EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document 52020DC0635

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO E AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO Lo stato della natura nell'Unione europea Relazione sullo stato e sulle tendenze delle specie e dei tipi di habitat protetti dalle direttive Uccelli e Habitat nel periodo 2013-2018

COM/2020/635 final

Bruxelles, 15.10.2020

COM(2020) 635 final

RELAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO E AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO

Lo stato della natura nell'Unione europea



Relazione sullo stato e sulle tendenze delle specie e dei tipi di habitat protetti dalle

direttive Uccelli e Habitat nel periodo 2013-2018


1.Introduzione

Le direttive Uccelli 1 e Habitat 2 dell'UE (le "direttive sulla tutela della natura"), alla base della rete di zone protette Natura 2000, sono i pilastri della politica dell'UE in materia di biodiversità. Queste due direttive intendono assicurare la conservazione delle specie e dei tipi di habitat di importanza UE, proteggendo tutti gli uccelli selvatici (oltre 460 specie), gli habitat rappresentativi e minacciati (233 tipi, dalle praterie di alghe marine alle formazioni erbose alpine) e quasi 1 400 ulteriori specie, dalle piante di dimensioni minuscole ai mammiferi, comprese molte specie selvatiche emblematiche. L'obiettivo delle due direttive è che gli Stati membri assicurino il mantenimento e il ripristino di uno stato di conservazione soddisfacente di tali specie e habitat.

Per consentire alla Commissione di misurare i progressi compiuti verso gli obiettivi delle direttive sulla tutela della natura, ogni sei anni gli Stati membri presentano una relazione a norma dell'articolo 12 della direttiva Uccelli e dell'articolo 17 della direttiva Habitat, in particolare sullo stato e sulle tendenze di conservazione degli habitat e delle specie da esse tutelati. La presente relazione di sintesi, la terza valutazione dello stato di conservazione nell'UE a norma delle direttive, è il risultato dell'attività di raccolta dati e rendicontazione più vasta e di più ampia portata mai svolta sullo stato della natura in Europa. La relazione documenta , in base alle comunicazioni di 28 Stati membri 3 , lo stato e le tendenze degli habitat e delle specie nel periodo 2013‑2018, fornendo un quadro della salute della natura nell'UE e valutando i cambiamenti nel corso del tempo, le principali pressioni e il contributo della rete Natura 2000 alla conservazione di specie e habitat protetti. L'analisi è sostenuta da una valutazione tecnica dettagliata dell'Agenzia europea dell'ambiente 4 .

2.Stato e tendenze di habitat e specie nell'UE

Gli Stati membri trasmettono i dati in un formato armonizzato, affinché possano essere inseriti nelle banche dati utilizzate dall'Agenzia europea dell'ambiente per valutazioni aggregate a livello dell'UE.

Nel caso degli uccelli, la valutazione viene effettuata a livello dell'UE. Le specie e i tipi di habitat protetti contemplati dalla direttiva Habitat sono valutati a livello di nove regioni "biogeografiche" terrestri 5 e cinque regioni marine 6 . Per una comunicazione chiara e coerente, i risultati sono presentati avvalendosi di un codice cromatico a semaforo (verde-giallo-rosso), per indicare uno stato "buono", "scadente" e "cattivo" 7 . Tutte le statistiche concernenti lo stato e le tendenze generali si basano sul numero di valutazioni a livello dell'UE per singoli habitat e specie.

Pur essendo necessaria per le valutazioni a livello dell'UE e delle regioni biogeografiche, questa aggregazione di dati nazionali può celare gli sviluppi positivi ai livelli inferiori (ossia a livello locale, regionale o nazionale).

2.1 Uccelli

La direttiva Uccelli tutela tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio europeo degli Stati membri (oltre 460 specie). Nell'allegato I della direttiva sono elencate 197 (sotto)specie che richiedono misure speciali di conservazione degli habitat, tra cui la designazione di zone di protezione speciale (ZPS). L'allegato II elenca 86 (sotto)specie che possono essere oggetto di atti di caccia nel quadro della legislazione nazionale.

Uccelli — stato della popolazione a livello dell'UE

Grafico 1: Stato delle popolazioni di specie di uccelli nell'UE

Nota: il numero complessivo di valutazioni è 463 (una valutazione per specie).

La valutazione a livello dell'UE indica uno stato della popolazione buono per il 47 % di tutte le specie di uccelli, in calo di cinque punti percentuali rispetto al 52 % rilevato nel 2015 8 . La quota di specie con uno stato scadente o cattivo è aumentata dal 32 % al 39 %, mentre per il 14 % lo stato è ancora sconosciuto (rispetto al 16 % nel 2015) a causa della mancanza di dati affidabili.

Uccelli — tendenze delle popolazioni a livello dell'UE

Grafico 2a: Tendenze a breve termine (12 anni) relative alle popolazioni di uccelli nidificanti a livello dell'UE

Grafico 2b: Tendenze a lungo termine (38 anni) relative alle popolazioni di uccelli nidificanti a livello dell'UE

Nota: statistiche basate su 465 tendenze a breve termine e 467 tendenze a lungo termine relative alle popolazioni nidificante nell'UE. Sono incluse le tendenze per un numero limitato di sottospecie e popolazioni biogeografiche.

Gli Stati membri hanno riportato le tendenze per le popolazioni di uccelli nidificanti e svernanti 9 a breve e lungo termine, ossia per gli ultimi 12 anni (2007-2018) e gli ultimi 38 anni (1980-2018).

Dai dati emerge che:

·quasi un terzo (30 %) di tutte le specie di uccelli nidificanti oggetto della valutazione evidenzia una tendenza al calo a breve termine (la stessa percentuale del 2015);

·le tendenze a breve termine relative alla riproduzione indicano un calo del 5 % delle specie con popolazione in aumento rispetto al 2015 e una crescita del 7 % nelle specie con tendenze stabili o fluttuanti; le tendenze indicate come "sconosciute" sono scese del 2 %;

·con riferimento alle tendenze a lungo termine relative alla riproduzione, le popolazioni che evidenziano un calo sono leggermente più numerose di quelle in aumento (nel periodo 2008-2012 era vero il contrario); la quota di "sconosciuto" per le tendenze a lungo termine tuttavia è scesa di 10 punti percentuali, dal 30 % al 20 %; e

·per le tendenze delle 91 popolazioni svernanti, la situazione a breve termine è simile a quella del 2015 (45 % in aumento, 29 % in diminuzione); il 54 % delle tendenze a lungo termine è in crescita e il 13 % in calo (nel primo caso la quota è scesa di 9 punti percentuali, mentre nel secondo è rimasta quasi invariata).

Stato e tendenze delle specie di uccelli secondo la loro elencazione nella direttiva Uccelli

Grafico 3a: Stato delle popolazioni delle specie riportate negli allegati I e II, delle specie non incluse negli allegati I/II e di tutte le specie di uccelli nell'UE

Grafico 3b: Tendenze a breve termine delle popolazioni nidificanti per le specie riportate negli allegati I e II, le specie non incluse negli allegati I/II e tutte le specie di uccelli nell'UE

Nota: il numero complessivo di valutazioni è 505.

Nota: il numero complessivo di valutazioni è 465.

Dall'analisi dello stato e delle tendenze delle specie incluse negli allegati I e II della direttiva Uccelli emerge che:

·la quota di specie dell'allegato I la cui popolazione presenta uno stato definito "sicuro" è diminuita di 8 punti percentuali (da 48 % a 40 %) rispetto al 2015, mentre la quota di quelle con uno stato scadente e cattivo è aumentata di 6 punti percentuali (da 38 % a 44 %). Questo suggerisce che lo stato di numerose specie dell'allegato I si è deteriorato, malgrado le misure speciali di conservazione dell'habitat richieste a norma della direttiva. Il fatto che lo stato del 16 % delle specie dell'allegato I sia ancora sconosciuto desta particolare preoccupazione e sottolinea la necessità di migliorare i sistemi di monitoraggio per queste specie negli Stati membri;

·la quota di specie dell'allegato II (cacciabili) la cui popolazione presenta uno stato giudicato "buono" è diminuita di 9 punti percentuali (da 55 % a 46 %) rispetto al 2015, mentre la quota di quelle con uno stato scadente e cattivo è aumentata di 9 punti percentuali (da 39 % a 48 %); e

·per quanto concerne le tendenze a breve termine per la popolazione di uccelli nidificanti, le specie dell'allegato II presentano il tasso di diminuzione di gran lunga più elevato, pari a circa il 46 %, ossia il doppio della percentuale relativa alle specie dell'allegato I (23 %).

2.2 Tipi di habitat

Dei 233 tipi di habitat elencati nell'allegato I della direttiva Habitat, 224 sono terrestri e nove esclusivamente marini. La superficie dichiarata per i primi rappresenta circa un terzo della superficie terrestre dell'UE-28, equivalente a 1,3 milioni di km2. La superficie relativa ai secondi copre 0,4 milioni di km2 di acque dell'UE.

La gamma degli habitat è molto ampia. Alcuni coprono grandi superfici, mentre altri sono presenti solo in territori molto limitati. I tipi di habitat delle foreste sono il gruppo più numeroso dell'allegato I (35 % di tutti i tipi), seguiti dalle formazioni erbose naturali e seminaturali (14 %). Gruppi quali lande e arbusteti temperati, macchie e boscaglie di sclerofille, torbiere alte e torbiere basse e paludi basse, e gli habitat rocciosi costituiscono ciascuno solo il 5 % circa dei tipi di habitat elencati.

Stato di conservazione degli habitat

Grafico 4a: Stato di conservazione degli habitat a livello dell'UE

Grafico 4b: Stato di conservazione per gruppo di habitat a livello dell'UE

Nota: statistiche basate sul numero di valutazioni di habitat dell'UE (818).

Nota: il numero di valutazioni per gruppo è indicato tra parentesi. Gli habitat marini rientrano nel gruppo degli "habitat costieri". Il numero complessivo di valutazioni è 818.

Lo stato di conservazione degli habitat non è migliorato nel corso del periodo di riferimento. Le valutazioni degli habitat evidenziano uno stato di conservazione buono solo nel 15 % dei casi, rispetto al 16 % nel 2015. In larga maggioranza indicano uno stato insoddisfacente (scadente nel 45 % dei casi e cattivo nel 36 %, rispetto al 47 % e al 30 % nel 2015). Benché il livello delle valutazioni con uno stato scadente sia sceso di due punti percentuali e il livello di quelle di stato cattivo sia salito di sei punti percentuali, la maggior parte delle variazioni non rispecchia un effettivo deterioramento sul campo, bensì un miglioramento nei metodi di valutazione a livello dell'UE o degli Stati membri.

Dei nove gruppi di habitat riportati, gli habitat costieri (che comprendono tipi di habitat marini) presentano la quota più bassa di valutazioni con uno stato "buono". Le valutazioni più frequenti di stato di conservazione cattivo (oltre 50 %) riguardano dune, torbiere alte e torbiere basse e paludi basse. Anche le formazioni erbose, che comprendono alcuni habitat molto ricchi di specie, rientrano tra i gruppi con le percentuali più elevate di valutazioni con uno stato "cattivo" (49 %). Le formazioni erbose che richiedono una gestione attiva sono in condizioni particolarmente cattive.

Le lacune nelle conoscenze in merito ai nove habitat marini continuano a rappresentare un problema. Lo stato di conservazione del 26 % circa degli habitat marini degli Stati membri resta sconosciuto (rispetto al 4 % degli habitat terrestri).

Tendenze dello stato di conservazione degli habitat

Grafico 5a: Tendenze dello stato di conservazione degli habitat il cui stato è insoddisfacente (ossia non buono) o sconosciuto a livello dell'UE

Grafico 5b: Tendenze dello stato di conservazione degli habitat il cui stato è insoddisfacente (ossia non buono) o sconosciuto per gruppo di habitat a livello dell'UE

Nota: le tendenze dello stato di conservazione sono basate su valutazioni degli habitat dell'UE (698).

Nota: il numero di valutazioni è indicato tra parentesi. Il numero complessivo di valutazioni è 698.

Lo stato dell'81 % degli habitat elencati è valutato come "scadente" o "cattivo" a livello dell'UE. Solo il 9 % dei casi evidenziano tendenze in miglioramento, mentre il 36 % è in costante peggioramento. Almeno nel 25 % delle valutazioni dei gruppi di habitat, tranne che per gli habitat rocciosi (15 %) si osservano tendenze in peggioramento. Torbiere alte, torbiere basse e paludi basse, formazioni erbose e dune sono gli habitat con la percentuale più elevata di tendenze in peggioramento (oltre il 50 % per ciascun gruppo). Gli habitat delle formazioni erbose, principalmente le praterie da fieno 10 , le praterie con Molinia 11 e diversi tipi di formazioni erbose secche seminaturali 12 , mostrano una tendenza in peggioramento dello stato di conservazione, che rispecchia la loro dipendenza da pratiche agricole estensive che sono ancora in calo in tutto il territorio dell'UE. Gli habitat delle foreste evidenziano la percentuale più elevata di tendenze al miglioramento nelle valutazioni (13 %).

2.3 Specie diverse dagli uccelli

Gli allegati II, IV e V della direttiva Habitat elencano 1 389 specie di interesse europeo 13 . In alcuni gruppi tassonomici più ampi, quali molluschi, artropodi e piante vascolari, la percentuale di specie contemplate negli allegati è molto bassa. I gruppi meglio rappresentati sono i vertebrati, con l'85 % di specie di anfibi, il 70 % di rettili, il 64 % di mammiferi e il 39 % di pesci d'acqua dolce. Molte specie non elencate, tra cui molte delle specie più comuni, beneficiano di misure previste dalla direttiva, inclusa la protezione dei tipi di habitat dell'allegato I.

Stato di conservazione delle specie

Grafico 6a: Stato di conservazione delle specie a livello dell'UE

Grafico 6b: Stato di conservazione per gruppo di specie a livello dell'UE

Nota: statistiche basate sul numero di valutazioni di specie dell'UE (2 825).

Nota: il numero di valutazioni per gruppo è indicato tra parentesi. Il numero complessivo di valutazioni è 2 825.

Oltre un quarto (27 %) delle valutazioni delle specie indica uno stato di conservazione buono, rispetto al 23 % nel 2015. Nel 63 % dei casi si riscontra uno stato scadente o cattivo, con una percentuale analoga alla cifra del 2015 (60 %). Il numero di valutazioni con uno stato "sconosciuto" è diminuito rispetto all'ultimo periodo di riferimento (dal 17 % al 10 %), ma resta notevolmente più elevato rispetto a quello relativo agli habitat (4 %). Il fatto che, a livello degli Stati membri, lo stato della maggioranza delle specie marine (59 %) risulti sconosciuto, rispetto al solo 8 % delle specie terrestri, suggerisce che al loro monitoraggio sono dedicate risorse insufficienti.

I gruppi di specie che presentano la percentuale più elevata di stato di conservazione buono a livello dell'UE sono i rettili e le piante vascolari (rispettivamente 36 % e 40 %). Circa il 30 % delle specie di molluschi e pesci ha ricevuto una valutazione con stato "cattivo".



Tendenze nello stato di conservazione delle specie

Grafico 7a: Tendenze dello stato di conservazione delle specie con stato insoddisfacente (ossia non buono) o sconosciuto a livello dell'UE

Grafico 7b: Tendenze dello stato di conservazione delle specie con stato insoddisfacente (ossia non buono) o sconosciuto a livello dell'UE, per gruppo

Nota: le tendenze nello stato di conservazione sono basate sulle valutazioni delle specie nell'UE (2 049).

Nota: il numero di valutazioni è indicato tra parentesi. Il numero complessivo di valutazioni è 2 049.

Delle 2 049 specie valutate con uno stato di conservazione scadente o cattivo a livello dell'UE, il 35 % evidenzia una tendenza al peggioramento e il 6 % una tendenza al miglioramento. La tendenza è sconosciuta per un altro 31 %. Tranne che per i mammiferi, i pesci e le piante non vascolari (rispettivamente 10 %, 9 % e 6 %), la percentuale di specie il cui stato è valutato come scadente o cattivo ma tendente al miglioramento resta sotto il 5 %. I pesci presentano tendenze in aumento più marcate rispetto ad altri gruppi di specie, ma evidenziano anche (insieme agli anfibi) la percentuale più elevata di tendenze in peggioramento (quasi 50 %). Forti tendenze in calo sono riportate per altri gruppi di specie, ad es. quelle abituali degli habitat di formazioni erbose come la farfalla Euphydryas aurinia e il cardo Jurinea cyanoides.

3.Evoluzione dello stato e tendenze

3.1 Progressi verso l'obiettivo 1 della strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020

Sulla base delle informazioni fornite dagli Stati membri per questa valutazione, abbiamo stabilito in che misura è stato raggiunto l'obiettivo 1 della strategia sulla biodiversità fino al 2020 14 . L'obiettivo consisteva nell'"arrestare il deterioramento dello stato di tutte le specie e gli habitat contemplati nella legislazione dell'UE in materia ambientale e conseguire un miglioramento significativo e quantificabile del loro stato in modo che, entro il 2020", (rispetto alle valutazioni del 2010):

Øle valutazioni degli habitat con uno stato di conservazione soddisfacente o in miglioramento (ossia il 34 % del totale) sarebbero aumentate del 100 %;

Øle valutazioni delle specie ai sensi della direttiva Habitat con uno stato di conservazione soddisfacente o in miglioramento (35 %) sarebbero aumentate del 50 %; e

Øle valutazioni delle specie ai sensi della direttiva Uccelli con uno stato di popolazione sicuro o in miglioramento (78%) sarebbero aumentate del 50 %.

Grafico 8: Progressi verso l'obiettivo 1 (in % sulle valutazioni)

Nota: ciascuna barra rappresenta la percentuale di valutazioni con uno stato buono o in miglioramento.

I progressi rispetto allo scenario di riferimento del 2010 verso gli obiettivi per il 2020 sono stati limitati, salvo nel caso delle specie diverse dagli uccelli, per le quali l'obiettivo è stato quasi raggiunto. Il costante deterioramento di alcuni habitat e specie supera i miglioramenti. Dai dati riportati nel 2019 emerge che la percentuale di specie e habitat con tendenze in peggioramento è persino cresciuta leggermente, per gli uccelli da 20 % a 23 %, per le specie diverse dagli uccelli da 22 % a 26 % e per gli habitat da 30 % a 32 %.

L'obiettivo per il 2020, segnatamente ottenere valutazioni soddisfacenti o in miglioramento per il 34 % degli habitat, non è stato conseguito (con uno scarto di 12 punti percentuali). La percentuale di specie diverse dagli uccelli il cui stato è valutato soddisfacente o in miglioramento tuttavia ha quasi raggiunto il sotto-obiettivo del 35 % per il 2020 (con uno scarto di 2 punti percentuali). Le tendenze nella popolazione degli uccelli presentano un quadro eterogeneo, con un aumento nel numero di specie preservate e in miglioramento tra il 2010 e il 2015, ma un certo peggioramento (‑3 punti percentuali) dal 2015 al 2020, con un divario di oltre 20 punti percentuali rispetto all'obiettivo del 78 %. L'obiettivo 1 della strategia sulla biodiversità fino al 2020 non è stato pertanto raggiunto.

3.2 Miglioramenti negli Stati membri

È risaputo che lo "stato di conservazione" cambia lentamente e quindi non è un indicatore affidabile di miglioramenti a breve termine. Le valutazioni a livello dell'UE inoltre possono nascondere miglioramenti nei singoli Stati membri. Le tendenze positive e di stabilizzazione a livello di paese (quando una tendenza passa effettivamente da discendente nel precedente periodo di riferimento a stabile in quello corrente) quindi sono sviluppi positivi che dovrebbero essere considerati e analizzati in aggiunta ai cambiamenti positivi nello stato.

In media, il 6 % delle valutazioni nazionali/regionali degli habitat degli Stati membri evidenzia dei miglioramenti, con maggiore frequenza per foreste e habitat d'acqua dolce (10 % del totale delle valutazioni relative al gruppo), lande e arbusteti (7 %), torbiere alte, torbiere basse e paludi basse, e dune (6 %). Un esempio di habitat costiero in miglioramento sono le praterie costiere del Baltico in Finlandia.

Analogamente, una media del 6 % del totale delle valutazioni nazionali/regionali per le specie diverse dagli uccelli evidenzia dei miglioramenti. Il maggior numero di miglioramenti riguarda i mammiferi (dal 9 % di tutte le valutazioni di mammiferi riportate risultano miglioramenti), seguiti da pesci (8 %) e piante vascolari (5 %). Esempi di mammiferi includono castori (Castor fiber), foche grige (Halichoerus grypus  e foche comuni (Phoca vitulina).

Per gli uccelli, i miglioramenti a livello nazionale sono definiti in modo diverso, in mancanza di una valutazione nazionale dello stato di conservazione e delle tendenze. Di conseguenza, sono considerate miglioramenti una tendenza positiva a breve termine o una stabilizzazione dello stato della popolazione dopo una tendenza negativa a lungo termine nella precedente relazione nazionale. In totale, 2 148 relazioni degli Stati membri indicano miglioramenti in base ai criteri di cui sopra, corrispondenti in generale a 397 (sotto-)specie di uccelli che migliorano in almeno uno Stato membro in almeno una stagione di riferimento. All'incirca il 44 % degli uccelli che evidenziano tendenze in miglioramento è costituito da uccelli acquatici migratori 15 . Molte di queste specie sono anche classificate come specie marine in base alla direttiva quadro sulla strategia per l'ambiente marino dell'UE e riguardano il 33 % di tutti i miglioramenti. Le specie di ambiente agricolo e forestale coprono ciascuna circa il 9 %. Esempi di specie di uccelli in miglioramento sono l'aquila di mare codabianca (Haliaeetus albicilla), la gru (Grus grus), il nibbio reale (Milvus milvus) e l'airone bianco maggiore (Ardea alba).

3.3 Progressi relativi alla qualità dei dati

La valutazione dei progressi nello stato di conservazione richiede la presenza di sistemi di monitoraggio adeguati in tutti gli Stati membri. In molti casi, tuttavia, le informazioni riportate provengono da indagini parziali effettuate per altri scopi. In altri casi, gli Stati membri non dispongono di dati adeguati e si basano su pareri di esperti. Nel caso degli habitat e delle specie della direttiva Habitat, oltre il 40 % delle informazioni riportate proviene da indagini parziali e più del 20 % si basa esclusivamente sul giudizio di esperti. Nel caso dei dati sugli uccelli, oltre il 30 % delle informazioni deriva da indagini parziali e più del 15 % si basa sul giudizio di esperti. Da questo ciclo di relazioni è emerso che esistono ancora limitazioni a causa di dati scadenti o incompleti (benché di grado molto variabile tra gli Stati membri e su scala più ridotta rispetto al 2015). I dati qui presentati sono comunque un traguardo fondamentale nella valutazione dello stato della natura nell'UE e forniscono una solida base per migliorare le fasi di comunicazione, valutazione e attuazione, in modo da essere in grado di conseguire gli obiettivi della strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030.

4.Pressioni e risposte

4.1 Pressioni

L'Europa è una delle regioni più densamente popolate del mondo. L'attività umana ha plasmato i suoi paesaggi nel corso dei secoli e ha contribuito molto alla sua biodiversità, ad esempio creando habitat seminaturali come praterie da fieno estensive e formazioni erbose secche seminaturali. L'attività umana tuttavia ha provocato anche il deterioramento e il declino di un gran numero di specie e tipi di habitat autoctoni, in particolare (e molto più rapidamente) negli ultimi 100 anni.

Gli Stati membri hanno segnalato le principali cause della perdita di specie e di degrado degli habitat per ogni specie e habitat. Nel complesso, hanno fornito 67 000 dati facendo riferimento a un elenco di 203 singole pressioni esercitate da 15 categorie (da "A-Agricoltura" a "X-Altro").

Grafico 9: Distribuzione delle categorie di pressione di livello 1 tra habitat, uccelli e specie diverse dagli uccelli 

Le pressioni segnalate con maggiore frequenza sia per gli habitat che per le specie derivano dall'agricoltura, che riflette la portata relativa dello sfruttamento dei terreni agricoli e dei cambiamenti nelle pratiche agricole (intensificazione e abbandono dell'agricoltura estensiva). La gestione agricola estensiva crea e mantiene habitat seminaturali che ospitano una varietà di fauna e flora. Dagli anni Cinquanta, tuttavia, un'agricoltura più intensiva e specializzata ha contribuito in misura crescente alla costante perdita di biodiversità. Gli habitat più gravemente colpiti sono formazioni erbose, habitat d'acqua dolce, lande e arbusteti, torbiere alte, torbiere basse e paludi basse. Gli habitat seminaturali che dipendono dall'agricoltura 16 , come le formazioni erbose, sono particolarmente minacciati e presentano uno stato di conservazione notevolmente peggiore rispetto ad altri tipi di habitat che non dipendono dall'agricoltura (valutato come cattivo nel 45 % dei casi, contro il 31 % per altri habitat). Rispetto al 2015, le valutazioni degli habitat agricoli evidenziano un peggioramento generale dello stato di conservazione: le valutazioni di stato buono sono scese dal 14 % al 12 %, mentre quelle di stato cattivo sono aumentate dal 39 % al 45 %. Solo l'8% degli habitat agricoli mostra una tendenza in miglioramento, mentre il 45 % è in peggioramento. Anche molte specie di uccelli, rettili, molluschi, anfibi, artropodi e piante vascolari sono interessate e la biodiversità nei terreni agricoli è in costante calo.

Nel complesso, tra le varie categorie, la modifica dei regimi idrologici (ivi compresi cambiamenti polivalenti nel quadro della categoria "K-Modifica dei regimi idrologici" e cambiamenti idrologici attribuiti ad altre categorie, ad es. A‑Agricoltura) è il secondo tipo di pressione segnalato più di frequente, seguito da urbanizzazione e inquinamento:

·le pressioni relative alle modifiche del regime idrico derivano da molteplici fonti. A titolo di esempio, le attività di drenaggio agricolo e le installazioni idroelettriche rappresentano il 14 % e il 13 % del totale delle pressioni connesse a fattori idrologici. Non sorprende che le pressioni rientranti in questa categoria siano particolarmente rilevanti per habitat d'acqua dolce e specie ittiche, ma anche per ecosistemi ricchi di carbonio quali torbiere alte, torbiere basse e paludi basse;

·i principali fattori di pressione relativi all'urbanizzazione comprendono sport, turismo e attività ricreative, e riguardano in particolare gli habitat marini/costieri. La conversione di habitat naturali e semi‑naturali in insediamenti abitativi o aree ricreative interessa prevalentemente gli habitat di formazioni erbose e forestali; e

·l'inquinamento è un fattore di pressione fondamentale per molti habitat e specie, e le attività agricole sono responsabili quasi della metà (48 %) delle pressioni connesse all'inquinamento, seguite da inquinamento da fonti miste (per il 28 %, come segnalato nella categoria "J-Inquinamento") e urbanizzazione (21 %).

L'impatto relativo delle categorie di pressioni varia a seconda degli habitat e dei gruppi di specie:

·le attività forestali costituiscono la seconda maggiore categoria di pressione segnalata per le specie, che interessa in particolare artropodi, mammiferi e piante non vascolari. Secondo quanto segnalato, molte specie dipendenti dalle foreste risentono della rimozione di alberi morti, morenti e vecchi (compreso l'esbosco di recupero), della gestione forestale che riduce le foreste primarie e del taglio raso. La silvicoltura è anche il gruppo dominante di pressioni segnalato per la maggior parte dei tipi di foreste dell'allegato I, che evidenziano un deterioramento nello stato di conservazione rispetto al 2015: le valutazioni con uno stato buono sono scese dal 16 % al 14 %, mentre le valutazioni con uno stato cattivo sono aumentate dal 27 % al 31 %;

·lo sfruttamento delle specie è la pressione maggiore per gli uccelli svernanti e di passo, e comporta l'abbattimento o l'uccisione illegali, la caccia e l'uccisione accidentale. Una recente ricerca in 26 paesi europei ha calcolato una perdita annua di almeno 52 milioni di uccelli dovuta alla caccia 17 . Altre specie interessate dallo sfruttamento comprendono pesci, mammiferi e rettili. I pesci sono tra i gruppi più colpiti, a causa della pesca marina 18 e d'acqua dolce. L'impatto sui mammiferi è duplice:

oI grandi mammiferi terrestri come il lupo (Canis lupus), la lince eurasiatica (Lynx lynx) e la lontra eurasiatica (Lutra lutra) sono per lo più esposti a uccisioni illegali;

opiccoli cetacei come il delfino comune (Delphinus delphis) e la focena comune (Phocoena phocoena) risentono principalmente delle catture accessorie causate dagli attrezzi da pesca e di altri effetti delle attività di sfruttamento marino quali la riduzione delle popolazioni di prede e la perturbazione delle specie; i mammiferi marini spesso sono disturbati anche dall'inquinamento derivante da varie fonti, dalla circolazione di navi e traghetti (a causa del rumore subacqueo e degli urti contro imbarcazioni) nonché da operazioni militari (collisioni con le navi, disturbo dei sonar militari);

·le installazioni idroelettriche sono la fonte principale di pressioni connesse all'energia per uccelli migratori e d'acqua dolce. Mentre le pressioni derivanti dall'energia eolica, del moto ondoso e delle maree presentano rischi per molte specie, gli uccelli sono particolarmente vulnerabili anche alla presenza di infrastrutture di comunicazione e di trasmissione di energia elettrica. L'espansione dell'energia rinnovabile è una politica fondamentale dell'UE per contribuire ad affrontare i cambiamenti climatici (che di per sé pongono pressioni significative e crescenti sulla biodiversità), ma sviluppi progettati e ubicati in modo inopportuno possono determinare ulteriori pressioni su specie e tipi di habitat protetti;

·le specie esotiche invasive (IAS) rappresentano una minaccia importante e crescente per la flora e la fauna autoctona europea. Il loro impatto è aumentato in misura significativa dall'ultimo periodo di riferimento. "Le specie esotiche invasive di rilevanza unionale" 19 rappresentano circa il 20 % delle pressioni riportate in questa categoria, mentre sono segnalati molti altri impatti derivanti da specie esotiche invasive che non sono ancora elencate come specie di rilevanza unionale. Le specie esotiche invasive colpiscono più gli habitat delle specie, ma è noto che esercitano un impatto diretto su determinate specie di uccelli, anfibi, pesci e piante vascolari;

·benché i cambiamenti climatici non siano stati segnalati come pressione particolarmente rilevante nel 2013‑2018, nelle previsioni di scenari futuri 20 avranno effetti drammatici sulle specie vegetali e animali europee e comporteranno un'accelerazione della perdita di biodiversità e della desertificazione in molte aree. Le pressioni connesse ai cambiamenti climatici segnalate più frequentemente sono state la siccità e la diminuzione delle precipitazioni, che hanno rappresentato il 5 % del totale delle pressioni segnalate a carico degli anfibi.

4.2 Risposte (misure di conservazione)

Parallelamente alle relazioni sulle pressioni, gli Stati membri hanno riferito anche se sia stata adottata o meno la maggioranza delle misure necessarie per una specie o un habitat di importanza unionale che richiedono la designazione di siti Natura 2000. Tali misure mirano a mantenere o ripristinare le specie e gli habitat in uno stato soddisfacente e comportano azioni specifiche sul campo volte a mitigare ed eliminare l'impatto di pressioni passate e presenti. Gli Stati membri sono tenuti a prendere le misure di conservazione necessarie per i siti Natura 2000.

Dalle relazioni nazionali emerge che:

·la maggior parte delle misure sono applicate sia all'interno che all'esterno della rete Natura 2000;

·per circa il 60 % degli habitat degli Stati membri, le misure necessarie risultano adottate, in particolare per mantenere lo stato attuale o ripristinare la struttura e le funzioni degli habitat; solo nel 4 % dei casi le misure indicate come adottate mirano ad aumentare la superficie dell'habitat;

·le misure di conservazione intese a mantenere le superfici agricole in condizioni ecologiche adeguate, rispondendo così alle pressioni esercitate dall'agricoltura, sono di gran lunga le più comuni;

Grafico 10: Stato di attuazione delle misure di conservazione degli habitat (in % di tutte le valutazioni dei tipi di habitat effettuate dagli Stati membri)

·la situazione è simile per le specie. Circa il 40 % delle relazioni riguardanti gli uccelli e il 50 % di quelle riguardanti specie diverse dagli uccelli indica che sono state adottate misure. La maggior parte delle misure adottate per le specie diverse dagli uccelli sono tese al mantenimento dello stato attuale. Le misure di ripristino svolgono un ruolo meno rilevante.

Grafico 11: Stato di attuazione delle misure di conservazione delle specie (in % di tutte le valutazioni effettuate dagli Stati membri per le specie che richiedono la designazione di siti)

Nonostante le misure degli Stati membri, lo stato di conservazione e le relative tendenze non sono migliorati nel corso del periodo di riferimento; anzi, per molte specie e tipi di habitat (compresi quelli per cui la designazione Natura 2000 rappresenta un meccanismo fondamentale di conservazione) sono ulteriormente peggiorati. È quindi chiaro (e confermato dalle relazioni) che gli Stati membri non hanno adottato le misure di conservazione necessarie (almeno nella misura richiesta) e in alcuni casi non le hanno neppure individuate adeguatamente.

Dall'analisi dell'efficacia delle misure emerge una correlazione positiva tra misure adottate e buono stato di conservazione per la maggior parte degli habitat e dei gruppi di specie. Inoltre, misure di ripristino proattive (ad es. il ripristino di strutture e funzioni) portano a miglioramenti.

4.3 Necessità di ripristino degli habitat

Per un tipo di habitat, "stato di conservazione buono" significa che la sua area di ripartizione naturale, l'estensione della sua superficie, la sua struttura e le sue funzioni sono tutte sufficientemente ampie e in buone condizioni; inoltre le sue prospettive future sono positive. In tale contesto, il concetto di "ripristino" si riferisce a:

1.migliorare le condizioni (ossia la qualità) delle superfici esistenti dell'habitat grazie a misure di conservazione mirate; e

2.garantire una superficie sufficiente grazie alla (ri)creazione di habitat (ossia creare superfici aggiuntive di un habitat, ad esempio ripristinando habitat di zone umide da terreni agricoli precedentemente drenati o ampliando la superficie di habitat boschivi autoctoni protetti).

Da una valutazione delle esigenze di ripristino per i tipi di habitat dell'allegato I risulta che le necessità variano in misura significativa tra gruppi di habitat e regioni biogeografiche.

Grafico 12: Percentuali di superfici coperte da gruppi di habitat dell'allegato I che devono essere migliorate, come segnalato dagli Stati membri

Nota: dai calcoli sono stati esclusi il Regno Unito e l'habitat 8310 (grotte naturali).

Alcune conclusioni fondamentali della valutazione sono le seguenti:

·la superficie di habitat protetti che necessitano di miglioramenti è stimata in media in circa 215 000 km2 (ossia il 5 % del territorio dell'UE-27 21 ). Le maggiori necessità si presentano nelle foreste, che richiedono miglioramenti all'incirca per il 19,5 % (circa 100 000 km2), seguite dagli habitat costieri con il 16 % (circa 46 000 km2), dalle formazioni erbose con il 13,5 % (circa 33 000 km2), dagli habitat d'acqua dolce con il 10,5 % (circa 13 500 km2) e da torbiere alte, torbiere basse e paludi basse con il 9 % (circa10 900 km2);

·almeno 11 000 km2di habitat dell'allegato I devono essere (ri)creati per ampliare la superficie esistente al fine di garantire la vitalità a lungo termine di tutti i tipi di habitat. I gruppi di habitat con le maggiori superfici da (ri)creare sono foreste (4 600 km2), formazioni erbose (1 900 km2), torbiere alte, torbiere basse e paludi basse (1 700 km2), e habitat costieri (1 400 km2). In generale, questo vale per l'1‑1,5 % della superficie totale esistente di questi gruppi di habitat;

·le regioni biogeografiche che hanno più bisogno di migliorare le condizioni degli habitat esistenti sono le regioni continentale, mediterranea, atlantica, marina atlantica e boreale;

·molti degli habitat dell'allegato I che richiedono interventi di ripristino sono particolarmente ricchi di carbonio e offrono un potenziale significativo per lo stoccaggio e il sequestro del carbonio nella biomassa superficiale e sotterranea e nel suolo. Circa il 16 % di queste aree ricche di carbonio necessita di miglioramenti (154 000 km2). Il loro ripristino e mantenimento potrebbe contribuire in misura significativa alla mitigazione dei cambiamenti climatici; e

·poiché i dati di monitoraggio sono insufficienti, è probabile che gli habitat dell'allegato I che necessitano di interventi di ripristino siano molto maggiori delle attuali stime. Occorre una mappatura completa delle aree ricche di carbonio e risorse naturali, degli effetti della gestione, dello stato degli habitat e di altri fattori al fine di informare i responsabili del processo decisionale sulle priorità di ripristino. Sarebbe opportuno prendere in esame anche le necessità di ripristino relative agli uccelli e ad altre specie, ma attualmente non sono disponibili i relativi dati.

5.Il ruolo della rete Natura 2000

La rete Natura 2000 è costituita da zone di protezione speciale (ZPS) classificate a norma della direttiva Uccelli e zone speciali di conservazione (ZSC) designate a norma della direttiva Habitat 22 . Natura 2000 rappresenta la più ampia rete coordinata di zone protette a livello mondiale ed è lo strumento principale dell'UE per il mantenimento/ripristino dello stato di conservazione di habitat e specie protetti.

Alla fine del 2019, Natura 2000 contava 27 852 siti su una superficie di 1 358 125 km2 e copriva il 17,9 % del territorio terrestre dell'UE e il 9,7 % delle sue acque marine. La copertura varia notevolmente tra gli Stati membri: la copertura terrestre va dall'8 % in Danimarca al 38 % in Slovenia e la copertura marina va dal 2 % in Italia al 46 % in Germania 23 .

Dall'ultimo periodo di riferimento:

·la rete marina ha raddoppiato la sua superficie;

·il numero di ZSC è più che raddoppiato, con 7262 nuove designazioni; e

·il numero di siti segnalati che dispongono di piani di gestione completi è aumentato in misura significativa.

Grafico 13: Superficie cumulativa della rete Natura 2000 in km², 1993‑2019

Nota: i numeri si riferiscono all'UE-28 e comprendono ZPS, SIC, ZSC e SIC proposti (che nell'insieme formano la riga blu dei SIC). In molti casi, i siti Natura 2000 sono (parzialmente o totalmente) sia ZPS che ZSC/SIC. A causa delle limitazioni nel trattamento dei dati GIS, la superficie di Natura 2000 è stata calcolata in modo sistematico solo dopo il 2010.

Fonte: banche dati Natura 2000.

5.1 Efficacia di Natura 2000

Le attuali relazioni non forniscono informazioni che consentirebbero un confronto diretto dello stato di conservazione di specie e habitat all'interno e all'esterno di Natura 2000. Di conseguenza, sono stati presi in esame altri potenziali indicatori dell'efficacia, quali il collegamento tra la rappresentanza di specie e habitat nella rete e la relativa percentuale che evidenzia uno stato di conservazione buono o tendenze in miglioramento. I risultati, basati sulle valutazioni degli Stati membri, indicano quanto segue:

·specie e habitat hanno mediamente maggiori probabilità di godere di uno stato di conservazione buono se la superficie dell'habitat o la loro popolazione sono ben rappresentate (> 75 %) nella rete rispetto a quelle meno rappresentate. Questo risulta evidente in particolare per gli habitat di dune e foreste, e per anfibi e pesci; e

·i tipi di habitat fortemente rappresentati (>75 %) in siti Natura 2000 evidenziano miglioramenti (leggermente) maggiori e un minore deterioramento rispetto a quelli meno rappresentati. Con un miglioramento dichiarato superiore all'8 %, torbiere alte, torbiere basse e paludi basse sembrano avere beneficiato in modo particolare della copertura di Natura 2000. Gli habitat che mostrano i miglioramenti più significativi, ad esempio le lande secche costiere atlantiche a Erica vagans e le dune costiere a Juniperus, sono ampiamente protetti nella rete.



Grafico 14: Evoluzione dello stato di conservazione e delle tendenze per gli habitat dell'allegato I nell'ambito di diverse classi di copertura di Natura 2000 (<35 %, 35 %, 75 %, >75 %)

Nota: la menzione "migliorato" corrisponde a valutazioni con uno stato scadente o cattivo che sono migliorate o passate a buono; "rimasto soddisfacente" a valutazioni con uno stato buono che sono rimaste tali; "invariato" a valutazioni con uno stato scadente o cattivo che non sono migliorate né peggiorate; "peggiorato" a valutazioni con uno stato scadente o cattivo che sono ulteriormente peggiorate o che sono passate da buono a scadente o cattivo, e "sconosciuto" a valutazioni senza tendenze. il numero di valutazioni per gruppo è indicato tra parentesi. Il numero complessivo di valutazioni è 2 970.

Nel complesso, le informazioni riportate non consentono di trarre conclusioni definitive in merito all'efficacia della rete Natura 2000, soprattutto a causa di un monitoraggio limitato, in particolare della prassi comune di monitorare solo un campione dei siti Natura 2000. Per una valutazione soddisfacente dell'efficacia delle misure connesse a Natura 2000, l'attività di monitoraggio dovrebbe comportare la raccolta di una maggiore quantità di dati sulle aree all'interno e all'esterno della rete e sulla qualità della gestione della conservazione.

Nonostante alcuni segnali positivi del contributo della rete allo stato di conservazione, le informazioni disponibili indicano chiaramente che la rete deve ancora dispiegare il suo pieno potenziale e che restano da superare lacune significative nell'attuazione.

6.Conclusioni e prospettive

La presente valutazione dello stato di conservazione costituisce il bilancio dello stato di salute della natura più ampio e completo mai intrapresa nell'UE e fornisce una solida base per valutare l'attuazione delle direttive sulla tutela della natura e un valido scenario di riferimento per misurare i progressi nell'ambito della nuova strategia sulla biodiversità per il 2030.

Dalla valutazione emerge che l'UE non è ancora riuscita ad arginare il declino dei tipi di habitat e specie protetti di interesse dell'UE in termini di conservazione. Le principali pressioni relative allo sfruttamento del suolo e delle risorse idriche che hanno provocato il degrado della natura persistono ancora, con il risultato di un notevole ritardo nel conseguimento dell'obiettivo per il 2020 di arrestare e invertire in misura quantificabile il deterioramento dello stato delle specie e degli habitat.

Storie entusiasmanti di successi conseguiti negli Stati membri mostrano i risultati che si possono ottenere grazie a un'azione mirata, spesso sostenuta da iniziative in base al programma UE LIFE 24 o da programmi agroambientali dedicati nel quadro della politica agricola comune. Questi risultati positivi tuttavia non sono stati ancora raggiunti su una scala sufficientemente ampia.

I progressi nell'attuazione di entrambe le direttive negli ultimi sei anni (ampliamento significativo della rete Natura 2000 e aumento dei siti dotati di piani di gestione) non sono stati sufficienti per migliorare lo stato della conservazione. La creazione di una rete di aree protette pienamente funzionale è ancora incompleta, soprattutto nell'ambiente marino. Per molti dei siti inoltre devono ancora essere istituite le misure di conservazione necessarie, basate su obiettivi di conservazione chiaramente definiti. Gli investimenti da realizzare nella natura, tra l'altro per quanto concerne interventi di ripristino all'interno e al di là della rete di zone protette, non si sono concretizzati. Le esigenze della natura non sono state sufficientemente integrate nelle principali politiche sull'uso del suolo e delle acque al fine di superare le pressioni negative che possono derivare da settori quali agricoltura e silvicoltura. Per molti siti marini di Natura 2000 devono ancora essere concordate e poste in essere misure di gestione della pesca. Inoltre i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia crescente, con previsioni di un forte aggravamento delle pressioni e degli effetti diretti e indiretti su specie e habitat, derivanti ad esempio da cambiamenti nell'uso del suolo e nell'ubicazione e qualità degli habitat.

La presente valutazione sottolinea la necessità di operare un cambiamento radicale se vogliamo avere una reale possibilità di riportare la biodiversità in Europa sulla via del recupero ambientale entro il 2030, come previsto nella nuova strategia sulla biodiversità 25 . Un insuccesso su questo fronte comporterà la costante erosione, oltre che del nostro patrimonio naturale comune, anche dei servizi vitali che esso fornisce, che in ultima analisi sostengono la salute e la prosperità umana.

La nuova strategia sulla biodiversità per il 2030 fornisce il quadro di riferimento necessario per questo cambiamento profondo. Insieme ad altre iniziative nel quadro del Green Deal, delinea un programma d'azione altamente ambizioso e pratico mirato, tra l'altro, all'ampliamento delle zone giuridicamente protette e gestite con efficacia, proponendo un piano per ripristinare la natura dell'UE.

La presente valutazione dello stato della natura sottolinea il notevole potenziale per il ripristino di habitat protetti, per quanto concerne le loro condizioni attuali e la superficie aggiuntiva necessaria per conseguire uno stato di conservazione soddisfacente, ivi compreso il ripristino di habitat ricchi di carbonio, che possono fornire vantaggi in termini di mitigazione dei cambiamenti climatici. La valutazione è anche direttamente pertinente per la misurazione del successo dell'azione prevista dalla strategia per affrontare le più ampie pressioni derivanti dall'uso del suolo e delle risorse idriche, in particolare in relazione all'agricoltura, che sono all'origine del maggior numero di valutazioni negative in merito a specie e habitat in tutti gli Stati membri. In combinazione con la strategia "dal produttore al consumatore" 26 , le iniziative intese a promuovere l'agricoltura biologica, ridurre l'uso e il rischio dei pesticidi, proteggere e ripristinare gli ecosistemi del suolo e aumentare la presenza di elementi caratteristici del paesaggio nei terreni agricoli, dovrebbero sostenere il recupero di specie e habitat protetti a norma delle direttive sulla tutela della natura, ivi compresi gli impollinatori e i rispettivi habitat.

La nuova strategia sulla biodiversità pone l'accento sul fatto che la lotta alla perdita di biodiversità deve poggiare su una solida base scientifica. Gli Stati membri devono continuare a migliorare la qualità e la completezza dei rispettivi sistemi di monitoraggio a sostegno delle future relazioni. L'osservazione della Terra/il telerilevamento, altre tecnologie e strumenti (ad es. la modellazione) e i risultati di attività di ricerca/innovazione e la scienza dei cittadini possono integrare e sostenere le attuali attività di monitoraggio e rendicontazione. Questo potenziale dovrebbe essere sperimentato e sfruttato per agevolare il lavoro degli organismi preposti alla stesura delle relazioni.

La prossima valutazione dello stato della natura nell'UE, prevista per il 2026, dovrebbe fornire un contributo significativo alla misurazione dei progressi verso il conseguimento degli obiettivi relativi alla natura nell'ambito della nuova strategia sulla biodiversità.

(1)

   Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, concernente la conservazione degli uccelli selvatici (GU L 20 del 26.1.2010, pag. 7).

(2)

   Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (GU L 206 del 22.7.1992, pag. 7).

(3)

     La presente relazione comprende ancora i dati trasmessi dal Regno Unito, che è uscito dall'UE nel gennaio 2020 e include per la prima volta i dati della Croazia, che ha aderito all'UE nel luglio 2013. La Romania è l'unico Stato membro che non ha fornito una relazione concernente gli uccelli.

(4)

     State of nature in the EU — results from reporting under the nature directives 2013-2018, Agenzia
europea dell'ambiente, disponibile unitamente ad ulteriori materiali online, tra cui sintesi per Stato membro, all'indirizzo:
   
https://www.eea.europa.eu/themes/biodiversity/state-of-nature-in-the-eu/state-of-nature-2020   https://ec.europa.eu/environment/nature/knowledge/rep_habitats/index_en.htm

(5)

   Alpina, boreale, mediterranea, atlantica, continentale, pannonica, Mar Nero, macaronesica, steppica.

(6)

   Atlantica, baltica, Mar Nero, macaronesica, mediterranea.

(7)

   Cfr. la relazione dell'AEA per ulteriori dettagli sui metodi di valutazione a norma delle direttive Uccelli e Habitat.

(8)

   State of nature in the EU — results from reporting under the nature directives 2007–2012, AEA (2015), relazione tecnica n. 2/2015, ISSN 1725-2237, Ufficio delle pubblicazioni dell'Unione europea, 2015.

(9)

   Per maggiori dettagli, cfr. la relazione dell'AEA;    
https://www.eea.europa.eu/themes/biodiversity/state-of-nature-in-the-eu/state-of-nature-2020

(10)

      I tipi di habitat di questo gruppo comprendono praterie magre da fieno a bassa altitudine (6510) e praterie montane da fieno (6520)

(11)

   Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argillo-limosi (Molinion caeruleae) (6410)

(12)

     I tipi di habitat di questo gruppo comprendono formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte di cespugli su substrati calcarei (Festuco-Brometalia) (6210) e alvar nordico e rocce piatte calcaree pre-cambriane (6280).

(13)

   Allegato II specie che richiedono la designazione di ZSC (siti Natura 2000);    
allegato IV: specie che richiedono una protezione rigorosa;
   
allegato V: specie il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero essere oggetto di misure di gestione.

(14)

     Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni, La nostra assicurazione sulla vita, il nostro capitale naturale: strategia dell'UE sulla biodiversità fino al 2020 [COM(2011) 244 definitivo].

(15)

   Contemplati dall'accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa-Eurasia (AEWA)

(16)

     Halada, L., Evans, D., Romão, C. and Petersen, J. E., 2011, Which habitats of European importance depend on agricultural practices?, Biodiversity and Conservation, 20(11) 2 365–2 378.

(17)

     Hirschfeld, A. et al., 2019, ‘Bird‑hunting in Europe: an analysis of bag figures and the potential impact on the conservation of threatened species", British Birds: 153-166.

(18)

     La direttiva Habitat contempla poche specie ittiche marine (limitate a diverse specie anadrome).

(19)

     Il regolamento (UE) n. 1143/2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l'introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive contiene un elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale (GU L 317 del 4.11.2014, pag. 35).

(20)

     Cfr. ad esempio: IPBES (2018), The IPBES regional assessment report on biodiversity and ecosystem services for Europe and Central Asia, Rounsevell, M. et al. Segretariato della piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici, Bonn, Germania. 892 pagine.

(21)

     I calcoli delle necessità di ripristino escludono il Regno Unito.

(22)

     A norma della direttiva Habitat, gli Stati membri propongono "siti di importanza comunitaria" (SIC) che la Commissione in seguito include in elenchi biogeografici. Successivamente gli Stati membri dispongono di sei anni di tempo per designare i SIC come ZSC.

(23)

     Si tratta delle cifre per le aree marine entro 200 miglia nautiche dalla costa; non comprendono siti Natura 2000 sulla piattaforma continentale estesa (pertinenti per Irlanda, Portogallo e Regno Unito).

(24)

      https://ec.europa.eu/easme/en/life  

(25)

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 - Riportare la natura nella nostra vita [COM(2020) 380 final].    
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:52020DC0380

(26)

   Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, Una strategia "dal produttore al consumatore" per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell'ambiente [COM(2020) 381 final];    
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX:52020DC0381  

Top