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Dokumentum 62024CC0147

Conclusioni dell’avvocato generale T. Ćapeta, presentate il 4 settembre 2025.


Európai esetjogi azonosító: ECLI:EU:C:2025:650

Edizione provvisoria

CONCLUSIONI DELL’AVVOCATA GENERALE

TAMARA ĆAPETA

presentate il 4 settembre 2025 (1)

Causa C147/24 [Safi] (i)

V

contro

Staatssecretaris van Justitie en Veiligheid

[domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal rechtbank Den Haag (Tribunale dell’Aia, Paesi Bassi)]

Rinvio pregiudiziale – Cittadinanza dell’Unione – Articolo 20 TFUE – Minore cittadino statico dell’Unione a carico di un genitore cittadino di un paese terzo – Diritto di soggiorno derivato del genitore – Genitore titolare di un diritto di soggiorno in uno Stato membro diverso da quello di cittadinanza e di residenza del minore – Rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare – Direttiva 2008/115/CE – Articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – Diritto alla vita privata e familiare – Articolo 24, paragrafi 2 e 3, della Carta – Interesse superiore del bambino






I.      Introduzione

1.        Quando un cittadino dell’Unione può invocare l’espressione «civis europæus sum» nei confronti del proprio Stato membro (2)?

2.        La presente causa riguarda un minore cittadino dei Paesi Bassi che non ha mai esercitato il diritto alla libera circolazione conferitogli dal diritto dell’Unione per lasciare il suo Stato membro e che potrebbe essere costretto dalle autorità dei Paesi Bassi a lasciare detto Stato membro e a trasferirsi in Spagna.

3.        Le autorità competenti dei Paesi Bassi hanno negato alla madre di tale minore, cittadina di un paese terzo, un diritto di soggiorno derivato ai sensi dell’articolo 20 TFUE, in quanto tale genitore cittadino di un paese terzo aveva il diritto di soggiornare in Spagna. Le autorità hanno quindi ritenuto che l’articolo 20 TFUE non si applicasse poiché il rifiuto di concedere un diritto di soggiorno non avrebbe avuto la conseguenza di obbligare il cittadino dell’Unione in questione (figlio del cittadino di un paese terzo) a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, ma solo il territorio dei Paesi Bassi.

4.        L’articolo 20 del TFUE conferisce un diritto di soggiorno derivato in tali circostanze?

5.        Per rispondere, la Corte dovrà riconsiderare la giurisprudenza Ruiz Zambrano (3).

II.    Fatti, questioni pregiudiziali e procedimento dinanzi alla Corte

6.        V è una cittadina di un paese terzo che risiede nei Paesi Bassi con il figlio minorenne, cittadino dei Paesi Bassi, e con il coniuge, che ha una doppia cittadinanza – quella dei Paesi Bassi e quella di un paese terzo.

7.        Il figlio è nato nei Paesi Bassi e non ha mai lasciato il territorio di tale Stato membro. Egli è dunque un cittadino statico dell’Unione. Dalla decisione di rinvio risulta che tale minore ha difficoltà nel linguaggio per le quali egli riceve un insegnamento speciale e beneficia del trasporto organizzato verso e da un istituto di istruzione speciale che frequenta.

8.        Il coniuge di V ha problemi di salute e riceve prestazioni sociali.

9.        V risiede nei Paesi Bassi dal 2014, senza un permesso di soggiorno valido, e non è mai venuta in contatto con il sistema giudiziario.

10.      Il 13 novembre 2020, V ha presentato una domanda di documento UE/SEE attestante il suo diritto di soggiorno derivato ai sensi dell’articolo 20 TFUE.

11.      L’11 novembre 2021, lo Staatssecretaris van Justitie en Veiligheid (Segretario di Stato alla Giustizia e alla Sicurezza, Paesi Bassi; in prosieguo: il «Segretario di Stato») ha respinto la domanda di V. Esso ha ritenuto che V non fosse titolare di un diritto di soggiorno derivato ai sensi dell’articolo 20 TFUE, in quanto il figlio minorenne a carico non sarebbe stato costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, ma avrebbe potuto raggiungerla in Spagna, dove ella beneficia di un diritto di soggiorno.

12.      Dalla decisione di rinvio risulta che V, la quale ha risieduto in Spagna tra il 1999 e il 2014, è ancora in possesso di un permesso di soggiorno valido in tale Stato membro.

13.      Dopo aver respinto la sua domanda in quanto fondata sull’articolo 20 TFUE, il Segretario di Stato ha esaminato d’ufficio il suo diritto ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che tutela la vita privata e familiare. Esso ha ritenuto che ella non beneficiasse del diritto di soggiorno neppure ai sensi di tale disposizione. Pur avendo concluso che sussisteva una vita privata e familiare nei Paesi Bassi, a suo avviso, l’interesse dei Paesi Bassi in materia di immigrazione prevaleva sugli interessi personali della ricorrente e della sua famiglia.

14.      Tale diniego di riconoscere a V il diritto di soggiorno nei Paesi Bassi ha comportato che ella si trovasse in situazione di soggiorno irregolare nel territorio di detto Stato membro. Di conseguenza, sulla base della direttiva 2008/115/CE (4), il Segretario di Stato ha ordinato a V di ritornare immediatamente in Spagna (5). Il mancato rispetto di tale ingiunzione comporterebbe l’adozione di una decisione di rimpatrio nei confronti di V.

15.      V ha presentato un reclamo avverso tale decisione, che il Segretario di Stato ha respinto in quanto manifestamente infondato il 20 giugno 2022.

16.      Lo stesso giorno, V ha proposto ricorso avverso tale rigetto dinanzi al rechtbank Den Haag (Tribunale dell’Aia, Paesi Bassi), giudice del rinvio.

17.      Tale giudice chiede se la circostanza che V sia titolare di un diritto di soggiorno in un altro Stato membro (Spagna) sia sufficiente per negarle un diritto di soggiorno derivato, nonostante l’esistenza di un rapporto di dipendenza tra lei e il figlio minorenne (6). Se è vero che il trasferimento in Spagna significherebbe che essa stessa e suo figlio minorenne non sarebbero costretti a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, il minore sarebbe tuttavia obbligato a lasciare i Paesi Bassi, il che lo costringerebbe di fatto ad esercitare il suo diritto alla libera circolazione. Il giudice del rinvio chiede altresì in quale momento occorra considerare l’interesse superiore del bambino e del diritto alla vita familiare in sede di esame delle domande di diritto di soggiorno derivato.

18.      Inoltre, il giudice del rinvio chiede di chiarire se l’obbligo di tener conto dell’interesse superiore del bambino e del suo diritto alla vita familiare, di cui all’articolo 5, lettera a) e b), della direttiva 2008/115, si applichi anche qualora a un cittadino di un paese terzo venga ordinato di recarsi immediatamente in un altro Stato membro in forza dell’articolo 6, paragrafo 2, di tale direttiva, rispetto all’ipotesi di una decisione di rimpatrio ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 1, di tale direttiva (7).

19.      Alla luce di tali considerazioni, il giudice del rinvio, a seguito di una domanda di provvedimenti provvisori, ha sospeso gli effetti giuridici della decisione controversa in attesa di essere pronto a statuire sul merito del ricorso.

20.      In tali circostanze, il rechtbank Den Haag (Tribunale dell’Aia) ha deciso di sospendere il procedimento principale e di sottoporre alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:

«1)      Se l’articolo 20 TFUE debba essere interpretato nel senso che non è escluso che a un genitore cittadino di un paese terzo debba essere concesso un diritto di soggiorno derivato nello Stato membro di cui suo figlio minorenne possiede la cittadinanza e in cui detto figlio risiede senza essersi avvalso dei suoi diritti di cittadinanza, anche se detto genitore cittadino di un paese terzo ha un diritto di soggiorno in un altro Stato membro.

Qualora non sia escluso che a un genitore cittadino di un paese terzo debba essere concesso un diritto di soggiorno derivato nello Stato membro di cui suo figlio minorenne possiede la cittadinanza e in cui detto figlio risiede senza essersi avvalso dei suoi diritti di cittadinanza, anche se detto genitore cittadino di un paese terzo ha un diritto di soggiorno in un altro Stato membro:

2)      Se dall’articolo 20 TFUE, in considerazione dell’articolo 5, lettere a) e b), della direttiva 2008/115 e dell’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115, nel caso in cui esista un rapporto di dipendenza che giustifichi la concessione di un diritto di soggiorno derivato sulla base dell’articolo 20 TFUE, discenda un obbligo per l’autorità decisionale di accertarsi che l’esercizio del diritto di libera circolazione e di soggiorno corrisponda all’interesse superiore del minore e che la vita familiare possa essere mantenuta prima di ingiungere al genitore cittadino di un paese terzo di recarsi senza indugio nello Stato membro in cui gode di un permesso di soggiorno o di altra autorizzazione al soggiorno e se detti fattori debbano essere presi in considerazione nella valutazione della domanda di un diritto di soggiorno derivato».

21.      Il 25 marzo 2025 si è tenuta un’udienza nel corso della quale V, i governi dei Paesi Bassi e danese nonché la Commissione europea hanno presentato i loro argomenti.

III. Analisi

22.      L’articolo 20 TFUE conferisce un diritto di soggiorno derivato a un cittadino di un paese terzo quando è necessario tutelare i diritti connessi alla cittadinanza dei cittadini degli Stati membri (8).

23.      Nel caso di specie, le autorità competenti dei Paesi Bassi hanno ritenuto che non fosse necessario concedere a V un diritto di soggiorno derivato, al fine di proteggere i diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione del figlio minorenne. La ragione principale di tale decisione risiedeva nel fatto che V beneficiava di un diritto di soggiorno in Spagna. Ciò significava che, anche se il figlio minorenne avesse dovuto lasciare anch’egli i Paesi Bassi tenuto conto del suo rapporto di dipendenza nei confronti di V (9), egli non sarebbe stato costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme. L’autorità investita della decisione ha ritenuto che la famiglia potesse stabilirsi in Spagna, cosicché l’articolo 20 TFUE non era applicabile.

24.      Dopo aver deciso che V non aveva un diritto di soggiorno nei Paesi Bassi, né ai sensi del diritto dell’Unione, né ad altro titolo, l’autorità competente le ha ordinato di recarsi immediatamente in Spagna. Tale decisione era fondata sull’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115.

25.      In tali circostanze, con la sua prima questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se un genitore cittadino di un paese terzo possa invocare l’articolo 20 TFUE affinché gli venga concesso un diritto di soggiorno derivato solo qualora un minore a carico cittadino statico dell’Unione sarebbe altrimenti costretto a lasciare territorio dell’Unione considerato nel suo insieme o se esistano altre situazioni in cui l’articolo 20 TFUE è applicabile.

26.      Con la sua seconda questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se l’articolo 20 TFUE imponga alle autorità nazionali competenti l’obbligo di valutare se il fatto di ordinare a un genitore cittadino di un paese terzo di spostarsi in un altro Stato membro sia conforme all’interesse superiore del bambino e se la vita privata e familiare delle persone interessate possa proseguire in tale altro Stato membro, prima di adottare una siffatta decisione. Il giudice del rinvio chiede altresì di chiarire se tali diritti fondamentali debbano essere presi in considerazione per decidere se si debba riconoscere a un genitore cittadino di un paese terzo un diritto di soggiorno derivato.

27.      Sebbene le risposte a queste due questioni siano strettamente connesse, le analizzerò tuttavia separatamente, dato che la seconda questione viene posta solo in caso di risposta affermativa alla prima questione.

28.      Proporrò alla Corte che, rispondendo alla prima questione, essa interpreti l’articolo 20 TFUE come applicabile, indipendentemente dalla questione se un minore cittadino dell’Unione e il suo genitore cittadino di un paese terzo possano o meno trasferirsi in un altro Stato membro, in cui tale genitore ha un diritto di soggiorno.

29.      A tale riguardo, sosterrò che il contenuto essenziale dei diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione tutelati dall’articolo 20 TFUE comprende il diritto di non circolare (A.2). Poiché tale interpretazione si basa sul ragionamento della Corte nella causa Ruiz Zambrano e sulla giurisprudenza successiva, la mia analisi inizierà riconsiderando tale sentenza e la giurisprudenza che ne è seguita (A.1). Qualora la Corte non dovesse seguire la mia proposta di risposta sub A.2, proporrò un’analisi alternativa, suggerendo che l’autorità competente investita della decisione dovrebbe verificare se il trasferimento di un’intera famiglia in un altro Stato membro sia effettivamente possibile in forza del diritto dell’Unione (A.3).

30.      In risposta alla seconda questione del giudice del rinvio, approfondirò la giurisprudenza Ruiz Zambrano dimostrando che tale giurisprudenza esige che le autorità competenti tengano conto dell’interesse superiore del bambino e del diritto alla vita familiare nel valutare se il grado di dipendenza tra un cittadino dell’Unione e un cittadino di un paese terzo comporti che il cittadino dell’Unione sarebbe costretto ad accompagnare il genitore cittadino di un paese terzo qualora tale genitore fosse costretto a lasciare lo Stato membro in cui il minore a carico cittadino dell’Unione ha la cittadinanza. Se l’autorità investita della decisione constata che la dipendenza è di un livello tale da rendere applicabile l’articolo 20 TFUE, essa deve concedere un diritto di soggiorno derivato al fine di tutelare il diritto del cittadino dell’Unione di non circolare, anche se verso un altro Stato membro (B).

31.      Applicherò poi, sub C), il ragionamento proposto alle circostanze del caso di specie.

A.      Sulla prima questione

32.      Con la sua prima questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se un diritto di soggiorno derivato possa sorgere ai sensi dell’articolo 20 TFUE solo nel caso in cui il cittadino dell’Unione sarebbe altrimenti costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme.

33.      Tale questione trae origine dalla formula standard sviluppata nella giurisprudenza successiva alla sentenza Ruiz Zambrano,  che così recita: «Esistono (...) situazioni molto particolari in cui, malgrado il fatto che il diritto derivato dell’Unione relativo al diritto di soggiorno dei cittadini di paesi terzi non sia applicabile e che il cittadino dell’Unione interessato non si sia avvalso della propria libertà di circolazione, un diritto di soggiorno deve nondimeno essere accordato al cittadino di un paese terzo, familiare di tale cittadino dell’Unione, a pena di pregiudicare l’effetto utile della cittadinanza dell’Unione, qualora, in conseguenza del negato riconoscimento di un siffatto diritto, detto cittadino dell’Unione si vedesse di fatto obbligato a lasciare il territorio dell’Unione globalmente inteso, venendo così privato del godimento effettivo del contenuto essenziale dei diritti conferiti da tale status» (10).

34.      A una prima lettura, tale formulazione sembrerebbe corroborare la posizione delle autorità dei Paesi Bassi secondo cui l’articolo 20 TFUE conferisce un diritto di soggiorno derivato a un cittadino di un paese terzo solo quando un minore cittadino dell’Unione sarebbe altrimenti costretto a lasciare il territorio dell’Unione europea considerato nel suo insieme.

35.      Tuttavia, una lettura più attenta di tale giurisprudenza rivela che la Corte non ha inteso suggerire che il fatto di essere costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme sia l’unica ipotesi in cui l’articolo 20 TFUE può essere applicato per conferire un diritto di soggiorno derivato al cittadino di un paese terzo genitore di un cittadino dell’Unione. Sosterrò che, oltre alla tutela del diritto dei cittadini dell’Unione di soggiornare nell’Unione, oggetto della summenzionata giurisprudenza, l’articolo 20 TFUE tutela anche il diritto dei cittadini dell’Unione di non circolare. Quest’ultimo diritto è incluso nel diritto «di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri», quale conferito ai cittadini dell’Unione dall’articolo 20, paragrafo 2, lettera a), e dall’articolo 21, paragrafo 1, TFUE, e al quale farò riferimento come «il diritto di circolare e di soggiornare liberamente».

1.      Sulla sentenza Ruiz Zambrano e sulla giurisprudenza che ne è seguita

36.      I fatti della causa Ruiz Zambrano sono ben noti. Un padre colombiano di due figli belgi che non avevano mai lasciato tale Stato membro aveva fatto valere la cittadinanza dell’Unione dei suoi figli, invocando l’articolo 20 TFUE, a sostegno della sua domanda diretta ad ottenere un diritto di soggiorno derivato e un permesso di lavoro in Belgio (11). La situazione in tale causa era, per utilizzare il vocabolario del diritto del mercato interno dell’Unione, una situazione interna.

37.      Prima della sentenza Ruiz Zambrano, il diritto di circolare e di soggiornare liberamente –, il più importante diritto connesso alla cittadinanza –, era stato applicato solo in situazioni di circolazione transfrontaliera (12). Ciò è probabilmente avvenuto in considerazione della sua origine nel mercato interno (13). Pertanto, un cittadino di uno Stato membro non poteva avvalersi dell’articolo 20 TFUE per essere tutelato contro misure adottate dal suo Stato membro, qualora non avesse mai lasciato tale Stato per lavorare, fornire servizi, studiare o soggiornare in un altro Stato membro.

38.      Ciò è cambiato con la sentenza Ruiz Zambrano (14), la cui eredità ha liberato l’esercizio dei diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione dal requisito della circolazione transfrontaliera (15).

39.      Nonostante l’assenza di circolazione transfrontaliera in tale causa da parte dei minori Ruiz Zambrano, la Corte ha dichiarato applicabile l’articolo 20 TFUE. Essa ha affermato che tale disposizione poteva essere invocata per opporsi a provvedimenti nazionali «che abbiano l’effetto di privare i cittadini dell’Unione del godimento reale ed effettivo dei diritti attribuiti dal loro status di cittadini dell’Unione» (16).

40.      La Corte non ha fornito una definizione generale né una spiegazione di ciò che può costituire una privazione del godimento effettivo dei diritti connessi alla cittadinanza, né di quale possa essere il contenuto essenziale dei diritti conferiti dallo status di cittadino dell’Unione. Essa ha semplicemente spiegato che i fratelli Ruiz Zambrano sarebbero stati privati del godimento effettivo dei loro diritti connessi alla cittadinanza se il padre non avesse ottenuto il diritto di soggiornare e lavorare in Belgio, poiché, se tali diritti non fossero stati concessi, i minori Ruiz Zambrano sarebbero stati costretti a lasciare il territorio dell’Unione con il padre (17).

41.      Nella causa Ruiz Zambrano, la possibile conseguenza dell’obbligo per tali minori di lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme era dovuta alle circostanze particolari di tale causa. A mio avviso, tale sentenza non può quindi essere letta come se la Corte abbia ritenuto che sono in tali circostanze un cittadino dell’Unione potrebbe essere privato del godimento effettivo dei suoi diritti connessi alla cittadinanza.

42.      Tuttavia, le sentenze successive, a cominciare dalle sentenze McCarthy (18) e Dereci (19), hanno iniziato ad associare il «godimento effettivo» al fatto che un cittadino dell’Unione fosse costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, basandosi su tale criterio per l’applicazione dell’articolo 21 TFUE nel primo caso, o dell’articolo 20 TFUE nel secondo. Pertanto, il fatto di essere costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme ha iniziato ad essere inteso come una condizione di applicazione dell’articolo 20 TFUE. Questa sembra essere anche l’interpretazione delle autorità competenti dei Paesi Bassi nel caso di specie.

43.      Alcune delle cause successive, anch’esse relative a un diritto di soggiorno derivato, traevano origine da circostanze in cui, come nella causa Ruiz Zambrano, minori cittadini dell’Unione sarebbero stati costretti a trasferirsi in un paese terzo se al cittadino di un paese terzo, del quale erano a carico, fosse stato negato un permesso di soggiorno (20). Tuttavia, anche in cause che presentavano circostanze diverse, nelle quali non sussisteva il rischio che un cittadino dell’Unione fosse tenuto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, la Corte ha continuato a utilizzare la medesima formulazione tratta dalla precedente giurisprudenza, la quale associa il «godimento effettivo» alla possibilità che un cittadino dell’Unione fosse costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme (21).

44.      Infine, in tre cause invocate dal governo dei Paesi Bassi nella presente causa – Alokpa (22), M.D. (23) e Rendón Marín (24) –, la Corte sembra suggerire che l’articolo 20 TFUE non conferisca un diritto di soggiorno derivato a cittadini di un paese terzo qualora i cittadini dell’Unione rimangano nel territorio dell’Unione europea, ma siano nondimeno costretti a trasferirsi in un altro Stato membro.

45.      Queste tre cause si distinguono dalla presente causa sotto due profili: da un lato, per i fatti specifici che le caratterizzano (25) e, dall’altro – e in modo più significativo – per le differenze nella formulazione delle questioni pregiudiziali sollevate dai giudici nazionali. A causa di una «dipendenza dai pregressi» nel dialogo giudiziario tra i giudici nazionali e la Corte di giustizia, tali questioni sono state formulate in modo tale da far sì che la Corte si pronunciasse nell’ambito del diritto di soggiorno nel territorio dell’Unione europea, e tali contesti si distinguono dalla presente causa (26).

46.      A differenza che in tali cause, nella presente causa, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, se la privazione del diritto di soggiorno nel territorio dell’Unione considerato nel suo insieme sia effettivamente l’unico contesto in cui una persona non possa godere effettivamente dei propri diritti connessi alla cittadinanza.

47.      Di conseguenza, contrariamente a tali cause precedenti, la Corte è direttamente invitata, nella presente causa, a rispondere alla questione se i cittadini dell’Unione siano tutelati ai sensi dell’articolo 20 TFUE solo qualora essi siano altrimenti costretti a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme. La presente causa offre quindi alla Corte l’occasione di precisare ulteriormente il «contenuto essenziale» dei diritti connessi alla cittadinanza, il cui godimento effettivo è tutelato dall’articolo 20 TFUE.

48.      In sintesi, in tutte le cause successive alla sentenza Ruiz Zambrano, l’articolo 20 TFUE è stato interpretato come applicabile quando un cittadino dell’Unione sarebbe stato costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme (27), il che è stato inteso come una privazione del godimento effettivo, da parte di tale cittadino, del nucleo essenziale dei suoi diritti connessi alla cittadinanza.

49.      Tuttavia, ritengo sia importante rilevare che la Corte non ha mai chiarito in che modo vivere in un paese terzo privi effettivamente i cittadini dell’Unione del godimento dei loro diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione e quali diritti siano in discussione. Nell’ambito dei diritti sanciti dall’articolo 21 TFUE, ossia «il diritto di circolare e di soggiornare liberamente», il diritto di circolare e di soggiornare in un altro Stato membro non è, a mio avviso, pregiudicato se un cittadino dell’Unione vive in un paese terzo. Infatti, anche se vive in un paese terzo, un cittadino dell’Unione può sempre decidere di entrare e soggiornare in uno Stato membro diverso da quello di cui ha la cittadinanza, alle stesse condizioni di quelle che si applicherebbero se decidesse di procedere a un siffatto trasferimento dallo Stato membro di cui ha la cittadinanza (28). Tali condizioni sono disciplinate dalla direttiva sulla cittadinanza (29).

50.      Se il cittadino dell’Unione che si trasferisce in uno Stato membro diverso da quello di cui ha la cittadinanza è minorenne, potrebbe essere necessario che il suo familiare cittadino di un paese terzo, da cui dipende, benefici di un diritto di soggiorno derivato. Ai sensi della direttiva sulla cittadinanza, tale diritto derivato può essere concesso se un minore cittadino dell’Unione si trasferisce in un altro Stato membro e dispone di risorse economiche sufficienti per essere assistito in tale Stato membro, ma non può soggiornarvi senza il cittadino di un paese terzo da cui dipende (30). Lo stesso varrebbe nel caso in cui il minore cittadino dell’Unione si trasferisse dal paese terzo in uno Stato membro diverso da quello della sua cittadinanza. Tuttavia, se il minore cittadino dell’Unione risiede in un paese terzo e decide di trasferirsi nello Stato membro di cui ha la cittadinanza, la direttiva sulla cittadinanza non si applica ed è invece l’articolo 20 TFUE ad applicarsi per la concessione di un diritto di soggiorno derivato al suo genitore cittadino di un paese terzo, del quale tale minore cittadino dell’Unione è a carico (31).

51.      Il fatto di impedire che un cittadino dell’Unione sia costretto a trasferirsi in un paese terzo non tutela quindi il suo diritto di circolare e di soggiornare in un altro Stato membro dell’Unione sulla base della sua cittadinanza, dato che tale diritto può essere esercitato anche da tale paese terzo. Tuttavia, impedire l’allontanamento de facto di un cittadino dell’Unione dal territorio dell’Unione gli garantisce la possibilità di soggiornare nel territorio dell’Unione, il che è espressione del «diritto di circolare e di soggiornare liberamente» (32).

52.      Ciononostante, il fatto che, nella sentenza Ruiz Zambrano, e in altre cause fino ad ora, la Corte abbia tutelato il diritto di soggiorno nell’Unione non suggerisce, di per sé, che si tratti del solo diritto connesso alla cittadinanza di un cittadino statico dell’Unione rientrante nella tutela dell’articolo 20 TFUE.

53.      Anzi, al punto 42 della sentenza Ruiz Zambrano, la Corte ha dichiarato che l’articolo 20 TFUE osta a provvedimenti nazionali che abbiano l’effetto di privare i cittadini dell’Unione del godimento reale ed effettivo dei diritti attribuiti dal loro status di cittadini dell’Unione. Pertanto, è la privazione del godimento dei diritti connessi alla cittadinanza che ha determinato l’applicazione dell’articolo 20 TFUE. Al punto 44 di tale sentenza, la Corte ha inoltre precisato che negare un permesso di soggiorno e di lavoro a un genitore cittadino di un paese terzo di minori cittadini dell’Unione comporterebbe la necessità che tali figli abbandonino anch’essi il territorio dell’Unione per accompagnare il genitore. Ciò è stato considerato una privazione del godimento effettivo dei loro diritti connessi alla cittadinanza, ma non come l’unica situazione in cui tale privazione potrebbe aver luogo.

54.      Nella sezione che segue, proporrò che la Corte interpreti l’articolo 20 TFUE nel senso che esso include il diritto di non circolare quale facente parte del contenuto essenziale dei diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione, il cui godimento effettivo è tutelato da tale articolo.

2.      Sul diritto di non circolare quale elemento del diritto dei cittadini dellUnione di circolare e di soggiornare liberamente

55.      Il tenore letterale degli articoli 20 e 21 TFUE, l’evoluzione della nozione di cittadinanza dell’Unione fino ad oggi, assieme alla giurisprudenza della Corte, dimostrano che il contenuto essenziale del diritto, connesso alla cittadinanza, di circolare e di soggiornare liberamente non consiste unicamente nel diritto di soggiornare nel territorio dell’Unione considerato nel suo insieme.

56.      Sosterrò che il contenuto essenziale dei diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione comprende anche il diritto dei cittadini dell’Unione di scegliere di non circolare.

57.      In primo luogo, nella loro formulazione, gli articoli 20 e 21 TFUE garantiscono ai cittadini dell’Unione non solo il diritto di soggiornare, ma anche il diritto di circolare liberamente nel territorio degli Stati membri dell’Unione.

58.      Tale diritto di circolare è un diritto e non un obbligo. Questo diritto deve quindi implicare un diritto di non circolare.

59.      Inoltre, mediante l’uso dell’avverbio liberamente, il testo del Trattato suggerisce l’esistenza di una libertà di circolazione, il che presuppone necessariamente una scelta di esercitare o meno tale diritto (33).

60.      In secondo luogo, la scelta dei cittadini dell’Unione di soggiornare in uno Stato membro diverso da quello di cui hanno la cittadinanza è tutelata dal diritto dell’Unione, che vieta, in linea di principio, il loro allontanamento. L’allontanamento di un cittadino dell’Unione è autorizzato solo se necessario alla tutela dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza (34), motivi che devono a loro volta essere oggetto di interpretazione restrittiva (35).

61.      Non vi è alcun motivo per trattare i cittadini statici dell’Unione che possono avvalersi dell’articolo 20 TFUE in modo meno favorevole rispetto ai cittadini mobili dell’Unione. Per tale ragione, in una situazione in cui un cittadino statico dell’Unione sarebbe de facto costretto a lasciare il territorio del proprio Stato membro, il suo status di cittadino dell’Unione tutela la scelta di tale cittadino di rimanere allo stesso modo in cui tutela una scelta analoga fatta da un cittadino mobile dell’Unione.

62.      È giocoforza constatare che i cittadini statici dell’Unione sono protetti contro l’allontanamento dal proprio Stato membro dal diritto internazionale, compreso l’articolo 3 del protocollo n. 4 della CEDU (36).

63.      Garantendo a un cittadino statico il diritto di non circolare, l’articolo 20 TFUE tutela tale cittadino dall’allontanamento de facto, garantendo così il suo diritto di soggiornare nello Stato membro di cui ha la cittadinanza.

64.      In terzo luogo, un’ampia maggioranza dei cittadini degli Stati membri dell’Unione non esercita il proprio diritto di circolazione (37). Sebbene l’articolo 20 TFUE conferisca lo status di cittadino dell’Unione a tutti i cittadini degli Stati membri, un’ampia maggioranza ha scelto di non circolare (38). Ciò non significa, tuttavia, che essi non siano cittadini dell’Unione (39).

65.      Anche il loro status di cittadinanza necessita di tutela giuridica.

66.      In quarto luogo, se lo status di cittadino dell’Unione è, come stabilito dalla Corte, uno status fondamentale dei cittadini di tutti gli Stati membri (40), la maggioranza statica dei cittadini dell’Unione non può essere esclusa dal beneficio dei diritti relativi a tale status. Dopo tutto, lo status di cittadino dell’Unione difficilmente potrebbe essere qualificato come fondamentale se fosse rilevante solo per una minoranza di cittadini degli Stati membri che scelgono di spostarsi (41).

67.      In quinto luogo, sebbene la tutela del diritto di soggiorno nel territorio dell’Unione da parte della Corte abbia lo scopo principale di garantire che i cittadini dell’Unione siano in grado di beneficiare dei diritti conferiti dal diritto dell’Unione alle persone che risiedono in tale territorio (42), questo stesso beneficio è garantito dal riconoscimento del diritto di un cittadino dell’Unione di non spostarsi dal suo Stato membro di residenza e di cui ha la cittadinanza.

68.      La maggior parte dei diritti conferiti dal diritto derivato dell’Unione ai singoli non è subordinata al loro trasferimento in un altro Stato membro.

69.      Infine, qualora la Corte dovesse interpretare il contenuto essenziale dei diritti dei cittadini dell’Unione nel senso che tali diritti comprendono il diritto di non circolare, ci si chiede se una siffatta interpretazione comporterebbe un’estensione unilaterale della nozione di cittadinanza. Non lo credo.

70.      I cittadini degli Stati membri dell’Unione beneficiavano dei diritti di circolazione, derivanti dal mercato interno, già prima dell’introduzione dello status di cittadino dell’Unione. Tali diritti riguardavano i cittadini mobili economicamente attivi (lavoratori subordinati, lavoratori autonomi, persone in cerca di lavoro e studenti) e comprendevano i diritti derivati per alcuni dei loro familiari. Il diritto di circolare e soggiornare liberamente quale elemento dei diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione, introdotto nei Trattati in una nuova fase del processo di integrazione nell’Unione, deve dunque assumere un’importanza e un significato ulteriori. Dalla scelta dell’espressione «cittadinanza dell’Unione» emerge chiaramente che tale nozione mira a creare legami supplementari per i cittadini degli Stati membri; un legame che non si fonda soltanto sulla logica economica del mercato, ma che lega i cittadini degli Stati membri a una società europea più ampia fondata su valori comuni (43), senza privarli della loro identità nazionale (44). Tale legame sussiste indipendentemente dal fatto che un cittadino dell’Unione si trasferisca o rimanga nel suo Stato membro.

71.      Pertanto, anche se la possibilità di trasferirsi in un altro Stato membro costituisce una parte importante della cittadinanza dell’Unione, tale status deve essere interpretato nel senso che esso non si limita a conferire diritti alle persone che scelgono di avvalersi di tale possibilità, ma deve altresì tutelare coloro che decidono di non farlo.

72.      Per tutte queste ragioni, ritengo che l’articolo 20 TFUE debba essere interpretato nel senso che esso tutela il diritto di non circolare. Per tutelare tale diritto, poco importa che un cittadino sia costretto a trasferirsi in un paese terzo o in un altro Stato membro. In entrambi i casi, i cittadini dell’Unione rischiano di essere privati della libertà di scegliere di non circolare, pregiudicando così il loro status di cittadini dell’Unione. In entrambe le ipotesi, un siffatto rischio potrebbe quindi dar luogo a un diritto di soggiorno derivato per un cittadino di un paese terzo da cui il cittadino dell’Unione è dipendente.

73.      Sulla base di quanto precede, propongo che la Corte di giustizia risponda alla prima questione posta dal giudice del rinvio dichiarando che l’articolo 20 TFUE deve essere interpretato nel senso che esso non esclude che a un genitore cittadino di un paese terzo debba essere concesso un diritto di soggiorno derivato nello Stato membro di cui il figlio minorenne statico a carico è cittadino, mentre tale genitore è titolare di un diritto di soggiorno in un altro Stato membro. Il diritto, connesso alla cittadinanza dell’Unione, «di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri» include il diritto di scegliere di non circolare, rendendo irrilevante il fatto che un cittadino dell’Unione sia costretto a trasferirsi in un paese terzo oppure in un altro Stato membro.

3.      In subordine

74.      Qualora la Corte dovesse dichiarare che l’articolo 20 TFUE si applica solo nel caso in cui un cittadino dell’Unione sia costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, è tuttavia necessario che un’autorità investita della decisione verifichi se tale cittadino dell’Unione possa effettivamente soddisfare le condizioni di un permesso di soggiorno valido in un altro Stato membro.

75.      Anche se V gode di un diritto di soggiorno in Spagna (45), ciò non risolve la questione se l’intera famiglia, ossia il figlio minorenne e il coniuge, possa anch’essa raggiungerla in tale Stato membro.

76.      Le autorità dei Paesi Bassi sembrano aver fondato la loro valutazione unicamente sulla premessa che il coniuge di V e loro figlio sono entrambi cittadini dell’Unione, senza verificare in concreto se essi possano effettivamente soggiornare legalmente in Spagna.

77.      La possibilità di un trasferimento dell’intera famiglia non può essere semplicemente presunta. Di conseguenza, prima di negare il rilascio di un permesso di soggiorno a V e di ordinare a quest’ultima di recarsi in Spagna, le autorità dei Paesi Bassi erano tenute a verificare esse stesse che il trasferimento familiare fosse giuridicamente possibile.

78.      Se così non fosse, V, di fronte all’ordine di lasciare i Paesi Bassi, dovrebbe ritornare nel paese terzo di origine con suo figlio. Considerata la sua dipendenza dalla madre, che non è stata contestata da alcuna delle parti nel procedimento principale, il figlio di V, cittadino dell’Unione, sarebbe quindi costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme. Ciò determinerebbe l’applicazione dell’articolo 20 TFUE conformemente al ragionamento seguito dalla Corte nella sentenza Ruiz Zambrano e nella giurisprudenza che ne è seguita, il che comporterebbe l’obbligo per le autorità dei Paesi Bassi di riconoscere il diritto di soggiorno derivato di V (46).

79.      Il figlio e il coniuge di V potrebbero trasferirsi in Spagna?

80.      In quanto cittadini dell’Unione, sia il coniuge di V che il loro figlio hanno il diritto di recarsi in Spagna e di soggiornarvi fino a tre mesi (articoli 5 e 6 della direttiva sulla cittadinanza).

81.      Al di là di questi tre mesi, l’articolo 7 della direttiva sulla cittadinanza impone alcune condizioni.

82.      Il coniuge di V e il loro figlio potrebbero soggiornare in Spagna a condizione di: essere lavoratori subordinati o autonomi [articolo 7, paragrafo 1, lettera a)]; essere autosufficienti [articolo 7, paragrafo 1, lettera b)]; o seguire un ciclo di studi e disporre al tempo stesso di risorse sufficienti e di un’assicurazione malattia che copra tutti i rischi [articolo 7, paragrafo 1, lettera c)]. Il figlio di V è un bambino e non è probabile che soddisfi una di queste condizioni (47). Il coniuge di V percepisce prestazioni sociali ed è parzialmente esonerato dal lavoro a causa del suo stato di salute, cosicché è altrettanto improbabile che egli possa rientrare in una di tali situazioni.

83.      Ai sensi dell’articolo 7, paragrafo 1, lettera d), della direttiva sulla cittadinanza, un cittadino dell’Unione può essere inattivo e tuttavia soggiornare in un altro Stato membro se raggiunge un altro cittadino dell’Unione. Orbene, ciò non si verifica nel caso di specie, dato che V è cittadina di un paese terzo.

84.      Di conseguenza, fatta salva la verifica da parte del giudice del rinvio, la possibilità di soggiorno in Spagna ai sensi del diritto dell’Unione non sembra essere un’opzione giuridicamente sostenibile per V e per la sua famiglia.

85.      In ogni caso, le autorità dei Paesi Bassi non avrebbero dovuto negare un diritto di soggiorno a V prima di verificare se suo figlio e il suo coniuge avrebbero potuto effettivamente accompagnarla in Spagna ai sensi del diritto dell’Unione.

B.      Sulla seconda questione

86.      Con la sua seconda questione, il giudice del rinvio chiede, in sostanza, quando, nell’ambito del procedimento volto a decidere se concedere un diritto di soggiorno derivato a un genitore cittadino di un paese terzo, un’autorità investita della decisione debba prendere in considerazione l’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare. In particolare, tale giudice chiede se una decisione che obbliga un genitore cittadino di un paese terzo, sulla base dell’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115, a lasciare immediatamente e a trasferirsi in un altro Stato membro nel quale gode di un diritto di soggiorno possa essere adottata senza valutare l’interesse superiore del bambino e il suo diritto alla vita familiare.

1.      Sullelevato grado di dipendenza quale soglia per invocare larticolo 20 TFUE come fonte di un diritto di soggiorno derivato

87.      Nella giurisprudenza, la valutazione dell’ingerenza nel diritto alla vita familiare e nell’interesse superiore del bambino è strettamente connessa alla determinazione di un grado di dipendenza che, se sufficiente, può conferire un diritto di soggiorno derivato a un genitore cittadino di un paese terzo ai sensi dell’articolo 20 TFUE.

88.      Un elevato grado di dipendenza è stato stabilito dalla Corte come soglia per la concessione di un diritto di soggiorno derivato in situazioni in cui tale dipendenza obbligherebbe altrimenti il cittadino dell’Unione a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme. Allo stesso modo e per la stessa ragione, il diritto di soggiorno nel territorio dell’Unione può prevalere sulle misure nazionali connesse all’immigrazione solo in «situazioni molto particolari» (48); il diritto di non circolare, in questa fase di sviluppo dell’integrazione europea, è altresì tutelato solo nei casi in cui esista un grado sufficiente di dipendenza tra il cittadino dell’Unione e il cittadino di un paese terzo.

89.      Dalla giurisprudenza della Corte risulta che l’articolo 20 TFUE non può essere invocato nei confronti di misure nazionali se queste ultime si limitano a interferire con la scelta di non trasferirsi. La soglia per la concessione di un diritto di soggiorno derivato è piuttosto una privazione di tale scelta, che esiste solo in una situazione in cui un provvedimento nazionale obbliga de facto un cittadino dell’Unione a trasferirsi.

90.      A mio avviso, la ragion d’essere di una siffatta limitazione risiede nell’ingerenza dei diritti dei cittadini dell’Unione nelle prerogative degli Stati membri nel settore della politica di immigrazione. Ove sia applicabile l’articolo 20 TFUE, esso può prevalere sulle misure nazionali, compreso il diniego di un permesso di soggiorno a un cittadino di un paese terzo. È pertanto necessario ponderare accuratamente questi due interessi.

91.      In tale prospettiva, si potrebbe ritenere che il requisito di un elevato grado di dipendenza serva a limitare la portata delle situazioni in cui un diritto di soggiorno derivato può essere concesso a un cittadino di un paese terzo ai sensi dell’articolo 20 TFUE.

2.      Sulla dipendenza e sullinteresse superiore del bambino

92.      Secondo la giurisprudenza, sussiste una privazione dei diritti connessi alla cittadinanza solo qualora il cittadino dell’Unione debba effettivamente, o di fatto (49), lasciare il territorio assieme al cittadino di un paese terzo.

93.      La Corte non ritiene che ciò si verifichi quando il grado di dipendenza è meno intenso.

94.      Ad esempio, nella sentenza Dereci, la Corte ha statuito che «la mera circostanza che possa apparire auspicabile al cittadino di uno Stato membro, per ragioni economiche o per mantenere l’unità familiare nel territorio dell’Unione, che i suoi familiari, che non possiedono la cittadinanza di uno Stato membro, possano soggiornare con lui nel territorio dell’Unione, non basta di per sé a far ritenere che il cittadino dell’Unione sarebbe costretto ad abbandonare il territorio dell’Unione qualora un tale diritto non gli fosse concesso» (50).

95.      Pertanto, il semplice carattere auspicabile della vita familiare non è sufficiente (51). Ad esempio, nella maggior parte delle cause sottoposte alla Corte in cui un cittadino adulto dell’Unione sarebbe stato tenuto a lasciare il suo Stato membro se avesse desiderato proseguire una vita familiare con un cittadino di un paese terzo, la Corte non ha ritenuto che l’articolo 20 TFUE conferisse un diritto di soggiorno derivato. Pertanto, sembra che la Corte sia disposta ad ammettere che «un adulto è, in linea di principio, in grado di condurre una vita indipendente dai propri familiari» (52).

96.      Tuttavia, la situazione è diversa quando si tratta di cittadini dell’Unione minorenni (53).

97.      In sede di valutazione della dipendenza di un minore cittadino dell’Unione dal suo familiare cittadino di un paese terzo, generalmente un genitore, le autorità competenti devono tener conto non solo del diritto al rispetto della vita familiare di tale minore, quale sancito all’articolo 7 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (in prosieguo: la «Carta»), ma anche dell’interesse superiore di tale minore, tutelato dall’articolo 24, paragrafo 2, di quest’ultima (54).

98.      Nel valutare il grado di dipendenza, le autorità nazionali investite della decisione devono valutare in modo esaustivo tutte le circostanze specifiche in ciascun caso di specie (55).

99.      Esse devono prendere in considerazione l’età, lo sviluppo fisico ed emotivo del minore, l’intensità della sua relazione affettiva con un genitore cittadino di un paese terzo nonché il rischio che la separazione del minore da tale genitore comporterebbe per l’equilibrio del minore (56).

100. Qualora, sulla base di una valutazione dettagliata del rapporto tra il figlio a carico, cittadino dell’Unione, e il suo genitore cittadino di un paese terzo, l’autorità competente che esamina la domanda di permesso di soggiorno del genitore concluda che il minore sarebbe costretto a lasciare lo Stato membro con tale genitore in caso di rigetto della domanda, detta autorità deve riconoscere la sussistenza di un grado di dipendenza sufficiente e concedere un diritto di soggiorno derivato ai sensi dell’articolo 20 TFUE.

101. Tale approccio consequenzialista, che richiede un esame della Carta al fine di stabilire l’applicabilità dell’articolo 20 TFUE, è stato criticato (57). Tuttavia, i problemi connessi a tale approccio possono essere superati tracciando una distinzione tra l’applicabilità dell’articolo 20 TFUE e la sua applicazione in un caso particolare ai fini della concessione di un diritto di soggiorno derivato.

102. L’applicabilità dell’articolo 20 TFUE in situazioni interne dipende unicamente dallo status di cittadino di uno Stato membro.

103. Ciò risulta chiaramente dalla giurisprudenza. Ad esempio, nella sentenza X (Madre thailandese) (58), nel pronunciarsi sull’applicabilità dell’articolo 20 TFUE, la Corte ha dichiarato quanto segue: «il beneficio del diritto di soggiorno derivato discendente dall’articolo 20 TFUE non dipende dall’esercizio, da parte di tale minore, del suo diritto di libera circolazione e di soggiorno all’interno dell’Unione, bensì dalla sua cittadinanza dell’Unione, status di cui egli gode indipendentemente dall’esercizio di tale diritto, in virtù del mero possesso della cittadinanza di uno Stato membro» (59).

104. Pertanto, una situazione rientra nell’ambito di applicazione dell’articolo 20 TFUE per il solo fatto che una persona è cittadina di uno Stato membro, anche se tale persona non ha mai lasciato il suo Stato d’origine. Ciò consente l’applicazione della Carta conformemente all’articolo 51, paragrafo 1, della stessa, ai sensi del quale i diritti sanciti da tale strumento si applicano agli Stati membri esclusivamente nell’attuazione del diritto dell’Unione (60).

105. Come è stato osservato, l’applicazione dell’articolo 20 TFUE ai fini della concessione di un diritto di soggiorno derivato in un caso specifico dipende dal grado di dipendenza tra il cittadino dell’Unione e il cittadino di un paese terzo, per la cui valutazione l’autorità investita della decisione deve prendere in considerazione i diritti sanciti dalla Carta, in primo luogo l’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare.

106. Ciò risponde parzialmente alla seconda questione del giudice del rinvio. I diritti sanciti agli articoli 7 e 24 della Carta sono rilevanti per valutare se un cittadino dell’Unione sia costretto ad accompagnare il suo genitore cittadino di un paese terzo, che è tenuto a lasciare il territorio.

107. Di conseguenza, se il grado di dipendenza comporta che il cittadino dell’Unione minorenne sarebbe costretto a lasciare il territorio, le autorità competenti devono concedere al suo genitore cittadino di un paese terzo un diritto di soggiorno derivato al fine di tutelare il contenuto essenziale dei diritti connessi alla cittadinanza del minore cittadino dell’Unione, il che include il diritto di non circolare.

108. Qualora la Corte accolga la mia proposta secondo cui i diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione comprendono non solo il diritto di soggiornare nel territorio dell’Unione, ma anche il diritto di non circolare, il fatto che la famiglia possa essere costretta a trasferirsi in un altro Stato membro, e non al di fuori del territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, è sufficiente per riconoscere l’esistenza di un diritto di soggiorno derivato ai sensi dell’articolo 20 TFUE.

109. Laddove, invece, la Corte non accogliesse tale proposta di interpretazione del contenuto essenziale dei diritti connessi alla cittadinanza, ma limitasse l’applicazione dell’articolo 20 TFUE alle situazioni in cui un cittadino dell’Unione sia costretto a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme, l’autorità investita della decisione avrebbe tuttavia l’obbligo di verificare se la famiglia possa effettivamente trasferirsi e proseguire la propria vita familiare in Spagna, senza che un siffatto trasferimento pregiudichi l’interesse superiore del bambino e il suo diritto alla vita familiare.

110. Anche laddove un cittadino dell’Unione minorenne fosse costretto, a causa della sua dipendenza da un cittadino di un paese terzo, a lasciare uno Stato membro con tale cittadino di un paese terzo, qualora a quest’ultimo venisse negato un diritto di soggiorno, uno Stato membro potrebbe giustificare il rigetto di una domanda di diritto di soggiorno derivato ai sensi dell’articolo 20 TFUE per altri motivi. Esso potrebbe, ad esempio, invocare motivi quali l’ordine pubblico o la pubblica sicurezza per respingere una siffatta domanda (61). Per valutare la proporzionalità dell’utilizzo di tali motivi al fine di giustificare il rigetto di una domanda ai sensi dell’articolo 20 TFUE, l’autorità decisionale dovrebbe poi esaminare l’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare.

111. Tuttavia, la presente causa, così come è stata presentata alla Corte, non solleva la questione dei possibili motivi del diniego del permesso di soggiorno opposto dalle autorità nazionali. Sembrerebbe che le autorità competenti abbiano rifiutato di concedere un diritto di soggiorno a V ritenendo che l’articolo 20 TFUE non si applicasse, senza quindi tentare di giustificare il loro diniego per altri motivi.

112. Infine, la risposta completa alla seconda questione del giudice del rinvio richiede altresì che la Corte precisi che le autorità competenti non possono adottare una decisione fondata sull’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115 senza verificare se l’interesse superiore del bambino e il suo diritto alla vita familiare richiedano che venga concesso un diritto di soggiorno derivato, e se tali diritti possano essere limitati per altri motivi legittimi.

113. Propongo pertanto che la Corte risponda alla seconda questione del giudice del rinvio nei seguenti termini. L’articolo 20 TFUE deve essere interpretato nel senso che impone alle autorità competenti, quando valutano la concessione di un diritto di soggiorno derivato a un cittadino di un paese terzo genitore di un minore a carico cittadino dell’Unione, di verificare, prendendo in considerazione l’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare, se il grado di dipendenza tra tale minore e tale genitore comporti che il primo sarebbe costretto ad accompagnare detto genitore, qualora a quest’ultimo fosse negato un diritto di soggiorno. L’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare devono essere valutati prima di adottare una decisione fondata sull’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115, che imponga a un cittadino di un paese terzo di lasciare il territorio e di trasferirsi in un altro Stato membro nel quale beneficia di un diritto di soggiorno.

C.      Applicazione ai fatti del caso di specie

114. L’articolo 20 TFUE trova applicazione nel caso di specie in quanto il figlio di V è cittadino dell’Unione.

115. Per adottare una decisione in merito al diritto di soggiorno derivato di V, le autorità competenti devono valutare se tra il figlio, cittadino dell’Unione e sua madre cittadina di un paese terzo, che ha chiesto un permesso di soggiorno, sussista un rapporto di dipendenza il quale comporti che il minore sarebbe costretto a lasciare il territorio dei Paesi Bassi qualora alla madre fosse ordinato di lasciare il territorio dei Paesi Bassi.

116. Sulla base della decisione di rinvio, risulta che V ha la custodia effettiva del figlio, dato che suo padre non è in grado di lavorare regolarmente e riceve, per tale motivo, prestazioni sociali (62). Appare inoltre esistere un elevato grado di dipendenza tra il minore e la madre. È quindi nell’interesse superiore del bambino che egli rimanga con la madre.

117. Pertanto, il minore sarebbe costretto a lasciare i Paesi Bassi con la madre se a quest’ultima fosse negato un diritto di soggiorno in tale Stato membro. Tale circostanza non risulta essere contestata e appare in linea con la conclusione cui sono giunte le autorità competenti dei Paesi Bassi.

118. Se la madre del minore è tenuta a lasciare i Paesi Bassi e il minore è quindi costretto ad accompagnarla a causa della natura del suo rapporto di dipendenza, dato che l’articolo 20 TFUE conferisce un diritto di non circolare ai cittadini dell’Unione, il fatto che ella e suo figlio debbano trasferirsi in Spagna o in un paese terzo diviene irrilevante.

119. Se è nell’interesse superiore del bambino esercitare il suo diritto di non circolare, le autorità dei Paesi Bassi devono concedere alla madre cittadina di un paese terzo un diritto di soggiorno derivato.

120. Inoltre, nelle circostanze specifiche della presente causa, la permanenza nei Paesi Bassi sembra essere nell’interesse superiore di tale minore. Il suo diritto di non circolare connesso alla cittadinanza sarebbe quindi tutelato solo qualora alla madre venga concesso un diritto di soggiorno derivato.

IV.    Conclusione

121. Alla luce delle considerazioni che precedono, propongo che la Corte di giustizia risponda alle questioni pregiudiziali sollevate dal rechtbank Den Haag (Tribunale dell’Aia, Paesi Bassi) nei seguenti termini:

1)      L’articolo 20 TFUE deve essere interpretato nel senso che esso non esclude che a un genitore cittadino di un paese terzo debba essere concesso un diritto di soggiorno derivato nello Stato membro di cui il figlio minorenne statico a carico è cittadino, mentre tale genitore è titolare di un diritto di soggiorno in un altro Stato membro. Il diritto, connesso alla cittadinanza dell’Unione, «di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri» include il diritto di scegliere di non circolare, rendendo irrilevante il fatto che un cittadino dell’Unione sia costretto a trasferirsi in un paese terzo oppure in un altro Stato membro.

2)      L’articolo 20 TFUE deve essere interpretato nel senso che impone alle autorità competenti, quando valutano la concessione di un diritto di soggiorno derivato a un cittadino di un paese terzo genitore di un minore a carico cittadino dell’Unione, di verificare, prendendo in considerazione l’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare, se il grado di dipendenza tra tale minore e tale genitore comporti che il primo sarebbe costretto ad accompagnare detto genitore, qualora a quest’ultimo fosse negato un diritto di soggiorno. L’interesse superiore del bambino e il diritto alla vita familiare devono essere valutati prima di adottare una decisione fondata sull’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, che imponga a un cittadino di un paese terzo di lasciare il territorio e di recarsi in un altro Stato membro nel quale beneficia del diritto di soggiorno.


1      Lingua originale: l’inglese.


i      Il nome della presente causa è un nome fittizio. Non corrisponde al nome reale di nessuna delle parti del procedimento.


2      Ho preso in prestito le parole dell’avvocato generale Jacobs, utilizzate nelle sue conclusioni nella causa Konstantinidis (C‑168/91, EU:C:1992:504, paragrafo 46), in un contesto diverso, precedente all’introduzione della cittadinanza europea con il Trattato di Maastricht. L’avvocato generale Jacobs ha utilizzato queste parole per sostenere che una persona che si rechi in un altro Stato membro in qualità di lavoratore subordinato o autonomo deve poter invocare i diritti dell’uomo garantiti dall’ordinamento giuridico dell’Unione.


3      Sentenza dell’8 marzo 2011, Ruiz Zambrano (C‑34/09; in prosieguo: la «sentenza Ruiz Zambrano», EU:C:2011:124).


4      Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008, recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare (GU 2008, L 348, pag. 98).


5      Sebbene ciò non sia stato spiegato nella decisione di rinvio, molto probabilmente tale decisione è stata emessa in applicazione dell’articolo 6, paragrafo 2, della direttiva 2008/115.


6      Nonostante l’apparente sussistenza di un rapporto di dipendenza tra V e il coniuge, sembrerebbe che la domanda di permesso di soggiorno sia stata presentata sulla sola base del rapporto tra V e il figlio minorenne.


7      Ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 1, della direttiva 2008/115, gli Stati membri adottano una decisione di rimpatrio nei confronti di qualunque cittadino di un paese terzo il cui soggiorno nel loro territorio è irregolare, fatte salve le deroghe di cui ai paragrafi da 2 a 5. L’articolo 6, paragrafo 2, di detta direttiva così dispone: «Un cittadino di un paese terzo il cui soggiorno nel territorio di uno Stato membro è irregolare e che è in possesso di un permesso di soggiorno valido o di un’altra autorizzazione che conferisca il diritto di soggiornare rilasciati da un altro Stato membro deve recarsi immediatamente nel territorio di quest’ultimo. In caso di mancata osservanza di questa prescrizione da parte del cittadino di un paese terzo interessato ovvero qualora motivi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale impongano la sua immediata partenza, si applica il paragrafo 1».


8      V., ad esempio, punto 23 della sentenza del 22 giugno 2023, Staatssecretaris van Justitie en Veiligheid (Madre thailandese di un minore cittadino dei Paesi Bassi) [C‑459/20, in prosieguo: «la sentenza X (Madre thailandese)», EU:C:2023:499]: «Per contro, le disposizioni del Trattato FUE relative alla cittadinanza dell’Unione non conferiscono alcun diritto autonomo ai cittadini di paesi terzi. Infatti, gli eventuali diritti conferiti a tali cittadini non sono diritti propri di questi ultimi, bensì diritti derivati da quelli di cui gode il cittadino dell’Unione».


9      Dal ragionamento dell’autorità nazionale risulta implicitamente che il grado di dipendenza del minore nei confronti di V è tale che, se quest’ultima dovesse lasciare i Paesi Bassi, anche il minore sarebbe costretto a partire.


10      La Corte ha utilizzato tale formulazione per la prima volta nella sentenza dell’8 novembre 2012, Iida, (C‑40/11; in prosieguo: la «sentenza Iida» EU:C:2012:691, punto 71). Da allora, la Corte ha ripreso la stessa formulazione in numerose cause che sono seguite e che riguardavano, in un modo o nell’altro, un diritto di soggiorno derivato di un cittadino di un paese terzo. La stessa formulazione esiste così nelle sentenze dell’8 maggio 2013, Ymeraga e a. (C‑87/12, in prosieguo: la «sentenza Ymeraga», EU:C:2013:291, punto 36); del 10 ottobre 2013, Alokpa e Moudoulou (C‑86/12, in prosieguo: la «sentenza Alokpa», EU:C:2013:645, punto 32); del 13 settembre 2016, CS (C‑304/14, in prosieguo: la «sentenza CS», EU:C:2016:674, punto 29); del 13 settembre 2016, Rendón Marín, (C‑165/14, in prosieguo: la «sentenza Rendón Marín», EU:C:2016:675, punto 74); del 10 maggio 2017, Chavez-Vilchez e a. (C‑133/15, in prosieguo: la «sentenza Chavez-Vilchez», EU:C:2017:354, punto 63); del 5 maggio 2022, Subdelegación del Gobierno en Toledo (Soggiorno di un familiare – Risorse insufficienti) (C‑451/19 e C‑532/19, EU:C:2022:354, in prosieguo: la «sentenza Subdelegación del Gobierno en Toledo», punto 45); del 27 aprile 2023, M.D. (Divieto d’ingresso in Ungheria) (C‑528/21, in prosieguo: la «sentenza M.D.», EU:C:2023:341, punto 58); X (Madre thailandese), punto 24 e del 25 aprile 2024, NW e PQ (Informazioni classificate) (C‑420/22 e C‑528/22, in prosieguo: la «sentenza NW e PQ», EU:C:2024:344, punto 60). Nonostante i riferimenti sia alla sentenza Ruiz Zambrano che, talvolta, alla sentenza del 15 novembre 2011, Dereci e a. (C‑256/11, in prosieguo: la «sentenza Dereci», EU:C:2011:734), in tali sentenze non viene utilizzata questa esatta formulazione.


11      La domanda del sig. Ruiz Zambrano era probabilmente motivata dalla precedente sentenza del 19 ottobre 2004, Zhu e Chen (C‑200/02; in prosieguo: la «sentenza Zhu e Chen», EU:C:2004:639), nella quale la Corte ha dichiarato che un diritto derivato può essere concesso a un genitore cittadino di un paese terzo sulla base dello status di cittadino dell’Unione del figlio minorenne di tale persona.


12      V. sentenze del 5 giugno 1997, Uecker e Jacquet (C‑64/96 e C‑65/96, EU:C:1997:285, punto 23); e del 2 ottobre 2003, Garcia Avello (C‑148/02, EU:C:2003:539, punto 26). Nel mercato interno, l’esclusione di situazioni interne dall’ambito di applicazione delle norme dell’Unione era spesso giustificata dall’aspettativa che uno Stato membro si occupi dei propri cittadini, ragion per cui il diritto dell’Unione non deve interferire con le situazioni di discriminazione alla rovescia.


13      Ad esempio Nic Shuibhne, N., «The Resilience of EU Market Citizenship?», CMLR, 2010, pag. 1597.


14      Si può sostenere che la Corte aveva già applicato disposizioni relative alla cittadinanza in una situazione puramente interna nella sua sentenza del 2 marzo 2010, Rottmann (C‑135/08, EU:C:2010:104; in prosieguo: la «sentenza Rottmann»). Tuttavia, anche se il sig. Rottmann contestava una decisione delle autorità tedesche di revocare una decisione di naturalizzazione con la quale aveva acquisito la cittadinanza tedesca in Germania, il contesto sotteso a tale causa implicava una precedente circolazione transfrontaliera, dato che egli era nato e viveva in Austria prima di trasferirsi in Germania e di perdere la cittadinanza austriaca a causa dell’acquisto della cittadinanza tedesca. Nel pronunciarsi sulla causa, la Corte non si è però basata su tale trasferimento passato. Essa ha invece considerato che l’eventuale perdita dello status di cittadino dell’Unione a causa della perdita dello status di cittadino di uno Stato membro rientra nell’ambito di applicazione del diritto dell’Unione «per sua natura e per le conseguenze che produce» (sentenza Rottmann, punto 42).


15      V., al riguardo, Lenaerts, K. e Gutiérrez-Fons, J.A. «Epilogue on EU citizenship: Hopes and Fears» in Kochenov, D. (ed.), EU Citizenship and Federalism: The Role of Rights, CUP, Cambridge, 2017, pagg. da 751 a 781, in particolare pag. 761.


16      Sentenza Ruiz Zambrano, punto 42 (il corsivo è mio).


17      Sentenza Ruiz Zambrano, punti 43 e 44.


18      Sentenza del 5 maggio 2011, McCarthy (C‑434/09, in prosieguo: la «sentenza McCarthy», EU:C:2011:277, punto 50).


19      Sentenza Dereci, punto 66.


20      V., ad esempio, sentenza del 6 dicembre 2012, O e a. (C‑356/11 e C‑357/11, EU:C:2012:776; in prosieguo: la «sentenza O e a.»); nonché la sentenza CS e la sentenza Chavez-Vilchez.


21      Ad esempio, sentenza Iida, punto 71. Tale causa riguardava un padre cittadino di un paese terzo che viveva in Germania e invocava l’articolo 20 TFUE per fondare il suo diritto di soggiorno derivato, in una situazione in cui sua figlia, cittadina tedesca, si era nel frattempo trasferita in Austria per vivere con la madre, dopo che la coppia aveva divorziato. Dai fatti di tale causa non emergeva l’eventualità che la figlia, cittadina dell’Unione, fosse costretta a lasciare il territorio dell’Unione considerato nel suo insieme se al padre non fosse stato concesso un permesso di soggiorno in Germania. V., analogamente, sentenza Ymeraga, punto 36.


22      Sentenza Alokpa, punto 35.


23      Sentenza M.D., punto 62.


24      Sentenza Rendón Marín, punto 79.


25      Nella causa Alokpa, i minori cittadini dell’Unione erano costretti a trasferirsi nello Stato membro di cui avevano la cittadinanza, e non a lasciare quest’ultimo. Nelle cause M.D. e Rendón Marín, un diritto di soggiorno derivato non era stato concesso o era stato revocato per motivi di ordine pubblico.


26      Ad esempio, nella sentenza Rendón Marín (punto 78), la Corte ha esplicitamente spiegato che si pronunciava sull’esistenza di un diritto di soggiorno derivato sulla base del contesto specifico della causa, tenendo conto del diritto di soggiorno, quando ha indicato che dal diniego di un permesso di soggiorno «potrebbe risultare una limitazione di detto diritto, in particolare del diritto di soggiorno, dal momento che i predetti figli minori potrebbero essere costretti ad accompagnare il sig. Rendón Marín e, quindi, a lasciare il territorio dell’Unione nel suo insieme» (il corsivo è mio).


27      Anche se ciò non è stato sempre espresso con la stessa esatta formulazione, e pur sussistendo variazioni nell’esatta formulazione nelle varie lingue, la Corte ha, in sostanza, espresso tale preoccupazione nelle seguenti sentenze: sentenza Dereci, punto 66; sentenza O e a., punto 47; sentenza Ymeraga, punto 36; sentenza Alokpa, punto 32; sentenza Rendón Marín, punto 74; sentenza Chavez-Vilchez, punto 63; sentenza Subdelegación del Gobierno en Toledo, punto 45; e sentenza M.D. punto 58.


28      V. anche, a tale riguardo, Davies, G., «The Right to Stay at Home: A Basis for Expanding European Family Rights» in Kochenov D. (ed.), op. cit., nota 15, pagg. da 468 a 488, in particolare pag. 471. V. altresì, Nic Shuibuhne, N., «Ruiz Zambrano and the Essential Core of Union Citizenship», in Craig, P., e Schütze, R., (eds), Landmark Cases in EU Law, Vol. 2, Bloombsbury, 2025, pagg. da 169 a 185, in particolare pag. 178.


29      Articoli da 5 a 7 e 14 della direttiva 2004/38/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, che modifica il regolamento (CEE) n. 1612/68 ed abroga le direttive 64/221/CEE, 68/360/CEE, 72/194/CEE, 73/148/CEE, 75/34/CEE, 75/35/CEE, 90/364/CEE, 90/365/CEE e 93/96/CEE (GU 2004, L 158, pag. 77, e rettifiche GU 2004, L 229, pag. 35, e GU 2007, L 204, pag. 28; in prosieguo: la «direttiva sulla cittadinanza»).


30      V., al riguardo, sentenza Zhu e Chen. Risorse sufficienti possono essere fornite dallo stesso cittadino di un paese terzo.


31      V., al riguardo, sentenza X (Madre thailandese).


32      Al di là del tenore letterale degli articoli 20 e 21 TFUE, che fanno riferimento al diritto di soggiorno, tale diritto può essere collegato ai benefici derivanti dalla vita nel territorio dell’Unione. Ciò consente di godere di una miriade di diritti conferiti alle persone fisiche dell’Unione dal diritto del diritto dell’Unione, che si tratti di consumatori, di lavoratori subordinati o semplicemente di residenti che hanno il diritto di respirare aria pulita. Tuttavia, tali molteplici diritti spettano a chiunque risieda nel territorio dell’Unione e non soltanto ai cittadini dell’Unione – non si tratta di diritti connessi alla cittadinanza dell’Unione, la cui privazione è oggetto della giurisprudenza Ruiz Zambrano. Tuttavia, ciò può spiegare l’importanza di riconoscere il fatto che i cittadini dell’Unione hanno il diritto di soggiornare nel territorio dell’Unione.


33      In un contesto leggermente diverso da quello della presente causa, l’avvocata generale Sharpston ha suggerito che «[c]iò che rileva è la libertà di scegliere se spostarsi o non spostarsi. Un provvedimento che impone uno spostamento limita tale scelta. È, pertanto, in contrasto con l’articolo 21, paragrafo 1, TFUE». V. conclusioni dell’avvocata generale Sharpston, O e a. (C‑456/12 e C‑457/12, EU:C:2013:837, paragrafo 134). V., altresì, Sager, T., «Freedom as Mobility Implications of the Distinction between Actual and Potential Travelling», Mobilities, 2006, pagg. da 465 a 488. Per una discussione sull’eventuale diritto di non circolare nel diritto dell’Unione, v. Iglesias Sánchez, S., «A Citizenship Right to Stay? The Right Not to Move in a Union Based on Free Movement» in Kochenov, D., (ed), op. cit., nota 15, pagg. da 371 a 393.


34      V. articolo 28 della direttiva sulla cittadinanza.


35      V., ad esempio, sentenza del 23 novembre 2010, Tsakouridis (C‑145/09, EU:C:2010:708, punto 48), e la sentenza CS, punto 37.


36      Così, la Corte ha riconosciuto che, sulla base del diritto internazionale, uno Stato membro non può né rifiutare l’ingresso al proprio cittadino né negare il suo diritto di soggiornare nel territorio. V., ad esempio, la sentenza McCarthy, punto 29 e la sentenza del 6 ottobre 2021, A (Attraversamento di frontiere a bordo di imbarcazione da diporto) (C‑35/20, EU:C:2021:813, punto 69). Tuttavia, va notato che, nel caso di specie, è chiaro che le autorità dei Paesi Bassi non hanno ritenuto che il diritto internazionale impedisse loro di obbligare de facto il proprio cittadino a lasciare il paese di cui ha la cittadinanza.


37      Al 1° gennaio 2022, nell’Unione europea erano presenti circa 13,7 milioni di cittadini «mobili» (cittadini che si sono trasferiti per vivere, lavorare o studiare in un altro Stato membro). Nel 2021, 1,4 milioni di persone precedentemente residenti in uno Stato membro dell’Unione sono migrate in un altro Stato membro. V. Commissione europea, Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni a norma dell’articolo 25 TFUE sui progressi verso l’effettiva cittadinanza dell’UE 2020-2023, COM(2023) 931 final, pag. 19. Ciò significa che meno del 3% dei cittadini dell’Unione ha esercitato il proprio diritto di circolare liberamente. Nel 2021, solo lo 0,2% circa dei cittadini dell’Unione ha esercitato il diritto alla libera circolazione.


38      A tale riguardo, van Roermund, [G.C.G.J., «Migrants, Humans and Human Rights The right to move as the right to stay», in Lindahl, H., (ed.), A Right to Inclusion and Exclusion? Normative Fault Lines of the EU’s Area of Freedom, Security and Justice, Hart, Oxford, 2009, pag. 171] ha scritto (traduzione libera): «È un’idea assolutamente romantica suggerire che ogni individuo sia desideroso di diventare un esploratore. Per la maggior parte delle persone, la libertà di circolazione è un diritto che preferirebbe non esercitare, in quanto allude a un modello di ruolo molto diverso: il modello del vagabondo vulnerabile piuttosto che del lavoratore dipendente sicuro di sé».


39      Nel suo articolo (nota 33, op. cit., pagg. 388 e 389), Sara Iglesias Sánchez ha presentato i dati di un sondaggio condotto nel 2013, in cui oltre il 60% dei cittadini dell’Unione si considera cittadino dell’Unione, anche se solo una piccola percentuale di essi esercita il proprio diritto alla libera circolazione. I dati più recenti (2025) dell’Eurobarometro mostrano cifre simili: il 63% dei cittadini dell’Unione manifesta il proprio attaccamento all’Unione europea, Standard Eurobarometer 103 Primavera 2025).


40      Sentenza del 29 aprile 2025, Commissione/Malta (Cittadinanza tramite investimento) (C‑181/23, in prosieguo: la «sentenza Commissione/Malta», EU:C:2025:283, punto 92). Mentre, in tale sentenza, la Corte ha dichiarato che «lo status di cittadino dell’Unione costituisce lo status fondamentale dei cittadini degli Stati membri», essa si è basata sulla sua precedente giurisprudenza, secondo la quale tale status è stato considerato «destinato ad essere lo status fondamentale dei cittadini degli Stati membri». Si può quindi concludere che c’è stata una certa evoluzione al riguardo a partire dalla sentenza del 20 settembre 2001, Grzelczyk (C‑184/99, EU:C:2001:458, punto 31), in cui la Corte ha affermato ciò per la prima volta. La Corte ha ribadito la sua formulazione della sentenza Grzelczyk in numerose altre cause, tra cui la causa Ruiz Zambrano (v. punto 41). L’unica volta in cui «destinato a» è stato omesso dalla Corte, prima della sentenza Commissione/Malta, è stato nella sua sentenza del 5 settembre 2023, Udlændinge- og Integrationsministeriet (Perdita della cittadinanza danese) (C‑689/21, EU:C:2023:626, punto 38); pertanto, senza dubbio, il cambiamento di formulazione nella sentenza Commissione/Malta era intenzionale e testimonia un’affermazione più forte dell’importanza dello status di cittadino dell’Unione. Tale evoluzione dimostra, a mio avviso, che la cittadinanza dell’Unione ha raggiunto una maturità che ne consente l’ulteriore sviluppo.


41      Alcuni degli altri diritti che l’articolo 20 TFUE conferisce ai cittadini dell’Unione, e che sono ulteriormente sviluppati negli articoli da 22 a 24 TFUE, riguardano anche i cittadini mobili. Così, il diritto di voto alle elezioni locali o europee nello Stato di residenza è rilevante per i cittadini che vivono in uno Stato membro diverso da quello della loro cittadinanza. Il diritto alla tutela diplomatica e consolare nei paesi terzi da parte delle rappresentanze di Stati membri diversi dallo Stato membro di cui il cittadino dell’Unione ha la cittadinanza è rilevante per i cittadini che si recano in paesi terzi, ma non per i cittadini statici o mobili ai sensi dei diritti di libera circolazione. Il diritto di petizione dinanzi al Parlamento europeo, di rivolgersi al Mediatore europeo o di scrivere alle istituzioni dell’Unione nella propria lingua è tuttavia altrettanto rilevante sia per i cittadini statici e che per i cittadini mobili.


42      V. nota 32 delle presenti conclusioni.


43      V., in tal senso, sentenza Commissione/Malta, punto 95. Alla luce di tale sentenza, argomentando a favore dell’introduzione di una dimensione europea nell’educazione, K. Grimonprez ha considerato che (traduzione libera) «il fatto che la Corte riconosca che la cittadinanza si fonda sulla solidarietà e sulla buona fede conferma che la sua rilevanza non è limitata ai cittadini mobili. I suoi effetti si applicano anche a coloro che non attraversano i confini». Grimonprez, K., «EU citizenship based on common values: implications of Commission v Malta (C‑181/23) for the European dimension in citizenship education (Case Comment)» E.L. Rev. 2025, pagg. da 502 a 514, in particolare pag. 512.


44      V., in tal senso, sentenze del 19 novembre 2024, Commissione/Repubblica ceca (Eleggibilità e qualità di membro di un partito politico) (C‑808/21, EU:C:2024:962, punto 163), e del 19 novembre 2024, Commissione/Polonia (Eleggibilità e qualità di membro di un partito politico) (C‑814/21, EU:C:2024:963, punto 160).


45      Il giudice del rinvio dovrà verificare se V goda effettivamente di un diritto di soggiorno in Spagna. V ha spiegato di aver tentato di rinunciare a tale diritto, ma non è certo che ciò sia stato possibile. Procederò nell’analisi ipotizzando, come risulta dalla decisione di rinvio, che V possa effettivamente soggiornare legalmente in Spagna.


46      Aggiungo che non si deve perdere di vista il fatto che, se entrambi i genitori appaiono avere la cittadinanza di un paese terzo, ciò non avviene nel caso del loro figlio, cosicché il suo trasferimento e il suo soggiorno in tale paese terzo potrebbero nondimeno essere soggetti a requisiti supplementari.


47      Tuttavia, sulla base delle sentenze Zhu e Chen, si può sostenere che il figlio di V potrebbe trasferirsi in Spagna se sua madre disponesse di risorse sufficienti per provvedere al proprio sostentamento in tale Stato membro.


48      Formulazione utilizzata dalla Corte nella maggior parte delle cause relative a un diritto di soggiorno derivato fondato sull’articolo 20 TFUE.V., ad esempio, sentenza NW e PQ, punto 60 e giurisprudenza citata.


49      V., ad esempio, sentenza Chavez-Vilchez, punto 63.


50      Sentenza Dereci, punto 68.


51      V., altresì, sentenza McCarthy, punti 49 e 50); o sentenza Ymeraga, punti 38, 39 e 43.


52      V., ad esempio, sentenza del 7 settembre 2022, Staatssecretaris van Justitie en Veiligheid (Natura del diritto di soggiorno ai sensi dell’articolo 20 TFUE) (C‑624/20, EU:C:2022:639, punto 40).


53      V., in tal senso, sentenza Subdelegación del Gobierno en Toledo, punto 56 e giurisprudenza citata.


54      Sentenza Chavez-Vilchez, punto 70.


55      V., in tal senso, sentenza Rendón Marín, punto 85; sentenza Subdelegación del Gobierno en Toledo (punto 53 e giurisprudenza citata); e sentenza del 25 aprile 2024, NW e PQ (Informazioni classificate) (C‑420/22 e C‑528/22, EU:C:2024:344,  punto 77).


56      V., in tal senso, sentenza Chavez-Vilchez, punto 71. V. altresì, in tal senso, in particolare, sentenze dell’8 maggio 2018, K.A. e a. (Ricongiungimento familiare in Belgio) (C‑82/16, EU:C:2018:308, punto 72); e del 7 settembre 2022, Staatssecretaris van Justitie en Veiligheid (Natura del diritto di soggiorno ai sensi dell’articolo 20 TFUE) (C‑624/20, EU:C:2022:639, punti 38 e 39), nonché X (Madre thailandese) (punto 48).


57      V., ad esempio, Šadl, U., Šadl, U., «Case – Case-Law – Law: Ruiz Zambrano as an Illustration of How the Court of Justice of the European Union Constructs Its Legal Arguments», EuConst, 2013, pagg. da 205 a 229, in particolare pag. 225.


58      Tale causa era caratterizzata dal fatto che il minore cittadino dell’Unione in questione, sulla base della cui cittadinanza sua madre cittadina di un paese terzo chiedeva il riconoscimento di un diritto di soggiorno derivato nei Paesi Bassi, era sempre vissuto in un paese terzo.


59      Sentenza X (Madre thailandese), punto 29 (il corsivo è mio).


60      V., in tal senso, sentenza del 26 febbraio 2013, Åkerberg Fransson, C‑617/10, EU:C:2013:105).


61      V., ad esempio, sentenza CS.


62      La Corte ha precisato che, quando il cittadino dell’Unione di cui si tratta è un minore, le autorità competenti devono stabilire chi ha la custodia effettiva di tale minore e se esista effettivamente un rapporto di dipendenza tra il minore e il genitore cittadino di un paese terzo (sentenza Chavez-Vilchez, punto 70). Inoltre, anche ove il rapporto di dipendenza sussista nei confronti di entrambi genitori, uno dei quali è un cittadino di un paese terzo e l’altro è cittadino dell’Unione, la sola esistenza e il solo coinvolgimento di tale genitore cittadino dell’Unione nella vita del minore non sono, di per sé, sufficienti per negare un diritto di soggiorno derivato a un genitore cittadino di un paese terzo se il figlio è effettivamente a carico di quest’ultimo genitore.

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