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Document C:2009:076:FULL

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea, C 76, 31 marzo 2009


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ISSN 1725-2466

Gazzetta ufficiale

dell'Unione europea

C 76

European flag  

Edizione in lingua italiana

Comunicazioni e informazioni

52o anno
31 marzo 2009


Numero d'informazione

Sommario

pagina

 

III   Atti preparatori

 

COMITATO DELLE REGIONI

 

77a sessione plenaria del 26 e del 27 novembre 2008

2009/C 076/01

Parere del Comitato delle regioni — Politica di integrazione e dialogo interculturale

1

2009/C 076/02

Parere del Comitato delle regioni — Quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI) e programmazione congiunta della ricerca

6

2009/C 076/03

Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — La strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione

14

2009/C 076/04

Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — Il contributo delle regioni al conseguimento degli obiettivi europei in materia di cambiamenti climatici ed energia, con particolare riguardo al Patto dei sindaci

19

2009/C 076/05

Parere del Comitato delle regioni — Mobilità dei giovani volontari in Europa

23

2009/C 076/06

Parere del Comitato delle regioni — L'UE partner mondiale per lo sviluppo — Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio

30

2009/C 076/07

Parere del Comitato delle regioni — Una politica d'immigrazione comune per l'Europa

34

2009/C 076/08

Parere del Comitato delle regioni — Quinta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale

38

2009/C 076/09

Parere del Comitato delle regioni — Rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali

42

2009/C 076/10

Parere del Comitato delle regioni — Il valore aggiunto della partecipazione degli enti locali e regionali al processo di allargamento

48

2009/C 076/11

Parere del Comitato delle regioni — Affrontare la sfida dell'efficienza energetica con le tecnologie dell'informazione e della comunicazione

54

2009/C 076/12

Parere del Comitato delle regioni — Migliorare le competenze per il 21o secolo: un ordine del giorno per la cooperazione europea in materia scolastica

58

2009/C 076/13

Risoluzione del Comitato delle regioni sulla crisi finanziaria

63

2009/C 076/14

Risoluzione del Comitato delle regioni sulle priorità del Comitato delle regioni per il 2009 sulla base del programma legislativo e di lavoro della Commissione europea

66

IT

 


III Atti preparatori

COMITATO DELLE REGIONI

77a sessione plenaria del 26 e del 27 novembre 2008

31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/1


Parere del Comitato delle regioni — Politica di integrazione e dialogo interculturale

(2009/C 76/01)

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene che il dialogo interculturale rappresenti uno strumento decisivo per promuovere la comprensione della diversità delle culture e per rafforzare e unire le persone in un'Europa multilingue e multiculturale,

è convinto che il dialogo tra diverse religioni e visioni del mondo costituisca uno degli strumenti più importanti per realizzare un dialogo interculturale sostenibile,

invita quindi il Parlamento europeo a promuovere una Carta europea del dialogo interculturale e propone alla Commissione europea e agli Stati membri di organizzare, con la partecipazione degli enti locali e regionali, una piattaforma europea permanente per il dialogo interculturale, finalizzata a lanciare un dialogo sistematico partendo proprio dalle città e dalle regioni,

ritiene che agli enti locali e regionali spettino competenze importanti nella promozione del dialogo interculturale,

reputa necessario che gli enti locali instaurino un dialogo aperto con i singoli gruppi o componenti della società, e quindi promuovano e sostengano la comunicazione tra loro, organizzino incontri e sensibilizzino i cittadini tramite conferenze, festival, mostre e altri tipi di attività,

sottolinea che in molti Stati membri sono gli enti locali e regionali a essere responsabili della legislazione relativa alla politica di integrazione e alla sua attuazione: essi svolgono così un ruolo chiave nell'integrazione degli immigrati,

ritiene che il dialogo interculturale sia una condizione necessaria per un'integrazione riuscita. Gli enti locali e regionali, essendo i più vicini ai cittadini, sono in grado di stimolare il riconoscimento reciproco e una partecipazione più attiva a tale dialogo.

Relatore

:

Milan BELICA (SK/PPE), presidente della regione autonoma di Nitra

Testo di riferimento

Consultazione da parte della presidenza francese sul tema Politica di integrazione e dialogo interculturale: il ruolo degli enti locali e regionali

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Il concetto di dialogo interculturale

1.

Ritiene che il rispetto e la promozione della diversità culturale siano tra i principi fondamentali alla base dell'integrazione europea. In tale contesto il dialogo interculturale rappresenta uno strumento decisivo per promuovere la comprensione della diversità delle culture e per rafforzare e unire le persone in un'Europa multilingue e multiculturale;

2.

ribadisce che il dialogo interculturale, insieme con la coesione sociale e territoriale, può aiutare a diffondere quei valori fondamentali della vita — sia essa privata, sociale o civica — che sono la solidarietà, la responsabilità, la tolleranza, il rispetto dei valori tradizionali, l'impegno a favore del progresso sociale e la comprensione della diversità sociale e culturale. Esso può anche migliorare la capacità di individui e gruppi con un diverso bagaglio culturale di comunicare tra loro e al loro interno, oltre a promuoverne la convivenza solidale;

3.

sottolinea che la parità di accesso alla cultura e la libertà di espressione culturale sono aspetti essenziali alla base dei valori europei, nonché presupposti necessari per garantire lo sviluppo del dialogo interculturale e dell'integrazione;

4.

fa rilevare che, per promuovere in maniera efficace il dialogo interculturale, occorrono iniziative di cooperazione a livello locale e regionale che coinvolgano i decisori locali e regionali, le parti sociali, gli istituti di istruzione e formazione, le ONG, le organizzazioni giovanili, sportive e culturali, le strutture rappresentative degli immigrati e altri soggetti interessati al livello dei cittadini. Anche le associazioni religiose e secolari sono partner importanti di questo dialogo inteso a creare una reciproca comprensione e tolleranza, a patto di contribuire concretamente con la loro attività all'affermazione di tali valori;

5.

è convinto che il dialogo tra diverse religioni e visioni del mondo costituisca uno degli strumenti più importanti per realizzare un dialogo interculturale sostenibile. Le organizzazioni che rappresentano credenze diverse sono soggetti fondamentali della nostra società: a livello locale e regionale gli enti pubblici e le autorità religiose dovrebbero poter elaborare insieme dei metodi di lavoro atti a promuovere la comprensione reciproca, rafforzando così il dialogo interculturale. Sostenendo questi metodi e attività a livello locale e regionale si può riuscire anche a rafforzare il principio della comprensione reciproca;

6.

pertanto invita il Parlamento europeo a promuovere una Carta europea del dialogo interculturale e propone alla Commissione europea e agli Stati membri di organizzare, con la partecipazione degli enti locali e regionali, una piattaforma europea permanente per il dialogo interculturale, finalizzata a lanciare un dialogo sistematico partendo proprio dalle città e dalle regioni.

Il ruolo degli enti locali e regionali nell'ambito del dialogo interculturale

7.

Ritiene che agli enti locali e regionali spettino competenze importanti nella promozione del dialogo interculturale. Essi hanno infatti una responsabilità di primo piano nel dare forma e sostegno alla grande varietà delle culture europee e svolgono un ruolo cruciale nella diffusione, e nell'applicazione delle migliori pratiche come pure nello scambio di esperienze in tale campo, in particolare mediante il coordinamento di reti locali e regionali multidimensionali cui partecipano tutti gli attori interessati;

8.

ritiene che gli enti locali e regionali dovrebbero sfruttare la loro posizione per sensibilizzare i cittadini sulla delicatezza e complessità della situazione attuale, caratterizzata dalla coesistenza di identità culturali e sistemi di credenze diversi. Di conseguenza, è importante che essi abbiano una conoscenza reale dei singoli gruppi, delle loro attività e dell'influenza che esercitano sulla società. Occorre quindi individuare una gamma più ampia possibile di soggetti attivi nel dialogo culturale che dovranno essere inseriti in strutture in grado di assicurare uno scambio diretto e intenso di informazioni con i rispettivi enti locali o regionali;

9.

osserva che molte iniziative interculturali vengono gestite a livello locale e/o regionale. Gli enti locali e regionali, grazie alla loro prossimità ai cittadini, si trovano in una posizione strategica per rispondere — in partenariato con altri soggetti locali — alle esigenze e alle richieste specifiche dei diversi gruppi culturali presenti sul loro territorio nonché per favorire un dialogo interculturale più ampio;

10.

reputa necessario che gli enti locali instaurino un dialogo aperto con i singoli gruppi o componenti della società, e quindi promuovano e sostengano la comunicazione tra loro, organizzino incontri e sensibilizzino i cittadini tramite conferenze, festival, mostre e altri tipi di attività. Gli enti locali e regionali dovrebbero avviare tale dialogo, agendo in modo del tutto imparziale e, rispettando la libertà e i diritti degli individui e dei gruppi; in seguito potrebbero fungere solo da intermediari in questo processo, fornendo magari «servizi di consulenza» (informazioni, progetti);

11.

ritiene che gli immigrati dovrebbero avere l'opportunità di votare alle elezioni locali, regionali ed europee;

12.

incoraggia pertanto le autorità competenti e i gruppi politici a promuovere la partecipazione degli immigrati per contribuire a facilitarne l'integrazione nella società.

Il dialogo interculturale come condizione essenziale per una politica di integrazione

13.

Ritiene che il dialogo interculturale sia una condizione necessaria per un'integrazione riuscita. Gli enti locali e regionali, essendo i più vicini ai cittadini, sono in grado di stimolare il riconoscimento reciproco e una partecipazione più attiva a tale dialogo;

14.

raccomanda che l'Unione europea, nell'ambito delle sue competenze, garantisca le condizioni e un quadro comune per un'integrazione riuscita, ma riconosce al tempo stesso che la politica in materia di immigrazione e integrazione rientra nelle competenze nazionali e che il principio di sussidiarietà va rispettato;

15.

giudica necessario creare e sostenere apposite strutture (sportelli unici) per la gestione delle difficoltà di tipo pratico incontrate dagli immigrati (contestualmente ai soliti problemi burocratici), in grado di fornire informazioni utili soprattutto ai nuovi arrivati;

16.

sottolinea che in molti Stati membri sono gli enti locali e regionali a essere responsabili della legislazione relativa alla politica di integrazione e alla sua attuazione: essi svolgono così un ruolo chiave nell'integrazione degli immigrati. Pertanto, nel definire le condizioni e il quadro comune europeo di cui al punto 14 occorre tenere conto delle differenze tra i sistemi nazionali, così come della posizione geografica, delle usanze attuali nonché delle specificità storiche e culturali di ciascuno Stato membro. Ciò significa anche che i diversi enti locali e regionali dovrebbero attuare un modello di integrazione in funzione delle specifiche situazioni rispettive;

17.

sottolinea che il modo in cui gli enti locali e regionali adempiono alle loro responsabilità in materia di politica di integrazione è spesso determinante ai fini dell'efficacia ed efficienza di molti aspetti di tale politica;

18.

invita a destinare risorse adeguate alle misure di integrazione a livello locale e regionale, esaminando al contempo i programmi esistenti in materia. Occorre assistere gli enti locali e regionali nella gestione del processo di integrazione, fornendo loro informazioni e finanziamenti come pure sviluppando le migliori pratiche. Pertanto si raccomanda di definire assi di intervento e misure che consentano di finanziare progetti ed azioni a livello locale e regionale per l'integrazione degli immigrati;

19.

constata l'entità rilevante dei flussi migratori verso l'Unione europea. Conseguentemente, considera necessario potenziare la cooperazione e il dialogo nella sfera culturale per fare sì che le differenze di cultura invece di produrre tensioni diventino uno strumento di sviluppo, di rafforzamento della tolleranza e di unificazione delle popolazioni in un'Europa multiculturale, fondata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà;

20.

invita ad intensificare gli sforzi dedicati alla definizione di una politica comune europea in grado di gestire il fenomeno dell'immigrazione irregolare. Molti degli aspetti giuridici connessi con tale fenomeno, infatti, esulano dalle competenze degli enti locali, benché le conseguenze sociali siano innanzitutto avvertite a livello locale e regionale. Pertanto è necessario trovare le modalità opportune e adoperarsi affinché le regioni e gli enti locali siano consultati nella fase di elaborazione di politiche comuni in materia nonché per risolvere i problemi specifici della migrazione clandestina nel quadro del dialogo interculturale;

21.

è convinto che in materia di politica dell'immigrazione gli enti locali e regionali si trovino a svolgere un ruolo speciale, dato che spetta proprio a loro fornire molti dei servizi decisivi per un'integrazione riuscita, come gli alloggi, l'assistenza sanitaria, l'istruzione, i programmi di apprendimento delle lingue e di altre competenze, ecc. Di conseguenza, gli enti locali e regionali sono anche le prime realtà direttamente interessate dalle problematiche di questi settori;

22.

sottolinea che il processo di integrazione, in particolare a livello locale, si articola spesso su diverse generazioni: giudica quindi molto importante che gli enti locali e regionali assicurino un'effettiva integrazione sul piano strutturale, sociale, economico e culturale. A questo fine una delle condizioni indispensabili è che tali enti contribuiscano a fare in modo che i nuovi arrivati non vengano discriminati, godano dei loro diritti, abbiano accesso alle risorse, all'occupazione e ai servizi, e possano quindi partecipare appieno alla società europea. In particolare, nel quadro delle competenze degli Stati membri, è fondamentale assicurare agli immigrati l'accesso al normale mercato del lavoro;

23.

raccomanda di valutare le possibilità di creare in ogni Stato membro un sistema di reti di enti locali e regionali con l'obiettivo di rafforzare la cooperazione per una gestione efficace dei flussi migratori e per un'integrazione consapevole degli immigrati, grazie a progetti promossi dagli enti locali stessi;

24.

sottolinea che l'Anno europeo del dialogo interculturale 2008, favorendo la comprensione di culture diverse, imprime un forte impulso all'integrazione delle persone con una storia di migrazione. La Commissione dovrebbe valutare se l'istituzione di una «Giornata annuale europea per l'integrazione e la tolleranza interculturale» possa consentire di sensibilizzare maggiormente i cittadini e mettere in luce l'arricchimento che può nascere proprio dalla diversità culturale.

Il sostegno alla politica degli alloggi come parte del processo di integrazione

25.

Raccomanda di creare le condizioni atte ad integrare le famiglie degli immigrati presso le famiglie e le comunità locali attraverso l'attuazione di programmi integrati, elaborati con la partecipazione attiva degli immigrati, che includano la riqualificazione dell'ambiente costruito e dell'assetto urbanistico, la realizzazione di servizi, il miglioramento della qualità ambientale e il contrasto all'esclusione sociale. Giudica necessario elaborare uno studio che raccolga le esperienze realizzate in tutti gli Stati membri negli ultimi anni in materia di alloggi, anche per i migranti, con particolare riguardo a quelle che prevedono l'attuazione di programmi di riqualificazione dei quartieri caratterizzati da una forte presenza di migranti;

26.

incoraggia gli enti locali e regionali a sfruttare le possibilità già esistenti di finanziamenti UE per aiutare gli immigrati, i richiedenti asilo e i rifugiati a trovare un lavoro e ad avere accesso ai servizi sociali, sanitari e abitativi. Agli enti locali e regionali spetta in particolare assicurare la qualità e la quantità dei servizi pubblici, definire i programmi di istruzione e formazione e infine tutelare la qualità della vita nelle città, realizzando una pianificazione urbana e una politica degli alloggi che permettano di evitare il degrado di talune aree come pure attuando programmi efficaci di risanamento.

Qualifiche e occupazione relativamente all'integrazione

27.

Richiama l'attenzione sul rischio che gli immigrati, in mancanza di progetti di accoglienza e integrazione così come di un'occupazione stabile, finiscano nelle maglie dello sfruttamento e della criminalità, oppure si trasformino essi stessi, volontariamente o no, in criminali diventando una possibile fonte di problemi sul piano della sicurezza e della coesione sociale;

28.

propone che gli Stati membri, in cooperazione con gli enti locali e regionali e con tutti i partner socioeconomici, si impegnino, nel quadro delle competenze nazionali in materia, per migliorare l'accesso dei migranti all'occupazione e per lottare contro la loro discriminazione sul mercato del lavoro. Gli Stati membri dovrebbero informare i migranti in merito alle possibilità di lavoro ed incoraggiarli a prepararsi ad esse attraverso programmi, anche specifici, di formazione continua.

Il multilinguismo e l'insegnamento delle lingue straniere come mezzo di promozione del dialogo interculturale

29.

È convinto che lo sviluppo del senso di appartenenza inizi già a scuola e che sia possibile far sì che i programmi di accoglienza e integrazione diventino una parte integrante dei sistemi prescolastici, scolastici e universitari in tutti gli Stati membri;

30.

ritiene che gli enti locali e regionali dovrebbero evidenziare il ruolo e l'importanza dell'istruzione come strumento fondamentale per sensibilizzare i cittadini in merito alla diversità;

31.

invita a prestare maggiore attenzione alle potenzialità culturali, linguistiche ed intellettuali dei migranti: in un mondo in via di globalizzazione, infatti, tali potenzialità rivestono una grande importanza per l'Unione europea;

32.

sottolinea la necessità di sostenere un tipo di insegnamento incentrato sulla comprensione reciproca. A questo fine i programmi scolastici dovrebbero essere adattati in modo da rispecchiare l'ambiente multiculturale dell'Europa e il principio del sostegno attivo al dialogo interculturale;

33.

mette un accento particolare sull'insegnamento delle lingue straniere e sullo sviluppo delle basi del multilinguismo già in età prescolare. Sottolinea l'importanza di conoscere bene la lingua del paese ospitante e della zona in cui si vive; propone quindi di mettere a punto adeguate misure di sostegno e di offrire opportunità di apprendimento sia nelle scuole sia, per gli immigrati di diversi gruppi di età, al di fuori dell'ambiente scolastico;

34.

conviene anche sulla necessità di incoraggiare il dialogo tra le comunità religiose, le associazioni ed altri soggetti culturali. I cittadini dell'UE devono conoscere e comprendere meglio gli altri paesi, siano essi comunitari o extracomunitari, la loro storia e la loro cultura. Sia gli immigrati che gli abitanti del luogo devono ricevere un'istruzione concreta sull'Europa, così da scoprire i valori condivisi e la storia comune, l'interazione tra le culture, i diritti e doveri simili sul piano sociale e politico;

35.

chiede che gli enti locali e regionali si adoperino per rafforzare la consapevolezza interculturale del personale degli enti locali e regionali come pure di altri fornitori di servizio pubblico e per garantire la presenza nelle loro file di un congruo numero di dipendenti con un passato di migrazione o appartenenti ad una minoranza nazionale;

36.

ritiene che gli enti locali e regionali possano svolgere un ruolo importante nel creare un ambiente favorevole agli studenti stranieri, consentendo loro di instaurare legami con la città dove studiano a prescindere dalla durata del soggiorno.

Rafforzare la cooperazione con i mass media

37.

Invita gli enti locali e regionali a promuovere al loro livello, in stretta cooperazione con i mass media locali e con le organizzazioni ed associazioni di interessi culturali, delle campagne di informazione rivolte in particolare ai gruppi «svantaggiati» affinché questi possano trarre i massimi benefici dalle opportunità disponibili;

38.

giudica importante il ruolo dei mass media locali per informare nel modo più obiettivo possibile in merito alla situazione e alla realtà delle società multiculturali europee, da un lato per migliorare la capacità di accoglienza della popolazione del paese ospitante (sensibilizzazione interculturale, accettazione della migrazione) e dall'altro per incoraggiare gli immigrati ad integrarsi e a rispettare la cultura, le tradizioni, i costumi e la lingua del paese di accoglienza e degli altri paesi dell'Unione europea;

39.

per raggiungere i soggetti interessati a livello locale e regionale propone, da un lato, di organizzare delle attività decentrate e, dall'altro, di incoraggiare un'adeguata copertura di tali eventi da parte dei mass media regionali. Gli enti locali e regionali dovrebbero valorizzare il ruolo dei mass media nel sostenere la parità e la comprensione reciproca e continuare a creare le condizioni atte a promuovere il dialogo culturale;

40.

giudica necessario favorire la creazione di nuovi spazi di dialogo interculturale (diversi ambienti digitali, caffè speciali, attività in parchi o piazze) e propone di dare sostegno a tutte le iniziative cittadine come dibattiti, corsi di lingue o di naturalizzazione, progetti occupazionali, corsi sulle pari opportunità, progetti antidiscriminazione, ecc.; raccomanda inoltre che a livello locale sia garantito lo scambio sistematico e il monitoraggio di esperienze, nuovi approcci, successi e fallimenti.

II.   ALLEGATO

In relazione al punto 6

Il programma Città interculturali del Consiglio d'Europa e della Commissione europea è una rete di città europee per il dialogo interculturale. I partecipanti alla rete si propongono di scambiare esperienze e buone pratiche su temi come l'occupazione, le lingue, l'istruzione, la cultura, i mass media, ecc.

In relazione al punto 23

Negli Stati membri dove è stata già sperimentata, la rete di servizi ha permesso, attraverso il lavoro delle commissioni territoriali, di accorciare i tempi di esame delle richieste di asilo e ha migliorato le condizioni di vita dei richiedenti, favorendone l'integrazione nelle comunità locali di accoglienza con notevoli vantaggi sul piano della sicurezza e della qualità della vita.

Arco Latino propone di favorire la creazione di reti ed associazioni a livello europeo per valorizzare lo spirito di cooperazione interregionale e anche per coordinare le azioni degli Stati membri confrontati alle medesime sfide in tema di immigrazione. Solo tramite questo tipo di cooperazione sarà possibile co-promuovere con i paesi di origine delle azioni di sviluppo coordinate.

In relazione al punto 28

La Rete europea degli enti locali e regionali per l'economia sociale (REVES) ha iniziato a coinvolgere gli immigrati nelle proprie attività, ottenendo risultati molto validi. I membri della rete stanno portando avanti una serie di iniziative per il dialogo interculturale e l'integrazione partecipativa. L'idea è quella di coinvolgere un certo numero di cittadini di paesi terzi o di persone aventi esperienze di migrazione non solo nell'attuazione, ma anche nella pianificazione delle iniziative (ancora in corso). Vengono sperimentati nuovi spazi o occasioni di partecipazione e dialogo interculturale. Tra questi figurano: a) un caffè come luogo di incontro per gli immigrati anziani; b) un parco pubblico come sede per favorire il dialogo interculturale, anche con la collaborazione di gruppi di giovani che utilizzano il parco per attività di tempo libero; c) attività di valorizzazione delle competenze e capacità degli immigrati (sulla base del progetto «Extracompetenze» d) organizzazione di attività nelle scuole con la partecipazione di genitori di diverse nazionalità; oppure e) creazione di imprese di economia sociale (ad esempio cooperative) da parte di immigrati e abitanti del luogo.

In relazione al punto 30

Radio Regina ha lanciato il progetto Dvojičky (Gemelli): i giornalisti della radio cercano di individuare parallelismi e di mettere a confronto la storia e le tradizioni slovacche con quelle degli altri Stati membri dell'UE.

In relazione al punto 32

In Slovacchia stanno gradualmente prendendo piede alcune tradizioni culturali paneuropee, come ad esempio la «Giornata dei vicini» oppure la «Giornata della musica», ecc.

La DG DEV della Commissione europea ha lanciato l'iniziativa di inviare, nel giorno della Festa dell'Europa intitolata a Schuman (9 maggio), dei funzionari UE nei rispettivi paesi di origine perché fungano da ambasciatori dell'UE nelle loro ex scuole.

In relazione al punto 33

Nei bambini e nei giovani la motivazione ad apprendere nuove lingue va stimolata precocemente. L'insegnamento delle lingue dovrebbe iniziare il più presto possibile, poiché in questo modo si pongono le condizioni per un apprendimento più rapido e completo. Il sistema scolastico dovrebbe permettere di incominciare a parlare una prima lingua straniera nella scuola elementare e di apprendere una terza lingua nella scuola superiore. Le possibilità che le università offrono agli studenti per migliorare ulteriormente le loro conoscenze linguistiche andrebbero ampliate potenziando opportunamente il campo di applicazione del Programma per l'apprendimento permanente, che mira a promuovere la mobilità degli studenti e dei lavoratori.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/6


Parere del Comitato delle regioni — Quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI) e programmazione congiunta della ricerca

(2009/C 76/02)

IL COMITATO DELLE REGIONI

ritiene che le regioni e gli enti locali svolgano un ruolo cruciale nello Spazio europeo della ricerca (SER), in quanto avvicinano tale politica ai cittadini e sono più vicini alla realtà concreta dei soggetti che in essa operano,

appoggia l'istituzione di un quadro giuridico comunitario invocato dagli Stati membri per facilitare la creazione e la realizzazione effettiva in Europa di infrastrutture di eccellenza che stimolino la ricerca e che, in ultima analisi, si traducano in un miglioramento della posizione competitiva dell'Europa nei confronti dei paesi terzi,

propone che, allo scopo di garantire la natura transnazionale dell'infrastruttura di ricerca, nel caso in cui i suoi membri siano regioni o enti locali, essa sia composta di almeno tre regioni o enti locali appartenenti a Stati membri differenti, restando fermo che ciò non incide sulla provenienza del resto dei membri dell'infrastruttura,

esorta a tener conto in modo particolare della realtà dei GECT in quanto strumento giuridico alternativo per l'istituzione di infrastrutture di ricerca di dimensione europea. A tale proposito, i considerando 5 e 9 del nuovo regolamento del Consiglio dovrebbero contenere un riferimento più esplicito in tal senso,

sottolinea l'importanza delle regioni e degli enti locali come promotori dei programmi di ricerca congiunti, grazie al fatto che tali istituzioni sono più vicine alle realtà specifiche locali scientifico-tecnologiche e imprenditoriali e quindi alle esigenze di cooperazione in settori strategici,

sottolinea l'importanza della massimizzazione dell'impatto regionale e locale attraverso le infrastrutture di ricerca decentrate e la necessità che le ERI prendano in considerazione il sostegno potenziale che fornirebbe loro l'istituzione in Europa di una rete virtuale di infrastrutture.

Relatore

:

Iñaki AGUIRRE ARIZMENDI (ES/ALDE), segretario generale degli Affari esteri, Comunità autonoma del Paese basco

Testi di riferimento

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI)

COM(2008) 467 def. — 2008/0148 (CNS)

Comunicazione — Per una programmazione congiunta della ricerca — Cooperare per affrontare più efficacemente le sfide comuni

COM(2008) 468 def.

I.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

ritiene che le regioni e gli enti locali svolgano un ruolo cruciale nello Spazio europeo della ricerca (SER), in quanto avvicinano tale politica ai cittadini e sono più vicini alla realtà concreta dei soggetti che in essa operano. Per tale motivo, il Comitato sostiene che le regioni devono assumere un ruolo strategico nelle iniziative dirette a rafforzare e ampliare il SER, specialmente in quelle relative alla creazione di solide istituzioni di ricerca in contesti innovativi e di attività di collaborazione e cooperazione su temi di ricerca;

2.

plaude alle due iniziative presentate e riconosce che esse costituiscono un contributo importante all'approfondimento e all'ampliamento del SER. Il Comitato, infatti, nel parere Nuove prospettive per lo spazio europeo della ricerca  (1), ha già insistito sulla necessità di realizzare le azioni necessarie ad intensificare il processo di creazione del SER, come passo verso la trasformazione dell'Europa nell'economia più dinamica del mondo;

3.

ribadisce l'idea secondo cui le regioni e gli enti locali sono le unità di gestione di base, tanto della gestione territoriale che di quella economica e pone l'accento sul ruolo centrale che le regioni e gli enti locali europei svolgono nella realizzazione della nuova agenda di Lisbona per rendere l'economia europea più competitiva attraverso una strategia orientata all'innovazione;

4.

sottolinea la specificità di ciascuna delle regioni europee sotto il profilo del tessuto imprenditoriale e dei livelli di maturità e specializzazione. Per questa ragione richiama l'attenzione sulla necessità di tener conto di questa specificità al momento di definire il legame tra le regioni e le misure decise per migliorare la competitività globale. In questo contesto è necessario assicurare che le condizioni particolari di determinate regioni, come l'ultraperifericità, non siano causa di esclusione nel momento in cui si chiede l'istituzione di una ERI. Sarebbe quindi necessario adottare misure al fine di assicurare l'accesso delle regioni ultraperiferiche (RUP) alla rete virtuale di infrastrutture;

5.

esorta gli Stati membri a decidere, in coordinamento e insieme con le regioni che li compongono le loro politiche d'innovazione e le misure e gli strumenti adottati per stimolarle, in modo che i risultati ottenuti con le politica attuate rispondano anche alle necessità esistenti ai livelli regionale e locale;

6.

condivide le conclusioni del Consiglio Competitività (2) relative al rafforzamento della governance del SER e basate su una visione del SER di lungo periodo messa a punto dagli Stati membri e dalla Commissione in partenariato, con l'ampio sostegno dei soggetti interessati e dei cittadini. In questo contesto il Comitato ribadisce che nella governance del SER, fin dalle prime fasi di elaborazione, dovrebbero essere coinvolti tutti i soggetti interessati, e in particolare la comunità scientifica, nel rispetto del principio di sussidiarietà e in collegamento con altre politiche in materia di istruzione, innovazione e coesione;

7.

rivolge un invito pressante alla Commissione europea e agli Stati membri perché prendano le misure necessarie per coinvolgere in modo efficace e completo gli enti regionali e locali nella governance delle due iniziative oggetto del presente parere.

Quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI) — COM(2008) 467 def.

8.

appoggia l'istituzione di un quadro giuridico comunitario invocato dagli Stati membri per facilitare la creazione e la realizzazione effettiva in Europa di infrastrutture di eccellenza che stimolino la ricerca e che, in ultima analisi, si traducano in un miglioramento della posizione competitiva dell'Europa nei confronti dei paesi terzi;

9.

sollecita la Commissione perché, nel definire la natura e i requisiti dei membri di un'ERI, includa tra questi le regioni come membri a pieno titolo insieme con gli Stati membri, con le organizzazioni intergovernative e con i paesi terzi. Le regioni non devono essere considerate come rappresentanti di uno Stato membro, ma come unità di gestione autonome, dato che dispongono di capacità e risorse sufficienti e di sistemi scientifici e tecnologici maturi e capaci di assumere in modo soddisfacente una funzione di guida condivisa per l'istituzione e la realizzazione di grandi infrastrutture di eccellenza;

10.

propone che, allo scopo di garantire la natura transnazionale dell'infrastruttura di ricerca, nel caso in cui i suoi membri siano regioni o enti locali, essa sia composta di almeno tre regioni o enti locali appartenenti a Stati membri differenti, restando fermo che ciò non incide sulla provenienza del resto dei membri dell'infrastruttura;

11.

approva il fatto che le ERI possano essere finanziate sia attraverso il programma quadro di ricerca sia con i fondi strutturali. Il Comitato propone anche l'uso coordinato di altre fonti di finanziamento sia pubbliche che private disponibili negli Stati membri;

12.

propone l'istituzione di meccanismi di coordinamento strategici a livello europeo che coinvolgano le parti interessate più importanti per garantire la realizzazione effettiva di una politica coerente per le ERI; essi dovrebbero trattare questioni di importanza tale come la valutazione delle iniziative e la soluzione di problemi relativi all'ubicazione delle nuove ERI;

13.

concorda con la Commissione sulla necessità di dare impulso a iniziative che si basino sul coordinamento tra i diversi attori per facilitare la trasmissione dell'informazione e delle conoscenze tra di loro, in modo da ampliare l'effetto moltiplicatore dei loro benefici sul tessuto imprenditoriale, scientifico, accademico e tecnologico delle diverse regioni e dei differenti enti locali. In questo senso, si congratula per la recente istituzione da parte della Commissione europea, in collaborazione con la Fondazione della scienza europea, del portale web sulle infrastrutture di ricerca;

14.

riconosce le limitazioni che le forme giuridiche attualmente esistenti presentano per la creazione delle infrastrutture di ricerca europee e la necessità di dotarsi di un quadro europeo finalizzato ad un miglior funzionamento delle infrastrutture e all'eliminazione effettiva delle barriere e degli ostacoli alla ricerca transnazionale;

15.

ricorda che esistono a livello internazionale, nazionale e europeo altri strumenti complementari alle ERI e che, mentre queste ultime sono create con un obiettivo preciso, altre, come il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT), hanno finalità più ampie: facilitare e incentivare la cooperazione territoriale per rafforzare la coesione economica e sociale in campi diversi. Il Comitato raccomanda quindi di prevedere un'articolazione delle ERI coerente con il GECT e con altri strumenti già in essere in modo da ottenere il miglior risultato possibile da tutti loro;

16.

esorta a tener conto in modo particolare della realtà dei GECT in quanto strumento giuridico alternativo per l'istituzione di infrastrutture di ricerca di dimensione europea (3). A tale proposito, i considerando 5 e 9 del nuovo regolamento del Consiglio dovrebbero contenere un riferimento più esplicito in tal senso;

17.

fa rilevare la distribuzione geografica attuale delle infrastrutture di ricerca europee, che si trovano, principalmente per ragioni storiche, nella parte occidentale del territorio dell'UE, e che dovrebbero essere pianificate in modo da essere distribuite in modo uniforme in tutto il territorio e per quanto possibile anche tra gli Stati membri. Questa distribuzione decentrata delle infrastrutture sarà volta a trovare una corrispondenza tra i benefici a livello regionale e la necessità di nuove infrastrutture a livello europeo e potrebbe essere rafforzata mediante una rete virtuale che colleghi tutte le infrastrutture di ricerca, prestando particolare attenzione a quelle di piccole e medie dimensioni potenzialmente importanti per lo sviluppo delle conoscenze in settori di interesse strategico nonché per lo sviluppo economico e l'innovazione degli enti regionali e locali interessati;

18.

approva le conclusioni del Consiglio Competitività del 30 maggio 2008 in cui si fa appello alla Commissione a agli Stati membri perché «proseguano gli sforzi per aumentare la capacità delle regioni in tutta l'Europa di accedere, utilizzare, costruire e gestire infrastrutture di ricerca moderne». Tra le possibili misure da prendere a tal fine, il Comitato propone di:

attribuire alle regioni e agli enti locali un maggior peso nell'elaborazione della roadmap dell'ESFRI (Forum strategico europeo sulle infrastrutture di ricerca) per le infrastrutture di ricerca europee e, in particolare, al momento di classificare secondo un ordine di priorità i 35 progetti chiave di interesse europeo già approvati,

tener conto del peso delle regioni e degli enti locali e del loro coinvolgimento nelle ERI,

assicurare la coerenza delle ERI con altre forme esistenti in Europa a livello nazionale e regionale, quali il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT),

facilitare, mediante un quadro legislativo adeguato il decentramento delle ERI in modo che tutti gli Stati membri, regioni ed enti locali ne traggano vantaggio,

garantire un coinvolgimento reale ed effettivo degli enti locali e regionali in una governance efficiente delle ERI;

19.

richiama l'attenzione sull''importanza delle regioni ed enti locali per lo sviluppo di contesti innovatori intorno alle ERI, in quanto le politiche regionali hanno un impatto rilevante sia nell'attirare scienziati sia nel promuovere le ERI come centri per lo sviluppo regionale. Le ERI, quindi, presentano il potenziale per generare benefici socioeconomici significativi per le città e le regioni in cui sono insediate;

20.

approva il fatto che la decisione in materia di ERI spetti alla Commissione europea. Il Comitato ritiene che in tal modo il procedimento sarà più semplice e rapido di quanto sarebbe se fosse il Consiglio a decidere di volta in volta sull'istituzione di ogni ERI. Per assicurare la piena trasparenza e legittimità del processo decisionale, il Comitato propone che si definiscano in dettaglio i criteri di valutazione della Commissione europea e che si istituisca un comitato di gestione composto da rappresentanti degli Stati membri, e/o eventualmente delle regioni oppure degli enti locali e regionali o delle loro associazioni, il cui parere sia determinante ai fini delle decisioni della Commissione nei riguardi delle ERI. Propone anche che gli Stati prevedano meccanismi di coordinamento opportuni che consentano al parere espresso da ciascuno Stato nel comitato di gestione di rispecchiare il parere delle regioni o degli enti locali che detto Stato rappresenta;

21.

plaude al fatto che il regolamento preveda per la forma giuridica proposta per le ERI l'eliminazione di intralci di natura amministrativa, legale e fiscale, sotto forma di esenzione dalle imposte e di procedure di appalto più agili e flessibili, che contribuiranno, a parere del Comitato, a rendere più semplice l'istituzione delle grandi infrastrutture di ricerca e a ottenere un'efficienza maggiore nell'attività e nei risultati delle stesse.

Comunicazione della Commissione — Per una programmazione congiunta della ricerca COM(2008) 468 def.

22.

sottolinea l'importanza delle regioni e degli enti locali come promotori dei programmi di ricerca congiunti, grazie al fatto che tali istituzioni sono più vicine alle realtà specifiche locali scientifico-tecnologiche e imprenditoriali e quindi alle esigenze di cooperazione in settori strategici. Di fatto, diverse regioni europee partecipano già e guidano con successo strumenti di coordinamento e collaborazione di programmi di ricerca, come è il caso dei progetti ERA-NET. La proposta del Comitato delle regioni s'incentra sull'idea che i promotori degli accordi di cooperazione nell'ambito della programmazione congiunta non siano unicamente gli Stati membri, ma anche e soprattutto gli stessi enti pubblici regionali;

23.

segnala l'esigenza di includere nella proposta e di definire in modo appropriato i meccanismi di coordinamento più efficienti per il corretto funzionamento degli accordi tra le singole regioni e i diversi enti locali che costituiscono l'Europa;

24.

è consapevole della necessità reale di proporre un programma che abbia le caratteristiche descritte, pur ritenendo che sarebbe auspicabile che la sua realizzazione non comportasse un onere aggiuntivo per gli Stati e le regioni. Per tale ragione esso propone che la Commissione sostenga tale programma, non solo facilitando gli accordi, ma anche attraverso un impegno finanziario e con le corrispondenti risorse. Il Comitato ritiene infatti che tale impegno finanziario sia un fattore imprescindibile per stimolare tale programma con risultati soddisfacenti e propone pertanto alla Commissione di creare in futuro un fondo specifico per appoggiare questa iniziativa;

25.

ritiene che prima di lanciare nuovi programmi, l'Unione e gli Stati membri dovrebbero sfruttare in modo adeguato tutte le opportunità per realizzare sinergie tra le politiche transnazionali e gli strumenti di collaborazione già esistenti, istituendo meccanismi per trarre i massimi vantaggi dai programmi di coordinamento già in corso, quali ERA-NET, il metodo di coordinamento aperto, le piattaforme tecnologiche europee, ecc.;

26.

riconosce l'importanza de dare vita ad iniziative basate sul coordinamento e la cooperazione dei soggetti che costituiscono la realtà della R&S europea con l'obiettivo fissato nella strategia di Lisbona di far diventare l'Europa l'economia più competitiva e dinamica del mondo. Chiede tuttavia che tale coordinamento si articoli «dal basso», tenendo conto dei principi delle geometrie variabili e di sussidiarietà. A tale proposito, la partecipazione volontaria delle regioni deve essere intesa come un altro passo verso una maggiore applicazione del principio delle geometrie variabili;

27.

concorda con la Commissione sulla necessità di affrontare le sfide che superino l'ambito nazionale in modo congiunto, dato che sono le regioni e gli enti locali che conoscono meglio i problemi e le debolezze cui devono far fronte ed è precisamente la messa in comune di risorse, persone e conoscenze che amplia le possibilità di trovare soluzioni ai problemi scientifico-tecnologici più complessi;

28.

chiede che i temi prioritari della programmazione congiunta siano scelti in modo consensuale, prendendo in considerazione il maggior numero di regioni con competenze pertinenti e consultando la comunità scientifica e tutte le parti interessate che hanno relazioni specifiche con ciascun settore di ricerca;

29.

propone che, in virtù della sua natura e dello spirito di cambiamento che incarna, questo programma congiunto inneschi un processo di sviluppo pragmatico, flessibile e definito nei dettagli in cui le priorità di ricerca regionali rivestano un ruolo importante.

II.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Emendamento 1

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Considerando 6

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

(…) Tali infrastrutture di ricerca possono essere «ubicate in un unico sito» o «distribuite» (una rete organizzata di risorse).

(…) Tali infrastrutture di ricerca possono essere «ubicate in un unico sito» o «distribuite» (una rete organizzata di risorse). In questo contesto, si sottolinea l'importanza della massimizzazione dell'impatto regionale e locale attraverso le infrastrutture di ricerca decentrate e la necessità che le ERI prendano in considerazione il sostegno potenziale che fornirebbe loro l'istituzione in Europa di una rete virtuale di infrastrutture.

Motivazione

La creazione di infrastrutture a livello decentrato genererebbe benefici non solo per le regioni e gli enti locali, ma risponderebbe anche alla necessità avvertita in Europa di sviluppare nuove infrastrutture, processo che potrebbe essere rafforzato mediante l'istituzione di una rete virtuale che colleghi tutte le infrastrutture tra loro.

Emendamento 2

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 3, lettera c)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

la comunità europea della ricerca, composta da ricercatori provenienti dagli Stati membri e da paesi associati ai programmi comunitari di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, può effettivamente avervi accesso; e

la comunità europea della ricerca, composta da ricercatori provenienti dagli Stati membri, dalle regioni e dagli enti locali e da paesi associati ai programmi comunitari di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione, può effettivamente avervi accesso; e

Motivazione

Le regioni e gli enti locali svolgono un ruolo cruciale nello Spazio europeo della ricerca (SER) e pertanto devono partecipare attivamente a tutte le iniziative che si avviino in tale campo, specialmente quelle che hanno rapporto con la creazione di istituzioni solide di ricerca in contesti innovatori e di attività di cooperazione o collaborazione su temi di ricerca.

Emendamento 3

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 4, paragrafo 1, lettera c)

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

una descrizione tecnica e scientifica dell'infrastruttura di ricerca che l'ERI avrà il compito di creare e gestire, in particolare in funzione dei requisiti di cui all'articolo 3;

una descrizione tecnica e scientifica dell'infrastruttura di ricerca che l'ERI avrà il compito di creare e gestire e una relazione sugli effetti socioeconomici che essa produrrà a livello regionale, in particolare in funzione dei requisiti di cui all'articolo 3;

Motivazione

È necessario mettere in rilievo i vantaggi e i benefici che comporterà a livello locale e regionale la realizzazione di un'infrastruttura di ricerca, non solo a livello scientifico e tecnologico, ma anche per l'intera comunità.

Emendamento 4

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 6

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

(…)

2.   In ciascuno Stato membro l'ERI dispone della massima capacità giuridica accordata ai soggetti giuridici in virtù del diritto nazionale. In particolare può acquistare, possedere e cedere beni mobili, immobili e proprietà intellettuale, concludere contratti e partecipare ad azioni legali.

(…)

(…)

2.   In ciascuno Stato membro o regione l'ERI dispone della massima capacità giuridica accordata ai soggetti giuridici in virtù del diritto di tale territorio nazionale. In particolare può acquistare, possedere e cedere beni mobili, immobili e proprietà intellettuale, concludere contratti e partecipare ad azioni legali.

(…)

4.   Gli Stati membri adottano tutte le misure possibili per accordare all'ERI la massima esenzione da imposte, oltre a quelle di cui al paragrafo 3, conformemente alla disciplina in materia di aiuti di Stato.

4.   Gli Stati membri e le regioni adottano tutte le misure possibili per accordare all'ERI la massima esenzione da imposte, oltre a quelle di cui al paragrafo 3, conformemente alla disciplina in materia di aiuti di Stato.

Motivazione

Cfr. motivazione dell'emendamento 2.

Emendamento 5

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 7, paragrafo 1

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

L'ERI ha una sede legale che è situata sul territorio di uno dei suoi membri che sia uno Stato membro o un paese associato ad un programma comunitario di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostrazione.

L'ERI ha una sede legale che è situata sul territorio di uno dei suoi membri che sia uno Stato membro, una regione o un paese associato ad un programma comunitario di ricerca, di sviluppo tecnologico e di dimostrazione.

Motivazione

Cfr. motivazione dell'emendamento 2.

Emendamento 6

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 8

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

1.   I seguenti soggetti possono diventare membri dell'ERI:

(a)

Stati membri;

(b)

paesi terzi;

(c)

organizzazioni non governative.

1.   I seguenti soggetti possono diventare membri dell'ERI:

(a)

Stati membri;

(b)

regioni o enti locali;

(c)

paesi terzi;

(d)

organizzazioni non governative.

2.   L'ERI deve sempre contare almeno tre Stati membri tra i suoi membri. Altri Stati membri possono aderire all'ERI in qualsiasi momento, previo il rispetto di condizioni eque e ragionevoli fissate nello statuto.

2.   L'ERI deve sempre contare almeno tre Stati membri tra i suoi membri, oppure almeno tre regioni o enti locali appartenenti a Stati membri diversi. Altri Stati membri possono aderire all'ERI in qualsiasi momento, previo il rispetto di condizioni eque e ragionevoli fissate nello statuto.

3.   Gli Stati membri detengono congiuntamente la maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea dei membri di cui all'articolo 12, lettera a).

3.   Gli Stati membri, le regioni o gli enti locali detengono congiuntamente la maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea dei membri di cui all'articolo 12, lettera a).

4.   Uno Stato membro o un paese terzo può essere rappresentato da uno o più enti pubblici, comprese le regioni, o enti privati con una missione di servizio pubblico per quanto riguarda l'esercizio di determinati diritti e l'adempimento di determinati obblighi in qualità di membro dell'ERI.

(…)

4.   Uno Stato membro, una regione oppure un ente locale o un paese terzo può essere rappresentato da uno o più enti pubblici, comprese le regioni o gli enti locali, o enti privati con una missione di servizio pubblico per quanto riguarda l'esercizio di determinati diritti e l'adempimento di determinati obblighi in qualità di membro dell'ERI.

(…)

Motivazione

Cfr. motivazione dell'emendamento 2.

Emendamento 7

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 9

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Lo statuto contiene almeno le seguenti informazioni:

(…)

Lo statuto contiene almeno le seguenti informazioni:

(…)

(h)

i principi di base riguardanti:

(h)

i principi di base riguardanti:

(i) … (viii)

(i) … (viii)

 

(ix)

la politica di comunicazione con i poteri pubblici locali e regionali, le parti interessate e i cittadini della zona in cui è ubicata l'infrastruttura di ricerca europea;

Motivazione

Occorre mettere in risalto la dimensione dell'ERI in quanto soggetto che contribuisce alla diffusione e ottimizzazione dei risultati delle attività realizzate dalla comunità scientifica.

Emendamento 8

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 18, paragrafo 2

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

L'ERI e gli Stati membri interessati informano la Commissione di qualsiasi circostanza che rischi di mettere seriamente a repentaglio l'assolvimento della funzione dell'ERI.

L'ERI, le regioni o gli enti locali e gli Stati membri interessati informano la Commissione di qualsiasi circostanza che rischi di mettere seriamente a repentaglio l'assolvimento della funzione dell'ERI.

Motivazione

Cfr. motivazione dell'emendamento 2.

Emendamento 9

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 19

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

Gli Stati membri prendono le disposizioni appropriate per assicurare l'applicazione effettiva del presente regolamento.

Gli Stati membri e le regioni o gli enti locali prendono le disposizioni appropriate per assicurare l'applicazione effettiva del presente regolamento.

Motivazione

Cfr. motivazione dell'emendamento 2.

Emendamento 10

Proposta di regolamento del Consiglio relativo al quadro giuridico comunitario per l'Infrastruttura di ricerca europea (ERI), Articolo 21

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

1.   La Commissione è assistita da un comitato consultivo.

1.   La Commissione è assistita da un comitato di gestione formato da rappresentanti di tutti gli Stati membri e/o, se del caso, delle regioni consultivo.

2.   Nei casi in cui è fatto riferimento al presente articolo, si applicano gli articoli 3 e 7 della decisione 1999/468/CE.

2.   Nei casi in cui è fatto riferimento al presente articolo, si applicano gli articoli 3 4 e 7 della decisione 1999/468/CE.

Motivazione

La modifica che prevede che invece di un comitato consultivo vi sia un comitato e una procedura di gestione garantisce, nel caso in cui la decisione della Commissione europea sulla domanda di istituzione di una ERI non fosse conforme al parere del comitato, la notifica obbligatoria da parte della Commissione al Consiglio, il quale, a maggioranza qualificata, potrà adottare una decisione diversa. Nel comitato di gestione dovranno sedere rappresentanti di tutti gli Stati membri e/o, eventualmente, delle regioni.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  CdR 83/2007 fin.

(2)  Consiglio dell'Unione europea. Bruxelles, 30 maggio 2008. Conclusioni del Consiglio con l'avvio del processo di Lubiana.

(3)  Cfr. CdR 308/2007 fin, punto 19.


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/14


Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — La strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione

(2009/C 76/03)

IL COMITATO DELLE REGIONI:

riafferma l'importanza di una strategia di livello europeo, volta al sostegno della crescita economica e dell'occupazione, basata sull'innovazione, la ricerca e la competitività, in particolare alla luce dell'attuale crisi dei mercati finanziari e del suo probabile impatto sull'economia reale. Una strategia che deve, allo stesso tempo, rafforzare anche il suo carattere di sostenibilità, tanto attraverso la salvaguardia dei principi di coesione e solidarietà che attraverso la tutela dell'ambiente,

osserva che la strategia per la crescita e l'occupazione, così come rilanciata dal Consiglio europeo di primavera del 2005, non è riuscita, nonostante il suo appello ad una partnership europea, a realizzare pienamente il necessario coinvolgimento degli attori istituzionali che sono i protagonisti della sua attuazione; sottolinea che il Consiglio europeo di primavera ha riconosciuto «il ruolo del livello locale e regionale nel creare crescita e occupazione», sottolineando che «una maggiore appropriazione del programma per la crescita e l'occupazione a tutti i livelli di governo porterà ad una definizione delle politiche più coerente ed effettiva»,

nota che tale deficit di «appropriazione» della predetta strategia per la crescita e l'occupazione è alla base di una mancata trasformazione degli obiettivi della strategia di Lisbona in politiche integrate ad ogni livello di governo, e che ciò ha generato processi non sempre virtuosi nell'uso delle risorse produttive, finanziarie, umane e sociali volte al raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e migliore occupazione.

Relatore

:

Flavio DELBONO

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

prende atto dell'aumentare del divario tra la crescita dell'economia europea e quella mondiale, soprattutto in relazione alle modificate condizioni determinate dalla globalizzazione dei mercati;

2.

riafferma l'importanza di una strategia di livello europeo, volta al sostegno della crescita economica e dell'occupazione, basata sull'innovazione, la ricerca e la competitività, in particolare alla luce dell'attuale crisi dei mercati finanziari e del suo probabile impatto sull'economia reale. Una strategia che deve, allo stesso tempo, rafforzare anche il suo carattere di sostenibilità, tanto attraverso la salvaguardia dei principi di coesione e solidarietà che attraverso la tutela dell'ambiente;

3.

osserva che la strategia per la crescita e l'occupazione, così come rilanciata dal Consiglio europeo di primavera del 2005, non è riuscita, nonostante il suo appello ad una partnership europea, a realizzare pienamente il necessario coinvolgimento degli attori istituzionali che sono i protagonisti della sua attuazione; sottolinea che il Consiglio europeo di primavera ha riconosciuto «il ruolo del livello locale e regionale nel creare crescita e occupazione», sottolineando che «una maggiore appropriazione del programma per la crescita e l'occupazione a tutti i livelli di governo porterà ad una definizione delle politiche più coerente ed effettiva»;

4.

ricorda in particolare che, secondo quanto emerso dall'attività della Piattaforma di monitoraggio, esiste un «paradosso di Lisbona»: gli enti regionali e locali (ERL) svolgono un ruolo fondamentale nella strategia per la crescita e l'occupazione (istruzione, innovazione, ricerca a livello locale/regionale), ma non considerano, in molti casi, la loro azione come facente parte della strategia di Lisbona (mancanza di economie di scala/campo di applicazione) e la maggioranza di essi non considera la strategia di Lisbona realmente utile per le loro esigenze;

5.

parte dal presupposto che un'efficace attuazione della strategia di Lisbona potrà intervenire solo se il territorio ha forti capacità di generare, attrarre ed utilizzare risorse umane, competenze flessibili e poliedriche, ricercatori preparati e tecnici di alto livello; se esso si caratterizza per modelli di comportamento, valori, relazioni di fiducia e capacità organizzative che favoriscano l'interazione e la cooperazione fra agenti ed imprese, il funzionamento del mercato e la qualità della vita; se esso ha una dotazione adeguata e proporzionata di infrastrutture materiali e immateriali; se esso ha istituzioni credibili ed efficienti;

6.

nota che tale deficit di «appropriazione» della predetta strategia per la crescita e l'occupazione è alla base di una mancata trasformazione degli obiettivi della strategia di Lisbona in politiche integrate ad ogni livello di governo, e che ciò ha generato processi non sempre virtuosi nell'uso delle risorse produttive, finanziarie, umane e sociali volte al raggiungimento degli obiettivi di crescita economica e migliore occupazione;

7.

richiama quanto il Comitato delle regioni ha recentemente affermato, in alcuni pareri relativi alla strategia di Lisbona, a proposito degli aspetti seguenti:

coordinamento fra i programmi dei fondi strutturali ed altri pertinenti programmi europei, quali il programma quadro per la competitività e l'innovazione (CIP), il Settimo programma quadro per la ricerca e lo sviluppo, i programmi di apprendimento permanente, e ciò al fine di massimizzare il valore aggiunto europeo ed il coinvolgimento degli enti regionali e locali (risoluzione del 7 febbraio 2008 per il Consiglio europeo di primavera 2008),

nuovi percorsi di relazioni tra amministrazioni pubbliche, università, centri di ricerca ed imprese (parere del 18-19 giugno 2008 sul tema Cluster e politica dei cluster),

miglioramento dell'accesso delle PMI al finanziamento e della loro partecipazione ai programmi comunitari (parere del 13-14 febbraio 2007 sul tema Finanziare la crescita delle PMI),

attuazione integrata delle misure di coinvolgimento attivo al livello locale, regionale, nazionale e dell'UE (parere del 18-19 giugno 2008 sul tema Coinvolgimento attivo),

miglioramento e potenziamento dei sistemi di istruzione e formazione professionale europei quale fattore chiave per lo sviluppo competitivo dell'UE a lungo termine (parere del 9-10 aprile 2008 sul tema Favorire il pieno coinvolgimento dei giovani nella società),

ruolo degli enti locali e regionali nell'attuazione di politiche di flessicurezza (parere del 6-7 febbraio 2008 sul tema La flessicurezza),

ruolo dei servizi sociali di interesse generale (SSIG) e loro contributo all'attuazione degli obiettivi di Lisbona (parere del 6 dicembre 2006 in merito alla Comunicazione della CEAttuazione del programma comunitario di Lisbona: i servizi sociali d'interesse generale nell'UE),

un mercato unico più integrato quale strumento dinamico per la crescita sociale ed economica dell'Europa (parere del 23 marzo 2007 sul tema Il futuro del mercato unico e la situazione sociale europea),

riformare il bilancio, cambiare l'Europa (parere d'iniziativa del 10 aprile 2008, CdR 16/2008 fin),

nuove prospettive per la creazione e il consolidamento di uno spazio europeo della ricerca (CdR 83/2007 fin),

sostegno a favore della ricerca e dell'innovazione nelle regioni dell'UE (CdR 263/2007);

8.

sottolinea quindi la necessità di:

un miglior coordinamento delle politiche per la crescita e l'occupazione ai diversi livelli di governo,

politiche articolate per la crescita e l'occupazione a tutti i livelli (integrate in tutte le misure messe in atto),

accordi di governance multilivello: accordi scritti, consultazioni periodiche e coordinamento dei programmi politici tra i diversi livelli di governo.

RACCOMANDAZIONI PER IL CICLO DI GOVERNANCE 2008-2010

In riferimento alla partnership in corso fra la Commissione europea e i governi degli Stati membri per l'attuazione della strategia di Lisbona, il Comitato delle regioni:

9.

suggerisce che la riuscita della strategia dipenderà dall'attuazione, da parte dei diversi livelli di governo, delle decisioni enunciate negli orientamenti del Consiglio europeo di primavera; a tal fine occorre che i diversi livelli di governo cooperino integrando reciprocamente i propri programmi nelle pertinenti politiche per rendere più efficace il processo decisionale. In tale contesto si dovrebbero favorire gli accordi di governance multilivello;

10.

incoraggia gli ERL e le loro associazioni e reti (per es. la Rete delle regioni di Lisbona) dell'Unione europea ad attivarsi anche oltre le loro competenze formali, per avviare, nel contesto della strategia, politiche e azioni concrete volte ad indirizzare e a sostenere la struttura economica e sociale nel perseguimento degli obiettivi di crescita e occupazione;

11.

invita i governi nazionali dell'UE 27 a coinvolgere in modo più efficace i loro enti regionali e locali in ogni fase dell'attuazione della strategia di Lisbona. Ciò può avvenire:

organizzando, sotto la responsabilità dei coordinatori nazionali della strategia di Lisbona, una serie di «audit nazionali» da effettuare nei singoli paesi, in collaborazione con gli enti locali e regionali e le loro associazioni: l'obiettivo sarebbe quello di esaminare la situazione, permettere lo scambio di buone pratiche, valutare la necessità di ulteriori misure politiche e infine individuare gli ambiti di azione, nonché gli strumenti, che, in termini di governance, potrebbero aumentare il coinvolgimento degli enti locali e regionali nell'attuazione della strategia di Lisbona. I contributi di tali audit dovranno confluire nei programmi nazionali di riforma (PNR) destinati alla Commissione europea,

considerando i rapporti intermedi nazionali che ogni Stato membro dovrà presentare alla Commissione europea entro la metà di ottobre come un'opportunità per valutare il coinvolgimento degli enti locali e regionali nell'attuazione della strategia di Lisbona. Si ricorda a tale proposito che l'analisi dei rapporti nazionali operata ogni anno dal Comitato delle regioni ha fino ad ora evidenziato un coinvolgimento solo sporadico delle autorità locali e regionali. È perciò necessario che tale situazione venga evidenziata nella relazione annuale della Commissione;

12.

chiede alla Commissione europea di procedere a un esame più esaustivo dell'andamento della strategia nella sua relazione annuale, la cui pubblicazione è prevista nel dicembre 2008, analizzando in modo strutturato, per ciascun paese, il ruolo e il coinvolgimento degli ERL nel contesto della governance della strategia;

13.

invita il Consiglio europeo di primavera del 2009 a promuovere la più ampia diffusione possibile degli strumenti legati a una gestione integrata della cosa pubblica e a un sistema di governance multilivello, trasformandoli in una costante del processo decisionale in tutta l'Unione fino al 2010 e oltre;

14.

rinnova il suo impegno a contribuire alla riuscita della strategia sia attraverso il monitoraggio della sua attuazione a livello regionale e locale, sia attraverso un sostegno attivo agli audit nazionali, anche attraverso le sue delegazioni nazionali;

15.

chiede inoltre alla Commissione europea, e alle istituzioni a tutti i livelli, un rinnovato impegno nella comunicazione. Da un lato verso le autorità locali e regionali circa le politiche e i programmi generati anche con lo scopo di finanziare azioni e piani coerenti con gli obiettivi dell'Agenda di Lisbona, e dall'altro verso i cittadini circa l'impatto che la strategia di crescita e occupazione può produrre nella vita quotidiana, in modo da aumentare la consapevolezza di quello che l'azione di livello europeo può realizzare.

LE PROSPETTIVE OLTRE IL 2010

16.

i continui mutamenti del contesto mondiale e l'incompleto stato di attuazione della strategia di Lisbona impongono un'ampia riflessione sul ruolo futuro dell'azione a livello comunitario volta al perseguimento degli obiettivi di una maggiore crescita e di una migliore occupazione;

17.

ravvisa nell'azione rapida e coordinata dell'UE volta a proteggere e regolamentare i mercati finanziari un importante presupposto per la crescita e l'occupazione.

Il Comitato delle regioni

18.

auspica che si apra, attraverso il concreto coinvolgimento di tutti gli attori la cui azione è decisiva per il raggiungimento degli obiettivi, un'ampia riflessione e un largo dibattito su:

le priorità della strategia, attualmente troppo vasta e perciò a volte troppo vaga nei suoi obiettivi. La molteplicità di tali obiettivi ne rende necessaria una chiara prioritarizzazione. La domanda è: quanti obiettivi?

Le procedure, le azioni e le misure più efficaci ed efficienti per il raggiungimento di tali obiettivi, date le attuali competenze dei diversi livelli di governo, anche a partire da modalità utilizzate per altri programmi (es. fondi strutturali, programma quadro di ricerca e sviluppo). La domanda è: come conseguire tali obiettivi nel modo migliore?

I costi della strategia e l'ottimizzazione nell'uso delle risorse, ambientali ed economiche salvaguardando al contempo l'ambiente e il clima. La domanda è: come gestire i compromessi?

La necessità di coniugare un rafforzamento delle azioni volte alla competitività con l'obiettivo fondamentale del progetto europeo di sostenere la coesione economica, sociale e territoriale, quale elemento di eccellenza. La domanda è: come coniugare competitività e coesione?

Come proprio contributo il CdR:

19.

rileva l'opportunità di focalizzare l'azione della strategia europea per la crescita e l'occupazione sulla competitività basata sulla ricerca e l'innovazione: questa è infatti l'elemento fondamentale in grado di consentire allo spazio economico e commerciale dell'Unione una reale competitività a livello internazionale, e al mercato interno dell'occupazione una ridefinizione in termini di quantità e qualità del lavoro. Inoltre, si deve proseguire nell'attuazione di misure volte a favorire la competitività delle piccole e medie imprese e nel miglioramento del quadro normativo. La sostenibilità sociale ed ambientale, oltre che economica, della crescita deve restare il parametro di riferimento nella definizione delle modalità di perseguimento dell'obiettivo competitività;

20.

suggerisce di elaborare l'intervento comunitario non più come strategia di largo raggio ma come insieme strutturato di politiche coordinate e integrate, anche per consentirgli un'azione più incisiva ed approfondita;

21.

sottolinea che è indispensabile una più significativa azione decisionale a livello comunitario nella elaborazione, nel coordinamento e nell'attuazione delle politiche e dei programmi che costituiranno la nuova agenda per la competitività. In tale contesto bisogna però salvaguardare le competenze degli Stati membri e rispettare il principio di sussidiarietà. A tale proposito è auspicabile che nella revisione del bilancio comunitario vengano prese decisioni importanti a favore delle politiche per la competitività sia attraverso una valutazione di ordine quantitativo delle assegnazioni, sia nel contesto di uno stretto coordinamento tra le politiche stesse. Laddove l'azione prevede competenze degli Stati membri, l'Unione europea e i suoi Stati membri devono darsi strumenti efficaci di decisione e prevederne il coordinamento a diversi livelli di governance per garantire il successo di queste politiche.

A tale proposito, in particolare:

22.

rileva la necessità di un'attenta azione volta a incrementare e qualificare gli investimenti per la ricerca applicata. Lo sforzo comune di tutti i livelli di governo deve essere diretto a stimolare e sostenere la costellazione delle PMI nella ricerca di modalità di investimento che, pur salvaguardandone la competitività nello spazio interno, le proiettino in una dimensione internazionale. L'investimento pubblico in ricerca di base deve necessariamente essere affiancato da un significativo investimento privato in ricerca applicata all'innovazione di prodotto, oltre che di processo;

23.

consapevole dell'importanza del mercato unico quale condizione necessaria per una reale ed efficace strategia per la competitività, chiede che sia rinnovato l'impegno per l'attuazione di tutte le misure volte al suo completamento. Inoltre, chiede che venga evidenziata la sua dimensione locale e regionale nell'ottica di garantire una maggiore capacità competitiva alle PMI attraverso lo sfruttamento competitivo delle diversità locali e regionali;

24.

nell'attuazione di una reale ed efficace strategia della competitività si dovrà prestare un'attenzione speciale alla riduzione degli infortuni sul lavoro;

25.

sottolinea la necessità di una politica europea per l'energia, attiva sugli aspetti di produzione, consumo e approvvigionamento, con una riduzione progressiva della dipendenza energetica dai paesi terzi, quale elemento indispensabile per sostenere la competitività delle imprese europee, soprattutto le PMI, e per garantire ai cittadini il mantenimento di adeguati standard di qualità di vita;

26.

rileva la necessità di promuovere attivamente e con diversi modi una nuova occupazione femminile, fermo restando che le misure da adottare al riguardo devono essere definite dagli Stati membri o dagli enti regionali e locali a seconda delle loro competenze. L'evidenza empirica mostra che l'offerta di lavoro femminile è più sensibile al salario netto di quella maschile e che in diversi ambiti delle forme di agevolazione della nuova occupazione femminile potrebbero contribuire a colmare l'ampio gap che persiste in molti paesi rispetto agli obiettivi di Lisbona;

27.

segnala l'urgenza di affrontare, accanto alle conseguenze del calo demografico in molte regioni, anche le sfide derivanti dall'invecchiamento della popolazione nello spazio europeo: si tratta di un problema che necessita di un nuovo welfare per la famiglia, oltre che di una politica per l'immigrazione attenta e consapevole delle necessità umane e sociali. Non si devono perseguire solo politiche per l'immigrazione di alte professionalità, ma eventualmente anche per l'immigrazione di manodopera non qualificata in grado di sostenere la produzione delle PMI, a seconda delle necessità dei singoli Stati membri e/o degli enti regionali e locali. La mondializzazione sociale e dell'economia non lascia più spazio a comportamenti come quelli che hanno spesso generato illegalità nel mercato del lavoro;

28.

ricorda l'importanza dell'istruzione scientifica e di alto livello, ma anche di quella primaria, secondaria, della formazione professionale e permanente: queste ultime consentono infatti dei percorsi formativi che permettono di raggiungere una qualificazione di alto livello e di realizzare i presupposti e le condizioni che rendono possibile l'aumento della partecipazione dei cittadini, comprese le donne, alla vita attiva e produttiva. A tal fine si dovrebbero incrementare le iniziative dirette a far diminuire effettivamente i casi di abbandono scolastico precoce;

29.

nel contesto di quanto sopra delineato, il Comitato delle regioni sottolinea la necessità di mantenere come elemento di riferimento i valori essenziali del progetto europeo;

30.

richiama pertanto l'attenzione sull'importanza del modello sociale europeo e dell'agenda sociale europea, nonché sui processi di Bologna e Copenaghen, nell'ambito dell'istruzione e della formazione. Ad onta della loro diversità, i sistemi nazionali si basano su una concezione comune del progresso sociale: in tale concezione gli attori sociali, le comunità locali, i gruppi, gli enti locali e regionali e le organizzazioni civili hanno una parte sempre più importante;

31.

ricorda l'impegno a favore della salvaguardia dell'ambiente, sia con azioni di portata locale che con interventi di portata globale, soprattutto in relazione al Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici. A tale proposito sottolinea l'importanza per la dimensione locale e regionale del «pacchetto sostenibilità» elaborato dalla Commissione ed in particolare la comunicazione sul piano d'azione «Politica industriale sostenibile» in quanto strategia integrata per aiutare l'economia UE a divenire non solo più competitiva, ma anche più sostenibile sotto il profilo ambientale;

32.

ricorda inoltre che la conoscenza del territorio è uno degli aspetti più importanti per la declinazione a livello locale e regionale degli obiettivi tracciati dalla strategia di Lisbona: è quindi fondamentale garantire una informazione statistica condivisa ed una capacità di lettura degli indicatori anche al livello locale e regionale;

33.

suggerisce di attuare la strategia post 2010 sulla base di una governance migliorata, in grado di imprimere un nuovo dinamismo e vivacità nell'azione europea in favore della crescita economica e dell'occupazione. Una governance, insomma, che sia in grado di superare le difficoltà che presentano gli attuali meccanismi (il metodo aperto di coordinamento, l'accordo sui valori di riferimento, gli indicatori strutturali e gli altri miglioramenti di ordine tecnico);

34.

ci si dovrà a questo fine basare su:

degli obiettivi formulati in modo chiaro, valutati meglio, più differenziati e più mirati,

un calendario sincronizzato con quello della prossima legislatura europea (2009-2014),

una mobilizzazione più chiara e un'applicazione più sostenibile degli strumenti giuridici e finanziari della CE,

degli incentivi più forti, in grado di spingere gli Stati membri ad agire, e un maggior coinvolgimento dei leader politici nazionali,

un ruolo attivo degli ERL in tutte le fasi del ciclo politico (individuazione dei bisogni, progettazione, attuazione, monitoraggio e valutazione), in grado di svolgere funzioni di integrazione ed adattamento tra le istanze locali e regionali, le differenti politiche a ricaduta territoriale e gli obiettivi dell'Unione europea;

35.

il Comitato delle regioni contribuirà ulteriormente alla riflessione, in vista delle decisioni che dovranno essere prese sul futuro delle politiche europee per la crescita e occupazione dopo il 2010. A tale scopo il Comitato delle regioni verificherà anche l'opportunità di costituire fra i propri membri un gruppo di lavoro specializzato, aperto al dialogo con le istituzioni comunitarie.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/19


Parere di prospettiva del Comitato delle regioni — Il contributo delle regioni al conseguimento degli obiettivi europei in materia di cambiamenti climatici ed energia, con particolare riguardo al Patto dei sindaci

(2009/C 76/04)

IL COMITATO DELLE REGIONI

fa presente alle istituzioni dell'Unione europea che l'azione locale è un fattore chiave per raggiungere l'obiettivo di aumentare del 20 % l'efficienza energetica, e che il ruolo cruciale delle regioni e dei comuni nel perseguire questo obiettivo è già stato chiaramente riconosciuto dalla Commissione e dal Parlamento europeo,

ricorda che in settori quali i trasporti, gli alloggi, l'edilizia pubblica e le infrastrutture per la pubblica illuminazione, la cui pianificazione e fornitura è di competenza degli enti locali e regionali, si possono realizzare riduzioni significative delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici,

ritiene necessario che i piani d'azione delle città di medie e grandi dimensioni vengano integrati nei piani regionali e nazionali. I piani regionali potrebbero fungere da ponte tra le iniziative locali e quelle nazionali, assicurando così un'elaborazione più coerente dei piani locali. I piani d'azione devono introdurre strumenti concreti per realizzare gli obiettivi stabiliti e prevedere un finanziamento adeguato in tal senso,

ritiene che il Patto dei sindaci debba essere rilanciato affinché tutti gli enti infranazionali, regioni incluse, siano informati della possibilità di aderirvi,

chiede che i fondi e i finanziamenti comunitari siano rivisti al fine di privilegiare le azioni volte a promuovere l'utilizzo di energia sostenibile, in particolare attraverso l'aumento dal 3 % al 5 % dei finanziamenti regionali destinati a migliorare l'efficienza energetica dell'edilizia residenziale. Gli enti locali e regionali disposti ad investire nei programmi di efficienza energetica, nella promozione delle fonti di energia sostenibile e nella riduzione delle emissioni di CO2 dovrebbero avere accesso ai prestiti della BEI.

Relatrice

:

Kay TWITCHEN (UK/PPE), membro del Consiglio della contea dell'Essex

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Punti chiave del parere

1.

accoglie con favore l'invito della Commissione europea a pronunciarsi sul ruolo delle regioni nell'ambito del Patto dei sindaci;

2.

sottolinea che i cittadini hanno il diritto di sapere che cosa fanno i loro rappresentanti eletti per assicurare un ambiente sostenibile alle generazioni future;

3.

evidenzia che il Patto dei sindaci offre ai sindaci un'ottima opportunità per coinvolgere i cittadini in azioni collettive e positive di lotta al cambiamento climatico, e consentirà all'Unione europea di dar prova di vera leadership in questo campo;

4.

fa presente alle istituzioni dell'Unione che l'azione locale è un fattore chiave per modificare i comportamenti individuali, cosa — questa — essenziale per raggiungere l'obiettivo di aumentare del 20 % l'efficienza energetica, e che il ruolo cruciale delle regioni e dei comuni nel perseguire questo obiettivo è già stato riconosciuto dalla Commissione (1) e dal Parlamento europeo (2);

5.

fa notare che promuovendo l'energia sostenibile e l'efficienza energetica, il Patto dei sindaci può spronare le città e le regioni ad attuare i cambiamenti necessari per proteggere i cittadini più vulnerabili, in particolare le fasce a reddito basso e fisso, dagli effetti degli elevati prezzi dell'energia e della penuria di combustibile. Queste iniziative vanno tuttavia condotte in modo da evitare sovvenzioni al consumo di energia e permettere l'intervento di forti incentivi destinati a promuovere un uso più efficace dell'energia e, quando possibile, a ridurre il consumo energetico;

6.

osserva che gli enti regionali e locali hanno già iniziato a svolgere attività e iniziative che contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi della politica UE in materia di cambiamenti climatici, mostrando capacità di leadership grazie all'audace e necessaria decisione di rafforzare l'efficienza energetica a vantaggio dei cittadini e dell'ambiente. Il Patto dei sindaci, analogamente ad altri modelli di questo genere creati sul piano nazionale e internazionale, fornisce uno strumento forte che dà nuovo slancio a queste azioni;

7.

accoglie con favore la possibilità, prevista per la prima volta, di tener conto dei risultati già raggiunti dai comuni in materia di efficienza energetica e di risparmio energetico e invita i comuni all'avanguardia in questo campo ad impegnarsi attivamente e a presentare i loro progetti nel quadro del Patto;

8.

accoglie con favore l'avvio positivo del Patto e l'alto grado di coinvolgimento politico dimostrato dai comuni europei che hanno sottoscritto l'obiettivo di un risparmio energetico superiore al 20 %. Tuttavia, se la partecipazione si limiterà alle grandi città, l'iniziativa rischia di rimanere un gesto simbolico. Occorre ora che, a seconda della struttura interna di ciascuno Stato membro, tutti gli enti territoriali, i comuni e le regioni si impegnino con rinnovato slancio per aderire al Patto o per adottare azioni pratiche di altro genere con obiettivi analoghi. Si dovrebbero inoltre informare i piccoli comuni circa la possibilità di raggrupparsi in reti regionali;

9.

chiede pertanto che i livelli regionale e locale partecipino al Patto come partner altrettanto indispensabili per l'attuazione degli impegni europei in materia di cambiamenti climatici;

10.

accoglie con favore il miglioramento del quadro normativo introdotto dal pacchetto su energia e cambiamenti climatici, che assicurerà la certezza giuridica e offrirà un contesto di riferimento per le attività avviate dal Patto dei sindaci. Ritiene tuttavia che occorra un'azione più intensa al livello UE per concretizzare l'impegno degli Stati membri di ridurre del 20 % i consumi energetici;

11.

deplora la mancata introduzione di un obiettivo vincolante di efficienza energetica nel pacchetto 2008 su energia e cambiamenti climatici, in quanto così viene meno un elemento fondamentale per conseguire la necessaria riduzione delle emissioni di CO2;

12.

sottolinea che, senza un quadro che definisca gli obiettivi a livello europeo, nazionale, regionale e locale, il Patto non sarà sufficiente per tener fede all'impegno preso dai suoi firmatari di ridurre le emissioni di almeno il 20 %. È importante coinvolgere gli enti locali e regionali nella definizione degli obiettivi in materia di cambiamento climatico e di energia, adottare strumenti concreti per realizzare questi obiettivi e prevedere un finanziamento adeguato in tal senso.

Il ruolo degli enti regionali

13.

il CdR ribadisce le conclusioni dei suoi precedenti pareri su questa stessa tematica (3). Le regioni, così come le città di medie e grandi dimensioni, svolgono un ruolo di primo piano nel campo energetico e sono responsabili di numerose attività legate alla pianificazione, alla concessione di autorizzazioni, agli investimenti, agli appalti, alla produzione e ai consumi. In settori quali i trasporti, gli alloggi, l'edilizia pubblica e le infrastrutture per la pubblica illuminazione, la cui pianificazione e fornitura è di competenza degli enti locali e regionali, si possono realizzare riduzioni significative delle emissioni di CO2 e dei consumi energetici;

14.

sottolinea l'impatto che un obiettivo generale di riduzione dei consumi — in termini sia di beni di consumo che di risorse naturali come l'acqua — avrebbe sulla riduzione delle emissioni e sull'impiego dell'energia. In molti casi le regioni, che abbracciano territori sia urbani che rurali, sono in una posizione migliore degli enti locali per influenzare il comportamento dell'insieme dei cittadini;

15.

auspica quindi un forte impegno delle regioni ed esprime la speranza che le autorità regionali competenti incoraggino all'adesione un gran numero di comuni del loro territorio;

16.

ritiene necessario che i piani d'azione delle città di medie e grandi dimensioni vengano integrati nei piani regionali e nazionali. I piani regionali potrebbero fungere da ponte tra le iniziative locali e quelle nazionali, assicurando così un'elaborazione più coerente dei piani locali. È importante adottare strumenti concreti sul piano finanziario, tecnico, delle risorse umane, legislativo e della valutazione, nonché definire un calendario per realizzare gli obiettivi stabiliti;

17.

ricorda le notevoli differenze presenti tra le regioni, sottolinea l'impatto che il cambiamento climatico potrebbe avere su alcuni sistemi o settori specifici e su determinate regioni, e fa presente lo stretto collegamento esistente tra le capacità di adattamento, profondamente diverse tra i singoli settori e le varie regioni, e lo sviluppo socioeconomico. Le regioni e gli enti locali svolgono un ruolo di primo piano in tale contesto;

18.

valuta positivamente l'elemento comparativo insito nel Patto e sottolinea il ruolo guida che le regioni potrebbero svolgere nell'identificare le opportunità d'azione a livello locale, condividere le pratiche migliori, individuare i partner dei progetti, distribuire stanziamenti, misurare i progressi compiuti e diffondere i risultati raggiunti. Le iniziative locali dovrebbero essere integrate in un quadro regionale o nazionale per massimizzarne l'impatto e consentire l'individuazione di possibili partenariati. Inoltre dovrebbero avere la libertà di fissarsi obiettivi ambiziosi ma comunque sostenibili, al di là di quelli stabiliti nei quadri nazionali;

19.

riconosce che le dimensioni dei partenariati disposti ad avviare le azioni costituiranno un fattore importante per la riuscita o l'insuccesso del Patto. Per essere efficaci, le azioni dovranno essere di portata tale da avere un impatto significativo, ma al contempo essere abbastanza limitate per garantirne l'appropriazione a livello locale. Se è vero che le grandi città possono realizzare economie di scala, è anche vero che le regioni possono aiutare in tal senso i piccoli comuni e le comunità rurali, che spesso si trovano ad affrontare sfide ben maggiori nel campo dell'efficienza energetica, della promozione delle fonti di energia sostenibile e della riduzione delle emissioni di CO2;

20.

ricorda alla Commissione che le regioni e le città influiscono considerevolmente sul mercato dell'energia come grandi acquirenti e fornitori di riscaldamento ed elettricità, tra l'altro attraverso sistemi di produzione combinata di energia elettrica e termica e sistemi di trattamento dei rifiuti urbani quali la produzione di energia a partire dai rifiuti, la digestione anaerobica e la produzione di combustibili solidi recuperati, nonché lo sviluppo di energie rinnovabili e di fonti di energia alternative che comportano limitate emissioni di gas a effetto serra;

21.

ritiene, pertanto, che il Patto debba essere rilanciato affinché tutti gli enti infranazionali, regioni incluse, siano informati della possibilità di aderirvi e si raggiunga così la massima copertura territoriale, arrivando a coinvolgere le aree rurali, nelle quali le sfide legate all'efficienza energetica, alla promozione delle fonti di energia sostenibile e alla riduzione delle emissioni di CO2, sono particolarmente grandi. Il Patto dovrebbe essere coordinato con le iniziative nazionali analoghe.

Le sfide legate al Patto

22.

il CdR ribadisce il proprio sostegno agli obiettivi del Patto e ai suoi ambiti di intervento, tra cui figurano la riduzione della domanda e dei consumi energetici e lo sviluppo di un sistema di approvvigionamento energetico sostenibile e sicuro attraverso la promozione delle fonti di energia rinnovabile e il miglioramento dell'efficienza energetica dei prodotti;

23.

insiste sul fatto che l'obiettivo principale di tutte le misure per la riduzione delle emissioni è la sostenibilità sul lungo periodo e che, per assicurarla, i criteri qualitativi devono essere associati a determinati obiettivi;

24.

sottolinea che se si vuole che il Patto abbia effetti duraturi, esso dovrà essere saldamente ancorato negli statuti degli enti firmatari, in modo che gli impegni presi e gli obiettivi perseguiti siano al riparo da interferenze future o non corrano il rischio di essere ridimensionati in seguito a futuri mutamenti politici o amministrativi e dei confini geografici;

25.

pone in evidenza le pressioni di bilancio a breve termine cui sono soggette le regioni e le città che fanno investimenti a breve-lungo termine per migliorare la loro efficienza energetica, promuovere le fonti di energia sostenibile e ridurre le emissioni di CO2, e ritiene che gli obiettivi per la valutazione delle prestazioni nazionali debbano tener conto di questa situazione;

26.

osserva che, poiché non esiste una definizione univoca dei termini «sindaco» o «regione» valida in tutti gli Stati membri dell'UE, il nome del Patto e gli obiettivi che esso comporta devono essere formulati in modo da non escludere altri organismi o da scoraggiarne l'adesione al Patto;

27.

evidenzia che, negli ultimi anni, le città e le regioni dell'UE hanno ottenuto risultati molto diversi nel ridurre le emissioni di CO2 e i consumi energetici, e che alcuni pionieri del progresso sono già andati oltre gli obiettivi di più facile portata. Si dovrebbe tenere conto del fatto che i consumi e la produzione di energia, con le relative emissioni di gas a effetto serra, variano sensibilmente tra i diversi Stati membri come pure al loro interno, soprattutto tra le aree urbane e le aree rurali.

Ulteriori proposte per il Patto

28.

il CdR chiede che si dia sostegno all'elaborazione di strategie per la riduzione delle emissioni e di orientamenti chiari su come diffondere e valutare i dati relativi alle emissioni. Ciò è essenziale per fare confronti e procedere a valutazioni comparate;

29.

raccomanda che, per evitare che vengano ripetuti gli stessi errori, le valutazioni comparate riportino esempi sia di insuccessi che di successi. Questi dovrebbero poter essere applicati in modo diretto, ragion per cui sarebbe necessario precisare le iniziative nei dettagli, compreso il loro bilancio. L'UE dovrebbe fare propri gli insegnamenti della Conferenza USA dei sindaci e dell'Iniziativa regionale del Nord-est e dell'Atlantico centrale (USA) relativa ai gas ad effetto serra;

30.

ritiene che il Patto dovrebbe tener conto delle metodologie e dei sistemi di valutazione messi a punto da molte città e da molti comuni membri delle reti regionali o nazionali, adoperandosi al contempo per armonizzare a medio termine gli strumenti di raccolta e misurazione dei dati. Ciò renderebbe superflua l'elaborazione di nuovi metodi di lavoro e incoraggerebbe una più ampia partecipazione al Patto. L'obiettivo sarà quello di far sì che la maggior parte dei comuni che fanno parte di reti già esistenti aderiscano al Patto dei sindaci;

31.

propone che il calendario relativo al Patto sia definito in modo da consentire di diffondere in tutti gli Stati membri gli standard di eccellenza e le migliori pratiche esistenti prima dell'elaborazione dei piani d'azione. In tal modo, i piani di azione che le città e le regioni metteranno a punto potranno tener conto di queste buone pratiche.

Le sfide legate al raggiungimento degli obiettivi UE in materia di efficienza energetica

32.

il CdR sottolinea l'importanza del contesto europeo e nazionale per la riuscita delle azioni locali e deplora in particolare che la Commissione non abbia aggiornato il Piano d'azione 2006 per l'efficienza energetica. Questo aggiornamento è indispensabile per incoraggiare gli Stati membri e le loro regioni e città a dare slancio all'efficienza e andare oltre l'obiettivo UE del 20 %;

33.

si unisce all'appello lanciato dal Consiglio europeo di giugno affinché la Commissione europea e gli Stati membri accelerino l'attuazione del Piano d'azione e ne prendano in considerazione la revisione;

34.

evidenzia che dovrebbe esserci un rapporto diretto tra i piani d'azione nazionali per l'energia e quelli regionali, dato che questi ultimi costituiscono il nesso indispensabile tra i piani nazionali e quelli di città e comuni. È importante coinvolgere gli enti locali e regionali nella definizione degli obiettivi in materia di cambiamento climatico e di energia, adottare strumenti concreti per realizzare questi obiettivi e prevedere un finanziamento adeguato in tal senso;

35.

chiede che i fondi e i finanziamenti comunitari siano rivisti al fine di privilegiare le azioni volte a promuovere l'utilizzo di energia sostenibile, in particolare attraverso l'aumento dal 3 % al 5 % dei finanziamenti regionali destinati a migliorare l'efficienza energetica dell'edilizia residenziale. Gli enti locali e regionali disposti ad investire nei programmi di efficienza energetica, nella promozione delle fonti di energia sostenibile e nella riduzione delle emissioni di CO2 dovrebbero avere accesso ai prestiti della BEI;

36.

raccomanda pertanto che la revisione intermedia dei programmi comunitari di finanziamento definisca le modalità per riorientare tutta la gamma dei programmi nel senso di sostenere l'efficienza energetica, promuovere le fonti di energia sostenibile e ridurre le emissioni di CO2, nonché assicurare che i programmi destinati a migliorare l'efficienza energetica, siano accessibili alle regioni e alle città. Così, ad esempio, nel quadro di eventuali revisioni future, oltre ad incrementare i finanziamenti regionali e di coesione per sostenere l'efficienza energetica dell'edilizia residenziale, si dovrebbero aumentare gli investimenti a favore della commercializzazione delle nuove tecnologie nel contesto, ad esempio, del 7PQ. Potrebbe inoltre rendersi necessaria una revisione delle regole sugli aiuti di Stato per consentire azioni in materia di trasformazione dell'energia e di trasformazioni industriali;

37.

invita la Commissione a continuare a sviluppare e ad aggiornare con maggiore tempestività le misure in grado di aiutare le città di medie e grandi dimensioni e le regioni a indurre modifiche comportamentali, ad es. mediante la promozione e la classificazione dei prodotti ad alta efficienza energetica;

38.

ritiene che le regioni e le città potrebbero più facilmente raggiungere o addirittura superare l'obiettivo di aumentare del 20 % la loro efficienza energetica entro il 2020 se tale obiettivo fosse vincolante e se il Piano UE per l'efficienza energetica e i piani di azione nazionali degli Stati membri venissero aggiornati di conseguenza.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Il commissario PIEBALGS ha affermato, nel corso del forum di aprile del CdR, che le idee e i progetti più innovativi di lotta al cambiamento climatico provengono in gran parte proprio dalle regioni e dalle città.

(2)  La relazione del PE in merito al Piano d'azione per l'efficienza energetica: concretizzare le potenzialità (2007/2106 (INI)) «sottolinea il ruolo delle agenzie dell'energia locali e regionali nell'efficace attuazione delle misure per l'efficienza energetica (…)».

(3)  Parere del Comitato delle regioni sul tema Limitare il surriscaldamento dovuto ai cambiamenti climatici a + 2 gradi Celsius e includere le attività di trasporto aereo nel sistema comunitario di scambio delle quote di emissione, DEVE-IV-015.


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/23


Parere del Comitato delle regioni — Mobilità dei giovani volontari in Europa

(2009/C 76/05)

IL COMITATO DELLE REGIONI

constata che, al momento, nei diversi Stati membri le modalità di organizzazione del volontariato divergono profondamente, e fa presente che molto spesso in materia di lavoro volontario mancano dati statistici ed analisi approfondite,

chiede alla Commissione europea di sostenere le misure a favore della collaborazione tra le organizzazioni di volontariato non solo attraverso un portale europeo per i giovani volontari, ma anche con una base dati che raccolga migliori pratiche, progetti, opportunità e dati particolareggiati. A questo proposito la Commissione europea dovrebbe attingere e fare riferimento ai dati nazionali, regionali e locali, in modo da avvicinare il più possibile i giovani alle informazioni,

appoggia con vigore l'iniziativa, lanciata tra l'altro dal Parlamento europeo, di fare del 2011 l'Anno europeo del volontariato, ed è pronto a partecipare attivamente alla sua realizzazione. L'Anno europeo del volontariato offrirà l'opportunità di dedicare un'attenzione specifica ai problemi dei giovani e all'inclusione,

chiede alla Commissione europea, agli Stati membri e agli enti locali e regionali di mobilitarsi a favore dell'integrazione del volontariato nel sistema di istruzione, in modo che i giovani entrino precocemente in contatto con le attività di volontariato e le vedano come un normale contributo alla vita sociale. Tali attività potrebbero essere integrate nei programmi scolastici,

il volontariato costituisce una possibilità di mobilità particolarmente valida per i giovani. Occorre quindi prevedere degli aiuti sotto varie forme per i giovani sfavoriti che desiderano prestare servizio volontario, ma che diversamente beneficerebbero meno, o per nulla, di tale opportunità di mobilità. In questo contesto sarà molto utile sostenere la formazione e la mobilità degli operatori socio-educativi specializzati nei giovani e degli animatori giovanili. Occorre inoltre sfruttare le possibilità di cui dispongono gli enti locali e regionali per raggiungere meglio questo gruppo specifico.

Relatrice

:

Rinda DEN BESTEN, assessore della città di Utrecht (NL/PSE)

Testo di riferimento

Proposta di raccomandazione del Consiglio relativa alla mobilità dei giovani volontari in Europa

COM(2008) 424 def.

I.   RACCOMANDAZIONI PROGRAMMATICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

constata che, al momento, nei diversi Stati membri le modalità di organizzazione del volontariato divergono profondamente, e fa presente che molto spesso in materia di lavoro volontario mancano dati statistici ed analisi approfondite. Dato che l'armonizzazione legislativa e normativa non è né possibile né auspicabile, il Comitato propone di lavorare in tale direzione procedendo per fasi successive. La prima fase consiste nell'analizzare a fondo i diversi sistemi legislativi e normativi vigenti nei vari Stati membri in materia di lavoro volontario, i desideri dei (potenziali) giovani volontari, gli ostacoli che essi incontrano quando desiderano svolgere volontariato transfrontaliero, e quali benefici il volontariato apporta ai giovani che lo prestano, alle regioni da cui essi provengono e a quelle in cui essi operano. Questi dati possono contribuire utilmente al dibattito e dar vita a una nuova politica, aderente alla realtà del volontariato giovanile in Europa;

2.

accoglie con favore l'iniziativa della Commissione europea intesa a promuovere la mobilità dei giovani volontari in Europa;

3.

plaude alla creatività della Commissione europea nella ricerca di un modo per agevolare il lavoro dei giovani volontari in altri paesi europei, ma teme che l'interoperabilità dei programmi nazionali relativi alle attività di volontariato non rappresenti la soluzione, viste le divergenze che caratterizzano l'organizzazione del lavoro volontario nei diversi paesi europei. Per questo motivo il Comitato chiede che venga promossa la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato (indipendentemente dal fatto che si tratti di organizzazioni della società civile o di autorità pubbliche) di uno o più Stati membri e incoraggia gli Stati membri a promuovere i progetti di volontariato transfrontalieri;

4.

chiede alla Commissione europea di sostenere le misure a favore della collaborazione tra le organizzazioni di volontariato non solo attraverso un portale europeo per i giovani volontari, ma anche con una base dati che raccolga migliori pratiche, progetti, opportunità e dati dettagliati A questo proposito la Commissione europea dovrebbe attingere e fare riferimento ai dati nazionali, regionali e locali, in modo da avvicinare il più possibile i giovani alle informazioni;

5.

sottolinea il ruolo degli enti locali e regionali nel volontariato, e in particolare nell'integrazione dei giovani con minori opportunità, ai quali il volontariato può aprire la strada all'inclusione. Visto che in molti Stati membri gli enti locali e regionali sono direttamente responsabili della politica giovanile e dispongono di una grande quantità di conoscenze ed esperienze, si può concludere che di massima il loro sia il livello più adatto per trovare soluzioni innovative e creative, e per avviare i partenariati più significativi. Inoltre gli enti locali e regionali svolgono un ruolo importante nel motivare i giovani, dato che si trovano più a contatto con le organizzazioni che accolgono i volontari e possono incoraggiarle a scambiarsi i giovani volontari;

6.

chiede agli Stati membri di assegnare agli enti locali e regionali finanziamenti adeguati per realizzare gli obiettivi comunitari in materia di volontariato giovanile, e incoraggia gli Stati membri a fare uso dei fondi e dei programmi UE (quali il Fondo sociale europeo e il programma Gioventù in azione) per migliorare la qualità dei progetti internazionali di volontariato appoggiando e affiancando le organizzazioni di volontariato nazionali, regionali e locali. Grazie a questo supporto tali organizzazioni potranno allargare i contatti internazionali, sviluppare le competenze specifiche necessarie per assistere i giovani provenienti da altri paesi e avviare progetti internazionali;

7.

raccomanda agli enti locali e regionali di attivarsi per sviluppare un'infrastruttura intesa a supportare il volontariato, pur lasciandone ovviamente intatta l'autonomia. La creazione di centri di volontariato locali e regionali può ad esempio aiutare a promuovere il lavoro volontario, a diffondere le informazioni, a motivare i giovani a svolgere attività di volontariato e a valutare la qualità e l'efficacia di queste ultime;

8.

deplora il persistere di barriere socioeconomiche e amministrative che ostacolano la mobilità dei giovani volontari, e propone pertanto di prendere l'iniziativa di inventariare questi ostacoli nel quadro di una più ampia ricerca sul volontariato (cfr. il punto 1 del presente parere). Data la carenza di dati sul lavoro volontario, il Comitato chiede anche agli Stati membri di procedere ad un'analisi più approfondita e di presentarne i risultati prima del 2011, in modo da permettere una revisione della politica in materia di volontariato;

9.

appoggia con vigore l'iniziativa, lanciata tra l'altro dal Parlamento europeo, di fare del 2011 l'Anno europeo del volontariato ed è pronto a partecipare attivamente alla sua realizzazione: l'Anno europeo del volontariato offrirà l'opportunità di dedicare un'attenzione particolare ai problemi dei giovani e all'inclusione;

10.

sottolinea esplicitamente l'importanza di attenuare le barriere linguistiche in Europa incoraggiando l'apprendimento delle lingue per i volontari;

11.

fa presente che il volontariato deve essere definito in maniera più ampia rispetto a quanto appare dalla proposta in esame: esso può infatti essere svolto sia a tempo pieno che a tempo parziale, a breve o a lungo termine, senza retribuzione oppure con l'erogazione di piccole somme di denaro per le piccole spese e/o di un rimborso spese, o persino comportare un eventuale contributo finanziario personale in funzione del gruppo destinatario e delle circostanze;

12.

rileva l'importanza di un riconoscimento delle competenze acquisite dai giovani volontari, che possono essere messe a frutto in seguito (lavoro o studio). Il volontariato è, in ultima analisi, una forma importante di apprendimento non formale, e contribuisce allo sviluppo e all'accessibilità dell'istruzione per i giovani. Per questo motivo le scuole, ma anche le organizzazioni della società civile e le imprese potrebbero svolgere un ruolo (o avere un ruolo più importante) nel riconoscimento delle competenze acquisite nell'ambito del volontariato e nell'utilizzazione pratica degli strumenti attualmente previsti a questo scopo, cioè Europass e Youthpass;

13.

chiede alla Commissione europea, agli Stati membri e agli enti locali e regionali di mobilitarsi a favore dell'integrazione del volontariato nel sistema di istruzione, in modo che i giovani entrino precocemente in contatto con le attività di volontariato e le vedano come un normale contributo alla vita sociale. Tali attività potrebbero essere integrate nei programmi scolastici;

14.

ritiene estremamente importante garantire un buon equilibrio tra il valore aggiunto che il lavoro volontario apporta ai giovani e quello che apporta alla società, sotto ogni profilo. Resta comunque inteso che deve sempre prevalere il vantaggio per i giovani e per il loro sviluppo, e che il vantaggio per la società sarà una diretta conseguenza dell'impegno e del coinvolgimento attivo dimostrato dai giovani;

15.

esprime il proprio apprezzamento per il Servizio volontario europeo (SVE) e spera che un suo ulteriore sviluppo consenta in futuro al massimo numero possibile di giovani di esercitare attività di volontariato transfrontaliero.

II.   PROPOSTE DI EMENDAMENTO

Emendamento 1

Considerando n. 7

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

7.

Esiste un'ampia gamma di attività di volontariato in Europa, organizzate dalla società civile o dalle autorità pubbliche, ed è opportuno che tali attività vengano mantenute, ulteriormente sviluppate e rese interoperabili.

7.

Esiste un'ampia gamma di attività di volontariato in Europa, organizzate dalla società civile o dalle autorità pubbliche, ed è opportuno che tali attività vengano mantenute, e ulteriormente sviluppate. È inoltre opportuno promuovere la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato e rese interoperabili.

Motivazione

Il concetto di interoperabilità richiede troppe spiegazioni e in alcuni paesi è difficilmente applicabile ai sistemi di volontariato. La proposta della Commissione non mira né all'armonizzazione né alla centralizzazione del lavoro volontario, ma l'accenno all'interoperabilità delle attività di volontariato potrebbe far pensare all'intento di armonizzarle. L'obiettivo che ci si propone di raggiungere è che i giovani possano, se lo desiderano, svolgere attività di volontariato in un paese diverso dal proprio: promuovere la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato significa rendere più concreta tale possibilità.

Emendamento 2

Considerando n. 13

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

13.

Nonostante tali sforzi, in Europa sussistono ancora ostacoli alla mobilità transfrontaliera dei giovani volontari; di conseguenza la presente raccomandazione mira principalmente a fornire un quadro di riferimento che permetta agli Stati membri di intensificare la propria cooperazione, indipendentemente dalla diversità dei loro programmi nazionali.

13.

Nonostante tali sforzi, in Europa sussistono ancora ostacoli alla mobilità transfrontaliera dei giovani volontari; di conseguenza la presente raccomandazione mira principalmente a fornire un quadro di riferimento che permetta agli Stati membri di intensificare la propria cooperazione, indipendentemente dalla diversità delle attività di volontariato a livello nazionale dei loro programmi nazionali.

Motivazione

Non in tutti i paesi europei si può parlare di programmi nazionali in materia di volontariato. La formulazione attuale obbligherebbe alcuni paesi ad attivare programmi nazionali, cosa che sarebbe contraria al principio di sussidiarietà. Sostituendo «programmi» con «attività di volontariato» o «opportunità» il testo risulta adattabile a tutti i paesi UE e conforme al principio di sussidiarietà, pur senza perdere il suo significato

Emendamento 3

Considerando n. 14

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

14.

Nel quadro della presente raccomandazione è opportuno che le attività di volontariato transfrontaliero vengano definite come un impegno volontario in base al quale il giovane volontario partecipa, in un paese diverso da quello dove risiede, a un'attività non lucrativa e non remunerata a beneficio della collettività. Tale attività è caratterizzata dai seguenti aspetti: è aperta a tutti i giovani al di sotto dei 30 anni, è intrapresa volontariamente, ha una durata prestabilita, nonché obiettivi, struttura e contesto chiari, non è remunerata ma prevede la corresponsione di piccole somme di denaro e la copertura delle spese.

14.

Nel quadro della presente raccomandazione è opportuno che le attività di volontariato transfrontaliero vengano definite come un impegno volontario in base al quale il giovane volontario partecipa, in un paese diverso da quello dove risiede, a un'attività non lucrativa e non remunerata a beneficio della collettività. Tale attività è caratterizzata dai seguenti aspetti: è aperta a tutti i giovani al di sotto dei 30 anni, è intrapresa su base volontariamente, ha per una durata prestabilita, con nonché obiettivi, struttura e contesto chiari, e non è remunerata ma prevede la corresponsione di piccole somme di denaro e la copertura delle spese.

Motivazione

In alcuni casi i giovani dispongono dei mezzi per finanziare direttamente la loro attività di volontariato. Inoltre un contributo proprio (piccolo o grande che sia) crea un impegno personale e una sorta di dovere morale che li spinge a mettere concretamente in atto i loro progetti di volontariato all'estero.

Emendamento 4

Considerando n. 15

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

15.

Un'attenzione specifica va riservata ai giovani con minori opportunità, poiché il volontariato costituisce una possibilità particolarmente valida di mobilità per tali giovani, che altrimenti beneficerebbero meno, o per nulla, di altri programmi di mobilità. Questi giovani hanno specifiche esigenze in tema di formazione e di tutoraggio di cui occorre tenere conto. In tale contesto sarà molto utile sostenere la formazione e la mobilità degli operatori socio-educativi specializzati nei giovani e degli animatori giovanili.

15.

Un'attenzione specifica va riservata ai giovani con minori opportunità, poiché i Il volontariato costituisce una possibilità particolarmente valida di mobilità per tali giovani, . Occorre quindi prevedere degli aiuti sotto varie forme per i giovani sfavoriti che desiderano prestare servizio volontario, ma che altrimenti diversamente beneficerebbero meno, o per nulla, di tale opportunità altri programmi di mobilità. Questi giovani hanno specifiche esigenze in tema di formazione e di tutoraggio di cui occorre tenere conto. In tale questo contesto sarà molto utile sostenere la formazione e la mobilità degli operatori socio-educativi specializzati nei giovani e degli animatori giovanili. Occorre inoltre sfruttare le possibilità di cui dispongono gli enti locali e regionali per raggiungere meglio questo gruppo specifico.

Motivazione

In molti Stati membri sono prevalentemente gli enti locali e regionali a stabilire la politica giovanile. Inoltre, il livello locale e regionale è quello più vicino ai giovani, e anche il più adatto per raggiungere quelli con minori opportunità.

Emendamento 5

Considerando n. 16

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

16.

Una migliore interoperabilità dei programmi nazionali e una maggiore condivisione di informazioni può stimolare tutti i giovani europei, indipendentemente dalla loro nazionalità, a partecipare maggiormente ad attività di volontariato in paesi terzi.

16.

Una migliore interoperabilità dei programmi nazionali cooperazione tra le organizzazioni di volontariato europee e una maggiore condivisione di informazioni può stimolare tutti i giovani europei, indipendentemente dalla loro nazionalità, a partecipare maggiormente ad attività di volontariato in paesi terzi.

Motivazione

Cfr. motivazioni emendamenti 1 e 2.

Emendamento 6

Considerando n. 17

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

17.

Poiché gli obiettivi della presente raccomandazione non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti della presente raccomandazione, essere conseguiti meglio a livello comunitario, la Comunità può adottare misure volte a promuovere la mobilità dei giovani volontari mediante l'interoperabilità dei programmi nazionali, a norma del principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del Trattato. La presente raccomandazione si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,

17.

Poiché gli obiettivi della presente raccomandazione non possono essere realizzati in misura sufficiente dagli Stati membri e possono dunque, a causa delle dimensioni e degli effetti della presente raccomandazione, essere conseguiti meglio a livello comunitario, la Comunità può adottare misure volte a promuovere la mobilità dei giovani volontari mediante l'interoperabilità dei programmi nazionali migliorando la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato, a norma del principio di sussidiarietà sancito dall'articolo 5 del Trattato. La presente raccomandazione si limita a quanto è necessario per conseguire tali obiettivi in ottemperanza al principio di proporzionalità enunciato nello stesso articolo,

Motivazione

Cfr. motivazioni emendamenti 1 e 2.

Emendamento 7

Raccomandazione A

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

A.

di promuovere la mobilità dei giovani volontari in Europa migliorando l'interoperabilità dei programmi nazionali di volontariato organizzati dalla società civile o dalle autorità pubbliche affinché tutti i giovani che lo desiderano abbiano la possibilità di svolgere un'attività di volontariato in Europa;

A.

di promuovere la mobilità dei giovani volontari in Europa migliorando l'interoperabilità dei programmi nazionali la cooperazione tra le organizzazioni di volontariato, siano esse istituite organizzati dalla società civile o dalle autorità pubbliche, affinché tutti i giovani che lo desiderano abbiano la possibilità di svolgere un'attività di volontariato in Europa;

Motivazione

Cfr. motivazioni emendamenti 1 e 2.

Emendamento 8

Raccomandazione B 1

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

B 1.

miglioramento del livello di conoscenza relativo ai programmi di volontariato nei territori nazionali e trasmissione di tali informazioni alla Commissione europea per un'ulteriore diffusione;

B 1.

miglioramento del livello di conoscenza relativo ai programmi alle possibilità di svolgere attività di volontariato sui rispettivi nei territori nazionali e trasmissione di tali informazioni alla Commissione europea per un'ulteriore diffusione, fra l'altro tramite un portale europeo per i giovani volontari e una base dati sul volontariato;

Motivazione

Cfr. motivazioni emendamenti 1 e 2.

Emendamento 9

Raccomandazione B 4

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

B 4.

scambio di informazioni sulle possibilità di volontariato tra gli Stati membri e massima semplificazione delle procedure di richiesta di partecipazione, al fine di facilitare ai volontari l'accesso e la candidatura ai programmi nazionali di altri Stati membri;

B 4.

scambio di informazioni tra gli Stati membri sulle rispettive possibilità di volontariato e massima semplificazione delle procedure di richiesta di partecipazione, al fine di facilitare ai volontari di uno Stato l'accesso e la candidatura ai programmi alle attività nazionali di altri Stati membri;

Motivazione

Cfr. motivazioni emendamenti 1 e 2.

Emendamento 10

Raccomandazione B 7

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

B 7.

elaborazione di norme di base sulla qualità volte a promuovere un ragionevole grado di garanzia della qualità, al fine di rassicurare e tutelare i volontari impegnati all'estero, di rafforzare la fiducia e di promuovere la partecipazione ai programmi transfrontalieri; le norme potrebbero riguardare il livello di formazione dei volontari e del personale, la preparazione alle attività, il tutoraggio, il rilevamento di dati e il seguito dato all'attività;

B 7.

elaborazione di norme di base sulla qualità volte a promuovere un ragionevole grado di garanzia della qualità, al fine di rassicurare e tutelare i volontari impegnati all'estero, di rafforzare la fiducia e di promuovere la partecipazione ai programmi transfrontalieri al volontariato transfrontaliero, soprattutto da parte dei giovani con minori opportunità sociali e di quelli meno istruiti; le norme in materia potrebbero riguardare il livello di formazione dei volontari e del personale, la preparazione alle attività, il tutoraggio, il rilevamento di dati e il seguito dato all'attività;

Motivazione

Cfr. motivazione emendamento 2.

Il volontariato può aprire la strada all'inclusione per i giovani con meno opportunità: questi hanno bisogno più degli altri di essere incoraggiati per potere svolgere un volontariato transfrontaliero.

Emendamento 11

Raccomandazione B 14

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

B 14.

particolare attenzione ed elaborazione di soluzioni mirate per i giovani con minori opportunità, al fine di migliorare il loro accesso ad attività di volontariato, in particolare alle forme di volontariato transeuropeo, tenendo conto delle specifiche necessità di tali giovani in tema di formazione e di sostegno;

B 14.

particolare attenzione ed elaborazione di soluzioni mirate sia per i giovani con minori opportunità sociali e geografiche che per quelli meno istruiti, al fine di migliorare il loro accesso alle attività di volontariato, e in particolare alle forme di volontariato a quelle di carattere transeuropeo, tenendo conto delle specifiche necessità di tali giovani in tema di formazione e di sostegno;

Emendamento 12

Conclusione n. 2

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

2.   di promuovere e organizzare, in collegamento con gli Stati membri, uno scambio sistematico di informazioni ed esperienze relative all'interoperabilità dei programmi nazionali di volontariato organizzati dalla società civile o dalle autorità pubbliche;

2.   di promuovere e organizzare, in collegamento con gli Stati membri, uno scambio sistematico di informazioni ed esperienze relative all'interoperabilità dei programmi nazionali alla promozione della cooperazione a livello europeo in materia di attività di volontariato organizzati organizzate dalla società civile o dalle autorità pubbliche;

Motivazione

Cfr. motivazioni emendamenti 1 e 2.

Emendamento 13

Conclusione n. 4

Testo proposto dalla Commissione

Emendamento del Comitato delle regioni

4.   di presentare al Consiglio, quattro anni dopo l'adozione della presente raccomandazione, una relazione volta a determinare se le misure proposte siano efficaci e a valutare la necessità di ulteriori iniziative.

4.   di presentare al Consiglio, quattro anni dopo l'adozione della presente raccomandazione entro il 2011, una relazione volta a determinare se le misure proposte siano efficaci e a permettere di valutare la necessità di ulteriori iniziative.

Motivazione

Ben 454 parlamentari europei hanno sottoscritto un'iniziativa intesa a proclamare il 2011 Anno europeo del volontariato. Il Comitato delle regioni appoggia questa iniziativa, tanto più che questa data coinciderà con il decimo anniversario dell'Anno internazionale del volontariato (proclamato dalle Nazioni Unite). Una relazione della Commissione europea entro il 2011 arriverebbe dunque al momento ideale.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/30


Parere del Comitato delle regioni — L'UE partner mondiale per lo sviluppo — Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio

(2009/C 76/06)

IL COMITATO DELLE REGIONI

si compiace della presa di coscienza della Commissione del fatto che gli enti locali «manifestano una volontà sempre più marcata di diventare attori e parti in causa del processo di sviluppo», ma precisa che gli enti locali e regionali sono tutt'altro che nuovi nel settore: vi operano infatti già da decenni, e hanno dato prova non solo del loro interesse ma anche del loro impegno a partecipare come soggetti attivi alla cooperazione allo sviluppo, al suo finanziamento e alla sua riforma;

ribadisce l'esigenza di creare una «borsa» (portale Internet elettronico) basata su un sistema impostato a livello locale e regionale, per gli enti locali e regionali attivamente coinvolti nella cooperazione decentrata. In tal modo si favorirebbe da un lato lo scambio di informazioni tra gli enti europei e dall'altro l'armonizzazione tra i progetti che si realizzano a livello locale e regionale in Europa e nei PVS. Ciò faciliterebbe lo sviluppo di progetti di cooperazione decentrati e ne migliorerebbe il coordinamento, creerebbe sinergie ed eviterebbe i doppioni; si compiace quindi della cooperazione con la DG Sviluppo della Commissione europea in materia;

richiama l'attenzione sul fatto che numerosi enti locali e regionali dell'UE intrattengono relazioni in materia di sviluppo con gli omologhi dei PVS, e hanno quindi acquisito particolari competenze soprattutto in settori come istruzione, salute, servizi pubblici (acqua e gestione dei rifiuti), pesca artigianale e acquacoltura, infrastrutture, trasporti, comunicazioni, ambiente, sviluppo rurale, sviluppo economico regionale, sostegno allo sviluppo degli enti locali e decentramento politico;

osserva che per accrescere l'efficacia e la coerenza della politica di sviluppo occorre tener conto della partecipazione degli enti locali e regionali dei paesi beneficiari.

Relatrice

:

Heini UTUNEN (FI/ALDE), membro del consiglio comunale di Jyväskylä

Testo di riferimento

L'UE partner mondiale per lo sviluppo — Accelerare i progressi verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio

COM(2008) 177 def.

I.   RACCOMANDAZIONI STRATEGICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Osservazioni di carattere generale

1.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione data l'urgente necessità di combattere la povertà a livello mondiale e le cause che la generano e di realizzare condizioni di parità. L'Europa non può infatti ignorare i problemi del resto del mondo;

2.

confida che il 2008 segnerà una svolta negli sforzi dell'UE a favore dello sviluppo, tesi a mettere gli obiettivi di sviluppo del millennio (OSM) al centro dell'attività politica;

3.

si rammarica che il volume degli aiuti europei allo sviluppo sia diminuito per il secondo anno consecutivo e che solo qualche Stato membro (ad es. Paesi Bassi, Svezia e Danimarca) tenga fede agli impegni assunti a livello internazionale riguardo all'ammontare degli aiuti accordati;

4.

si rammarica altresì del fatto che non solo l'ammontare degli aiuti forniti dall'Unione europea sia troppo modesto, ma che per di più gli aiuti non risultino abbastanza efficaci;

5.

ritiene che la comunicazione in esame sia molto importante per gli enti locali e regionali e si compiace quindi che la Commissione riconosca che l'UE deve adottare un approccio inclusivo e coinvolgere gli enti locali e la società civile, in Europa come nei paesi in via di sviluppo (PVS);

6.

si compiace della presa di coscienza della Commissione del fatto che gli enti locali «manifestano una volontà sempre più marcata di diventare attori e parti in causa del processo di sviluppo», ma precisa che gli enti locali e regionali sono tutt'altro che nuovi nel settore: vi operano infatti già da decenni, e hanno dato prova non solo del loro interesse ma anche del loro impegno a partecipare come soggetti attivi alla cooperazione allo sviluppo, al suo finanziamento e alla sua riforma; fa altresì presente che alcuni enti locali e regionali europei contribuiscono già con la loro quota all'obiettivo di destinare lo 0,7 % del reddito nazionale lordo alla cooperazione allo sviluppo;

7.

si compiace della fruttuosa collaborazione fra il Comitato delle regioni e la Commissione, la quale dimostra il crescente riconoscimento del ruolo del Comitato e degli enti locali e regionali nella politica di sviluppo; questi ultimi dovrebbero essere considerati come partner importanti nella politica di sviluppo dell'UE;

8.

rammenta che il principio del buon governo è decisivo per il successo della politica di sviluppo e che un aspetto essenziale del buon governo sta nella consapevolezza che le decisioni migliori vengono prese il più possibile vicino alla popolazione;

9.

pur riconoscendo l'importanza degli aiuti settoriali e di bilancio, in particolare per i paesi più poveri, raccomanda che nelle relazioni fra il governo centrale e gli attori della società civile venga istituito un meccanismo che consenta una nuova cultura nell'impiego degli aiuti: potrebbe trattarsi di un dispositivo al livello degli enti locali e regionali che assicuri la connessione tra gli aiuti forniti dal governo centrale e dalla società civile;

10.

rileva che un partenariato più solido e più efficace fra gli attori europei assicurerebbe la complementarità dei provvedimenti e la loro sostenibilità strategica, specie per quanto riguarda la gestione degli aiuti;

11.

invita la Commissione a dare la priorità all'inclusione nel bilancio comunitario del Fondo europeo di sviluppo (FES) e ad assicurare il suo necessario coordinamento con il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) all'interno di una politica europea di vicinato ampliata, allo scopo di migliorare il coordinamento con gli sforzi dispiegati dall'UE nell'insieme delle politiche di cooperazione allo sviluppo.

Osservazioni di carattere particolare

12.

accoglie con favore il riconoscimento da parte della Commissione del fatto che, per conseguire gli obiettivi di sviluppo del millennio, l'UE deve adottare un approccio propizio al coinvolgimento e invitare gli enti locali e regionali, nonché la società civile a partecipare alla politica di sviluppo sia a livello europeo sia al livello dei PVS;

13.

esorta a trattare gli enti locali e regionali e le organizzazioni della società civile come attori a pieno titolo della politica di sviluppo, ciascuno con il proprio ruolo e la propria importanza, e chiede loro di operare in modo coordinato, complementare, efficace ed efficiente, trasparente e partecipativo;

14.

ribadisce l'esigenza di creare una «borsa» (portale Internet elettronico basata su un sistema impostato a livello locale e regionale, per gli enti locali e regionali attivamente coinvolti nella cooperazione decentrata. In tal modo si favorirebbe da un lato lo scambio di informazioni tra gli enti europei e dall'altro l'armonizzazione tra i progetti che si realizzano a livello locale e regionale in Europa e nei PVS. Ciò faciliterebbe lo sviluppo di progetti di cooperazione decentrati e ne migliorerebbe il coordinamento, creerebbe sinergie ed eviterebbe i doppioni; si compiace quindi della cooperazione con la DG Sviluppo della Commissione europea in materia;

15.

accoglie con soddisfazione l'iniziativa del Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa (CCRE) di allestire un portale Internet per i comuni che intendono stabilire un gemellaggio con altre località europee; valuta molto positivamente l'ampliamento di tale portale ai gemellaggi tra comuni europei e comuni dei PVS e ribadisce la necessità di rafforzare e appoggiare le attività realizzate dal CCRE.

II.   LA PROSPETTIVA LOCALE E REGIONALE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Gli attori europei

16.

sottolinea che a livello europeo tutti (enti pubblici, settore privato e singoli cittadini) devono condividere la responsabilità dei problemi dello sviluppo globale;

17.

rileva che, per quanto nei diversi Stati membri non tutti i livelli del governo locale e regionale siano necessariamente competenti in materia di cooperazione allo sviluppo, resta la necessità di una responsabilità collettiva per i problemi dello sviluppo a livello europeo. Tale cooperazione va incorporata, in un modo o nell'altro, nelle attività degli enti locali e regionali, anche se non interverrà direttamente attraverso progetti di aiuti finanziari con i partner nei PVS: le relative modalità potrebbero essere esaminate in un apposito «forum» di discussione;

18.

dal punto di vista del governo locale e regionale giudica positivamente che la Commissione riconosca la necessità di includere gli enti locali e regionali nella cooperazione allo sviluppo e apprezza particolarmente la comunicazione della Commissione sotto questo profilo;

19.

richiama l'attenzione sul fatto che numerosi enti locali e regionali dell'UE intrattengono relazioni in materia di sviluppo con gli omologhi dei PVS, e hanno quindi acquisito particolari competenze soprattutto in settori come istruzione, salute, servizi pubblici (acqua e gestione dei rifiuti), pesca artigianale e acquacoltura, infrastrutture, trasporti, comunicazioni, ambiente, sviluppo rurale, sviluppo economico regionale, sostegno allo sviluppo degli enti locali e decentramento politico;

20.

è convinto che grazie a questi progetti gli enti locali e regionali potranno acquisire legittimità, competenze ed esperienza negli ambiti particolarmente importanti per il progresso economico e sociale dei PVS, e che sia dunque vitale riconoscere un ruolo maggiore a tali enti e attingere alla loro esperienza in materia di politica di sviluppo;

21.

fa presente che numerosi Stati membri dell'Unione europea riconoscono giuridicamente il diritto degli enti locali e regionali di partecipare alle politiche nazionali di sviluppo attraverso la cooperazione decentrata. Tali enti possono essere quindi considerati come attori direttamente coinvolti nella politica di sviluppo e nelle relazioni esterne dell'UE;

22.

sottolinea i vantaggi della cooperazione decentrata e richiama l'attenzione sulla necessità di promuoverla, visto che numerosi enti locali e regionali finanziano e attuano direttamente le politiche di sviluppo. Essi hanno una funzione complementare e assicurano una maggiore coerenza della politica del settore;

23.

fa notare che gli enti locali e regionali vorrebbero intensificare la loro partecipazione basata sul partenariato e sulle competenze attraverso un maggiore impegno soprattutto negli ambiti di loro competenza specifica; essi sono parimenti disposti a collaborare con gli operatori sociali per sensibilizzare i cittadini alla solidarietà con i paesi in via di sviluppo;

24.

è convinto che il ruolo degli enti locali e regionali, per la loro vicinanza ai cittadini e per il principio di sussidiarietà, si collochi idealmente in una prospettiva multilivello (ossia di volta in volta nazionale, europeo e mondiale), e che questo contribuisca ad assicurare l'efficacia degli aiuti, e spesso anche a migliorarla;

25.

evidenzia l'importante ruolo che possono svolgere in particolare gli enti delle regioni ultraperiferiche quali partner privilegiati nello sviluppo delle politiche di cooperazione dell'UE con i paesi terzi vicini; dette regioni fungono inoltre da laboratorio per i progetti che comportano un coordinamento adeguato con il Fondo europeo di sviluppo (FES) e il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

Gli attori dei paesi terzi

26.

osserva che per accrescere l'efficacia e la coerenza della politica di sviluppo occorre tener conto della partecipazione degli enti locali e regionali dei paesi beneficiari;

27.

fa notare che le azioni e la politica di sviluppo devono essere improntati ai principi di decentramento e di titolarità (ownership) comune a livello locale;

28.

auspica che si opti per un'impostazione che consenta agli enti locali e regionali europei e a quelli dei PVS di offrire un migliore supporto alle parti interessate e agli attori dello sviluppo;

29.

condivide l'opinione che il concetto di «democrazia» non significa solo libertà di scelta, ma implica tutto un insieme che si costruisce giorno per giorno e che è intimamente connesso allo sviluppo economico e sociale, in cui gli enti locali e regionali svolgono un ruolo chiave;

30.

rileva che il valore aggiunto degli enti locali e regionali è evidenziato soprattutto dal loro ruolo, che idealmente sta nel forgiare la democrazia e il buon governo e nel promuovere il modello decentrato di governo;

31.

sottolinea che i rappresentanti degli enti locali e regionali europei lavorano non solo con i loro omologhi dei PVS, ma anche con il resto della società civile;

32.

richiama l'attenzione sui problemi che genera un sistema di aiuti «unilaterale» e calato dall'alto, che è poi quello più generalmente applicato e adottato persino dalla Commissione europea. Un tale sistema infatti comporta l'assenza di un reale partenariato e di un coinvolgimento del livello locale e delle organizzazioni che lo rappresentano (associazioni degli enti territoriali), con la conseguenza che i finanziamenti non producono un impatto a livello locale. D'altro canto, però gli aiuti delle ONG, che sono generalmente forniti a livello locale, non sempre coinvolgono gli enti pubblici e i meccanismi istituzionali, e questo riduce ulteriormente l'impatto e l'efficacia degli aiuti a lungo termine;

33.

ritiene che un sistema calato dall'alto ostacoli fortemente una adeguata partecipazione degli enti locali e regionali e il coinvolgimento delle persone più idonee, e spesso non permetta di modulare le impostazioni e la portata degli aiuti a seconda delle singole necessità. Occorre pertanto un elemento che funga da «ponte» fra il governo centrale e la popolazione. In numerosi PVS beneficiari di aiuti gli enti locali e le loro strutture di supporto potrebbero offrire soluzioni tangibili, beninteso da attuare caso per caso;

34.

è convinto che in molti casi assegnare aiuti a vari enti locali del paese beneficiario favorirebbe una governance migliore, più trasparente e più sostenibile. Al riguardo occorre però innanzitutto mantenere entro limiti ragionevoli gli oneri a carico dei paesi donatori.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/34


Parere del Comitato delle regioni — Una politica d'immigrazione comune per l'Europa

(2009/C 76/07)

IL COMITATO DELLE REGIONI

fa presente che il Comitato delle regioni è disposto a collaborare alla messa a punto di una futura politica d'immigrazione comune, apportando il proprio contributo,

sottolinea che gli enti regionali e locali sono i primi ad essere direttamente interessati da una politica d'immigrazione comune: da un lato, infatti, sono particolarmente colpiti dalle difficoltà legate all'immigrazione illegale e, dall'altro, sono responsabili di una serie di servizi fondamentali per il processo di integrazione locale. Per questa ragione essi vanno ampiamente coinvolti nella creazione di un quadro europeo in materia di immigrazione legale, nell'elaborazione di misure contro l'immigrazione illegale e nella cooperazione allo sviluppo con i paesi di provenienza degli immigrati,

evidenzia l'importanza fondamentale degli immigrati per lo sviluppo socioeconomico dell'UE. Al fine di salvaguardare la competitività internazionale dello spazio economico europeo, è necessario migliorare sensibilmente l'attrattiva dell'UE, in modo da poter utilizzare meglio il potenziale esistente a livello locale e regionale,

fa osservare che il diritto di cui godono gli Stati membri di determinare il volume di ingresso nel loro territorio di cittadini di paesi terzi che cercano un lavoro dipendente o autonomo consente di tener conto delle esigenze del mercato del lavoro nazionale e regionale,

riconosce che la padronanza della lingua o delle lingue ufficiali del paese d'accoglienza è d'importanza fondamentale, in quanto l'integrazione — anche a livello locale e regionale — è agevolata da un'acquisizione precoce della lingua ufficiale,

evidenzia che l'immigrazione legale e quella illegale sono connesse tra loro e che la lotta contro l'immigrazione illegale svolge un ruolo di primo piano nell'elaborazione di una politica in materia di immigrazione legale. Da un lato occorre lottare sistematicamente contro l'immigrazione illegale, adottando un approccio globale per combattere efficacemente le reti criminali, spesso ben organizzate. Dall'altro è necessario sviluppare prospettive che consentano un'immigrazione legale, soprattutto quando vi è carenza di manodopera o se si tratta di uno scambio o trasferimento di conoscenze o di misure di perfezionamento professionale nel quadro di un soggiorno di durata limitata.

Relatore

:

Werner JOSTMEIER (DE/PPE), membro del Parlamento del Land Renania settentrionale-Westfalia

Testi di riferimento

Comunicazione della Commissione — Verso una politica comune di immigrazione

COM(2007) 780 def.

Comunicazione della Commissione — Una politica d'immigrazione comune per l'Europa: principi, azioni e strumenti

COM(2008) 359 def.

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Il ruolo degli enti locali e regionali

1.

si dichiara a favore di una politica d'immigrazione comune, politica emersa dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 e sviluppatasi nel corso degli anni fino al Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo;

2.

evidenzia che il Comitato delle regioni è disposto a collaborare alla messa a punto di una futura politica d'immigrazione comune, apportando il proprio contributo; in questo contesto gli enti regionali e locali sono pronti a raccogliere le nuove sfide e a promuovere lo scambio delle migliori pratiche in materia a livello locale e regionale;

3.

esprime soddisfazione e gratitudine per la cooperazione rafforzata con la Commissione europea, che va proseguita;

4.

si compiace dell'approccio fondato sul partenariato adottato dalla Commissione europea. I partenariati e la solidarietà esistenti tra gli Stati membri e le istituzioni dell'UE dovrebbero coinvolgere anche gli attori locali e regionali. Per affrontare le sfide future sono necessarie misure coordinate e coerenti che richiedono un'azione efficace dell'UE e dei suoi Stati membri nel quadro di una politica d'immigrazione comune;

5.

sottolinea che gli enti regionali e locali sono i primi ad essere direttamente interessati da una politica d'immigrazione comune: da un lato, infatti, sono particolarmente colpiti dalle difficoltà legate all'immigrazione illegale e, dall'altro, sono responsabili di una serie di servizi fondamentali per il processo di integrazione locale. Per questa ragione, essi vanno ampiamente coinvolti nella creazione di un quadro europeo in materia di immigrazione legale, nell'elaborazione di misure contro l'immigrazione illegale e nella cooperazione allo sviluppo con i paesi di provenienza degli immigrati;

6.

condivide l'opinione della Commissione in merito alla necessità di mettere in atto dei meccanismi basati sulla solidarietà tra gli Stati membri e l'UE per la ripartizione degli oneri e il coordinamento delle politiche. Gli enti regionali e locali richiamano l'attenzione sul finanziamento, tra l'altro, della sorveglianza e del controllo delle frontiere e della politica di integrazione, che si ripercuote sulle finanze pubbliche a livello nazionale, regionale e locale;

7.

ritiene che il rispetto dei diritti umani, i principi dello Stato di diritto e la promozione della democrazia siano componenti essenziali di una politica d'immigrazione comune. L'Unione europea garantisce le libertà e i principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali, quali, ad esempio, la dignità umana, le libertà fondamentali, l'uguaglianza, la solidarietà, i diritti civili e quelli in materia di giustizia. Un significato particolare è assegnato ai diritti delle donne e dei bambini. Le tradizioni e le pratiche che non rispettano questi principi non possono essere tollerate. I valori comuni europei che figurano nella Carta dei diritti fondamentali non sono negoziabili. Nell'Unione europea tutti devono accettare i diritti fondamentali europei come base di valori vincolante;

8.

fa presente che in molte città e regioni europee gli immigrati sono già oggi un'importante componente della società di cui sono parte integrante. Nell'Unione europea la società dispone di un patrimonio culturale estremamente ricco e variegato che va assolutamente preservato e sviluppato. Secondo l'Unesco il concetto di cultura fa riferimento a una realtà complessa che non comprende solo l'arte e la letteratura, ma anche lo stile di vita, i diritti umani fondamentali, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze. L'immigrazione può contribuire ad arricchire la diversità culturale. Proprio a quest'ultima l'Unione europea ha dato particolare rilievo nel quadro dell'Anno europeo del dialogo interculturale (1).

Verso una politica d'immigrazione comune

9.

chiede, alla luce dei pareri del Comitato delle regioni già adottati, che gli enti regionali e locali siano coinvolti nelle prossime fasi della futura politica d'immigrazione comune (2).

Prosperità e immigrazione

10.

evidenzia l'importanza fondamentale degli immigrati per lo sviluppo socioeconomico dell'UE. Al fine di salvaguardare la competitività internazionale dello spazio economico europeo, bisogna migliorare sensibilmente l'attrattiva dell'UE, in modo da poter utilizzare di più il potenziale esistente a livello locale e regionale;

11.

ritiene che sia assolutamente necessario prevedere e far rispettare regole chiare e trasparenti, per garantire la sicurezza giuridica e il trattamento equo dei cittadini di paesi terzi;

12.

ritiene che i sistemi che incentivano l'integrazione offrendo condizioni di soggiorno vantaggiose ai cittadini di paesi terzi e alle loro famiglie siano misure determinanti per attirare la manodopera necessaria per lo spazio economico europeo. Una valida gestione dell'immigrazione in funzione delle esigenze del mercato dovrà tener conto anche delle questioni relative al ricongiungimento familiare conformemente alla direttiva 2003/86/CE;

13.

fa presente che una politica d'immigrazione comune che semplificasse le procedure amministrative per l'ammissione di immigrati potrebbe comportare una riduzione significativa degli oneri amministrativi sia per gli Stati membri che per gli enti locali e regionali;

14.

invita la Commissione ad analizzare i compiti che spetteranno agli enti locali e regionali a seguito delle misure che la Commissione stessa propone di adottare a livello europeo o nazionale. È anche importante che i compiti che saranno attribuiti agli enti locali e regionali vengano finanziati a livello nazionale, oppure attraverso fondi europei;

15.

fa osservare che le esigenze dei mercati del lavoro variano da uno Stato membro all'altro. L'eventuale introduzione di standard, procedure e di titoli di soggiorno validi in tutta l'UE, come la prevista «blue card» europea, va pertanto studiata tenendo conto delle diverse esigenze dei mercati del lavoro nazionali, regionali e locali, del rispetto dell'autonomia degli Stati membri e del principio di sussidiarietà. Gli Stati membri hanno il diritto di determinare il volume di ingresso nel loro territorio dei cittadini di paesi terzi che cercano un lavoro dipendente o autonomo e ciò consente di tener conto delle esigenze del mercato del lavoro;

16.

in questo contesto accoglie con soddisfazione la proposta avanzata dalla Commissione di coinvolgere gli enti regionali e locali nella ricerca di un migliore equilibrio tra qualifiche e fabbisogno settoriale, che consentirebbe di tener conto proprio delle particolarità locali e regionali.

L'integrazione come chiave per il successo dell'immigrazione

17.

ribadisce l'importanza di un ruolo attivo degli enti locali e regionali per l'integrazione degli immigrati. La futura politica d'immigrazione comune e le relative misure di accompagnamento, come ad es. l'attuazione del Fondo europeo per l'integrazione, dovranno tenere conto delle esigenze specifiche dei comuni e delle regioni. I principi di sussidiarietà e di proporzionalità vanno salvaguardati;

18.

osserva che l'esercizio dei diritti fondamentali comporta responsabilità e doveri nei confronti degli altri, della società e delle generazioni future. Rispettare i valori comuni europei significa impegnarsi a favore del rispetto e della tolleranza, impegno che costituisce la premessa per una convivenza pacifica e democratica. Il dialogo interculturale a livello locale e regionale può stimolare notevolmente tale processo;

19.

ritiene che una cooperazione attiva di tutte le componenti della società civile e un atteggiamento positivo da parte degli immigrati e delle società che li accolgono costituiscano un'importante premessa per l'integrazione. I paesi d'origine possono dare un contributo all'integrazione dei loro cittadini nei paesi europei d'accoglienza;

20.

riconosce che la padronanza della lingua o delle lingue ufficiali del paese d'accoglienza è d'importanza fondamentale. L'integrazione anche a livello locale e regionale è agevolata da un'acquisizione precoce della lingua o delle lingue ufficiali. Se è importante incoraggiare attivamente gli immigrati e in particolare i loro figli ad apprendere la lingua o le lingue del paese ospitante, altrettanto importante è salvaguardare e sostenere il loro diritto alla padronanza della loro madrelingua;

21.

ritiene prioritario fornire informazioni basilari e comprensibili sulla città, il comune o la regione di destinazione, nonché sui principali usi e costumi di tali luoghi;

22.

sottolinea l'importanza di possedere una conoscenza di base della storia e delle istituzioni della società di accoglienza. Consentire agli immigrati di acquisire tale conoscenza è essenziale ai fini di una riuscita integrazione;

23.

approva l'organizzazione di attività e programmi per l'inserimento dei cittadini dei paesi terzi neoimmigrati, affinché questi ultimi acquisiscano conoscenze fondamentali sulla lingua, la storia, le istituzioni, la realtà socioeconomica, la vita culturale e i valori fondamentali della società di accoglienza;

24.

approva il finanziamento di programmi o modelli innovativi in materia di integrazione, che comprendano una formazione linguistica, laboratori di comunicazione, nonché la fornitura di informazioni sugli aspetti culturali, politici e sociali della società di accoglienza;

25.

attribuisce all'istruzione un ruolo chiave ai fini dell'integrazione. Gli enti locali e regionali assumono compiti importanti nel campo dell'istruzione al fine di contribuire alla realizzazione delle pari opportunità per tutti. Il Libro verde pubblicato dalla Commissione con il titolo Migrazione e mobilità: le sfide e le opportunità per i sistemi d'istruzione europei  (3) mette in rilievo il ruolo centrale dell'istruzione ai fini dell'integrazione. Nel valutare i risultati della consultazione, la Commissione dovrebbe tener conto in modo particolare dei compiti che gli enti locali e regionali svolgono in questo campo;

26.

evidenzia il ruolo decisivo dell'attività professionale ai fini dell'integrazione degli immigrati. La disoccupazione costituisce spesso un ostacolo ad una buona integrazione, soprattutto quando interessa i giovani. L'immigrazione da paesi terzi deve avvenire tenendo conto delle esigenze dei mercati del lavoro dei diversi Stati membri. L'esercizio di un'attività lavorativa è una premessa fondamentale per l'integrazione, tanto più che in questo modo gli immigrati si inseriscono nei sistemi di sicurezza sociale. Senza questa premessa, l'ingresso indifferenziato in questi sistemi, con il conseguente onere aggiuntivo che ciò comporta per gli enti locali e regionali, sarebbe difficile da giustificare di fronte ai cittadini europei.

Solidarietà e immigrazione

27.

evidenzia che l'immigrazione legale e quella illegale sono connesse tra loro e che la lotta contro l'immigrazione illegale svolge un ruolo di primo piano nell'elaborazione di una politica in materia di immigrazione legale. Da un lato occorre lottare sistematicamente contro l'immigrazione illegale, adottando un approccio globale per combattere efficacemente le reti criminali, spesso ben organizzate. Risulta quindi importante che gli accordi con i paesi terzi incorporino disposizioni riguardanti la lotta contro l'immigrazione illegale, compresa la riammissione di cittadini di paesi terzi residenti illegalmente. Dall'altro lato è necessario sviluppare prospettive che consentano un'immigrazione legale, soprattutto quando si tratta di lavoratori altamente qualificati o vi è carenza di manodopera o se si tratta di uno scambio o trasferimento di conoscenze o di misure di perfezionamento professionale nel quadro di un soggiorno di durata limitata che potranno rivelarsi proficue anche per lo sviluppo dei paesi d'origine dei migranti.

Uso efficace e coerente dei mezzi disponibili

28.

chiede che vengano fornite informazioni complete sui fondi e sui programmi di sostegno comunitari esistenti in materia, affinché tutti gli attori a livello locale e regionale possano sfruttarli appieno;

29.

ritiene che, nel quadro della futura politica d'immigrazione comune dell'UE, potrebbe rivelarsi necessario destinare risorse umane e finanziarie al potenziamento delle capacità dell'Agenzia Frontex per quanto riguarda le misure relative al controllo delle frontiere e alla prevenzione delle minacce alla sicurezza, in modo da consentirle di svolgere efficacemente i suoi compiti;

30.

insiste sul fatto che, nel quadro della futura politica d'immigrazione comune dell'UE, si deve tener conto della necessità di potenziare le capacità degli enti regionali e locali di gestire i flussi migratori, assegnando loro i mezzi finanziari necessari e garantendo loro l'accesso ai fondi e ai programmi UE. Infatti, il fallimento di una politica di immigrazione duratura ed efficace, vale a dire accettata dagli interessati, non solo comporterebbe elevati costi socioeconomici, ma comprometterebbe anche la nostra prosperità, la pace sociale e lo sviluppo economico;

31.

chiede che sia fornito un sostegno finanziario alla politica d'integrazione, in particolare per i compiti nel campo dell'istruzione che sono di competenza del livello locale e regionale. Il Libro verde su migrazione e mobilità illustrerà il contributo dei programmi e dei fondi comunitari alla politica d'integrazione. Le attività educative in favore dell'integrazione attuate a livello locale e regionale devono essere sostenute dal Fondo europeo per l'integrazione.

Partenariati con i paesi terzi

32.

fa presente che, nel quadro della futura politica d'immigrazione comune dell'UE, si dovrebbe tener conto dell'importanza di promuovere il dialogo e la cooperazione con i paesi di origine e di transito e, a tale scopo, ricorrere agli strumenti della politica europea di vicinato e all'Unione per il Mediterraneo e attuare un'efficace politica di cooperazione allo sviluppo. Fa altresì presente che gli enti regionali e locali svolgono un ruolo importante nel promuovere tale collaborazione. Questo vale in particolare per quegli enti territoriali che possono fungere da piattaforma di cooperazione con i paesi terzi confinanti;

33.

evidenzia la dimensione globale dell'immigrazione che ha conseguenze importanti sia per i paesi d'origine che per l'Unione europea. Va quindi prestata una particolare attenzione all'interazione tra immigrazione e sviluppo. A tale proposito va considerato che l'emigrazione di lavoratori qualificati non deve avere ripercussioni negative sull'economia (brain-drain) dei paesi in via di sviluppo. Nel caso della migrazione circolare i lavoratori qualificati, una volta rientrati nel paese di origine, possono mettere a frutto le nuove competenze o trasmetterle ad altri.

Sicurezza e immigrazione

34.

ritiene che, considerate le sfide poste dall'immigrazione illegale, nell'elaborare la futura politica d'immigrazione comune si dovrà porre in primo piano la necessità di definire misure praticabili e coordinate di lotta contro la tratta degli esseri umani e la criminalità organizzata, al fine di evitare tragedie umane.

Intensificare la lotta contro l'immigrazione illegale e «tolleranza zero» per la tratta di persone

35.

sostiene l'adozione di misure urgenti da parte dell'Unione europea per prevenire l'immigrazione illegale, che spesso contribuisce allo sfruttamento in particolare delle donne e dei minori. Le misure da adottare dovranno essere coerenti. Le reti e i gruppi che organizzano la tratta di persone o vi partecipano vanno combattuti in collaborazione con i paesi di origine o di transito. Gli enti regionali e locali devono essere adeguatamente coinvolti nelle misure di cooperazione.

Prospettive

36.

vede le opportunità e le possibilità connesse con una politica d'immigrazione efficace, capace di contribuire alla prosperità economica e alla diversità culturale. Gli enti locali e regionali sostengono una politica di questo tipo che contribuisca ad aumentare il potenziale economico e sociale dell'Unione europea. Allo stesso tempo ribadisce che se la lotta contro l'immigrazione illegale sarà totale e coronata da successo, l'Unione europea potrà beneficiare pienamente dei vantaggi dell'immigrazione legale.

Bruxelles, 26 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Decisione n. 1983/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa all'Anno europeo del dialogo interculturale (2008).

(2)  Dato che la comunicazione COM(2008) 359 def. si limita a trattare la problematica in relazione ai cittadini di paesi terzi, il presente parere non si occupa dei movimenti migratori dei cittadini dell'Unione all'interno dell'UE o all'interno di determinate regioni.

(3)  COM(2008) 423 def.


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/38


Parere del Comitato delle regioni — Quinta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale

(2009/C 76/08)

IL COMITATO DELLE REGIONI

crede che per mantenere saldi i concetti di inclusione e di solidarietà, la politica di coesione deve continuare a mirare al riequilibrio economico e sociale, senza cedere alla tentazione di sovraccaricarsi di troppi obiettivi contrastanti,

ribadisce che gli obiettivi della coesione e della crescita possono e devono essere compatibili tra loro, poiché si tratta di due traguardi strettamente correlati e sottolinea che occorre determinare come la crescita possa migliorare la coesione e non già come la coesione possa assecondare la crescita,

dubita che sia ragionevole assegnare agli strumenti della politica di coesione degli obiettivi di competitività per la strategia di crescita e invita, nel quadro della riflessione sulla futura configurazione dei fondi strutturali, ad analizzare l'impatto di un earmarking secondo la strategia di Lisbona sui risultati della coesione economica e sociale,

ritiene necessario esaminare le possibilità di elaborare indicatori di sviluppo e benessere più significativi e completi, che rispecchino, a livello regionale e locale, le differenze non marginali di reddito, la disponibilità di servizi pubblici, la qualità dell'assistenza sanitaria e l'offerta di formazione culturale e professionale,

mette in risalto che se si vuole che la politica di coesione svolga un ruolo significativo nel rafforzare il riequilibrio economico e sociale, allora la si dovrà dotare di risorse e mezzi adeguati e sottolinea che il livello di finanziamento attuale è solo il minimo necessario per svolgere tale funzione.

Relatrice

:

Marta VINCENZI (PSE/IT), sindaco di Genova

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio

Quinta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale

Regioni in crescita, Europa in crescita

COM(2008) 371 def.

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Stato del dibattito

1.

ritiene sempre più importante conferire alla politica di coesione anche una dimensione territoriale, accanto a quella economica e sociale, poiché, pur tra progressi e miglioramenti, non solo persistono le disparità di sviluppo a livello interregionale, ma crescono anche i problemi strutturali in ambito intraregionale. Sottolinea che tale dimensione territoriale dovrebbe essere accompagnata dal rispetto dei principi di uguaglianza e proporzionalità;

2.

concorda sul fatto che molte attività finanziate dall'Unione europea hanno dimostrato di possedere un valore aggiunto; l'ammissibilità di un progetto consente di attrarre più facilmente finanziamenti, pubblici e privati, e di sviluppare più velocemente l'innovazione, nella gestione e nell'attuazione;

3.

deplora che la Commissione continui a trascurare l'idea dell'effetto leva dei fondi strutturali, ricordando di aver proposto di definire, nel suo parere di prospettiva sull'argomento, un quadro di valutazione per le diverse dimensioni del valore aggiunto della politica di coesione;

4.

accoglie con favore l'introduzione del concetto di regioni in transizione, che raggruppa non solo i territori in phasing-in e phasing-out, ma anche quelli per i quali gli aiuti termineranno dopo la fine del periodo 2007-2013, e appoggia l'elaborazione di soluzioni mirate per tali zone;

5.

accoglie con favore la consultazione che ha preceduto la pubblicazione da parte della Commissione del Libro verde sulla coesione territoriale, evidenziando come tutte le parti interessate continuino a riconoscere e sostenere il ruolo che la politica di coesione svolge nella costruzione dell'Unione europea;

6.

segnala che nel dibattito è stata esaminata la possibilità di introdurre nuovi e diversi criteri di ammissibilità. È stato espresso l'auspicio che, oltre al PIL e all'RNL, si tenga conto anche della struttura demografica e di insediamento della popolazione (dati sulla dispersione della popolazione, livello di invecchiamento e tassi di dipendenza), del mercato del lavoro, dell'offerta di servizi, dell'assetto del territorio, delle dimensioni urbana e rurale, dei beni naturali e culturali, dei fattori ambientali e climatici. Si può affermare che tutti questi fattori influiscono sullo sviluppo economico e sociale. Parallelamente, gli indicatori applicati a livello comunitario per delimitare le regioni ammissibili agli aiuti si sono sì dimostrati adeguati, ma per valutare concretamente l'efficacia della politica di coesione sarebbe opportuno utilizzare un complesso più ampio di indicatori, a partire da un «paniere» di dati più esteso;

7.

auspica che la valutazione concreta delle disparità nello sviluppo e nei progressi della coesione tenga in considerazione, oltre al PIL e all'RNL, il mercato del lavoro (dati su occupazione, mobilità, formazione), l'offerta di servizi (dati su accesso, efficienza, distribuzione), l'assetto del territorio (dati su dimensione, continuità, policentrismo), la struttura demografica e l'insediamento della popolazione (dati su dispersione della popolazione, livello di invecchiamento e tassi di dipendenza), il livello d'istruzione della popolazione, gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione (dati sulle risorse destinate a R+S+I in funzione del PIL) e le caratteristiche geografiche peculiari di alcune regioni, come quelle ultraperiferiche, insulari o di montagna;

8.

ritiene che le sfide del cambiamento climatico e i problemi dell'approvvigionamento energetico continueranno ad avere un impatto, con modalità e intensità diverse, su un'ampia serie di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, incidendo sugli sforzi e sulle capacità della politica di coesione;

9.

sottolinea che le regioni ultraperiferiche e quelle insulari sono particolarmente vulnerabili alle nuove sfide del clima e dell'energia, ma che esse rappresentano altresì un'opportunità per l'UE, in quanto possono essere utilizzate come laboratori naturali per la valutazione dei problemi e la ricerca di soluzioni, a vantaggio di tutta l'UE;

10.

mette in evidenza che, malgrado le statistiche regionali costituiscano uno strumento fondamentale per migliorare i criteri di ammissibilità o modificare gli indicatori di sviluppo, in molti Stati membri i dati, se già disponibili, possono essere difficili da utilizzare o da elaborare oppure, ove non ancora disponibili, possono risultare difficili da ottenere o da misurare.

Obiettivi e priorità

11.

fa presente che l'obiettivo continua ad essere la promozione della coesione europea mediante la riduzione dei divari di sviluppo. Per questo motivo il sostegno deve andare innanzitutto alle regioni economicamente più svantaggiate anche se, per avere successo e soddisfare gli interessi di tutti, la politica di coesione deve essere aperta a tutti i territori europei;

12.

ritiene che la sfida principale sia quella dell'accelerazione della convergenza delle regioni in ritardo di sviluppo, in particolare quella dell'integrazione dei territori dei nuovi Stati membri, come puntualmente e correttamente indicato nelle diverse relazioni della Commissione europea sulla politica coesione;

13.

considera che i deficit infrastrutturali vadano individuati e corretti in via prioritaria;

14.

sottolinea che la politica di coesione mira a rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale e a dare, su questa base, il proprio contributo a tutte le politiche settoriali dell'Unione europea o politiche nazionali degli Stati membri;

15.

considera che l'integrazione delle politiche settoriali e di coesione sia ancora molto scarsa e ritiene che il rafforzamento dell'approccio integrato implicherebbe la fissazione di obiettivi orizzontali per armonizzare in primis lo sviluppo dell'agricoltura, dell'ambiente, dell'energia e dei trasporti;

16.

ravvisa, alla luce della situazione economica attuale, una necessità ancora più forte di creare reti e raggruppamenti di progetti (cluster) al di là delle frontiere territoriali;

17.

ribadisce che gli obiettivi della coesione e della crescita possono e devono essere compatibili tra loro, poiché si tratta di due traguardi strettamente correlati e sottolinea che occorre determinare come la crescita possa migliorare la coesione e non già come la coesione possa assecondare la crescita;

18.

dubita che sia ragionevole assegnare agli strumenti della politica di coesione degli obiettivi di competitività per la strategia di crescita e invita, nel quadro della riflessione sulla futura configurazione dei fondi strutturali, ad analizzare l'impatto di un earmarking secondo la strategia di Lisbona sui risultati della coesione economica e sociale;

19.

sottolinea come tutte le parti ritengano che una razionalizzazione delle procedure consentirebbe di facilitare la gestione dei fondi, ma avverte che le riforme devono fare attenzione a non sacrificare il valore aggiunto della partecipazione multilivello degli enti regionali e locali alla governance comunitaria;

20.

ritiene che l'ambiente giuridico e amministrativo sia essenziale per il successo della politica di coesione, evidenziando come il potenziamento istituzionale offra alla realizzazione degli interventi una delle risorse più preziose anche se meno visibili per il funzionamento della politica di coesione;

21.

ricorda che la crescente concorrenza, in termini di efficienza produttiva e amministrativa, tra le regioni europee è un fattore da tenere in considerazione ai fini della coesione economica e sociale, per quanto concerne l'attrazione di investimenti esteri e l'inserimento nell'economia globale;

22.

concorda sull'opportunità di sviluppare strumenti di ingegneria finanziaria nuovi ed innovativi nel quadro della politica di coesione (come ad esempio i fondi di rotazione), e fa nel contempo presente che il principio del cofinanziamento rappresenta uno strumento valido ed efficace per mantenere il valore aggiunto della politica di coesione;

23.

sottolinea l'enorme contributo che la politica di coesione potrebbe dare alla visibilità del progetto europeo e sottolinea che la Commissione dovrebbe, in collaborazione con gli Stati membri e le autorità regionali e locali, trovare modalità ancora più efficaci per informare i cittadini europei dei benefici e dei risultati di tale politica.

Prossime tappe

24.

evidenzia che i principi sottesi all'attuale politica di coesione europea, ossia la concentrazione, la programmazione, il cofinanziamento, l'addizionalità e il partenariato, hanno dimostrato la loro validità e crede che essi debbano continuare ad essere il fulcro dell'azione comunitaria anche in futuro;

25.

fa presente che la politica europea di coesione deve continuare a fondarsi su un forte partenariato tra tutti i livelli di governo, coinvolgendo in maniera sempre crescente gli enti locali e regionali in tutte le fasi, dalla definizione dei progetti fino alla valutazione dei programmi;

26.

pone l'accento sull'importanza che la cooperazione territoriale riveste per tutte le dimensioni della politica di coesione, in termini di valore aggiunto e di visibilità locale, segnalando l'opportunità di sviluppare appieno le possibilità introdotte dal nuovo strumento del GECT;

27.

invita a rafforzare la dimensione urbana della politica di coesione, ricordando che le aree urbane sono spesso il motore della crescita economica ma celano anche gravi fenomeni di disparità economica, disuguaglianza sociale ed isolamento culturale;

28.

richiama l'attenzione sulla necessità di un maggior coordinamento tra i problemi delle zone rurali e le difficoltà delle aree urbane, poiché il nesso tra realtà urbana e ambiente rurale costituisce una componente essenziale di una politica integrata di sviluppo regionale;

29.

raccomanda di reintegrare gli strumenti di sviluppo rurale nella generale politica di coesione, dato che i fondi strutturali finanziano già molte azioni con obiettivi paralleli e che questa scelta può essere la soluzione migliore per evitare una duplicazione dei progetti e degli interventi;

30.

propone una collaborazione tra autorità di gestione e istituti di statistica per la messa a punto di nuovi strumenti di statistica regionale, per valutare in maniera adeguata e mirata l'impatto della politica di coesione, per definire meglio gli indicatori di sviluppo o per affinare ulteriormente i criteri di ammissibilità;

31.

ritiene necessario esaminare le possibilità di elaborare indicatori di sviluppo e benessere più significativi e completi, che rispecchino, a livello regionale e locale, le differenze non marginali di reddito, la disponibilità di servizi pubblici, la qualità dell'assistenza sanitaria e l'offerta di formazione culturale e professionale;

32.

evidenzia che la possibilità di ricorrere a forme integrative di finanziamento, quali i fondi a rotazione con capitale a rischio e i prestiti agevolati o garantiti, potrebbe produrre un positivo effetto moltiplicatore, pur senza stravolgere il sistema di sovvenzioni della politica di coesione;

33.

ritiene che le autorità pubbliche, tra cui quelle locali e regionali, saranno in futuro chiamate a investire maggiormente rispetto al passato nella fornitura o nel supporto dei servizi di interesse generale, per colmare i divari esistenti, specie in materia di utilities e trasporti;

34.

ricorda che gli Stati membri dell'Unione europea si trovano di fronte alla sfida demografica del graduale invecchiamento della popolazione e sottolinea che uno degli aspetti di tale cambiamento è la domanda crescente di servizi pubblici, sanitari e sociali in primis, in grado di garantire pari efficienza e pari qualità a tutti;

35.

ritiene che la semplificazione della politica di coesione debba poggiare sui principi di sussidiarietà e proporzionalità, legando gli obblighi di rendiconto e le procedure di controllo alle dimensioni degli interventi e alla localizzazione dei progetti, per ridurre i costi e decentralizzare la gestione.

Sintesi conclusiva

36.

ritiene che l'Unione europea debba riconoscere e rafforzare la dimensione territoriale della politica di coesione, per permettere uno sviluppo economico e sociale che risulti non soltanto equilibrato e sostenibile tra le diverse regioni, ma anche policentrico e armonioso all'interno delle regioni stesse;

37.

sottolinea che la coesione continua ad essere una sfida importante, poiché le grandi disparità in termini di sviluppo economico e sociale tra regioni diverse, nonché all'interno delle stesse regioni, persistono e sono state anzi amplificate dall'ultimo allargamento dell'Unione europea;

38.

crede che per mantenere saldi i concetti di inclusione e di solidarietà, la politica di coesione deve continuare a mirare al riequilibrio economico e sociale, senza cedere alla tentazione di sovraccaricarsi di troppi obiettivi contrastanti;

39.

mette in risalto che se si vuole che la politica di coesione svolga un ruolo significativo nel rafforzare il riequilibrio economico e sociale, allora la si dovrà dotare di risorse e mezzi adeguati, tenuto conto che il livello di finanziamento attuale è solo il minimo necessario per svolgere tale funzione e deve far fronte alle pressioni per il contenimento della spesa originatasi nel quadro della crisi finanziaria mondiale, in cui si accentua la necessità di applicare con maggior decisione politiche di coesione;

40.

rimarca che la coesione deve mantenere una dimensione europea e respinge ogni tentativo di rinazionalizzare lo sforzo comunitario dato che il valore aggiunto di quest'ultimo sta anche nel fatto di essere un'ampia politica condivisa con chiari obiettivi strategici, capace di rispondere alle sfide continentali e globali e di adattarsi alle esigenze regionali e locali;

41.

sottolinea il concetto di effetto leva della politica di coesione, poiché gli investimenti producono effetti strutturali di lunga durata sulle economie regionali e locali, promuovono approcci innovativi allo sviluppo e all'occupazione e hanno un forte impatto sul capacity building delle amministrazioni e delle imprese;

42.

sollecita l'applicazione di nuovi strumenti finanziari, che potrebbero contribuire, in forma più semplice ed efficace, agli investimenti soprattutto nelle regioni che necessitano di ristrutturazione e innovazione, in particolare per sostenere il ruolo e lo sviluppo delle PMI;

43.

ricorda che, in linea con il principio di sussidiarietà, è necessario che le autorità locali e regionali siano coinvolte in tutte le fasi, dalla progettazione alla valutazione, e questo perché esse sono il livello di governo più vicino ai destinatari finali nonché i responsabili principali dell'attuazione «sul campo» della politica di coesione.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/42


Parere del Comitato delle regioni — Rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali

(2009/C 76/09)

IL COMITATO DELLE REGIONI

considera vincolante l'impegno assunto dall'Unione europea di offrire una prospettiva europea all'intera regione dei Balcani occidentali, a condizione che i paesi della regione soddisfino i criteri fissati per l'adesione all'UE,

esorta i paesi dei Balcani occidentali a soddisfare al più presto le condizioni poste dall'UE per allentare la sua politica dei visti. Le norme in materia di visti attualmente imposte ai cittadini dei paesi dei Balcani occidentali rendono difficile l'instaurazione di contatti sociali con i partner degli Stati membri dell'UE e ostacolano l'attuazione dei progetti di istruzione e sviluppo; invita quindi gli Stati membri dell'UE a continuare a rendere meno stringenti le norme in materia di visti per i paesi dei Balcani occidentali,

evidenzia l'importanza del processo di decentramento e ripartizione dei poteri dello Stato avviato nei paesi dei Balcani occidentali; e sottolinea che l'elemento etnico non deve essere l'unico fattore, o quello determinante, in questi processi e ritiene che, nei paesi etnicamente molto eterogenei sia importante rafforzare la posizione delle istituzioni centrali che svolgono un ruolo essenziale per il funzionamento dello Stato, accettando al tempo stesso l'autonomia decisionale delle istituzioni e degli organi degli enti regionali e locali,

sottolinea l'importanza di proseguire con determinazione gli sforzi volti ad accrescere l'indipendenza del sistema giudiziario. Occorre portare avanti la lotta alla corruzione e le attività intese a rafforzare la fiducia dei cittadini nel potere giudiziario,

è favorevole alla cooperazione tra enti e istituzioni locali e regionali con i partner degli Stati membri dell'UE. Invita a creare un meccanismo istituzionale e finanziario adeguato per consentire agli enti locali e regionali e alle associazioni nazionali delle autonomie locali di partecipare in misura maggiore ai progetti di cooperazione transfrontaliera e regionale ivi comprese le iniziative lanciate nel quadro del gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT).

Relatore

:

František KNAPÍK (SK/PPE) sindaco di Košice

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio — Rafforzare la prospettiva europea dei Balcani occidentali

COM(2008) 127 def.

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

A.   Raccomandazioni generali

Progressi nel processo di integrazione

1.

considera vincolante l'impegno assunto dall'Unione europea di offrire una prospettiva europea all'intera regione dei Balcani occidentali, a condizione che i paesi della regione soddisfino i criteri per l'adesione all'UE;

2.

accoglie con favore i progressi compiuti dai paesi dei Balcani occidentali nel processo di avvicinamento all'Unione europea. La firma di un Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) tra l'UE e la Repubblica serba e tra l'UE e la Bosnia-Erzegovina sono presupposti essenziali per realizzare la prospettiva europea dell'intera regione. Altri segnali positivi in materia di integrazione europea sono la concreta prospettiva del Montenegro e dell'Albania, seguiti da altri paesi della regione, di acquisire lo status di paesi candidati in un prossimo futuro e i passi avanti compiuti nei negoziati di adesione con la Croazia;

3.

raccomanda alla Commissione europea di adoperarsi maggiormente per beneficiare dell'esperienza acquisita dai nuovi Stati membri sia nel processo di adesione che nel processo di trasformazione. I punti di vista di tali Stati dovrebbero apportare un valore aggiunto alla definizione delle politiche dell'UE, specialmente per quanto riguarda l'aspirazione dei paesi dei Balcani occidentali di aderire all'UE;

4.

esorta i paesi dei Balcani occidentali a soddisfare al più presto le condizioni poste dall'UE per allentare la sua politica dei visti. Le norme in materia di visti attualmente imposte ai cittadini dei paesi dei Balcani occidentali rendono difficile l'instaurazione di contatti sociali con i partner degli Stati membri dell'UE e ostacolano l'attuazione dei progetti di istruzione e sviluppo; invita quindi gli Stati membri dell'UE a continuare a rendere meno stringenti le norme in materia di visti per i paesi dei Balcani occidentali;

5.

evidenzia l'importanza del processo di decentramento e ripartizione dei poteri dello Stato avviato nei paesi dei Balcani occidentali; sottolinea che l'elemento etnico non deve essere l'unico fattore, o quello determinante, in questi processi e ritiene che, nei paesi etnicamente molto eterogenei, sia importante rafforzare la posizione delle istituzioni centrali che svolgono un ruolo essenziale per il funzionamento dello Stato, accettando al tempo stesso l'autonomia decisionale delle istituzioni e degli organi degli enti regionali e locali;

6.

ricorda che il riconoscimento e la tutela delle minoranze costituiscono uno dei criteri di Copenaghen, che ogni Stato che voglia aderire all'Unione europea deve soddisfare; è convinto che un elemento centrale dei diritti delle minoranze consista nel facilitare e garantire la convivenza pacifica tra gruppi di popolazione diversi per razza, lingua o religione e la maggioranza della popolazione in modo da soddisfare i loro bisogni specifici;

7.

esorta i paesi dei Balcani occidentali ad adottare misure intese a rafforzare la partecipazione delle donne alla vita politica, sociale ed economica e a promuovere pari diritti per donne e uomini, ma rileva che la discriminazione contro le donne e la violenza domestica esistono ancora. Chiede pertanto ai paesi interessati di accrescere gli sforzi per la promozione dei diritti delle donne;

8.

propone di rafforzare la capacità amministrativa delle istituzioni nazionali e degli enti locali al fine di sfruttare al massimo i finanziamenti assegnati ai Balcani occidentali dallo strumento di assistenza preadesione (IPA);

9.

sottolinea l'importanza di proseguire con determinazione gli sforzi volti a rafforzare l'indipendenza del sistema giudiziario. Occorre portare avanti la lotta alla corruzione e le attività intese a rafforzare la fiducia dei cittadini nel potere giudiziario;

10.

esprime rammarico per l'ampiezza del fenomeno della corruzione. Essa rappresenta un ostacolo per la creazione di un servizio pubblico trasparente e pregiudica la possibilità di gestire ed amministrare in modo efficiente i fondi e i programmi dell'UE;

11.

accoglie con favore gli sforzi intesi a creare un Istituto regionale di pubblica amministrazione (RESPA), dotato delle competenze proprie di un'istituzione di formazione dei pubblici funzionari, con l'obiettivo di rafforzare la capacità amministrativa dei paesi dei Balcani occidentali. Raccomanda che le scuole della pubblica amministrazione esistenti nei singoli Stati membri collaborino il più possibile con questo istituto in via di creazione. Sostiene inoltre gli altri strumenti della Commissione europea intesi a rafforzare la capacità amministrativa, a consolidare le istituzioni e ad attuare la legislazione dell'UE, specialmente tramite i gemellaggi e gli strumenti Assistenza tecnica e scambio di informazioni (TAIEX) e Sostegno per il miglioramento della governance e della gestione (SIGMA).

Cooperazione regionale e sviluppo della cooperazione transfrontaliera

12.

accoglie con favore il riuscito passaggio di consegne dal Patto di stabilità per l'Europa sudorientale al Consiglio di cooperazione regionale. Ritiene che la cooperazione regionale rappresenti una delle condizioni da soddisfare affinché i paesi dei Balcani occidentali procedano verso l'adesione all'UE. A questo proposito occorre prestare particolare attenzione allo sviluppo della cooperazione transfrontaliera, poiché in molti casi proprio le regioni di confine sono state le più colpite dai conflitti armati degli anni '90. Per questo motivo il Comitato invita a sviluppare infrastrutture transfrontaliere tra i diversi paesi della regione;

13.

ritiene che un rafforzamento della cooperazione transfrontaliera tra le aree marittime e di confine dei paesi dei Balcani occidentali e quelle prospicienti o confinanti dei paesi membri dell'Unione sia la strada da seguire per il superamento delle divisioni, dei pregiudizi e delle diffidenze causati dalle dispute o dai conflitti che nel passato — recente e meno recente — hanno coinvolto i paesi dei Balcani occidentali ed i paesi vicini attualmente membri dell'UE;

14.

accoglie con favore i passi avanti compiuti nella creazione di una zona di libero scambio nei Balcani occidentali (CEFTA). Raccomanda che i paesi partecipanti accelerino il processo di creazione di una zona di scambio che funzioni efficacemente in tutta la regione, dato che una zona regionale di libero scambio aiuterà i singoli paesi a prepararsi per l'ingresso nel mercato unico dell'UE;

15.

è favorevole alla cooperazione tra enti e istituzioni locali e regionali con i partner degli Stati membri dell'UE. Invita a creare un meccanismo istituzionale e finanziario adeguato per consentire agli enti locali e regionali e alle associazioni nazionali delle autonomie locali di partecipare in misura maggiore ai progetti di cooperazione transfrontaliera e regionale, ivi comprese le iniziative lanciate nel quadro del gruppo europeo di cooperazione territoriale (GECT);

16.

è consapevole del ruolo importante che le organizzazioni della società civile svolgono nel promuovere l'integrazione dell'UE e sostiene il collegamento in rete di tali organizzazioni nella regione e lo sviluppo di progetti comuni.

Sviluppo degli enti locali e regionali

17.

ritiene che il buon funzionamento degli enti locali e regionali sia essenziale sia per il consolidamento interno dei singoli paesi sia per il loro processo di avvicinamento all'UE. Raccomanda ai governi dei singoli paesi di intensificare la comunicazione con gli enti locali e regionali nel quadro della promozione dell'idea di integrazione europea;

18.

accoglie con favore il meccanismo speciale di sostegno agli enti locali e regionali dei Balcani occidentali che rientra nello Strumento di assistenza preadesione (IPA) ed è stato annunciato dalla Commissione europea alla conferenza di Bruxelles dell'aprile 2008; raccomanda che la Commissione europea semplifichi il più possibile la procedura di concessione degli aiuti, in particolare accelerandone e rendendone più efficaci i meccanismi; ritiene necessario utilizzare qualsiasi forma di aiuto in modo mirato, garantendo al tempo stesso che la gamma dei beneficiari sia la più vasta possibile;

19.

è consapevole dello squilibrio regionale tra le zone metropolitane e le regioni più lontane dai centri urbani che si registra nell'ambito degli interventi degli enti locali e regionali a favore di uno sviluppo territoriale armonioso e equilibrato e della promozione dell'idea di integrazione europea. Giudica necessario aiutare gli enti subnazionali ad agire in modo efficace nelle regioni rurali, specialmente nelle aree etnicamente miste, dove si raccomanda di porre l'accento sull'attuazione di progetti multietnici;

20.

è consapevole del fatto che gli enti locali e regionali dei paesi dei Balcani occidentali svolgono un ruolo fondamentale nell'individuare la risposta istituzionale necessaria in materia di diritti delle minoranze nazionali; auspica pertanto che i governi di questi paesi consultino gli enti locali e regionali nel quadro della discussione ed adozione di nuovi standard e quadri giuridici relativi ai diritti delle minoranze nazionali, nel rispetto della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa;

21.

sottolinea l'importanza degli enti locali e regionali nel processo di superamento dei pregiudizi e delle differenze tra i gruppi etnici della regione e, in tale contesto, il loro ruolo nella comunicazione tra i livelli territoriali e di governo dei singoli paesi.

B.   Raccomandazioni specifiche per ciascun paese

Croazia

22.

accoglie con favore i buoni progressi dei negoziati di adesione con la Croazia, che trasmettono un messaggio positivo agli altri paesi dei Balcani occidentali per quanto riguarda la possibilità di aderire all'UE una volta soddisfatte le condizioni necessarie e ritiene che l'attuale incertezza in merito all'entrata in vigore del Trattato di Lisbona dopo l'esito del referendum irlandese non abbia ripercussioni sui negoziati di adesione in corso con la Croazia;

23.

accoglie con favore i progressi compiuti nel campo della politica regionale e della cooperazione transfrontaliera e apprezza la maggiore attenzione dedicata dal paese alla soluzione delle questioni irrisolte con i vicini;

24.

sottolinea tuttavia che la Croazia, se vuole avanzare nel suo processo di adesione, deve compiere ulteriori progressi in termini di riforma giudiziaria, lotta alla corruzione, diritti delle minoranze nazionali, rientro dei profughi e ristrutturazione del settore cantieristico;

25.

osserva inoltre che la Croazia deve accelerare il ritmo della riforma della pubblica amministrazione e migliorare la capacità amministrativa a livello locale e regionale.

Ex Repubblica iugoslava di Macedonia

26.

ritiene che l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia possa ancora progredire verso un rafforzamento delle relazioni con l'UE, a condizione che vengano rispettati i presupposti e i criteri stabiliti dal Consiglio europeo nel giugno 2008;

27.

apprezza il contributo dato dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia alla stabilità della regione dei Balcani occidentali e prende atto della decisione del suo governo di riconoscere l'indipendenza del Kosovo;

28.

accoglie con favore l'istituzione del suo comitato consultivo misto UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia e incoraggia l'approfondimento del dialogo politico tra gli enti subnazionali dell'UE e gli enti analoghi della ex Repubblica iugoslava di Macedonia;

29.

osserva che finalmente appare possibile uno sbocco positivo della crisi politica nell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia; raccomanda di adottare misure immediate per migliorare e potenziare il funzionamento degli enti statali, in modo da poter affrontare le cause dei problemi emersi nel corso della procedura elettorale del giugno 2008, ma anche da garantire in futuro uno svolgimento delle elezioni in linea con i modelli approvati a livello internazionale; sottolinea la necessità di intensificare il dialogo tra i singoli partiti politici al fine di creare un contesto politico stabile per l'attuazione delle riforme necessarie all'adesione all'UE;

30.

propone di continuare il processo di decentramento, garantendo al tempo stesso che l'appartenenza etnica non sia il criterio principale nella formazione degli enti locali o regionali. Invita a mantenere la stabilità politica dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia a livello nazionale, regionale e locale sottolineando la necessità di ricorrere al dialogo piuttosto che ad altre soluzioni;

31.

sostiene il ruolo costruttivo della commissione per le relazioni interetniche, a livello sia nazionale che locale, in quanto mediatrice tra le singole comunità etniche e il Parlamento. Invita anche a conservare il carattere multietnico del paese e, in particolare, a rispettare scrupolosamente i diritti dei gruppi minoritari della popolazione;

32.

esprime compiacimento per la ripresa dei negoziati assistiti dall'inviato speciale delle Nazioni Unite Matthew Nimetz ed esorta l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia a intensificare gli sforzi tesi a risolvere il problema del nome del paese in linea con le risoluzioni 817/93 e 845/93 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sottolinea l'importanza delle relazioni di buon vicinato affinché l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia prosegua nel suo cammino verso l'adesione all'Unione europea;

33.

raccomanda di continuare la riforma dell'amministrazione pubblica, compresa la riforma della fiscalità locale, il cui obiettivo è dare agli enti locali una maggiore autonomia decisionale sulle questioni finanziarie.

Albania

34.

accoglie con favore l'attuazione di riforme dell'amministrazione statale e il rafforzamento delle competenze degli enti locali;

35.

sottolinea la necessità di innalzare il livello della crescita economica e di migliorare i risultati dell'economia. La prosperità economica e una crescita economica sostenibile sono condizioni essenziali per avanzare con successo nel processo di adesione all'UE;

36.

sottolinea l'importanza del consenso politico sulle questioni legate all'integrazione europea;

37.

invita i partiti politici ad abbandonare le posizioni poco costruttive a livello locale affinché le decisioni intese a risolvere i problemi locali e le esigenze delle comunità locali possano essere prese in modo consensuale;

38.

invita a mettere in atto meccanismi efficaci volti ad eliminare la corruzione a livello sia nazionale che locale. Allo stesso tempo invita a rafforzare l'impegno attivo delle istituzioni competenti nella lotta alla criminalità organizzata;

39.

accoglie con favore il rafforzamento delle competenze degli enti locali nel settore della fiscalità e delle spese a livello locale;

40.

raccomanda di rafforzare le competenze decentrate degli enti locali;

41.

invita l'Albania a dare piena applicazione alle disposizioni della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa per la protezione delle minoranze nazionali, soprattutto quando questa si riferisce all'utilizzo delle lingue parlate da tali minoranze.

Bosnia-Erzegovina

42.

accoglie favorevolmente la firma dell'Accordo di stabilizzazione e associazione tra l'UE e la Bosnia-Erzegovina e appoggia la chiusura dell'Ufficio dell'Alto rappresentante (OHR) e il rafforzamento dell'Ufficio del Rappresentante speciale dell'Unione europea non appena siano stati soddisfatti i requisiti e gli obiettivi necessari;

43.

apprezza il fatto che la questione dello status definitivo del Kosovo non abbia ripercussioni importanti per la Bosnia-Erzegovina e che la situazione politica e di sicurezza globale sia rimasta tranquilla;

44.

accoglie con favore la riforma della polizia adottata dal Parlamento bosniaco, in considerazione dell'importanza che tale riforma riveste nel quadro del processo di avvicinamento all'UE. È consapevole del fatto che questa riforma, per come è stata adottata, è il prodotto di un consenso raggiunto mediante negoziati lunghi e complessi tra le diverse parti in causa. Allo stesso tempo sottolinea la necessità di operare altri cambiamenti costituzionali per rafforzare il funzionamento delle istituzioni nazionali ed eliminare il fattore etnico come elemento principale del funzionamento della società in Bosnia-Erzegovina; evidenzia poi l'importanza di intensificare la cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia (ICTY);

45.

apprezza il fatto che le elezioni comunali si siano tenute nell'ottobre 2008 e che si siano svolte senza incidenti. È consapevole dell'importanza di eleggere democraticamente i rappresentanti locali e del loro ruolo nel processo di democratizzazione della società in Bosnia-Erzegovina e nel suo avvicinamento all'UE;

46.

sostiene il rafforzamento della capacità amministrativa della Direzione per l'integrazione nell'UE che opera nell'ambito del Consiglio dei ministri della Bosnia-Erzegovina nonché delle capacità di altre istituzioni e organismi impegnati nel processo di integrazione europea. I progressi della Bosnia-Erzegovina nel processo d'integrazione europea richiederanno sforzi ulteriori nel campo dell'attuazione delle riforme collegate all'UE;

47.

si rende conto del fatto che un dibattito che coinvolga l'intera società sull'adesione all'UE dovrebbe essere sostenuto da una serie di progetti ben mirati cui partecipino rappresentanti dell'amministrazione statale, degli enti locali e regionali, del mondo accademico come pure del settore non governativo. A questo proposito l'esperienza dei nuovi Stati membri potrebbe servire da ispirazione, specialmente per quanto riguarda la creazione di una convenzione nazionale sull'UE che si è rivelata utile in Slovacchia ed è stata lanciata anche in Serbia nel 2006.

Montenegro

48.

si compiace dello svolgimento di elezioni presidenziali democratiche e trasparenti, in particolare considerato che sono state le prime elezioni presidenziali dalla dichiarazione di indipendenza del Montenegro nel 2006;

49.

apprezza il contributo attivo dato dal Montenegro alla stabilizzazione della regione, in particolare l'approccio costruttivo nell'instaurare buone relazioni bilaterali con i paesi vicini, e prende atto della decisione del suo governo di riconoscere l'indipendenza del Kosovo;

50.

accoglie con favore l'insediamento di una delegazione della Commissione europea nella capitale Podgorica, ed è convinto che l'attività della delegazione sarà di grande aiuto nell'agevolare ed intensificare la comunicazione tra la Commissione europea e il Montenegro e nell'assistere tale paese nel suo sforzo di aderire all'UE;

51.

invita ad accelerare la riforma giudiziaria e a rafforzare il ruolo della pubblica amministrazione; raccomanda di compiere ulteriori progressi nella riforma amministrativa e giuridica. Nel quadro dell'attuazione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione, raccomanda di rafforzare le capacità amministrative e le capacità nel settore politico e in quello giuridico;

52.

invita gli organi competenti ad intensificare gli sforzi intesi ad eliminare la corruzione negli organi statali, a livello centrale e locale, nonché a combattere la criminalità organizzata, in particolare il traffico di droga e di altre merci.

Repubblica serba

53.

si rallegra della conclusione di un Accordo di stabilizzazione e associazione tra la Repubblica serba e l'Unione europea. In merito all'attuazione dell'accordo, invita il governo serbo ad ottemperare pienamente agli obblighi ad esso legati;

54.

si compiace per l'arresto di Radovan Karadžić avvenuto in territorio serbo e apprezza l'impegno del nuovo governo serbo in questa materia; evidenzia l'importanza di portare avanti la cooperazione tra il governo serbo e il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY);

55.

invita l'UE a compiere passi decisivi verso un rafforzamento delle relazioni con la Serbia, mettendo in vigore l'Accordo interinale e avviando la procedura di ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e associazione da parte dei parlamenti degli Stati membri, e ritiene che si potrebbe assegnare alla Serbia lo status di paese candidato all'adesione entro il 2009;

56.

si rallegra dello svolgimento democratico delle elezioni presidenziali del gennaio-febbraio 2008, come pure delle elezioni legislative anticipate e delle elezioni degli enti locali nel maggio 2008, e al tempo stesso apprezza il modo democratico con cui è stata risolta la crisi di governo;

57.

sottolinea la necessità di un efficace decentramento fiscale e sostiene l'adozione di una legge sulle proprietà degli enti territoriali nella formulazione proposta dalla Conferenza permanente delle città e dei comuni;

58.

accoglie con favore la ratifica della Carta europea dell'autonomia locale da parte del Parlamento serbo e la sua entrata in vigore il 1o gennaio 2008;

59.

raccomanda l'elaborazione di una strategia di decentramento per garantire la trasparenza e la prevedibilità del processo di decentramento in Serbia. Evidenzia la necessità di rafforzare le istituzioni locali e suggerisce di prestare particolare attenzione alla questione del pieno rispetto dei diritti delle minoranze e dei gruppi etnici nazionali;

60.

invita Belgrado ad accettare la missione dell'Unione europea sullo Stato di diritto in Kosovo (EULEX).

Kosovo (ai sensi della risoluzione 1244/99 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite)

61.

sostiene il proseguimento della missione EULEX inviata in Kosovo dall'Unione europea e accoglie con favore l'impegno dell'UE ad assumere una grande parte di responsabilità per il futuro sviluppo del paese. Approva l'accordo sul trasferimento delle competenze dalla missione UNMIK alla missione EULEX;

62.

accoglie con favore i risultati della conferenza dei donatori per il Kosovo, organizzata dalla Commissione europea a Bruxelles l'11 luglio 2008, e apprezza l'impegno dell'UE per il Kosovo e per la stabilità dei Balcani occidentali;

63.

sostiene la partecipazione del Kosovo alle iniziative regionali, in particolare per quanto riguarda la prospettiva europea per i Balcani occidentali. Fa rilevare che l'adesione della regione dei Balcani occidentali all'Unione europea non avrà successo senza il coinvolgimento in tale processo di tutti i soggetti regionali;

64.

prende nota del fatto che la nuova Costituzione sancisce i diritti delle singole comunità nazionali;

65.

si rallegra della creazione del Consiglio consultivo per le comunità sotto l'egida del presidente e dell'introduzione del sistema cosiddetto della doppia maggioranza, in base al quale le scelte riguardanti gli interessi vitali delle singole comunità devono essere approvate non soltanto dalla maggioranza dei legislatori ma anche dalla maggioranza dei rappresentanti di tali comunità. Raccomanda, inoltre, di concordare la data dell'entrata in vigore di questo sistema con i rappresentanti della comunità internazionale;

66.

si augura che la dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo non comporti il sorgere di nuovi ostacoli al commercio o alla libera circolazione delle persone nei Balcani;

67.

sostiene il mantenimento, a lungo termine, di una rappresentanza della comunità internazionale nel paese. Date le insufficienti capacità amministrative di cui dispongono le istituzioni kosovare, invita la comunità internazionale a fornire un'assistenza sostanziale nel processo di attuazione della nuova Costituzione;

68.

nota con rammarico che le capacità amministrative restano insufficienti ad assicurare un servizio pubblico e una gestione dei fondi e dei programmi UE efficienti e trasparenti;

69.

raccomanda alle comunità nazionali minoritarie di partecipare alla gestione degli affari pubblici in Kosovo nel quadro previsto dalla nuova Costituzione. Prende atto con rammarico della riluttanza dei rappresentanti della comunità serba a partecipare alla creazione delle istituzioni della pubblica amministrazione e al processo democratico di elezione dei rappresentanti per le istituzioni kosovare;

70.

invita le autorità del Kosovo a rispettare le diverse minoranze etniche e tutti gli obblighi internazionali in materia.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/48


Parere del Comitato delle regioni — Il valore aggiunto della partecipazione degli enti locali e regionali al processo di allargamento

(2009/C 76/10)

IL COMITATO DELLE REGIONI

raccomanda che i paesi potenzialmente candidati che soddisfano i requisiti stabiliti dalla Commissione europea ottengano il diritto di avvalersi di tutte le componenti dello Strumento di assistenza preadesione (IPA), in modo da essere soggetti alle stesse condizioni previste per i paesi candidati,

raccomanda che il presente parere dia lo spunto per avviare una valutazione più completa e approfondita dell'esperienza sinora maturata, perché una tale valutazione servirebbe a chiarire e a documentare il lavoro, di vasta portata e di fondamentale importanza, svolto dagli enti regionali e locali per i passati allargamenti. Al riguardo si esorta a prevedere che lo stesso Comitato delle regioni, con l'ausilio dei fondi assegnati alla ricerca, compia un'analisi approfondita del coinvolgimento regionale e locale nel quadro dell'IPA durante il periodo 2007-2009,

raccomanda che all'inizio del 2009 il Comitato delle regioni lanci una tavola rotonda, invitando rappresentanti della Commissione, del Parlamento, degli enti locali e regionali dei paesi candidati e potenzialmente candidati, nonché altri soggetti competenti, a discutere a fondo questo tema, in modo da dare il via al processo di valutazione,

nel contesto della suddetta valutazione, invita a definire un «quadro politico di riferimento» fra il Comitato delle regioni e la Commissione, in vista del coinvolgimento degli enti regionali e locali nei processi di allargamento. Tale «quadro politico di riferimento» dovrà essere adottato dal Comitato in quanto offre l'opportunità di riesaminare le strutture e le forme di cooperazione attuali, ai fini di un possibile ulteriore sviluppo della cooperazione transfrontaliera fra gli enti regionali e locali degli Stati membri, dei paesi candidati e di quelli potenzialmente candidati.

Relatrice

:

Helene LUND (DK/PSE), membro del Consiglio comunale di Furesø

I.   RACCOMANDAZIONI GENERALI

IL COMITATO DELLE REGIONI

Criteri fondamentali

1.

si compiace del successo con cui si è concluso il quinto processo di allargamento, in cui gli enti regionali e locali bulgari e romeni hanno svolto un ruolo chiave per orientare lo sviluppo verso una democrazia sostenibile;

2.

sottolinea l'importanza di trarre insegnamento dalle esperienze in materia di collaborazione transfrontaliera maturate con gli allargamenti precedenti, in modo da ottimizzare e migliorare le attività nel quadro dei negoziati di adesione in corso con i paesi candidati e potenzialmente candidati;

3.

raccomanda pertanto di puntare maggiormente sulla cooperazione fra gli enti regionali e locali degli Stati membri, dei paesi candidati e dei paesi potenzialmente candidati;

4.

accoglie con favore lo Strumento di assistenza preadesione (IPA), previsto dalla proposta di regolamento del Consiglio (COM(2004) 627 def.) e dal regolamento (CE) n. 1085/2006 del Consiglio del 17 luglio 2006 che istituisce uno Strumento di assistenza preadesione (IPA), e rimanda al parere formulato a suo tempo in merito alla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce uno Strumento di assistenza preadesione (IPA) (CdR 498/2004 fin). Il Comitato approva la creazione dello strumento in parola, che comprende cinque componenti: a) sostegno alla transizione e sviluppo istituzionale, b) cooperazione transfrontaliera, c) sviluppo regionale, d) sviluppo delle risorse umane, e) sviluppo rurale;

5.

constata che l'IPA, istituito per il periodo 2007-2013, è un ausilio importante per creare strutture politiche e amministrative durevoli nei paesi candidati e in quelli potenzialmente candidati: dal 1o gennaio 2007 esso raggruppa infatti le diverse componenti degli aiuti alla preadesione utilizzate in precedenza per la Turchia e i Balcani occidentali (Phare, ISPA, Sapard, CARDS) e lo strumento finanziario per la Turchia;

6.

accoglie con favore il quadro finanziario triennale indicativo previsto in relazione all'IPA per la ripartizione delle risorse fra i singoli paesi beneficiari, in quanto espressione di un approccio flessibile. Fa presente l'impossibilità di trovare una soluzione unica valida in tutti i casi: occorrono in effetti strumenti flessibili, capaci di rispondere alle sfide e ai problemi specifici dei diversi paesi;

7.

prende al tempo stesso atto che i paesi beneficiari si dividono in due gruppi: quello dei paesi candidati (ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Croazia e Turchia) e quello dei paesi potenzialmente candidati (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia e Kosovo). Rileva quindi che il gruppo dei paesi candidati ha la possibilità di richiedere aiuti per tutte e cinque le componenti di cui al punto 4, mentre quello dei paesi potenzialmente candidati può richiederne solo per le prime due componenti, e cioè: a) sostegno alla transizione e sviluppo istituzionale, e b) cooperazione transfrontaliera;

8.

raccomanda che i paesi potenzialmente candidati che soddisfano i requisiti previsti dalla Commissione europea ottengano il diritto di avvalersi anche delle tre altre componenti, in modo da essere soggetti alle stesse condizioni previste per i paesi candidati;

9.

sottolinea che per la documentazione relativa ai risultati conseguiti grazie all'IPA è essenziale prevedere requisiti rigorosi;

10.

fa presente che gran parte della legislazione viene spesso attuata a livello regionale e locale (ad esempio, fino al 70 % della legislazione ambientale dell'Unione viene applicata a tale livello). Di conseguenza è importante che gli enti regionali e locali ottengano effettivamente la possibilità di beneficiare dell'IPA, in modo da poter proseguire il loro lavoro, che è positivo e importante, e continuare a contribuire allo sviluppo di strutture amministrative solide e di una democrazia sostenibile a livello regionale e locale sia nei paesi candidati che in quelli potenzialmente candidati.

Contributo degli attori regionali e locali agli allargamenti

11.

sottolinea che affinché i paesi candidati e quelli potenzialmente candidati possano soddisfare alle condizioni previste dall'acquis comunitario, dai criteri di Copenaghen e dalle conclusioni di Madrid del dicembre 1995, è essenziale che essi sviluppino strutture politiche e amministrative durevoli a livello decentrato;

12.

fa presente che gli enti regionali e locali rappresentano spesso per i cittadini il primo punto di contatto con il sistema: è quindi importante che essi siano in grado di fornire i servizi richiesti dai cittadini. L'esperienza insegna quanto sia importante consolidare le strutture politiche e amministrative decentrate, che sia nei paesi candidati che in quelli potenzialmente candidati sono spesso deboli. Essendo chiamati a misurarsi con questo tipo di problemi in tutti gli Stati membri, gli enti locali e regionali hanno maturato una grande esperienza in materia. Il Comitato delle regioni sottolinea poi l'importanza di evitare che il processo di adesione comporti un deterioramento di lungo termine dei servizi resi ai cittadini in quanto ciò comporterebbe una percezione negativa dell'adesione all'Unione europea;

13.

fa poi notare quanto sia importante puntare sullo sviluppo di strutture decentrate solide, dato che buona parte dell'acquis comunitario viene applicato a livello regionale e locale. È pertanto essenziale che questo livello interagisca con quello centrale su un piede di parità: una capacità amministrativa ben consolidata a livello locale e regionale, in grado di fornire i servizi richiesti e di affrontare i nuovi problemi, può infatti contribuire ad alleggerire i compiti del governo centrale;

14.

fa presente che per assicurare il consolidamento locale delle strutture politiche e amministrative è importante sviluppare, in cooperazione con la società civile, una democrazia locale in cui i cittadini abbiano fiducia e dove sentano di avere voce in capitolo. Gli enti regionali e locali vantano un'esperienza pluriennale nel campo della cooperazione transfrontaliera, ad esempio grazie ai gemellaggi fra le città, che arricchiscono di una dimensione culturale e identitaria lo sviluppo della democrazia e dell'amministrazione, con conseguente valore aggiunto per la Comunità;

15.

fa poi presente che il livello regionale e locale vanta una grande esperienza in materia di cooperazione interculturale, perché in genere è appunto questo il livello che intrattiene contatti diretti con cittadini aventi le più diverse estrazioni culturali. Questo bagaglio di esperienze pratiche nelle relazioni interculturali può essere una risorsa preziosa nei rapporti fra gli Stati membri, i paesi candidati e quelli potenzialmente candidati nell'ottica dei processi di allargamento dell'UE.

Necessità di un approccio coerente alla cooperazione transfrontaliera

16.

giudica importante definire un approccio coerente alla cooperazione transfrontaliera nei processi di preadesione;

17.

rammenta che una delle principali priorità del Comitato delle regioni sul fronte esterno consiste nell'informare i cittadini in merito al processo di allargamento (CdR 322/2006 fin). In proposito sottolinea che se il Comitato fosse tenuto sistematicamente al corrente dei risultati pratici, costruttivi e durevoli conseguiti dagli enti locali e regionali nel processo di allargamento, il suo lavoro di comunicazione delle iniziative intraprese su questo fronte risulterebbe più agevole;

18.

ringrazia tutti gli enti locali e regionali degli Stati membri, dei paesi candidati e di quelli potenzialmente candidati che hanno collaborato all'indagine servita alla stesura del presente parere. Illustrando le esperienze maturate nella collaborazione con gli enti regionali e locali dei tre gruppi di paesi, essi hanno fornito un eccellente contributo. A distinguersi sono state le città e le regioni croate, che hanno così confermato il loro impegno. Le risposte pervenute da tutti i paesi che hanno partecipato all'indagine costituiscono un ottimo punto di partenza pratico per valutare gli sforzi compiuti sinora e offre una base per definire orientamenti politici per il lavoro futuro.

II.   RACCOMANDAZIONI POLITICHE

Orientamenti politici (1)

19.

raccomanda che il presente parere diventi lo spunto per avviare una valutazione più completa e approfondita dell'esperienza sinora maturata, perché una tale valutazione servirebbe a chiarire e documentare il lavoro, di vasta portata e di fondamentale importanza, svolto dagli enti regionali e locali per i passati allargamenti. Al riguardo si esorta a prevedere che lo stesso Comitato delle regioni, con l'ausilio dei fondi assegnati alla ricerca, compia un'analisi approfondita del coinvolgimento regionale e locale nel quadro dell'IPA durante il periodo 2007-2009. Inoltre, dovranno essere condotti degli studi con la collaborazione di università e organizzazioni di tutti gli Stati membri e dei paesi candidati. Raccomanda inoltre di istituire un gruppo di monitoraggio, composto di rappresentanti dei gruppi politici, della Commissione e degli enti locali e regionali dei paesi candidati e di quelli potenzialmente candidati: il gruppo dovrà seguire da vicino l'indagine e riferire al Comitato e ai gruppi di lavoro, creando così un diffuso senso di «titolarità» (ownership) del processo di valutazione;

20.

raccomanda che all'inizio del 2009 il Comitato delle regioni promuova una tavola rotonda, invitando rappresentanti della Commissione, del Parlamento, degli enti locali e regionali dei paesi candidati e potenzialmente candidati, nonché altri soggetti competenti, a discutere a fondo questo tema, in modo da dare il via al processo di valutazione;

21.

raccomanda che al lavoro di valutazione partecipino il segretariato del Comitato delle regioni e i tre gruppi di lavoro, competenti rispettivamente per i Balcani occidentali, la Turchia e la Croazia (che in una certa misura si sono già occupati degli aspetti dell'allargamento pertinenti), insieme al comitato consultivo misto responsabile per l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia: essi infatti conoscono a fondo i problemi con cui dovranno misurarsi i paesi candidati e quelli potenzialmente candidati.

22.

invita, nel contesto della suddetta valutazione, a definire un «quadro politico di riferimento» fra il Comitato delle regioni e la Commissione, in vista del coinvolgimento degli enti regionali e locali nei processi di allargamento. Il Comitato dovrebbe adottare tale «quadro politico di riferimento» in quanto esso offre l'opportunità di riesaminare le strutture e le forme di cooperazione attuali ai fini di un possibile ulteriore sviluppo della cooperazione transfrontaliera fra gli enti regionali e locali degli Stati membri, dei paesi candidati e di quelli potenzialmente candidati. Il «quadro politico di riferimento», che conterrà tutta una serie di raccomandazioni per la collaborazione in materia di allargamento, fungerà da documento comune di riferimento fra la Commissione e il Comitato delle regioni nella prospettiva di ulteriori sviluppi riguardanti l'IPA, in modo che questo possa tenere più adeguatamente conto delle esigenze specifiche degli enti regionali e locali;

23.

raccomanda che gli enti locali e regionali vengano associati al processo di allargamento in quanto partner alla pari, visto che, forti della loro esperienza e competenza, contribuiscono a rafforzare i paesi candidati e quelli potenzialmente candidati attraverso la cooperazione transfrontaliera locale e regionale. Invita pertanto la Commissione e i paesi candidati e potenzialmente candidati a collaborare con questi enti per definire il quadro giuridico e finanziario necessario al loro coinvolgimento, di cui il suddetto «quadro politico di riferimento» costituirà la prima tappa.

III.   RACCOMANDAZIONI RIGUARDANTI I PROGETTI

Orientamenti riguardanti i progetti

24.

fa presente che i piccoli progetti transfrontalieri realizzati da enti regionali e locali presentano un valore aggiunto decisivo: risulta infatti dall'esperienza di vari Stati membri che l'apertura, la trasparenza e il contatto diretto fra le parti, resi appunto possibili da questi progetti minori, generano fiducia reciproca e offrono risultati concreti su problemi pratici;

25.

in proposito sottolinea che, nel caso ad esempio della Romania, l'esperienza ha dimostrato che le risorse rese disponibili a livello decentrato attraverso gli strumenti di preadesione sono estremamente importanti per lo sviluppo delle capacità amministrative a livello regionale e locale sia nei paesi candidati che in quelli potenzialmente candidati;

26.

raccomanda di adeguare tutte le componenti dell'IPA in modo da tener conto degli enti regionali e locali, come anche delle ONG, che danno un contributo importante al processo di allargamento. L'esperienza di vari Stati membri (fra cui l'Inghilterra e la Danimarca) indica che gli enti regionali e locali incontrano difficoltà con la soglia minima fissata per i progetti transfrontalieri nel quadro dell'IPA;

27.

fa poi presente l'importanza di orientare maggiormente l'IPA anche sullo sviluppo della capacità amministrativa a livello locale e regionale, e non unicamente sul potenziamento dell'amministrazione centrale. Una carenza di capacità amministrativa negli enti locali e regionali può rendere infatti difficile un'attuazione durevole dell'acquis comunitario;

28.

fa altresì presente che, stando all'esperienza, l'insufficiente capacità dei paesi candidati e potenzialmente candidati di assorbire gli aiuti costituisce un ostacolo fondamentale ad un impiego efficace dei fondi assegnati ai progetti. Ciò riguarda l'intero iter, dalla domanda di finanziamenti, alla realizzazione dei progetti, fino alla presentazione dei rapporti, ed è in larga misura imputabile alla scarsa esperienza. In proposito si fa presente che molte delle difficoltà per l'avvio e l'attuazione dei progetti sono causate dalle barriere linguistiche e dalle scarse competenze tecniche in materia di procedure di domanda e di gestione dei progetti. È dunque essenziale che l'IPA offra agli enti locali e regionali anche delle possibilità concrete di sviluppare la loro capacità amministrativa;

29.

propone quindi di applicare attuare, per l'organizzazione dell'IPA, un approccio graduale consistente appunto nella possibilità di cominciare con piccoli progetti, per passare poi a progetti di maggiore portata man mano che aumenta l'esperienza e si sviluppa la capacità amministrativa;

30.

raccomanda che nel contesto dell'IPA si preveda una linea di bilancio specifica per i piccoli progetti, sull'esempio di quanto previsto per programmi precedenti, come il Fondo progetti per il Baltico di Phare e il Fondo piccoli progetti di Tacis. Fa poi presente che, durante il periodo 1998-2001, nell'ambito di questi programmi sono stati realizzati 259 progetti con la collaborazione di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Russia, Bielorussia, Ucraina, Moldova e degli Stati allora già membri dell'UE, e che nella sua valutazione del 2000, fra l'altro dei programmi Tacis, la Corte dei conti europea ha raccomandato di accrescere i finanziamenti dello Strumento per i piccoli progetti (Small Project Facility: SPF) di Tacis in considerazione del suo grande successo;

31.

rileva inoltre che l'esperienza fatta, fra l'altro, con la Turchia ha evidenziato come proprio i progetti di minore entità, che spesso prevedono iniziative concrete, offrono un concreto valore aggiunto positivo per l'intera Unione europea, in quanto consentono di proiettare un'immagine positiva dell'UE e anche di migliorarne la conoscenza a livello locale e regionale;

32.

fa notare che, stando all'esperienza acquisita con precedenti programmi di sostegno, è importante assicurare che le possibilità di finanziamento nel quadro dell'IPA rimangano il meno burocratiche possibile ed evitare il frazionamento in troppe fasi comportanti autorizzazioni speciali. Per i progetti occorre prevedere una regolamentazione flessibile, che permetta di trasferire da una voce all'altra del bilancio gli importi allocati: solo in questo modo infatti è possibile tener conto degli eventuali nuovi sviluppi e quindi ottimizzare la realizzazione dei progetti. Il Comitato fa inoltre presente che l'esistenza di procedure burocratiche lunghe e onerose intralcia soprattutto i progetti di minore entità. Rammenta inoltre che i ritardi nel trasferimento delle necessarie risorse alle autorità responsabili del progetto possono avere conseguenze impreviste (cfr. esperienze avute in Serbia);

33.

fa presente che le associazioni nazionali possono contribuire alla realizzazione dei progetti, mobilitandosi come punto di contatto e di diffusione delle conoscenze: spesso infatti queste associazioni dispongono delle necessarie competenze in materia e possono quindi contribuire a promuovere le migliori pratiche per la realizzazione dei progetti;

34.

evidenzia le collaborazioni riuscite fra, da una parte, gli Stati membri, e, dall'altra, la Turchia, la Croazia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia nel quadro del programma culturale dell'UE, e anche fra gli Stati membri e la Turchia per il programma relativo alla formazione permanente. Non vanno poi dimenticate le esperienze positive con il Settimo programma quadro dell'UE per la ricerca, cui hanno partecipato la Turchia, la Croazia, l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Serbia. Il Comitato indica che questo approccio, e le relative possibilità d'interazione, andrebbero presi in considerazione anche per l'IPA, in modo da agevolare maggiori scambi di esperti settoriali fra gli Stati membri, i paesi candidati e quelli potenzialmente candidati a livello regionale e locale;

35.

richiama l'attenzione sulla grande importanza delle competenze settoriali specifiche. L'esperienza acquisita in Danimarca e in Polonia rivela che di norma la partecipazione degli esperti regionali e locali, quotidianamente impegnati a risolvere problemi concreti, consente un dialogo specifico, positivo per la collaborazione e il processo di apprendimento. Inoltre, le esperienze inglesi insegnano che lo scambio di esperti va visto come un processo positivo d'interazione, in cui entrambe le parti apprendono, perché anche gli esperti settoriali degli Stati membri beneficiano della cooperazione. L'esperienza in Italia e Croazia rivela poi che questo tipo di progetti, fruibili da entrambe le parti, risultano positivi e possono sfociare in numerosi progetti e collaborazioni;

36.

fa presente la massima importanza dei programmi per l'apprendimento permanente, i quali evitano che l'apprendimento cessi alla fine dei singoli programmi, assicurando invece il proseguimento dello sviluppo e della dinamica. Il Comitato rammenta inoltre che, stando all'esperienza, ad es. della Romania, la collaborazione in questo settore è fondamentale per assicurare l'efficienza e la dinamicità del settore pubblico;

37.

ritiene necessario assicurare stanziamenti di bilancio per l'interpretazione e rammenta l'esperienza, fra l'altro, dell'Estonia e della Croazia, dove la programmazione e l'attuazione di progetti transfrontalieri è talvolta ostacolata dall'assenza d'interpretazione professionale, il che preclude quella comunicazione fra i partner che è indispensabile al successo di un progetto e alla comprensione reciproca;

38.

richiama l'attenzione sulla necessità di concentrarsi maggiormente sui dati e sulla documentazione relativa ai progetti, dato che in vari casi essi sono risultati difficilmente accessibili e di qualità diseguale, cosa che ne ha compromesso la realizzazione;

39.

ritiene che una solida capacità amministrativa a tutti i livelli sia determinante per l'evolvere delle riforme istituzionali, e fa notare che queste rischiano di essere compromesse dalle lacune delle strutture amministrative. Ad es. esperienze in Croazia rivelano come i ritardi nell'attuazione delle legislazioni nazionali si ripercuotono negativamente sulla realizzazione di progetti a livello regionale e locale;

40.

in proposito evidenzia la necessità di prestare attenzione all'eventuale difficoltà di pervenire ad una coerenza fra le norme dell'UE e le legislazioni nazionali. Ad esempio, l'esperienza in Serbia rivela che una scarsa sintonia fra le regole in materia di appalti può comportare malintesi e ritardi nella realizzazione dei progetti;

41.

fa presente l'importanza di un equilibrio durevole fra gli aiuti ai vari settori. L'esperienza avuta con allargamenti precedenti ha evidenziato grandi variazioni nello sviluppo di diversi settori. Se negli ambiti legati all'acquis, riconosciuti come chiare priorità politiche, sono stati messi a segno dei progressi, molto meno è stato realizzato in altri. Ciò ha indotto a concentrarsi solo su pochi settori, che hanno attirato risorse e attenzione a scapito di altri importanti ambiti del settore pubblico. Tutta una serie d'iniziative è stata quindi intrapresa in maniera affrettata, con risorse e tempi ridotti, il che ha contribuito a rendere più difficile il conseguimento di risultati positivi;

42.

tali esperienze evidenziano l'opportunità di avviare i progetti con il dovuto anticipo, evitando così che la fretta ne pregiudichi inutilmente l'attuazione e i risultati;

43.

ritiene necessaria una visione più ampia dei criteri politici, in modo da tener conto del necessario equilibrio e dell'interazione fra i criteri politici stabiliti dall'UE e quelli stabiliti dai diversi ambiti a livello nazionale. Attuando il programma Phare si è constatato che una parte degli aiuti diretti a soddisfare i criteri politici si è rivelata inefficace, perché l'obiettivo era formulato in maniera troppo restrittiva. Gli aiuti non erano sufficientemente commisurati all'esigenza di tener conto dell'interazione fra aspetti chiave come le riforme del settore pubblico, lo sviluppo della società civile, il buongoverno e la lotta contro la corruzione. Inoltre, si è trascurato un fattore importante, ossia il fatto che numerosi aspetti dei criteri politici non possono essere applicati senza influire sui criteri economici. È quindi importante che nella definizione delle priorità dell'IPA si tenga conto della dimensione locale e regionale in modo che gli aiuti vengano previsti per soddisfare esigenze effettive. Il Comitato fa notare che, come insegnano le esperienze in Croazia, la scarsa coerenza fra le strategie nazionali di sviluppo e le strategie dei donatori esterni può essere fonte di problemi;

44.

ritiene opportuno che in questo processo si tenga conto della dimensione locale e regionale a uno stadio più precoce, visto che occorre un coordinamento fra i livelli centrale, regionale e locale. L'esperienza insegna che uno scarso coordinamento può far sì che molte attività intraprese a livello centrale non vengano poi prese in considerazione ai fini delle soluzioni adottate a livello regionale e locale. Di conseguenza, non si sfrutta appieno il potenziale delle attività e dei progetti avviati;

45.

raccomanda pertanto di migliorare il coordinamento fra il livello centrale e gli enti regionali e locali. Richiama fra l'altro l'attenzione sulle regioni croate di Sisak-Moslavina, Slavonia, Osjecko-Baranjska e Lika-Senj, come pure sulle città di Varazdin e Karlovac, che auspicano di essere coinvolte più da vicino nella preparazione dei programmi operativi nel quadro dell'IPA. Ciò contribuirebbe anche ad assicurare la coerenza fra le esigenze effettive e le attività intraprese;

46.

raccomanda pertanto che nel quadro della programmazione operativa dell'IPA s'incoraggi a tenere maggiormente conto degli enti regionali e locali eletti (come risulta sia avvenuto in Croazia con la seconda componente dell'IPA — cooperazione transfrontaliera). Il Comitato delle regioni rammenta che sono appunto gli enti regionali e locali a disporre dell'esperienza e della sensibilità necessarie a rispondere alle esigenze che si manifestano a livello regionale e locale, e che pertanto essi sono in grado d'individuare i problemi e di contribuire alla loro soluzione. Si raccomanda dunque di applicare questo metodo ad altri paesi candidati all'adesione, e al tempo stesso di ampliarlo, in modo tale che possa includere altre priorità dei programmi.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Le raccomandazioni di ordine politico e pratico sono frutto delle conclusioni dell'indagine condotta negli Stati membri, nei paesi candidati e in quelli potenzialmente candidati. L'allegato al presente parere riporta informazioni dettagliate riguardo ai partecipanti a detta indagine.


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/54


Parere del Comitato delle regioni — Affrontare la sfida dell'efficienza energetica con le tecnologie dell'informazione e della comunicazione

(2009/C 76/11)

IL COMITATO DELLE REGIONI

rileva che il controllo del cambiamento climatico costituirà nei prossimi anni una delle principali sfide politiche per gli enti locali e regionali,

ritiene che per conseguire gli obiettivi ambiziosi fissati per il 2020 sia necessario che l'Europa promuova la disponibilità e la piena applicazione di soluzioni basate sulle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC),

ribadisce che le TIC hanno un ruolo importante nell'attuazione della strategia di sviluppo sostenibile dell'Unione; in particolare esse influiscono positivamente sullo sviluppo grazie alle nuove tecnologie e alle innovazioni commerciali, e favoriscono mutamenti strutturali nell'impiego delle risorse naturali mediante il ricorso ai processi più intelligenti e puliti,

sottolinea che le TIC, grazie al loro forte potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica, accrescono la competitività dell'Europa e migliorano le opportunità economiche a livello locale e regionale,

fa presente che le regioni e i comuni dispongono di vari strumenti che consentono di sfruttare pienamente le possibilità offerte dalle TIC per il controllo dei cambiamenti climatici, ad esempio le responsabilità e i poteri in materia di assetto territoriale, di fornitura di energia, di edilizia e di traffico,

propone che nel quadro di un evento europeo dedicato all'efficienza energetica vengano organizzati un'esposizione e un concorso, destinati agli enti locali e regionali, per i migliori progetti finalizzati all'efficienza energetica attraverso le TIC, ed è pronto a partecipare sia all'esposizione che all'evento stesso; propone inoltre che la Commissione rediga, insieme al Comitato delle regioni e ad altri soggetti interessati, una guida pratica su come gli enti locali e regionali possono utilizzare le TIC nel quadro dei loro piani relativi al cambiamento climatico.

Relatore

:

Risto KOIVISTO (FI/PSE), presidente del consiglio regionale di Tampere

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Affrontare la sfida dell'efficienza energetica con le tecnologie dell'informazione e della comunicazione

COM(2008) 241 def.

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

Considerazioni generali

1.

Come già asserito in recenti pareri, rileva che il controllo del cambiamento climatico costituirà nei prossimi anni una delle principali sfide politiche per gli enti locali e regionali;

2.

accoglie con favore gli obiettivi che il Consiglio ha stabilito per il 2020, vale a dire ridurre le emissioni del 20 % rispetto al livello del 1990, portare la quota delle energie da fonte rinnovabile al 20 % del totale e realizzare risparmi del 20 % dell'energia consumata rispetto alle proiezioni;

3.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui per conseguire gli obiettivi ambiziosi fissati per il 2020 è necessario che l'Europa promuova la disponibilità di soluzioni basate sulle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni (TIC) da diffondere su vasta scala;

4.

ribadisce la propria precedente posizione secondo cui la politica energetica europea deve dare la priorità — in tutte le sue scelte — all'efficienza energetica; accoglie pertanto con favore il proposito, espresso dalla Commissione, di accrescere, grazie all'uso delle TIC, l'efficienza della produzione, della distribuzione e della commercializzazione energetica;

5.

avendo sottolineato in particolare le ripercussioni sociali ed economiche delle TIC nei propri pareri relativi alla recente iniziativa i2010 della Commissione, si compiace del fatto che la Commissione tenga conto adesso anche della prospettiva ambientale della società dell'informazione;

6.

ribadisce che le TIC hanno un ruolo importante nell'attuazione della strategia di sviluppo sostenibile dell'Unione; in particolare esse influiscono positivamente sullo sviluppo grazie alle nuove tecnologie e alle innovazioni commerciali, e favoriscono mutamenti strutturali nell'impiego delle risorse naturali mediante il ricorso ai processi più intelligenti e puliti;

7.

sottolinea che le TIC, grazie al loro forte potenziale di miglioramento dell'efficienza energetica, accrescono la competitività dell'Europa e migliorano le opportunità economiche a livello locale e regionale.

Il ruolo degli enti locali e regionali

8.

Considera appropriata la scelta della Commissione di dare la priorità alla cooperazione con le comunità urbane e al loro contributo per convalidare e sperimentare le soluzioni, e reputa che ciò sia pienamente in sintonia con le osservazioni del Comitato sulla strategia i2010;

9.

ritiene che proprio a livello degli enti locali e regionali verranno messe in pratica, in risposta a esigenze concrete, le iniziative più creative e più innovative a sostegno della strategia comunitaria i2010;

10.

osserva che le regioni e i comuni dispongono di vari strumenti che consentono di sfruttare pienamente le possibilità offerte dalle TIC per il controllo dei cambiamenti climatici, ad esempio le responsabilità e i poteri in materia di assetto territoriale, di fornitura di energia, di edilizia e di traffico;

11.

osserva che gli enti locali e regionali ricorrono già adesso ampiamente alle TIC per ridurre il consumo energetico e le emissioni nel quadro di varie attività, tra cui per esempio:

illuminazione di luoghi pubblici: un utente può accendere, ad esempio mediante un messaggio di testo o via Internet, l'illuminazione di un impianto sportivo all'aperto per un determinato periodo di tempo; inoltre l'illuminazione stradale può essere regolata automaticamente in funzione delle esigenze,

regolazione del riscaldamento, dell'aria condizionata e dell'illuminazione di edifici: il ruolo della tecnologia è particolarmente importante nelle strutture ad elevato consumo energetico, come per esempio le piscine,

controllo a distanza di immobili e di altri luoghi pubblici: permette di ottenere anche dati sul consumo energetico dell'immobile e sull'evoluzione di tale consumo,

gestione del traffico volta a ridurre l'impatto ambientale: ad esempio mediante semafori che reagiscono ai cambiamenti dei flussi di traffico o sistemi per la trasmissione di informazioni sugli ingorghi,

miglioramento della competitività dei trasporti collettivi: numerosi comuni offrono in tempo reale via Internet, grazie ai sistemi di localizzazione, gli orari effettivi di passaggio dei mezzi pubblici e in alcuni casi anche la vendita on line dei biglietti,

sviluppo della logistica a corto raggio: con l'ausilio dell'informatica si possono combinare i trasporti e altri servizi mobili all'interno di un comune, riducendo le emissioni; è anche possibile ottimizzare gli itinerari per limitare l'impatto ambientale,

sensibilizzazione dei consumatori: la lettura a distanza dei contatori permette di informare i consumatori in tempo reale, attivando un'interazione che accresce l'efficienza energetica e limita le emissioni,

produzione e distribuzione dell'energia: in questo campo si ricorre già adesso all'informatica per gestire determinati processi;

12.

il Comitato appoggia la proposta della Commissione di dare al comparto delle TIC il ruolo di apripista nel cambiamento strutturale rivolto a limitare l'impronta ecologica;

13.

sottolinea inoltre che le TIC offrono agli enti locali e regionali importanti opportunità di accrescere la loro produttività, migliorare i servizi offerti e al tempo stesso ridurre il consumo energetico e le emissioni; tuttavia per sfruttare tali opportunità è spesso necessario intervenire più a largo raggio mediante una riforma strutturale delle procedure amministrative, da attuare per esempio:

promuovendo il telelavoro grazie a una maggiore flessibilità,

passando da una gestione basata su documenti cartacei a una gestione elettronica e al tempo stesso riformando le procedure sia interne che esterne,

erogando un'ampia gamma di servizi relativi a vari settori e organizzazioni attraverso sportelli unici situati vicino ai cittadini, e avvalendosi di videoconferenze per i servizi che richiedono competenze più approfondite, come ad esempio l'interpretazione;

14.

annuncia che gli enti locali e regionali europei e le loro reti sono pronti a partecipare al processo di consultazione e partenariato sul ruolo delle TIC per l'efficienza energetica, promosso dalla Commissione, e alla diffusione di buone pratiche in questo campo;

15.

invita la Commissione a predisporre, insieme con gli Stati membri, formule di finanziamento adeguate, che tengano conto anche delle esigenze degli enti locali e regionali, e a inserire tra le priorità di tutti gli strumenti di finanziamento l'efficienza energetica in generale e quella ottenuta grazie alle TIC in particolare.

Osservazioni specifiche

16.

Ritiene che, indipendentemente dalle numerose iniziative già avviate, i trasporti avrebbero dovuto essere menzionati nella comunicazione tra i settori su cui concentrare gli interventi nella fase iniziale; essi infatti racchiudono un grande potenziale di risparmio, offrono numerose possibilità di applicare le TIC e hanno una particolare importanza dal punto di vista locale e regionale;

17.

condivide il giudizio della Commissione secondo cui è importante promuovere lo sviluppo di computer con un consumo energetico minore e invita al tempo stesso la Commissione a investire nello sviluppo di procedimenti volti a migliorare il recupero dell'energia termica prodotta in particolare nelle grandi sale computer;

18.

in aggiunta alle osservazioni della Commissione sul potenziale di efficienza energetica delle TIC, richiama l'attenzione sull'incidenza della costruzione, del trasporto e della demolizione dei prodotti del settore informatico sull'impronta ecologica del settore e osserva che si dovrebbe intervenire in questo campo mediante accordi volontari o, all'occorrenza, per via legislativa;

19.

raccomanda di elaborare degli orientamenti generali per la ricerca sull'applicazione delle TIC per migliorare l'efficienza energetica, in modo da poter riunire e utilizzare meglio per obiettivi comuni le risorse europee, nazionali e regionali, attualmente disperse;

20.

sottolinea l'importanza della ricerca orientata alle esigenze dei clienti e ritiene che per avere successo essa debba basarsi su una stretta collaborazione tra ricerca scientifica, imprese delle TIC e di altri settori, produttori di energia, enti locali e regionali e associazioni di utenti;

21.

chiede che, in considerazione della loro importanza ai fini dell'efficienza energetica, agli enti locali e regionali venga riconosciuto un ruolo importante nel programma quadro di ricerca e nei corrispondenti progetti nazionali, in particolare nei grandi progetti pilota menzionati nella comunicazione e finalizzati a rintracciare l'impronta ecologica delle TIC;

22.

esprime preoccupazione per il fatto che, malgrado l'importanza della questione, non siano stati fatti investimenti adeguati nella conversione dei risultati dell'innovazione in prodotti e servizi destinati al mercato di massa; osserva inoltre che gli enti locali e regionali, oltre a svolgere una funzione di precursori promuovendo le innovazioni, possono anche offrire alle imprese del settore un ambiente economico favorevole;

23.

ritiene che un ostacolo importante alla crescita del mercato consista nella mancanza di standard comuni, in particolare nei settori tecnologici più importanti per gli enti locali e regionali, per esempio quello dei sistemi intelligenti di controllo degli immobili o dell'illuminazione e di gestione del traffico; la mancanza di standard ostacola l'interoperabilità tecnica, limita la concorrenza sui mercati e rende più complessa l'assegnazione degli appalti;

24.

fa presente che per i settori prioritari indicati dalla Commissione mancano procedure comuni di misurazione che consentano agli enti locali e regionali di valutare la convenienza delle varie soluzioni;

25.

osserva che la generazione distribuita di energia da parte dei comuni e delle regioni è opportuna ai fini della distribuzione di elettricità e della sicurezza e offre la possibilità di combinare differenti modi di produzione dell'energia; accoglie quindi con favore il proposito della Commissione di intensificare lo scambio di informazioni e buone prassi su nuovi modelli aziendali basati sulle TIC per la generazione distribuita di energia, e di investire nelle attività di ricerca e sviluppo in questo campo;

26.

nota che la comunicazione non menziona la promozione, nel quadro degli appalti pubblici, delle TIC finalizzate alla salvaguardia dell'ambiente; invita pertanto a sviluppare delle procedure mediante le quali gli enti locali e regionali possano dare la priorità negli appalti pubblici, e in special modo in quelli pre-commerciali, all'efficienza energetica e allo sviluppo delle TIC in questo campo;

27.

accoglie con favore l'invito, espresso dalla Commissione, a una stretta cooperazione da parte del Comitato e propone:

che nel quadro di un evento europeo dedicato all'efficienza energetica vengano organizzati un'esposizione e un concorso, destinati agli enti locali e regionali, per i migliori progetti finalizzati all'efficienza energetica attraverso le TIC; il Comitato è pronto a partecipare sia all'esposizione che all'evento stesso,

che la Commissione rediga, insieme al Comitato e ad altri soggetti interessati, una guida pratica su come gli enti locali e regionali possono utilizzare le TIC nel quadro dei loro piani relativi al cambiamento climatico;

28.

propone inoltre che nella prossima comunicazione sulle TIC e l'ambiente, prevista per la primavera 2009, la Commissione:

estenda il campo di azione della comunicazione dall'efficienza energetica allo sviluppo sostenibile,

inserisca nella comunicazione un piano di azione concreto, contenente obiettivi, misure e tempi di esecuzione specifici,

aggiunga come nuovi campi di intervento quanto meno i trasporti e le necessarie riforme procedurali nella pubblica amministrazione,

tenga conto del ruolo e delle esigenze degli enti locali e regionali.

Principali considerazioni del Comitato delle regioni

29.

Come il Comitato ha già affermato in precedenza, l'efficienza energetica e un ricorso più intensivo alle energie rinnovabili dovranno costituire un elemento essenziale della politica energetica europea; accrescendo gli investimenti destinati a migliorare l'efficienza energetica attraverso le TIC si aiutano i comuni e le regioni a gestire i mutamenti climatici, ad intensificare la generazione distribuita e a ridurre il consumo di energia, oltre ad offrire nuove opportunità di affari alle imprese locali;

30.

il Comitato attribuisce particolare importanza al proposito, espresso dalla Commissione, di avvalersi dell'esperienza delle comunità urbane nella fase di convalida e di sperimentazione delle idee, e di cooperare con esse e con le reti di enti locali e regionali; a causa delle differenti funzioni che svolgono — ad esempio come regolatori, consumatori, fornitori di servizi, utenti ed erogatori di energia, elementi propulsori, esperti e autorità preposte alla redazione di orientamenti — i comuni e le regioni hanno più di una ragione per favorire una piena utilizzazione delle TIC ai fini dell'efficienza energetica; il Comitato si sforzerà di utilizzare tutti i mezzi di cui dispone per sensibilizzare le comunità urbane e le reti di enti locali e regionali in merito alle opportunità di cui sopra e per incoraggiarli a partecipare a dei partenariati;

31.

il Comitato auspica che la Commissione dedichi uno sforzo maggiore all'elaborazione di standard in questo campo, affinché gli enti locali e regionali possano utilizzare prodotti caratterizzati da una maggiore interoperabilità; la standardizzazione e l'adozione di criteri di qualità migliorano anche la concorrenza sui mercati e facilitano l'acquisto, da parte delle varie amministrazioni, di prodotti più adeguati in termini di efficienza energetica;

32.

impegnandosi nel quadro della comune responsabilità ambientale, gli enti locali e regionali possono fungere da precursori, con il sostegno dell'Unione e degli Stati membri, e dare l'esempio nell'usare le TIC per migliorare l'efficienza energetica; in questo ruolo di precursori rientra tra l'altro la creazione di un nuovo partenariato con il comparto delle TIC e con i produttori di energia, il ricorso ad edifici pubblici e ad impianti di illuminazione pubblici intelligenti ai fini del risparmio energetico e l'aumento dell'efficienza energetica nell'amministrazione e nell'erogazione di servizi;

33.

il Comitato invita la Commissione a presentare, in una prossima comunicazione su tale argomento, un piano di azione dell'UE sul ruolo delle TIC nella promozione dello sviluppo sostenibile; considera inoltre necessario includere nella valutazione complessiva anche i trasporti, e inserire nel piano d'azione una strategia basata sull'informatica per la limitazione delle emissioni di CO2, nonché degli obiettivi quantitativi settoriali per tali emissioni e delle misure a livello comunitario e nazionale per realizzare tali obiettivi; ritiene infine che vadano definiti gli indicatori necessari per monitorare i progressi realizzati.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/58


Parere del Comitato delle regioni — Migliorare le competenze per il 21o secolo: un ordine del giorno per la cooperazione europea in materia scolastica

(2009/C 76/12)

IL COMITATO DELLE REGIONI:

sottolinea che l'obiettivo ultimo delle misure che superano la dimensione nazionale dev'essere la creazione di un valore aggiunto europeo. Il CdR appoggia pertanto l'appello della Commissione a favore di un miglior utilizzo dei diversi sistemi scolastici presenti in Europa, fondati su valori comuni, e delle tante pratiche innovative ed eccellenti che essi offrono,

ricorda che va considerato con particolare attenzione il grado di decentramento nei singoli Stati membri; in molti di essi, infatti, gli enti locali e regionali sono competenti in materia scolastica. Sono pertanto necessarie una buona collaborazione politica e amministrativa tra tutti i livelli interessati e la definizione di una politica comune. Il miglioramento dei sistemi scolastici sarà più efficace se gli enti locali e regionali svolgeranno un ruolo attivo e assumeranno responsabilità in materia di sviluppo del sistema educativo nel proprio territorio,

ritiene che non si debba dimenticare che l'istruzione non si acquisisce solo a scuola, ma anche nella fase prescolare e nella vita quotidiana al di fuori della scuola — ad esempio in famiglia, nelle attività del tempo libero con i propri coetanei, in ambiente digitale o tramite i media. I responsabili dell'istruzione o della politica della gioventù dovrebbero cercare di considerare i giovani che sono loro affidati nel contesto del loro ambiente di vita e, di conseguenza, tener conto per quanto possibile nelle loro riflessioni dei processi formativi esterni alla scuola e degli atteggiamenti che ne derivano nei confronti dell'istruzione formale e informale,

rileva che l'offerta di istruzione prescolare in Europa è finanziata in gran parte dagli enti locali e regionali e, da molti anni, viene continuamente ampliata e migliorata compatibilmente con i loro mezzi. Numerosi progetti possono però, come già in passato, essere avviati solo con il sostegno finanziario dei programmi europei, quale ad esempio la promozione del multilinguismo nei più giovani soprattutto nelle zone di frontiera. Il CdR è dell'avviso che le misure di sostegno dell'Unione europea dovrebbero garantire in questi casi una maggiore continuità, onde impedire che progetti validi vengano abbandonati dopo alcuni anni per mancanza di fondi e vadano così perse le conoscenze acquisite. Per portare avanti i progetti, vanno pertanto previsti aiuti finanziari da parte dell'UE,

spera, sotto questo aspetto, che il nuovo programma Comenius Regio offrirà un maggiore margine decisionale agli enti locali e regionali che volessero stabilire delle priorità nella promozione di progetti,

offre alla Commissione il suo appoggio nell'ambito della cooperazione proposta, ma ribadisce ancora una volta che la cooperazione deve consistere in via prioritaria in uno scambio diretto di esperienze tra i responsabili della politica in materia di istruzione degli Stati membri.

Relatrice

:

Helma KUHN-THEIS (DE/PPE), membro del Parlamento del Land Saar

Testo di riferimento

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Migliorare le competenze per il 21o secolo: un ordine del giorno per la cooperazione europea in materia scolastica

COM(2008) 425 def.

RACCOMANDAZIONI POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione europea dal titolo Migliorare le competenze per il 21o secolo: un ordine del giorno per la cooperazione europea in materia scolastica, la quale enuncia le importanti sfide che i sistemi scolastici devono affrontare in Europa. Il CdR condivide l'analisi che la Commissione fa di questi problemi e le conclusioni che ne trae. In particolare, sostiene appieno il giudizio espresso dalla Commissione secondo cui investire nella gioventù — soprattutto nel campo dell'istruzione — costituisce una priorità chiave;

2.

avrebbe apprezzato il tentativo, da parte della Commissione, di valutare l'entità degli impegni finanziari che le sue proposte comportano per gli enti locali e regionali;

3.

è infatti dell'avviso che la ricerca di una soluzione ai problemi individuati dalla Commissione sia spesso già al centro degli sforzi e dell'impegno non soltanto degli Stati membri, ma anche degli enti locali e regionali. Il CdR deplora pertanto che la Commissione non consideri nelle sue riflessioni il contributo e le risorse finanziarie che tali enti già forniscono e continueranno a fornire alla soluzione delle questioni individuate, grazie alle loro molteplici competenze nel settore dell'istruzione e alla loro conoscenza esatta della situazione locale e regionale;

4.

ritiene però assolutamente necessarie ulteriori azioni, considerati il ruolo chiave dell'istruzione per la crescita economica e il benessere in Europa, nonché l'estrema importanza dell'istruzione scolastica per l'apprendimento permanente. In linea di principio, il CdR sostiene pertanto la proposta di rafforzare la cooperazione europea in campo scolastico;

5.

sottolinea nel contempo che l'obiettivo ultimo delle misure che superano la dimensione nazionale dev'essere la creazione di un valore aggiunto europeo. Il CdR appoggia pertanto l'appello della Commissione a favore di un miglior utilizzo dei diversi sistemi scolastici presenti in Europa, fondati su valori comuni, e delle tante pratiche innovative ed eccellenti che essi offrono. Condivide soprattutto l'approccio proposto dalla Commissione, che consiste nel sostenere gli organi responsabili dell'organizzazione e dei contenuti dei sistemi scolastici, a livello locale e regionale, oltre che nazionale, agevolando lo scambio di metodologie già sperimentate;

6.

ricorda che va considerato con particolare attenzione il grado di decentramento nei singoli Stati membri; in molti di essi, infatti, gli enti locali e regionali sono competenti in materia scolastica. Sono pertanto necessarie una buona collaborazione politica e amministrativa tra tutti i livelli interessati e la definizione di una politica comune. Il miglioramento dei sistemi scolastici sarà più efficace se gli enti locali e regionali svolgeranno un ruolo attivo e assumeranno responsabilità in materia di sviluppo del sistema educativo nel proprio territorio;

7.

giudica legittima e utile la scelta di incentrare la comunicazione unicamente sulla cooperazione europea in ambito scolastico. Non va però dimenticato che l'istruzione non si acquisisce solo a scuola, ma anche nella fase prescolare e nella vita quotidiana al di fuori della scuola — ad esempio in famiglia, nelle attività del tempo libero con i propri coetanei, in ambiente digitale o tramite i media. I responsabili della politica in materia di istruzione o gioventù dovrebbero cercare di considerare i giovani che sono loro affidati nel contesto del loro ambiente di vita e, di conseguenza, tener conto per quanto possibile nelle loro riflessioni dei processi formativi esterni alla scuola e del loro influsso sull'istruzione formale e informale.

Concentrarsi sulle competenze (capitolo 2)

8.

Pone in rilievo l'osservazione della Commissione secondo cui sono per lo più gli studenti stessi a determinare l'acquisizione di competenze «riflettendo criticamente sui propri obiettivi di apprendimento, gestendo in proprio l'apprendimento mediante autodisciplina, lavorando sia autonomamente che in collaborazione con altri, documentandosi ed all'occorrenza cercando aiuto, nonché utilizzando tutte le opportunità offerte dalle (…) tecnologie [dell'informazione e della comunicazione]» (cfr. punto 2.3). È proprio in una società in cui la capacità di apprendimento lungo tutto l'arco della vita diventa sempre più importante, che «l'apprendere ad apprendere» e l'apprendimento autonomo sono assolutamente indispensabili e devono essere incoraggiati come competenze chiave;

9.

ritiene pertanto importante che le scuole dispongano di un progetto educativo coerente, per consentire agli studenti di capire come si strutturano le lezioni che essi frequentano e cosa ci si attende da loro. Il processo di apprendimento di bambini e giovani dovrebbe essere contraddistinto da un'accoglienza, da aspettative, da stimoli e da orientamenti positivi;

10.

è dell'avviso che la riforma dei programmi scolastici richieda necessariamente un approccio olistico e orientato verso le competenze il quale «coinvolga pienamente insegnanti, studenti e gli altri soggetti in causa» (punto 2.5), ma soprattutto gli educatori. A tal fine si dovrebbero nutrire grandi aspettative nei confronti del sistema scolastico pur nella consapevolezza che la scuola può fare molto, anche se molto dipende anche dalle condizioni sociali generali. Basti citare due esempi: gli sforzi condotti dalla scuola danno maggior frutto se all'interno della famiglia e negli istituti di insegnamento prescolare sono state già poste le basi per un atteggiamento positivo nei confronti dell'apprendimento; analogamente, verso la fine del ciclo di studi, i segnali provenienti dal mondo economico e dal mercato del lavoro sono fondamentali per la motivazione dei giovani. La scuola, peraltro, può da parte sua sostenere una nuova cultura della cittadinanza attraverso:

la costruzione di una rete educativa locale che, in base al principio della sussidiarietà, riconosca il contributo all'educazione e formazione da parte delle agenzie educative formali e non formali,

il rapporto con i beni culturali, le tradizioni e il patrimonio scientifico ed economico degli enti locali,

un percorso di condivisione con le famiglie del progetto educativo e formativo, nel riconoscimento di ruoli e differenze, ma con la precisazione dei doveri rispettivi;

11.

al pari della Commissione, ritiene che stimolare la capacità di lettura costituisca un compito centrale della scuola. Alcune delle strategie di sostegno menzionate dalla Commissione — soprattutto in materia scolastica — rientrano tipicamente tra i compiti degli enti territoriali, quali ad esempio l'incentivazione della capacità di lettura nelle famiglie e il miglioramento delle infrastrutture di supporto alla lettura. Le dotazioni di scuole, mediateche e strutture per il tempo libero — per lo più finanziate dagli enti territoriali — costituiscono un fattore importante anche per lo sviluppo di un atteggiamento positivo nei confronti di materie come la matematica, l'informatica, le scienze e le tecnologie;

12.

sottolinea, accanto all'acquisizione delle capacità di lettura e scrittura, l'importanza di sviluppare a scuola le competenze informatiche di base (e-literacy). In tal modo si possono preparare al meglio i bambini e i giovani ad una vita autonoma, mettendoli in grado di padroneggiare le moderne tecnologie informatiche che rappresentano un valore aggiunto per il loro sviluppo e per quello dell'intera società;

13.

condivide l'importanza attribuita dalla Commissione ai metodi di apprendimento individualizzati, nonché allo scopo delle valutazioni proposte. Una valutazione dovrebbe essere di tipo formativo, prospettico, allo scopo di rendere più efficace e individualizzato l'apprendimento successivo, mentre spesso le valutazioni sono di tipo sommativo, e di conseguenza conclusivo, finalizzate solo a classificare lo studente. A giudizio del CdR, la formazione iniziale e in servizio degli insegnanti deve ancora migliorare sensibilmente e a ciò possono contribuire anche i programmi europei volti a diffondere nuove conoscenze, soprattutto se tali programmi riescono a raggiungere gli insegnanti in fase di formazione iniziale o in servizio;

14.

giudica poco felice la formulazione scelta per il terzo punto del riquadro ricapitolativo che conclude il capitolo 2: «… adottare un'impostazione globale allo sviluppo delle competenze, che interessi programmi e materiali didattici, formazione dei docenti, …» in quanto non si precisa che in questo caso non si tratta di un approccio armonizzato a livello europeo, ma di una sollecitazione rivolta agli Stati membri e ai responsabili in materia di istruzione;

15.

ritiene che la formazione ad attitudini imprenditoriali e lo sviluppo dello spirito imprenditoriale siano in stretta correlazione con il principio già enunciato in precedenza, secondo cui andrebbe favorito in linea generale lo sviluppo di personalità autonome pronte a prendere iniziative — non soltanto in campo economico, ma anche nel contesto di una cittadinanza attiva — ossia pronta ad assumersi le responsabilità del vivere sociale. La scuola pertanto deve sviluppare un apprendimento di elevata qualità per tutti gli studenti (capitolo 3), proponendosi come comunità formativa dal punto di vista cognitivo, culturale e sociale e sviluppando non solo un'educazione ai saperi, ma anche un'educazione alla cittadinanza. In questo contesto è importante inoltre una stretta collaborazione con l'economia locale e regionale.

Un apprendimento di elevata qualità per tutti gli studenti (capitolo 3)

16.

Si associa senza riserve all'esigenza sentita dalla Commissione di migliorare le opportunità di apprendimento precoce. Condivide pienamente la sua affermazione secondo cui «il miglioramento delle iniziative prescolari e l'ampliamento dell'accesso ad esse rappresentano i più importanti contributi (…) al miglioramento delle opportunità per tutti e al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona». È negli istituti di insegnamento prescolare che si pongono le basi per la successiva riuscita dello studente nel corso della sua intera carriera scolastica. Ciò vale non soltanto per i bambini appartenenti a categorie svantaggiate: una buona istruzione prescolare serve infatti a tutti. La frequenza dei servizi prescolari da parte dei bambini rappresenta una prima opportunità di approccio al sapere: tali servizi, infatti, prevedono interventi socio-educativi che fin dai primissimi anni di vita gettano le basi di attitudini positive alla socialità, all'impegno, all'apprendimento nonché al coinvolgimento delle famiglie nella formazione dei propri figli. Le metodologie innovative, che spesso sono adottate a livello didattico nei servizi per l'infanzia, potrebbero essere proficuamente applicate, con le opportune modifiche, nei livelli formativi successivi. Il CdR tiene però a precisare a titolo precauzionale che neppure un intervento ottimale nella fase prescolare solleva gli insegnanti incaricati del successivo percorso formativo dalla responsabilità di mantenere vivi e rafforzare ulteriormente nei loro studenti il gusto e la voglia di apprendere;

17.

rileva che l'offerta di istruzione prescolare in Europa è finanziata in gran parte dagli enti locali e regionali e, da molti anni, viene continuamente ampliata e migliorata compatibilmente con i loro mezzi. Numerosi progetti possono però, come già in passato, essere avviati solo con il sostegno finanziario dei programmi europei, quale ad esempio la promozione del multilinguismo nei più giovani soprattutto nelle zone di frontiera. Il CdR è dell'avviso che le misure di sostegno dell'Unione europea dovrebbero garantire in questi casi una maggiore continuità, onde impedire che progetti validi vengano abbandonati dopo alcuni anni per mancanza di fondi e vadano così perse le conoscenze acquisite. Per portare avanti i progetti, vanno pertanto previsti aiuti finanziari da parte dell'UE;

18.

spera, sotto questo aspetto, che il nuovo programma Comenius Regio offrirà un maggiore margine decisionale agli enti locali e regionali che volessero stabilire delle priorità nella promozione di progetti;

19.

si associa all'appello della Commissione a favore di una maggiore equità dei sistemi scolastici, mentre non può condividere le sue affermazioni a volte troppo generiche sull'adozione di soluzioni divergenti da parte di singoli Stati membri. Ciò riguarda in particolare lo «smistamento» più o meno precoce degli studenti in scuole che forniscono diplomi qualitativamente diversi. Da uno studio condotto dalla società di consulenza McKinsey nel 2007 (1) risulta che, per la riuscita del processo di apprendimento, la struttura della lezione è di gran lunga più importante dell'organizzazione del sistema scolastico. Come la Commissione ha giustamente precisato in un altro punto della comunicazione (capitolo 4), si dovrebbe pertanto puntare a migliorare la qualità della formazione degli insegnanti;

20.

ritiene importante che tutti gli Stati membri si adoperino a favore di condizioni di accesso all'istruzione scolastica ancor più eque, perché tutti possano fruire di una istruzione scolastica di qualità elevata e perché le disuguaglianze sociali ed economiche non svolgano un ruolo determinante per la riuscita scolastica;

21.

è consapevole del fatto che la maggior parte degli studenti appartenenti a famiglie migranti si trova di fronte a problemi molto complessi e richiede pertanto particolare attenzione. A questo proposito si compiace che la Commissione abbia dedicato a questo tema un Libro verde (2), che sarà oggetto di un parere del CdR. Al riguardo, è necessario sostenere lo sforzo che la scuola sta facendo per assicurare l'integrazione dei bambini e dei ragazzi stranieri e delle loro famiglie con offerte di educazione interculturale in grado di assicurare a tutti attenzione e rispetto delle diversità. La comprensione del rapporto profondo tra lingua e cultura fa emergere l'importanza dell'apprendimento delle lingue, a partire dalla conoscenza orale e scritta di quella del paese ospitante, come strumento di comunicazione e di relazione, fino al mantenimento di quella del paese di origine, come riconoscimento dell'identità e segno di rispetto e valorizzazione della diversità;

22.

ritiene che un compito molto importante della scuola sia quello di sostenere gli studenti svantaggiati, di rafforzare la loro autostima, di riconoscere i loro progressi e di indicar loro la via verso il successo che corrisponda il più possibile alle loro predisposizioni e alle loro esigenze personali. Non va tuttavia dimenticato che gli studenti più dotati che presentano particolari inclinazioni e talento hanno anch'essi diritto ad essere stimolati, incoraggiati e messi alla prova. Un sistema scolastico equo significa anche questo. Uno dei compiti pedagogici più nobili e difficili consiste nell'offrire un sostegno personalizzato a tutti gli studenti senza che ciò porti alla desolidarizzazione sociale. Deve restare vivo il senso di responsabilità del singolo rispetto alla collettività;

23.

chiede un forte potenziamento della portata delle misure da adottare all'interno e all'esterno della scuola per ridurre il fenomeno dell'abbandono precoce degli studi. In questo campo gli enti locali e regionali hanno, assieme ad altri, una grande responsabilità e investono anche grandi risorse. Il CdR riconosce in questo contesto che i mezzi messi a disposizione dai fondi strutturali europei costituiscono un aiuto importante, ma vorrebbe che gli enti territoriali potessero accedere a tali fondi nel modo più agevole e meno burocratico possibile;

24.

quanto al concetto di «scuole per una seconda possibilità» menzionato nella comunicazione, esso sottolinea l'importanza di una seconda via di accesso all'istruzione non solo in giovane età, ma per tutto l'arco della vita. Tutti gli adulti, ma soprattutto coloro che durante l'infanzia e la gioventù hanno perso delle opportunità, devono poter disporre di ulteriori possibilità di sviluppo;

25.

non giudica appropriato stabilire principi generali riguardo all'istruzione da offrire a studenti con bisogni educativi speciali. In primo luogo, i bisogni individuali di tali allievi sono molto differenti tra di loro e, in secondo luogo, i sistemi utilizzati per affrontarli variano notevolmente da uno Stato membro all'altro. L'obiettivo generale dell'intervento pedagogico dovrebbe essere quello di aiutare in modo tempestivo e flessibile lo studente con problemi di apprendimento e adattamento, indipendentemente dal tipo di scuola che frequenta. Non è pertanto corretto ridurre alla questione della scuola frequentata la valutazione della qualità della risposta fornita a tali bisogni educativi speciali. Numerosi studenti possono accedere all'istruzione solo attraverso istituti specializzati. Soprattutto nel caso di bambini con bisogni educativi speciali è però importante individuare e riconoscere al più presto tali bisogni per attivare interventi di sostegno. Questo approccio agevola considerevolmente l'ingresso nella scuola per questi bambini e per le loro famiglie;

26.

sottolinea l'importanza dello sviluppo delle scuole per la sostenibilità delle riforme avviate nei diversi sistemi scolastici. In questo contesto andrebbe anche considerato il ruolo dell'ispezione scolastica, la quale dovrebbe favorire e sostenere la flessibilità e l'innovazione nelle scuole. In quest'ottica, il CdR invita la Commissione a perseguire con prudenza qualsiasi politica di coordinamento e di coerenza, in quanto potrebbe soffocare gli obiettivi di innovazione e imprenditorialità degli istituti scolastici, qualora si traducesse in uno strumento di normalizzazione. Il CdR ritiene che, riguardo al tema dello sviluppo delle scuole, non solo gli Stati membri, ma anche gli enti locali e regionali, unitamente alle scuole stesse, possano trarre particolare vantaggio da uno scambio di esperienze e riconosce che i programmi europei — soprattutto Comenius e, ancor prima, ARION — restano, come già in passato, di grande utilità;

27.

ribadisce quanto già espresso dal Consiglio (3), secondo cui le scuole «dovrebbero diventare “comunità dell'apprendimento”», che si valutano e si pongono nuovi obiettivi autonomamente, impegnandosi attivamente nella politica dell'istruzione portata avanti dagli enti locali e regionali, possibilmente in conformità con le disposizioni costituzionali dello Stato membro in questione, e contribuendo alla sua definizione. Ciò richiede un potenziamento dell'offerta di formazione continua e perfezionamento destinata al personale docente. In questo contesto il CdR auspica che le scuole e gli insegnanti mantengano buoni contatti con la comunità locale. A suo avviso, il livello locale e regionale riveste un'importanza decisiva per lo sviluppo positivo di una scuola.

Docenti e personale scolastico (capitolo 4)

28.

Concorda con la Commissione nell'attribuire agli insegnanti una posizione chiave per il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona. Esso giudica prioritaria una formazione iniziale di qualità dal punto di vista non solo pedagogico, ma anche specialistico, accompagnata anche da periodi di tirocinio;

29.

chiede una maggiore mobilità degli insegnanti per quanto riguarda la formazione iniziale e continua. Dagli insegnanti che hanno maturato esperienze in altri paesi europei ci si può attendere che siano in grado di comunicare in modo efficace ai loro studenti la diversità delle tradizioni e culture europee, ma anche di insegnar loro a riconoscere l'esistenza di valori comuni;

30.

ritiene che nella formazione iniziale, in servizio e continua degli insegnanti si debba tener conto di altri aspetti, di cui si forniscono ora alcuni esempi: con l'utilizzo di Internet e delle innovazioni ad esso collegate, il processo di apprendimento è mutato; di qui la necessità di modificare l'immagine degli insegnanti e anche la percezione che hanno di sé. La flessibilità è indispensabile: gli insegnanti devono riconoscere tempestivamente le tendenze nel campo dell'istruzione e confrontarsi con i cambiamenti in atto in tale campo. Gli insegnanti, gli assistenti sociali, gli animatori che lavorano con i giovani e numerosi altri operatori del settore pedagogico devono collaborare e cercare, ciascuno, di capire il mondo lavorativo dell'altro. Il lavoro di squadra dovrebbe essere un tema centrale della formazione iniziale, in servizio e continua. Altrettanto importanti sono la creazione di reti e la cooperazione con colleghi di altre scuole;

31.

propone di esaminare altresì il ruolo delle attività complementari o di sostegno, che possono essere anche semiprofessionali. In alcune regioni è stata introdotta, ad esempio, la figura del learning coach, per poter far fronte alle esigenze di apprendimento individuali. Tale figura potrebbe servire da valido modello per altri sistemi scolastici;

32.

ritiene che la proposta della Commissione di migliorare il processo di assunzione rappresenti una questione da considerare con particolare attenzione. Il CdR giudica valido l'approccio indicato dalla Commissione al punto 4.4, che consiste nella selezione mirata di candidati adatti alla professione, da accompagnare costantemente nel loro processo di formazione e nel corso della loro vita lavorativa;

33.

al pari della Commissione ritiene che le abilità necessarie per dirigere un istituto di istruzione siano aumentate enormemente. Gli enti locali e regionali hanno riconosciuto questo fatto e, nel tentativo di trovare persone competenti e qualificate da assumere come quadri direttivi, si adoperano per rendere l'ambiente scolastico attraente anche per i capi di istituto;

34.

ritiene importante che, nel quadro della collaborazione futura, si realizzi un dibattito generale sul ruolo, i compiti e i bisogni in materia di competenze della dirigenza scolastica. In questo contesto è inoltre fondamentale procedere a uno scambio di esperienze in materia di buone pratiche realizzate nell'assunzione dei capi di istituto.

Conclusione della proposta della Commissione (capitolo 5)

35.

Offre alla Commissione il suo appoggio nell'ambito della cooperazione proposta, ma ribadisce ancora una volta che la cooperazione deve consistere in via prioritaria in uno scambio diretto di esperienze tra i responsabili della politica in materia di istruzione degli Stati membri. Il CdR ritiene di fatto urgente la proposta, formulata dalla Commissione nel capitolo conclusivo, di dedicare particolare attenzione al miglioramento della capacità di lettura e scrittura, all'ampliamento dell'accesso all'offerta prescolare e al rafforzamento della formazione degli insegnanti. Chiede che vengano incrementate e agevolate le opportunità di finanziare con risorse comunitarie la diffusione e la sperimentazione di procedure adottate con successo nei comuni e nelle regioni — senza mai dimenticare che il trasferimento di un modello da una regione all'altra va sempre effettuato con grande cautela, a causa del contesto culturale e sociale differente, e può in ultima analisi essere realizzato solo a seguito di una decisione informata e con l'esplicito consenso dei responsabili locali;

36.

ringrazia la Commissione per gli stimoli offerti nella sua comunicazione e la invita a tener conto delle osservazioni fin qui formulate nelle fasi successive di discussione.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Michael Barber, Mona Mourshed: How the world's best-performing school systems come out on top, McKinsey & Company, settembre 2007.

(2)  COM(2008) 423 def.

(3)  GU C 300 del 12.12.2007, pagg. 6-9.


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/63


Risoluzione del Comitato delle regioni sulla crisi finanziaria

(2009/C 76/13)

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

esprime la sua inquietudine per le gravi conseguenze sociali della crisi finanziaria e per il suo impatto sull'intera economia, in particolare per i territori ed i cittadini; invoca quindi iniziative energiche volte a sostenere l'economia sul fronte della domanda e misure a favore delle piccole e medie imprese e degli enti locali e regionali, al fine di mantenere la coesione e salvaguardare progetti d'investimento e infrastrutturali di importanza cruciale;

2.

il suo pieno sostegno all'obiettivo di creare un mercato unico finanziario sicuro nell'Unione europea, basato su requisiti elevati di trasparenza e un sistema aggiornato e reattivo di vigilanza ai livelli di governance appropriati; sottolinea che andrebbero evitate misure e regolamentazioni che possano soffocare il mercato finanziario e che gli sforzi comuni dovrebbero essere diretti a garantire una gestione finanziaria sana, allo scopo di ristabilire la fiducia nell'economia.

Rispetto alle iniziative dell'UE volte ad affrontare e superare la crisi finanziaria, il CdR:

3.

accoglie con favore l'accordo raggiunto nel Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2008, in quanto condizione preliminare per ripristinare la fiducia nei mercati finanziari e ritiene che queste decisioni, malgrado comportino un costo per i bilanci e i contribuenti, costituiscano passi importanti per restaurare la fiducia in seno al settore finanziario e per limitare le conseguenze della crisi sull'economia;

4.

approva la decisione dell'UE di innalzare le garanzie minime sui depositi dei cittadini nel territorio dell'Unione europea, salutandola come una misura idonea a salvaguardare i risparmi dei cittadini nell'UE e ripristinare la fiducia nel sistema bancario nel breve termine, senza che ciò comporti costi aggiuntivi per i contribuenti e distorsioni della concorrenza, e appoggia l'obiettivo di evitare fallimenti a livello delle grandi banche dell'UE;

5.

esprime il suo apprezzamento per la decisione annunciata dagli stati membri di destinare 30 miliardi di euro entro il 2011, attraverso la Banca europea per gli investimenti, al sostegno delle piccole e medie imprese in Europa; afferma, tuttavia, che questa è solo una misura iniziale dell'azione di sostegno dell'economia;

6.

sottolinea l'importante ruolo che svolgono il Fondo sociale europeo e i programmi destinati a temperare gli effetti negativi della crisi in atto e invita la Commissione europea a esaminare le possibilità di adattare gli strumenti esistenti alla situazione attuale, contemplando anche una revisione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) per renderlo più operativo;

7.

sostiene le recenti iniziative della Commissione dirette a modificare le direttive che regolano i mercati finanziari e concentrate in particolare sulle misure di vigilanza, gestione dei rischi e gestione delle crisi e invita la Commissione europea a tener conto del ruolo degli enti locali e regionali;

8.

sollecita la Commissione europea a proporre una direttiva per armonizzare il tipo di informazioni fornite dagli istituti finanziari sui prodotti finanziari, istituendo un obbligo di classificazione dei rischi relativi facilmente comprensibile, semplificando i contratti e prevedendo requisiti di trasparenza lineari per i servizi bancari;

9.

esorta la Commissione europea a promuovere l'accordo su un codice di condotta per garantire che le attività commerciali degli istituti finanziari tese a produrre utili non siano in conflitto con l'interesse pubblico generale;

10.

afferma inoltre che le conseguenze della crisi finanziaria sull'economia non dovrebbero alterare le priorità politiche consolidate di lungo periodo dell'UE e più precisamente: il sostegno per più posti di lavoro di livello qualitativamente migliore, la promozione della ricerca e dell'innovazione, il miglioramento della competitività, il rafforzamento della coesione territoriale e la lotta contro le cause e gli effetti del riscaldamento globale;

11.

esorta a seguire con grande attenzione i livelli dell'indebitamento personale, in particolare i debiti su carte di credito, che sono in rapido aumento e che hanno come conseguenza il mancato rimborso alle scadenze da parte dei debitori;

12.

accoglie con favore l'istituzione di un gruppo ad alto livello sull'architettura di vigilanza del mercato finanziario europeo e osserva che esso è composto di esperti provenienti dalle istituzioni finanziarie, dai ministeri nazionali delle Finanze, dal settore bancario e dall'industria; è con rammarico che constata che i livelli di governance locali e regionali non sono rappresentati nel gruppo De Larosière e insiste, pertanto, che venga designato a far parte di tale gruppo un rappresentante del Comitato delle regioni;

13.

chiede di istituire un vero e proprio quadro regolamentare con efficaci sistemi di norme e con dispositivi validi per garantirne il rispetto;

14.

domanda una revisione del sistema finanziario internazionale, aumentando la trasparenza delle operazioni finanziarie, riesaminando le norme prudenziali e le regole contabili applicabili agli istituti finanziari, rafforzando la responsabilità dei manager e limitando i meccanismi del sistema che incoraggiano un'eccessiva assunzione di rischi (cartolarizzazione e politiche di remunerazione); insiste perché si instauri un miglior coordinamento tra le diverse autorità di vigilanza sulla vigilanza dei gruppi finanziari transnazionali.

La dimensione locale del sistema finanziario

15.

ricorda che agli enti locali e regionali fanno capo un terzo della spesa pubblica e più di due terzi degli investimenti pubblici nell'UE e che quindi essi devono essere considerati attori attivamente coinvolti nella soluzione della crisi e interessati a garantire la futura crescita economica; insiste pertanto sulla necessità di sostenere gli enti locali e regionali nelle loro attività di investimento, ad esempio nelle infrastrutture, per evitare che si inneschi una spirale pericolosa di mancanza di investimenti, perdita di posti di lavoro, mancanza di crediti e ancora mancanza di investimenti;

16.

sottolinea che gli enti locali e regionali sono direttamente interessati dalla crisi finanziaria dato il forte radicamento regionale degli istituti di risparmio; essi hanno un contatto diretto con la popolazione e le imprese locali e contribuiscono alla coesione economica, sociale e territoriale, con un ruolo propulsivo nei confronti dell'avviamento di nuove imprese e delle piccole e medie imprese;

17.

esorta pertanto il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a riconoscere l'importante ruolo del livello locale e regionale nel funzionamento degli intermediari finanziari pubblici; chiede che gli enti locali e regionali siano consultati in fase di concezione di un'eventuale nuova architettura del sistema finanziario dell'UE, al fine di garantire uno scambio di esperienze e il trasferimento di conoscenze specifiche a partire dal basso e anche dall'alto, a beneficio dell'economia, delle PMI e dei cittadini.

Politica di concorrenza

18.

accoglie con favore la comunicazione della Commissione L'applicazione delle regole in materia di aiuti di Stato alle misure adottate per le istituzioni finanziarie nel contesto dell'attuale crisi finanziaria mondiale  (1), ed esorta la Commissione europea a monitorare attentamente le conseguenze degli aiuti di Stato concessi ai sensi dell'articolo 87, paragrafo 3, lettera b) a singole banche, allo scopo di garantire che questi aiuti siano accordati nella misura minima indispensabile e di impedire distorsioni della concorrenza;

19.

accoglie con favore l'accordo che ha portato a 50 000 euro la garanzia minimia sui depositi di risparmio e chiede l'introduzione di incentivi fiscali adeguati per la collettività, in grado di mantenere al minimo le distorsioni della concorrenza e garantire parità di trattamento per tutte le istituzioni del settore finanziario. Queste misure sono importanti per consentire al sistema finanziario di riconquistare la fiducia dei cittadini;

20.

propone la revisione del sistema di valutazione dell'affidabilità creditizia («rating»), per creare codici e/o categorie di valutazione semplici con cui distinguere le banche dal profilo d'investimento prudente da quelle che seguono prassi più rischiose; è del parere che, a questo fine, l'istituzione di un'agenzia di rating europea sarebbe un passo avanti molto utile;

21.

dà il proprio sostegno agli sforzi della Commissione europea per eliminare non solo tutte le distorsioni nel mercato finanziario interno (cfr. il Documento di lavoro dei servizi della Commissione (DG COMP) intitolato Report on the retail banking sector inquiry del 31 gennaio 2007) e la persistente frammentazione tra i vari Stati, ma anche le differenze in termini di margini di profitto, prassi per la fissazione dei prezzi, modelli di vendita e asimmetrie informative; condivide l'obiettivo della Commissione europea di completare il mercato comune dei servizi finanziari, in modo che sia caratterizzato da maggiore trasparenza, solidità e capacità di reagire alle sfide globali.

Questioni di bilancio

22.

ricorda che gli enti locali e regionali hanno un ruolo di primo piano, a livello di politiche e di bilancio, nel fronteggiare le sfide cruciali per l'Europa nei prossimi decenni;

23.

sottolinea che la crisi finanziaria e le sue ripercussioni negative per la crescita economica e l'occupazione determineranno una maggiore richiesta di assistenza, aiuto sociale e tariffe agevolate nei servizi pubblici, e che gli enti locali e regionali sono i primi a doversi misurare con queste aspettative;

24.

richiama l'attenzione sul prevedibile peggioramento delle condizioni finanziarie per gli operatori economici, compresi gli enti locali e regionali, con possibili ripercussioni sulla loro capacità di ottenere prestiti per finanziare nuovi investimenti;

25.

raccomanda di dedicare una particolare attenzione alle capacità di finanziamento degli enti locali e regionali e chiede che sia loro fornito un sostegno adeguato qualora l'aumento dei costi di finanziamento e dell'onere del debito pregiudichi la puntuale realizzazione di progetti peraltro solidi che sono validi e importanti per le regioni e l'intera economia dell'UE.

Politica di coesione

26.

chiede che nel periodo attuale venga introdotta una maggiore flessibilità nell'impiego dei fondi strutturali ed è favorevole, in particolare, ad estendere i termini per mobilitare i fondi strutturali, dall'anno di riferimento più 2 (N+2) all'anno di riferimento più 3 (N+3), allo scopo di garantire che i progetti di qualità che dovrebbero fornire soluzioni efficaci non siano esposti all'inutile rischio di perdere il finanziamento dell'UE;

27.

esorta le istituzioni finanziarie, le autorità europee e le banche a destinare risorse finanziarie e/o garanzie adeguate per gli investimenti infrastrutturali e per i progetti innovativi di qualità comprovata che danno un contributo alla competitività e all'efficienza; ribadisce che occorre tener presente che l'incapacità di completare puntualmente questi investimenti avrebbe non solo ripercussioni dirette dannose per i territori interessati e le relative PMI, ma anche conseguenze negative per l'industria dell'UE, colpendo quindi anche la crescita economica e mettendo a rischio posti di lavoro preziosi;

28.

chiede che le quote di co-finanziamento degli enti locali e regionali, vengano considerate, al pari delle quote di FESR e FSE attivate nei programmi operativi, non conteggiabili ai fini del Patto di stabilità interno ai vari paesi. In tal modo gli enti locali potranno attivare progetti in grado di promuovere la crescita e lo sviluppo delle economie locali e del mercato del lavoro senza essere penalizzati dalle restrizioni previste in taluni paesi per gli enti locali che infrangono il patto (blocco del ricorso ai mutui, delle assunzioni e taglio delle risorse erariali);

29.

propone un partenariato istituzionale più stretto tra il Comitato delle regioni stesso e la Banca europea per gli investimenti (BEI), conformemente all'obiettivo del CdR di rafforzare la coesione economica e sociale secondo quanto previsto dalle disposizioni del Trattato CE e, nello specifico, dal protocollo n. 28 sulla coesione economica e sociale;

30.

dà il proprio sostegno alle riforme annunciate dalla BEI per quel che riguarda: la semplificazione delle procedure di accesso al credito, l'estensione dell'attività di prestito agli investimenti immateriali (licenze, ricerche, ecc.), la ripartizione dei rischi tra la BEI e le banche, la trasparenza dei benefici finanziari concessi alle PMI; chiede un rafforzamento della capacità d'intervento della BEI per i progetti infrastrutturali, in particolare ricorrendo a fondi comuni d'investimento (in titoli azionari) a lungo termine per accrescere il peso della BEI; propone, infine, di mettere a punto un meccanismo, che associ la BEI, simile a quelli creati per sostenere le PMI, che abbia lo scopo di assistere gli enti locali e regionali nel cofinanziamento dei progetti riguardanti la coesione territoriale.

Un'Europa sostenibile

31.

conferma la propria adesione agli obiettivi legati ai cambiamenti climatici e auspica il loro raggiungimento malgrado le difficoltà economiche; di conseguenza, bisognerebbe compiere uno sforzo per mobilitare gli investimenti europei verso tecnologie legate alle energie rinnovabili finanziando programmi (nei trasporti, nelle costruzioni, ecc.) e sovvenzionando la ricerca, soprattutto nelle PMI;

32.

ribadisce il proprio impegno per il raggiungimento di una crescita economica dinamica e sostenibile nel quadro di un solido modello sociale europeo, dell'efficienza energetica e della riduzione dell'impatto ambientale; afferma che, anche nell'attuale eccezionale congiuntura, questi obiettivi non dovrebbero venir compromessi né dall'UE, né dall'operato delle autorità nazionali, regionali o locali; raccomanda, invece, ai soggetti responsabili di assumere l'iniziativa e di trasformare i rischi in opportunità, sostenendo la ricerca e gli investimenti in tecnologie efficienti che consentano una ripresa economica a lungo termine con prassi ambientali sostenibili;

33.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione europea, al Parlamento europeo, al Consiglio e alle presidenze dell'Unione europea.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Comunicazione (2008/C 270/02) del 25 ottobre 2008.


31.3.2009   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 76/66


Risoluzione del Comitato delle regioni sulle priorità del Comitato delle regioni per il 2009 sulla base del programma legislativo e di lavoro della Commissione europea

(2009/C 76/14)

PRIORITÀ POLITICHE

IL COMITATO DELLE REGIONI

1.

sottolinea l'importanza di dare un nuovo slancio alle riforme strutturali nell'UE dirette a trovare soluzioni per superare l'attuale crisi finanziaria e il suo impatto sull'economia europea e mondiale; ritiene che, malgrado le misure d'emergenza siano importanti per aiutare l'Europa a far fronte a questa crisi nel breve periodo, siano necessarie azioni di lungo termine per creare anche posti di lavoro e crescita sostenibili e che quindi infrastrutture di qualità, trasporti pubblici e investimenti in tecnologie efficienti dal punto di vista energetico assumano un assoluto rilievo;

2.

in questo contesto ricorda la sua specifica risoluzione sulla crisi finanziaria in cui definisce le principali iniziative da intraprendere a livello europeo, nazionale, regionale e locale per affrontare la crisi finanziaria e limitarne il più possibile gli effetti negativi;

3.

accoglie con favore la volontà esplicitamente dichiarata e le proposte di rafforzamento della dimensione territoriale e del carattere democratico dell'Unione europea; segnala la sua intenzione di continuare a sviluppare il ruolo politico ed istituzionale del CdR nel processo decisionale europeo; e annuncia l'elaborazione di un Libro bianco sulla governance multilivello che intende presentare nel corso del 2009;

4.

riafferma la sua intenzione di seguire da vicino la riforma del bilancio dell'UE in modo da contribuire a una migliore integrazione e ad un più stretto coordinamento delle politiche dell'UE a livello territoriale e chiede che tale processo rispecchi le esigenze di tutti i livelli di governance e migliori la qualità, l'equità, la stabilità, la visibilità e la semplicità delle misure dell'UE; propone a tal fine di allineare il periodo di programmazione di bilancio al ciclo elettorale europeo basato su un periodo di 5 + 5 anni, per dare un sostegno efficace alle regioni meno sviluppate in modo da aiutarle a colmare il divario, da garantire che il bilancio rispecchi meglio in futuro tutte le competenze dell'UE e da evitare una rinazionalizzazione delle politiche dell'UE che metterebbe a rischio l'efficacia del progetto di integrazione europea (1).

Per più posti di lavoro e una maggiore crescita

5.

mette in rilievo la necessità di misure volte a creare fiducia per fare in modo che i cittadini dell'UE ritrovino tale fiducia, in un momento di incertezza e di forti pressioni sui loro posti di lavoro, di oscillazioni dei prezzi dell'energia, di instabilità finanziaria e di perdita di fiducia nel settore bancario, e ricorda che è anche necessario esaminare meccanismi che aiutino ad evitare tali crisi in futuro;

6.

evidenzia la necessità di uno sviluppo sostenibile per i cittadini e le generazioni future; ricorda inoltre l'importanza di un'Europa sociale e sottolinea che tali obiettivi non dovrebbero essere compromessi, ma che, al contrario, sono necessari sforzi comuni da parte dell'UE e degli Stati membri come pure da parte degli attori politici a livello regionale e locale. A tal fine, l'UE dovrebbe ulteriormente incoraggiare i governi centrali e gli enti locali e regionali, anche attraverso un'applicazione meno rigida delle regole relative ai livelli di deficit consentiti agli Stati membri, perché anche essi perseguano tali obiettivi effettuando ambiziosi investimenti di lungo periodo nell'istruzione, nella formazione, nella ricerca e nell'innovazione oltre che nello sviluppo di infrastrutture di qualità, di reti di trasporti pubblici e di tecnologie per l'efficienza energetica;

7.

accoglie con favore la decisione del Consiglio europeo di sostenere l'economia, rivolgendo maggiore attenzione alle esigenze di lungo periodo quali l'efficienza energetica e tecnologie pulite innovative, nonché a misure dirette a semplificare e ridurre gli oneri amministrativi nel quadro di un miglior processo di produzione legislativa;

8.

appoggia una rinnovata strategia per la crescita e l'occupazione successivamente al 2010, volta a creare nuovi posti di lavoro nel contesto della crisi attraverso uno sforzo concertato a livello europeo per combinare investimenti pubblici, sostegno alla ricerca, all'innovazione, alle tecnologie sostenibili e alle PMI, un dialogo sociale ampio, una regolamentazione finanziaria sana, regole del commercio non protezionistiche e una stretta cooperazione in materia di politica fiscale e monetaria nell'UE;

9.

sottolinea la necessità di azioni coordinate tra tutti i livelli di governo per aiutare le PMI a collegare in modo più incisivo la ricerca di base a quella applicata e per sostenere la cooperazione con il settore privato in vista della promozione dell'innovazione e della leadership tecnologica; accoglie con favore le misure intese a lanciare e sostenere le iniziative per la creatività e l'innovazione, in particolare quelle riguardanti la cooperazione tra le università e le imprese in quanto l'innovazione e la creatività sono gli elementi propulsivi cruciali del cambiamento e della competitività delle regioni e contribuiscono alla qualità della vita e alla coesione economica;

10.

ricorda il ruolo cruciale degli enti locali e regionali come investitori pubblici e acquirenti e sottolinea che gli enti locali e regionali, le imprese e le università svolgono un ruolo centrale nel creare un'attiva politica di messa in rete e di cluster nell'UE;

11.

è fermamente convinto che investire nelle giovani generazioni sia vitale per conseguire gli obiettivi di occupabilità e inclusione sociale dei giovani che l'Unione europea si è prefissa;

12.

invoca pari opportunità nel lavoro e un'attenzione speciale per il potenziale contributo dei lavoratori anziani che detengono conoscenze preziose per l'innovazione di prodotto e di sistema;

13.

accoglie con favore il fatto che la Commissione europea presenterà una valutazione del futuro demografico dell'Europa al Consiglio europeo di primavera e chiede alla Commissione europea di esaminare come sia possibile tener conto al meglio delle esigenze poste dall'invecchiamento della popolazione; sottolinea che le tendenze demografiche a livello delle regioni, delle città e dei comuni in generale dovrebbero essere considerate in modo più differenziato a causa della diversità delle regioni e dei flussi migratori cui esse sono confrontate; mette in rilievo che nel contesto della «Agenda sociale: opportunità, accesso e solidarietà» i gruppi di cittadini vulnerabili richiedono un'attenzione speciale e misure mirate;

14.

invoca una revisione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) per renderlo più efficace; ciò potrebbe essere fatto applicando soglie più flessibili, permettendo l'uso di tali finanziamenti in combinazione con altri strumenti finanziari dell'UE applicabili ai licenziamenti di massa e aumentando la dotazione del Fondo da 500 milioni di euro a 1 miliardo di euro;

15.

osserva che garantire servizi pubblici di qualità è di importanza vitale per i cittadini, specie in un contesto di crisi finanziaria; esprime pertanto la sua preoccupazione per il fatto che il programma di lavoro della Commissione non affronti l'attuale situazione di incertezza giuridica per gli enti locali e regionali, che spesso forniscono questo tipo di servizi.

Per la coesione

16.

esprime il suo rammarico nel constatare che l'importanza della politica di coesione non si riflette nelle priorità del programma di lavoro della Commissione europea, malgrado il peso finanziario e politico di questo settore d'intervento che ne fa uno degli obiettivi principali dell'UE; è a favore di un ampio dibattito sul futuro della politica di coesione nell'ambito del processo di riforma del bilancio, al fine di consolidare questa politica di grande rilievo intorno al suo obiettivo centrale: l'armonico sviluppo dei territori dell'UE tra di loro, specificamente la riduzione delle loro disparità economiche, sociali e territoriali; si aspetta quindi che la consultazione sul Libro verde sulla coesione territoriale nel 2009 sia seguita da un Libro bianco sulla coesione territoriale;

17.

ricorda che una politica di coesione ambiziosa che s'impegni seriamente per tradurre gli obiettivi di coesione territoriale in concrete azioni politiche permetterà il consolidamento del processo d'integrazione europea e consentirà a tutte le regioni europee di affrontare le sfide future; in tale contesto individua la necessità di rendere flessibile l'obbligo di destinazione specifica dei fondi per adeguare gli strumenti strutturali per la coesione alla diversità delle situazioni locali e regionali;

18.

sottolinea che la politica di coesione è diventata uno dei fiori all'occhiello dell'Unione europea. Il suo effetto leva per lo sviluppo regionale è comprovato. Basandosi su questa esperienza positiva, è necessario nel 2009 rafforzare lo scambio di idee e la cooperazione sui nuovi approcci e modelli per le politiche regionali; propone di collaborare con la Commissione europea per creare meccanismi adeguati per azioni di questo genere; mette in risalto il fatto che a tal fine saranno organizzati altri dibattiti sul futuro della politica di coesione durante il vertice delle città e delle regioni organizzato dal Comitato delle regioni a praga il 5 e 6 marzo 2009 e nel quadro degli Open Days 2009 (6-9 ottobre 2009);

19.

osserva che la cooperazione territoriale è un elemento essenziale nel conseguimento dell'obiettivo della coesione territoriale; ricorda quindi che il nuovo strumento giuridico «Gruppo europeo di cooperazione territoriale» (GECT) presenta un grande potenziale concreto e che gli stati membri dovrebbero pertanto adottare tutte le misure necessarie per applicare le disposizioni del relativo regolamento.

Per combattere efficacemente contro i cambiamenti climatici e per un'Europa sostenibile

20.

esorta la Commissione europea a mantenere concentrata la sua attenzione sulla politica relativa all'energia e ai cambiamenti climatici, garantendo l'efficace coinvolgimento degli enti locali e regionali nella redazione e nell'applicazione della legislazione;

21.

dà il suo pieno appoggio al ruolo di alto profilo che l'UE sta assumendo nel quadro dei negoziati della conferenza dei firmatari della convenzione delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si terrà a Copenaghen nel 2009 e il cui obiettivo è quello di trovare un accordo per una riduzione drastica delle emissioni di gas a effetto serra a partire dal 2012;

22.

propone che il contenimento dei cambiamenti climatici e l'adeguamento ad essi siano trattate come priorità nel dibattito sulla riforma del bilancio dell'UE; chiede inoltre che siano ricercate complementarità tra le misure per la coesione territoriale e quelle relative ai cambiamenti climatici, specificamente attraverso l'uso degli strumenti finanziari esistenti;

23.

sottolinea il ruolo delle regioni quale anello essenziale fra i piani di efficienza energetica nazionali e locali e la promozione dell'energia rinnovabile e ritiene che, senza il sostegno delle regioni, gli Stati membri potrebbero non essere in grado di tener fede agli impegni di riduzione dei gas a effetto serra entro il 2020; sottolinea che i negoziati per un accordo internazionale post-Kyoto sul clima dovrebbero concentrarsi sia su politiche di carattere globale e sulla loro attuazione che sugli obiettivi di riduzione delle emissioni; ribadisce il proprio sostegno a iniziative quali il Patto dei sindaci e propone di affiancarlo con un coinvolgimento diretto delle regioni;

24.

ribadisce il proprio impegno ad arrestare la perdita di biodiversità e spera che la revisione intermedia della Commissione europea del piano d'azione per la biodiversità dell'UE dia un nuovo impulso in tale ambito;

25.

raccomanda caldamente di potenziare le sinergie fra la politica di sviluppo rurale e le altre politiche dell'UE, in particolare la politica di coesione; chiede alla Commissione europea di analizzare le conseguenze della crisi economica mondiale sui mercati agricoli e sul settore rurale per stabilire le misure adeguate per salvaguardare il settore dal declino e mantenere l'indipendenza alimentare;

26.

ricorda la propria richiesta di essere coinvolto nello sviluppo e nell'attuazione della nuova politica marittima integrata quale logica conseguenza del contributo che esso ha dato al piano d'azione per una politica marittima della Commissione;

27.

apprezza le attività della Commissione nel campo dei trasporti verdi; ribadisce l'importanza di misure di sostegno che attenuino l'impatto dei trasporti sull'ambiente, dando la priorità alla politica di trasporto marittimo e ad un ambizioso piano d'azione sulla politica urbana;

28.

accoglie con favore l'intenzione annunciata dalla Commissione europea di dare un nuovo slancio ai progetti TEN-T in Europa; insiste sul fatto che si dovrebbe non solo tener conto delle preoccupazioni locali e regionali, ma anche coordinare gli strumenti di pianificazione locali, regionali e nazionali all'interno di questo quadro europeo per ottimizzare le reti transeuropee.

Per un'Europa più vicina ai cittadini

29.

sottolinea il proprio ruolo quale istituzione chiave nel quadro degli sforzi intrapresi dall'Unione europea per comunicare con i suoi cittadini e ricorda alla Commissione europea che il CdR, mediante i suoi membri, ha un filo diretto con gli enti locali e regionali d'Europa e costituisce quindi una valida rete per informare i cittadini dei vantaggi dell'UE e per dare ascolto alla loro voce e alle loro preoccupazioni; ricorda alla Commissione europea e agli Stati membri che integrare la dimensione europea nell'azione quotidiana e comunicare in una lingua comprensibile è responsabilità comune delle istituzioni europee e dei rappresentanti eletti a livello nazionale, regionale e locale che si trovano al livello di comunicazione più vicino ai cittadini;

30.

ritiene che le elezioni europee del 2009 debbano essere considerate l'occasione per intensificare una politica di comunicazione europea decentrata volta a sensibilizzare maggiormente i cittadini europei ai valori condivisi dell'Unione europea, mantenendo vivo un dialogo permanente con loro e dimostrando il valore aggiunto dell'integrazione europea;

31.

sottolinea che il CdR proseguirà i suoi sforzi per un migliore riconoscimento a livello europeo del ruolo degli enti locali e regionali nell'ulteriore sviluppo di un'area di libertà, sicurezza e giustizia, specie per quanto riguarda la concezione e l'attuazione del programma multiannuale post-l'Aia; sostiene il perseguimento di un approccio globale ed integrato alla migrazione e all'asilo, dato che è solo mediante questo approccio che l'Europa raggiungerà una politica d'immigrazione stabile e sostenibile; a tal fine il CdR evidenzia anche l'importanza di iniziative per il dialogo interculturale; accoglie con favore, a tale proposito, il nuovo calendario delle azioni legislative — il cosiddetto «programma di Stoccolma» — inteso a rafforzare un'area europea di libertà, sicurezza e giustizia;

32.

sostiene l'obiettivo di combattere il terrorismo e la radicalizzazione violenza per rafforzare la sicurezza dei cittadini dell'UE, riconoscendo che gli enti locali e regionali sono cruciali per l'attuazione di una strategia UE antiterrorismo e insiste sul fatto che, per avere successo, questa lotta deve essere combattuta nel pieno rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali;

33.

si compiace che il terzo esame strategico del programma «Legiferare meglio» farà il punto sulle tre componenti chiave dell'agenda in materia: valutazione d'impatto, semplificazione e riduzione degli oneri amministrativi; sottolinea i contributi che il CdR sta apportando al dibattito in seno al gruppo ad alto livello di parti interessate indipendenti sugli oneri amministrativi («gruppo Stoiber») con particolare riguardo alla misure di riduzione dei costi per gli enti locali e regionali; continua a sostenere l'applicazione di una metodologia comune, che tenga conto esplicitamente della dimensione locale e regionale e ribadisce il suo impegno per la cooperazione interistituzionale, per conseguire gli obiettivi stabiliti in tale ambito;

34.

riafferma che l'attuazione dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità nel processo legislativo costituisce il fulcro di una governance multilivello democratica ed efficace ed evidenzia l'importanza di una cultura della sussidiarietà nelle istituzioni dell'UE che si tradurrà in un miglioramento del processo decisionale.

Per un'Europa più forte nel mondo

35.

ribadisce che gli enti locali e regionali svolgeranno un ruolo cruciale nel processo di allargamento e intende continuare la sua cooperazione con i rappresentanti eletti locali e regionali provenenti dai paesi candidati o potenziali candidati all'adesione all'UE;

36.

si compiace che il partenariato euromediterraneo sia stato rilanciato mediante la creazione dell'Unione per il Mediterraneo ed evidenzia l'importante contributo degli enti locali e regionali alla sua attuazione; annuncia la creazione di un'Assemblea regionale e locale euromediterranea (ARLEM), un organo politico permanente di rappresentanza degli enti locali e regionali che mirerà ad essere riconosciuto come organo consultivo dell'Unione per il Mediterraneo;

37.

sottolinea l'importanza di trovare un equilibrio nelle relazioni con i vicini dell'Est e del Sud dell'UE e apprezza l'iniziativa del partenariato orientale; invita la Commissione europea a sviluppare maggiormente le componenti della cooperazione territoriale e regionale all'interno del partenariato orientale;

38.

apprezza il crescente riconoscimento, da parte della Commissione europea, del metodo e della attività della cooperazione decentrata; si impegna ad organizzare delle «Giornate della cooperazione decentrata dell'UE» alla fine del 2009 per agevolare gli scambi e il dialogo politico fra gli enti locali e regionali dell'UE e quelli dei paesi in via di sviluppo; accoglie con favore la creazione di una piattaforma di scambio di informazioni, una «borsa», che consentirà di far incontrare enti locali e regionali dell'UE e dei paesi in via di sviluppo per la creazione di nuovi progetti di cooperazione decentrata;

39.

ribadisce il proprio impegno a promuovere la democrazia locale e regionale in Europa e nei paesi terzi; e sottolinea la sua volontà di continuare a partecipare alle missioni di monitoraggio elettorale, insieme al Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d'Europa (CPLRE) e auspica di essere maggiormente associato a quelle organizzate con il sostegno della Commissione europea;

40.

incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione alla Commissione europea, al Parlamento europeo, al Consiglio, all'attuale presidenza francese e alle future presidenze ceca e svedese dell'Unione europea nel 2009.

Bruxelles, 27 novembre 2008.

Il Presidente

del Comitato delle regioni

Luc VAN DEN BRANDE


(1)  Parere CdR 16/2008 fin Riformare il bilancio, cambiare l'Europa, relatori: VAN DEN BRANDE e DELEBARRE.


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