Choose the experimental features you want to try

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document EESC-2019-04412-AC

    Parere - Comitato economico e sociale europeo - Gli effetti delle campagne sulla partecipazione al processo decisionale politico

    EESC-2019-04412-AC

    IT

    SOC/630

    Gli effetti delle campagne sulla partecipazione al processo decisionale politico

    PARERE

    Comitato economico e sociale europeo


    Gli effetti delle campagne sulla partecipazione al processo decisionale politico
    [parere esplorativo richiesto dalla presidenza croata]

    Relatrice: Marina ŠKRABALO

    Correlatrice: Cinzia DEL RIO

    Consultazione

    Lettera del 10/09/2019

    Base giuridica

    Art. 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea

    Sezione competente

    Occupazione, affari sociali, cittadinanza

    Adozione in sezione

    03/03/2020

    Adozione in sessione plenaria

    10/06/2020

    Sessione plenaria n.

    552

    Esito della votazione
    (favorevoli/contrari/astenuti)

    209/2/3



    1.Conclusioni e raccomandazioni

    1.1Il CESE accoglie con favore l'iniziativa della presidenza croata di chiedere un parere sugli effetti delle campagne sulla partecipazione al processo decisionale politico, che spera possa contribuire al tempestivo dibattito politico nelle formazioni e negli organi preparatori pertinenti del Consiglio in merito ai principali ambiti di miglioramento del processo elettorale dell'UE, sulla base della prossima relazione postelettorale della Commissione. Il dibattito politico consentirà agli Stati membri di contribuire al momento giusto all'agenda per il piano d'azione della Commissione per la democrazia e alla Conferenza sul futuro dell'Europa, che sarà inaugurata durante la presidenza croata. Questo è il momento di un nuovo e coordinato sforzo per proteggere e rafforzare la democrazia europea in tutto il nuovo ciclo politico delle istituzioni dell'UE. A tale riguardo, il CESE esorta la presidenza croata a fungere da catalizzatore nel promuovere una stretta cooperazione tra tutte le istituzioni dell'UE, tra cui, in primo luogo, il Parlamento europeo e la Commissione, ma anche il CESE, il Comitato delle regioni, il Mediatore europeo e l'Agenzia per i diritti fondamentali.

    1.2Il coinvolgimento dei cittadini dell'UE nel processo decisionale politico dell'Unione, in primo luogo attraverso la partecipazione elettorale, ma anche attraverso i dibattiti politici e la consultazione sulle politiche, è essenziale per rinvigorire la democrazia europea e garantire la legittimità delle istituzioni e degli strumenti dell'UE. Il CESE invita queste ultime a utilizzare gli insegnamenti tratti dalle elezioni del 2019 come base per mettere in campo un'azione politica tempestiva e uno sforzo istituzionale coordinato al fine di migliorare lo stato attuale del processo elettorale dell'UE e massimizzare in misura soddisfacente l'affluenza alle urne nelle elezioni europee del 2024 e oltre.

    1.3Mentre la tendenza storica del calo dell'affluenza alle elezioni europee prosegue, dato che le percentuali relativamente elevate del 2019 rimangono ancora inferiori rispetto a quelle registrate dal 1979 al 1994 1 , vi sono insegnamenti che devono essere tratti dalle ultime elezioni, se si vuole accrescere la partecipazione informata dei cittadini nella prossima tornata elettorale europea e a lungo termine. È importante riconoscere che l'abbassamento sostanziale della partecipazione alle elezioni europee rispetto alle elezioni nazionali è una tendenza ormai consolidata 2 , e occorre considerare l'aumento della partecipazione dei giovani e delle persone istruite alle elezioni europee del 2019 quale potenziale di una nuova tendenza positiva.

    1.4Il CESE ritiene che, per aumentare l'efficacia del proprio approccio nei confronti dei cittadini europei, le istituzioni dell'UE debbano cambiare la loro mentalità e debbano porre i cittadini, la società civile e le parti sociali al centro di tutte le loro comunicazioni, in particolare nelle campagne, e cercare il loro coinvolgimento facendo appello sia alle emozioni che alla ragione. A tale riguardo, il CESE si compiace per il nuovo approccio orientato agli elettori adottato dal Parlamento europeo in relazione alle campagne di informazione dell'opinione pubblica, e sostiene con vigore il piano globale elaborato da tale istituzione per consolidare il successo della sua ultima campagna elettorale. Il CESE chiede che siano predisposte adeguate risorse di bilancio e di personale per le attività del Parlamento in materia di campagne al fine di intensificare e ampliare la sua ricca rete di associazioni della società civile, di volontari e di opinionisti, realizzare una serie di campagne tematiche nei prossimi cinque anni e preparare una campagna dinamica e flessibile per le elezioni per il 2024.

    1.5Il CESE chiede una cooperazione ancora più stretta tra il Parlamento, la Commissione e gli Stati membri, nonché con il CESE, il Comitato delle regioni e tutte le parti interessate, per una progettazione ben concepita e la realizzazione sia decentrata che centralizzata delle future campagne di informazione sulle tematiche europee e sulle prossime elezioni europee, in modo che tali iniziative si dimostrino più efficaci nel raggiungere, informare e coinvolgere la maggior parte dei cittadini europei.

    1.6Secondo il CESE, la disinformazione rappresenta una minaccia diretta non solo per la capacità dei cittadini di prendere decisioni politiche consapevoli, ma anche per il progetto di integrazione europea e quindi per l'unità e la prosperità dell'Unione e la sua influenza nel mondo. L'indebolimento delle capacità decisionali democratiche dell'UE è nell'interesse di tutta una serie di potenze straniere e di gruppi estremisti che si contrappongono alla cooperazione e a una maggiore coesione a livello europeo 3 . Il CESE appoggia con vigore gli sforzi portati attualmente avanti dall'UE per contrastare la disinformazione 4 , sia dall'esterno che dall'interno dell'Unione, ed esorta la Commissione a garantire la piena conformità e il seguito dell'azione normativa in relazione al codice di buone pratiche sulla disinformazione, l'ulteriore sviluppo del "sistema di allarme rapido" e delle unità di intelligence StratCom di recente istituzione, nonché il potenziamento delle azioni del Servizio europeo per l'azione esterna finalizzate a combattere la disinformazione, accompagnato da una sostanziale espansione dell'azione dell'UE contro la disinformazione all'interno dell'Unione.

    1.7Il CESE chiede alla Commissione e al Parlamento europeo di intraprendere ulteriori azioni per consentire l'impiego di risorse di bilancio adeguate per l'adozione di misure volte a rafforzare la resilienza della società alla disinformazione, estendere la portata del monitoraggio a una più ampia serie di soggetti esterni e interni che rappresentano una minaccia, e intensificare lo scambio di informazioni tra le istituzioni e gli Stati membri, nonché a livello internazionale.

    1.8Il CESE sostiene con forza la proposta della Commissione europea di elaborare un "piano d'azione per la democrazia europea", che dovrebbe essere globale e continuo, capace di produrre cambiamenti, ed essere garantito dal sostegno finanziario e dal coordinamento interistituzionale. Il piano d'azione per la democrazia europea e le iniziative future a esso collegate dovrebbero puntare a fare molto di più per pervenire a mezzi di informazione liberi e pluralisti, a un giornalismo indipendente e di qualità, a una regolamentazione efficace dei social media, in particolare per quanto riguarda la lotta alla disinformazione, la regolamentazione dei messaggi online di natura politica e della responsabilità dei contenuti, a un processo elettorale modernizzato, all'inclusione delle categorie private dei loro diritti, tra cui in primo luogo le persone con disabilità, e a una diffusa educazione civica sull'Unione europea e sul suo processo democratico in tutti gli Stati membri. Il CESE rinnova la sua richiesta alla Commissione di proporre un'ambiziosa strategia di comunicazione, educazione e sensibilizzazione nei confronti dei cittadini in materia di diritti fondamentali, Stato di diritto e democrazia 5 .

    1.9Il CESE esorta le istituzioni dell'UE e la presidenza croata a prestare un'attenzione costante ai negoziati sul bilancio dell'UE in relazione agli stanziamenti per l'educazione ai valori dell'UE, agli affari istituzionali e alla cittadinanza, quale veicolo fondamentale per la democrazia europea. Dovrebbero essere stanziati finanziamenti adeguati per l'intero spettro degli sforzi dell'UE in materia di educazione, nonché per le misure proposte dal piano d'azione per la democrazia europea, e dovrebbe essere garantita una maggiore coerenza tra le diverse componenti del bilancio. Dovrebbe essere mantenuta una parte più elevata di finanziamenti per il programma Erasmus, un'iniziativa di grande successo, con una quota maggiore destinata a tale scopo a valere su altri programmi dell'UE e sul Fondo sociale europeo.

    1.10Al fine di rafforzare ulteriormente il sostegno politico a favore del potenziamento dell'educazione civica sull'UE, il CESE esorta le istituzioni europee (e la presidenza croata) ad appoggiare la proposta del CESE di istituire un gruppo europeo di esperti ad alto livello sul tema Insegnare l'Europa, formato da rappresentanti degli Stati membri ed esperti di spicco nel settore dell'istruzione. Tale gruppo potrebbe presentare proposte e raccomandazioni strategiche da discutere a livello di ministri dell'Istruzione, che potrebbero dare luogo a conclusioni del Consiglio. Il gruppo potrebbe anche dare il via a miglioramenti operativi, per esempio una piattaforma centrale online con un inventario dei materiali didattici esistenti generati attraverso progetti finanziati dall'UE e programmi scolastici nazionali, come proposto dal CESE.

    1.11Il CESE invita il Consiglio e la Commissione a prestare particolare attenzione alla delicata questione dell'inclusione delle persone con disabilità, delle minoranze etniche, dei migranti, dei poveri delle zone rurali e di altre categorie sociali svantaggiate che sono persistentemente sottorappresentate nelle elezioni europee in tutti gli Stati membri dell'UE. Il CESE propone che, nell'ambito del piano d'azione per la democrazia europea, la Commissione elabori 1) una proposta legislativa sulle norme minime per l'accessibilità del processo elettorale dell'UE alle persone con disabilità; e 2) una tabella di marcia dell'UE che porti a un processo elettorale più inclusivo, accompagnata da una proposta di finanziamento per sostenere gli Stati membri nei loro sforzi di modernizzazione dei processi elettorali e di inclusione sociale.

    1.12La nuova Commissione dovrebbe procedere quanto prima all'ulteriore modernizzazione delle norme riguardanti le campagne elettorali e il processo elettorale dell'UE, sulla scorta delle misure adottate dalla precedente Commissione 6 . A tale riguardo, il CESE sostiene fermamente: 1) il lavoro attivo e continuo portato avanti dalle reti di coordinamento elettorale con i punti di contatto nazionali, i quali dovrebbero fungere da catalizzatori per la realizzazione di miglioramenti in tempi rapidi; 2) il rafforzamento della sorveglianza regolamentare dei partiti politici europei in relazione alla trasparenza delle campagne elettorali e del finanziamento dei partiti, alla conformità alle norme sulla protezione dei dati e al rispetto dei valori dell'UE; 3) ulteriori incentivi per i partiti politici europei a migliorare la loro coerenza politica e il coinvolgimento dei cittadini nei confronti dei partiti nazionali e al di là di essi; 4) l'introduzione di misure volte a consentire la piena partecipazione al processo democratico di tutte le categorie sociali emarginate e prive di diritti. La Commissione dovrebbe inoltre rafforzare l'applicazione delle norme che impongono la condivisione della responsabilità per lo sviluppo dell'alfabetizzazione mediatica, non solo tra l'UE e le istituzioni nazionali e la società civile, ma anche tra i social media e le società di piattaforme digitali, nonché tra gli attori politici.

    2.Opportunità di accrescere la partecipazione informata dei cittadini europei alle elezioni

    2.1Campagne più efficaci di informazione dell'opinione pubblica

    2.1.1Negli ultimi anni l'attenzione dell'UE nei confronti dei cittadini attraverso campagne di informazione e comunicazione è notevolmente migliorata, grazie a notevoli sforzi compiuti per collegare le politiche europee ai loro effetti specifici sulla vita quotidiana, per mettere in evidenza l'impatto delle iniziative dell'UE attraverso la voce dei "comuni" cittadini e per avvalersi delle nuove tecnologie ai fini della diffusione delle informazioni. Le istituzioni dell'UE dispongono di un'ampia gamma di mezzi di informazione pubblica, attraverso i loro uffici di collegamento negli Stati membri, i loro siti web e i social media, la stampa e l'attività di comunicazione mediatica, le agenzie dell'UE e numerose reti di esperti e parti interessate, nonché i loro servizi per i visitatori.

    2.1.2Le istituzioni dell'UE e i governi nazionali dovrebbero continuare ad adoperarsi, con ancora maggiore impegno, migliorando il loro coordinamento e cooperando maggiormente con la società civile, le parti sociali e gli uffici delle istituzioni dell'UE negli Stati membri, per diffondere informazioni accurate in merito alla legislazione, alle politiche e alle iniziative dell'UE e per consentire alle organizzazioni e ai cittadini di approfondire le questioni relative all'UE, interessandosi e partecipando attivamente. Le istituzioni dell'UE e gli Stati membri dovrebbero investire maggiormente nel rafforzamento delle capacità e del ruolo delle organizzazioni rappresentative della società civile e delle parti sociali che promuovono l'idea europea nelle loro campagne dal basso a favore dei valori europei, e dovrebbero utilizzarle come partner e catalizzatori nel dialogo con il pubblico.

    2.1.3Le istituzioni dell'UE dispongono di ingenti dotazioni di bilancio per l'informazione dell'opinione pubblica, comprese le campagne di informazione, anche se l'entità di tali dotazioni è innegabilmente modesta rispetto ai bilanci degli Stati membri (come anche dei loro enti locali e regionali) per le stesse attività. Inoltre, diverse direzioni generali della Commissione sostengono gli sforzi della società civile e delle parti sociali volti a informare e coinvolgere, con molteplici strumenti, i cittadini europei nei dibattiti intorno a specifiche politiche dell'UE. Il ruolo positivo che devono svolgere le istituzioni dell'UE, nonché la società civile europea e nazionale, le parti sociali e i media indipendenti dovrebbe essere ampliato e trovare debita corrispondenza nel nuovo bilancio dell'UE.

    2.1.4Il Parlamento europeo è stato particolarmente attivo nel promuovere l'interesse e la partecipazione alle elezioni europee e, per la campagna elettorale del 2019 ha cercato di coinvolgere gli elettori attraverso messaggi emotivamente forti e mirati in funzione delle loro preoccupazioni specifiche, di rendere partecipi la società civile e i sindacati in maniera molto più attiva e di condurre una campagna decentrata, assai meno istituzionale, con effetti moltiplicatori molto maggiori. La campagna "Stavolta voto" ha offerto alle organizzazioni della società civile l'opportunità (e i finanziamenti) per realizzare azioni e attività di comunicazione volte a coinvolgere i cittadini nelle elezioni e a consentire loro di esporre le loro idee e la loro visione sul futuro dell'Europa. Tale campagna ha inoltre ispirato un'ampia gamma di soggetti della società, tra cui la comunità imprenditoriale, a impegnarsi nelle iniziative volte a portare alle urne il maggior numero di cittadini. Sulla base dei risultati dell'indagine postelettorale del Parlamento europeo 7 , questa campagna interattiva e di ampio respiro potrebbe aver contribuito ad aumentare l'affluenza alle urne.

    2.1.5Per le future azioni finalizzate a rafforzare la partecipazione politica dei cittadini europei è importante tenere presente che si registra una crescente tendenza all'identificazione positiva con l'UE, come dimostrano l'aumento dell'11 % degli elettori che hanno dichiarato di aver votato alle elezioni europee perché lo considerano un dovere civico, l'aumento dell'11 % degli elettori che hanno votato perché sono favorevoli all'UE e l'aumento del 6 % di coloro che ritengono che il loro voto possa cambiare le cose. I principali fattori che più probabilmente accresceranno la propensione al voto delle persone interpellate nelle prossime elezioni del Parlamento europeo risultano essere: una migliore informazione sull'UE e sull'impatto che l'Unione ha sulla loro vita quotidiana (43 %), la presenza di un maggior numero di giovani candidati (31 %) e la presenza di un maggior numero di donne candidate (20 %). Inoltre, i cittadini europei hanno espresso chiaramente la necessità di una partecipazione politica più informata, di processi elettorali più inclusivi, di una leadership politica più responsabile e di una protezione istituzionale più efficace contro gli abusi del processo elettorale derivanti da corruzione politica, disinformazione e attacchi informatici 8 .

    2.1.6Nelle future campagne di informazione pubblica, le istituzioni dell'UE dovrebbero dare la priorità a temi di particolare interesse per gli elettori, e tali campagne dovrebbero svolgersi lungo l'intero ciclo politico, costruendo una base comune di conoscenze e di legame con le tematiche dell'UE prima delle prossime elezioni europee. Occorre prestare particolare attenzione alla penetrazione delle campagne di informazione in tutte le aree geografiche e in tutti gli strati della società, in particolare quelli ai margini della partecipazione politica e dello sviluppo socioeconomico, che potrebbero essere particolarmente vulnerabili alle campagne di disinformazione malevola a causa della loro esclusione sociale generale 9 . La diffusione proattiva di informazioni da parte delle istituzioni dell'UE richiede un dialogo più approfondito con le comunità locali di tutta l'UE, attraverso una più stretta collaborazione con i media locali, i gruppi locali della società civile, le autorità locali e i programmi di educazione civica.

    2.2Investire nella libertà e nella pluralità dei mezzi di informazione e nel giornalismo

    2.2.1L'esistenza di mezzi di informazione liberi e pluralisti che forniscano informazioni accurate e imparziali ai cittadini europei è fondamentale per un dibattito informato sulle elezioni e sul processo decisionale politico e costituisce un'arma fondamentale contro la disinformazione. Un mezzo di informazione libero e pluralista deve assumersi la responsabilità dei suoi contenuti e deve essere trasparente riguardo alla proprietà cui esso fa capo e ai relativi interessi economici.

    2.2.2Nonostante il declino dei mezzi di informazione "tradizionali" (carta stampata ed emittenti radiotelevisive) per effetto dell'accesso di massa ai media digitali e ai social media, i siti web e i profili di social media delle emittenti radiotelevisive, dei quotidiani e dei giornalisti sono largamente utilizzati, condivisi e commentati online dai cittadini.

    2.2.3Mentre i paesi europei dominano i primi posti dell'Indice mondiale della libertà di stampa del 2019 10 , con la valutazione "situazione buona" (9 Stati membri dell'UE sono tra i 15 paesi con tale valutazione), e nessuno di essi rientra nella categoria più negativa "situazione molto seria", 12 Stati membri dell'UE si fermano al livello "situazione soddisfacente", mentre 6 si collocano al livello "problemi notevoli" e uno in particolare è classificato nella categoria "situazione difficile". L'aumento della violenza e delle intimidazioni nei confronti dei giornalisti negli Stati membri dell'UE rappresenta una tendenza preoccupante per la democrazia europea, così come lo è ogni interferenza politica nei media.

    2.2.4Secondo i risultati del 2017 dell'Osservatorio del pluralismo dei media 11 , "la concentrazione del mercato costituisce una fonte di rischio medio o elevato per il pluralismo dei media in tutti i paesi dell'UE, senza eccezioni. Le difficoltà economiche dei diversi media tradizionali […] inducono a pensare che la concentrazione dei mezzi di informazione è un fenomeno che difficilmente si attenuerà in futuro […] e un possibile declino nella pluralità dei mercati rimane un elemento onnipresente di rischio". L'UE deve adottare misure antitrust per diversificare la proprietà dei mezzi di informazione e combattere la concentrazione e i monopoli di proprietà in questo settore.

    2.2.5Il giornalismo indipendente è un bene pubblico e la mancanza di diversità e di pluralismo rappresenta un chiaro fallimento del mercato. Per garantire la qualità e la diversità del giornalismo occorre rafforzare l'indipendenza politica ed economica e innalzare la qualità dei mezzi di comunicazione del servizio pubblico e il loro finanziamento indipendente a lungo termine, il che richiede nuovi modelli economici/imprenditoriali. L'UE dovrebbe fare di più per sostenere i mezzi di comunicazione del servizio pubblico, in particolare con iniziative volte a trovare modelli di finanziamento nuovi e sostenibili. A tal riguardo, il CESE appoggia le proposte per il periodo di bilancio 2021-2027, che prevedono l'introduzione, nel programma Europa creativa, di un sottoprogramma di 61 milioni di EUR specificamente volto a sostenere il giornalismo di qualità, compresi il pluralismo e l'alfabetizzazione mediatica 12 . Il CESE chiede però investimenti pubblici molto più cospicui e strategici nel giornalismo e nei media professionali.

    2.2.6L'UE dovrebbe inoltre fare di più per sostenere i mezzi di informazione indipendenti e il giornalismo investigativo, e in particolare le piattaforme di collaborazione transnazionali. Dovrebbe anche promuovere le iniziative volte a trovare nuovi modi per finanziare il giornalismo di qualità, compresi i modelli senza scopo di lucro e i nuovi modelli economici socialmente sostenibili e inclusivi.

    2.2.7Inoltre, dovrebbe essere rafforzata, monitorata e applicata in modo sistematico la legislazione nazionale e dell'UE contro i monopoli e le posizioni dominanti sul mercato dei media. Dovrebbero essere sostenute ulteriormente le iniziative dell'UE sul monitoraggio dell'indipendenza e degli assetti proprietari dei media in Europa, quali quelle rappresentate dall'Osservatorio del pluralismo dei media.

    2.2.8L'UE dovrebbe continuare a promuovere misure e organismi di autoregolamentazione, come i codici etici e i consigli della stampa, per rafforzare gli elevati standard del giornalismo, anche nei media digitali e sociali. L'UE deve promuovere la parità di accesso alle informazioni per tutti i media e deve contrastare l'esclusione arbitraria di giornalisti dalle conferenze stampa e da altre pubblicazioni governative per motivi politici.

    3.Rispondere alle opportunità e alle sfide poste dai media digitali e sociali

    3.1I media digitali e sociali consentono alla maggioranza dei cittadini di accedere, con maggiore rapidità, a una gamma più ampia di informazioni e punti di vista e di partecipare molto più facilmente al dibattito democratico reso possibile dalle reti sociali. Dovrebbero inoltre consentire ai singoli individui di decidere autonomamente in merito al filtraggio delle informazioni alle quali desiderano accedere. Nel 2019 13 , l'86 % dei cittadini dell'UE27 utilizzava Internet e il 90 % delle famiglie dell'UE27 disponeva, pur con disuguaglianze, di un accesso a Internet, con percentuali che andavano dal 98 % dei Paesi Bassi al 75 % della Bulgaria, un livello che comunque consente un notevole grado di penetrazione 14 .

    3.2Tuttavia, sebbene i media digitali e sociali offrano maggiori opportunità di partecipazione, la concentrazione di proprietà è molto maggiore tra le piattaforme dei social media rispetto ai media cartacei e radiotelevisivi tradizionali; inoltre l'impiego di complicati algoritmi segreti, con finalità commerciali, permette di filtrare in modo significativo le informazioni disponibili sui profili degli utenti. Di conseguenza, l'ampiezza delle informazioni alle quali le persone sono esposte può essere di fatto inferiore rispetto a quella disponibile attraverso i mezzi tradizionali della carta stampata e della radiotelevisione. L'avvento dei social media ha portato alla proliferazione della disinformazione, ossia di informazioni inventate, propalate per vari motivi, tra cui quello di influenzare il dibattito politico e i risultati elettorali. Dietro buona parte di questa disinformazione ci sono profili fittizi. I ricercatori sostengono che, nelle elezioni presidenziali del 2016 negli Stati Uniti, la disinformazione abbia avuto un impatto significativo sul comportamento degli elettori.

    3.3Nel quadro delle iniziative messe in campo dalla Commissione per ridurre la disinformazione e garantire la conduzione di campagne online trasparenti, eque e attendibili in vista delle recenti elezioni europee, nel settembre 2018 le piattaforme online, le reti sociali e il settore pubblicitario (compresi Facebook e Twitter) hanno sottoscritto un codice di autoregolamentazione 15 per contrastare la diffusione della disinformazione online e delle notizie false. Esso prevede un'ampia serie di impegni che vanno dalla trasparenza nella pubblicità politica alla chiusura di falsi account e alla demonetizzazione dei fornitori di disinformazione 16 . Tale codice, che consta altresì di un allegato contenente le buone pratiche dei firmatari, è considerato un pilastro importante del piano d'azione della Commissione contro la disinformazione 17 .

    3.4Tutte le piattaforme si sono attivate prima delle elezioni europee etichettando gli annunci pubblicitari di natura politica e rendendoli disponibili al pubblico attraverso librerie di annunci ricercabili 18 . Nel quadro della politica di autoregolamentazione introdotta da Facebook, gli annunci pubblicitari di natura politica potevano essere pubblicati solo nel paese per il quale le parti interessate disponevano dell'autorizzazione. Poiché è risultato evidente che questa regola aveva un impatto negativo sulla capacità dei partiti europei di fare campagna elettorale in tutta l'UE, è stata presa una decisione ad hoc secondo cui i partiti europei sarebbero esentati dal rispettarla 19 .

    3.5Tuttavia, le prime relazioni annuali di autovalutazione elaborate dai firmatari del codice nell'ottobre 2019 20 e la relazione del giugno 2019 del gruppo dei regolatori europei per i servizi di media audiovisivi (European Regulators Group for Audiovisual Media Services – ERGA) 21 indicano che non tutti gli annunci pubblicitari di natura politica contenuti negli archivi di propaganda politica delle piattaforme sono stati correttamente etichettati come tali e che gli archivi non fornivano ancora dati sufficienti sul microtargeting del pubblico per prevenire manipolazioni degli elettori e garantire una maggiore trasparenza delle campagne politiche e della propaganda, in particolare per quanto riguarda le loro fonti di finanziamento e i collegamenti con determinati gruppi di interesse. Inoltre, i firmatari del codice non hanno adottato norme comuni per consentire ai ricercatori e ai giornalisti di accedere ai dati personali nel rispetto del diritto alla vita privata e del consenso degli utenti.

    3.6Alla luce delle carenze riscontrate in materia di autoregolamentazione e dell'attuale valutazione del codice di condotta intrapresa dalla Commissione, il CESE invita quest'ultima ad adottare misure legislative qualora il codice volontario si dimostri insufficiente, da solo, a produrre progressi sostanziali verso la realizzazione degli obiettivi della Commissione. Occorre migliorare notevolmente l'autoregolamentazione in rapporto alla disinformazione online. Parallelamente, occorre adottare un approccio globale per quanto riguarda la sua regolamentazione. È giunto il momento di elaborare e proporre una regolamentazione dei social media e delle piattaforme digitali, ponendo l'accento sulla trasparenza di tutti gli aspetti della propaganda politica (norme in materia di finanziamento, etichettatura e informativa) e della disinformazione, nel quadro del nuovo pacchetto elettorale della Commissione e del piano d'azione per la democrazia europea.

    3.7Le azioni volte a promuovere l'assunzione di responsabilità online non dovrebbero concentrarsi soltanto sulla trasparenza, intesa a esporre le fonti delle informazioni, ma dovrebbero anche considerare la responsabilità degli attori dell'ecosistema che traggono profitto dalla diffusione di contenuti fuorvianti e sensazionalistici. La disinformazione è un indice di mercati digitali concentrati e non soggetti a controllo, di monitoraggio costante degli utenti e di trattamento illecito dei dati personali. Le aziende dominanti del settore dei social media traggono profitto dalla creazione di dati di profilazione attraverso la diffusione di contenuti che attirano l'attenzione, indipendentemente dalla loro veridicità. Questo tipo di manipolazione dei dati rende necessaria la piena e corretta applicazione del regolamento generale sulla protezione dei dati quale strumento per indurre le aziende del settore a discostarsi da un modello che si basa sul sensazionalismo e sulla ricerca dell'effetto shock. Se il modello imprenditoriale fondamentale stesso delle piattaforme facilita o amplifica il problema, non è sufficiente incoraggiare questi operatori ad adottare meccanismi di soppressione o di verifica. Inoltre, la legislazione nazionale e quella dell'UE devono contrastare le posizioni di mercato dominanti delle aziende del settore digitale e dei social media e contemplare l'interoperabilità obbligatoria, introducendo protocolli comuni volti a consentire il flusso delle comunicazioni tra una piattaforma e l'altra.

    3.8È necessario garantire un coinvolgimento più forte e più ampio delle istituzioni dell'UE, della società civile, delle parti sociali, dei media indipendenti, dei social media, delle piattaforme online e dei cittadini per contrastare la disinformazione 22 . Il Comitato accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea, intrapresa dalla DG CONNECT, di istituire l'Osservatorio europeo dei media digitali (una piattaforma volta a consentire ai verificatori di fatti, agli accademici e ai ricercatori di collaborare e di mantenersi in costante contatto con le organizzazioni dei media e gli esperti in materia di alfabetizzazione mediatica e fornire sostegno ai responsabili politici 23 ), e raccomanda di investire ulteriori risorse nel suo rafforzamento e nel suo sviluppo.

    4.Prevenire le interferenze malevole via Internet nelle elezioni europee

    4.1Un'altra minaccia derivante da Internet è una maggiore facilità di interferire nelle elezioni attraverso profili fittizi, troll sui social media ed emittenti di Stato. Molta attenzione è stata posta sulle interferenze straniere, ma la realtà è molto più complessa: la disinformazione interna è un problema almeno altrettanto serio, e i soggetti locali che agiscono per procura, le nuove tecnologie e altri sviluppi (come il ricorso ai "gruppi chiusi") rendono più difficile distinguere tra disinformazione esterna e disinformazione interna. La Russia, per esempio, è stata accusata di aver influenzato le elezioni presidenziali statunitensi nel 2016, il referendum sulla Brexit e diverse elezioni recenti nell'UE 24 , così come le elezioni del Parlamento europeo del maggio 2019 25 , ma le interferenze da parte di altri attori interni ed esterni rappresentano un rischio altrettanto preoccupante.

    4.2Nel suo piano d'azione contro la disinformazione, la Commissione europea afferma che "alcune relazioni indicano che oltre 30 paesi ricorrono alla disinformazione e influiscono sulle attività" 26 . Il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) ha creato un apposito dipartimento (la task force East StratCom) per monitorare e smascherare la disinformazione filorussa attraverso un sito web specifico 27 e le task force di comunicazione strategica per i "Balcani occidentali" e il "Sud".

    4.3L'iniziativa del SEAE di istituire un "sistema di allarme rapido" (in pratica una rete di funzionari dei governi degli Stati membri che si occupano di disinformazione) viene accolta con favore e merita di essere rafforzata e ampliata, incoraggiando gli Stati membri a garantire uno stretto scambio di informazioni tra il sistema di allarme rapido e le reti elettorali nazionali recentemente istituite, nel quale, in linea di principio, dovrebbero essere coinvolte anche le organizzazioni specializzate della società civile e i verificatori di fatti. In futuro dovrebbe essere previsto anche un scambio costante di informazioni tra il sistema di allarme rapido e le strutture dell'Osservatorio dei media digitali presenti in ogni paese e in tutta l'UE.

    4.4Considerata l'importanza dei meccanismi di prevenzione delle interferenze per la democrazia europea, il lavoro contro la disinformazione portato avanti dal Servizio europeo per l'azione esterna dovrebbero essere ampliato e rafforzato, in particolare per monitorare e contrastare la disinformazione proveniente da altri paesi e regioni e per intensificare lo scambio di informazioni con altri meccanismi di prevenzione analoghi, come quelli istituiti dal Canada e dall'Australia. Al tempo stesso, occorre intensificare in misura considerevole l'azione dell'UE contro la disinformazione interna, in maniera globale, tale da consentire un monitoraggio tempestivo, rafforzare il giornalismo professionale e promuovere l'alfabetizzazione mediatica.

    4.5Il CESE sottolinea che con la crisi causata dalla Covid-19, scoppiata dopo l'elaborazione del presente parere, è ancora più urgente che la Commissione intraprenda ulteriori azioni per combattere la disinformazione che è legata alle cause, alla diffusione e al trattamento dell'infezione, e che può essere pregiudizievole per la salute pubblica. Il contenuto delle informazioni sui social media collegate alla pandemia, se non debitamente monitorato e canalizzato, potrebbe portare a comportamenti dannosi e diffondere il panico, mettendo a rischio la salute della collettività. Il CESE chiede alla Commissione europea di essere vigile e di cooperare con gli Stati membri e le parti sociali per affrontare il grave impatto di tale disinformazione, proveniente da fonti sia nazionali che estere 28 .

    5.Migliorare l'alfabetizzazione mediatica e l'educazione civica dei cittadini europei

    5.1Per accrescere la capacità di resilienza dell'UE alle tendenze e alle minacce antidemocratiche è fondamentale promuovere in maniera sistematica l'alfabetizzazione mediatica e la cittadinanza attiva tra i cittadini europei. Come sottolineato nei suoi recenti pareri 29 , il CESE chiede che, nel nuovo ciclo politico delle istituzioni UE, venga dato un nuovo impulso alle attività di educazione all'UE. Il CESE interpreta la dichiarazione di Parigi del 2015 30 e la raccomandazione del Consiglio del 2018 31 come un chiaro mandato da parte degli Stati membri, sostenuto dalla risoluzione del Parlamento europeo del 2016 32 , ad ancorare fermamente l'insegnamento e l'apprendimento dell'Unione europea nell'agenda politica.

    5.2Il CESE sottolinea la necessità di attuare il primo principio del pilastro europeo dei diritti sociali facendo dell'istruzione, della formazione e dell'apprendimento permanente di qualità e inclusivi un diritto per tutti in Europa 33 e raccomanda di includere l'educazione all'UE e la costruzione di un'identità dell'UE nella strategia UE2030, nel quadro strategico ET2030 e nel processo del semestre europeo (tra le pertinenti raccomandazioni specifiche per paese), a condizione che siano disponibili dati sistematici accurati 34 .

    5.3Al fine di rafforzare ulteriormente il sostegno politico a favore del potenziamento dell'educazione all'UE, il CESE esorta a istituire un gruppo europeo di esperti ad alto livello sul tema Insegnare l'Europa, formato da rappresentanti degli Stati membri ed esperti di spicco nel settore dell'istruzione. Tale gruppo potrebbe presentare proposte e raccomandazioni strategiche da discutere a livello di ministri dell'Istruzione, che potrebbero dare luogo a conclusioni del Consiglio. Il gruppo potrebbe anche dare il via a miglioramenti operativi, per esempio una piattaforma centrale online con un inventario dei materiali didattici esistenti generati attraverso progetti finanziati dall'UE e programmi scolastici nazionali, come proposto dal CESE.

    5.4Come punto di partenza per un'azione politica di più vasto raggio, il CESE ritiene che sia necessario intraprendere nuove ricerche critiche, basate sullo studio realizzato dalla Commissione nel 2013 Learning Europe at School ("Apprendere l'Europa a scuola") 35 , sulla reale situazione esistente negli Stati membri per quanto riguarda l'educazione all'UE nelle scuole, la formazione dei docenti e lo sviluppo professionale continuo, nonché sui programmi dell'UE in materia di istruzione sviluppati dalla società civile e dalle parti sociali 36 . È inoltre necessario un riesame globale delle capacità e delle fonti di finanziamento in materia di istruzione al fine di sviluppare le competenze di cittadinanza attiva tra i cittadini adulti dell'UE, in linea con il quadro riveduto dell'UE relativo alle competenze chiave per l'apprendimento permanente 37 .

    5.5La società civile europea e le parti sociali hanno chiesto con forza di finanziare in maniera adeguata, a complemento delle risorse nazionali, l'educazione civica sulle tematiche, la cultura e la cittadinanza dell'UE. L'UE dovrebbe aiutare gli Stati membri a garantire che i dirigenti scolastici, gli insegnanti e altro personale docente siano maggiormente in grado di promuovere il pensiero critico, i valori democratici e i diritti umani, l'impegno civico e l'impiego responsabile delle nuove tecnologie. Dovrebbero essere rafforzati e ampliati i programmi che forniscono sostegno alla mobilità per gli scambi di insegnanti, accademici e studenti finalizzati ad aiutarli a sperimentare i valori dell'UE, quali la democrazia, la libertà e la tolleranza in altri ambienti di apprendimento e in altri Stati membri dell'UE 38 .

    5.6L'alfabetizzazione mediatica per tutte le generazioni della società, nonché la formazione da parte dei giornalisti e per i giornalisti dovrebbero essere fortemente promosse e sostenute sul piano finanziario dall'UE in tutti gli Stati membri dell'Unione, in modo sistematico e in stretta collaborazione con gli istituti nazionali di istruzione e le agenzie nazionali indipendenti responsabili della regolamentazione dei media. L'obiettivo è quello di compiere un rapido e ampio salto verso una maggiore alfabetizzazione mediatica dei cittadini europei, alla luce delle crescenti minacce rappresentate dalla disinformazione diffusa e spesso malevola.

    5.7L'UE dovrebbe sostenere tempestivamente gli Stati membri negli sforzi per adempiere al loro nuovo obbligo di promuovere e adottare misure per lo sviluppo delle competenze in materia di alfabetizzazione mediatica, in particolare con nuovi programmi di istruzione e un controllo efficace delle piattaforme di condivisione di filmati, come definito nella direttiva sui servizi di media audiovisivi (direttiva AVMS) , recentemente riveduta. A questo riguardo, il CESE si aspetta orientamenti chiari da parte del gruppo di esperti sull'alfabetizzazione mediatica, che si riunirà il 30 marzo 2020 a Zagabria (Croazia) durante la seconda settimana dell'alfabetizzazione mediatica, una nuova iniziativa di sensibilizzazione a livello UE lanciata lo scorso anno.

    6.Aumentare l'inclusività delle elezioni europee

    6.1Diverse categorie sociali possono essere a rischio di esclusione elettorale in tutta l'UE: le persone con disabilità, le minoranze etniche (in particolare i Rom), i lavoratori migranti transeuropei e gli immigrati, nonché le fasce povere, disoccupate, non istruite e rurali della società. Considerando il fatto che ancora la metà dei cittadini dell'UE non partecipa alle elezioni europee, nelle future iniziative politiche volte a rafforzare la democrazia europea e garantire la parità di trattamento di tutti i cittadini nelle prossime elezioni europee bisognerà affrontare le disuguaglianze strutturali che influenzano il comportamento elettorale.

    6.2Come evidenziato nella dettagliata relazione informativa del CESE del marzo 2019 39 , molti cittadini dell'UE, in tutti i 27 paesi membri, non sono in grado di partecipare alle elezioni europee a causa di ostacoli giuridici e organizzativi che privano le persone con disabilità dei loro diritti politici. Circa 800 000 cittadini dell'Unione, in 16 Stati membri, si vedono negato da normative nazionali il diritto di partecipare alle elezioni del Parlamento europeo a causa disabilità o di problemi di salute mentale, mentre altri milioni di cittadini dell'UE non hanno la possibilità di votare a causa di disposizioni organizzative (ostacoli tecnici) che non tengono conto delle esigenze derivanti dalla loro disabilità.

    6.3Il CESE propone che il nuovo pacchetto di riforme elettorali e il piano d'azione per la democrazia europea prevedano una "tabella di marcia dell'UE per un processo elettorale inclusivo", corredata di una proposta di finanziamento per sostenere gli Stati membri nella necessaria modernizzazione dell'amministrazione elettorale, che comporti adeguamenti tecnologici e servizi di sostegno alle categorie sociali svantaggiate che tendono a essere escluse dal processo elettorale e che mostrano livelli inferiori di partecipazione politica in un determinato contesto nazionale. La tabella di marcia dovrebbe basarsi su una mappatura approfondita delle barriere incontrate dalle diverse categorie sociali a rischio di esclusione elettorale e va realizzata in collaborazione con le autorità elettorali nazionali, le istituzioni dei difensori civici, le organizzazioni nazionali della società civile e le rispettive reti europee.

    6.4La normativa dell'UE attualmente vigente affronta già una serie di questioni riguardanti le elezioni del Parlamento europeo. Pertanto, non vi sono ostacoli formali a che tale legislazione includa anche garanzie sulle opzioni di voto per le persone con disabilità. Secondo il CESE, se le buone pratiche rilevate fossero attuate in tutti gli Stati membri, ne risulterebbe un sistema ottimale in cui ciascun cittadino europeo con disabilità non solo avrebbe la piena possibilità di votare, ma sarebbe anche in grado di scegliere autonomamente la modalità di voto più adatta.

    6.5Pertanto, nel contesto del prossimo dibattito politico sulla riforma elettorale europea e del nuovo piano d'azione per la democrazia europea, il CESE propone che, oltre alle misure più globali definite nella proposta di una "tabella di marcia dell'UE verso un processo elettorale inclusivo", si prenda in considerazione un'iniziativa giuridica che stabilisca norme minime di voto per le persone con disabilità. La proposta dovrebbe essere sviluppata attraverso un dialogo politico con le autorità elettorali nazionali, gli esperti in materia di inclusione sociale ed elezioni e le organizzazioni della società civile che rappresentano le persone con disabilità.

    7.Incoraggiare i partiti politici europei a essere orientati verso i cittadini e ad assumere un atteggiamento responsabile

    7.1Come sancito nel Trattato di Maastricht del 1992, "i partiti politici a livello europeo sono un importante fattore per l'integrazione in seno all'Unione. Essi contribuiscono a formare una coscienza europea e ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell'Unione". Lo sviluppo relativamente recente e graduale dei partiti politici europei in quanto attori politici sovranazionali dotati di strutture di governance integrate, in grado di elaborare programmi politici coerenti e di mobilitare gli elettori in tutta l'UE rappresenta una sfida strutturale per la partecipazione politica dei cittadini europei. In particolare, il quadro normativo per la governance e il finanziamento dei partiti europei si è evoluto solo dopo il Trattato di Nizza del 2003 e rimane piuttosto limitato in termini di coerenza organizzativa e programmatica, che dovrebbero favorire la capacità dei partiti europei di plasmare e rafforzare l'integrazione politica dell'UE, sulla base di valori comuni e del coinvolgimento dei cittadini.

    7.2Un'ulteriore regolamentazione dovrebbe puntare a stimolare la promozione attiva dei valori dell'UE da parte dei partiti politici europei, la loro coerenza politica transnazionale e le loro capacità organizzative di coinvolgere attivamente i cittadini ben al di là della variegata composizione dei partiti nazionali nelle diverse parti dell'UE.

    7.3A tale proposito, il CESE accoglie con favore la proposta della Commissione di far rispettare meglio l'obbligo giuridico dei partiti europei di osservare i valori fondanti dell'UE enunciati all'articolo 2 del TUE, che si applica anche ai loro membri nazionali. Tale obbligo riguarda i valori professati nei programmi politici e nelle campagne elettorali dei partiti, le loro pratiche interne in materia di parità di genere e lotta alla discriminazione, così come il rispetto dello Stato di diritto e il contrasto alla corruzione. Se lo ritiene necessario, la Commissione potrebbe chiedere all'Autorità per i partiti politici europei e le fondazioni politiche europee di verificare il rispetto delle condizioni stabilite nel regolamento 40 .

    7.4Un'ulteriore azione normativa dovrebbe tener conto del dibattito politico in corso e delle proposte politiche in campo, compresa una serie di idee politiche sul modo in cui far evolvere i partiti politici europei affinché siano più vicini ai cittadini dell'UE e più responsabili nei loro confronti, per es. attraverso dichiarazioni dei partiti nazionali in merito alla loro prevista affiliazione a un partito europeo, liste di partiti transnazionali, la trasparenza nella raccolta di fondi e nella conduzione delle campagne elettorali, l'adesione individuale, la prossimità alla società civile e alle parti sociali e l'assunzione di responsabilità per i contenuti politici che minano palesemente i valori comuni dell'UE 41 . Queste questioni dovrebbero anche essere iscritte all'ordine del giorno della Conferenza sul futuro dell'Europa, che si spera possa offrire un'opportunità concreta di partecipazione ampia e informata della società civile, delle parti sociali e dei cittadini europei alla riforma democratica dell'UE.

    Bruxelles, 10 giugno 2020

    Luca JAHIER
    Presidente del Comitato economico e sociale europeo

    _____________

    (1)     https://op.europa.eu/it/publication-detail/-/publication/1f2a7ac7-d8f7-11e9-9c4e-01aa75ed71a1 . Va osservato che l'affluenza elettorale dei cittadini europei è diminuita dall'inizio degli anni '90, come dimostra il calo del 20 % nei cosiddetti nuovi Stati membri e del 10 % negli Stati membri di più lunga data.
    (2)      L'affluenza alle elezioni del Parlamento europeo è scesa dal 45 % del 2004 al 43 % del 2009 e al 42,6 % del 2014, per poi salire al 50,66 % nel 2019, il che rappresenta il primo aumento dal 1979 ad oggi. Fonte: https://blogs.eurac.edu/eureka/david-vs-goliath-of-voter-turnout-why-is-the-participation-in-eu-elections-so-low/ .
    (3)       https://medium.com/we-are-the-european-journalism-centre/more-than-meets-the-eye-tips-to-find-eu-funding-for-journalism-92f3f1143042 .
    (4)      Piano d'azione UE contro la disinformazione, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52018JC0036&from=IT .
    (5)       GU C 282 del 20.8.2019, pag. 39,   comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio Rafforzare lo Stato di diritto nell'Unione. Il contesto attuale e possibili nuove iniziative, 3 aprile 2019 .
    (6)       https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_18_5681 .
    (7)       https://www.europarl.europa.eu/at-your-service/files/be-heard/eurobarometer/2019/election2019/EB915_SP_EUROBAROMETER_POSTEE19_FIRSTRESULTS_EN.pdf .
    (8)      Questo è quanto emerge dalla stessa fonte di cui sopra, ossia l'indagine post-elettorale dell'UE del giugno 2019, nella quale sono state intervistate 22 464 persone.
    (9)       GU C 97 del 24.3.2020, pag. 53 .
    (10)       https://rsf.org/en/world-press-freedom-index .
    (11)       https://cmpf.eui.eu/media-pluralism-monitor/mpm-2017-2/ .
    (12)       https://medium.com/we-are-the-european-journalism-centre/more-than-meets-the-eye-tips-to-find-eu-funding-for-journalism-92f3f1143042 .
    (13)       https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/tin00028/default/table?lang=en .
    (14)       https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/tin00134/default/table?lang=en .
    (15)       https://ec.europa.eu/commission/news/code-practice-against-disinformation-2019-jan-29_en .
    (16)       https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/code-practice-disinformation .
    (17)      Una relazione sull'attuazione del piano d'azione, pubblicata nel giugno 2019, rileva tra l'altro che "Facebook ha disattivato 2,2 miliardi di falsi account nel primo trimestre del 2019 e ha adottato misure specifiche nei confronti di pagine, gruppi e account (1 574 non operanti nell'UE e 168 operanti nell'UE) per 'comportamento non autentico' mirato agli Stati membri dell'UE", mentre "Twitter ha dichiarato di aver rifiutato oltre 6 000 annunci pubblicitari mirati all'UE per violazione della sua politica in materia di pratiche commerciali inaccettabili nel settore della pubblicità e circa 10 000 annunci pubblicitari destinati all'UE per violazione della sua politica in materia di qualità degli annunci pubblicitari".
    (18)       https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/action-plan-against-disinformation-report-progress .
    (19)       https://twitter.com/alemannoEU/status/1119270730280132610 .
    (20)       https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/annual-self-assessment-reports-signatories-code-practice-disinformation-2019 .
    (21)       http://erga-online.eu/wp-content/uploads/2019/06/ERGA-2019-06_Report-intermediate-monitoring-Code-of-Practice-on-disinformation.pdf .
    (22)       https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=JOIN:2018:0036:FIN:IT:PDF .
    (23)       https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/commission-launches-call-create-european-digital-media-observatory .
    (24)       https://carnegieendowment.org/files/CP_333_BrattbergMaurer_Russia_Elections_Interference_FINAL.pdf .
    (25)       https://www.politicalcapital.hu/pc-admin/source/documents/pc_russian_meddling_ep2019_eng_web_20190520.pdf .
    (26)       https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=JOIN:2018:0036:FIN:IT:PDF .
    (27)       https://euvsdisinfo.eu/ .
    (28)       https://www.disinfo.eu/coronavirus/ .
    (29)       GU C 353 del 18.10.2019, pag. 52 ; GU C 228 del 5.7.2019, pag. 68 .
    (30)       Dichiarazione di Parigi del 17.3.2015 .
    (31)       Raccomandazione del Consiglio (2018), ST/9010/2018/INIT .
    (32)       Risoluzione del Parlamento europeo (2016) (2015/2138(INI))
    (33)       GU C 228, del 5.7.2019, pag. 68 .
    (34)       GU C 228, del 5.7.2019, pag. 68 .
    (35)       https://op.europa.eu/en/publication-detail/-/publication/83be95a3-b77f-4195-bd08-ad92c24c3a3c .
    (36)       GU C 353, del 18.10.2019, pag. 52 .
    (37)       Raccomandazione del Consiglio (2018) (2018/C 189/01) .
    (38)       https://www.csee-etuce.org/images/attachments/ST_Citizenship_2018.pdf .
    (39)       Relazione informativa del CESE La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo , 20 marzo 2019.
    (40)       https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/DOC/?uri=CELEX:52019DC0343&from=IT .
    (41)       https://www.idea.int/sites/default/files/publications/reconnecting-european-political-parties-with-european-union-citizens.pdf ; https://carnegieeurope.eu/2019/11/06/six-ideas-for-rejuvenating-european-democracy-pub-80279 ; https://euroflections.se/globalassets/ovrigt/euroflections/euroflections_v3.pdf .
    Top