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Document 52016IR6621

    Parere del Comitato europeo delle regioni — Governance internazionale degli oceani: un'agenda per il futuro dei nostri oceani

    GU C 342 del 12.10.2017, p. 32–37 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

    12.10.2017   

    IT

    Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

    C 342/32


    Parere del Comitato europeo delle regioni — Governance internazionale degli oceani: un'agenda per il futuro dei nostri oceani

    (2017/C 342/05)

    Relatore:

    Anthony Gerard Buchanan (UK/AE), membro del consiglio dell'East Renfrewshire (Scozia)

    Testo di riferimento:

    Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Governance internazionale degli oceani: un'agenda per il futuro dei nostri oceani

    JOIN(2016) 49 final

    RACCOMANDAZIONI POLITICHE

    IL COMITATO EUROPEO DELLE REGIONI (CdR)

    1.

    accoglie con favore la comunicazione congiunta sulla governance degli oceani, adottata il 10 novembre 2016 dalla Commissione europea e dall'Alta rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza;

    2.

    sostiene le azioni proposte al fine di garantire che gli oceani siano sicuri, puliti e gestiti in modo sostenibile;

    3.

    condivide l'obiettivo di assicurare che l'UE sia un attore forte sulla scena mondiale, in grado di definire un'agenda per una migliore governance degli oceani, basata su un approccio internazionale coerente in tutti i settori e fondato su norme; l'obiettivo finale di un'eventuale iniziativa da parte dell'UE sarà di conseguire uno standard internazionale relativo alle condizioni sociali, economiche e ambientali applicabili alle attività marittime e di raggiungere condizioni di parità che garantiscano un'adeguata sostenibilità degli oceani e una maggiore competitività degli operatori europei attivi in questo settore;

    4.

    sostiene pienamente le recenti conclusioni del Consiglio (1) che esortano ad adottare un approccio più coerente tra gli aspetti interni ed esterni della governance degli oceani, anche creando delle sinergie tra le strategie dell'UE, degli Stati membri e delle regioni;

    5.

    ricorda, tra l'altro, i propri precedenti pareri sulla comunicazione della Commissione «Una politica marittima integrata per una migliore governance nel Mediterraneo» (2), sulla pianificazione dello spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere (3), sullo sviluppo del potenziale dell'energia oceanica (4) e su una migliore protezione dell'ambiente marino (5);

    6.

    sottolinea il ruolo guida dell'Unione europea nella governance marittima, che mira ad offrire alle coste e ai mari europei il sistema di strategie e norme più completo al mondo, un sistema che riconosca il ruolo degli enti locali e regionali, delle comunità costiere e degli attori economici e sociali per garantire che gli aspetti economici, ambientali, climatici e sociali siano affrontati adeguatamente secondo un approccio globale e fondato sulla governance multilivello;

    7.

    ritiene, tuttavia, che la governance degli oceani sia colpita dalla cosiddetta «tragedia dei beni comuni». Se, da un lato, esistono diversi accordi marittimi globali di natura generale, quali UNCLOS, o specializzati, in particolare nel quadro dell'IMO, dall'altro vi è un elevato grado di frammentazione. In tale contesto il ruolo dell'UE consiste sia nel dare il buon esempio, sia nell'offrire incentivi affinché i partner non appartenenti all'Unione riproducano gli standard elevati che caratterizzano la politica marittima dell'UE. Questi incentivi, compreso lo sviluppo delle capacità, potrebbero essere integrati negli accordi internazionali sul commercio e nei programmi di sviluppo che l'UE negozia con i paesi terzi;

    8.

    osserva che l'UE e gli Stati membri hanno competenze concorrenti in materia di relazioni internazionali, anche nell'ambito delle questioni di carattere marittimo. Per questo è necessario assicurare un solido coordinamento tra i livelli di governo, garantendo che le posizioni dei diversi paesi e quella dell'UE nei consessi internazionali siano sottoposte ad una valutazione d'impatto territoriale, in modo che si tenga pienamente conto degli interessi degli enti locali e regionali competenti;

    9.

    sottolinea che molte questioni relative alla governance degli oceani rivestono inevitabilmente una rilevanza locale, a causa di fattori quali l'estrazione di risorse, i benefici economici per le zone costiere, le comunità di pescatori e i porti, o l'impatto ambientale sulle coste e i mari d'Europa. Le politiche ambientali e climatiche e le decisioni economiche riguardanti gli oceani in altre parti del mondo influiscono sugli enti locali e regionali dell'UE. Per questo sono necessari considerevoli investimenti nella pianificazione dello spazio marittimo e nel sostegno alla governance a livello locale e regionale;

    10.

    sottolinea che la politica marittima è direttamente legata alla politica economica, ambientale o in materia di assetto territoriale adottata per le zone costiere. Il modo in cui gli enti locali e regionali gestiscono le politiche costiere avrà un effetto diretto a livello offshore. Spesso, riguardo a questioni quali le centrali eoliche, le attività offshore sono state percepite come la soluzione facile per realizzare progetti che avevano incontrato resistenza sulle coste;

    11.

    sottolinea che gli enti locali e regionali hanno competenze e vantano esperienze positive nella gestione di tutta una serie di ambiti, che vanno dalla pesca, molluschicoltura e acquacoltura alle sovvenzioni (ad esempio, a favore delle flotte non efficienti), alle politiche economiche ed ambientali (ad esempio, i rifiuti marini) o alle ispezioni (ad esempio dei veicoli), e hanno un impatto positivo o negativo su altri territori al di fuori dell'UE. Tali enti, inoltre, fanno spesso parte delle autorità portuali;

    12.

    rammenta le recenti ricerche effettuate dal CdR (6) e dall'OCSE (7) in materia di oceani e di economia blu. Insiste, in linea con il programma Legiferare meglio, sulla necessità di condurre valutazioni d'impatto preliminari, anche in materia di impatto territoriale, per individuare le eventuali minacce da parte di tutti i settori, le possibili misure di mitigazione e le conseguenze socioeconomiche previste prima di introdurre nuove normative, autorizzare nuove tecnologie estrattive o definire nuove zone di protezione marina;

    13.

    fa riferimento ai nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) delle Nazioni Unite adottati da tutti gli Stati membri dell'UE e dell'ONU. La governance degli oceani riguarda l'obiettivo 14 relativo alla vita acquatica e l'obiettivo 13 sull'azione per il clima, come pure l'obiettivo 11 relativo alle città e alle comunità sostenibili. Il CdR accoglie con favore il piano della Commissione di integrare questi obiettivi in diverse politiche dell'UE (8), dato che ciò potrebbe costituire una buona base per costruire, a livello internazionale, un'intesa comune che vada al di là delle soluzioni settoriali per una governance sostenibile degli oceani;

    14.

    ritiene, per contro, che l'ingresso di merci e prodotti di origine marina provenienti da paesi terzi nel mercato unico dell'UE dovrebbe essere subordinato al fatto che tali paesi convergano gradualmente verso gli standard più elevati dell'UE, come per esempio il divieto dei rigetti in mare;

    15.

    ritiene che le tre aree prioritarie, a loro volta suddivise in 14 azioni, illustrate nella comunicazione congiunta costituiscano una base adeguata per intraprendere ulteriori azioni sulla governance degli oceani a livello sia europeo che internazionale. Mentre la comunicazione riguarda essenzialmente la componente internazionale della politica marittima, vi è anche una prospettiva locale e regionale, in termini sia di competenza e di impatto territoriale diretto, sia di grado di specializzazione e di dipendenza dagli oceani.

    Area prioritaria 1: Migliorare il quadro internazionale di governance degli oceani

    16.

    osserva che, per quanto riguarda l'azione 1«colmare le lacune del quadro internazionale di governance degli oceani», intesa a migliorare il quadro giuridico e a creare condizioni di parità, esiste già un ampio quadro giuridico a livello internazionale che disciplina i limiti marini, la navigazione, lo status arcipelagico e i regimi di transito, le zone economiche esclusive, la giurisdizione delle piattaforme continentali, l'estrazione nei grandi fondali marini, il regime di sfruttamento, la protezione dell'ambiente marino, la ricerca scientifica e la composizione delle controversie; a questo proposito ricorda che, per elaborare una strategia di governance degli oceani, occorre tenere conto degli attuali confini amministrativi e delle specificità legate alla cultura e alle tradizioni delle comunità locali e regionali europee;

    17.

    ritiene che l'UE disponga già di politiche solide sulle questioni relative alla regolamentazione della pesca, alla pianificazione dello spazio marittimo e alle strategie macroregionali. In alcuni Stati membri la pianificazione dell'uso del territorio costituisce uno strumento politico importante per la pianificazione locale del suolo e delle risorse idriche. Gli enti locali sono già responsabili della pianificazione delle zone costiere e delle acque territoriali. La pianificazione dell'uso del territorio come strumento non deve essere compromessa dalle procedure amministrative o dal quadro normativo proposti dalla Commissione europea. La sfida principale a livello europeo e, in particolare, mondiale è costituita dalla mancanza di controllo e di un'attuazione rigorosa. Fungendo da esempio, l'UE è quindi in grado di introdurre requisiti di reciprocità e offrire incentivi in sede di negoziazione di nuove regole internazionali con terzi e altre organizzazioni. Questa iniziativa globale per l'applicazione di tali regole è necessaria al fine di garantire parità di condizioni a tutti i paesi, le regioni e gli operatori economici;

    18.

    per quanto riguarda l'azione 2, conviene sul fatto che promuovere la gestione della pesca a livello regionale e la cooperazione in aree strategiche degli oceani per colmare le lacune nella governance regionale migliorerà la posizione del settore della pesca dell'UE e consentirà ad altri di raggiungere gli elevati standard in vigore all'interno dell'Unione;

    19.

    teme che gli orientamenti della Commissione in materia di estrazione mineraria dai fondali marini costituiscano un deterrente a concentrarsi sui piani di efficienza delle risorse dell'UE, tanto più che la tecnologia per lo sfruttamento delle risorse naturali non è stata sperimentata ed è potenzialmente in grado di danneggiare l'ambiente naturale. Chiede un coordinamento con i negoziati condotti dagli Stati membri a livello dell'Autorità internazionale dei fondali marini;

    20.

    raccomanda, a tale riguardo, che l'UE organizzi campagne e offra incentivi ad altri paesi e organizzazioni affinché introducano il sistema europeo di cartellini gialli e rossi come modello di lotta alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata su scala mondiale, ricorrendo anche alle liste nere e ai divieti di esportazione nel caso di inosservanza delle norme. Il CdR chiede di accelerare gli attuali piani relativi a uno strumento elettronico per la gestione dei certificati di cattura. Queste misure potenzierebbero il settore nelle regioni che garantiscono un'applicazione rigorosa delle disposizioni;

    21.

    ritiene che l'azione 3, che punta a migliorare il coordinamento e la cooperazione tra le organizzazioni internazionali e ad avviare partenariati oceanici per la gestione degli oceani, andrà a beneficio dei poli marittimi regionali grazie a una migliore esposizione internazionale;

    22.

    ritiene che i cluster di competitività ed eccellenza a livello locale e regionale, in particolare nelle aree con una marcata dimensione marittima, tra cui le regioni ultraperiferiche, possano svolgere un ruolo cruciale e debbano essere sostenuti finanziariamente nella creazione di gruppi di ricerca internazionali e piattaforme per il trasferimento di tecnologia a sostegno delle attività condotte dell'UE nell'ambito della governance degli oceani;

    23.

    è contrario all'idea di creare ex novo norme ed organizzazioni internazionali nuove. Concorda con la Commissione sul fatto che sia più opportuno migliorare l'attuale sistema di governance e applicazione concentrandosi sulle inefficienze e potenziando il coordinamento a livello internazionale. A tale proposito, prima di adottare nuove misure all'interno di un quadro specifico (ad esempio, la prospezione petrolifera), è importante garantire che siano correttamente compresi gli effetti a catena di dette misure in altri ambiti e settori (ad esempio, la pesca);

    24.

    per quanto riguarda la gestione della diversità biologica nelle zone non sottoposte a giurisdizione nazionale, raccomanda all'UE di migliorare il coordinamento con l'Agenzia europea per la sicurezza marittima (EMSA) (9) e l'Agenzia europea di controllo della pesca (EFCA), nonché di coinvolgere da vicino le regioni europee nelle azioni di coordinamento e consultazione con le regioni europee adiacenti;

    25.

    ritiene che la governance degli oceani costituisca parte integrante della governance multilivello dell'UE e, di conseguenza, richieda la messa in comune di risorse a livello nazionale e UE per lo sviluppo di capacità, le ispezioni, l'applicazione delle norme, la dissuasione e l'azione penale nei confronti di tutte le entità che violano i quadri giuridici esistenti. A tal fine è necessario coinvolgere gli enti locali e regionali competenti nell'azione 4 per lo sviluppo delle capacità, dato che ciò andrà direttamente a beneficio delle regioni costiere e marittime migliorando un gran numero di aspetti tecnici e amministrativi;

    26.

    sottolinea che l'azione 5, volta a garantire la sicurezza di mari e oceani, è fondamentale per i marittimi, le imprese e gli operatori portuali, oltre a costituire un elemento chiave della lotta contro il lavoro forzato e la tratta degli esseri umani. L'UE dovrebbe continuare a essere la giurisdizione guida in questo ambito, dotata del più ampio quadro normativo per la sicurezza in mare e nei porti, e dovrebbe continuare ad avvalersi del suo notevole peso a livello internazionale per incoraggiare la conclusione di accordi basati sulla reciprocità in altre parti del mondo.

    27.

    ritiene che la cooperazione tra le autorità nazionali e Frontex, l'EMSA e l'EFCA debba tradursi in una capacità di sorveglianza marittima comune, nel cui ambito l'UE fornirebbe, laddove necessario, le navi e le tecnologie più avanzate per svolgere in modo efficace tali attività di sorveglianza.

    Area prioritaria 2: Ridurre la pressione su oceani e mari e creare le condizioni per un'economia blu sostenibile

    28.

    riguardo all'azione 6, ritiene indispensabile attuare l'accordo di Parigi della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) al fine di attenuare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici sugli oceani, i litorali e gli ecosistemi, nonché affrontare la questione dei futuri costi del riscaldamento globale e dell'innalzamento del livello dei mari. Gli obiettivi climatici globali richiedono misure di adattamento sul piano locale, dato che la maggior parte degli effetti dei cambiamenti climatici si fanno sentire proprio a questo livello. Pertanto, come affermato di recente dal CdR (10), gli enti locali e regionali hanno un ruolo fondamentale da svolgere nella preparazione e nell'attuazione dei quadri di adattamento nazionali, europei e internazionali per far fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici per gli oceani del nostro pianeta. A tal fine è necessario fornire a questi enti capacità specifiche e un sostegno finanziario adeguato a tutte le regioni, comprese le regioni ultraperiferiche in considerazione della loro posizione strategica nell'Atlantico, nell'Oceano indiano e nel Mar dei Caraibi. Inoltre, per rispettare l'accordo di Parigi è indispensabile non solo introdurre misure di adattamento ai cambiamenti climatici nella gestione dello spazio marittimo, ma anche lasciare sotto terra una quantità significativa dei combustibili fossili esistenti. A tale riguardo ritiene che, per motivi di coerenza, l'azione 6 dovrebbe essere rafforzata prevedendo una serie di attività volte a prevenire nuove prospezioni petrolifere nelle aree sensibili dei mari europei;

    29.

    sottolinea che l'azione 7, volta a contrastare la pesca illegale e a rafforzare la gestione sostenibile delle risorse alimentari degli oceani a livello globale, va a diretto vantaggio del settore della pesca dell'UE. Ciò implica la necessità di rafforzare le organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP) e garantire che siano pienamente operative, nonché di dotare la Commissione europea di un mandato più forte per negoziare e sostenere dette organizzazioni;

    30.

    conviene, in linea con l'azione 8, sulla necessità di porre fine alle sovvenzioni che danneggiano l'ambiente sia all'interno dell'UE che nei paesi terzi. Occorre definire gli incentivi più adeguati e le opportune misure palliative in modo da garantire la sostenibilità delle comunità che dipendono fortemente dalla pesca sia nell'UE che in altre parti del mondo;

    31.

    ritiene che l'azione 9, volta a contrastare i rifiuti marini e il «mare di plastica», costituisca una delle iniziative più importanti della proposta in esame. Essa va a diretto beneficio del turismo e della pesca. Se l'umanità continua a disfarsi della plastica nell'ambiente naturale ai ritmi attuali, nel 2050 il mare finirà per contenere più plastica che pesci. Le attuali competenze degli enti locali e regionali in materia di gestione e prevenzione dei rifiuti possono fornire un contributo determinante. Agli enti locali spetta un ruolo importante alla luce della loro capacità di recupero energetico attraverso l'incenerimento delle materie plastiche raccolte. Attualmente il 28 % dei rifiuti viene ancora smaltito in discarica. Un solido quadro ambientale dell'UE a favore della prevenzione, che comprenda un eventuale divieto delle microplastiche nell'UE, richiede una corretta attuazione a livello locale e regionale, continui investimenti in tecnologie più pulite, nonché lo sviluppo di politiche su misura per la prevenzione dei rifiuti marini a livello locale e regionale. Si dovrebbero compiere ulteriori passi avanti verso l'adozione di un regime comune non solo per gli impianti portuali di raccolta ma anche per le tariffe applicate ai rifiuti prodotti dalle navi e ai residui del carico, in modo da scoraggiare le navi dallo scaricarli prima di fare scalo nei porti. Se, da un lato, gli enti regionali e locali europei sono tra i principali produttori di rifiuti marini e plastica, essi sono anche interessati dai rifiuti provenienti dai paesi terzi, per cui la cooperazione internazionale è essenziale;

    32.

    accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea volta a combattere l'inquinamento degli oceani e i rifiuti marini in particolare; osserva, tuttavia, che si tratta di un primo passo per rendere gli oceani più puliti e che l'UE e gli Stati membri possono assumere un ruolo guida introducendo un piano comune che punti alla rimozione delle sostanze nocive in mare, come le munizioni, le sostanze chimiche e i materiali nucleari. Sottolinea, pertanto, l'importanza di progetti pilota che siano in grado di sviluppare e valorizzare le capacità, la tecnologia e l'impegno a favore della pace dell'UE. Tali progetti possono promuovere sia l'esportazione di tecnologie sia l'acquisizione di conoscenze da utilizzare nei contatti con paesi terzi e altre organizzazioni come incentivo affinché politiche analoghe vengano attuate in altre parti del mondo;

    33.

    ritiene che questo piano congiunto sull'inquinamento marino possa anche produrre benefici concreti per le regioni e le comunità marittime non solo — direttamente — in termini di conoscenze, competenze e maggiori capacità di protezione civile nell'ambito della ricerca, del salvataggio e del recupero, ma anche — più in generale — grazie a un conseguente aumento degli introiti provenienti dal turismo e dalla pesca, uno sviluppo economico più ampio, un ambiente più pulito e benefici per la salute, che non riguarderanno solo le zone costiere dell'Europa ma anche le regioni limitrofe e l'intero ecosistema oceanico;

    34.

    osserva che l'azione 10, volta a promuovere la pianificazione dello spazio marittimo (PSM) a livello mondiale e l'elaborazione di eventuali orientamenti internazionali da parte della Commissione oceanografica intergovernativa (COI) dell'UNESCO in materia di PSM, è in linea con i precedenti pareri del CdR che pongono in rilievo le politiche avanzate dell'UE in materia di pianificazione dello spazio marittimo e il contributo degli enti locali e regionali. Questo rappresenta anche un'opportunità per le imprese dell'UE di fornire i relativi servizi e prodotti a livello mondiale;

    35.

    a tale proposito concorda con l'azione 11, che mira a conseguire l'obiettivo globale di conservare il 10 % delle zone marine e costiere, e promuovere una gestione e un'attuazione efficaci delle zone marine protette, al fine di creare «parchi oceanici». Gli studi, attualmente in corso, di progetti simili in Australia dimostrano i benefici per il turismo e la pesca nelle regioni confinanti, benefici che possono essere riprodotti altrove, anche in alcune zone costiere europee. Sottolinea, a tale proposito, l'importanza di coinvolgere le parti interessate a livello locale nell'individuazione e nella gestione delle aree marine protette, e di responsabilizzarle. Infatti, un'assegnazione di risorse insufficienti alle zone marine protette o una disponibilità limitata di dati scientifici possono rappresentare un ostacolo significativo allo sviluppo economico sostenibile (ad esempio, nel caso delle energie marine e dei porti).

    Area prioritaria 3: Rafforzare la ricerca e i dati sugli oceani a livello internazionale

    36.

    riguardo all'azione 12, ritiene che una strategia unionale coerente sull'osservazione degli oceani, sui dati relativi alla pesca a livello nazionale e sulla registrazione di dati dell'ambiente marino stimolerà i servizi relativi ai dati e l'osservazione degli stessi. A tale proposito, occorre integrare e rendere interoperabili le piattaforme già esistenti a livello internazionale e UE per la mappatura degli oceani e dei fondali marini, quali la rete europea di osservazione e di dati dell'ambiente marino EMODNET e il programma europeo di osservazione degli oceani Copernicus. Occorre incoraggiare iniziative come l'IPBES (una piattaforma globale e un organismo intergovernativo aperto a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, volto a rafforzare il legame tra scienza, politica e conoscenze locali nel processo decisionale concernente la biodiversità e i servizi ecosistemici), nonché lo sviluppo di nuovi strumenti, quali un IPBES nordico, il MAES dell'UE (mappatura e valutazione degli ecosistemi e dei relativi servizi) ed Esmeralda (potenziamento della mappatura dei servizi ecosistemici per il processo politico e decisionale);

    37.

    ritiene che la combinazione di diverse banche dati, sia esistenti che future, possa creare un insieme interdisciplinare di conoscenze e dati oceanografici che investe diversi settori, quali la tutela dell'ambiente, la pesca e l'acquacoltura, i soccorsi in caso di calamità, i servizi di primo intervento e di soccorso, il controllo alle frontiere e il monitoraggio della migrazione, e i trasporti. Il CdR non vede la necessità di creare ulteriori banche dati, bensì ritiene che quelle già esistenti potrebbero essere coordinate in modo da essere utili agli Stati membri;

    38.

    sottolinea che il fatto di disporre di banche dati compatibili, ridondanti e che si sovrappongono, nonché di una raccolta di conoscenze oceanografiche e di mappature degli oceani richiede maggiori sinergie non solo tra le diverse istituzioni europee e nazionali competenti ma anche con altri Stati membri e organizzazioni internazionali, visto che i dati comuni devono costituire il punto di partenza per lo sviluppo di risposte transoceaniche comuni;

    39.

    insiste sul fatto che l'approfondimento delle conoscenze oceanografiche non deve costituire un obiettivo unicamente del settore pubblico; il settore privato, le imprese di pesca e le compagnie di trasporto marittimo di merci, l'ingegneria navale, le telecomunicazioni, le imprese del settore della biotecnologia e della ricerca in mare di petrolio e di gas possono svolgere un ruolo fondamentale nella raccolta e nello scambio di dati relativi all'ambiente ottenuti durante lo svolgimento delle loro attività in mare. L'UE e altri organismi internazionali devono fornire gli incentivi necessari e agevolare il processo facendo sì che non crei oneri inutili;

    40.

    ribadisce l'invito alla Commissione europea a promuovere le migliori pratiche per il ricorso a partenariati pubblico-privati nell'economia blu (11). Tale attività di promozione dovrebbe tener conto del potenziale offerto dalle piccole e medie imprese e della capacità amministrativa limitata di alcune delle autorità nazionali competenti;

    41.

    sottolinea l'impatto territoriale asimmetrico di molte delle sfide che attendono i nostri oceani, il che significa che gli enti locali e regionali devono poter disporre di dati marini relativi a diverse politiche che siano facilmente accessibili ed utilizzabili;

    42.

    in linea con i propri precedenti pareri sulla crescita blu (12), chiede maggiori investimenti nella scienza e nell'innovazione «blu» (azione 13) e sottolinea, a tale proposito, l'importanza della formazione professionale e delle competenze della gente di mare, che vanno sviluppate in stretta cooperazione con le industrie marittime;

    43.

    approva lo sviluppo di partenariati internazionali per la ricerca, l'innovazione e la scienza oceaniche che dovrebbero essere destinati a sostenere le regioni che investono nel campo della ricerca e dell'innovazione marine (azione 14). A tale proposito, per sviluppare la ricerca oceanica e i partenariati per l'innovazione anche con i paesi terzi, si possono mettere a frutto le strategie e i programmi europei quali Orizzonte 2020, il FEAMP, il programma LIFE, il CEF e il FESR.

    44.

    riconosce l'importante ruolo che può svolgere la strategia per la crescita blu in questo settore e chiede di promuovere iniziative strategiche a livello locale e regionale al fine di diffondere le buone pratiche e i progetti di successo, e di attuarli anche in altre regioni, in particolare per quanto concerne la ricerca e l'innovazione applicate al settore delle attività marittime e costiere.

    Raccomandazioni conclusive

    45.

    ritiene che la governance degli oceani riguardi gli enti locali e regionali in maniera estremamente asimmetrica, dal momento che presenta delle sfide che molto spesso essi non sono in grado di affrontare. Al tempo stesso, i nuovi quadri normativi e i cambiamenti nello sfruttamento delle risorse naturali o della pesca in altre parti del mondo possono avere ripercussioni economiche o sociali dirette sulle comunità costiere dell'Europa e sulle aree che dipendono in misura significativa dalle attività connesse agli oceani;

    46.

    reputa, tuttavia, che gli enti locali e regionali europei debbano svolgere un ruolo proattivo nell'introduzione di politiche sostenibili intese a prevenire lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche e l'inquinamento marino, nel contribuire alla governance multilivello dell'UE e nell'incoraggiare l'Unione e gli Stati membri, nella cui giurisdizione rientra oltre il 10 % degli oceani a livello mondiale, a dare il buon esempio nei negoziati internazionali sugli oceani;

    47.

    chiede, in linea con l'attuale accordo interistituzionale e il pacchetto «Legiferare meglio», che la Commissione, il Consiglio, il Parlamento europeo e il CdR organizzino regolarmente un dialogo strutturato sulla governance degli oceani per sviluppare congiuntamente nuove iniziative strategiche legate al mare, con il contributo attivo di rappresentanti delle regioni e comunità costiere e marine dell'UE interessate, in particolare delle isole e delle regioni isolate e ultraperiferiche, o dei loro rappresentanti direttamente incaricati; tale dialogo potrebbe includere gli attuali forum delle parti interessate alle diverse strategie macroregionali marittime dell'UE nonché i rappresentanti delle organizzazioni regionali di gestione della pesca (ORGP).

    Bruxelles, 12 luglio 2017

    Il presidente del Comitato europeo delle regioni

    Markku MARKKULA


    (1)  Conclusioni del Consiglio del 3 aprile 2017.

    (2)  Relatore: Michael Cohen, CdR 126/2010.

    (3)  Relatore: Paul O'Donoghue, CdR 3766/2013.

    (4)  Relatore: Rhodri Glyn Thomas, CdR 01693/2015.

    (5)  Relatore: Hermann Kuhn, CdR 07256/2014.

    (6)  Alexander Charalambous et al., Developing the blue economy through better methodology for its assessment on local and regional level («Sviluppo dell'economia blu grazie a una migliore metodologia per la sua valutazione a livello locale e regionale»), Comitato delle regioni, 2016. http://cor.europa.eu/en/documentation/studies/Documents/order%206203_Blue%20Economy_form_WEB.pdf.

    (7)  OCSE, «The Ocean Economy in 2030», 2016. http://www.oecd.org/futures/oceaneconomy.htm.

    (8)  COM(2016) 740 final.

    (9)  EMSA: Agenzia europea per la sicurezza marittima (http://www.emsa.europa.eu/).

    (10)  Relatrice: Sirpa Hertell, CdR 2430/2016.

    (11)  Relatore: Adam Banaszak, CdR 4835/2014.

    (12)  Relatori: Adam Banaszak, CdR 2203/2012 e CdR 4835/2014, e Christophe Clergeau, CdR 6622/2016.


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