analoghe facilmente accessibili ai cittadini. A tal fine le scuole e le altre istituzioni analoghe potranno contribuire, anche attraverso propri progetti innovativi, allo sviluppo di una società dell'informazione maggiormente compatibile con le esigenze del mondo giovanile e più in generale di tutti gli operatori culturali e scolastici. 5.5. Il Comitato constata che sinora le amministrazioni locali hanno già assolto, per numerosi progetti, una funzione importantissima di apripista per la società dell'informazione. Desidera tuttavia far presente alla Commissione che i servizi delle regioni e dei comuni sono destinati a tutti gli abitanti e imprese locali, mentre il settore privato si rivolge unicamente a clienti paganti. Ne consegue che i comuni che sviluppano i propri servizi grazie alle nuove tecnologie devono anche mantenere e sviluppare costantemente anche i canali informativi tradizionali. Viste l'importanza dei servizi delle amministrazioni locali e le difficoltà inerenti al loro sviluppo, occorre fare di più per sostenerne il potenziamento e l'ampliamento. 5.6. La Commissione fa presente che il programma IDA per lo sviluppo delle reti informatiche per i servizi pubblici potrebbe servire ad attivare la domanda anche nel settore privato. Tale programma è essenzialmente destinato ad applicazioni non direttamente connesse con attività delle amministrazioni locali. Inserendo nel programma un maggior numero di attività degli enti locali e regionali sarebbe possibile, a giudizio del Comitato, rafforzare la coesione della società dell'informazione sia fra gli Stati membri sia all'interno di essi. 5.7. Detto ciò, il Comitato non può condividere l'idea della Commissione secondo cui la responsabilità dello sviluppo e della diffusione della società dell'informazione spetta anzitutto alle imprese private, ai gestori delle telecomunicazioni e ai fornitori di servizi. 6. Strategie regionali della società dell'informazione 6.1. Il Comitato si compiace che la Commissione intenda incoraggiare gli Stati membri a mettere a punto un approccio strategico e integrato della società dell'informazione insieme, fra gli altri, agli enti regionali e locali. 6.2. Il Comitato sottolinea che grazie alle iniziative Irisi, la cui strategia era modulata in funzione delle regioni, si sono conseguiti risultati positivi. Esso giudica molto importanti le strategie regionali della società dell'informazione segnatamente sotto il profilo dello sviluppo regionale. A giudizio del Comitato i vari progetti innovativi al livello dei cittadini assumono un'importanza pari, e persino di gran lunga superiore sotto l'aspetto sociale della società dell'informazione. Per le attività come anche gli strumenti di finanziamento dell'UE occorre ricercare una ripartizione corretta ed equilibrata fra questi progetti e strategie. 6.3. Il Comitato è dell'idea che senza esperienze, positive o negative, con progetti realizzati da persone e/o imprese è difficile mettere a punto una strategia regionale soddisfacente. 6.4. Il Comitato auspica in modo particolare che le strategie della società dell'informazione contemplino anche la promozione ulteriore della formazione professionale, in quanto conoscere le possibilità offerte dalla società dell'informazione presenta, sotto il profilo della coesione, un'importanza pari a quella degli stessi servizi della società dell'informazione. 7. Sviluppo degli strumenti di finanziamento 7.1. Visti i risultati positivi conseguiti con le iniziative dell'Irisi il Comitato giudica importante creare, mediante la dotazione dei fondi strutturali, possibilità per incoraggiare sia la collaborazione fra le regioni beneficiarie di progetti sovvenzionati sia la cooperazione internazionale. 7.2. A giudizio del Comitato, i progetti regionali fra le regioni centrali e quelle destinatarie del Fondo di coesione favoriscono la trasmissione del know-how rafforzando anche la coesione. 7.3. Nell'intera Unione europea sono in corso progetti di sviluppo regionale soddisfacenti. Il Comitato giudica importante che nel prendere decisioni concrete in merito agli strumenti finanziari dei fondi strutturali si tenga conto anche della trasmissione del know-how e dello scambio di esperienze a favore di altre regioni. 7.4. Secondo il Comitato, per promuovere il progresso tecnologico nella società europea dell'informazione, si potrebbe anche fare appello al Programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologici, e ciò senza metterne in questione le finalità di carattere generale. Nei vari programmi specifici si potrebbe ad esempio insistere sulla partecipazione delle zone destinatarie del Fondo di coesione e di altre regioni meno favorite al collaudo di applicazioni avanzate della società dell'informazione. 7.5. Il Comitato richiama l'attenzione sulle grandi trasformazioni intervenute durante il periodo degli attuali programmi per le zone rientranti negli obiettivi dei fondi strutturali. Ciò è imputabile al fatto che i documenti di programmazione dei vecchi Stati membri non tenevano praticamente alcun conto dell'importanza della società dell'informazione per lo sviluppo regionale. L'esigua quota di progetti di stimolo della domanda di servizi dell'informazione contemplata nel documento della Commissione evidenzia chiaramente che il lungo intervallo intercorrente fra due valutazioni esclude la possibilità di adeguamenti a rapide evoluzioni. È quindi necessario che gli attuali programmi ai fini degli obiettivi dei fondi strutturali siano resi più flessibili in modo che durante l'arco di tempo decisamente lungo della realizzazione degli obiettivi si reagisca più agevolmente alle modifiche che intervengono nella società. 7.6. Il Comitato giudica importante che nei prossimi programmi per le zone rientranti negli obiettivi dei fondi strutturali si tenga ben presente la necessità della coesione nella società dell'informazione e che si contempli la possibilità di destinare finanziamenti dei fondi strutturali anche a misure di stimolo della domanda. 8. Conclusioni Il Comitato delle regioni: 8.1. ritiene che le possibilità offerte dalla società dell'informazione presentino grande importanza per lo sviluppo regionale e il rafforzamento della coesione; 8.2. condivide l'idea della Commissione secondo cui è essenziale condurre una politica diretta a stimolare la domanda di servizi della società dell'informazione e assegnare finanziamenti dei fondi strutturali a programmi di sostegno di tale politica; 8.3. reputa che a breve termine l'obiettivo più importante ai fini della coesione sia la creazione d'infrastrutture per reti di telecomunicazioni sufficienti per tutte le regioni; 8.4. fa presente alla Commissione che provvedimenti legislativi comportanti effetti restrittivi per la liberalizzazione del mercato delle telecomunicazioni, ad esempio l'introduzione di un servizio universale, possono comportare riflessi negativi per la coesione; 8.5. rileva che per la creazione della società dell'informazione europea, e in particolare il suo aspetto sociale, gli enti locali e regionali hanno responsabilità e un ruolo per lo meno altrettanto importante del settore privato; 8.6. auspica che, per controbilanciare le strategie regionali e nazionali, si offra ad operatori a livello locale la possibilità di contribuire allo sviluppo della società dell'informazione europea anche per il tramite di piccoli progetti innovativi; 8.7. giudica importante creare, grazie a progetti finanziati mediante i fondi strutturali, possibilità di una collaborazione regionale, nonché consentire il trasferimento di know-how e lo scambio di esperienze. Bruxelles, 19 novembre 1997. Il Presidente del Comitato delle regioni Pasqual MARAGALL i MIRA