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Document 52002DC0747

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo , al Comitato Economico e Sociale, al Comitato delle Regioni e alla Banca Centrale Europea - L'introduzione delle banconote e delle monete in euro : Un anno dopo

/* COM/2002/0747 def. */

GU C 36 del 15.2.2003, p. 2–17 (ES, DA, DE, EL, EN, FR, IT, NL, PT, FI, SV)

52002DC0747

Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo , al Comitato Economico e Sociale, al Comitato delle Regioni e alla Banca Centrale Europea - L'introduzione delle banconote e delle monete in euro : Un anno dopo /* COM/2002/0747 def. */

Gazzetta ufficiale n. 036 del 15/02/2003 pag. 0002 - 0017


COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL CONSIGLIO, AL PARLAMENTO EUROPEO, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE, AL COMITATO DELLE REGIONI E ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA - L'introduzione delle banconote e delle monete in euro : Un anno dopo

Indice

1. Sintesi

2. Il passaggio all'euro: un grande successo

3. Le banconote e le monete in circolazione nell'area dell'euro

3.1. Le banconote

3.2. Le monete metalliche

3.3. I flussi transfrontalieri di banconote e di monete in euro

3.4. Le monete da collezione in euro

3.5. Le monete commemorative in euro

3.6. Le monete in euro contenenti nickel

3.7. La contraffazione dell'euro

4. I cittadini e l'euro

4.1. Come i cittadini percepiscono l'euro

4.2. Pensare in euro

4.3. L'atteggiamento verso la doppia indicazione dei prezzi

4.4. Soddisfazione per l'euro

4.5. L'introduzione dell'euro fiduciario favorisce il commercio transfrontaliero e la trasparenza dei prezzi

5. L'impatto del passaggio all'euro sull'inflazione

5.1. L'andamento dei prezzi al consumo nell'area dell'euro

5.2. Il possibile impatto sull'inflazione del passaggio all'euro

5.3. Il divario tra inflazione percepita e inflazione reale

6. Panoramica per settore

6.1. Il settore bancario

6.1.1. La scelta del mezzo di pagamento

6.1.2. Il prelievo di contante agli sportelli automatici

6.1.3. La doppia indicazione degli importi

6.2. Il settore del commercio al dettaglio

6.3. Il settore del trasporto di valuta

6.4. Il settore dei distributori automatici

7. L'importanza dell'euro fiduciario fuori dall'area dell'euro

7.1. I tre Stati membri non appartenenti all'area dell'euro

7.2. I paesi candidati all'adesione

7.3. L'euro nel mondo

7.3.1. La situazione in altri paesi europei

7.3.2. Africa

7.3.3. America

7.3.4. Asia e Oceania

1. Sintesi

Dopo quasi un anno dall'introduzione delle banconote e delle monete metalliche in euro, l'euro è entrato a far parte della vita quotidiana dei cittadini europei.

Secondo il sondaggio dell'Eurobarometro del novembre 2002, la maggioranza degli europei è soddisfatta dell'euro. Il numero delle persone che dichiarano di non avere alcuna difficoltà è cinque volte superiore al numero delle persone che affermano di avere ancora alcuni problemi. La stragrande maggioranza si è rapidamente abituata al contante in euro: il 92,8% non ha difficoltà con le banconote e più di due terzi (68,8%) non ha problemi con le monete metalliche. La stragrande maggioranza degli europei ritiene adeguato il numero attuale di tagli di banconote (83,7%) e di monete (53,5%).

I cittadini europei conoscono bene le monete degli altri paesi dell'area dell'euro. È in aumento la quota di monete metalliche in circolazione di origine "estera", soprattutto nelle regioni di confine, nelle grandi città e nelle zone turistiche. Le differenti facce nazionali delle monete suscitano un chiaro interesse. Il 92,6% degli intervistati conferma di non avere difficoltà con le diverse monete. Molti cittadini europei hanno iniziato a collezionarle. I collezionisti sono altresì interessati alle 80 "vere" monete da collezione in euro emesse nel corso del 2002 da diversi Stati membri, monete che non sono destinate ad essere utilizzate nei pagamenti.

L'introduzione delle banconote e delle monete ha avuto ripercussioni anche sull'utilizzazione della nuova moneta al di fuori dell'area dell'euro, non solo in Europa ma anche in altre parti del mondo. Ciò è stato tra l'altro favorito dal comportamento dei viaggiatori europei: il 53% dichiara di portare con sé contante in euro quando si reca fuori dell'area dell'euro, contro il 16% che dichiara di rifornirsi di dollari USA. Il denaro contante in euro è regolarmente accettato nei tre Stati membri che non appartengono all'area dell'euro (Danimarca, Svezia e Regno Unito), nonché nei 12 paesi candidati all'adesione, sebbene il fenomeno sia limitato alle capitali e alle zone turistiche. Alcuni negozianti espongono anche i prezzi in euro. In determinate regioni dei Balcani, quali il Montenegro e il Kosovo, l'euro è di fatto utilizzato come valuta locale, spesso in sostituzione del vecchio marco tedesco. L'introduzione delle banconote e delle monete in euro ha avuto ripercussioni anche negli altri continenti, sebbene di portata più limitata. Eccezion fatta per i dipartimenti francesi d'oltremare - geograficamente situati fuori dall'Europa ma facenti parte della UE - dove l'euro ha sostituito il franco francese, l'euro è accettato come mezzo di pagamento anche nelle zone turistiche di alcuni paesi in America, Asia e Africa, a volte parallelamente all'esposizione dei prezzi in euro.

In alcuni paesi i cittadini collegano il passaggio all'euro a consistenti aumenti di prezzo. In realtà questa impressione non trova alcuna conferma nei fatti. Da una dettagliata analisi statistica dell'andamento dei prezzi basata sull'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) emerge in particolare che l'impatto sui prezzi dell'introduzione delle banconote e delle monete in euro oscilla tra lo 0,0% e lo 0,20%. Un'analisi più approfondita evidenzia l'esistenza di una chiaro divario tra inflazione percepita e inflazione rilevata. Ciò è dovuto al consistente incremento dei prezzi di taluni beni e servizi acquistati più frequentemente (vi sono in effetti segnali chiari di aumento dei prezzi nei settori dei servizi, in particolare ristoranti, alberghi, bar, ecc.): sono tali beni e servizi che maggiormente concorrono a formare la percezione dei consumatori.

Non è chiaro in questa fase se l'introduzione dell'euro fiduciario abbia influito sulle abitudini di pagamento della popolazione. Nel 2002 è stato registrato un incremento consistente dell'utilizzo di mezzi di pagamento diversi dal contante; è difficile tuttavia ricollegare questa tendenza esclusivamente all'introduzione dell'euro. Anche l'importo medio prelevato agli sportelli automatici sembrerebbe aumentato.

L'ultimo sondaggio dell'Eurobarometro conferma che gli europei stanno compiendo la "conversione mentale" all'euro, ma che tale conversione è ancora lungi dall'essere completata: il 42,2% dei consumatori già calcola prevalentemente in euro; per gli acquisti importanti (ad esempio, l'abitazione o l'auto) la percentuale si riduce al 12,5%: per le operazioni importanti infatti la maggior parte delle persone continua a calcolare nella valuta nazionale. I negozianti al dettaglio espongono ancora i prezzi nelle due valute, dato che la doppia indicazione è ancora considerata utile da determinate categorie di consumatori, in particolare dai consumatori che calcolano ancora nella valuta nazionale. Il 50,6% dei consumatori ritiene che l'indicazione dei prezzi nella vecchia e nella nuova valuta non sia più necessaria, il 47,2% preferisce ancora la doppia indicazione. Non si può tuttavia negare che il perdurare della doppia indicazione dei prezzi rallenta inevitabilmente il passaggio mentale all'euro, rischiando quindi di rivelarsi controproducente ai fini di una transizione senza problemi. Pertanto, in accordo con Eurocommerce, la Commissione raccomanda al settore del commercio al dettaglio di sospendere la doppia indicazione dei prezzi al più tardi a partire dal 30 giugno 2003, informando con il dovuto anticipo i clienti del cambiamento. Lo stesso si raccomanda in altri settori nei quali i prezzi e gli importi sono indicati sia nella valuta nazionale che in euro, ad esempio sulle fatture di alcune società e sugli estratti conto forniti da alcuni istituti finanziari ai loro clienti.

L'introduzione delle banconote e delle monete in euro

- un anno dopo -

- Fatti e cifre relativi all'area dell'euro -

Ottobre 2002

Banconote Monete metalliche

Totale in circolazione

Totale del contante in circolazione (in numero) 7,42 miliardi di banconote 38,2 miliardi di monete

Totale del contante in circolazione (in valore) 320,9 miliardi di euro 11,9 miliardi di euro

Valore totale in percentuale sul PIL 4,54% 0,17%

Dati pro capite

Quantitativo medio per persona 24,7 banconote 126,5 monete

Valore medio per persona 1 062,8 euro 39,4 euro

Banconote/monete in euro più diffuse

Numero totale (% sul totale) 50 euro (28,8%) 1 centesimo (17,4%)

Valore totale (% sul totale) 50 euro (33,4%) 2 euro (39,8%)

Monete da collezione

Numero complessivo delle monete emesse 80 (di cui 30 in oro, 50 in argento)

Taglio più piccolo 25 centesimi

Taglio più grande 400 euro

* I dati sulle monete da collezione si riferiscono all'intero anno 2002.

2. Il passaggio all'euro: un grande successo

Un anno dopo l'introduzione delle banconote e delle monete metalliche in euro, l'euro è entrato a far parte della nostra vita di tutti i giorni. La presente comunicazione tratta dei diversi aspetti pratici dell'euro, in particolare delle banconote e delle monete in euro. Essa fa seguito alla comunicazione della Commissione COM(2002)124 del 6.3.2002 che tracciava un bilancio delle operazioni di introduzione dell'euro fiduciario. La presente comunicazione non analizza l'impatto economico dell'euro in quanto moneta unica dei 12 Stati membri dell'area dell'euro, tema questo analizzato nella comunicazione della Commissione "L'area dell'euro nell'economia mondiale - Bilancio dei primi tre anni -" (COM(2002)332 del 19.6.2002). Infine, l'introduzione dell'euro va altresì vista come un passo importante verso il completamento del mercato interno. L'argomento sarà trattato in una prossima comunicazione della Commissione, "Il mercato interno - Dieci anni senza frontiere", che verrà adottata in occasione del decimo anniversario di questo importante avvenimento.

3. Le banconote e le monete in circolazione nell'area dell'euro

3.1. Le banconote

Agli inizi del gennaio 2002 le banche centrali dei paesi dell'area dell'euro hanno messo in circolazione banconote per un valore di 7,8 miliardi di euro. Nel 2002 il valore in circolazione è andato diminuendo fino alla primavera (7,16 miliardi), per poi ricominciare a crescere costantemente, portandosi alla fine di ottobre a 7,42 miliardi (cfr. il successivo grafico 1).

La temporanea diminuzione delle banconote in circolazione trova spiegazione innanzitutto in una certa prudenza esercitata nel corso delle operazioni di prealimentazione al fine di assicurare una transizione senza problemi: la maggior parte delle banche e dei commercianti al dettaglio hanno ordinato riserve consistenti dato che il loro fabbisogno di denaro contante era necessariamente basato su stime. Le riserve in eccesso sono state successivamente restituite alle banche centrali. In secondo luogo, dato che i commercianti al dettaglio si erano impegnati a restituire il resto esclusivamente in euro, e visto che molti consumatori hanno fatto ricorso agli esercizi al dettaglio per cambiare in euro la vecchia valuta nazionale (a volte acquistando piccoli articoli e pagandoli con banconote di grosso taglio), i commercianti al dettaglio hanno avuto bisogno di un quantitativo di banconote superiore al quantitativo solito dato che il denaro contante nella valuta nazionale in entrata non poteva essere riutilizzato per rendere il resto.

Grafico 1

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Alla fine del gennaio 2002 il valore totale delle banconote in circolazione ammontava a 221,5 miliardi di euro; successivamente esso è aumentato costantemente fino a raggiungere, nel mese di ottobre 2002, i 320,9 miliardi di euro. Il diverso andamento del numero totale e del valore totale trova la sua principale spiegazione nella rilevanza assunta dalle banconote di piccolo taglio nel periodo della prealimentazione e della doppia circolazione. Il numero delle banconote di piccolo taglio emesse è risultato superiore al fabbisogno, per cui le banconote in eccesso sono state restituite alle banche centrali.

Il numero pro capite di banconote in circolazione alla fine del mese di ottobre era pari a 24,7, corrispondente ad un valore pro capite di 1 062,8 euro. Il valore totale delle banconote in circolazione era equivalente al 4,5% del PIL dell'insieme dell'area dell'euro.

Il successivo grafico 2 riporta le percentuali disaggregate per taglio delle banconote in circolazione nell'area dell'euro alla fine del mese di ottobre.

Grafico 2

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

La banconota da 50 euro è la banconota più diffusa, sia in numero che in valore, e rappresenta un terzo del valore totale in circolazione. È anche la banconota più frequentemente distribuita presso gli sportelli automatici delle banche nella maggior parte dei paesi. Il primo posto della banconota da 50 euro è dovuto certamente al fatto che si tratta del taglio preferito da quanti utilizzano il denaro contante, oltre a corrispondere all'importo solitamente speso per gli acquisti. La seconda banconota più diffusa è la banconota da 20 euro che rappresenta quasi un quarto di tutte le banconote. Il secondo posto in termini di valore è tuttavia occupato dalla banconota da 500 euro. Le due banconote di grosso taglio (le banconote da 200 e quella da 500 euro) corrispondono rispettivamente solo all'1,5% e al 2% del totale delle banconote in circolazione.

In alcuni Stati membri, in particolare in Italia e in Grecia, si è discusso pubblicamente della necessità di introdurre banconote da 1 e da 2 euro in aggiunta o in sostituzione delle monete di pari valore. Tale necessità non sembra tuttavia trovare alcuna conferma negli ultimi dati dell'Eurobarometro (novembre): l'83,7% degli intervistati ritiene adeguato il numero dei tagli di banconote. Anche il 78% degli italiani e il 68,5% dei greci sono di questo parere.

3.2. Le monete metalliche

Agli inizi del 2002 le banche centrali dell'area dell'euro hanno messo in circolazione 40,4 miliardi di monete metalliche. Già nel corso del mese di gennaio la quantità di monete in circolazione è diminuita in modo significativo portandosi a 37,8 miliardi (cfr. il grafico successivo). Il numero di monete metalliche in circolazione è andato diminuendo fino al mese di aprile, mese a partire dal quale è aumentato costantemente per raggiungere nel mese di ottobre 2002 i 38,2 miliardi. Nel caso delle monete metalliche, l'evoluzione del valore è analoga all'evoluzione del numero (cfr. il grafico 3). Il valore complessivo delle monete metalliche messe originariamente in circolazione ammontava a 13 miliardi di euro. Questo valore ha toccato il minimo di circa 11 miliardi di euro in aprile ed è poi risalito a 11,9 miliardi di euro alla fine del mese di ottobre 2002.

Le monete metalliche emesse dal Principato di Monaco (1/500 delle monete coniate dalla Francia), San Marino (1 944 000 euro) e dalla Città del Vaticano (670 000 euro) rientrano anch'esse nel volume totale di monete in circolazione.

Grafico 3

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Il numero pro capite delle monete messe in circolazione nell'area dell'euro varia notevolmente da uno Stato membro all'altro e riflette le diverse abitudini nazionali di pagamento. In media all'inizio dell'anno sono state messe in circolazione pro capite 134 monete in euro, equivalenti ad un valore medio pro capite di 43 euro. Il valore totale delle monete in circolazione rappresenta lo 0,17% del PIL dell'area dell'euro in ottobre.

Il quantitativo di monete in euro in circolazione è ripartito in maniera relativamente omogenea tra i vari tagli. La moneta meno diffusa è quella da 2 euro che rappresenta il 40% del valore totale in circolazione. Le due monete bimetalliche (da 1 e da 2 euro) rappresentano il 68% del valore totale delle monete in circolazione. Le monete di piccolo taglio (da 1 e da 2 centesimi) rappresentano una percentuale rispettivamente del 16,6% e del 17,4%. In termini di valore, esse rappresentano rispettivamente solo l'1,1% e lo 0,6% del valore totale.

Grafico 4

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

In Grecia e in Italia si è discusso dell'utilità delle monete di piccolo taglio, in particolare delle monete da 1 e da 2 centesimi. Il numero di monete in circolazione per ogni paese non sembrerebbe tuttavia avvalorare la tesi che la popolazione non utilizza le monete di piccolo taglio. Ad esempio, nei paesi dell'area dell'euro la percentuale di monete da 1 centesimo varia dal 9,1% al 21,3% sul totale delle monete. Per le monete da 2 centesimi la distribuzione è più omogenea e varia tra il 12,7% e il 18,8%. In Finlandia le monete di 1 e di 2 centesimi hanno un uso limitato in quanto per i pagamenti in contanti in euro la legge finlandese impone l'arrotondamento ai 5 centesimi più prossimi. Pertanto la zecca finlandese ha prodotto un quantitativo limitato dei primi due tagli, di molto inferiore al volume medio coniato negli altri paesi.

Secondo l'ultimo Eurobarometro, la maggioranza dei cittadini dell'area dell'euro (53,5%) ritiene adeguato il numero di tagli. Infine, non va dimenticato che le monete di piccolo taglio hanno contribuito in maniera significativa ad assicurare che la conversione dei prezzi dalle valute nazionali nella nuova valuta potesse essere effettuata correttamente e fino al centesimo.

3.3. I flussi transfrontalieri di banconote e di monete in euro

Banconote e monete possono essere utilizzate in tutta l'area dell'euro: il loro utilizzo non è limitato al paese di origine. Di conseguenza le banconote e le monete metalliche in euro "migrano". Di solito i cittadini dell'area dell'euro hanno nei loro portafogli e portamonete un mix di banconote e di monete di vari Stati membri.

Le banconote e le monete in euro migrano per motivi diversi. In primo luogo, perché i cittadini si recano all'estero, per affari, turismo o semplicemente per effettuare acquisti, portano con sé denaro. Inoltre, le banconote e le monete possono essere trasportate oltre frontiera nel corso del processo di ridistribuzione tra le banche centrali nazionali, le banche commerciali e i commercianti al dettaglio. I visitatori e i turisti stranieri provenienti da paesi non appartenenti all'area dell'euro contribuiscono anch'essi alla migrazione dell'euro. Il contante in euro da essi ordinato in previsione del viaggio presso la loro banca locale viene spesso acquistato dalla banca in un paese diverso da quello in cui verrà successivamente speso.

Il rimescolamento delle banconote e delle monete in euro dei vari paesi è destinato ad aumentare col tempo fino a raggiungere prevedibilmente un punto di equilibrio quando il mix di monete rappresenterà più o meno la quota di ogni paese sul volume totale delle emissioni nell'area dell'euro. Non è tuttavia chiaro a quale ritmo ciò avverrà. Cominciano tuttavia a delinearsi alcune tendenze. Sembrerebbe che monete di taglio diverso si mescolino a ritmi diversi e che le monete di valore più elevato tendano maggiormente a migrare. Il mix di monete dipende inoltre in una certa misura dal luogo. Diversamente da quanto accade nelle zone rurali, nelle aree urbane si registra solitamente un'elevata percentuale di monete coniate in altri paesi. Inoltre, quanti vivono nelle zone di confine con un altro paese appartenente all'area dell'euro avranno più monete estere nel loro portafogli. A questo riguardo, uno studio della Banca centrale austriaca rivela che il 10 settembre 2002 l'11,8% delle monete in circolazione in Austria erano di origine tedesca; nelle zone di confine la percentuale delle monete tedesche era pari al 23,4%.

3.4. Le monete da collezione in euro

Le monete in euro in circolazione sono diventate, in ragione delle molte facce nazionali, un oggetto da collezione per molti cittadini europei e per molti turisti stranieri. Non va dimenticato tuttavia che in molti Stati membri esiste l'antica e ricca tradizione di emettere monete da collezione per celebrare avvenimenti speciali o simboli nazionali. Al pari delle monete destinate alla circolazione, le monete da collezione sono ufficialmente emesse dagli Stati membri, hanno un valore nominale (facciale) e corso legale; esse sono però raramente utilizzate per i pagamenti dato che il loro valore di mercato è solitamente molto superiore al loro valore nominale. Tali monete sono per la maggior parte coniate in metalli preziosi quali l'oro e l'argento.

Tale tradizione viene mantenuta e sviluppata e le monete da collezione emesse dagli Stati membri partecipanti all'euro sono attualmente denominante in euro. Diversamente dalle monete in euro in circolazione che hanno corso legale in tutta l'area dell'euro, gli Stati membri hanno deciso che le monete da collezione in euro abbiano corso legale solo nel paese di emissione. Inoltre, per evitare confusioni, gli Stati membri avevano deciso di non coniare monete da collezione in euro nel corso del periodo transitorio (1999-2001), dato che a quell'epoca le monete in euro destinate alla circolazione non erano ancora state emesse. A partire dal 2002 la maggior parte dei paesi dell'area dell'euro hanno iniziato a coniare monete da collezione denominate in euro. In conformità a quanto deciso dagli Stati membri, al fine di evitare ogni confusione per il pubblico, le specifiche tecniche di tali monete differiscono sotto molti punti di vista dalle caratteristiche delle "normali" monete in circolazione. Almeno due dei tre parametri tecnici rappresentati dal colore, dal diametro e dal peso devono essere diversi da quelli delle monete in euro in circolazione. Inoltre, il valore facciale delle monete da collezione e il loro disegno differiscono sempre da quelli delle monete in euro in circolazione.

Alla fine del 2002 il numero totale di monete da collezione denominate in euro sarà di circa 80, di cui 30 monete in oro. La maggior parte delle monete sono state emesse dalla Francia, dall'Austria, dalla Germania e dalla Spagna. Il valore facciale di queste monete varia da un "quarto" (25 centesimi) a 400 euro; i tagli più comuni sono 5, 10 e 20 euro. Di norma il valore facciale non corrisponde né al valore del metallo né al prezzo di vendita. Il valore di mercato di questi oggetti da collezione dipende naturalmente dal volume dell'emissione, di solito indicato all'atto dell'acquisto: si possono avere emissioni limitatissime (ad esempio 99 pezzi) ovvero emissioni illimitate.

Oltre alle monete ufficiali, molte zecche pubbliche e gli istituti privati di emissione coniano e vendono anche medaglie che non hanno corso legale. Per evitare ogni confusione con tali medaglie la Commissione ha indirizzato una raccomandazione agli Stati membri relativa alla protezione delle monete in euro. Se di dimensioni uguali alle monete in euro, queste medaglie non devono né essere denominate in euro né riportare il simbolo dell'euro o ogni altra effigie simile a quella raffigurata sulle monete in euro.

3.5. Le monete commemorative in euro

Le monete commemorative rappresentano un'altra categoria di monete ufficialmente emesse dagli Stati membri. Tali monete hanno corso legale in tutta l'area dell'euro e sono destinate alla circolazione; finora non vi sono state tuttavia emissioni di monete commemorative in euro. Le caratteristiche tecniche, le dimensioni e il valore facciale di tali monete sono gli stessi delle monete in euro in circolazione. L'unica differenza è costituita dal fatto che sulla faccia nazionale compare un'effigie speciale che commemora un avvenimento particolare o raffigura simboli nazionali. In genere le emissioni delle monete commemorative sono di volume limitato, per quanto sufficiente a consentirne la circolazione a fianco delle "normali" monete. Per consentire ai cittadini europei di familiarizzarsi con le varie facce nazionali, e per evitare ogni confusione, gli Stati membri hanno deciso di non coniare monete commemorative nei primi anni successivi all'introduzione delle banconote e delle monete in euro.

3.6. Le monete in euro contenenti nickel

È ben noto che una percentuale molto bassa della popolazione è sensibile all'esposizione al nickel: il contatto prolungato con la pelle può causare determinate allergie. Sebbene alcune monete in euro contengano ancora nickel, 85% delle monete in circolazione ne è ora privo. Prima del passaggio all'euro, il 75% delle monete nazionali conteneva nickel - 4 monete su 8 in Germania, 4 su 5 in Belgio, 9 su 10 in Francia, 7 su 9 in Spagna - e molte di esse erano unicamente di nickel. Il numero di monete contenenti nickel si è quindi ridotto drasticamente. Principalmente per motivi di sicurezza, le monete da 1 e da 2 euro contengono una limitata quantità di nickel, essenzialmente nella parte centrale della moneta e non sulla superficie. L'impiego del nickel riduce le possibilità di contraffazione delle monete in euro e consente un'identificazione più certa delle monete da parte dei distributori automatici.

Sebbene all'inizio dell'anno si sia creata una qualche confusione sul contenuto di nickel nelle monete in euro e sui possibili effetti sugli utilizzatori sensibili, nel frattempo è stato definitivamente chiarito che le monete in euro non presentano alcun pericolo e sono più sicure della maggior parte delle vecchie monete nazionali. Un recente studio condotto dal premio Nobel per la fisica, prof. Pierre-Gilles de Gennes, conferma la riduzione del contenuto di nickel [1]. Lo studio, condotto nelle normali condizioni di utilizzazione delle monete, dimostra che le monete da 1 e da 2 euro emettono solo la metà del quantitativo di nickel emesso da alcune monete nazionali.

[1] Cfr. Fournier, P-G., Govers, T.R., Fournier, J. e Abani, M.: Contamination by nickel and other metals resulting from the manipulation of coins - Comparison between French Francs and euro, pubblicato in: Comptes Rendu de l'Académie des Sciences: C.R. Physique, vol. 3 (2002), N° 6, pagg. 749-758.

3.7. La contraffazione dell'euro

Nel corso del 2002 molte banche e molti uffici di cambio hanno iniziato a formare il personale nel riconoscimento delle caratteristiche di sicurezza delle nuove banconote e monete, in modo da migliorare l'individuazione dei falsi e combattere le frodi. La Commissione europea e gli Stati membri hanno creato una rete di organismi di lotta alla contraffazione. In collaborazione con la BCE e con Europol, la rete provvede a classificare tutte le informazioni pertinenti sulle banconote e sulle monete contraffatte.

Nel 2002, grazie alle caratteristiche di sicurezza all'avanguardia di cui sono dotate le banconote e le monete in euro, la contraffazione si è mantenuta a livelli notevolmente inferiori ai livelli di contraffazione cui erano soggette negli anni passati le vecchie valute nazionali. In effetti, il numero di banconote e di monete in euro contraffatte scoperto finora è estremamente ridotto, e, tranne pochissime eccezioni, è il frutto del lavoro di "dilettanti". Per quanto riguarda le banconote, i dati comunicati dalla BCE per il primo semestre dell'anno riportano meno di 22 000 banconote false, il 65% delle quali rappresentato da banconote di 50 euro. Questo dato equivale all'incirca al 7% del totale delle vecchie valute nazionali contraffatte registrato dalle banche centrali dell'area dell'euro nel corso dello stesso periodo del 2001; questo dato indica inoltre che giornalmente è stata segnalata meno di una banconota falsa ogni 59 milioni di banconote. Il numero di monete contraffatte è anch'esso estremamente ridotto. Nel primo semestre del 2002 sono state individuate solo 68 monete contraffatte, un numero estremamente ridotto se rapportato ai 38 miliardi di monete in circolazione.4. I cittadini e l'euro [2]

[2] I dati utilizzati ai punti 4.1.-4.5. provengono dall'ultimo Eurobarometro (flash EB 139, vol. AB, novembre 2002).

4.1. Come i cittadini percepiscono l'euro

Secondo i dati raccolti dal sondaggio dell'Eurobarometro del novembre 2002, per il quale sono state intervistate 1 200 persone, la maggioranza (51,5%) dei cittadini dell'area dell'euro ha dichiarato di non avere alcun difficoltà nell'utilizzo della nuova moneta. Tale risultato positivo oscilla tra il 71,7% dell'Irlanda e il 36,5% della Francia. Solo il 9,5% degli intervistati ha dichiarato di avere molte difficoltà (per i dati disaggregati per paese, cfr. il grafico successivo). La quota di quanti non hanno alcuna difficoltà è superiore tra gli uomini (57%) rispetto alle donne (46,4%). Al contrario, la quota di quanti hanno dichiarato di avere molti problemi è superiore tra le donne (11,8%) rispetto agli uomini (7,0%).

Domanda: direbbe oggi che l'euro Le causa ancora molte difficoltà, alcune difficoltà o nessuna difficoltà?

Grafico 5

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

4.2. Pensare in euro

Nel novembre 2002 il 42,2% degli intervistati dichiara di calcolare il più delle volte in euro al momento di acquistare beni di uso quotidiano. Al contrario, il 32,4% continua più spesso a calcolare mentalmente nella valuta nazionale quando effettua la spesa quotidiana. Gli irlandesi sembrano essersi adattati meglio: l'85,5% di essi decide sulla base di calcoli effettuati in euro. Le percentuali sono molto più ridotte nel caso di acquisti più importanti. Per gli acquisti che comportano l'esborso di cifre consistenti, ad esempio per l'abitazione o per l'auto, solo il 12,5% calcola più spesso in euro. Ancora una volta sono gli irlandesi (43,1%) a segnare la percentuale più elevata in rapporto alla media.

Domanda: oggi, nel fare i suoi acquisti, calcola più spesso in euro, nella valuta nazionale o con pari frequenza, (calcola più spesso in euro in %)

Grafico 6

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

4.3. L'atteggiamento verso la doppia indicazione dei prezzi

La doppia indicazione dei prezzi, sia in euro che nella valuta nazionale, ha notevolmente facilitato il passaggio all'euro, consentendo ai consumatori di confrontare i prezzi e di controllarli. Nel mese di novembre, una esigua maggioranza degli intervistati (50,6%) si è detta favorevole alla sospensione della doppia indicazione dei prezzi da parte dei negozianti. Il 47,2% sostiene invece il parere contrario e preferisce che si continui con la doppia indicazione. Le donne sono più numerose ad esprimersi a favore del mantenimento della doppia indicazione (50,9%) rispetto agli uomini (43,1%). Il mantenimento della doppia indicazione dei prezzi presenta sia vantaggi che svantaggi. Da una parte, aiuta taluni cittadini ad abituarsi alla nuova valuta, dall'altra però ritarda la conversione mentale all'euro della popolazione. In alcuni paesi potrebbe persino creare confusione sui prezzi, in particolare se il tasso di conversione è tale da indurre il consumatore ad errate interpretazioni. Pertanto, in accordo con Eurocommerce, la Commissione raccomanda di abbandonare gradualmente la doppia indicazione in modo da sospenderla del tutto al più tardi a partire dal 30 giugno 2003. La raccomandazione si applica altresì alla doppia indicazione degli importi sulle fatture e sugli estratti conto bancari.

4.4. Soddisfazione per l'euro

I cittadini dell'area dell'euro si dichiarano per il 49,7% "molto" o "piuttosto" soddisfatti che l'euro sia diventato la loro valuta. L'11,1% non è né soddisfatto né insoddisfatto, mentre il 38,7% afferma di essere abbastanza insoddisfatto o molto insoddisfatto. Tra i paesi dell'area dell'euro, il tasso di soddisfazione è massimo in Lussemburgo (84,2%) e minimo in Germania (27,8%) (per i dettagli, cfr. il grafico successivo).

Domanda: Lei è personalmente molto o abbastanza soddisfatto che l'euro sia diventato la sua valuta?

Grafico 7

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Le domande relative all'utilizzazione delle banconote e delle monete mostrano un atteggiamento più favorevole nei confronti dell'euro. Secondo l'ultimo Eurobarometro (novembre 2002), la stragrande maggioranza degli europei trova facile ovvero molto facile distinguere e utilizzare le banconote e le monete in euro. Più dei due terzi (68,8%) utilizza con facilità le monete in euro. Per quanto riguarda le banconote la percentuale è ancora più elevata (92,8%). Il quadro è completato dal positivo giudizio dei cittadini europei sul numero dei tagli delle varie monete che la maggioranza degli europei (53,5%) ritiene adeguato. La percentuale di approvazione è notevolmente più elevata per le banconote. In questo caso l'83,7% degli intervistati ritiene adeguato il numero di tagli di banconote messo in circolazione.

La presenza sul rovescio delle monete in euro di differenti facce nazionali ha fatto sì che con il loro arrivo entrasse in circolazione una notevole varietà di monete. Nel complesso sono state messe in circolazione 120 differenti monete in euro, una varietà che ha suscitato il profondo interesse dei collezionisti. Il 92,6% degli intervistati dichiara di non avere problemi con le differenti facce nazionali. La stragrande maggioranza di quanti utilizzano le monete sembra pertanto ritenere che le diverse facce nazionali costituiscano un positivo elemento di diversità.

4.5. L'introduzione dell'euro fiduciario favorisce il commercio transfrontaliero e la trasparenza dei prezzi

L'introduzione delle banconote e delle monete in euro rafforza l'integrazione dei mercati della UE. La creazione della moneta unica non solo ha eliminato i rischi di cambio e azzerato i costi delle operazioni, ma ha anche rimosso la barriera psicologica al commercio transfrontaliero, in quanto la trasparenza dei prezzi facilita il confronto. Dopo l'introduzione delle banconote e delle monete in euro, il 12% dei consumatori europei si dichiara più interessato ad effettuare acquisti in altri paesi della UE. La percentuale di quanti si sentono incoraggiati ad effettuare acquisti all'estero oscilla tra il 31% dei Paesi Bassi e il 6% della Danimarca. I dati sembrano essere più elevati nei piccoli Stati membri, come l'Austria (27%), il Lussemburgo (22%) e l'Irlanda (22%), dove molti cittadini sono favorevoli agli acquisti transfrontalieri. Al contrario, è cambiato di poco l'atteggiamento dei finlandesi (7%). Non sorprende l'interesse relativamente scarso registrato nel Regno Unito (7%) e in Danimarca (6%), paesi rimasti fuori dall'euro.

Domanda: dopo l'introduzione dell'euro è più interessato ad effettuare acquisti all'estero/a promuovere la vendita dei suoi prodotti all'estero? (% di Sì)

Grafico 8

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

L'atteggiamento delle imprese è cambiato in modo ancora più marcato. In media il 32% delle imprese dei 15 Stati membri della UE dichiara di essere più interessato alla vendita dei propri prodotti all'estero dopo l'introduzione delle banconote e delle monete in euro. Le imprese portoghesi sono al primo posto: il 57% dichiara ora un maggiore interesse per la promozione delle vendite transfrontaliere dei rispettivi prodotti; seguono le imprese irlandesi (50%), le svedesi (48%) e le austriache (47%). Agli ultimi posti si collocano le imprese del Regno Unito (16%), della Danimarca (15%) e della Finlandia (8%).

5. L'impatto del passaggio all'euro sull'inflazione

Nella maggior parte dei paesi, i cittadini hanno dichiarato di essere preoccupati del supposto impatto sui prezzi dell'introduzione dell'euro fiduciario. La presente sezione prende in esame il problema e giunge alla conclusione che, sulla base dei dati ufficiali disponibili, in alcuni settori si sono effettivamente avuti aumenti di prezzo. Tuttavia, il passaggio all'euro fiduciario ha avuto un effetto piuttosto limitato sul tasso generale di inflazione dei prezzi al consumo.

Allo stesso tempo, va tenuto presente che nel medio e nel lungo periodo l'effetto sui prezzi dell'introduzione dell'euro sarà positivo. L'euro consentirà infatti un migliore confronto dei prezzi nell'area dell'euro. L'accresciuta trasparenza dei prezzi favorirà un migliore funzionamento del mercato unico e contribuirà a creare condizioni di maggiore concorrenza, le quali a loro volta promuovono l'efficienza economica ed esercitano una pressione al ribasso sui prezzi al consumo.

5.1. L'andamento dei prezzi al consumo nell'area dell'euro

Dopo aver toccato il massimo nel maggio 2001, con un tasso su base annua del 3,3%, i prezzi al consumo nell'area dell'euro, misurati sulla base dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), hanno segnato una continua diminuzione nel corso dei restanti mesi del 2001 (grafico 9). Nel gennaio 2002, con l'introduzione delle banconote e delle monete in euro, l'inflazione generale misurata in base all'IAPC ha fatto registrare nell'area dell'euro un notevole incremento, passando dal 2,0% nel dicembre 2001 al 2,7% nel gennaio 2002. Successivamente l'inflazione ha ripreso la sua discesa per attestarsi nel mese di giugno all'1,8%, il livello più basso mai raggiunto negli ultimi due anni e mezzo.

Grafico 9

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5.2. Il possibile impatto sull'inflazione del passaggio all'euro

Nell'anno in corso Eurostat ha pubblicato in tre occasioni stime sull'impatto inflazionistico del passaggio all'euro fiduciario [3]. Le prime due analisi dimostravano che per molte categorie di beni gran parte dell'aumento dell'inflazione rilevato potrebbe essere dovuto al normale andamento dell'inflazione, nonché ad alcuni fattori straordinari non legati all'euro, quali le cattive condizioni climatiche - che hanno inciso sui prezzi della frutta e degli ortaggi - l'aumento del prezzo dell'energia, l'incremento dei prezzi amministrati e alcuni aumenti consistenti del prezzo dei prodotti del tabacco. Il restante scarto compreso tra 0 e 0,16 punti percentuali potrebbe essere attribuito all'introduzione delle banconote e delle monete in euro.

[3] Cfr. gli allegati ai comunicati stampa Eurostat n. 23/2002 (28 febbraio 2002), n. 58/2002 (16 maggio 2002) e n. 84/2002 (17 giugno 2002).

L'ultima analisi di Eurostat ha rivisto leggermente al rialzo i dati sul probabile effetto inflazionistico dovuto al passaggio all'euro fiduciario portandolo a 0-0,20 punti percentuali. Molti studi effettuati negli Stati membri dagli istituti nazionali di statistica e/o dalle banche centrali nazionali, a volte ricorrendo a metodologie e a campioni diversi, tendono a confermare i risultati di Eurostat.

La maggior parte degli studi evidenzia tuttavia consistenti aumenti di prezzo anche nel settore dei servizi, in particolare nei servizi turistici (alberghi, servizi di alloggio) e nei servizi alle famiglie (riparazioni, parrucchieri, ecc.), nonché per alcuni beni a basso prezzo acquistati frequentemente (giornali e riviste). L'aumento dei prezzi nei caffè e nei ristoranti è ad esempio pari al 4,3% (su base annua), ossia quasi doppio rispetto al tasso generale dell'inflazione (misurato sulla base dell'IAPC).

Un'ulteriore indicazione dell'assenza di un marcato impatto inflazionistico sull'indice generale dell'inflazione emerge anche dal confronto dell'evoluzione dell'indice dei prezzi dell'area dell'euro con l'indice degli Stati membri che non ne fanno parte [4]. L'andamento è in gran parte simile (grafico 10) e conferma l'effetto contenuto del passaggio all'euro fiduciario.

[4] Tale confronto può fornire solo risultati approssimativi, in quanto presenta talune carenze sotto il profilo statistico. Ad esempio, una molteplicità di elementi diversi senza alcuna correlazione con il passaggio all'euro può determinare uno specifico andamento nei vari paesi.

Grafico 10

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5.3. Il divario tra inflazione percepita e inflazione reale

Molti consumatori associano il passaggio all'euro ad aumenti di prezzo. I mezzi di comunicazione hanno riferito ampiamente di casi isolati di "approfittatori dell'euro", un fenomeno che ha contribuito a creare l'impressione di un consistente aumento dei prezzi dovuto al passaggio all'euro fiduciario.

Il governo tedesco ha organizzato un incontro con commercianti al dettaglio e associazioni di consumatori con l'obiettivo di discutere del problema (incontro che in Germania è stato definito il dibattito sul "teuro", termine quest'ultimo che unisce la parola euro e l'aggettivo tedesco teuer (costoso)). In Grecia e in Italia le associazioni dei consumatori hanno organizzato "scioperi dell'euro"; in Francia e nei Paesi Bassi sono state espresse severe critiche sugli indici ufficiali dei prezzi.

L'attuale stato d'animo dell'opinione pubblica nell'area dell'euro emerge dal sondaggio dell'Eurobarometro del novembre 2002 [5]. L'84,4% degli intervistati nell'area dell'euro ritiene che i prezzi siano stati convertiti a svantaggio dei consumatori, il 10,9% è del parere che gli aumenti e le diminuzioni di prezzo si equivalgano. Solo il 2,7% sostiene che i prezzi siano stati arrotondati a vantaggio dei consumatori.

[5] Comunicato stampa Eurobarometro n.139, novembre 2002.

Grafico 11

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Gli intervistati ritengono che siano sempre stati arrotondati al rialzo i prezzi al dettaglio dei generi alimentari (80%), i prezzi dei servizi (80%), quelli nei caffè e nei ristoranti (85%), i prezzi dei trasporti pubblici (55%), delle attività ricreative (cinema, piscine, ecc.), dei distributori automatici (62%) e le commissioni bancarie (53%).

Le risposte alla domanda sulle tendenze passate dei prezzi nell'area dell'euro, contenuta nei sondaggi UE sui consumi, indicano chiaramente il divario tra inflazione percepita e inflazione reale venutosi a creare a partire dall'introduzione dell'euro fiduciario [6]. Come evidenziato dal grafico 12, in passato questo indicatore ha avuto un andamento che riproduceva con sufficiente approssimazione l'andamento dell'inflazione reale; tuttavia a partire dai primi mesi del 2002 l'indicatore ha raggiunto livelli senza precedenti, sebbene l'inflazione reale sia andata diminuendo.

[6] Servizi della Commissione, "Relazione trimestrale sull'area dell'euro", edizioni di luglio e di settembre 2002. Bollettino mensile della BCE, edizioni di luglio e ottobre 2002.

Grafico 12

>RIFERIMENTO A UN GRAFICO>

Molte sono le ragioni che spiegano il divario tra inflazione percepita e inflazione reale. In primo luogo, i consumatori tendono a farsi un'idea dell'inflazione generale sulla base dell'andamento dei prezzi dei beni e dei servizi più frequentemente acquistati [7]. Sembrerebbe che proprio tali beni e servizi abbiano segnato aumenti di prezzo insolitamente consistenti a seguito del passaggio all'euro (ad esempio caffè e ristoranti, servizi di riparazione, parrucchieri, giornali e riviste, ecc.). Tuttavia, i prezzi di altri beni e servizi di uso meno frequente hanno subito aumenti più contenuti ovvero - come è il caso delle attrezzature informatiche, degli apparecchi fotografici o di registrazione audio - sono diminuiti. In un indice così ampio come l'IAPC gli aumenti di prezzo anche insolitamente consistenti di alcune categorie di beni possono essere compensati da aumenti di prezzo più contenuti o da diminuzioni del prezzo di altre categorie di beni che hanno un peso maggiore sull'indice ma che sono acquistati meno frequentemente dai consumatori.

[7] Cfr. ad esempio J. Walschots (2002) "Why does inflation feel so high?" ("Perché l'inflazione appare così elevata"), CBS Webmagazine, 10 giugno 2002, http://www.cbs.nl.

Una seconda ragione all'origine della percezione dell'impatto inflazionistico del passaggio all'euro fiduciario va forse cercata nei costi di adeguamento dei prezzi (i cosiddetti "menu costs"). I costi fissi dovuti all'adeguamento dei prezzi possono aver spinto un numero di imprese più elevato del solito a cambiare i prezzi alla fine dell'anno. Adeguamenti dei prezzi in numero superiore al normale contribuiscono a rendere più confusa la percezione che i consumatori hanno dell'impatto inflazionistico del passaggio all'euro. Ci sono elementi che sembrano confermare questa tesi. Ad esempio, in Germania nel corso del primo mese successivo al passaggio all'euro è stato osservato un numero insolitamente elevato di adeguamenti dei prezzi dei beni e dei servizi che compongono il paniere abituale delle famiglie [8]. Dato che gli adeguamenti di prezzo hanno comportato arrotondamenti al rialzo e hanno riguardato beni ai quali i consumatori fanno maggiormente riferimento per formarsi un proprio giudizio, non sorprende il divario tra inflazione reale e inflazione percepita.

[8] Deutsche Bundesbank, Monatsbericht, marzo 2002.

6. Panoramica per settore

6.1. Il settore bancario

Nel settore bancario sono stati riscontrati lievi cambiamenti nel comportamento della clientela e dei consumatori, più in particolare per quanto riguarda l'utilizzo del contante e la scelta del mezzo di pagamento.

6.1.1. La scelta del mezzo di pagamento

L'introduzione dell'euro sembra avere leggermente cambiato l'atteggiamento del cliente medio rispetto alla scelta del mezzo di pagamento. Tutti i dati disponibili indicano per il 2002 un incremento dell'impiego di mezzi di pagamento diversi dal contante. I dati dell'Italia, ad esempio, indicano un aumento del 30% dei pagamenti con carta di debito e del 15% dei pagamenti con carta di credito. Anche i dati della Finlandia segnalano un aumento dei pagamenti con carta di debito e con carta di credito oscillante tra il 15% e il 20%. I dati del Belgio evidenziano un aumento dei pagamenti con mezzi diversi dal contante: per le carte di debito tale incremento raggiunge il 17% [9], i pagamenti con carta di credito sono aumentati del 2% e la ricarica dei borsellini elettronici del 120% [10]. Anche i dati dell'Austria segnalano un aumento del 15% dei pagamenti con mezzi diversi dal contante.

[9] I dati si riferiscono alle operazioni con Bancontact/MisterCash.

[10] I dati si riferiscono a Proton (borsellino elettronico).

I dati qui menzionati si riferiscono ai più recenti sviluppi nel corso del 2002. Non è tuttavia possibile misurare esattamente l'influenza diretta dell'euro su tale evoluzione. Occorre tener presente che molti altri fattori influenzano la scelta del mezzo di pagamento, ad esempio le campagne di promozione dei pagamenti con mezzi diversi dal contante o l'installazione di moderni distributori automatici che accettano le carte di credito, le carte di debito o i borsellini elettronici. Inoltre, data l'abolizione alla fine del 2001 del meccanismo di garanzia del sistema dell'eurocheque, e data la cessazione in alcuni Stati membri dell'emissione di assegni a favore dei clienti, attualmente nella maggior parte dei paesi dell'area dell'euro l'impiego degli assegni è limitato ad una percentuale trascurabile di casi. Anche questa evoluzione ha contribuito a promuovere l'utilizzo di altri mezzi di pagamento. La tendenza verso un maggiore diffusione dell'utilizzo di mezzi di pagamento diversi dal contante era comunque già osservabile prima dell'introduzione dell'euro.

6.1.2. Il prelievo di contante agli sportelli automatici

In numerosi paesi i dati segnalano un aumento dell'importo medio del contante ritirato ad ogni prelievo. In Germania ad esempio l'importo prelevato con le carte di credito e con le carte di debito del sistema Maestro è aumento in media del 12,4%. I dati forniti dalle banche italiane indicano anch'essi un aumento dell'importo medio del 10-20%. Una delle maggiori banche belghe riferisce di un aumento del 9%. I dati della Francia, dell'Austria e dei Paesi Bassi segnalano anch'essi un leggero aumento. Una possibile spiegazione del cambiamento, che può non essere uniforme in tutta l'area dell'euro, può essere trovata nell'effetto dell'arrotondamento, in particolare dovuto al fatto che i tagli delle banconote in euro distribuite agli sportelli automatici sono molto diversi dai tagli delle banconote nelle vecchie valute nazionali. Ad esempio l'importo tipico prelevato in passato in Austria era di 1 000,- ATS (72,67 EUR), l'importo tipico prelevato attualmente può essere o di 50,- EUR (688,02 ATS) o di 100,- EUR (1 376,03 ATS). Nell'esempio citato il semplice arrotondamento all'importo a cifra tonda può determinare o una diminuzione del 31,2% o un aumento del 37,6%.

Il quadro è diverso per quanto riguarda il prelievo transfrontaliero di contante presso gli sportelli automatici. Un leggero aumento è stato registrato in Germania e in Belgio. I dati forniti da Mastercard Europa [11] evidenziano tuttavia una diminuzione dei prelievi transfrontalieri presso gli sportelli automatici. Le banche pubbliche austriache segnalano in Austria una diminuzione del 30% dei prelievi da parte degli stranieri. Il comportamento degli austriaci all'estero non è cambiato. La mancanza di chiarezza del quadro non deve sorprendere: l'unione monetaria consente infatti ai cittadini di recarsi all'estero portando con sé denaro liquido. L'incentivo a prelevare di più nel paese d'origine ovvero all'estero varia pertanto in funzione delle commissioni applicate. Di conseguenza vi sono incentivi sia all'aumento che alla diminuzione dei prelievi transfrontalieri presso gli sportelli automatici. Le due tendenze potrebbero persino compensarsi a vicenda. Oltre a ciò, il 1° luglio 2002 è entrato in vigore il regolamento UE sui pagamenti transfrontalieri che dovrebbe portare ad un livello delle spese applicate ai prelievi transfrontalieri analogo a quello praticato sui prelievi nazionali; nell'area dell'euro esso era pari a 4 euro nel periodo anteriore al 1° luglio. I clienti che non pagano alcuna commissione sui prelievi nazionali non hanno alcun incentivo ad effettuare prelievi all'estero. Ai prelievi transfrontalieri verranno applicate le stesse spese applicate ai prelievi nazionali effettuati presso gli sportelli automatici di altre banche. Anche in questo caso la clientela potrebbe decidere di non aumentare i prelievi all'estero. In questa fase non è possibile determinare se il regolamento abbia favorito un aumento dei prelievi transfontalieri.

[11] Relativi sia alle carte Mastercard che alle carte di debito Maestro.

6.1.3. La doppia indicazione degli importi

Al fine di facilitare il passaggio all'euro il settore bancario è ricorso alla doppia indicazione degli importi, in particolare sugli estratti conto. Per comodità della clientela, molte banche hanno continuato a riportare la doppia indicazione anche nel corso del 2002 e alcune si accingono ad estenderla anche al 2003. In alcuni casi le banche non hanno ancora deciso quando porre fine alla doppia indicazione dei prezzi.

6.2. Il settore del commercio al dettaglio

Dato che i consumatori europei si mostravano ansiosi di utilizzare le loro nuove banconote e monete in euro e di spendere le valute nazionali, era stato previsto un incremento dei pagamenti in contanti nel corso dei primi mesi dell'anno, aumento poi confermato dai fatti. Successivamente la situazione è mutata. Attualmente i negozianti al dettaglio segnalano un aumento della quota dei pagamenti effettuati con mezzi diversi dal contante.

La doppia indicazione dei prezzi ha notevolmente contribuito a favorire il passaggio all'euro dei consumatori, sia nel periodo di doppia circolazione sia successivamente. Era stato previsto di mantenere la doppia indicazione dei prezzi fino al secondo semestre del 2002. È emerso però che molti consumatori apprezzano questo servizio extra. Molti negozianti al dettaglio hanno pertanto deciso di continuare per tutto il 2002 con la doppia indicazione dei prezzi, considerata da alcuni uno strumento competitivo nel settore della distribuzione al dettaglio. Alcuni negozianti al dettaglio hanno dichiarato di non aver ancora deciso la data di sospensione della doppia indicazione e di voler continuare a praticarla nel 2003, almeno per gli importi totali sulle ricevute (cfr. anche sezione 4.3.).

6.3. Il settore del trasporto di valuta

Il settore del trasporto di valuta ha contribuito in maniera determinante all'introduzione senza problemi delle banconote e delle monete in euro. I depositi che provvedono al conteggio e alla cernita del contante sono stati sotto pressione per vari mesi, in particolare a causa del rapido rientro delle vecchie valute nazionali. Ora che tutti i paesi dell'area dell'euro condividono la stessa moneta emergono con evidenza le difficoltà legate al trasporto transfrontaliero di contante. Dato che le norme in materia di trasporto di valuta variano notevolmente da un paese all'altro dell'area dell'euro (tali norme non sono state ancora armonizzate) risulta praticamente impossibile organizzare i trasporti.

6.4. Il settore dei distributori automatici

Il settore dei distributori automatici ha tentato di adeguare gli apparecchi il più rapidamente possibile per evitare perdite di fatturato. Ciononostante, alcuni gestori di distributori automatici hanno segnalato riduzioni temporanee di fatturato nei primi mesi dell'anno pari a volte fino al 20% [12].

[12] Tutti i dati riportati in questa sezione sono tratti da uno studio relativo a 5 paesi dell'area dell'euro (Francia, Germania, Italia, Irlanda e Paesi Bassi) che coprono l'80% del mercato dei distributori automatici.

I distributori funzionanti con contante, che costituiscono la stragrande maggioranza dei distributori automatici (85-95% in alcuni paesi), hanno posto maggiori problemi degli apparecchi funzionanti con carte o con gettoni, per i quali si è proceduto alla semplice riprogrammazione e all'affissione dei nuovi prezzi. Molti gestori di distributori automatici hanno approfittato dell'introduzione dell'euro fiduciario per sostituire il sistema di validazione degli apparecchi. Ad esempio, in Francia e in Germania sono stati rinnovati rispettivamente il 90% e il 70% dei meccanismi di validazione. Rimanevano da convertire solo i vecchi sistemi di validazione. In Irlanda il tasso di sostituzione è stato del 50%; in Italia del 25%. La sostituzione dei vecchi sistemi di validazione può essere considerata un investimento per il futuro dato che aumenta l'affidabilità delle apparecchi che sono messi in grado di identificare con più precisione le banconote e le monete (in particolare le loro nuove caratteristiche di sicurezza), prevenendo quindi le frodi. D'altra parte l'investimento in nuovi meccanismi di validazione presenta un costo notevole pari a 375-600 EUR per apparecchio. Il costo dell'installazione di sistemi che utilizzano mezzi di pagamento diversi dal contante è inferiore, in media pari a 400 EUR.

Negli Stati membri in cui è diffuso il sistema di borsellino elettronico (Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi) molti distributori automatici che in precedenza accettavano monete sono stati adeguati al sistema del borsellino elettronico. Il rapido adeguamento dei parchimetri ha causato problemi ai cittadini e ai turisti che in genere non dispongono della carta nazionale necessaria.

Il settore dei distributori automatici rileva che non si registra scarsità di un determinato taglio di moneta e che la qualità delle monete in euro è più che soddisfacente. Ciò conferma che le monete in euro, indipendentemente dal paese d'origine, soddisfano gli elevati requisiti dei moderni sistemi di validazione di cui sono dotati attualmente i distributori automatici. In genere i distributori automatici accettano tutti i tagli di moneta, fatta eccezione per le monete da 1 e da 2 centesimi. I prezzi sono fissati per multipli di 5 centesimi. Per quanto riguarda i cambiamenti di prezzo dovuti all'introduzione dell'euro il quadro è vario. Per poter mantenere prezzi a cifra tonda, i prezzi sono stati arrotondati sia verso l'alto che verso il basso.

7. L'importanza dell'euro fiduciario fuori dall'area dell'euro

La presente sezione analizza il grado di diffusione e di utilizzo delle banconote e delle monete metalliche in euro fuori dell'area dell'euro. Sembrerebbe che l'utilizzo dell'euro si stia diffondendo, in particolare nei paesi europei non appartenenti all'area dell'euro. Negli altri continenti il suo impiego è limitato alle zone turistiche.

Il comportamento dei viaggiatori europei ha contribuito in maniera sostanziale in questo senso. Ad esempio, secondo l'ultimo Eurobarometro, il 53% dei viaggiatori provenienti dall'area dell'euro che si recano all'estero portano con sé contante in euro, rispetto al 16% che si rifornisce di dollari USA.

7.1. I tre Stati membri non appartenenti all'area dell'euro

L'introduzione delle banconote e delle monete in euro è stata attentamente seguita negli Stati membri che non fanno parte dell'area dell'euro. Secondo un sondaggio effettuato nel settembre 2002 nei tre Stati membri non appartenenti all'area dell'euro, la maggioranza dei cittadini dichiara di essere bene o molto bene informata sull'euro (68% in Danimarca, 56% in Svezia e 53% nel Regno Unito). La maggioranza della popolazione ha già avuto in mano banconote e monete in euro (55% in Danimarca, 56% in Svezia e 55% nel Regno Unito), e molti segnalano di aver visto nel loro paese i prezzi di alcuni prodotti indicati anche in euro (47% degli intervistati in Danimarca, 37% in Svezia e 38% nel Regno Unito). Un'ampia maggioranza delle persone in ogni paese è consapevole del fatto che l'euro rende più semplice il confronto dei prezzi tra i paesi.

In Danimarca si registra una grande disponibilità ad accettare contante in euro [13]. Nel settembre 2002 l'83% delle imprese danesi si diceva disposto ad accettare pagamenti in contante in euro dai turisti, il 72% accettava pagamenti in euro anche da parte di danesi. Il 15% di quanti accettavano l'euro comunicava tale disponibilità ai clienti tramite l'affissione di simboli e il 35% indicava l'importo totale oltre che in corone danesi anche in euro. La doppia indicazione dei prezzi, perlomeno per una parte degli articoli venduti, è utilizzata dal 13% degli esercenti che accettano l'euro, il 12% rende anche il resto in euro.

[13] I dati riportati nel presente paragrafo sono tratti da un'indagine effettuata dalla "Dansk Handel & Service", l'associazione danese del commercio e dei servizi.

In Svezia un gran numero di negozi, di alberghi e di ristoranti, non solo nelle grandi città e nelle zone turistiche, accetta pagamenti in contanti in euro, sebbene in passato le vecchie valute nazionali europee non venissero accettate. Tuttavia la maggior parte degli esercenti accetta le banconote in euro ma rende il resto in corone svedesi. L'euro è utilizzato soprattutto nelle zone di confine con la Finlandia. La remota città di Haparanda, situata nell'estremo nord del paese, nei pressi della città finlandese di Tornio, lontana da insediamenti svedesi, si trova in una posizione del tutto particolare. La città è praticamente passata all'euro. L'euro viene utilizzato come mezzo di pagamento e i prezzi sono esposti in euro. Anche il bilancio della città per il 2002 è stato presentato oltre che in corone svedesi anche in euro. La Federazione svedese del commercio incoraggia fortemente l'accettazione dell'euro nei negozi tramite la distribuzione di un adesivo con la dicitura "We accept the euro" (si accettano euro). Un referendum sull'introduzione dell'euro avrà luogo in Svezia nel 14 settembre 2003.

Anche nella Regno Unito l'euro è a volte accettato come mezzo di pagamento, in particolare a Londra e nelle zone turistiche. Il resto viene in genere restituito in sterline. A volte i prezzi sono esposti anche in euro. Il 74% dei britannici è consapevole del fatto che la moneta unica rende più semplice il confronto dei prezzi tra i vari paesi. L'83% della popolazione del Regno Unito considera un avvenimento storico l'adozione dell'euro da parte di dodici paesi della UE.

7.2. I paesi candidati all'adesione

L'introduzione dell'euro fiduciario ha avuto un certo impatto anche sui paesi candidati. Essendo essi direttamente confinanti con l'area dell'euro, i mezzi di informazione locali hanno dedicato molta attenzione alla nuova moneta. L'opinione pubblica è in genere molto ricettiva, soprattutto perché i paesi candidati hanno in programma di entrare a far parte dell'area dell'euro dopo l'adesione alla UE.

È facile ottenere e cambiare euro nella valuta nazionale presso le banche in tutti i paesi candidati all'adesione, e nella maggior parte di essi è possibile pagare in euro nei negozi, negli alberghi e nei ristoranti, senza che vengano necessariamente addebitate spese aggiuntive. Nelle zone turistiche i prezzi sono a volte esposti in euro, accanto alla valuta nazionale. In Bulgaria e in Turchia l'utilizzo dell'euro è più diffuso, a volte fino al punto da poter essere considerato una valuta parallela assieme al dollaro USA.

7.3. L'euro nel mondo [14]

[14] Le informazioni riportate in questa sezione sono state raccolte tramite un questionario sul ruolo e sull'accettazione della nuova valuta nei paesi esterni all'area dell'euro, questionario compilato dalle delegazioni dell'Unione europea all'estero.

7.3.1. La situazione in altri paesi europei

In passato la Comunità ha concluso accordi monetari con il Principato di Monaco, con San Marino e con la Città del Vaticano, accordi in base ai quali l'euro è diventato la valuta nazionale di questi tre paesi e vi ha corso legale. Ai sensi dei predetti accordi, i tre paesi sono autorizzati ad emettere una certa quantità di monete in euro aventi corso legale in tutta l'area dell'euro. Essi non sono tuttavia autorizzati ad emettere banconote in euro (o in altra valuta). Ad Andorra l'euro ha sostituito il franco francese e la peseta spagnola, valute che in precedenza circolavano parallelamente dato che il paese non disponeva di una valuta nazionale.

L'euro è utilizzato anche in Kosovo e in Montenegro, entrambi parte della Repubblica di Jugoslavia. Nel Kosovo, sotto amministrazione ONU, l'utilizzo e il possesso di valuta straniera sono stati legalizzati nel settembre 1999. Prima del 2002 l'economia della regione dipendeva in gran parte dai pagamenti in denaro liquido, essenzialmente in marchi tedeschi. All'inizio del 2002 la Banking and Payments Authority of Kosovo (BPK- l'autorità del Kosovo competente per le banche e i pagamenti) ha importato 413,3 milioni di banconote in euro e 5,5 milioni di monete in euro per facilitare il passaggio all'euro. Le banche private a loro volta hanno importato ulteriori 142 milioni di euro. La BPK si è impegnata in maniera speciale per rimuovere gli ostacoli all'introduzione dell'euro nelle enclaves serbe del Kosovo, nelle quali il dinaro jugoslavo continua ad essere usato come mezzo di pagamento. Un positivo effetto secondario del passaggio all'euro è stato il rafforzamento del sistema bancario della regione, dato che molti cittadini hanno depositato il denaro in banca durante la fase del passaggio all'euro. Anche in Montenegro l'euro ha sostituito il marco tedesco che era stato adottato come mezzo di pagamento a partire dal 1999. Diversamente da quanto avviene in Kosovo, in Montenegro l'euro ha corso legale.

Nel resto d'Europa l'euro ha assunto un peso ancora maggiore di quanto non avesse il marco tedesco, sostituito attualmente dall'euro come mezzo di pagamento. Il contante in euro può essere facilmente ottenuto e cambiato nella valuta locale. In genere i negozi, gli alberghi, i ristoranti ecc. accettano pagamenti in euro, senza che ciò comporti necessariamente un aggravio di spesa. In molti paesi, soprattutto nei Balcani e in Europa orientale, l'euro e il dollaro USA sono utilizzati correntemente nelle operazioni e possono essere considerati come valute parallele. È possibile pertanto trovare prezzi esposti in euro, soprattutto nelle zone turistiche.

7.3.2. Africa

Dati i forti legami storici con taluni paesi europei, in alcune regioni dell'Africa l'euro ha conquistato un notevole peso nelle operazioni internazionali, in particolare nei paesi in cui la valuta nazionale è legata all'euro da un regime di cambio fisso. Ciò avviene in particolare in tutti i paesi appartenenti alla zona CFA, ossia all'Unione economica e monetaria dell'Africa centrale (CEMAC) e all'Unione economica e monetaria dell'Africa occidentale (WAEMU), nonché a Capo Verde. In questi paesi l'interesse del pubblico per le questioni legate all'euro è maggiore che in altri paesi.

In Africa l'impatto del passaggio all'euro è rimasto in genere contenuto. Non è facile ottenere e cambiare il contante in euro in valuta locale, soprattutto perché alcuni paesi applicano restrizioni di cambio. In genere le banconote e le monete metalliche in euro sono disponibili solo presso le principali banche e negli aeroporti, sebbene con più difficoltà dei dollari USA. È tuttavia possibile pagare in euro nella maggior parte dei paesi. La doppia indicazione dei prezzi viene utilizzata esclusivamente in alcune zone turistiche di alcuni paesi africani, quali il Camerun e l'Egitto.

L'isola di La Reunion situata nell'Oceano Indiano è un dipartimento francese d'oltremare ed ha pertanto introdotto ufficialmente l'euro. Anche a Mayotte, isola francese nell'Oceano Indiano che ha lo status di "collectivité territoriale" e nella quale in precedenza si utilizzava il franco francese, l'euro è stato introdotto ufficialmente.

7.3.3. America

Il dollaro USA ha un peso preponderante su tutto il continente americano. L'introduzione dell'euro fiduciario non ha mutato questa situazione. Nella maggior parte dei paesi non è facile cambiare euro nella valuta locale e ottenere euro presso le banche. Di conseguenza l'euro viene raramente accettato con mezzo di pagamento negli alberghi e nei ristoranti. Fanno eccezione la Repubblica domenicana, Cuba e il Suriname, l'ex colonia olandese, paesi in cui vengono normalmente accettati pagamenti in euro con un aggravio di spesa, e in cui, nelle zone turistiche, i prezzi sono indicati anche in euro. La vicinanza con la Guyana francese, che fa parte della Francia ed è pertanto pienamente operante in euro, spiega in parte la situazione speciale del Suriname. L'euro viene utilizzato anche in tutti i dipartimenti francesi d'oltremare situati geograficamente nei Caraibi, come Guadalupa e Martinica. St. Pierre-et-Miquelon (arcipelago situato nell'Atlantico settentrionale al largo delle coste canadesi, che ha lo status di "collectivité territoriale"), ha altresì adottato l'euro.

7.3.4. Asia e Oceania

In Medio Oriente l'introduzione dell'euro ha avuto un impatto molto limitato. Il contante in euro può essere ottenuto più o meno facilmente e cambiato in valuta locale. È possibile utilizzare la nuova moneta come mezzo di pagamento nei negozi, negli alberghi e nei ristoranti di alcuni paesi. L'utilizzo dell'euro è maggiormente diffuso in Israele. Sebbene ufficialmente non consentito, l'euro viene accettato nei principali centri turistici con un notevole aggravio delle spese.

Il passaggio all'euro ha avuto un impatto più significativo nel resto dell'Asia. Nella stragrande maggioranza dei paesi asiatici il contante in euro può essere ottenuto e cambiato nella valuta locale, fatte salve eventuali restrizioni di cambio. In alcuni paesi, ad es. la Thailandia, la Corea del Sud e il Laos, l'euro è ampiamente accettato come mezzo di pagamento nei negozi, nei ristoranti e negli alberghi, in genere senza consistenti aggravi di spesa. Per quanto rara, la doppia indicazione dei prezzi viene praticata in taluni paesi asiatici, quali la Thailandia e le Filippine, specialmente nelle zone turistiche. Se accanto alla valuta nazionale viene utilizzato un secondo mezzo di pagamento, si ricorre per lo più al dollaro USA o alla valuta del paese confinante. La netta preminenza del dollaro USA in Asia spiega lo scarso peso dell'euro nelle operazioni internazionali. Esso suscita tuttavia un qualche interesse dei mezzi di informazione. Soprattutto in Giappone si segue con grande attenzione l'evoluzione del tasso di cambio dell'euro.

Dovunque in Oceania il contante in euro può essere facilmente cambiato nella valuta locale. In generale nessuna valuta circola parallelamente alla valuta nazionale come mezzo di pagamento. Di norma è possibile pagare in euro nei negozi, negli alberghi e nei ristoranti. La situazione è diversa nei territori francesi d'oltremare, quali la Nuova Caledonia e la Polinesia francese. Poiché in questi territori si utilizza il franco CFP, che ha una parità fissa in rapporto all'euro, vi è un interesse naturale verso l'euro; i pagamenti in euro sono spesso accettati negli alberghi, nei ristoranti e nei negozi. Gli australiani e i neozelandesi guardano in genere con favore all'euro come alternativa al dollaro USA sui mercati internazionali, per ridurre la dipendenza dei rispettivi paesi della valuta statunitense.

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