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Document 61991CC0172

Conclusioni dell'avvocato generale Darmon del 2 dicembre 1992.
Volker Sonntag contro Hans Waidmann e altri.
Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Bundesgerichtshof - Germania.
Convenzione di Bruxelles del 27 settembre 1968 - Interpretazione degli artt. 1, 27 e 37.
Causa C-172/91.

Raccolta della Giurisprudenza 1993 I-01963

ECLI identifier: ECLI:EU:C:1992:487

61991C0172

Conclusioni dell'avvocato generale Darmon del 2 dicembre 1992. - VOLKER SONNTAG CONTRO HANS WAIDMANN, ELISABETH WAIDMANN E STEFAN WAIDMANN. - DOMANDA DI PRONUNCIA PREGIUDIZIALE: BUNDESGERICHTSHOF - GERMANIA. - CONVENZIONE DI BRUXELLES 27 SETTEMBRE 1968 - INTERPRETAZIONE DEGLI ARTT. 1, 27 E 37. - CAUSA C-172/91.

raccolta della giurisprudenza 1993 pagina I-01963


Conclusioni dell avvocato generale


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Signor Presidente,

Signori Giudici,

1. Con le questioni sottopostevi il Bundesgerichtshof vi invita a pronunciarvi sull' interpretazione degli artt. 1, primo comma, 27, punto 2, e 37, n. 2, della Convenzione di Bruxelles 27 settembre 1968, concernente la competenza giurisdizionale e l' esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, come modificata dalla Convenzione di adesione del 1978 (1) (in prosieguo: la "Convenzione").

2. I fatti della causa principale sono i seguenti.

3. Thomas Waidmann, allievo di una scuola pubblica del Land Baden-Wuerttemberg, l' 8 giugno 1984, durante una gita scolastica in Italia, rimaneva vittima di una caduta mortale. L' insegnante accompagnatore, signor Volker Sonntag, pubblico dipendente tedesco, veniva direttamente sottoposto dalle autorità italiane a procedimento penale dinanzi al tribunale di Bolzano per omicidio colposo.

4. Il 22 settembre 1986 i genitori ed il fratello della vittima, con atto giudiziario notificato all' imputato il 16 febbraio 1987, si costituivano parte civile, al fine di ottenere dinanzi a tale tribunale il risarcimento tanto del pretium doloris quanto del danno materiale.

5. Il 25 gennaio 1988, nel corso dell' udienza dibattimentale, durante la quale il signor Sonntag veniva rappresentato da un avvocato, le parti civili depositavano conclusioni al fine di ottenere una provvisionale di 20 milioni di LIT nonché il rimborso delle spese.

6. A termini di una sentenza pronunciata lo stesso giorno, il signor Sonntag veniva riconosciuto colpevole di omicidio colposo e condannato a versare la provvisionale richiesta.

7. La sentenza gli veniva notificata e, in mancanza d' appello, è poi passata in giudicato.

8. Il 29 settembre 1989, su istanza delle parti lese, il Landgericht di Ellwangen muniva della clausola esecutiva tale sentenza, limitatamente alla sua parte civilistica.

9. In base all' art. 36 della Convenzione, il signor Sonntag faceva opposizione all' ordinanza di exequatur e chiedeva la chiamata in causa del Land del Baden -Wuerttemberg al fine di essere manlevato dal proprio obbligo al risarcimento, dato che questo gravava statutariamente, a suo dire, sul Land di cui era dipendente.

10. L' Oberlandesgericht respingeva il ricorso ritenendo che la sentenza di Bolzano rientrasse nella materia civile ai sensi dell' art. 1, prima frase, della Convenzione.

11. Adito in forza dell' art. 37, n. 2, della Convenzione, dal signor Sonntag e dal Land, il Bundesgerichtshof vi sottopone quattro questioni pregiudiziali il cui testo figura nella relazione d' udienza (2) e che mirano in sostanza a che dichiariate:

° se un terzo che vi abbia interesse possa far valere il rimedio giuridico di cui all' art. 37, n. 2, della Convenzione, qualora l' ordinamento nazionale dello Stato di esecuzione gli consenta di impugnare la decisione in causa;

° se rientri nella "materia civile", ai sensi dell' art. 1, prima frase, della Convenzione, l' azione di risarcimento diretta contro il titolare di un ufficio pubblico che, venendo meno ai propri doveri, abbia cagionato un danno ad altri e se ciò valga anche nell' ipotesi di copertura da parte di un' assicurazione pubblica;

° se debba considerarsi come una "domanda giudiziale", ai sensi dell' art. 27, punto 2, della Convenzione, l' atto che, pur informando il convenuto dell' esistenza di una domanda di risarcimento dei danni, non ne specifichi l' entità;

° se un convenuto oggetto di un' azione civile riunita all' azione penale ° ipotesi prevista all' art. 5, punto 4, della Convenzione ° debba considerarsi regolarmente costituito, ai sensi dell' art. 27, punto 2, già citato, qualora questi abbia svolto difese all' udienza dibattimentale, per mezzo del proprio difensore, in ordine alla pubblica accusa ma non in ordine alla domanda civile, la quale è stata discussa oralmente in presenza dello stesso difensore.

12. Si deve anzitutto determinare la natura dell' azione promossa dalla famiglia della vittima dinanzi al giudice penale nei confronti di un dipendente statale. Dalla soluzione di tale questione dipende, infatti, l' eventuale applicabilità della Convenzione ai fatti controversi. Comincerò quindi con la seconda questione.

13. In forza dell' art. 1, la Convenzione si applica in materia civile "indipendentemente dalla natura dell' organo giurisdizionale". Ne consegue che tale natura non può servire da criterio e che l' ambito di applicazione della Convenzione comprende le disposizioni civili di una sentenza pronunciata da un giudice penale.

14. Anche se viene esperita in un procedimento penale, l' azione civile per il risarcimento del danno provocato da un reato conserva cionondimeno la sua natura civile. Quindi, la decisione pronunciata dal giudice penale potrà, nelle sue disposizioni civili, essere riconosciuta ed eseguita nel terrritorio degli altri Stati contraenti.

15. La relazione Jenard (3) conferma che gli autori della Convenzione hanno espressamente inteso limitare questo tipo d' azione al suo campo d' applicazione.

"La materia delle azioni civili proposte davanti a giudici penali rientra nel campo d' applicazione della Convenzione sia per quanto riguarda la disciplina della competenza sia per quanto concerne il riconoscimento e l' esecuzione delle sentenze pronunciate, in seguito a siffatte azioni, dai giudici penali" (4).

16. E' d' altronde quanto risulta dall' art. 5, punto 4, della Convenzione, che dispone:

"Il convenuto domiciliato nel territorio di uno Stato contraente può essere citato in un altro Stato contraente (...) qualora si tratti di una controversia concernente l' esercizio di una succursale, di un' agenzia o di qualsiasi altra filiale, davanti al giudice del luogo territorialmente competente".

17. Tuttavia le norme in materia di competenza sono forse le stesse quando, come il ricorrente nella causa principale, l' autore del danno è "titolare di un ufficio pubblico"? Siamo ancora in "materia civile"? O siamo piuttosto nella materia amministrativa esclusa dall' art. 1 della Convenzione?

18. Questo articolo delimita in modo positivo e negativo il campo di applicazione ratione materiae della Convenzione:

"La presente Convenzione si applica in materia civile e commerciale e indipendentemente dalla natura dell' organo giurisdizionale. Essa non concerne, in particolare, la materia fiscale, doganale ed amministrativa (...)".

19. Tuttavia l' art. 1 non definisce la nozione di "materia civile". Un metodo del genere non è del resto specifico della Convenzione di Bruxelles. Esso è comune a numerosi trattati multilaterali ed anche bilaterali.

20. Anche se è raro, in ambito bilaterale, compilare l' elenco esauriente delle materie che rientrano nel diritto civile o commerciale, un' impostazione del genere era ancora meno concepibile nell' ambito più vasto formato dal complesso degli Stati firmatari, a causa della diversità dei loro sistemi giuridici.

21. La particolarità di tale Convenzione risulta tuttavia dal suo rapporto con il Trattato CEE che deve pure consentire di promuovere "più strette relazioni fra gli Stati che ad essa partecipano" (5).

22. E' quindi necessario, al fine di pervenire ad un' applicazione uniforme delle norme in materia di competenza negli Stati contraenti e, quindi, di mantenere una coesione nell' interpretazione del diritto, desumere la nozione autonoma delle materie che rientrano nel diritto privato. A questo proposito, la vostra giurisprudenza è stata, indiscutibilmente, estremamente innovatrice.

23. Infatti, nella sentenza LTU/Eurocontrol (6), avete dichiarato:

"La nozione di cui trattasi va quindi considerata come una nozione autonoma, da interpretare facendo riferimento, da un lato, agli obbiettivi e al sistema della Convenzione e, dall' altro, ai principi generali desumibili dal complesso degli ordinamenti nazionali"(7).

E, nella stessa decisione, avete proseguito in questi termini:

"Procedendo in tal modo all' interpretazione della suddetta nozione (...), talune categorie di decisioni giurisdizionali devono considerarsi escluse dal campo di applicazione di tale atto, in ragione degli elementi che caratterizzano i rapporti giuridici fra le parti in causa o l' oggetto della lite" (8).

Una volta desunto il principio di interpretazione, avete precisato, ai fini della sua applicazione, che

"(...) benché talune decisioni emesse nelle cause fra la pubblica amministrazione ed un soggetto di diritto privato possano essere comprese nell' ambito di applicazione della Convenzione, la situazione è diversa qualora la pubblica amministrazione abbia agito nell' esercizio della sua potestà d' imperio" (9).

24. Questo metodo di interpretazione della nozione di materia civile ai sensi della Convenzione è stato ripreso e chiarito nella sentenza Paesi Bassi/Rueffer (10) i cui antefatti meritano di essere brevemente esposti.

25. Una controversia opponeva lo Stato olandese ad un battelliere tedesco vertente sul recupero delle spese sostenute per la rimozione di un relitto appartenente al signor Rueffer. Lo Hoge Raad der Nederlanden vi aveva sottoposto una questione pregiudiziale vertente sulla natura dell' azione promossa.

26. Al fine di determinare se lo Stato avesse agito nell' ambito di prerogative della pubblica autorità, avete non soltanto esaminato l' oggetto della lite e la natura dei rapporti tra le parti (11), ma pure i principi generali desumibili dal complesso degli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati contraenti (12).

27. Quindi, contrariamente al governo tedesco, mi sembra insufficiente esaminare la classificazione della controversia solo alla luce del diritto interno. E' per contro indispensabile desumere dagli ordinamenti giuridici del complesso degli Stati firmatari un principio generale che consenta di determinare se un' azione del genere rientri o no nella "materia civile".

28. Osservo fin da ora che il diritto dei paesi di "common law" consente raramente alla vittima di intervenire in una controversia soggetta ai giudici penali. Dinanzi a tali giudici questa non partecipa al processo in quanto "parte civile", nemmeno quando chiede un indennizzo ("compensation order"). Per ottenere il risarcimento del danno subito, essa dovrà adire il giudice civile e l' autore sarà giudicato secondo le norme del diritto civile, dato che comunque la nozione di diritto amministrativo non esiste in tali paesi (13).

29. Per quanto riguarda i diritti continentali, il fatto che procedimenti penali siano promossi contro il titolare di una carica pubblica può certamente modificare le condizioni di esercizio dell' azione civile, se non l' opportunità di avvalersene nei confronti del pubblico dipendente ma, in generale, non incide affatto sulla qualifica della controversia di merito.

30. Infatti in Danimarca l' azione civile connessa ad un' azione penale può essere esercitata solo contro l' autore personalmente responsabile (14). La domanda di risarcimento dei danni sarà intentata contro il pubblico datore di lavoro dinanzi ai tribunali civili, dato che l' azione conserva la sua valenza civilistica (15).

31. In Ispagna, l' autore di un' infrazione penale può essere perseguito davanti al giudice civile o penale (16). Qualora si tratti di un pubblico dipendente, si applicano queste stesse regole, ma allo Stato potrà essere contestata la sua responsabilità civile in subordine dinanzi agli stessi giudici (17).

32. In Belgio l' azione civile esercitata contro un pubblico dipendente e contro lo Stato rientra esclusivamente nel diritto civile e nella competenza dei giudici dell' ordinamento giudiziario.

33. Lo stesso vale in Italia dove la responsabilità dello Stato può sorgere se il pubblico dipendente ha commesso l' infrazione nell' espletamento delle sue mansioni. L' azione promossa dalla vittima conserva la sua natura civilistica, a prescindere dal fatto che la domanda di risarcimento sia diretta contro il pubblico dipendente o contro lo Stato (18).

34. In Portogallo esiste una responsabilità solidale dello Stato e, sebbene gli atti che implicano l' esercizio dello "jus imperii" siano di competenza dei giudici amministrativi, gli atti di gestione privata dello Stato sono soggetti ai giudici dell' ordinamento giudiziario (19). Cionondimeno, anche per gli atti di gestione pubblica, la vittima può, in caso di illecito penale, ottenere il risarcimento dal solo pubblico dipendente con un' azione di natura civile il cui esame è di competenza dei giudici penali.

35. Nei Paesi Bassi la vittima può chiedere il risarcimento esclusivamente allo Stato in taluni casi (20) e/o al pubblico dipendente, essendo previsto che la responsabilità dell' amministrazione e/o del pubblico dipendente si valuta in conformità alle norme del diritto civile.

36. In Francia vige un regime particolare (21), per le infrazioni commesse dagli insegnanti statali, che sostituisce la responsabilità dello Stato a quella del pubblico dipendente. La vittima può adire, in caso di colpa personale del dipendente o di illecito, i giudici dell' ordinamento giudiziario che applicheranno le norme del codice civile, senza che ne siano esclusi i giudici penali (22). In tal caso, l' azione civile contro lo Stato è riunita all' azione d' ufficio contro il pubblico dipendente (23).

37. Nel Lussemburgo la Costituzione (24) vieta di sottrarre ai giudici civili le controversie che hanno ad oggetto diritti civili. I procedimenti contro gli insegnanti sono rari a motivo della copertura assicurativa obbligatoria degli infortuni, per cui la vittima può agire solo in caso di dolo del responsabile. Nonostante tale garanzia, la valenza civilistica della responsabilità risulta predominante.

38. In Germania, prima dell' introduzione dell' art. 34 del Grundgesetz, la vittima doveva esercitare la sua azione (art. 839 BGB) contro il pubblico dipendente davanti ai giudici civili che applicavano le norme in fatto di responsabilità civile (25). Dato che tale responsabilità è stata considerata particolarmente grave, lo Stato si accolla d' ora in poi l' integralità del risarcimento di un danno come quello di cui si occupa il giudice a quo, ma può, in caso di colpa grave, esercitare un' azione di regresso nei confronti del pubblico dipendente. La dottrina è divisa quanto alla qualificazione di un' azione del genere, dato che taluni ritengono che essa sia di natura civilistica (26), altri di natura pubblica (27). Con una legge del 26 giugno 1981, lo Stato intendeva abrogare l' art. 839 e istituire una responsabilità di diritto pubblico. Tale legge è stata però dichiarata incostituzionale dal Bundesverfassungsgericht. Benché la natura dell' azione della vittima contro lo Stato sia incerta, i giudice ordinari sono cionondimeno i soli competenti ed applicano le norme del diritto civile.

39. Nel diritto ellenico, per contro, un' azione del genere dev' essere diretta contro il pubblico dipendente e lo Stato, configurandosi una responsabilità di diritto pubblico.

40. Dall' esame dei diversi diritti nazionali, risulta quindi che la responsabilità dello Stato e/o del pubblico dipendente ha, nella quasi totalità di tali ordinamenti, o una natura puramente civilistica, o una base a preponderanza privatistica. Esistono tuttavia peculiarità che risiedono nelle modalità della dichiarazione di responsabilità dello Stato, la quale può essere esclusa, vuoi esclusiva, subordinata, o infine solidale, ma senza che si abbia per questo una modifica della natura dell' azione.

41. Questi sono i principi generali che si ricavano dai sistemi giuridici dei diversi Stati contraenti. Se ne deve quindi concludere che un' azione del genere rientra nella materia civile ai sensi dell' art. 1 della Convenzione.

42. Mi chiedo ora quale sia la natura di tale azione, dato che l' infortunio come quello di cui si occupa il giudice a quo, è coperto da un regime previdenziale di diritto pubblico. L' esistenza di siffatto regime può avere come conseguenza di modificare la qualifica originale dell' azione?

43. Dalle citate sentenze LTU/Eurocontrol e Paesi Bassi/Rueffer risulta che una controversia esula dal campo della Convenzione

° se riguarda un atto di una pubblica autorità che agisce nell' esercizio della sua potestà d' imperio;

° se il diritto azionato trova la sua fonte nel detto atto.

44. In questa logica si deve quindi ritenere che, quando il diritto azionato non è fondato su di un atto della pubblica autorità che agisce nell' esercizio della sua potestà d' imperio, ma sulla violazione dei doveri del suo incarico da parte di un pubblico dipendente mentre le conseguenze della sua responsabilità sono coperte da una garanzia pubblica, l' esistenza di una siffatta garanzia, che esula dai criteri che avete desunti, non è atta ad escludere dall' ambito di applicazione della Convenzione un atto che, intrinsecamente, vi rientra.

45. Non si può, infatti, ammettere una deroga alla libera circolazione delle sentenze per il solo motivo del coinvolgimento di uno Stato firmatario in una controversia: la nozione di materia amministrativa di cui all' art. 1 dev' essere interpretata in senso restrittivo.

46. La Convenzione contempla d' altronde siffatte controversie: ad esempio le contestazioni in materia di disegni e modelli, marchi e brevetti che possono opporre una pubblica autorità in materia di proprietà industriale ad una persona privata (art. 16).

47. Inoltre, la competenza dei giudici amministrativi non basta ad escludere le controversie loro sottoposte dall' ambito di applicazione della Convenzione. Il Conseil d' État francese e quello belga nonché il Bundesverwaltungsgericht in particolare sono abilitati, in forza dell' art. 2 del "protocollo concernente l' interpretazione da parte della Corte di giustizia (...)", a sottoporvi questioni pregiudiziali (28).

48. Questa nozione di materia amministrativa deve comprendere solo i settori nei quali lo Stato agisce chiaramente nella pienezza del suo potere. Mi avvicino quindi alla nozione di sovranità richiamata nella relazione Schlosser:

"Secondo gli ordinamenti giuridici degli Stati membri originari, lo Stato stesso e gli enti di carattere pubblico, quali i comuni e le regioni, possono comparire in due diversi modi nei rapporti giuridici. Da una parte, dato il loro particolare compito e dato il loro inserimento formale nel diritto pubblico, essi possono agire sovranamente, al di fuori del diritto privato (...). Lo Stato e gli enti di diritto pubblico possono essere implicati, alla stregua dei soggetti di diritto privato, in responsabilità ex delicto, ad esempio in occasione di un incidente del traffico in cui sia coinvolto il veicolo di servizio appartenente allo Stato" (29).

49. Non posso quindi condividere le osservazioni del governo tedesco secondo le quali i danni richiesti allo Stato, a causa dell' "inadempimento di un obbligo di pubblico servizio" (30), rientrerebbero automaticamente nella materia amministrativa.

50. Questa nozione di "pubblico servizio" è certamente nota a taluni diritti nazionali, ma non può prevalere nell' ambito di una definizione autonoma della materia amministrativa, e ciò al fine di preservare l' uniformità del diritto scaturito dalla Convenzione.

51. Come risulta dalla vostra giurisprudenza, le liti tra un privato ed un ente pubblico che non agisce nell' esercizio della potestà d' imperio rientrano nell' ambito di applicazione della Convenzione, indipendentemente dalla definizione data in proposito dal diritto nazionale alle suddette controversie.

52. Una domanda presentata contro un dipendente di uno Stato firmatario deve, quindi, trattandosi di atti che non comportano esercizio dello "jus imperii", rientrare nell' ambito di applicazione della Convenzione.

53. Qualora la controversia rientri in tale ambito di applicazione, si devono risolvere le altre questioni poste dal Bundesgerichtshof.

54. Esamino anzitutto la prima.

55. Se un terzo possa, ai sensi dell' art. 37, n. 2, impugnare in giudizio la decisione resa sull' opposizione ai sensi dell' art. 36, anche qualora egli fosse solo interveniente in questa opposizione e l' ordinamento nazionale preveda per lui tale rimedio giuridico.

56. Una eventualità del genere non può ammettersi in quanto, nell' ambito dell' art. 36, il fatto che un rimedio giuridico è previsto per il terzo, in forza del diritto nazionale, non è mai stato preso in considerazione dalla vostra giurisprudenza.

57. Dalla sentenza Deutsche Genossenschaftsbank (31) risulta che lo scopo principale della Convenzione è quello di semplificare i procedimenti d' exequatur:

"Per conseguire questo scopo la Convenzione ha istituito un procedimento d' exequatur che costituisce un complesso autonomo e completo, ivi compreso il campo dei mezzi di impugnazione" (32).

58. Sarebbe quindi errato esaminare isolatamente l' art. 37 dato che è evidente il rapporto di questa disposizione con l' art. 36.

59. Infatti l' art. 36 determina le persone legittimate a proporre opposizione avverso la decisione che ha autorizzato l' exequatur e i termini di esercizio di questo rimedio giuridico. L' art. 37, quanto ad esso, designa i giudici competenti per statuire su tale opposizione (n. 1) e definisce i mezzi di impugnazione delle decisioni da essi rese (n. 2) (33).

60. Questo articolo non precisa, per contro, le parti legittimate a fare opposizione alla decisione che autorizza l' exequatur. Stando così le cose, ci si deve richiamare alla nozione di "parte" contemplata dall' art. 36.

61. Questa interpretazione restrittiva dell' art. 37 è, del resto, conforme alla sentenza Brennero (34).

"Nell' ambito della struttura generale della Convenzione e alla luce di uno dei suoi scopi principali, cioè la semplificazione dei provvedimenti nello Stato in cui l' esecuzione viene chiesta, detta disposizione non può essere interpretata estensivamente in modo da consentire un gravame contro una decisione diversa da quella emessa sull' opposizione".

62. Vi siete d' altronde espressamente pronunciati per un' interpretazione restrittiva dell' art. 37, n. 2, nella sentenza van Dalfsen/van Loon (35).

63. Orbene, come risulta dalla vostra interpretazione dell' art. 36, tale disposizione

"esclude le impugnazioni che il diritto nazionale consente ai terzi interessati avverso il provvedimento d' exequatur" (36).

Analogamente, un terzo non può agire nell' ambito dell' art. 37, n. 2.

64. E' in questo senso che vi invito a risolvere la prima questione pregiudiziale.

65. Ciò mi sembra conforme alla finalità della Convenzione, che è di agevolare la circolazione delle sentenze nella Comunità, senza per questo compromettere la tutela dei diritti dei terzi.

66. Tale tutela sarà pienamente garantita dal diritto nazionale di ciascuno Stato membro, non già nella fase dell' exequatur bensì in quella dell' esecuzione materiale, che non rientra nella Convenzione (37).

67. E' noto, infatti, che la Convenzione si applica solo ai procedimenti che consentono di ottenere che una decisione (o un atto autentico) resa in uno Stato contraente sia munita della formula esecutiva in un altro Stato contraente, ma lascia, per contro, alla competenza degli ordinamenti giuridici interni degli Stati firmatari le modalità di esecuzione del titolo esecutivo così ottenuto.

68. Le due ultime questioni riguardano le norme relative al principio dell' osservanza dei diritti della difesa contenute nell' art. 27, punto 2, e vi danno, per la prima volta, l' occasione di esaminare la pertinenza e, eventualmente, la portata di tale disposizione nel caso in cui il convenuto non sia contumace.

69. Mi sia consentito di riportare brevemente la logica del sistema della Convenzione di Bruxelles.

70. Questa è imperniata sul principio del riconoscimento delle sentenze rese dai giudici nazionali allo scopo di garantire e di agevolare la circolazione delle sentenze nella Comunità europea: quindi, la libera circolazione delle sentenze si aggiunge alle quattro libertà fondamentali contenute nel Trattato e dimostra la volontà degli Stati membri di rafforzare i loro rapporti mediante la Convenzione.

71. Tale principio di riconoscimento delle decisioni trova il suo fondamento nella fiducia che gli Stati membri ripongono mutualmente nei loro sistemi giuridici e nelle loro rispettive istituzioni giudiziarie (38).

72. Questa fiducia consente agli Stati membri di rinunciare alle loro norme interne di riconoscimento e d' exequatur delle sentenze straniere. Tale presupposto deve restare intangibile e ciò spiega che, per le controversie che rientrano nel campo di applicazione della Convenzione, il controllo della regolarità della decisione straniera è limitato:

° all' ordine pubblico: art. 27, n. 1,

° al rispetto dei diritti della difesa: art. 27, n. 2,

° all' accertamento che la decisione non è confliggente con un' altra decisione: art. 27, punto 3.

73. Il principio del rispetto dei diritti della difesa è altresì presente nell' art. 20 che fa obbligo al giudice di dichiararsi d' ufficio incompetente qualora il convenuto non compaia e la sua competenza non sia fondata a termini della Convenzione nonché di sospendere il procedimento fin quando non sia accertato che al convenuto è stata data la possibilità di ricevere la domanda giudiziale perché questi possa presentare le proprie difese.

74. Può essere pure citato l' art. 46 a termini del quale l' attore, all' atto del riconoscimento o della domanda di esecuzione di una decisione, deve produrre l' originale o una copia certificata conforme della citazione comprovante che quest' ultima è stata notificata al contumace.

75. L' art. 27, punto 2, dispone: "Le decisioni non sono riconosciute (...) se la domanda giudiziale o un atto equivalente non è stato notificato o comunicato al convenuto contumace regolarmente e in tempo utile perché questi possa presentare le proprie difese".

76. Quindi, il complesso delle disposizioni sulla salvaguardia dei diritti della difesa riguarda, a priori, il solo convenuto contumace.

77. Osservo, d' altronde, che la relazione Jenard richiama una tutela del genere solo nei confronti di questa categoria di convenuti (39).

78. Si può, cionondimeno, per risolvere efficacemente la terza questione sollevata dal Bundesgerichtshof, ritenere che vi sia trasgressione dei diritti della difesa qualora l' atto introduttivo sia impreciso in ordine al quantum della domanda, anche quando il convenuto si è costituito?

79. Benché, come ho ricordato, vi siano state sottoposte questioni pregiudiziali vertenti sull' interpretazione dell' art. 27, punto 2, mai questa disposizione è stata invocata a beneficio di un convenuto non contumace.

80. Sembra risultare proprio dalla sentenza Klomps/Michel (40) che solo la qualità di "convenuto contumace" possa giustificare l' applicabilità dell' art. 27, punto 2. Tale disposizione, avete dichiarato,

"ha lo scopo di garantire che un provvedimento non sia riconosciuto né eseguito a norma della Convenzione, qualora il convenuto non abbia avuto la possibilità di difendersi dinanzi al giudice di origine" (41).

81. Siffatta finalità di tutela del convenuto contumace è stata ricalcata nella sentenza 12 novembre 1992, Minalmet (42), a termini della quale

"l' art. 27, punto 2, della Convenzione di Bruxelles ha lo scopo di tutelare i diritti della difesa e di garantire che un provvedimento non sia riconosciuto né eseguito a norma della Convenzione qualora il convenuto non abbia avuto la possibilità di difendersi dinanzi al giudice di origine" (43).

82. Per essere applicabile, l' art. 27, punto 2, implica necessariamente, a mio parere, la contumacia del convenuto, contumacia che dev' essere rilevata dal giudice dello Stato d' origine e di cui passerò successivamente ad esaminare la definizione, a proposito dell' ultima questione sollevata dal Bundesgerichtshof.

83. Infatti, consentire al convenuto comparente di avvalersi di questa disposizione porterebbe a conferire al giudice dello Stato richiesto il potere di controllare l' applicazione già fatta in contraddittorio dal giudice dello Stato d' origine della regolarità del procedimento che si è svolto dinanzi a lui.

84. Il controllo della regolarità della citazione o del termine utile che consenta alla parte di difendersi non può ammettersi in circostanze del genere. Infatti, dinanzi a tale giudice, il convenuto, o il suo patrono, ha avuto la possibilità di eccepire l' eventuale irregolarità della domanda giudiziale e di far valere i suoi mezzi tanto di irricevibilità quanto di merito. Egli ha potuto pure, qualora la decisione gli sia apparsa sfavorevole, avvalersi dei mezzi di impugnazione che gli erano offerti.

85. Questa è d' altronde la posizione presa, in particolare, da Gothot e Holleaux, che si esprimono in questi termini:

"Il controllo della regolarità del procedimento davanti al giudice d' origine si esercita solo per il riconoscimento e l' esecuzione delle decisioni rese in contumacia (...). E' necessario quindi che al giudice richiesto sia stata sottoposta una decisione resa in esito ad un procedimento che in linea di principio è contraddittorio dinanzi al giudice d' origine e che il convenuto sia stato contumace perché occorra accertare se la domanda giudiziale o un atto equivalente sia stato regolarmente notificato o comunicato, e in tempo utile per la difesa" (44).

86. Analogamente, il Droz ritiene che:

"La sentenza dev' essere stata pronunciata in contumacia.

(...) L' art. 27, punto 2, riguarda solo il caso in cui il convenuto sia contumace. La Convenzione sembra ritenere che se il convenuto è comparso, anche tardivamente, egli avrà potuto far valere i suoi diritti e in particolare chiedere ed ottenere i termini necessari per preparare la sua difesa (...)" (45).

87. Stando così le cose, l' art. 27, punto 2, dev' essere dichiarato inapplicabile qualora il convenuto si sia costituito.

88. Tuttavia è dubbio se ciò sia avvenuto qualora il convenuto, volontariamente o per inavvertenza, non abbia preso posizione sull' azione civile.

89. Questo è l' oggetto della quarta ed ultima questione.

90. L' art. 27, punto 2, non definisce la nozione di "contumacia".

91. Tale termine dev' essere interpretato in modo autonomo o con rinvio al diritto interno dello Stato d' origine?

92. Risulta che, in quanto la nozione di "contumacia" dipende dalla valutazione del giudice di origine mediante applicazione della sua legge interna, tale termine va interpretato con rinvio alla detta legge.

93. Cito qui di nuovo la sentenza Klomps/Michel. Occorreva stabilire se una sentenza resa in contumacia dovesse considerarsi come tale benché il debitore avesse fatto opposizione e quest' ultima fosse stata dichiarata irricevibile dal giudice dello Stato di origine.

94. Avete dichiarato:

"Nel caso cui si riferisce la questione, il convenuto non si è difeso nel merito dinanzi al giudice di origine. La dichiarazione di irricevibilità dell' opposizione significa che il provvedimento pronunciato in contumacia rimane intatto. Per questo motivo, lo scopo dell' art. 27, punto 2 esige che, nel caso cui la questione si riferisce, il giudice richiesto proceda all' accertamento prescritto da detta disposizione.

La (...) questione va quindi risolta nel senso che l' art. 27 punto 2 va del pari applicato qualora il convenuto abbia fatto opposizione al provvedimento emesso in contumacia e un giudice dello Stato di origine abbia dichiarato l' opposizione irricevibile per scadenza del termine" (46).

95. Avete quindi ritenuto che la contumacia del convenuto, quale valutata dal giudice dello Stato di origine, consentisse al giudice richiesto di far applicazione dell' art. 27, punto 2.

96. Analogamente, dalla sentenza Lancray/Peters (47) risulta che

"la Convenzione di Bruxelles non contiene disposizioni che stabiliscano la legge applicabile a detto controllo (della regolarità della notifica della domanda giudiziale). Poiché le norme applicabili alla notifica della domanda giudiziale fanno parte del procedimento seguito dinanzi al giudice di origine, la questione della regolarità di detta notifica potrà trovare la sua soluzione soltanto nell' ambito della normativa applicabile dinanzi al giudice di origine ivi comprese, se del caso, le convenzioni internazionali in materia" (48).

97. Se ne desume quindi che la questione se un convenuto sia o no contumace va risolta applicando la legge dello Stato di origine (49).

98. Qualora il convenuto si sia costituito conformemente al diritto dello Stato di origine, la decisione non può considerarsi come resa in contumacia, senza che occorra prendere in considerazione il fatto che, volontariamente o per inavvertenza, il convenuto non abbia risposto alle conclusioni delle parti civili.

99. Vi propongo, quindi, di dichiarare:

"1) La nozione di materia civile e commerciale, ai sensi dell' art. 1, primo comma, della Convenzione 27 settembre 1968, concernente la competenza giurisdizionale e l' esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale, comprende le controversie nelle quali un singolo agisce per il risarcimento di un danno provocato a causa della violazione da parte di un pubblico dipendente dei propri doveri, e ciò anche se le conseguenze sono coperte da una garanzia pubblica.

2) L' art. 37, n. 2, di tale Convenzione esclude qualsiasi opposizione dei terzi interessati avverso una decisione resa a norma dell' art. 36 della Convenzione, anche qualora il diritto dello Stato richiesto offra un rimedio giuridico a tali terzi.

3) L' art. 27, punto 2, della Convenzione è inapplicabile qualora il convenuto non fosse contumace nel corso del procedimento dinanzi al giudice di origine; la nozione di contumacia si valuta ai sensi del diritto dello Stato di origine".

(*) Lingua originale: il francese.

(1) - GU L 304, pag. 1.

(2) - Titolo I, punto 5.

(3) - GU C 59 del 5.3.1979, pag. 1.

(4) - Pag. 9 della relazione.

(5) - V. art. 2 del Trattato.

(6) - Sentenza 14 ottobre 1976, causa 29/76 (Racc. pag. 1541).

(7) - Punto 3.

(8) - Punto 4, primo comma.

(9) - Punto 4, secondo comma.

(10) - Sentenza 16 dicembre 1980, causa 814/79 (Racc. pag. 3807).

(11) - Punti 9 e 10.

(12) - Punto 11.

(13) - V. relazione Schlosser (GU C 59 del 5.3.1979, pag. 82).

(14) - Artt. 991, primo e secondo comma, del codice di procedura.

(15) - V. Skovgaard, H.: Offentlige myndigheders erstatningsanvar, Copenaghen, 1983, pag. 17.

(16) - Sentenze del Tribunal supremo 8 novembre 1991 (RJA 7989, f.d. tercero), 21 giugno 1991 (RJA 4780, f.d. tercero) e 6 gennaio 1991 (RJA 355, f.d. primero).

(17) - Sentenza del Tribunal supremo 3 dicembre 1991, RJA 8965, f.d. sexto.

(18) - V. Naso, E.: La Costituzione italiana nell' interpretazione della Corte Costituzionale, Roma, 1971, pag. 708.

(19) - João de Castro Mendes: Direito Civil, teoria geral, vol. I, Lisbona, 1978, pag. 34.

(20) - Van der Does, J.A.E. e de Wijkerslooth, J.L.: Onrechtmatige overheidsdaad , monografieën Nieuw BW 48, serie B, Deventer, 1985, pag. 88.

(21) - Legge 5 aprile 1937.

(22) - Conseil d' État, 10 giugno 1988, D 1989, pag. 120.

(23) - Chambre mixte, 23 aprile 1976, D.1977-21, nota Martin.

(24) - Art. 84 della Costituzione 17 ottobre 1868.

(25) - Bundesgerichtshof, 20 marzo 1961, BGHZ 34, pagg. 375, 380.

(26) - Bartsperger: Die Folgen von Staatsunrecht als Gegenstand der Gesetzgebung , in Neue Juristische Wochenschrift, 1968, pagg. 1697, 1701.

(27) - Bettermann, nota sotto Bundesgerichtshof 10 aprile 1961 in Monatsschrift fuer Deutsches Recht, 1961, pag. 837.

(28) - V. in proposito il punto 14 delle succitata sentenza Rueffer.

(29) - GU C 59 del 5.3.1979, pag. 83.

(30) - Osservazioni del governo tedesco, pag. 7 della traduzione francese.

(31) - Sentenza 2 luglio 1985, causa 148/84 (Racc. pag. 1981).

(32) - Punto 17.

(33) - V. in questo senso Gothot e Holleaux: La Convention de Bruxelles du 27 septembre 1968, Jupiter, pag. 197, n. 369.

(34) - Sentenza 27 novembre 1984, causa 258/83 (Racc. pag. 3971).

(35) - Sentenza 4 ottobre 1991, causa C-183/90 (Racc. pag. I-4743, punto 19 della motivazione).

(36) - Punto 17 della sentenza Deutsche Genossenschaftsbank.

(37) - V. in questo senso Gaudemet Tallon, H.: Revue critique de droit international privé, 1986, pagg. 345-348.

(38) - V. in questo senso Pluyette, G.: La convention de Bruxelles et les droits de la défense , pag. 427, Études offertes à Pierre Bellet, Litec.

(39) - GU C 59 del 5.3.1979, pag. 44.

(40) - Sentenza 16 giugno 1981, causa 166/80 (Racc. pag. 1593).

(41) - Punto 9, il corsivo è mio.

(42) - Causa C-123/91 (Racc. pag. I-5661).

(43) - Punto 18.

(44) - Gothot e Holleaux: La convention de Bruxelles du 27 septembre 1968, Jupiter, pag. 151, n. 262.

(45) - Droz: Compétence judiciaire et effets des jugements dans le marché commun, Dalloz, pag. 315, n. 501.

(46) - Punti 12 e 13, il corsivo è mio.

(47) - Sentenza 3 luglio 1990, causa C-305/88 (Racc. pag. I-2725).

(48) - Punto 29, il corsivo è mio.

(49) - V. Huet, André: Journal de droit international privé, Clunet, 1981, pag. 893.

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