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Document 52012AE1042

Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo «Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione» e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006 — COM(2011) 614 definitivo — 2011/0275 (COD)

GU C 191 del 29.6.2012, p. 44–48 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

29.6.2012   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 191/44


Parere del Comitato economico e sociale europeo in merito alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo «Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione» e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006

COM(2011) 614 definitivo — 2011/0275 (COD)

2012/C 191/08

Relatore: BARÁTH

Il Parlamento europeo, in data 25 ottobre 2011, e il Consiglio, in data 27 ottobre 2011, hanno deciso, conformemente al disposto degli articoli 178 e 304 del Trattato sul funzionamento dell'UE, di consultare il Comitato economico e sociale europeo in merito alla:

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo a disposizioni specifiche concernenti il Fondo europeo di sviluppo regionale e l'obiettivo «Investimenti a favore della crescita e dell'occupazione» e che abroga il regolamento (CE) n. 1080/2006

COM(2011) 614 final — 2011/0275 (COD).

La sezione specializzata Unione economica e monetaria, coesione economica e sociale, incaricata di preparare i lavori del Comitato in materia, ha formulato il proprio parere in data 3 aprile 2012.

Alla sua 480a sessione plenaria, dei giorni 25 e 26 aprile 2012 (seduta del 25 aprile), il Comitato economico e sociale europeo ha adottato il seguente parere con 178 voti favorevoli, 1 voto contrario e 2 astensioni.

1.   Conclusioni del parere e riflessioni previste

1.1   Le proposte legislative in materia di politica di coesione per il periodo 2014 - 2020, adottate dalla Commissione il 6 ottobre 2011 («pacchetto coesione»), apportano dei cambiamenti importanti al modo in cui viene delineata e attuata la politica di coesione. L'obiettivo principale di tale politica, nonché di uno dei suoi strumenti fondamentali, il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), è utilizzare gli investimenti per realizzare gli obiettivi della strategia Europa 2020. Gli investimenti del FESR devono quindi apportare vantaggi a tutti i cittadini dell'UE.

1.2   È importante tuttavia non perdere di vista le norme contenute nella proposta di regolamento recante disposizioni comuni relative ai fondi (il «regolamento sulle disposizioni comuni»), perché alcune di esse riguardano direttamente il FESR. Tali disposizioni generali hanno un importante impatto sull'uso dei finanziamenti del FESR:

la concentrazione dei finanziamenti su un numero minore di priorità,

il migliore collegamento delle priorità di finanziamento alla strategia Europa 2020,

la concentrazione sui risultati,

il monitoraggio dei progressi verso gli obiettivi fissati,

il maggiore ricorso a condizionalità,

la semplificazione dell'attuazione.

Ma ciò vale anche per disposizioni più specifiche, ad esempio quelle che promuovono un approccio più integrato e quelle che regolano più esplicitamente l'impiego degli strumenti finanziari.

1.3   Va poi ricordato che il 29 giugno 2011 la Commissione ha presentato una proposta concernente il quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014-2020, vale a dire il bilancio dell'Unione europea per il prossimo periodo di programmazione. Anche il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha formulato numerosi pareri sul tema delle risorse proprie dell'UE.

1.4   Nel parere sul tema Fondi strutturali - disposizioni generali  (1), il CESE ha formulato una serie di importanti messaggi riguardanti il pacchetto coesione nel suo insieme. Il presente parere si associa pienamente a tali messaggi e si basa su di essi prendendo in esame specificamente il FESR.

1.4.1   Partenariato

1.4.1.1   Il CESE è fortemente convinto che un autentico partenariato, che coinvolga tutti i partner definiti all'articolo 5, par. 1, del regolamento recante le disposizioni comuni nella preparazione, esecuzione e valutazione ex post dei progetti intrapresi nel quadro della politica di coesione dell'UE, contribuisca direttamente al successo di tali progetti. Accoglie pertanto con favore la menzione dei diversi partner contenuta nell'articolo 5, par. 1, della proposta nonché la scelta di fare del partenariato una caratteristica obbligatoria della politica di coesione dell'UE.

1.4.1.2   Il CESE constata con soddisfazione che l'attuazione del Trattato di Lisbona può essere rafforzata non solo accentuando l'identità europea, ma anche coinvolgendo i partner definiti all'articolo 5, par. 1, del regolamento recante le disposizioni comuni nei diversi progetti: ciò contribuisce ad accrescerne l'efficacia.

1.4.1.3   Il CESE è fortemente preoccupato per i segnali provenienti dal Consiglio, nel cui ambito sembra che alcuni Stati membri vogliano limitare il principio del partenariato. Invita la Commissione e il Parlamento europeo ad adoperarsi per cercare di invertire questa tendenza.

1.4.1.4   Il CESE ritiene che, in caso di adozione della proposta di regolamento, il principio di sussidiarietà sarebbe rispettato perché i compiti del FESR sono fissati nel Trattato e la politica è attuata in conformità al principio della gestione concorrente e nel rispetto delle competenze istituzionali degli Stati membri e delle regioni.

1.4.2   Condizionalità

1.4.2.1   Il CESE ritiene che un maggiore ricorso alla condizionalità nella politica di coesione dell'UE permetterà di ottenere risultati più mirati, sostenibili e reali. In molte occasioni il CESE ha esaminato le questioni relative alla condizionalità dell'attuazione, la quale deve andare di pari passo con una maggiore efficacia, con un miglioramento della qualità e con un'indispensabile semplificazione.

1.4.2.2   La condizionalità ex ante dovrebbe essere legata a una corretta attuazione del principio di partenariato.

1.4.2.3   Il CESE non condivide il concetto di condizionalità macroeconomica nella sua attuale formulazione, perché trasmette segnali sbagliati e, in ultima analisi, penalizza le regioni e i cittadini che non hanno colpa degli eccessi macroeconomici commessi a livello nazionale.

1.4.3   Semplificazione

1.4.3.1   Il CESE prende atto degli sforzi compiuti dalla Commissione per semplificare le procedure della politica di coesione dell'UE e intorno a essa. Permane tuttavia una complessità eccessiva.

1.4.3.2   L'eccessiva attenzione alle verifiche e alle procedure da parte delle autorità nazionali ed europee limita l'accesso delle PMI e delle ONG ai finanziamenti dell'UE. Troppa energia viene sprecata a causa dei vincoli amministrativi. Va respinta in maniera assoluta la sovraregolamentazione a tutti i livelli.

1.4.3.3   Il CESE approva risolutamente gli sforzi intrapresi per coordinare la strategia Europa 2020 e la politica di coesione, come pure per aumentare la concentrazione tematica e rafforzare l'orientamento ai risultati.

1.4.3.4   Il CESE condivide pienamente anche l'esigenza di semplificare le disposizioni finanziarie, amministrative, di controllo e procedurali concernenti l'impiego dei fondi strutturali.

1.4.4   Coordinamento delle politiche

1.4.4.1   Il CESE accoglie inoltre con favore la proposta della Commissione di ricorrere alla concentrazione tematica come mezzo per limitare la frammentazione degli sforzi.

1.4.4.2   Il CESE raccomanda tuttavia una maggiore flessibilità in materia di concentrazione tematica, soprattutto per agevolare l'applicazione dell'approccio territoriale e, di conseguenza, rendere più efficace la politica in questione.

1.4.4.3   Il CESE ritiene che il quadro strategico comune (QSC) costituisca uno strumento importante per coordinare gli interventi dei fondi strutturali; si rammarica di non potersi pronunciare su tale strumento per via della sua attuale formulazione.

1.4.5   Finanziamento, ingegneria finanziaria

1.4.5.1   Il CESE è fortemente convinto che occorra trarre il massimo risultato da ogni euro messo a disposizione per il finanziamento della coesione.

1.4.5.2   I risultati della consultazione pubblica sulla Quinta relazione sulla coesione evidenziano che esiste un accordo generale sull'idea di concentrare i finanziamenti. Il CESE ritiene che tutta una serie di preoccupazioni espresse in merito a determinati temi siano fondate e richiedano una risposta prima dell'entrata in vigore del prossimo regolamento generale.

1.4.5.3   Occorre fornire delle garanzie per assicurare che una concentrazione esagerata, e in particolare un'interpretazione rigida degli 11 obiettivi tematici e della percentuale minima di risorse da utilizzare per il finanziamento di alcuni obiettivi tematici prioritari (ad es. l'efficienza energetica, le energie rinnovabili, la ricerca e l'innovazione, il sostegno alle PMI), non impediscano di sostenere progetti di sviluppo derivanti da specificità locali e regionali.

1.4.5.4   Il CESE ha sottolineato ripetutamente che la strategia Europa 2020 e la politica di coesione si integrano a vicenda. Tuttavia, per coordinare la politica di stabilità (che richiede riforme strutturali), la politica di coesione (che è diretta verso la convergenza) e le strategie di crescita, è necessario che l'UE disponga di maggiori risorse.

1.4.5.5   A questo fine, come il CESE ha affermato in recenti pareri, bisognerebbe ricorrere in misura maggiore alle obbligazioni europee di progetto (Europe 2020 project bond).

1.4.5.6   Il CESE raccomanda inoltre di esaminare attentamente la possibilità di utilizzare i fondi destinati al finanziamento futuro della coesione e i finanziamenti non spesi del periodo di programmazione in corso per rilanciare IMMEDIATAMENTE la crescita economica europea.

2.   Osservazioni generali e raccomandazioni

2.1   Il CESE constata che la Commissione ha effettuato una preparazione estremamente approfondita e minuziosa per quanto riguarda le modalità di applicazione della politica di coesione e della strategia Europa 2020 per il periodo 2014-2020.

2.2   In vari studi e pareri il CESE ha formulato una serie di osservazioni riguardanti il contenuto della quarta e della quinta relazione sulla coesione, l'uso dei fondi strutturali nello scorso decennio, la loro efficacia e la loro capacità di realizzare gli obiettivi. Molte di queste osservazioni sono state tenute in considerazione nella concezione della politica di coesione per il periodo 2014-2020.

2.3   Le proposte della Commissione relative alle disposizioni generali che disciplinano l'uso dei fondi strutturali per il periodo 2014-2020 sono state pubblicate in un periodo in cui vengono proposte diagnosi fortemente divergenti in merito alla natura della crisi europea, che si aggrava sempre più, e alle cause che l'hanno prodotta.

2.4   Il CESE ritiene che le radici storiche da cui trae origine la crisi economica e finanziaria in atto in Europa impongano di attuare delle riforme strutturali del sistema istituzionale, sociale e politico. Il FESR può svolgere un ruolo essenziale nel trasformare i sistemi di protezione sociale, rendendoli più efficienti rispetto ai costi e più sostenibili. Tuttavia, per modificare questi sistemi occorre mettere a disposizione, in via temporanea, delle risorse finanziarie aggiuntive. Il CESE riconosce che la limitata disponibilità di risorse e l'applicazione del principio della concentrazione hanno comportato una riduzione dell'importanza attribuita alle priorità di investimento concernenti i mutamenti strutturali dell'infrastruttura dei sistemi di protezione sociale. Fa inoltre presente che, in assenza di tali investimenti, l'impatto della politica di coesione su questi sistemi rimane limitato.

2.5   Come conseguenza della crisi, la scarsità di risorse pubbliche e private può comportare delle difficoltà nell'erogazione del cofinanziamento necessario per tutta una serie di interventi essenziali per realizzare i cambiamenti auspicati. Il CESE ritiene che un approccio flessibile e responsabile in materia di tassi di cofinanziamento e clausole di condizionalità aumenterebbe le possibilità che gli interventi finanziati dai fondi abbiano un impatto duraturo.

2.6   La strategia Europa 2020 e il progetto di regolamento del FESR che da essa trae ispirazione riflettono un approccio economico incentrato sulle attitudini e sulle necessità delle economie sviluppate, caratterizzate da una crescita lenta e dotate di considerevoli capacità di ricerca e sviluppo. Nei paesi sviluppati le attività di ricerca, sviluppo e innovazione svolgono indubbiamente un ruolo importante per la crescita economica. La competitività, pur non essendo in contraddizione con la politica di coesione in quanto tale, le riconosce un'importanza minore.

2.7   La politica di coesione è intesa come il principale strumento di investimento a sostegno delle grandi priorità dell'Unione definite dalla strategia Europa 2020. I suoi interventi sono indirizzati in modo particolare ai paesi e alle regioni in cui i bisogni sono più forti. Il CESE concorda in linea generale con questo approccio, ma al tempo stesso segnala alcuni punti del regolamento proposto che potrebbero ostacolare la realizzazione degli obiettivi della strategia Europa 2020.

2.7.1   Il FESR può esercitare un impatto considerevole sia sulla realizzazione degli obiettivi di convergenza che sull'attuazione degli obiettivi di livello europeo in materia di competitività. Il CESE fa osservare che, poiché il livello delle risorse non può essere accresciuto in misura significativa, un ulteriore potenziale risiede nel definire obiettivi più chiari e nel fare in modo che le priorità di investimento proposte siano legate più precisamente agli obiettivi. Poiché l'approccio territoriale si presta alla definizione di obiettivi più precisi, occorre insistere maggiormente su strategie paneuropee basate sul territorio, come le strategie macroregionali attuali e future, in quanto riferimento per obiettivi specificamente legati alle varie aree.

2.7.2   La condizionalità macroeconomica può costituire un ostacolo alla crescita economica e ridurre quindi gli strumenti disponibili, il che può condurre al ritiro degli aiuti e alla ridistribuzione degli strumenti ritirati in favore di regioni più sviluppate. Vi è il rischio che insorga un conflitto grave tra la realizzazione della competitività da un lato e della coesione dall'altro. Tuttavia, delle condizionalità ex ante tematiche e istituzionali, come quelle elencate nell'allegato IV del regolamento sulle disposizioni comuni, possono servire ad aumentare l'efficacia del FESR.

2.7.3   In alcuni Stati membri o regioni con un grado di sviluppo minore, la quota del 50 % del finanziamento del FESR riservata a finalità specifiche potrebbe causare una perdita di efficacia. Tale effetto può essere dovuto al fatto che gli obiettivi di investimento «obbligatori» non costituiscono forse il modo migliore di realizzare in maniera ottimale lo sviluppo della regione o dello Stato membro in questione. In tali casi l'utilizzazione delle risorse perde efficacia. Vi è persino il rischio che si verifichino problemi di assorbimento, mentre non si può raggiungere la massa critica necessaria per affrontare efficacemente i veri ostacoli allo sviluppo. Inoltre, gli interventi che non rispondono a reali problemi di sviluppo possono dare luogo a una crescente sfiducia da parte dei cittadini. Tutti questi punti evidenziano che gli obiettivi e le esigenze di sviluppo specifiche delle regioni vanno gestite in modo flessibile nel quadro delle priorità di investimento del FESR.

3.   Osservazioni particolari e raccomandazioni

3.1   Caratteristiche territoriali specifiche (sviluppo urbano, regioni ultraperiferiche)

3.1.1   Il CESE si compiace della speciale attenzione che è stata dedicata ai problemi specifici riguardanti lo sviluppo urbano sostenibile e le regioni ultraperiferiche.

3.1.2   Accoglie con favore l'obbligo, espressamente formulato, di adottare un approccio integrato nel settore dello sviluppo urbano. Ritiene tuttavia che il contratto di partenariato dovrebbe menzionare solo in maniera indicativa l'elenco delle città beneficiarie degli aiuti e la destinazione annuale delle risorse assegnate a tale obiettivo, in modo da consentire a ciascuno Stato membro di gestire i progetti con maggiore flessibilità, cosa che può anche influire positivamente sui risultati ottenuti dalle città beneficiarie.

3.1.3   Per quanto riguarda la gestione degli interventi integrati, il CESE sottolinea che, per tali interventi complessi, sussiste il rischio di applicare procedure troppo burocratiche e rigide per la selezione dei progetti e l'amministrazione. Ciò può limitare la possibilità degli Stati membri e dei beneficiari di sfruttare appieno le opportunità offerte. Il CESE raccomanda pertanto alla Commissione di fare in modo che gli Stati membri siano in grado di attuare tali interventi integrati e siano gravati dal minimo possibile di adempimenti burocratici.

3.1.4   Il CESE è favorevole alla creazione di una piattaforma europea di sviluppo urbano nel quadro dello sviluppo urbano sostenibile. Il CESE non considera necessario che sia la Commissione a decidere quali città prendono parte alla piattaforma: dovrebbe essere sufficiente stabilire una serie di criteri.

3.1.5   Per quanto riguarda la creazione della piattaforma di sviluppo urbano, il CESE non ritiene necessario costituire un nuovo organismo: i compiti previsti possono essere svolti facendo ricorso alle federazioni di città europee esistenti. Il CESE invita la Commissione a valutare la possibilità di coinvolgere il più possibile le organizzazioni del settore nella gestione della piattaforma.

3.1.6   La piattaforma costituirebbe inoltre la base di una serie di reti tra tutte le città che intraprendono misure innovative su iniziativa della Commissione. Il CESE ritiene che, oltre alla Commissione, anche gruppi di Stati membri debbano poter prendere l'iniziativa di adottare misure innovative o di costituire reti nel quadro della piattaforma.

3.1.7   Il CESE accoglie con favore la proposta di destinare almeno il 5 % dei finanziamenti del FESR allo sviluppo urbano integrato. In tal modo l'UE invia agli Stati membri e alle loro regioni un messaggio importante e incoraggiante. Tuttavia, l'assegnazione di tale importo e il legame con l'utilizzazione di altre risorse non sono ancora chiari.

3.1.8   Il CESE reputa opportuno che, sulla base di una strategia paneuropea di sviluppo territoriale, venga data una definizione dei sistemi urbani delle città piccole, medie e grandi a livello europeo. È inoltre importante elaborare degli orientamenti per lo sviluppo di una rete policentrica di agglomerati, conformemente agli obiettivi della strategia Europa 2020.

3.2   Sviluppo territoriale

3.2.1   Come il Comitato ha indicato anche in precedenti pareri, lo strumento più efficace per aiutare le regioni a recuperare terreno consiste nel rafforzare i collegamenti territoriali e sostenere tutte le forme di mobilità. La competitività cresce se si consente lo sviluppo di reti spaziali di agglomerazione e di produzione. Tuttavia, i collegamenti auspicati non si limitano ai trasporti e alle comunicazioni, e gli obiettivi correlati variano da una regione all'altra.

3.2.2   Il CESE raccomanda di individuare un nuovo quadro europeo per la concezione di progetti integrati di speciale interesse europeo, dotato di specifici obiettivi territoriali. Il QSC va considerato il documento di riferimento appropriato per questo nuovo quadro europeo. Il CESE raccomanda di valutare se sussista l'esigenza di una strategia europea di sviluppo territoriale formalizzata. In aggiunta alle priorità delle strategie macroregionali occorre dedicare speciale attenzione agli obiettivi relativi alla rete urbana europea.

3.2.3   È opportuno valutare se, nel caso dello sviluppo urbano integrato o delle strategie macroregionali, non sia necessario formulare e sostenere nuovi obiettivi, senza i quali si rischierebbe di non poter realizzare pienamente i progetti su vasta scala. Per definire tali obiettivi, che dovrebbero preferibilmente articolarsi su base territoriale, sono disponibili documenti ben strutturati, risultanti da lavori preparatori ed elaborati, per esempio, nel quadro della preparazione dell'agenda territoriale dell'UE o del progetto Orate (Osservatorio in rete dell'assetto del territorio europeo).

3.2.4   La strategia di sviluppo territoriale potrebbe definire obiettivi che incoraggino la cooperazione economica e sociale macroregionale in settori quali:

il potenziamento delle infrastrutture di ricerca e di innovazione (settori di ricerca): collegare i centri di eccellenza europei privilegiando i centri di competenza, allo scopo di rendere più dinamici i poli di sviluppo europei;

gli investimenti in materia di ricerca e di innovazione delle imprese, sviluppo di prodotti e servizi, ecc., internazionalizzazione dei sistemi produttivi locali (cluster), sostegno alla formazione di reti europee;

i sistemi di trasporto al di là delle reti di infrastrutture TEN-T (gestione delle risorse idriche, protezione dell'ambiente, energia, sistemi di informazione e di comunicazione, ecc.);

la rete istituzionale, per uno sviluppo dal basso verso l'alto dei livelli macroregionali e transnazionali dell'amministrazione pubblica, ecc.

3.2.5   In tale contesto il CESE nutre grandi aspettative nei confronti delle proposte della Commissione in merito al QSC. Tali proposte non sono ancora disponibili, ma il CESE si aspetta di essere informato e consultato in materia.

3.3   Collegare l'Europa

3.3.1   Il CESE ha affermato spesso che, tenendo conto della concentrazione delle risorse, sarebbe opportuno, al fine di potenziare i collegamenti in Europa, prevedere risorse e quadri giuridici a parte per il rafforzamento della cooperazione transnazionale. Tuttavia, il CESE propone che la Commissione prenda in considerazione l'ipotesi di estendere l'ambito dei possibili interventi intrapresi nel quadro del meccanismo per collegare l'Europa, facendo sì che sia possibile finanziare progetti di speciale interesse europeo anche al di là dei trasporti e delle comunicazioni. Inoltre il CESE raccomanda di adottare meccanismi atti a garantire che i progetti finanziati contribuiscano a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale in Europa.

3.3.2   Il CESE ritiene che sarebbe in linea con il TFUE se il meccanismo per collegare l'Europa si sviluppasse diventando uno strumento finanziario adibito, come specificato nel punto 3.2.2 del presente parere, a finanziare l'attuazione di progetti di speciale interesse europeo. Il meccanismo dovrebbe comprendere le iniziative nel settore dei trasporti, dell'energia e delle TIC.

3.4   Attività economiche

3.4.1   Il CESE auspica che sia data la priorità a quattro settori particolarmente importanti sotto il profilo del contributo del FESR al bene pubblico:

il contributo a occupazione, R&S e innovazione mediante il sostegno alle imprese;

gli investimenti nelle infrastrutture di base (per es. trasporti, energia, ambiente, infrastrutture sociali e sanitarie);

la creazione e, allo stesso livello di importanza, il trasferimento di proprietà delle imprese; e

lo sviluppo della competitività delle PMI, con un sostegno particolare per le microimprese e quelle legate ad attività artigianali.

3.4.2   Il CESE ritiene inoltre che settori quali l'istruzione o lo sviluppo del turismo siano importanti e rimangano al centro degli interventi del FESR in linea con le specifiche esigenze di sviluppo di determinati Stati membri o regioni.

3.4.3   Il CESE condivide il giudizio secondo cui il sostegno alle imprese può essere considerato necessario, in particolare sotto forma di sovvenzioni, soprattutto per le piccole imprese, le attività innovative e i settori interessati dal declino industriale o da cambiamenti strutturali. Il CESE ritiene che la nozione di «impresa» non si debba riferire solo alle PMI di regioni in ritardo di sviluppo.

3.4.4   Nel caso delle catene dell'innovazione, altrimenti note come cluster, e dei sistemi produttivi locali, il cui funzionamento è del tutto soddisfacente, ci si può chiedere se non sarebbe opportuno garantire una maggiore flessibilità per le imprese solidamente insediate in un determinato territorio e per i fornitori, e accrescere la quota delle risorse rimborsabili sotto forma di aiuti (per esempio sussidi relativi ai tassi di interesse) in caso di finanziamento multiplo e combinato.

3.4.5   Ciò induce anche a chiedersi se, nel caso delle infrastrutture di base, non sia necessario un sostegno per le regioni sviluppate. Occorre considerare la possibilità di prevedere eccezioni e quella di adottare un approccio flessibile, ad esempio nei casi in cui è necessario che si affermi una regione centrale, più avanzata, ai fini dello sviluppo delle regioni circostanti.

3.4.6   Per quanto riguarda le priorità proposte in merito al sostegno alle imprese e alla competitività delle attività produttive, il CESE sottolinea nuovamente l'importante contributo delle imprese dell'economia sociale allo sviluppo territoriale e regionale, riconosciuto dalle istituzioni europee in vari documenti ufficiali. Il CESE raccomanda di includere l'economia sociale nel quadro delle misure per la competitività del settore produttivo, l'imprenditorialità, i nuovi modelli aziendali, la formazione, l'istruzione, la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione, l'occupazione, la promozione dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili e l'inclusione sociale.

3.5   Quadro finanziario

3.5.1   Il CESE fa propria la proposta della Commissione relativa alla nuova nomenclatura delle regioni e ai tassi di finanziamento strutturale.

3.5.2   Il CESE considera necessario utilizzare una parte dei finanziamenti del FESR, attualmente assegnati al meccanismo per collegare l'Europa, a obiettivi generali di collegamento transnazionale esteso, come quelli proposti nel punto 3.2.2 del presente parere.

3.5.3   Il CESE concorda con la proposta della Commissione che indica, per quanto riguarda il Fondo sociale europeo (FSE), delle quote minime per ciascuna categoria di regioni, allo scopo di accrescere il contributo dei fondi alla realizzazione degli obiettivi principali della strategia Europa 2020. Il CESE raccomanda di prevedere che le risorse assegnate al FSE per le infrastrutture dell'istruzione e le infrastrutture sociali debbano essere utilizzate in modo prioritario per finanziare misure integrate in favore della crescita.

3.5.4   Il CESE ritiene che la concentrazione delle priorità di investimento rifletta adeguatamente gli obiettivi della strategia Europa 2020, e a tale proposito rinvia ai punti 1.4.5.3, 2.4, 2.5, 2.6 e 2.7 del presente parere.

Bruxelles, 25 aprile 2012

Il presidente del Comitato economico e sociale europeo

Staffan NILSSON


(1)  Fondi strutturali - disposizioni generali (Cfr. pagina 30 della presente Gazzetta ufficiale).


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