EUR-Lex Access to European Union law

Back to EUR-Lex homepage

This document is an excerpt from the EUR-Lex website

Document C2007/254/04

Processo verbale della seduta di giovedì 28 giugno 2007
Allegato I Elenco alfabetico dei membri dell'Assemblea parlamentare paritetica
Allegato II Elenco di presenza della sessione del 25 - 28 giugno (Wiesbaden)
Allegato III Allegato della seduta di lunedì 25 giugno 2007
Allegato IV Risoluzioni adottate
— Risoluzione sulla buona governance , la trasparenza e la responsabilità nel quadro dello sfruttamento delle risorse naturali nei paesi ACP
— Risoluzione sulla riduzione della povertà per i piccoli agricoltori nei paesi ACP, in particolare nei settori ortofrutticolo e dei fiori
— Risoluzione sulla migrazione dei lavoratori qualificati e i suoi effetti sullo sviluppo nazionale
— Risoluzione sulla situazione nel Darfur
Allegato V Emendamento al regolamento

GU C 254 del 26.10.2007, p. 6–42 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

26.10.2007   

IT

Gazzetta ufficiale dell'Unione europea

C 254/6


PROCESSO VERBALE DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ 28 GIUGNO 2007

(2007/C 254/04)

(La seduta ha inizio alle 9.05)

PRESIDENZA: KINNOCK

Copresidente

1.   Sostituti

La copresidente annuncia i seguenti sostituti: Badia i Cutchet (per Arif), Bushill-Mathews (per Coelho), Goebbels (per Ferreira), Hutchinson (per Rosati), Zaleski (per Gaubert), Zwiefka (per Langendries).

2.   Approvazione del processo verbale di mercoledì 27 giugno 2007

I processi verbali sono approvati.

3.   Relazioni di sintesi a conclusione dei seminari

Ramotar (Guyana) sulla migrazione in collaborazione con l'Aeroporto di Francoforte e il ministro federale tedesco dell'Interno (Francoforte).

Scheele sul controllo del cambiamento climatico in collaborazione con l'Agenzia spaziale europea (Darmstadt).

Bowis sull'accesso ai farmaci per le malattie trascurate in collaborazione con Sanofi-Aventis (Francoforte).

4.   Esame della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES): dibattito (senza risoluzione)

Baum (Commissione) introduce il tema.

Intervengono: Mitchell, Mushelenga (Namibia), Polisi (Rwanda), Bowis, William (Seicelle), Scheele, Ramotar (Guyana), McAvan, Sithole (Mozambico), Mugambe (Uganda), Sebetela (Botswana), de Sousa (Angola).

Baum (Commissione) risponde e conclude il dibattito.

5.   Votazione sulla modifica del regolamento

La copresidente illustra la procedura di voto.

In applicazione dell'articolo 34 del regolamento, i gruppi procedono separatamente alla votazione. La modifica è approvata all'unanimità da entrambi i gruppi.

6.   Votazione sulle proposte di risoluzione contenute nelle relazioni delle tre commissioni permanenti

Relazione sulla buona governance, la trasparenza e la responsabilità nel quadro dello sfruttamento delle risorse naturali nei paesi ACP (ACP-UE/3937/07/fin.) — Commissione per gli affari politici. Correlatori: Evelyne B. Cheron (Haiti) e Michael Gahler.

Viene comunicato che è esiste una rettifica al progetto di risoluzione. I correlatori presentano un emendamento orale che è approvato. La risoluzione modificata è approvata all'unanimità.

Relazione sulla riduzione della povertà dei piccoli agricoltori nei paesi ACP, in particolare nei settori ortofrutticolo e della floricoltura (ACP-UE/100.011/07/fin.) — Commissione per lo sviluppo economico, le finanze e il commercio. Correlatori: Kilontji Mporogomyi (Tanzania) e Carl Schlyter.

L'emendamento 1 è approvato con un emendamento orale. Gli emendamenti 2, 4, 5, 6, 7 e 8 sono approvati. La risoluzione modificata è approvata all'unanimità.

Relazione sulla migrazione di lavoratori qualificati e i suoi effetti sullo sviluppo nazionale (ACP-UE/100.012/07/fin.) — Commissione per gli affari sociali e l'ambiente. Correlatori: Sharon Hay Webster (Giamaica) e Luisa Morgantini.

L'emendamento 2 è approvato in aggiunta al paragrafo 17. Anche gli emendamenti 1 e 3 sono approvati. La risoluzione modificata è approvata all'unanimità.

7.   Votazione sulle proposte di risoluzione d'urgenza

Proposta di risoluzione d'urgenza sulla situazione nel Darfur (ACP-UE/100.075/07/comp.).

L'emendamento 4 è ritirato. Gli emendamenti 1, 2 e 3 sono approvati.

La risoluzione modificata è approvata all'unanimità.

In applicazione dell'articolo 16 del regolamento, Darbo (Ciad) esprime una dichiarazione di voto scritta, distribuita ai membri nella versione in lingua originale.

8.   Varie

Ramotar (Guyana) interviene per l'installazione di un nuovo sistema di difesa antimissile in Europa.

Straker (Saint Vincent e Grenadine) ringrazia le autorità tedesche e il sig. Gahler per la loro ospitalità e tutti gli sforzi compiuti per l'organizzazione della 13a sessione dell'Assemblea parlamentare paritetica a Wiesbaden e le manifestazioni sociali che ne conseguono.

9.   Data e luogo della quattordicesima sessione dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE

La 14a sessione dell'APP si terrà a Kigali (Ruanda) dal 17 al 22 novembre 2007.

(La seduta termina alle 11.10)

Otmar ROGERS e

Glenys KINNOCK

Copresidenti

Sir John KAPUTIN e

Dietmar NICKEL

Cosegretari generali


ALLEGATO I

ELENCO ALFABETICO DEI MEMBRI DELL'ASSEMBLEA PARLAMENTARE PARITETICA

Rappresentanti dei paesi ACP

Rappresentanti del Parlamento europeo

RADEMBINO-CONIQUET (GABON), Copresidente

KINNOCK, Copresidente

BENIN (VP)

GAHLER (VP)

CAMERUN (VP)

MANTOVANI (VP)

GHANA (VP)

VERGES (VP)

GIAMAICA (VP)

CARLOTTI (VP)

GUINEA EQUATORIALE (VP)

MITCHELL (VP)

ISOLE SALOMONE (VP)

AUBERT (VP)

KENYA (VP)

LULLING (VP)

SAINT VINCENT E GRENADINE (VP)

KAMIŃSKI (VP)

SEICELLE (VP)

POLFER (VP)

SURINAME (VP)

MARTÍNEZ MARTÍNEZ (VP)

ZAMBIA (VP)

BOWIS (VP)

ZIMBABWE (VP)

GOUDIN (VP)

ANGOLA

AGNOLETTO

ANTIGUA E BARBUDA

ALLISTER

BAHAMA

ARIF

BARBADOS

AYLWARD

BELIZE

BEREND

BOTSWANA

BORRELL FONTELLES

BURKINA FASO

BULLMAN

BURUNDI

BUSK

CAPO VERDE

CALLANAN

CIAD

COELHO

COMORE

CORNILLET

CONGO (Repubblica del)

DEVA

CONGO (Repubblica democratica del)

DILLEN

COSTA D'AVORIO

FERNANDES

ERITREA

FERREIRA

DOMINICA

GAUBERT

ERITREA

GRABOWSKA

ETIOPIA

GRÖNER

FIGI

GURMAI

GAMBIA

HALL

GRENADA

HAUG

GUINEA

HERRANZ GARCĺA

GUINEA-BISSAU

HOLM

GUYANA

JÖNS

HAITI

KACZMAREK

ISOLE COOK

DOMBROVSKIS

ISOLE MARSHALL (Repubblica delle)

MARTENS

KIRIBATI

KORHOLA

LESOTHO

KOZLIK

LIBERIA

LANGENDRIES

MADAGASCAR

LEHIDEUX

MALAWI

LÓPEZ-ISTÚRIZ WHITE

MALI

LOUIS

MAURITANIA

McAVAN

MAURIZIO

MAYER

MICRONESIA (Stati federati di)

MORILLON

MOZAMBICO

NOVAK

NAMIBIA

PLEGUEZUELOS AGUILAR

NAURU (Repubblica del)

RIBEIRO E CASTRO

NIGER

ROITHOVÁ

NIGERIA

ROSATI

PALAU

SBARBATI

PAPUA NUOVA GUINEA

SCHEELE

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

CASHMAN

REPUBBLICA DOMINICANA

GOMES

RUANDA

SCHLYTER

SAINT KITTS E NEVIS

SCHMIDT F.

SAINT LUCIA

SCHMIDT O.

SAINT VINCENT E GRENADINE

SCHNELLHARDT

SAMOA

SCHRÖDER

SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

SORNOSA MARTÍNEZ

SENEGAL

SPERONI

SIERRA LEONE

STURDY

SOMALIA

VAN HECKE

SUDAFRICA

VAN LANCKER

SUDAN

WIELAND

SWAZILAND

VENTRE

TANZANIA

de VILLIERS

VENETO TIMOR ORIENTALE

WIELAND

TOGO

WIJKMAN

TONGA

ZÁBORSKÁ

TRINIDAD E TOBAGO

ZANI

TUVALU

ZĪLE

UGANDA

ZIMMER

VANUATU

… (VERTS/ALE)

COMMISSIONE POLITICA

Membri ACP

Membri PE

NZOMUKUNDA (BURUNDI), Copresidente

CALLANAN, Copresidente

LUTUNDULA (CONGO, Repubblica democratica del), VP

JÖNS, VP

DUGUID (BARBADOS), VP

POLFER, VP

ANGOLA

CARLOTTI

BELIZE

COELHO

BENIN

DILLEN

ERITREA

GOMES

FIGI

GRÖNER

GRENADA

GURMA

GUINEA

HERRANZ GARCÍA

GUINEA EQUATORIALE

GRABOWSKA

HAITI

KACZMAREK

ISOLE COOK

GAUBERT

LIBERIA

KAMINSKI

MAURITANIA

LÓPEZ ISTÚRIZ

NAMIBIA

LOUIS

NIGERIA

MANTOVANI

NIUE

MARTÍNEZ MARTÍNEZ

PAPUA NUOVA GUINEA

MORILLON

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

DOBOLYI

SAINT VINCENT E GRENADINE

SCHMIDT F.

SUDAN

VAN HECKE

TOGO

VENTRE

TUVALU

WIELAND

UGANDA

ZANI

ZIMBABWE

ZIMMER

COMMISSIONE PER LO SVILUPPO ECONOMICO, LE FINANZE E IL COMMERCIO

Membri ACP

Membri PE

EVERISTUS (SAINT LUCIA), Copresidente

SCHLYTER, Copresidente

SEBETELA (BOTSWANA), VP

DOMBROVSKIS, VP

DARBO (CIAD), VP

RIBEIRO E CASTRO, VP

CAMERUN

AGNOLETTO

CONGO (Repubblica del)

BEREND

COSTA D'AVORIO

BULLMANN

ERITREA

BUSK

ETIOPIA

CORNILLET

GABON

DEVA

GHANA

FERREIRA

GUYANA

KINNOCK

KENYA

KOZLÍK

MALI

LANGENDRIES

MAURIZIO

LEHIDEUX

MICRONESIA (Stati federati di)

LULLING

PALAU

MAYER

SAINT KITTS E NEVIS

McAVAN

SAMOA

PLEGUEZUELOS AGUILAR

SENEGAL

PLEGUEZUELOS AGUILAR

SIERRA LEONE

ROSATI

SUDAFRICA

SPERONI

SWAZILAND

STURDY

TANZANIA

VAN LANCKER

TONGA

de VILLIERS

TRINIDAD E TOBAGO

ZĪLE

ZAMBIA

… (VERTS/ALE)

COMMISSIONE PER GLI AFFARI SOCIALI E L'AMBIENTE

Membri ACP

Membri PE

OUMAROU (NIGER), Copresidente

SCHEELE, Copresidente

SANGA (ISOLE SALOMONE), VP

NOVAK, VP

SITHOLE (MOZAMBICO), VP

ARIF, VP

ANTIGUA E BARBUDA

ALLISTER

BAHAMA

AUBERT

BURKINA FASO

AYLWARD

CAPO VERDE

BORRELL FONTELLES

COMORE

BOWIS

DOMINICA

CASHMAN

GAMBIA

GOUDIN

GUINEA-BISSAU

HALL

GIAMAICA

HAUG

ISOLE MARSHALL (Repubblica delle)

SBARBATI

KIRIBATI

HOLM

LESOTHO

KORHOLA

MADAGASCAR

MARTENS

MALAWI

ROITHOVA

NAURU

SCHMIDT O.

REPUBBLICA DOMINICANA

FERNANDES

RUANDA

SCHNELLHARDT

SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

SCHRÖDER

SEICELLE

SORNOSA MARTÍNEZ

SOMALIA

VENETO

SURINAME

VERGES

TIMOR ORIENTALE

WIJKMAN

VANUATU

ZÁBORSKÁ


ALLEGATO II

ELENCO DI PRESENZA DELLA SESSIONE DEL 25-28 GIUGNO (WIESBADEN)

RADEMBINO-CONIQUET (Gabon), copresidente

KINNOCK, copresidente

DE SOUSA (Angola)

AGNOLETTO (2)  (3)

DUGUID (Barbados)

AUBERT (2)  (3)  (4)

DAYORI (Benin) (VP)

AYLWARD (3)  (4)

SEBETELA (Botswana)

BADIA i CUCHET (per ARIF) (4)  (5)

TAPSOBA (Burkina Faso)

BEREND

NZOMUKUNDA (Burundi)

BORRELL FONTELLES

NYASSA (Camerun) (VP)

BOWIS (VP)

DARBO (Ciad)

BULLMANN

BOUNKOULOU (Congo, Repubblica del)

BUSHILL-MATTHEWS (per COELHO) (5)

GOYA (Congo, Repubblica democratica del)

BUSK (2)  (3)

AMON-AGO (Costa d'Avorio)

CALLANAN (2)  (4)  (5)

THOMAS (Dominica) (1)

CARLOTTI (VP)

TSEGGAI (Eritrea)

CASHMAN (2)  (3)

TOGA (Etiopia)

DOMBROVSKIS

CAVUILATI (Figi) (1)

FERNANDES

MILEBOU-AUBUSSON (Gabon)

GAHLER (VP)

OSEI-AMEYAW (Gana)

GOEBBELS (per FERREIRA)

McNISH (Giamaica) (1)

GOMES (2)

ABDI SAID (Gibuti)

GRABOWSKA

TOP (Guinea)

GRÖNER

NGUEMA OWONO (Guinea equatoriale)

HALL (3)

BERNARD CHERON (Haiti)

HAUG

KAMOTHO (Kenya) (VP)

HUTCHINSON (per ROSATI)

MAFURA (Lesotho)

JÖNS (2)  (3)  (5)

SMITH (Liberia)

KACZMAREK

MATOLA (Malawi)

KORHOLA

DIALLO (Mali) (1)

KOZLÍK (2)

GUELAYE (Mauritania)

LEHIDEUX (2)  (3)

DEERPALSING (Maurizio)

LULLING (VP)

SITHOLE (Mozambico)

MANTOVANI (VP) (4)  (5)

MUSHELENGA (Namibia)

MARTENS

OUMAROU (Niger)

MARTÍNEZ MARTÍNEZ (VP) (2)  (3)

ADEFIDIPE (Nigeria) (1)

MAYER

TALAGI (Niue)

McAVAN (3)  (4)  (5)

BALAGETUNA (Papua Nuova Guinea (1)

MITCHELL

SORONGOPE-ZOUMANDJI (Repubblica centrafricana)

MORGANTINI (per HOLM) (2)  (3)  (4)

JIMENEZ (Repubblica dominicana)

POLFER (4)  (5)

POLISI (Ruanda)

RIBEIRO E CASTRO

HARRIS (Saint Kitts e Nevis)

SCHEELE

JEAN-MARIE (Saint Lucia)

SCHLYTER (2)  (3)  (4)

STRAKER (Saint Vincent e Grenadine)

SCHMIDT F (2)  (3)  (4)

LAUOFO (Samoa)

SCHMIDT O

WILLIAM (Seicelle)

SCHNELLHARDT

CONTEH (Sierra Leone)

SCHRÖDER

MA'AHANUA (Isole Salomone) (1)

SPERONI (4)  (5)

SITHOLE (Sudafrica)

STURDY (3)  (4)

DEKUEK (Sudan)

VAN HECKE

RODGERS (Suriname)

VAN LANCKER (4)  (5)

THWALA (Swaziland)

VENETO (3)  (4)

CHECHE (Tanzania)

WIELAND (2)  (5)

MUGAMBE (Uganda)

ZALESKI (for GAUBERT) (5)

NJOBVU (Zambia) (1)

ZABORSKA (4)  (5)

 

ZIMMER (2)  (3)

 

ZWIEFKA (4)  (5)

Osservatore:

Cuba: POLANCO

Hanno partecipato inoltre alla riunione:

ANGOLA

COSTA DALA

TEMBU NZUANGA

SEBASTIAO ANDRE

BARBADOS

GODDARD

BENIN

DURAND-ADJAHI

BOTSWANA

BATLHOKI

BURKINA FASO

LANKOANDE

BURUNDI

KABURA

HABARUGIRA

KABOGOYE

CAMERUN

BAH

CONGO (Repubblica del)

LEKOYI

OBIA

TSHIKA

MUDOYI

CONGO (Repubblica democratica del)

KIZIKI

COSTA D'AVORIO

AMANI

ERITREA

TEKLE

ETIOPIA

ALI

GABON

NDIMAL

MOUVAGHA TCHIOBA

MAKONGO

NDONG NGUEMA

POSSO

OGOMBE

GHANA

KUMI

OPPONG-NTITI

GIAMAICA

BARKER-MURPHY

GUINEA

DIALLO

GUINEA EQUATORIALE

ANDEM ELA

NKA OBIANG

EVANA NDEME

HAITI

PIERRE

MELIUS

JACINTHE

DOREUS

JOSEPH NELSON

KENYA

WAMBUA

MUTHAA

POGHISIO

SUMBEIYWO

LESOTHO

TIHELI

NYAPHISI

LIBERIA

PENNOH

TELEWODA

MALAWI

KALICHERO

MALI

ASKIA

MAURITANIA

KAMARA

HAMOUD

BOÏLIL

ABDALLA

M'BARECK

MAURIZIO

GUNNESSEE

NAMIBIA

DE WAAL

RUMPT

KATJAVIVI

NDADI

NIGER

MAHAMADOU

ABDOURAHMANE

HABIBOU

CAZALICA

PAPUA NUOVA GUINEA

ABURU

REPUBBLICA CENTRAFRICANA

YINIFOLO VANDENBOS

REPUBBLICA DOMINICANA

AQUINO ACOSTARO

CEDANO

RUANDA

KAYINAMURA

GASANA

GAHAMANYI

SIERRA LEONE

GOODWYLL

SUDAFRICA

GIBSON

MAGAU

BASSON

SUDAN

MUSTAFA

ALLOBA

BADRI

JERVASE

SURINAME

HIWAT

RATHIPAL

SWAZILAND

DLAMINI

UGANDA

ACEMAH

AMONGI

DOMBO

ZAMBIA

MBEWE

MULENGA

SHITULIKA

 

CONSIGLIO ACP-UE

TSEKOA

Ministro degli Affari esteri (Capo Verde), Presidente in carica del Consiglio ACP (Lesotho)

WIECZOREK-ZEUL

Ministro federale della Cooperazione e dello sviluppo economici, Presidente in carica del Consiglio dell'UE (Germania)

COMMISSIONE EUROPEA

MICHEL

Membro della Commissione incaricato dello Sviluppo e degli aiuti umanitari

PARLAMENTO PANAFRICANO

MONGELLA

Presidente del Parlamento panafricano

UNFPA BRASILE

HAKKERT

CESE

AKOUETE

DANTIN

GAUCI

LISBEY

MAKEKA

CTA

BURGUET

BOTO

SEGRETARIATO ACP

KAPUTIN

Cosegretario generale

SEGRETARIATO UE

NICKEL

Cosegretario generale


(1)  Paese rappresentato da un non parlamentare.

(2)  Presente il 25 giugno 2007.

(3)  Presente il 26 giugno 2007.

(4)  Presente il 27 giugno 2007.

(5)  Presente il 28 giugno 2007.


ALLEGATO III

ALLEGATO DELLA SEDUTA DI LUNEDÌ 25 GIUGNO 2007

Accreditamento dei rappresentanti non parlamentari

COMMONWEALTH DI DOMINICA

A. THOMAS

Ministro consigliere, Ambasciata di Dominica, Bruxelles

FIGI

R.S.T. CAVUILATI

Ambasciatore, Ambasciata di Figi, Bruxelles

GIAMAICA

V. MCNISH

Ambasciatrice, ministro degli Esteri, Kingston, Giamaica

ISOLE SALOMONE

J. MA'AHANUA

Ambasciatore, Ambasciata delle Isole Salomone, Bruxelles

NIGERIA

A.J. ADEFIDIPE

Ministro, Ambasciata di Nigeria, Bruxelles

PAPUA NUOVA GUINEA

John BALAGETUNA

Direttore Relazioni interparlamentari, Parlamento nazionale, Papua Nuova Guinea


ALLEGATO IV

RISOLUZIONI ADOTTATE

sulla buona governance, la trasparenza e la responsabilità nel quadro dello sfruttamento delle risorse naturali nei paesi ACP (ACP-UE/3937/07/def.)

sulla riduzione della povertà per i piccoli agricoltori nei paesi ACP, in particolare nei settori ortofrutticolo e dei fiori (ACP-UE/100.011/07/def.)

sulla migrazione dei lavoratori qualificati e i suoi effetti sullo sviluppo nazionale (ACP-UE/100.012/07/def.)

sulla situazione nel Darfur (ACP-EU/100.075/07/fin.)

RISOLUZIONE  (1)

sulla buona governance, la trasparenza e la responsabilità nel quadro dello sfruttamento delle risorse naturali nei paesi ACP

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Wiesbaden (Germania) dal 25 al 28 giugno 2007,

visto l'articolo 17, paragrafo 1, del regolamento,

visto l'accordo di partenariato tra i membri del gruppo di Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, firmato a Cotonou (Bénin) il 23 giugno 2000, modificato dall'accordo che modifica l'accordo di partenariato, firmato a Lussemburgo il 25 giugno 2005 (in appresso «l'accordo di Cotonou»), in particolare gli articoli 9, 68, 96 e 97,

vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione del 31 ottobre 2003,

vista la creazione del Tribunale penale internazionale (TPI), avvenuta a Roma il 17 luglio 1998,

vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla corruzione e gli atti di corruzione nelle transazioni commerciali internazionali del 16 dicembre 1996,

vista la Convenzione interamericana contro la corruzione, adottata a Caracas il 29 marzo 1996,

vista la Convenzione dell'Unione africana sulla prevenzione e la lotta contro la corruzione adottata dalla seconda sessione ordinaria della Conferenza dell'Unione africana a Maputo l'11 luglio 2003,

vista la Convenzione dell'OCSE sulla lotta alla corruzione di funzionari pubblici stranieri nelle transazioni commerciali internazionali del 21 novembre 1997,

viste le leggi sul riciclaggio di denaro in vigore negli ordinamenti giuridici degli Stati ACP-UE,

vista la dichiarazione di Parigi del 2 marzo 2005 sull'efficacia degli aiuti allo sviluppo,

vista la dichiarazione rilasciata il 2 giugno 2003 dal Vertice del G8 a Evian, su «Lottare contro la corruzione e migliorare la trasparenza» e vista la dichiarazione adottata l'8 giugno 2007 al Vertice del G8 il 6 e 8 giugno 2007 a Heiligendamm (Germania), su «Crescita e responsabilità in Africa»,

vista la relazione speciale della Corte dei conti europea n. 2/2005 sugli aiuti al bilancio a titolo del FES a favore dei paesi ACP (2),

vista la guida sulla trasparenza in materia di introiti provenienti dalle risorse naturali dell'FMI, adottata nel giugno 2005,

vista la rassegna della Banca mondiale delle industrie estrattive del 2004,

viste le 40 raccomandazioni del Gruppo d'azione finanziario (GAFI) in materia di lotta contro il riciclaggio dei capitali,

visti i risultati della riunione plenaria del GAFI, tenutasi a Vancouver dal 9 al 13 ottobre 2003,

viste le iniziative «Publish What You Pay» e «Publish What You Earn»,

visti i principi e i criteri dell'Iniziativa per la trasparenza dell'industria estrattiva (EITI),

visti il sostegno accordato dall'Unione europea al processo di certificazione di Kimberley per le importazioni e le esportazioni di diamanti e la partecipazione dei paesi ACP al processo di Kimberley,

visti il piano d'azione comunitario sull'applicazione della normativa, la governance e il commercio nel settore forestale (FLEGT) e il regolamento (CE) n. 2173/2005,

visto il programma AFLEG (applicazione della normativa e la governance nel settore forestale in Africa), approvato nel 2003,

viste le risoluzioni del Parlamento europeo del 31 marzo 2004 sulla governance nella politica di sviluppo dell'Unione europea (3) e del 6 aprile 2006 sull'efficacia degli aiuti e sulla corruzione nei paesi in via di sviluppo (4),

viste le sue risoluzioni del 24 novembre 2005 sul ruolo dei parlamenti nazionali nell'attuazione dell'Accordo di partenariato di Cotonou e sui prodotti di base agricoli e minerari (5),

vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo e al Comitato economico e sociale europeo del 12 ottobre 2005, dal titolo «Strategia dell'UE per l'Africa: verso un patto euroafricano per accelerare lo sviluppo dell'Africa»,

visto il Manuale del parlamentare per combattere la corruzione, elaborato dall'Organizzazione mondiale dei parlamentari contro la corruzione (GOBAC),

visto l'Indice di percezione della corruzione (CPI) 2006, pubblicato il 6 novembre 2006 a Berlino da Transparency International,

visto il resoconto della missione informativa e di studio in Mauritania dell'Ufficio di presidenza dell'APP, svoltasi dal 23 al 27 febbraio 2006,

vista la relazione della commissione per gli affari politici (ACP-UE/3937/07/def.),

A.

aderendo al principio della responsabilità dei governi nei confronti dei loro paesi e dell'insieme dei propri cittadini per quanto concerne la gestione delle entrate e delle spese pubbliche,

B.

considerando che i benefici economici e finanziari generati dallo sfruttamento delle ricchezze naturali devono tradursi in una crescita sostanziale dello sviluppo umano,

C.

considerando che i governi dei paesi ricchi di risorse naturali hanno il dovere e la responsabilità di utilizzare i propri introiti prioritariamente per soddisfare i bisogni di base delle loro popolazioni, segnatamente in materia di sanità e di istruzione nonché nella lotta contro la povertà,

D.

considerando che, ai fini di una buona governance, sarebbe opportuno tener conto del fatto che tali introiti sono nettamente superiori allorché le ricchezze naturali sono trattate e arricchite nel paese stesso rispetto al caso in cui siano esportate come materie prime,

E.

ritenendo che è altresì obbligo dei governi sovrani e dei poteri pubblici competenti servirsi in maniera responsabile degli introiti derivanti dallo sfruttamento delle risorse naturali dei loro paesi a profitto diretto degli attuali e dei futuri abitanti degli stessi,

F.

considerando che il settore delle risorse può trasformarsi in un motore per lo sviluppo sostenibile soltanto minimizzandone gli effetti sociali e ambientali negativi e suddividendone equamente i vantaggi e i costi,

G.

ritenendo che le popolazioni dei paesi ricchi di risorse naturali hanno il diritto inalienabile di beneficiare nel modo più equo possibile delle ricchezze e del potenziale di crescita economica che ne derivano,

H.

ritenendo che le società interessate hanno altresì la responsabilità di garantire che i propri investimenti contribuiscano allo sviluppo sostenibile dei paesi di cui sfruttano le vaste risorse naturali,

I.

considerando che la mancanza di trasparenza sui pagamenti — legittimi — che esse effettuano ai governi rappresenta un notevole rischio di impresa che le rende vulnerabili ad accuse di complicità in materia di corruzione e pregiudica la legittimità della loro attività,

J.

considerando che i governi europei hanno l'obbligo di contrastare tali pratiche,

K.

considerando che una cattiva governance e il deficit di trasparenza nella gestione degli introiti governativi provenienti dalle risorse naturali contribuiscono ad aumentare la corruzione politica e ad accrescere i rischi di distrazione di fondi pubblici,

L.

considerando che nel corso degli ultimi 36 mesi si è registrato un aumento delle quotazioni mondiali del petrolio e, conseguentemente, dei relativi introiti,

M.

considerando che i sostanziosi profitti generati dallo sfruttamento delle risorse naturali, in particolare il petrolio, nei paesi in via di sviluppo possono creare gravi squilibri economici e sociali, accrescere le ingiustizie sociali e persino favorire un clima di violenza se non opportunamente utilizzati a vantaggio di tutte le fasce della popolazione e ai fini dello sviluppo nazionale, e considerando che, nel caso del petrolio, esiste un rischio di indicatori di crescita artificialmente elevati a scapito di indicatori dello sviluppo umano,

N.

considerando che il Parlamento europeo ha approvato nel marzo 2004 un emendamento alla direttiva sugli obblighi di trasparenza, invitando gli Stati membri dell'UE a sollecitare le società quotate sui mercati borsistici europei a pubblicare i versamenti effettuati ai governi,

O.

considerando che una governance migliore e una maggiore responsabilità nella gestione delle finanze pubbliche contribuiscono a ridurre i rischi di conflitto nel quadro dello sfruttamento delle risorse naturali,

P.

considerando che un aumento significativo della trasparenza fiscale nonché uno sradicamento della corruzione pubblica contribuirebbero a ridurre il rischio politico e creerebbero un ambiente assolutamente stabile e propizio agli investimenti nazionali e stranieri, in particolare nel settore dell'industria estrattiva, come riconosciuto dagli investitori istituzionali che gestiscono fondi per un totale di 12,3 miliardi di euro,

Q.

consapevole che la trasparenza fiscale e la sicurezza delle forniture di energia sono correlate, dato che la corruzione e la cattiva amministrazione nei paesi fornitori di energia potrebbero rafforzare i sentimenti locali di odio nei confronti del settore energetico e generare una minaccia per le installazioni energetiche, riducendo l'approvvigionamento dei mercati mondiali,

R.

considerando che la cattiva governance e l'assenza di responsabilità nello sfruttamento delle risorse naturali possono altresì avere delle gravi ripercussioni ambientali — la deforestazione può infatti contribuire alla desertificazione o ad altri mutamenti climatici e deteriorare l'ambiente per uomini, animali e piante,

S.

considerando che le popolazioni residenti nelle zone di estrazione delle risorse naturali non sono soltanto escluse dai proventi del loro sfruttamento, bensì sono spesso anche afflitte da gravi problemi ambientali, quali ad esempio l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo,

T.

considerando che le risorse naturali non comprendano soltanto le ricchezze del sottosuolo ma anche la fauna e la flora, come pure l'acqua pulita e l'aria a basso tenore di sostanze nocive, che vanno protette o migliorate,

U.

considerando l'importanza di impiegare le migliori prassi ecocompatibili in materia di gestione delle risorse petrolifere e delle principali risorse naturali nei paesi ACP,

V.

considerando l'importanza di diffondere tra gli impiegati pubblici valori e virtù quali il disinteresse, l'integrità, la responsabilità, la trasparenza e l'onestà, che rendono impensabile e impossibile il ricorso alla corruzione,

W.

considerando che la ricerca dell'integrità e dell'etica rappresenta in primo luogo un modo per garantire alla popolazione i servizi che essa ha il diritto di attendersi dallo Stato in relazione allo sfruttamento delle risorse naturali,

X.

considerando la necessità di rafforzare i poteri dei parlamenti e delle istituzioni democratiche dei paesi in via di sviluppo affinché possano esercitare effettivamente la propria competenza di controllo degli esecutivi e dell'autorità di bilancio,

Y.

considerando che in passato, l'abbondanza di risorse naturali non è sempre stata una benedizione ma fin troppo spesso una maledizione per le popolazioni interessate di paesi privi di controllo democratico, rendicontabilità e stato di diritto, in cui la lotta per l'accaparramento delle risorse ha incentivato la corruzione e conflitti violenti, di cui spesso hanno sofferto le popolazioni locali,

Z.

considerando che la crescente domanda di risorse naturali da parte di economie in rapida crescita, come ad esempio quella cinese, ha intensificato la lotta internazionale per l'accaparramento di tali risorse, finendo spesso col prolungare il dominio di regimi antidemocratici, conflitti violenti e violazioni dei diritti dell'uomo,

AA.

considerando che alcune imprese non si attengono alle norme fondamentali del lavoro dell'OIL, provocando in tal modo infortuni letali e sfruttando il lavoro minorile, sono le principali responsabili del crescente disboscamento in Africa e dell'impennata del traffico illecito di avorio nel continente e sono state ripetutamente scoperte a praticare la pesca illegale nelle acque africane,

1.

invita i paesi ACP che dispongono di introiti provenienti dallo sfruttamento delle risorse naturali ad utilizzare prioritariamente tali entrate per soddisfare i bisogni di base delle loro popolazioni, in particolare in materia di sanità e di istruzione e in materia di conservazione delle risorse e tutela dell'ambiente, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi del Millennio per lo sviluppo;

2.

invita i paesi ACP ed europei ad attenersi e a dare pienamente attuazione alle definizioni e alle raccomandazioni dell'accordo di Cotonou in materia di buona gestione della cosa pubblica (articolo 9.3);

3.

chiede agli Stati membri dell'Unione europea e alla Commissione di privilegiare, ai sensi di una buona governance, lo sviluppo dell'industria di trasformazione nei paesi ACP rispetto all'accesso delle imprese europee alle ricchezze naturali di tali paesi;

4.

chiede ai paesi africani del gruppo ACP di ratificare la Convenzione dell'Unione africana sulla prevenzione e la lotta contro la corruzione; chiede ai paesi dei Caraibi di ratificare la Convenzione interamericana contro la corruzione; invita tutti i paesi ACP-UE a ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione nelle transazioni commerciali internazionali e a mettere a punto meccanismi specifici per un'efficace sorveglianza e attuazione delle disposizioni del precedente paragrafo 3;

5.

invita i governi dei paesi dell'Unione europea e dei paesi ACP ad approvare e contribuire ad attuare i principi dell'iniziativa privata a favore di una migliore governance nella gestione degli introiti provenienti dalle risorse naturali, quali l'EITI e le campagne «Publish What You Pay» e «Publish What You Earn»;

6.

chiede alla Commissione e ai governi degli Stati membri dell'UE di promuovere il miglioramento e l'attuazione integrale dell'Iniziativa per la trasparenza dell'industria estrattiva (EITI), in particolare rendendo obbligatorie le disposizioni sulla trasparenza e introducendo efficaci meccanismi di controllo, nonché attuando il criterio minimo 5 concernente l'impegno attivo della società civile in quanto partecipante all'EITI, e di contribuire finanziariamente al fondo fiduciario dell'EITI;

7.

chiede ai paesi ACP di garantire che i proventi siano utilizzati anche per diversificare la loro economia e sviluppare le attività economiche a uno stadio più avanzato del processo di produzione anziché limitarne l'uso all'estrazione di risorse naturali;

8.

chiede alla Commissione di inviare missioni nei paesi in via di sviluppo fornitori di energia per collaborare all'attuazione dell'EITI;

9.

chiede a tutti i paesi ACP che hanno formalmente aderito all'iniziativa EITI di progredire concretamente sulla via dell'attuazione dei suoi criteri minimi, in particolare del criterio 5, vigilando affinché la società civile sia in grado di esercitare il suo ruolo di sorveglianza in tutta libertà e in assenza di ogni ostacolo e intimidazione;

10.

incoraggia tutti i paesi firmatari dell'accordo di Cotonou, ricchi di risorse naturali, che non hanno ancora aderito all'EITI a farlo formalmente e invita gli Stati membri dell'Unione europea e i governi dei paesi ACP ad attuare il rafforzamento delle capacità della società civile, come previsto all'articolo 7 dell'accordo di Cotonou nelle raccomandazioni dei due Forum della società civile ACP, svoltisi nel 2002 nell'aprile del 2006;

11.

chiede ai governi dei paesi ACP e dell'Unione europea di sollecitare tutti gli investitori ad aderire ad altre iniziative e convenzioni che rafforzano la buona governance, la trasparenza e la rendicontabilità nello sfruttamento delle risorse naturali;

12.

invita tutti i governi dei paesi ACP e dell'Unione europea a sollecitare i governi emergenti ad attenersi alle responsabilità già assunte, quali ad esempio il rispetto delle norme fondamentali del lavoro, l'abolizione del lavoro minorile, la riduzione della proliferazione delle armi leggere e di piccolo calibro, soprattutto nelle zone di conflitto, la proibizione di importazioni illegali di materie prime e legname;

13.

chiede alla Commissione e agli Stati membri dell'Unione europea di subordinare gli aiuti allo sviluppo a favore dei paesi ricchi di risorse al conseguimento di progressi in materia di buona governance, trasparenza e rendicontabilità nella gestione delle risorse naturali, aderendo e applicando attivamente iniziative quali «Publish What You Pay», «Publish What You Earn» ed EITI;

14.

chiede ai governi degli Stati membri dell'Unione europea e alla Commissione di sostenere gli sforzi degli Stati membri volti a promuovere la trasparenza dell'industria estrattiva, attraverso adeguate norme contabili e di diritto societario, conformemente al sostegno apportato dal PE nel marzo 2004 all'emendamento alla direttiva sugli obblighi di trasparenza e alla comunicazione della Commissione del 12 ottobre 2005 sulla strategia per l'Africa;

15.

chiede a tutti gli attori interessati l'attuazione di norme che richiedono trasparenza e responsabilità dei sistemi di gestione delle spese pubbliche, comprendenti:

controllo dei bilanci da parte del Parlamento e dei suoi organi,

audit separato dei bilanci e delle spese pubbliche da parte di una corte dei conti indipendente,

la trasparenza dei bilanci dello Stato,

un monitoraggio delle entrate e delle uscite governative dei paesi ACP,

la responsabilità delle società interessate dalla regolamentazione sulla pubblicazione di informazioni;

16.

chiede a tutti gli attori di vigilare affinché i paesi fornitori di energia che hanno avuto gravi problemi di governance e di corruzione non beneficino di aiuti non essenziali, di condizioni commerciali favorevoli o di altri vantaggi fino a che non diano prova di autentico impegno nel praticare una maggiore trasparenza, segnatamente per quanto concerne il bilancio nazionale;

17.

sollecita l'insieme degli investitori bilaterali e multilaterali e le agenzie di credito all'esportazione a sviluppare non una semplice condizionalità astratta, bensì una condizionalità fondata sulla responsabilità fiduciaria dei governi nei confronti dei propri cittadini e su un sistema di partenariato che coniughi l'aiuto non umanitario al rispetto di una serie di criteri concreti, in particolare la trasparenza pubblica sul flusso di introiti provenienti dallo sfruttamento delle risorse naturali, applicando i principi codificati nella «Guida sulla trasparenza degli introiti provenienti dalle risorse naturali dell'FMI»;

18.

invita i paesi ACP e gli Stati membri dell'Unione europea ad adoperarsi affinché la promozione della buona governance, della trasparenza e della rendicontabilità nello sfruttamento delle risorse naturali formi l'oggetto di impegni reciproci e di criteri negoziati congiuntamente nel quadro del dialogo politico previsto dall'accordo di Cotonou (articolo 8);

19.

chiede ai governi degli Stati membri europei di vigilare affinché la promozione della trasparenza e il controllo democratico sull'impiego degli introiti nei paesi fornitori di energia all'Unione europea costituisca una priorità della strategia comune europea in materia energetica;

20.

raccomanda che i temi fondamentali della buona governance, della trasparenza e della rendicontabilità nello sfruttamento delle risorse naturali occupino un posto di prim'ordine nella futura «Strategia comune UE-Africa»;

21.

incoraggia la valorizzazione delle migliori prassi in materia di gestione delle risorse petrolifere come codificate nella «Guida sulla trasparenza degli introiti provenienti dalle risorse naturali dell'FMI»;

22.

chiede ai governi e ai parlamenti dei paesi ACP e dell'Unione europea di vigilare affinché lo sfruttamento delle risorse naturali non comprometta i grandi equilibri ecologici; rileva al riguardo con preoccupazione che l'eccessiva deforestazione può condurre alla desertificazione e ad altri mutamenti climatici, che vanno contrastati mediante un'economia forestale responsabile e idonee misure di rimboschimento, e invita le imprese che sfruttano le risorse naturali a rispettare le norme ambientali;

23.

chiede ai governi, ai parlamenti e alle istituzioni nazionali e regionali di inquadrare lo sfruttamento legale delle risorse naturali in un piano di tutela ambientale improntato a interventi protettivi tesi a evitare l'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo e garantire la salvaguardia della diversità delle specie faunistiche e vegetali;

24.

invita tutti i governi ad applicare una normativa sul divieto di importazione del legname tagliato illegalmente, che garantisca nel frattempo che nell'ambito di appalti pubblici si acquisti soltanto legname proveniente da fonti perenni e legali;

25.

invita tutti i paesi produttori di legname a garantire che quest'ultimo sia ottenuto in maniera sostenibile, nel rispetto dei diritti delle popolazioni locali e tenendo conto dell'impatto ambientale;

26.

chiede all'Unione europea di prevedere un'approfondita revisione della normativa forestale, rafforzare l'ordinamento fondiario e i diritti d'accesso delle comunità locali e garantire un'adeguata partecipazione pubblica;

27.

sollecita tutti i paesi partecipanti al commercio di diamanti ad aderire totalmente al sistema di certificazione previsto dal processo di Kimberley per il commercio internazionale di diamanti grezzi; sottolinea l'importanza di progredire verso un controllo indipendente della conformità dei paesi partecipanti e dell'industria diamantifera con le linee guida concernenti il commercio dei diamanti, e di vigilare affinché i partecipanti al processo di Kimberley possano controllare il rispetto di tale processo da parte dell'industria diamantifera;

28.

invita i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare una definizione di «conflict resources», ossia «risorse che alimentano o finanziano le ostilità», e ad aggiungere la gestione delle risorse naturali al mandato della Commissione per la costruzione della pace;

29.

incoraggia l'attuazione e l'utilizzo corretto dei sistemi di informazione, come la banca dei dati minerari;

30.

sottolinea la responsabilità e l'interesse delle imprese che sfruttano le risorse naturali nella promozione di un ambiente economico trasparente e rispettoso dello sviluppo sostenibile e le incoraggia ad intraprendere iniziative collettive in tal senso, quali ad esempio un'etichettatura delle imprese «pulite»;

31.

ricorda che, conformemente all'accordo di Cotonu, i casi gravi di corruzione possono sfociare in consultazioni in virtù degli articoli 96 e 97;

32.

invita i paesi ACP ad avviare un dibattito pubblico nazionale sull'utilizzo degli introiti provenienti dalle risorse naturali e sulla giustizia sociale;

33.

chiede ai paesi ACP produttori di petrolio di rispettare, sostenere e incoraggiare le attività di coloro che militano contro la corruzione e in difesa della trasparenza;

34.

insiste sul ruolo dei parlamenti nazionali dei paesi ACP nella promozione della buona governance e raccomanda che tale ruolo sia riconosciuto e consacrato nella futura «Strategia comune UE-Africa»;

35.

invita i parlamenti nazionali e regionali dei paesi ACP e dell'Unione europea, nonché i rappresentanti della società civile, a cooperare per costituire un sistema di poteri e contropoteri con l'obiettivo di contrastare anche penalmente la corruzione da parte dei governi e delle amministrazioni;

36.

chiede ai governi e alle istituzioni, come pure a tutti i responsabili politici, di destinare una quota dei proventi dello sfruttamento responsabile delle risorse naturali al miglioramento della situazione retributiva degli impiegati pubblici, della polizia e delle persone occupate nei rispettivi settori economici, onde ridurre gli incentivi alla corruzione;

37.

invita i governi dei paesi ACP e la Commissione a sostenere i parlamenti nazionali e regionali ACP nella loro attività di autorità di bilancio attraverso il dialogo, lo scambio di informazioni e il rafforzamento dei poteri;

38.

chiede alla Commissione di elaborare una comunicazione che definisca la strategia dell'Unione europea per un rafforzamento della democrazia parlamentare e dello stato di diritto nei paesi in via di sviluppo;

39.

incoraggia i parlamenti nazionali dei paesi ACP a sollecitare i propri governi a lottare contro la corruzione interna e a favorire pertanto una migliore governance nella gestione degli introiti pubblici, integrando un corpus legislativo anticorruzione e meccanismi di controllo indipendenti che perseguono l'obiettivo di una maggiore trasparenza o di un maggiore accesso alle informazioni relative all'utilizzo e alla destinazione degli introiti provenienti dallo sfruttamento delle risorse naturali;

40.

sottolinea che è altresì necessario rafforzare il sistema giudiziario, una magistratura indipendente e le Corti dei conti dei paesi ACP;

41.

invita anche i parlamenti ACP a dotarsi di codici di condotta specifici in materia di buona governance per prevenire ogni rischio di corruzione interna, in quanto anche la pubblicazione delle retribuzioni dei parlamentari può contribuire all'obiettivo della trasparenza;

42.

invita i parlamenti nazionali e regionali a fornire il proprio sostegno e a facilitare l'azione dei rappresentanti della società civile nella lotta contro il malgoverno e la corruzione, consentendo loro di operare nelle condizioni migliori e con un'ottimale libertà di azione, e garantendo la capacità, gli strumenti e le risorse necessarie per portare avanti tale azione;

43.

chiede che la società civile e i parlamenti nazionali partecipino a un monitoraggio efficace del bilancio attraverso un controllo della spesa pubblica (PETS) che compari esattamente ciò che «entra» con i «risultati», sulla base dei criteri del Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS) dell'OCSE:

44.

ritiene opportuno elaborare indicatori sociali specifici per ottenere dati più precisi sulla qualità della governance realizzata dai paesi firmatari dell'accordo di Cotonou e chiede alle organizzazioni della società civile che partecipano a tale processo di dar prova di trasparenza nella gestione dei fondi ricevuti;

45.

chiede ai governi e alle istituzioni, come pure a tutti i responsabili politici, di adoperarsi affinché gli impiegati pubblici ricevano una formazione sull'importanza di un impiego responsabile delle risorse naturali e sui requisiti di uno sfruttamento ecocompatibile;

46.

sottolinea che la lotta alla corruzione può contribuire efficacemente a promuovere un clima più sicuro per gli investimenti; invita l'Unione europea, in quanto copresidente del Programma di esame delle spese pubbliche e di valutazione della responsabilità (PEFA) — che fornisce un quadro armonizzato atto a consentire di valutare il rischio fiduciario nei paesi destinatari — a includere degli indicatori specifici destinati a misurare il livello di corruzione;

47.

invita la Commissione a basarsi sui livelli di corruzione su descritti per promuovere la buona governance e avviare le consultazioni ai sensi degli articoli 96 e 97 dell'accordo di Cotonou riguardo alle opportune misure da adottare contro i regimi corrotti; ricorda comunque che la promozione della buona governance non deve servire da espediente per una condizionalità degli aiuti imposta unilateralmente;

48.

rammenta il significativo ruolo svolto dalle iniziative regionali intese a ridurre la corruzione e promuovere la buona governance, quali il Meccanismo africano di valutazione paritetico (MAVP); sottolinea la necessità per i paesi africani di mettere in opera tali iniziative e per la Commissione e gli Stati membri di fornire un'assistenza tecnica e finanziaria a tal fine;

49.

chiede agli Stati membri dell'Unione europea dotati di centri finanziari di adottare tutte le misure giuridiche e amministrative necessarie per garantire il rientro nel paese di origine dei fondi acquisiti illegalmente;

50.

incarica i suoi copresidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-UE, alla Commissione, alla Commissione dell'Unione africana, al Parlamento panafricano e ai parlamenti nazionali e regionali, nonché all'Organizzazione mondiale dei parlamentari contro la corruzione (GOBAC).


(1)  Approvata il 28 giugno 2007 a Wiesbaden (Germania).

(2)  GU C 249 del 7.10.2005.

(3)  GU C 103 E del 29.4.2004, pag. 550.

(4)  Non ancora pubblicata nella GU.

(5)  GU C 136 del 9.6.2006, pag. 17.

RISOLUZIONE  (1)

sulla riduzione della povertà per i piccoli agricoltori nei paesi ACP, in particolare nei settori ortofrutticolo e dei fiori

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Wiesbaden (Germania) dal 25 al 28 giugno 2007,

visto l'articolo 17, paragrafo 1, del regolamento,

visti gli obiettivi dell'accordo di partenariato ACP-UE firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 per quanto concerne il commercio e la riduzione della povertà,

vista la relazione delle Nazioni Unite sulla sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo, presentata dal relatore speciale delle Nazioni Unite presso la Commissione per i diritti umani dell'ONU nel marzo 2002 (2),

vista la dichiarazione di Città del Capo sui futuri negoziati ACP-UE relativi ai nuovi accordi commerciali,

visto l'impegno assunto dal Vertice mondiale sull'Alimentazione del 1996 di ridurre il numero di persone sottonutrite entro la metà del 2015, impegno lungi dall'essere realizzato (3),

vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sugli obiettivi di sviluppo del Millennio e il suo impegno a eliminare la povertà (4),

viste le successive relazioni sullo sviluppo umano elaborate nel quadro del programma di sviluppo delle Nazioni Unite,

visti la revisione di medio termine degli Accordi di partenariato economico da parte delle reti regionali ACP delle organizzazioni contadine, pubblicata il 10 dicembre 2006 (5) e gli attuali negoziati APE,

A.

considerando che, secondo la relazione 2006 dell'UNCTAD sui PMS, il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è più che raddoppiato negli ultimi trent'anni, passando da 138 milioni negli anni '60 a 334 milioni nel 2000 e considerando che, se l'attuale tendenza continua, il numero di persone che vivono con meno di 1 USD al giorno aumenterà da 334 a 471 milioni entro il 2010,

B.

considerando che la fame, la malnutrizione e l'esclusione di milioni di persone dall'accesso al cibo sono la conseguenza di politiche economiche, agricole e commerciali dei governi nazionali e dei paesi industrializzati,

C.

considerando che l'agricoltura costituisce il settore economico più importante per la maggioranza delle popolazioni ACP, che queste ultime traggono i loro mezzi di sostentamento dalla produzione agricola e dalle attività connesse e che l'occupazione in tale settore è valutata al 60 % in tutti i paesi ACP; considerando che il 73 % della popolazione rurale dell'Africa è formato da piccoli coltivatori che praticano l'agricoltura di sussistenza per i quali la sicurezza alimentare costituisce un'assoluta priorità,

D.

considerando che la diversità biologica, l'agricoltura sostenibile e la sicurezza alimentare dipendono in modo incontestabile dal riconoscimento della sovranità alimentare dei paesi ACP, dello spazio politico destinato a tutelare i settori economici fragili dei paesi ACP e dei diritti individuali e collettivi degli agricoltori di conservare, scambiare, distribuire e migliorare le sementi per migliorare la produzione alimentare,

E.

considerando che la maggior parte della produzione agricola e delle esportazioni dei paesi ACP si basa su piccole aziende agricole a conduzione familiare, molto sensibili alle fluttuazioni dei prezzi,

F.

considerando che la maggior parte delle esportazioni dei paesi ACP dipende da uno o due prodotti freschi, il cui valore aggiunto per l'economia è modesto, e questo aumenta la vulnerabilità delle loro economie,

G.

considerando che le tradizionali esportazioni di prodotti agricoli quali il caffè, il cacao, il cuoio e le pelli hanno conosciuto una debole crescita nel mercato UE negli ultimi quindici anni, mentre per nuovi prodotti come i fiori si è avuta una crescita spettacolare che ha portato a sestuplicare le esportazioni e che i mercati di nicchia per i prodotti biologici e del commercio equo hanno avuto una rapida espansione e presentano un grande potenziale,

Riduzione del sostegno interno e aumento delle importazioni economiche

H.

considerando che i programmi di adeguamento strutturale, attuati dagli anni '80, hanno portato alla riduzione del sostegno governativo ai piccoli agricoltori e alla produzione alimentare, contribuendo all'indebolimento dell'agricoltura locale,

I.

considerando che i radicali cambiamenti politici apportati al sistema agricolo dei paesi ACP comprendono l'eliminazione del controllo dei prezzi per i mezzi di produzione e i prodotti agricoli, la drastica riduzione dei dazi sulle importazioni, la riduzione delle sovvenzioni statali agli ampliamenti e ai servizi veterinari, il ritiro delle organizzazioni parastatali dalla commercializzazione dei prodotti agricoli e l'apertura dei mercati nazionali alla concorrenza esterna,

J.

considerando che gli agricoltori locali dei paesi ACP sono minacciati dalle importazioni di cereali, latte, carne, legumi e prodotti trasformati, che sono prodotti alimentari di base per la popolazione,

Condizioni inique degli scambi

K.

considerando che l'economia basata sulle colture commerciali, dettata inevitabilmente dalle condizioni geoclimatiche e dal terreno, pone le popolazioni ACP in una situazione estremamente paradossale, che le vede produrre generi alimentari per i mercati internazionali e importare nel contempo dai paesi ricchi alimenti di base sovvenzionati, destinati a coprire le loro necessità locali,

L.

osservando che negli ultimi decenni sono diminuiti i proventi delle esportazioni dei paesi ACP, malgrado il loro assoluto vantaggio per quanto riguarda i prodotti tropicali, poiché le fluttuazioni dei prezzi dei prodotti di base hanno causato il crollo dei prezzi, che ha raggiunto il 60 %, dei prodotti tropicali come il caffè, il cacao, l'olio di palma e il cotone, e che questa situazione ha un impatto sociale disastroso sulla popolazione e l'economia dei paesi ACP,

M.

considerando che l'attuale processo di negoziato APE è inadeguato soprattutto in relazione al settore agricolo, date le enormi differenze in termini di produttività e competitività esistenti tra le sei regioni ACP e l'UE,

N.

ricordando che le relazioni commerciali tra l'UE e i paesi ACP si basano sugli accordi di Yaoundé conclusi tra le potenze coloniali di un tempo e le loro ex colonie allo scopo di garantire l'accesso dell'Europa a determinate materie prime, assicurando contemporaneamente ai paesi ACP mercati affidabili e apprezzabili proventi di esportazione su base stabile e prevedibile, in particolare secondo quanto stabilito dai Protocolli relativi ai prodotti di base,

Impatto dei cambiamenti climatici

O.

considerando che, in base al secondo rapporto mondiale delle Nazioni Unite sullo sviluppo delle risorse idriche del 2006, il 75 % della popolazione dell'Africa vive in regioni aride o semiaride e il 20 % in zone con forti variazioni climatiche annuali,

P.

considerando che, in base alle conclusioni della relazione di valutazione degli ecosistemi per il Millennio, circa il 60 % degli ecosistemi mondiali, con inclusione dell'acqua dolce e degli stock di pesce, sono degradati o utilizzati in modo insostenibile e che a soffrire di più di questo degrado degli ecosistemi sono le popolazioni più povere del mondo; che gli elementi più vulnerabili sono l'acqua, l'agricoltura, la salute umana, la biodiversità e l'aumento del livello del mare,

Q.

considerando che inondazioni e siccità si verificheranno sempre più di frequente, provocando carestie e un diffuso deterioramento del benessere socioeconomico, in particolare in Africa, mentre l'aumento del livello del mare minaccia l'esistenza delle isole del Pacifico,

R.

considerando che, in base alla quarta valutazione del gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico (ICPP) pubblicata nel 2007, i cambiamenti climatici dei prossimi 50 anni potrebbero impedire il raggiungimento degli OSM e alcuni paesi africani vedranno la loro produzione agricola ridotta fino a 50 % entro il 2020, mentre le piccole isole dei Caraibi e del Pacifico non disporranno di risorse idriche sufficienti per soddisfare la domanda,

Impatto dell'HIV/AIDS

S.

considerando che, secondo le stime della FAO, dal 1985 sono morti di AIDS/HIV 7 milioni di agricoltori e che nei prossimi due decenni si registreranno probabilmente altri 16 milioni di vittime nei 25 paesi più colpiti dell'Africa,

T.

considerando che nei dieci paesi africani più colpiti si prevede una diminuzione della manodopera del 10-26 %, il che rappresenta una minaccia molto grave per la sanità pubblica e lo sviluppo sociale ed economico dell'Africa, dove l'agricoltura svolge un ruolo preminente,

U.

considerando che l'HIV/AIDS incide in particolare sulla forza lavoro produttiva, privando le regioni colpite dei produttori di generi alimentari e degli agricoltori e lasciando alle generazioni future un settore agricolo depauperato,

V.

considerando che i problemi dell'agricoltura contadina e dell'AIDS/HIV sono strettamente collegati, dato che un settore agricolo su piccola scala sostenibile è importante perché permette non solo di pagare i medicinali antiretrovirali, ma anche di beneficiare di una dieta equilibrata e nutritiva, necessaria affinché questi medicinali possano avere effetto,

W.

considerando la necessità di mettere a punto strategie ad hoc (accesso alla terra, al credito e ai medicinali) e nuovi strumenti per affrontare le necessità specifiche delle popolazioni rurali colpite dalla pandemia, in particolare gli anziani, le donne e gli adulti indeboliti,

L'agricoltura nella politica di sviluppo nazionale e nella cooperazione ACP-UE

X.

considerando che, nonostante la maggioranza delle persone povere dei paesi ACP viva in zone rurali, né i governi nazionali né la politica di cooperazione allo sviluppo dell'UE danno la priorità allo sviluppo agricolo e rurale,

Y.

considerando che solo 4 su 78 paesi ACP hanno posto l'agricoltura fra i settori prioritari ai sensi del nono FES,

Z.

considerando che il 30,7 % del 9o FES è stato destinato a programmi di adeguamento strutturale, il 21,4 % ai trasporti, solo il 7 % allo sviluppo rurale e l'1,1 % ad attività esplicitamente legate all'agricoltura,

AA.

considerando che i produttori sono per lo più donne e che al loro lavoro non viene dato alcun riconoscimento, né viene prestata molta attenzione alle loro necessità specifiche,

AB.

considerando che nel quadro del decimo FES sono stati scelti soltanto due settori fondamentali per paese,

AC.

considerando che l'accesso ai crediti è un importante problema per i piccoli agricoltori e ne ostacola lo sviluppo,

AD.

considerando che i piccoli agricoltori delle zone svantaggiate dovrebbero essere considerati una priorità, perché sono stati privati tradizionalmente delle sovvenzioni agricole; considerando che la destinazione di sovvenzioni e di investimenti alle zone remote e svantaggiate è un principio consolidato della politica di coesione dell'UE,

AE.

considerando che l'UE sta attualmente sviluppando una strategia di aiuti al commercio, che potrebbe rappresentare un'opportunità per accordare un maggiore sostegno ai piccoli coltivatori agricoli,

1.

ritiene che la politica di cooperazione allo sviluppo ACP-UE debba basarsi sul riconoscimento dei diritti dei paesi ACP a proteggere la loro agricoltura, in modo da garantire redditi decorosi ai piccoli agricoltori, aumentare la produzione locale, garantire la sicurezza alimentare e procedere a aperture selettive dei mercati, come è stato il caso in Europa;

2.

ritiene che la lotta contro la povertà e l'insicurezza alimentare debba affrontare le cause strutturali della povertà nei paesi in via di sviluppo e, di conseguenza, chiede misure intese a favorire l'accesso alla terra, all'acqua e alle risorse della biodiversità e a promuovere una politica di sostegno locale alle piccole aziende agricole sostenibili;

3.

appoggia la Dichiarazione di Maputo (6) dei capi di Stato africani, che riconosce il ruolo centrale dell'agricoltura nella lotta contro la povertà e la necessità di portare al 10 % il sostegno di bilancio a questo settore;

4.

ritiene che le organizzazioni di agricoltori debbano essere riconosciute come attori importanti nelle iniziative che hanno un impatto sui settori rurale e agricolo e debbano rientrare nel gruppo di attori non statali che la CE consulta su base regolare; ritiene, in particolare, che debbano essere rappresentati adeguatamente gli interessi dei piccoli coltivatori che praticano un'agricoltura di sussistenza;

Riorientamento del finanziamento FES

5.

chiede agli Stati ACP e agli Stati membri dell'UE di riorientare la loro politica, ponendo l'agricoltura al centro della programmazione FES per tenere conto del fatto che la maggioranza della popolazione povera dei paesi ACP vive in zone rurali;

6.

chiede all'UE di sostenere la trasformazione strutturale delle economie dei paesi poveri, affinché le loro strutture di produzione passino da un'economia orientata verso l'esportazione a una strategia intraregionale di sviluppo sostenibile che tenga conto delle reali necessità della popolazione e miri a ridurre la dipendenza dai paesi industrializzati e a costruire mercati nazionali e regionali;

7.

ribadisce l'importanza di mettere a disposizione mezzi sufficienti per agevolare le procedure di conformità a norme come quelle sull'etichettatura, l'imballaggio e i requisiti sanitari per i prodotti provenienti da piccole aziende e esportati sui mercati regionali e dell'UE, nonché fornire un'adeguata formazione agli agricoltori;

8.

ribadisce l'importanza di mettere a disposizione dei piccoli agricoltori, in particolare delle donne, mezzi adeguati perché possano investire nel miglioramento dei processi di produzione locale;

9.

raccomanda un aumento dei mezzi per le organizzazioni che servono le comunità e i produttori rurali nel quadro dei finanziamenti FES e dell'accordo di Cotonou ACP-UE;

10.

chiede l'assistenza del FES per un riorientamento verso un'agricoltura biologica,laddove possibile, e verso un'agricoltura a condizioni commerciali eque, se del caso, in modo da promuovere una produzione sostenibile a lungo termine nonché da accrescere il reddito degli agricoltori, garantendo loro un reddito superiore per chilogrammo prodotto;

11.

chiede il sostegno del FES per utilizzare in tutte le regioni con risorse idriche insufficienti le tecnologie moderne di desalinizzazione dell'acqua di mare e di miglioramento della qualità dell'acqua;

12.

chiede l'assistenza del FES per ridurre l'impiego di pesticidi e fertilizzanti sintetici ad alta intensità di capitale investito, a favore di fonti di nutrienti e prodotti fitosanitari alternative, più sostenibili e adeguate alle esigenze locali;

13.

chiede che le strategie di sviluppo dell'UE e dei paesi ACP diano la priorità alle esigenze dei piccoli coltivatori che praticano un'agricoltura di sussistenza, vista la loro percentuale elevata fra gli agricoltori dei paesi ACP e la loro particolare vulnerabilità;

Condizioni inique degli scambi commerciali

14.

ritiene che alcuni degli accordi di libero scambio tra partner su basi diverse abbiano esacerbato la povertà ed abbiano un impatto negativo sulla sicurezza alimentare, contribuendo al deterioramento della situazione degli Stati ACP, importatori netti di prodotti alimentari; invita l'UE e gli Stati membri a comprendere tale situazione e a prendere in considerazione la distribuzione di risorse nell'ambito dell'incremento dell'assistenza globale per soddisfare i requisiti di adeguamento commerciale;

15.

osserva che il pacchetto politico in materia di libero scambio stabilito dai donatori, che include una drastica riduzione delle tariffe sulle importazioni, ha portato a un aumento delle importazioni di generi alimentari in diversi paesi africani: le importazioni di riso nel Burkina Faso sono aumentate da 99 000 tonnellate nel 1996 a 137 808 tonnellate nel 2000 e la produzione locale di riso paddy è diminuita da 111 700 tonnellate nel 1997 a 66 300 tonnellate nel 2001, mentre in Camerun le importazioni di riso coprono oggi l'87 % dei bisogni della popolazione, a scapito dei produttori locali;

Integrazione regionale portata avanti dagli APE e dagli ACP

16.

invita i paesi ACP a costruire un'integrazione regionale solida, funzionante, sostenibile e complementare, prima di prendere in considerazione un accordo di libero scambio con l'UE e/o altri organismi, e ritiene che un'integrazione regionale condotta dagli ACP dovrebbe costituire una condizione preliminare per definire Accordi di partenariato economico orientati allo sviluppo;

17.

nota con sorpresa che la configurazione regionale per portare avanti i negoziati APE non sempre corrisponde alle strutture regionali esistenti all'interno delle quali lavorano attualmente i paesi ACP;

18.

invita le parti interessate ai negoziati APE in corso a garantire che l'obbligo di tutelare i benefici sostenuti dalle garanzie sancite nell'accordo commerciale esistente sia mantenuto e rispettato cosicché gli Stati APE non si trovino in una situazione sfavorevole nei futuri APE;

19.

ritiene che l'attuale negoziato per un accordo di libero scambio nel quadro degli APE possa rappresentare una seria minaccia alla produzione locale dei paesi ACP se quest'accordo mette in competizione due sistemi agricoli caratterizzati da grandi differenze in termini di produttività, politiche divergenti e sovvenzioni comunitarie ed esorta l'UE a prendere in considerazione anche le opinioni dei governi locali;

20.

sottolinea che un commercio equo tra il Nord e il Sud comporta il pagamento di un prezzo equo per le risorse e i prodotti agricoli dei paesi in via di sviluppo, ossia un prezzo che rifletta i costi interni e esterni, nel rispetto di criteri minimi che disciplinino le condizioni di lavoro e i salari della forza lavoro, nonché della protezione ambientale; esorta l'UE e i paesi ACP a sostenere maggiormente il commercio equo, in conformità agli impegni figuranti all'articolo 23, lettera g dell'accordo di Cotonou;

21.

sottolinea la necessità di sostenere i circuiti pubblici e regionali di sviluppo nei paesi ACP; chiede il rafforzamento delle strutture locali di produzione e la creazione di reti regionali di produzione e di distribuzione dei prodotti agricoli;

22.

invita risolutamente a sviluppare e applicare strumenti di finanziamento su vasta scala, che rispondano alle esigenze dei gruppi di produttori con mezzi finanziari insufficienti; sottolinea l'importanza dei programmi di concessione di crediti piccoli e medi per lo sviluppo rurale e di sostegno dei produttori locali, delle cooperative locali e della creazione di imprese, in particolare da parte delle donne;

Cambiamenti climatici

23.

sottolinea che l'effetto del cambiamento climatico sui paesi vulnerabili è devastante poiché le necessità derivanti ogni anno dalle situazioni di emergenza alimentare in Africa sono triplicate dalla metà degli anni 80 e solo nel 2006 più di 25 milioni di africani hanno affrontato una crisi alimentare;

24.

osserva che secondo uno studio realizzato dall'OMS nel 2005 il cambiamento climatico mondiale è legato direttamente all'aumento dei casi di malaria, malnutrizione e diarrea e che in Africa si avrà un incremento maggiore delle malattie e degli altri pericoli per la salute umana perché essa è attrezzata male per affrontare questi problemi;

25.

invita i paesi ACP e UE a porre i cambiamenti climatici al centro della politica strategica per lo sviluppo e ad affrontare la minaccia che rappresenta il riscaldamento mondiale per la produzione alimentare, che secondo una relazione delle Nazioni Unite calerà del 5 % entro il 2080, mentre potrebbero andare persi il 25/40 % degli habitat naturali dell'Africa e il 30 % delle sue infrastrutture costiere;

26.

invita l'UE ad adempiere al suo obiettivo di un aumento massimo della temperatura di 2 gradi; le necessarie spese per l'investimento devono essere sostenute dai paesi industrializzati;

27.

chiede che sia avviata una valutazione dell'impatto ambientale degli accordi di liberalizzazione commerciale, al fine di individuarne i costi ecologici e gli impatti sulla sicurezza alimentare, le risorse energetiche e il riscaldamento globale;

Lotta contro l'HIV/AIDS

28.

è fortemente preoccupato che l'AIDS/HIV possa avere un effetto pregiudizievole sullo sviluppo sostenibile dei paesi ACP, in particolare sull'agricoltura di sussistenza e commerciale, a causa della perdita di manodopera agricola, di conoscenze agrarie e di lavoratori qualificati, che determina un calo della produttività, meno possibilità di impiego e un'insicurezza alimentare;

29.

ritiene che la lotta contro l'HIV/AIDS debba essere al centro delle politiche di sviluppo dei governi ACP e dell'UE, in modo da poterne affrontare le devastanti conseguenze sulla sicurezza alimentare e lo sviluppo socioeconomico, e che le misure volte a lottare contro l'HIV/AIDS debbano essere collegate ai programmi agricoli e di sviluppo rurale;

30.

ritiene che l'elevato costo dei medicinali destinati a combattere l'HIV/AIDS e altre malattie curabili rappresenti una seria minaccia per la produzione agricola e lo sviluppo del settore rurale nei paesi ACP;

Sostenere l'agricoltura e dare fiducia nel futuro alle popolazioni ACP

31.

sottolinea che le politiche di adeguamento strutturale perseguite dalle istituzioni finanziarie internazionali e sostenute dall'Unione europea fin dagli anni '80, che si basano unicamente sulla deflazione dell'economia mediante misure monetarie, sull'applicazione di principi economici di mercato e sul non intervento dello Stato, non è all'altezza delle sfide che presenta la riduzione della povertà;

32.

chiede l'immediata abolizione di tutte le sovvenzioni all'esportazione dell'UE, che pregiudicano seriamente la produzione alimentare locale;

33.

accoglie con favore la decisione adottata dall'UE alla conferenza dell'OMC a Hong Kong nel 2005, intesa ad abolire le sovvenzioni alle esportazioni agricole entro il 2013, e chiede che le decisioni adottate siano attuate molto prima del previsto;

34.

chiede che gli Stati membri dell'UE e la Commissione europea si impegnino ad affrontare le cause strutturali di una migrazione di massa modificando le loro attuali politiche, incluso il dumping dei prodotti dell'UE sui mercati del terzo mondo, in modo da consentire ai paesi africani di proteggere e costruire le loro economie, garantendo alla popolazione un reddito accettabile e quindi migliori prospettive per il futuro;

35.

incarica i suoi co-presidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-UE e alla Commissione europea.


(1)  Approvata il 28 giugno 2007 a Wiesbaden (Germania).

(2)  Relazione (E/CN.4/2002/58) di Jean Ziegler, il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione, presso la Commissione per i diritti umani dell'ONU.

(3)  Dichiarazione di Roma sulla sicurezza alimentare mondiale adottata al Vertice mondiale sull'alimentazione del 13-17 novembre 1996 a Roma (Italia).

(4)  Risoluzione 55/2 adottata il 18 settembre 2000 dall'Assemblea generale dell'ONU «Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite».

(5)  Revisione di medio termine degli Accordi di partenariato economico (APE), contributo indipendente delle reti regionali delle organizzazioni contadine, 10 dicembre 2006.

(6)  Dichiarazione di Maputo «Together shaping our future», 4o Vertice dei capi di Stato e di governo ACP, Maputo, Mozambico, 23 e 24 giugno 2004 (ACP/28/010/04 def.).

RISOLUZIONE  (1)

sulla migrazione dei lavoratori qualificati e i suoi effetti sullo sviluppo nazionale

L'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Wiesbaden (Germania) dal 25 al 28 giugno 2007,

visti gli articoli 177, 178, 179, 180, 181 e 181 bis del trattato che istituisce la Comunità europea,

visto l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, da un lato, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altro, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000 («Accordo di Cotonou») (2) e modificato a Lussemburgo il 25 giugno 2005 (3), in particolare il suo articolo 13 sulle migrazioni,

vista la comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni dal titolo «Migrazione e sviluppo: orientamenti concreti» (4),

vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo dal titolo «Strategia d'azione comunitaria in merito alla carenza di risorse umane per la sanità nei paesi in via di sviluppo» (5),

vista la comunicazione della Commissione al Consiglio dal titolo «Contributo alla posizione dell'Unione europea del dialogo ad alto livello delle Nazioni Unite sulla migrazione internazionale e lo sviluppo» (6),

vista la comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo — L'approccio globale in materia di migrazione un anno dopo: verso una politica europea globale della migrazione (7),

visto il piano d'azione della Commissione sull'immigrazione legale (8),

visto il Vertice dei capi di Stato e di governo dell'Unione africana (UA) svoltosi il 23-24 gennaio 2006 a Khartoum, che ha ribadito la portata del fenomeno della migrazione e il suo impatto sullo sviluppo,

vista la relazione approvata nel marzo 2006 dalla seduta plenaria della riunione di esperti dell'Unione europea, dell'America Latina e dei Caraibi sulla migrazione,

visti la Dichiarazione di Bruxelles e il Piano d'azione in materia di asilo, migrazione e mobilità, approvati nel corso della 1a riunione dei ministri ACP competenti per l'asilo, la migrazione e la mobilità, tenutasi il 13 aprile 2006 a Bruxelles,

vista la dichiarazione comune Africa-UE su migrazione e sviluppo, adottata alla Conferenza ministeriale UE-Africa svoltasi a Tripoli il 22 e 23 novembre 2006,

visto il risultato della Conferenza ministeriale UE-Africa su migrazione e sviluppo svoltasi a Rabat il 10 e 11 luglio 2006,

vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite su «Migrazione internazionale e sviluppo» (9),

viste le conclusioni dei Consigli europei del dicembre 2005, del marzo 2006 e del dicembre 2006,

visto il risultato del Dialogo ad alto livello su migrazione e sviluppo dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite svoltosi a New York il 14-15 settembre 2006,

vista la relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite dal titolo «Migrazione internazionale e sviluppo» (10),

vista la relazione della Commissione Globale per la Migrazione internazionale dell'ottobre 2005 dal titolo «Migrazione in un mondo interconnesso: nuove direzioni per l'azione» (11),

vista la relazione dell'Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo del giugno 2006, dal titolo «Effetti della migrazione sui paesi di invio: cosa sappiamo»,

vista la relazione dell'Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo del 2002 dal titolo «Mobilità internazionale di persone altamente qualificate»,

vista la relazione della Banca Mondiale dal titolo «Prospettive economiche globali 2006: implicazioni economiche di rimesse e migrazione» (12),

vista la relazione del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) dal titolo «Relazione 2001 sullo sviluppo umano»,

vista la risoluzione del Parlamento europeo del 6 luglio 2006 sullo sviluppo e la migrazione (13),

visto l'articolo 17, paragrafo 1, del regolamento,

vista la relazione della commissione per gli affari sociali e l'ambiente (ACP-UE/100.012/07/def.),

A.

considerando che il diritto dell'individuo a trasferirsi all'estero è un diritto umano inalienabile,

B.

considerando che la migrazione internazionale è diventata una questione prioritaria nell'agenda internazionale, recentemente affrontata dai politici a livello mondiale, europeo, euro-africano e di Stati europei-Stati nazione ACP, e che vi è un crescente riconoscimento del fatto che la migrazione e lo sviluppo sono strettamente interrelati a livello globale e possono influenzarsi reciprocamente,

C.

considerando il crescente consenso politico sul fatto che una migliore gestione delle migrazioni può generare benefici molto notevoli, forse più significativi della rimozione degli ostacoli al commercio mondiale,

D.

considerando che l'Europa, sia a livello comunitario che di Stati membri, non ha ancora adottato una politica integrata delle migrazioni e che le politiche in materia di migrazione, sviluppo, commercio e sicurezza vengono gestite da dipartimenti diversi non coordinati tra loro,

E.

considerando che non esiste alcun consenso internazionale quanto all'impatto attuale della migrazione delle persone (altamente) qualificate sui paesi di origine e che la discussione in merito alla fuga di cervelli è ancora caratterizzata da notevole confusione e frustrazione, soprattutto a causa della mancanza di dati statistici affidabili e di studi di valutazione d'impatto relativi alle potenziali raccomandazioni strategiche per affrontare il fenomeno della fuga di cervelli,

F.

considerando che la questione della fuga dei cervelli non è stata sufficientemente affrontata nel quadro del dialogo ACP-UE,

G.

considerando che, in gran parte dei paesi ACP, oltre il 10 % della popolazione adulta dotata di istruzione terziaria è emigrata nell'Unione europea, nell'America settentrionale e in altri paesi sviluppati e che l'Africa sub-sahariana è la regione più gravemente colpita dalla migrazione di lavoratori qualificati, in quanto quasi l'intera regione presenta una percentuale superiore al 20 % di popolazione dotata di istruzione terziaria che vive in paesi OCSE (14), e alcuni piccoli paesi raggiungono addirittura l'impressionante livello dell'80 % (15),

H.

considerando che i principali centri di migrazione sono l'Asia e l'America latina, che i migranti altamente qualificati presenti in Europa provengono per lo più dall'Africa (il 13,5 % delle persone altamente qualificate residenti nell'UE è nato in paesi non OCSE) (16),

I.

considerando che i dati statistici sui flussi migratori dall'Africa sono spesso incompleti e obsoleti e che in questo modo i responsabili politici sono privati di uno strumento importante per la presa delle decisioni,

J.

considerando che l'UNDP ha rilevato come la fuga di cervelli rappresenti una perdita di miliardi di dollari per i paesi in via di sviluppo (17), vista l'importanza della conoscenza quale fattore decisivo di crescita in un mondo globalizzato,

K.

considerando che nell'Africa sub-sahariana la fuga di cervelli può portare a carenze di forza lavoro in settori fondamentali, con particolare riferimento alla sanità e all'istruzione, con conseguenze devastanti sulla fornitura e la qualità di tali servizi essenziali,

L.

considerando che la fuga di cervelli significa per il paese d'origine una perdita di entrate fiscali e, nel peggiore dei casi, una perdita degli investimenti effettuati per l'istruzione e la formazione di lavoratori qualificati e, nel migliore dei casi, nessun rendimento diretto su tali investimenti, nonché una perdita di competenze e di esperienza che avrebbero contribuito allo sviluppo,

M.

considerando che la fuga di cervelli rallenta il processo di innovazione nei paesi d'origine, pregiudicando il potenziale di crescita economica,

N.

considerando che la fuga di cervelli può avere effetti sociali sulla composizione delle famiglie, la parità di genere, l'istruzione e la salute dei figli,

O.

considerando che la crescita, la salute e l'istruzione dei figli dei migranti sono influenzate dalla migrazione, con effetti positivi (le rimesse possono far diminuire il lavoro minorile e aumentare le spese della famiglia per l'istruzione e la salute) e negativi (la disgregazione della famiglia e lo stress, uniti ad un minore controllo da parte dei genitori, possono portare ad una calo della frequenza e del rendimento scolastici),

P.

considerando che molti paesi europei hanno adottato norme per agevolare l'arrivo di lavoratori qualificati, in particolare realizzando politiche di ammissione selettive per i migranti nell'ambito del concetto di «migrazione scelta», ponendosi in concorrenza con l'America settentrionale per attrarre i cittadini più capaci dei paesi in via di sviluppo, il che ha acuito l'emorragia di personale competente da molti paesi dell'emisfero meridionale, in modo drastico nel caso dei paesi sub-sahariani,

Q.

considerando che, se anche l'Europa e i paesi ACP si sono impegnati a collaborare per realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio, compresi l'obiettivo n. 2 (istruzione di base per tutti), l'obiettivo n. 4 (riduzione della mortalità infantile), l'obiettivo n. 5 (miglioramento della salute delle madri) e l'obiettivo n. 6 (lotta contro l'HIV/AIDS, la malaria e altre malattie), il conseguimento di tali obiettivi potrebbe essere minacciato dall'esodo su vasta scala di professori, medici e infermieri dagli Stati-nazione ACP verso i paesi dell'OCSE e aggravato dalla mancanza di schemi regolamentari internazionali riguardanti il conseguimento di tali obiettivi,

R.

considerando che la migrazione di lavoratori qualificati dai paesi in via di sviluppo verso l'Europa è alimentata da fattori economici (povertà, sottosviluppo, stipendi bassi, carente sistema scolastico, invecchiamento e calo della popolazione nei paesi OCSE che porta alla mancanza di forza lavoro), fattori politici (violenza, conflitti, repressione politica, in particolare nei confronti degli intellettuali, aggravata dal loro esilio) e — soprattutto per quanto concerne i paesi africani — dalla prossimità geografica, dalla lingua comune e dai legami coloniali o storici,

S.

considerando che il fabbisogno di manodopera nei paesi europei produce un effetto negativo attirando forza lavoro qualificata dai paesi ACP e contribuendo così ad una diminuzione della qualità della vita e dei servizi sociali pubblici nei paesi ACP,

T.

considerando che il problema della migrazione irregolare o forzata è stato affrontato in termini di sicurezza anziché nel più ampio contesto dello sviluppo, che tiene conto dei problemi della migrazione nelle strategie di sviluppo,

U.

considerando che la migrazione di lavoratori qualificati può avere conseguenze positive per il singolo migrante grazie a migliori prospettive economiche e stipendi più alti, nonché per i paesi di origine, specialmente con l'invio di rimesse,

V.

considerando che è essenziale prendere atto del contributo positivo che la migrazione potrebbe fornire per migliorare la comprensione tra le civiltà e le culture in modo da superare le divisioni postcoloniali e territoriali instaurando relazioni tra gli Stati e le popolazioni,

W.

considerando che una difficile integrazione dei migranti nei paesi di accoglienza e di origine, le discriminazioni e lo spreco di cervelli (con riferimento al fenomeno per cui un migrante lavora al di sotto delle sue capacità) possono frenare tali avanzamenti professionali,

X.

considerando che le rimesse sono la seconda fonte più importante di finanziamenti esterni per i paesi in via di sviluppo, hanno effetti positivi sui paesi d'origine, principalmente in termini di aumento dei redditi delle famiglie dei migranti e di incremento dei consumi e degli investimenti (che a loro volta alimentano la crescita economica) ed esercitano un'azione anticiclica in caso di crisi economiche, guerre e calamità naturali, ma che fino al 20 % del loro valore è assorbito dalle commissioni,

Y.

considerando che l'efficacia di codici di condotta volontari (talvolta scarsamente armonizzati con le disposizioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro) sulle assunzioni etiche è stata messa in dubbio da esperti e professionisti, soprattutto se limitata al settore pubblico,

Z.

considerando che la migrazione circolare (la quale consente un movimento «a doppio senso» tra paesi d'origine e di destinazione) favorisce un'effettiva mobilità internazionale, consente lo sviluppo di una coscienza internazionale e offre maggiori opportunità di sviluppo dei paesi ospitanti e dei paesi di origine e andrebbe quindi incoraggiata e agevolata,

AA.

considerando che la migrazione di ritorno costituisce la migliore opportunità per far fronte alla fuga di cervelli e promuovere lo sviluppo quando si basa sul ritorno volontario dei migranti nei loro paesi di origine, soprattutto se adeguatamente sostenuti,

AB.

considerando che paradossalmente l'integrazione dei migranti nei loro paesi di origine può essere estremamente difficile, anche perché sono più vulnerabili alla disoccupazione nei loro paesi di origine delle persone che non sono migrate in precedenza,

AC.

considerando che esistono prove del fatto che riunire i migranti in associazioni nazionali o transnazionali di migranti, come le diaspore, e incanalare le attività di tali diaspore verso lo sviluppo, fenomeno conosciuto come «co-sviluppo», possono avere effetti estremamente positivi sia per il paese di accoglienza che per quello d'invio,

AD.

considerando che l'invecchiamento della popolazione europea produrrà una pressione ancora maggiore sul mercato della manodopera qualificata accentuando così i problemi già osservati e che pertanto i paesi UE e ACP avranno bisogno di una gestione migliore e più responsabile della migrazione di lavoratori specializzati,

AE.

considerando che «soluzioni standard» non si adattano a tutti; che sarà pertanto necessario migliorare le ricerche sui mercati nazionali del lavoro nei paesi ACP per far fronte alla scarsità di informazioni ed affrontare in modo più adeguato le carenze connesse alla migrazione di lavoratori qualificati,

1.

invita gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP ad aumentare gli sforzi per far fronte ai loro impegni nei confronti della realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio, in particolare quello di ridurre la povertà estrema nel mondo entro il 2015;

2.

sottolinea il fatto che i benefici potenziali di una migrazione internazionale adeguatamente gestita possono essere maggiori di quelli generati da un commercio internazionale più libero;

3.

ricorda che una politica di migrazione inadeguata e incoerente ha un enorme impatto in termini di sofferenze individuali e sottosviluppo permanente;

4.

sollecita l'UE e i paesi ACP ad affrontare le sfide della migrazione, compresa la fuga di cervelli, in uno spirito di vero partenariato per lo sviluppo, sulla base dell'Accordo di partenariato UE-ACP e segnatamente del suo articolo 13, e di mettere a punto politiche e regimi specifici in materia di migrazione in relazione ai paesi in via di sviluppo in cui la migrazione dei lavoratori qualificati avviene su vasta scala, con particolare riguardo ai paesi dell'Africa sub-sahariana, al fine di mitigare gli effetti economici e sociali negativi della migrazione di lavoratori qualificati;

5.

esprime preoccupazione per le attuali politiche della Commissione e degli Stati membri dell'Unione europea in materia di migrazione, incentrate sulle priorità della sicurezza invece che su quelle dello sviluppo;

6.

esprime preoccupazione per la possibilità che l'UE adotti pratiche discriminatorie nei confronti delle diverse categorie di migranti e invita la Commissione ad evitare un approccio di questo tipo; chiede pertanto alla Commissione di estendere a tutte le categorie di migranti le vantaggiose condizioni di vita e di lavoro proposte per i lavoratori altamente qualificati nel Piano d'azione sull'immigrazione legale (18), da inserire quanto prima in un'apposita direttiva, come ad esempio un permesso di lavoro UE (una «green card» dell'Unione europea), rilasciato da uno Stato membro ma valido in tutta l'UE;

7.

sottolinea che gli aiuti dell'UE allo sviluppo dovrebbero essere utilizzati per affrontare le cause alla base della migrazione ed eliminare la povertà;

8.

sottolinea la necessità di politiche della migrazione integrate ai livelli internazionale, regionale (compresi i livelli UE e ACP) e nazionale, garantendo l'integrazione delle questioni inerenti alla migrazione nelle strategie di riduzione della povertà e la coerenza tra tutte le politiche che possano influenzare la migrazione come quelle nei settori dell'agricoltura, della pesca, del commercio, dello sviluppo, della sicurezza nonché della giustizia e degli affari interni ed esteri;

9.

sollecita la Commissione europea, gli Stati membri dell'Unione europea e i paesi ACP ad affrontare insieme le politiche della migrazione e dello sviluppo e a esplorare sinergie tra loro al fine di promuovere allo stesso modo l'efficacia di entrambe le politiche;

10.

invita gli Stati membri dell'Unione europea, le istituzioni intergovernative internazionali ed altre istituzioni competenti a mettere a punto e ad attuare misure e strategie preventive per eliminare la discriminazione razziale, la xenofobia, l'etnocentrismo e ogni forma di intolleranza nei confronti dei migranti provenienti dagli Stati ACP;

11.

ritiene che una politica comune della migrazione a livello UE richieda più codecisione con il Parlamento e una votazione a maggioranza qualificata in seno al Consiglio, e invita il Consiglio ad agire di conseguenza;

Codici di condotta

12.

si compiace delle conclusioni del Consiglio dell'UE dell'aprile 2006 volte ad affrontare le carenze di forza lavoro nel settore sanitario nei paesi in via di sviluppo;

13.

invita la Commissione e gli Stati membri dell'UE a sviluppare ed applicare, come previsto dalle conclusioni dell'aprile 2006, un codice di condotta conforme alle disposizioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro per le assunzioni etiche dei lavoratori del settore sanitario e loda gli Stati membri dell'UE che hanno già proceduto in tal senso come il Regno Unito;

14.

raccomanda di estendere l'ambito di applicazione del codice di condotta dell'UE ad altri settori essenziali come l'istruzione e di basare un codice migliorato sull'obiettivo consistente nel garantire che chi offre lavoro nel settore pubblico e privato adotti un approccio etico o meglio si astenga dall'assumere lavoratori migranti qualificati in tutti i settori in cui il loro paese d'origine soffre di una forte carenza di manodopera;

15.

sostiene gli accordi bilaterali e multilaterali fra i paesi d'origine e i paesi d'accoglienza volti a:

i)

migliorare il contributo allo sviluppo;

ii)

creare le capacità umane e istituzionali in grado di massimizzare i benefici della migrazione;

iii)

assicurare migliori condizioni sociali ed economiche nei paesi di una regione per ridurre al minimo quei fattori che inducono le persone a lasciare il proprio paese per migliorare la propria posizione; e

iv)

promuovere azioni di sensibilizzazione;

16.

sottolinea che un codice di condotta volontario sulle assunzioni etiche, soprattutto se limitato al settore pubblico, non è certo sufficiente ad affrontare le conseguenze di una migrazione massiccia di personale qualificato, in quanto risultano necessarie misure di controllo nei paesi di origine e di accoglienza;

Investire nell'istruzione

17.

invita l'Unione europea e i paesi ACP ad aumentare in modo significativo gli investimenti nella formazione e nell'istruzione nei paesi in via di sviluppo, destinandoli soprattutto a settori che presentano carenze di forza lavoro, in particolare quello sanitario e dell'istruzione;

18.

invita l'Unione europea e i paesi ACP a creare centri di eccellenza nazionali e regionali, soprattutto sotto forma di università e istituti di ricerca nel settore della salute e dell'istruzione; invita l'UE e gli Stati ACP a creare tali centri di eccellenza multidisciplinari mediante le risorse del Fondo europeo di sviluppo (FES), a seconda delle necessità, in tutti i settori necessari alla crescita economica e allo sviluppo sostenibile;

19.

ritiene che gli Stati membri dell'UE e i paesi in via di sviluppo dovrebbero adottare iniziative proattive di integrazione delle capacità investendo significative risorse nell'istruzione: ribadisce il sostegno all'obiettivo «20/20»: il 20 % dell'aiuto pubblico proveniente dal Nord e il 20 % dei bilanci nazionali del Sud destinati ai servizi sociali di base (sanità e istruzione);

20.

invita i paesi in via di sviluppo ad investire i proventi del boom del petrolio in strategie e programmi a lungo termine nel settore dell'istruzione e della formazione e ad applicare in modo trasparente il gettito di dette rimesse;

21.

esorta gli Stati ACP a sviluppare le potenziali fonti di ricchezza economica a loro disposizione e di prestare particolare attenzione allo sviluppo delle risorse umane e alla creazione di posti di lavoro in tutti i settori interessati, al fine di stimolare i lavoratori specializzati a restare o a ritornare nel paese di origine;

22.

invita la Commissione europea a collaborare con il Segretariato ACP per individuare, nell'ambito dell'Accordo di Cotonou, iniziative di sostegno economico che consentano ai paesi d'origine di migliorare il loro profilo economico e di ridurre il tasso della migrazione illegale, allentando così le tensioni tra gli Stati partner nell'ambito dell'APP;

23.

chiede a tutti gli Stati membri dell'UE di perseguire i loro obiettivi di Lisbona, come quello di migliorare la qualità dell'istruzione e di aumentare i tassi di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in modo da accrescere la disponibilità di forza lavoro qualificata nell'ambito dell'UE;

Spreco di cervelli

24.

sottolinea gli effetti negativi dello spreco di cervelli per tutti gli interessati in quanto i paesi ospitanti non possono trarre benefici dalle competenze dei migranti, i paesi di origine sono confrontati con una perdita di investimenti e i migranti lavorano al di sotto delle loro capacità;

25.

sollecita la Commissione europea, gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP ad adottare misure decisive per affrontare lo spreco di cervelli, quali un riconoscimento reciproco internazionale o bilaterale dei diplomi e delle capacità e a realizzare sforzi specifici per combattere le discriminazioni in fase di assunzione;

26.

invita la Commissione ad elaborare proposte per quanto concerne la definizione di un sistema europeo di equivalenze per i diplomi stranieri;

Rimesse

27.

ricorda che le rimesse sono e dovrebbero restare fondi privati, che non si può imporre alcun uso obbligatorio delle rimesse ai singoli individui e che queste non possono in alcun modo sostituire gli investimenti e gli aiuti esteri (ODA);

28.

chiede ai governi dell'UE e dei paesi ACP di mettere a punto e applicare politiche volte a massimizzare l'impatto positivo delle rimesse ottenendo flussi di rimesse maggiori, più rapidi, meno costosi e meglio canalizzati, in particolare riducendo la burocrazia e migliorando i servizi bancari per le operazioni di modesta entità senza regolamentare eccessivamente il mercato;

29.

invita in particolare la Commissione europea, gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP ad attuare politiche volte a:

migliorare ed ampliare l'accesso alle istituzioni finanziarie per i migranti e le loro famiglie («banking the unbanked» — banche per i soggetti non bancabili) (19),

sostenere e incoraggiare attivamente le istituzioni finanziarie affinché studino strategie volte a ridurre i costi dell'invio di rimesse, in particolare promuovendo l'uso delle nuove tecnologie,

stimolare il trasferimento di rimesse attraverso esenzioni fiscali, sia nel paese in cui hanno origine che in quello cui sono destinate,

incoraggiare la confluenza della rimesse in progetti di sviluppo (soprattutto nel settore dell'istruzione e della sanità) integrandole con contributi governativi a livello nazionale e locale («matching funds» — integrare i fondi) (20),

creare prodotti finanziari innovativi per i migranti come «conti di risparmio per lo sviluppo» esentasse nei paesi riceventi, conti sui quali i migranti possono risparmiare fondi da utilizzare successivamente come rimesse,

incanalare le rimesse verso investimenti produttivi agevolando l'accesso al credito per le microimprese e le PMI e migliorando le conoscenze finanziarie sia dei migranti che delle loro famiglie,

rendere più rapide e sicure le rimesse al fine di incoraggiare i migranti ad usare i sistemi ufficiali di trasferimento del denaro e di garantire la trasparenza delle transazioni finanziarie attraverso «canali informali», in particolare le reti hawala;

30.

mette tuttavia in guardia dal rischio di un'eccessiva regolamentazione dei flussi finanziari che potrebbe impedire o rendere difficile il flusso di rimesse e invita gli Stati membri dell'UE e il Parlamento europeo a prendere in considerazione tale aspetto al momento di esaminare la proposta della Commissione concernente una direttiva relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno (21);

Migrazione circolare

31.

invita gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP a incoraggiare la migrazione circolare concordando misure tangibili volte ad aumentare la flessibilità dei requisiti e delle procedure d'ingresso e riammissione in entrambi i paesi, di destinazione e di origine, nonché a prevedere contratti più lunghi e flessibili nonché opzioni di rimpatrio per i migranti circolari;

32.

invita gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP a incoraggiare la migrazione circolare istituendo sistemi di «posti duali» per il personale del settore pubblico nei paesi del sud (insegnanti, ricercatori e medici); invita ancora una volta la Commissione europea a realizzare uno studio sulle esperienze realizzate negli Stati membri dell'UE per quanto concerne i «posti duali»;

33.

ritiene che la direttiva sul personale altamente qualificato attualmente in fase di elaborazione presso la Commissione europea dovrebbe prestare la dovuta attenzione allo status dei migranti qualificati al fine di promuoverne la migrazione circolare e/o il rimpatrio temporaneo;

34.

invita gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP ad adottare le azioni necessarie per garantire la trasferibilità delle pensioni e dell'assistenza sanitaria per i migranti che ritornano nel loro paese di origine, nonché la possibilità di rientrare per l'assistenza sanitaria nel paesi in cui sono stati prestati servizi;

35.

invita gli Stati membri dell'UE e i paesi ACP ad esaminare accordi sulla doppia cittadinanza al fine di incoraggiare la migrazione circolare e il rimpatrio temporaneo;

36.

invita l'UE ad offrire ai rimpatriati potenziali l'opportunità di optare per un rientro nell'UE per un certo periodo dopo il loro rimpatrio iniziale;

37.

invita la Commissione europea e gli Stati membri ad avviare iniziative specifiche, in particolare una linea di bilancio specifica per sostenere il rimpatrio volontario dei migranti nel quadro del programma tematico di cooperazione con i paesi terzi nei settori della migrazione e dell'asilo, costituito dai seguenti elementi:

inserire il rimpatrio in programmi di sviluppo nel cui ambito i migranti possano sfruttare con successo le capacità acquisite e garantire un'adeguata reintegrazione nella comunità;

offrire ai rimpatriati potenziali incentivi professionali e finanziari nonché adeguate infrastrutture per sviluppare la loro professionalità;

migliorare l'accesso al credito e la formazione gestionale dei migranti che rientrano nel loro paese al fine di promuovere la creazione di piccole imprese;

Diaspore e co-sviluppo

38.

riconosce l'importanza delle diaspore e delle associazioni di migranti nel rafforzare i rapporti tra l'UE e i paesi d'origine, soprattutto nel settore della migrazione; chiede una maggiore cooperazione tra le istituzioni dei paesi in via di sviluppo e degli Stati membri anche in relazione alla realizzazione di progetti di co-sviluppo;

39.

ritiene che il co-sviluppo, consistente nel riconoscimento e nel sostegno del ruolo delle diaspore ai fini dello sviluppo dei paesi di origine, andrebbe pienamente riconosciuto a livello europeo;

40.

invita i paesi ospitanti e i paesi di origine a sostenere a livello logistico e finanziario le iniziative delle diaspore e delle associazioni di migranti volte all'integrazione degli stessi, al trasferimento collettivo di rimesse e a progetti d'investimento nei paesi di origine nonché alla diffusione di informazioni sui diritti acquisiti;

41.

raccomanda ai governi dei paesi d'origine di instaurare rapporti più stretti anche con i migranti, istituendo piattaforme istituzionali specifiche nell'ambito delle quali i vari soggetti del settore pubblico possano lavorare insieme;

42.

riconosce e incoraggia la forte partecipazione delle diaspore alla promozione del commercio e della cooperazione economica tra i paesi ospitanti e i paesi di origine, in particolare eliminando gli ostacoli all'informazione;

43.

incoraggia le diaspore ad impegnarsi per agevolare i trasferimenti di competenze e conoscenze, in particolare promuovendo il collegamento tra i lavoratori qualificati che vivono nei paesi OCSE e quelli che restano nei paesi di origine, attraverso la creazione di reti transnazionali di scienziati e ricercatori e di università digitali e la promozione dell'apprendimento elettronico, e si compiace dei programmi gestiti in questo settore dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (MIDA) e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo («Transfer of Knowledge through Expatriate Nationals»);

44.

si compiace della creazione in Africa di centri di ricerca sulla migrazione nell'ambito del Fondo per la migrazione intra-ACP, che costituiscono fonti di dati affidabili e strumenti aggiuntivi per migliorare il processo decisionale e la gestione delle migrazioni, in particolare da parte dei governi ACP;

45.

accoglie con favore l'annuncio dell'istituzione di centri d'informazione e di gestione delle migrazioni (22) che saranno costituiti nell'ambito del programma dell'UE per la migrazione e lo sviluppo a favore dell'Africa allo scopo di fornire informazioni e un sostegno ai potenziali migranti e a coloro che rientrano nel proprio paese d'origine, e invita gli Stati membri dell'UE a sostenere tali centri sul piano finanziario e logistico;

46.

riconosce il contributo sostanziale delle ONG ad una migliore gestione dei flussi migratori, in particolare nel promuovere l'apporto dei migranti allo sviluppo dei loro paesi, e chiede di fornire un adeguato sostegno alle ONG attive nel settore della migrazione;

47.

fa presente che le attività delle comunità etniche all'estero, delle associazioni di migranti e delle ONG vanno accompagnate da una politica coerente ed efficace di migrazione e sviluppo nei paesi d'accoglienza e nei paesi d'origine;

48.

incarica i suoi co-presidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-UE, alla Commissione europea e all'Unione africana.


(1)  Approvata il 28 giugno 2007 a Wiesbaden (Germania).

(2)  GU L 317 del 15.12.2000, pag. 3.

(3)  GU L 287 del 28.10.2005, pag. 4.

(4)  COM(2005)0390.

(5)  COM(2005)0642.

(6)  COM(2006)0409.

(7)  COM(2006)0735.

(8)  COM(2005)0669.

(9)  A/RES/61/208.

(10)  A/60/871.

(11)  www.gcim.org.

(12)  http://www.worldbank.org/globaloutlook.

(13)  P6_TA(2006)0319.

(14)  OCSE «Effetti della migrazione sui paesi di invio: cosa sappiamo» (2006).

(15)  Relazione del Segretario generale delle Nazioni Unite dal titolo «Migrazione internazionale e sviluppo» (A/60/871).

(16)  OCSE, «Effetti della migrazione sui paesi di invio: cosa sappiamo» (2006).

(17)  UNDP, «Relazione 2001 sullo sviluppo umano».

(18)  COM(2005)0669.

(19)  Come dice la commissione per lo sviluppo internazionale della Camera dei Comuni del Regno Unito.

(20)  Tali politiche sono state realizzate con successo nell'ambito del programma messicano «Dos por uno» e dell'iniziativa italiana «Juntos por los Andes».

(21)  COM(2005)0603.

(22)  Il primo centro d'nformazione e di gestione della migrazione sarà aperto a Bamako (Mali).

RISOLUZIONE  (1)

sulla situazione nel Darfur

L'assemblea parlamentare paritetica ACP-UE,

riunita a Wiesbaden (Germania) dal 25 al 28 giugno 2007,

vista la relazione finale presentata l'11 ottobre 2006 dal gruppo di esperti sul Sudan costituito ai sensi della risoluzione 1591 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dell'11 ottobre 2006,

vista la decisione dell'Unione africana (UA) dell'aprile 2004 di istituire la Missione dell'Unione africana in Sudan (AMIS),

visto l'accordo di pace per il Darfur (DPA) firmato ad Abuja, in Nigeria, il 5 maggio 2006, fra il governo sudanese e il principale gruppo ribelle, il Movimento/Esercito di liberazione del popolo sudanese (SPLM/A),

visto l'accordo raggiunto a Tripoli il 28 e 29 aprile 2007 sul processo politico per il Darfur,

visto l'accordo tripartito raggiunto ad Addis Abeba il 9 aprile 2007 fra il governo sudanese, le Nazioni Unite (ONU) e l'UA sul pacchetto di supporto leggero e sul pacchetto di supporto pesante,

visto l'articolo 17, paragrafo 2, del suo regolamento,

A.

considerando che la dottrina delle Nazioni Unite sulla «responsabilità di proteggere» prevede che, quando le autorità nazionali sono manifestamente incapaci di proteggere le proprie popolazioni, la responsabilità di fornire la protezione necessaria incombe ad altri,

B.

considerando che la Cina è un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e un partner commerciale privilegiato del Sudan; considerando che il 10 maggio 2007 la Cina ha nominato Lui Giujin Inviato speciale per il Darfur,

C.

considerando che il Sudan ha firmato lo Statuto di Roma, che ha istituito la Corte penale internazionale (CPI) nel 2002, ma non l'ha ratificato,

D.

considerando che l'operato delle forze UA nel Darfur è stato veramente encomiabile; considerando, tuttavia, che esse necessitano di venire rafforzate e di ricevere tutto il sostegno logistico e finanziario di cui hanno bisogno per adempiere efficacemente al loro compito,

1.

plaude al fatto che il governo sudanese abbia accettato il 12 giugno 2007 la forza ibrida UA/ONU; ricorda che tale governo si era già impegnato in precedenza a consentire l'ingresso della forza ibrida nel territorio del Sudan; sottolinea che è importante garantire che la forza ibrida sia dispiegata il più rapidamente possibile nonché che le autorità sudanesi cooperino in maniera costante, e si aspetta che il governo sudanese disarmi tutte le milizie, ivi compresa la janjaweed, e cessi i bombardamenti sulla regione del Darfur;

2.

condanna qualsiasi violazione, da qualunque parte provenga, degli accordi di cessate il fuoco e, soprattutto, qualsiasi violenza contro la popolazione civile e gli attacchi contro gli operatori umanitari;

3.

invita il governo sudanese a cooperare pienamente con le Nazioni Unite e ad applicare le risoluzioni ONU rilevanti;

4.

invita le Nazioni Unite ad agire conformemente al principio della «responsabilità di proteggere», garantendo che la futura forza ibrida sia incaricata a tutti gli effetti di proteggere i civili ai sensi della Carta ONU;

5.

invita le istituzioni dell'Unione europea e gli altri attori internazionali ad imporre provvedimenti adeguati nei confronti di chiunque si renda responsabile di atti di violenza che comportino violazioni del cessate il fuoco o attacchi contro la popolazione civile, le forze di pace o gli operatori umanitari, e ad adoperarsi con ogni mezzo per contribuire a porre fine allo stato di impunità;

6.

invita l'UE e l'UA a mostrare un fronte comune per quanto riguarda gli sforzi intesi a risolvere il conflitto nel Darfur e a dare la priorità a un processo di pace globale, nell'ambito del quale siano consultati e rappresentati le tribù del Darfur, le comunità degli sfollati interni, i gruppi di donne e altri gruppi della società civile; invita la comunità internazionale a garantire che la mediazione di UA e ONU sia l'unica via attraverso cui sia ricercata una soluzione pacifica per il Darfur e a promuovere un processo di dialogo politico in Ciad e nella Repubblica centrafricana che coinvolga anche i gruppi di opposizione;

7.

invita la comunità internazionale a raggiungere un consenso generale sulle prossime iniziative strategiche da intraprendere nel Darfur, a coinvolgere attori d'importanza fondamentale quali la Cina e gli USA in ogni iniziativa, a creare un gruppo di contatto in grado di mantenere e rinnovare continuamente un simile consenso, nonché a esercitare pressioni su tutti i movimenti ribelli e sul governo sudanese affinché sospendano le ostilità e avviino nuovi negoziati di pace;

8.

chiede un continuo sostegno dell'UE e della comunità internazionale per misure di creazione della fiducia, quali il dialogo e consultazione Darfur-Darfur, che coinvolgano tutte le parti del conflitto nonché la società civile;

9.

invita il movimento di liberazione del popolo sudanese (SPLM) a contribuire a riunificare tutte le fazioni ribelli del Darfur affinché siano in grado di prendere parte ai negoziati internazionali; invita la comunità internazionale a esercitare pressioni sui gruppi ribelli per indurli a unirsi, e chiede inoltre al governo sudanese di accordare ai ribelli il tempo necessario per raggrupparsi;

10.

sollecita la comunità internazionale, l'UA e l'ONU a perseguire un processo politico che inizi aiutando i rimanenti gruppi ribelli ad aggregarsi in modo da poter negoziare in maniera coerente, ampliare la partecipazione e rafforzare la struttura dei negoziati;

11.

chiede la più piena cooperazione possibile fra la Repubblica centrafricana, il Ciad e il governo sudanese tramite mezzi diplomatici e pacifici per tutelare la sicurezza regionale nell'interesse di tutti;

12.

plaude all'accordo raggiunto a Tripoli sul processo politico per il Darfur (2), che sollecita tutte le parti del conflitto a «interrompere immediatamente le ostilità e agire conformemente al loro impegno di sostenere senza indugio un cessate il fuoco», ammonisce che «coloro che ostacolano il processo di pace in Darfur dovranno subirne le conseguenze», e pone l'accento sulla «necessità di un finanziamento prolungato all'AMIS fino al passaggio all'operazione ibrida»;

13.

sollecita il governo sudanese a ratificare lo statuto della CPI e ad assumersi le proprie responsabilità a norma della risoluzione 1593 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite; invita gli individui che sono stati incriminati dalla CPI a consegnarsi;

14.

riconosce il contributo che la Cina ha cercato di dare per il dispiegamento della forza ibrida ONU; sollecita la Cina a usare la propria influenza per sviluppare ulteriormente queste iniziative recentemente intraprese e incoraggiare il governo sudanese a riprendere negoziati aperti a tutte le forze ribelli allo scopo di giungere a una soluzione pacifica del conflitto;

15.

invita ulteriormente ogni soggetto terzo a interrompere le esportazioni di armi verso tutte le parti del conflitto nella regione e a sostenere il rispetto dei diritti umani e della pace e della sicurezza internazionale nelle loro relazioni col Sudan;

16.

ritiene che le cause profonde del conflitto nel Darfur siano da ricercare nel sottosviluppo e nella marginalizzazione economica e politica della popolazione della regione nonché nei seri problemi ecologici legati al cambiamento climatico, quali la rapida desertificazione, l'estesa siccità e la penuria d'acqua;

17.

invita il governo sudanese e la comunità internazionale a non risparmiare alcuno sforzo per affrontare i problemi del sottosviluppo nella regione del Darfur, ivi compresa l'enorme sfida rappresentata dalla penuria d'acqua, e a fornire un concreto aiuto umanitario nonché un'assistenza volta a rafforzare lo stato di diritto e i diritti politici ed economici della popolazione;

18.

invita tutte le parti coinvolte nel conflitto ad astenersi dal reclutamento e dall'impiego di bambini soldato di minore età, e invita le autorità sudanesi a proteggere i bambini sfollati, in particolare i minori non accompagnati, come stabilito dalle convenzioni in materia;

19.

incarica i suoi co-presidenti di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio ACP-UE, alla Commissione, al governo e al parlamento del Sudan, al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e alle istituzioni dell'UA.


(1)  Approvata il 28 giugno 2007 a Wiesbaden (Germania).

(2)  L'accordo di Tripoli è il documento conclusivo di un incontro internazionale sul Darfur tenutosi a Tripoli il 28-29 aprile 2007, cui hanno partecipato l'ONU, l'UA, l'UE, la Lega Araba, il Sudan, il Ciad, l'Egitto, l'Eritrea, la Libia, la Cina, la Francia, la Russia, il Regno Unito, gli Stati Uniti, il Canada, i Paesi Bassi e la Norvegia.


ALLEGATO V

EMENDAMENTO AL REGOLAMENTO  (1)

Testo vigente

Emendamento

Articolo 11

Lingue ufficiali

1.   Le lingue ufficiali dell’Assemblea sono il ceco, il danese, il finlandese, il francese, il greco, l’inglese, l’italiano, il lettone, il lituano, il maltese, l'olandese, il polacco, il portoghese, lo slovacco, lo sloveno, lo spagnolo, lo svedese, il tedesco e l'ungherese.

2.   Gli atti approvati dall’Assemblea sono pubblicati nelle lingue ufficiali. I documenti preliminari e i documenti di lavoro sono pubblicati almeno in francese e in inglese.

3.   L’Ufficio di presidenza può decidere il numero delle lingue in cui deve essere assicurata l’interpretazione nel caso di sessioni dell’Assemblea al di fuori dei luoghi di lavoro consueti del Parlamento europeo.

Articolo 11

Lingue ufficiali

1.   Le lingue ufficiali dell’Assemblea sono il bulgaro , il ceco, il danese, il finlandese, il francese, il greco, l’inglese, l’italiano, il lettone, il lituano, il maltese, l'olandese, il polacco, il portoghese, il rumeno , lo slovacco, lo sloveno, lo spagnolo, lo svedese, il tedesco e l'ungherese.

2.   Gli atti approvati dall’Assemblea sono pubblicati nelle lingue ufficiali. I documenti preliminari e i documenti di lavoro sono pubblicati almeno in francese e in inglese.

3.   L’Ufficio di presidenza può decidere il numero delle lingue in cui deve essere assicurata l’interpretazione nel caso di sessioni dell’Assemblea al di fuori dei luoghi di lavoro consueti del Parlamento europeo.


(1)  Approvato il 28 giugno 2007 a Wiesbaden (Germania).


Top