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Document 61991CJ0078

Sentenza della Corte (Quinta Sezione) del 16 luglio 1992.
Rose Hughes contro Chief Adjudication Officer, Belfast.
Domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dal Social Security Commissioner di Belfast - Regno Unito.
Previdenza sociale - Family credit.
Causa C-78/91.

Raccolta della Giurisprudenza 1992 I-04839

ECLI identifier: ECLI:EU:C:1992:331

61991J0078

SENTENZA DELLA CORTE (QUINTA SEZIONE) DEL 16 LUGLIO 1992. - ROSE HUGHES CONTRO CHIEF ADJUDICATION OFFICER, BELFAST. - DOMANDA DI PRONUNCIA PREGIUDIZIALE: SOCIAL SECURITY COMMISSIONER, BELFAST - REGNO UNITO. - PREVIDENZA SOCIALE - FAMILY CREDIT. - CAUSA C-78/91.

raccolta della giurisprudenza 1992 pagina I-04839


Massima
Parti
Motivazione della sentenza
Decisione relativa alle spese
Dispositivo

Parole chiave


++++

1. Previdenza sociale dei lavoratori migranti - Normativa comunitaria - Ambito di applicazione ratione materiae - Prestazioni incluse e prestazioni escluse - Criteri di distinzione - Prestazione destinata a compensare gli oneri familiari del beneficiario, attribuita in base a criteri obiettivi e legalmente definiti - Inclusione - Prestazione non contributiva - Irrilevanza

[Regolamento (CEE) del Consiglio n. 1408/71, art. 4, n. 1, lett. h)]

2. Previdenza sociale dei lavoratori migranti - Prestazioni familiari - Lavoratore subordinato soggetto alla normativa di uno Stato membro, ma residente con la famiglia in un altro Stato membro - Diritto derivato del coniuge alle prestazioni familiari previste dalla normativa cui è soggetto il lavoratore - Presupposti

[Regolamento (CEE) del Consiglio n. 1408/71, art. 73]

Massima


1. La distinzione fra prestazioni escluse dalla sfera di applicazione del regolamento n. 1408/71 e prestazioni che vi rientrano è basata essenzialmente sugli elementi costitutivi della prestazione, in particolare le sue finalità ed i presupposti per la sua attribuzione, e non sul fatto che essa sia o no qualificata previdenziale da una normativa nazionale.

Deve essere equiparata ad una prestazione familiare ai sensi dell' art. 4, n. 1, lett. h), del regolamento n. 1408/71 una prestazione che abbia la funzione di compensare oneri familiari e che sia attribuita o negata al richiedente in base a criteri obiettivi e legalmente definiti, ossia il suo patrimonio, i suoi redditi ed il numero e l' età dei figli a carico, prescindendo da ogni valutazione individuale e discrezionale delle sue esigenze personali.

Il fatto che l' attribuzione di una simile prestazione non sia subordinata a presupposti contributivi è irrilevante, giacché la qualificazione di una prestazione come prestazione previdenziale soggetta alla disciplina del regolamento n. 1408/71 non dipende dalle modalità del suo finanziamento.

2. Qualora un lavoratore subordinato sia soggetto alla normativa di uno Stato membro e risieda con la famiglia in un altro Stato membro, il coniuge che non abbia mai risieduto né esercitato attività lavorative subordinate nello Stato membro in cui il lavoratore è occupato può invocare l' art. 73 del regolamento n. 1408/71 e far valere un diritto derivato a ricevere dall' ente competente di quest' ultimo Stato prestazioni familiari per i familiari del lavoratore, purché il lavoratore soddisfi le condizioni stabilite dall' art. 73 e purché le prestazioni familiari di cui trattasi siano previste anche per i familiari dalla normativa nazionale che si applica.

Parti


Nel procedimento C-78/91,

avente ad oggetto la domanda di pronuncia pregiudiziale proposta alla Corte, a norma dell' art. 177 del Trattato CEE, dal Social Security Commissioner, Belfast, nella causa dinanzi ad esso pendente tra

Rose Hughes

e

Chief Adjudication Officer

domanda vertente sull' interpretazione di talune disposizioni del regolamento (CEE) del Consiglio 14 giugno 1971, n. 1408, relativo all' applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all' interno della Comunità, nella versione codificata dal regolamento (CEE) del Consiglio 2 giugno 1983, n. 2001 (GU L 230, pag. 6), e segnatamente degli artt. 4, n. 1, e 73, dello stesso, nonché sull' interpretazione del regolamento (CEE) del Consiglio 15 ottobre 1968, n. 1612, relativo alla libera circolazione dei lavoratori all' interno della Comunità (GU L 257, pag. 2), e segnatamente dell' art. 7, n. 2, dello stesso,

LA CORTE (Quinta Sezione),

composta dai signori R. Joliet, presidente di sezione, J.C. Moitinho de Almeida, G.C. Rodríguez Iglesias, M. Zuleeg e D.A.O. Edward, giudici,

avvocato generale: W. Van Gerven

cancelliere: H.A. Ruehl, amministratore principale

viste le osservazioni scritte presentate:

- per la signora Rose Hughes, dall' avv. John O' Neill, solicitor del Belfast Law Centre;

- per il governo del Regno Unito, dalla signorina Rosemary Caudwell, del Treasury Solicitor' s Department, in qualità di agente, assistita dagli avv.ti Brian Kerr, QC, e David Pannick, barrister;

- per il governo tedesco, dai signori Ernst Roeder e Joachim Karl, in qualità di agenti;

- per la Commissione delle Comunità europee, dal signor Nicholas Khan, membro del servizio giuridico, in qualità di agente,

vista la relazione d' udienza,

sentite le osservazioni orali della signora Rose Hughes, rappresentata dagli avv.ti Nicolas Hanna, QC, e Gerry Grainger, barrister, del governo del Regno Unito, rappresentato dalla signora Sue Cochrane, in qualità di agente, e dall' avv. signora Eleanor Sharpston, barrister, e dalla Commissione, all' udienza del 19 marzo 1992,

sentite le conclusioni dell' avvocato generale, presentate all' udienza del 6 maggio 1992,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

Motivazione della sentenza


1 Con provvedimento 14 gennaio 1991, pervenuta in cancelleria il 26 febbraio successivo, il Social Security Commissioner di Belfast ha sottoposto a questa Corte, ai sensi dell' art. 177 del Trattato CEE, alcune questioni pregiudiziali vertenti sull' interpretazione di talune disposizioni del regolamento (CEE) del Consiglio 14 giugno 1971, n. 1408, relativo all' applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all' interno della Comunità, nella versione codificata dal regolamento (CEE) del Consiglio 2 giugno 1983, n. 2001 (GU L 230, pag. 6), e segnatamente degli artt. 4, n. 1, e 73, dello stesso, nonché sull' interpretazione del regolamento (CEE) del Consiglio 15 ottobre 1968, n. 1612, relativo alla libera circolazione dei lavoratori all' interno della Comunità (GU L 257, pag. 2), e segnatamente dell' art. 7, n. 2, dello stesso.

2 Le dette questioni sono state sollevate nell' ambito di una controversia fra la signora Rose Hughes e il Chief Adjudication Officer a proposito del diritto della prima a fruire del "family credit".

3 Il "family credit" è una prestazione non contributiva, versata ogni settimana in contanti, che viene attribuita alle famiglie aventi risorse limitate ai sensi del Social Security (Northern Ireland, in prosieguo: "NI") Order 1986 e delle Family Credit (General) Regulations (NI) 1987.

4 L' art. 21 del Social Security (NI) Order 1986 recita:

"1) I regimi istituiti erogano le seguenti prestazioni (denominate nella presente legge prestazioni riferite al reddito):

a) sussidio integrativo del reddito (income support);

b) sussidio familiare (family credit), e

c) sussidio per l' alloggio (housing benefit).

(...)

5) Salvo il disposto dell' art. 52, n. 1, lett. a), in Irlanda del Nord una persona ha diritto al family credit qualora, se una domanda in tal senso è stata presentata o si considera essere stata presentata,

a) i suoi redditi

i) non eccedano l' importo previsto, o

ii) lo eccedano, ma soltanto in misura tale che, nel caso in cui venga effettuata la detrazione prevista dall' art. 22, n. 3, ne rimane un residuo;

b) essa o, se è coniugata o convive con un' altra persona, essa o tale altra persona eserciti regolarmente un' attività lavorativa retribuita, e

c) essa o, se è coniugata o convive con un' altra persona, essa o tale altra persona abbia a proprio carico un componente dello stesso nucleo familiare, figlio o persona rispondente alla descrizione prevista".

5 Il punto 3, n. 1, delle Family Credit (General) Regulations (NI) 1987 precisa come segue il requisito della residenza e della presenza nell' Irlanda del Nord:

"Una persona è considerata trovarsi nell' Irlanda del Nord se alla data della domanda:

a) è presente e risiede di regola nell' Irlanda del Nord;

b) la persona con cui eventualmente è coniugata o convive risiede di regola nel Regno Unito;

c) i suoi redditi o i redditi della persona con cui eventualmente è coniugata o convive provengono almeno in parte da un' attività lavorativa retribuita nel Regno Unito o nell' Irlanda, e

d) i suoi redditi e quelli della persona con cui eventualmente è coniugata o convive non provengono interamente da un' attività lavorativa retribuita fuori dal Regno Unito o dall' Irlanda".

6 La signora Hughes risiede in Irlanda con il marito e tre figli. Essa non esercita alcuna attività lavorativa. Il marito, cittadino del Regno Unito, lavora in Irlanda del Nord presso il ministero dell' Agricoltura e non ha mai lavorato fuori dell' Irlanda del Nord.

7 Il 30 marzo 1988 la signora Hughes presentava all' autorità competente in Irlanda del Nord una domanda per ottenere il "family credit". La domanda veniva respinta dapprima dall' Adjudication Officer e successivamente dal Social Security Appeal Tribunal di Enniskillen, adito con ricorso dall' interessata, per il motivo che questa non possedeva il requisito della residenza prescritto dal sopra citato art. 21, n. 5, del Social Security (NI) Order 1986, come precisato nel citato punto 3, n. 1, delle Family Credit (General) Regulations (NI) 1987.

8 La signora Hughes sostiene che, anche ammettendo che essa non possieda il requisito della residenza, ciononostante il "family credit" le spetta in forza del diritto comunitario. A suo avviso, il "family credit", in quanto prestazione familiare, è una prestazione di previdenza sociale ai sensi dell' art. 4, n. 1, lett. h), del regolamento n. 1408/71 e quindi va applicato questo regolamento, e in particolare l' art. 73 dello stesso. In subordine la signora Hughes assume che il "family credit" è un vantaggio sociale ai sensi dell' art. 7, n. 2, del regolamento n. 1612/68 e che il requisito della residenza prescritto dalle citate norme britanniche costituisce una discriminazione dissimulata a danno dei lavoratori migranti, vietata dal detto articolo.

9 L' Adjudication Officer ritiene per contro che il "family credit" non sia una prestazione previdenziale ai sensi dell' art. 4, n. 1, del regolamento n. 1408/71 e quindi esuli dalla sfera di applicazione di questo regolamento. Si tratta, a suo avviso, di un vantaggio sociale ai sensi dell' art. 7, n. 2, del regolamento n. 1612/68, ma tale disposizione non può essere invocata da un cittadino di uno Stato membro diverso da quello in cui l' interessato esercita la sua attività lavorativa subordinata.

10 Il Social Security Commissioner, dinanzi al quale il problema è stato sollevato in sede d' appello, ha sospeso il procedimento ed ha sottoposto alla Corte le seguenti questioni pregiudiziali:

"1) Se il family credit sia una prestazione previdenziale ai sensi dell' art. 4, n. 1, del regolamento (CEE) n. 1408/71.

2) In caso di soluzione affermativa, se il coniuge di un lavoratore subordinato soggetto alla normativa di uno Stato membro (Stato membro A) abbia diritto, ai sensi dell' art. 73 del regolamento (CEE) n. 1408/71, a ricevere per i familiari di detto lavoratore subordinato residenti in un altro Stato membro (Stato membro B) prestazioni familiari concesse dalla normativa dello Stato membro A qualora il coniuge non sia residente o lavoratore nello Stato membro A né lo sia mai stato.

3) Qualora il family credit non sia una prestazione previdenziale, se sia un vantaggio sociale ai sensi dell' art. 7, n. 2, del regolamento (CEE) n. 1612/68.

4) Se, in caso affermativo, questo regolamento vada applicato qualora il lavoratore sia cittadino dello Stato membro nel quale svolge ed ha sempre svolto la propria attività lavorativa subordinata.

5) Se, in caso affermativo, il coniuge di tale lavoratore sia esso stesso titolare dei diritti attribuiti da detto regolamento qualora non risieda nello Stato membro nel quale il lavoratore svolge la propria attività lavorativa subordinata".

11 Per una più ampia illustrazione degli antefatti e dello sfondo giuridico della causa principale, dello svolgimento del procedimento e delle osservazioni scritte presentate alla Corte si fa rinvio alla relazione d' udienza. Questi elementi del fascicolo sono richiamati solo nella misura necessaria alla comprensione del ragionamento della Corte.

Sulla prima questione

12 Con la prima questione pregiudiziale, relativa alla sfera di applicazione ratione materiae del regolamento n. 1408/71, il giudice nazionale mira a far accertare se una prestazione come il "family credit" debba essere assimilata ad una prestazione previdenziale ai sensi dell' art. 4, n. 1, del regolamento n. 1408/71.

13 A norma dell' art. 4, n. 1, del regolamento n. 1408/71, la sfera di applicazione ratione materiae di questo regolamento si estende a tutte le normative degli Stati membri relative ai settori della previdenza sociale elencati nelle lettere a) - h) della stessa disposizione, mentre, a tenore del n. 4 dello stesso articolo, è esclusa dalla detta sfera di applicazione, fra l' altro, l' "assistenza sociale e medica".

14 La Corte ha più volte affermato che la distinzione fra prestazioni escluse dalla sfera di applicazione del regolamento n. 1408/71 e prestazioni che vi rientrano è basata essenzialmente sugli elementi costitutivi della prestazione, in particolare le sue finalità ed i presupposti per la sua attribuzione, e non sul fatto che essa sia o no qualificata previdenziale da una normativa nazionale.

15 A questo proposito essa ha precisato in una costante giurisprudenza che una prestazione può essere considerata prestazione previdenziale se è attribuita ai beneficiari, prescindendo da ogni valutazione individuale e discrezionale delle loro esigenze personali, in base ad una situazione legalmente definita e se si riferisce ad uno dei rischi espressamente elencati nell' art. 4, n. 1, del regolamento n. 1408/71 (v., in particolare, le sentenze 20 giugno 1991, causa C-356/89, Newton, Racc. pag. I-3017; 24 febbraio 1987, cause riunite 379/89 - 381/85 e 93/86, Giletti, Racc. pag. 955, punto 11 della motivazione, e 27 marzo 1985, causa 249/83, Hoeckx, Racc. pag. 973, punti 12-14 della motivazione).

16 All' esame del "family credit" in base a tali criteri appare chiaro, per quanto riguarda il primo presupposto, che le norme che disciplinano l' attribuzione del "family credit" conferiscono ai beneficiari un diritto legalmente definito. Il governo britannico e il governo tedesco rilevano però che le esigenze personali del richiedente costituiscono un criterio essenziale per l' attribuzione del "family credit" e che quest' ultimo deve quindi essere considerato prestazione assistenziale.

17 Anche se è vero che una prestazione come il "family credit" è attribuita o negata solo in base al patrimonio e ai redditi del richiedente ed al numero e all' età dei figli a suo carico, non ne consegue affatto, però, che la sua attribuzione dipenda da una valutazione individuale delle esigenze personali del richiedente, caratteristica dell' assistenza sociale (v. in questo senso la sentenza 28 maggio 1974, causa 187/73, Callemeyn, Racc. pag. 553, punti 7 e 8 della motivazione). Si tratta infatti di criteri obiettivi e legalmente definiti che, quando sono soddisfatti, danno diritto a tale prestazione senza che l' autorità competente possa tener conto di altre circostanze personali.

18 Quanto al secondo presupposto, il governo britannico sostiene che il "family credit" non rientra in nessuno dei settori previdenziali elencati nell' art. 4, n. 1, del regolamento n. 1408/71, dato che lo scopo principale di tale prestazione consiste nell' incoraggiare, integrando il loro reddito, i lavoratori che hanno famiglia ed un' occupazione scarsamente retribuita, e che avrebbero un reddito maggiore se fossero disoccupati, a continuare a lavorare.

19 Risulta dal fascicolo che il "family credit" svolge, in realtà, una duplice funzione, consistente, da un lato, come ha rilevato il governo britannico, nell' incoraggiare taluni lavoratori scarsamente retribuiti a continuare a lavorare e, dall' altro, nell' aiutarli a far fronte agli oneri familiari, come emerge in particolare dal fatto che esso è versato solo quando il nucleo familiare dell' interessato comprende uno o più figli e che il suo ammontare varia a seconda dell' età di questi.

20 E' a ragione di questa seconda funzione che una prestazione come il "family credit" rientra nella categoria delle prestazioni familiari definite nell' art. 1, lett. u), punto i), del regolamento n. 1408/71 e quindi si riferisce al rischio contemplato dall' art. 4, n. 1, lett. h), dello stesso regolamento.

21 La qualifica di una prestazione del genere come prestazione previdenziale non è messa in discussione, contrariamente a quanto sostengono i governi britannico e tedesco, dal fatto che la sua attribuzione non è subordinata a presupposti contributivi. Infatti, le modalità del finanziamento di una prestazione sono irrilevanti per la sua qualificazione come prestazione previdenziale, come attesta il fatto che, ai sensi dell' art. 4, n. 2, del regolamento n. 1408/71, le prestazioni non contributive non sono escluse dalla sfera di applicazione dello stesso regolamento.

22 La prima questione pregiudiziale va pertanto risolta nel senso che una prestazione attribuita automaticamente alle famiglie che rispondono a determinati criteri obiettivi, riguardanti in particolare le loro dimensioni, il loro reddito e le loro risorse di capitale, dev' essere assimilata ad una prestazione familiare ai sensi dell' art. 4, n. 1, lett. h), del regolamento n. 1408/71.

Sulla seconda questione

23 Occorre poi esaminare la seconda questione pregiudiziale, vertente sulla sfera di applicazione ratione personae del regolamento n. 1408/71. Il giudice nazionale mira a far accertare se, qualora un lavoratore subordinato sia soggetto alla normativa di uno Stato membro e risieda con la famiglia in un altro Stato membro, il coniuge abbia il diritto, in base all' art. 73 del regolamento n. 1408/71, di ricevere prestazioni familiari previste dalla normativa dello Stato in cui il lavoratore è occupato anche se non ha mai risieduto né ha esercitato attività lavorative subordinate in questo Stato membro.

24 A tenore dell' art. 73 del regolamento n. 1408/71, il lavoratore subordinato o autonomo soggetto alla normativa di uno Stato membro ha diritto, "per i familiari residenti nel territorio di un altro Stato membro, alle prestazioni familiari previste dalla legislazione del primo Stato, come se risiedessero nel territorio di questo".

25 A norma dell' art. 2, n. 1, del regolamento n. 1408/71, le disposizioni dello stesso regolamento, compreso l' art. 73, si applicano "ai lavoratori salariati o non salariati che sono o sono stati soggetti alla legislazione di uno o più Stati membri e che sono cittadini di uno degli Stati membri (...) nonché ai loro familiari e ai loro superstiti". Come la Corte ha rilevato nella sentenza 23 novembre 1976 (causa 40/76, Kermaschek, Racc. pag. 1669, punto 7 della motivazione), i familiari di un lavoratore possono far valere, in forza del regolamento n. 1408/71, solo diritti derivati, acquistati in qualità di membro della famiglia di un lavoratore, vale a dire di una persona che può far valere il diritto alle prestazioni contemplate dal regolamento in quanto diritto proprio.

26 Ne consegue che il coniuge di un lavoratore subordinato può avvalersi di un diritto derivato a prestazioni familiari in forza dell' art. 73 del regolamento n. 1408/71 purché il lavoratore soddisfi le condizioni prescritte dal detto articolo e purché le prestazioni familiari di cui trattasi siano previste dalla normativa nazionale anche per i familiari.

27 Siccome l' art. 73 del regolamento n. 1408/71 non prescrive che anche il coniuge del lavoratore eserciti un' attività lavorativa nello Stato membro la cui normativa si applica, ma riguarda proprio il caso in cui la famiglia del lavoratore risiede in un altro Stato membro, è irrilevante per l' attribuzione del diritto derivato a prestazioni familiari che il coniuge del lavoratore non abbia mai risieduto né sia mai stato occupato nello Stato membro la cui normativa si applica.

28 Da quanto precede deriva che la seconda questione pregiudiziale va risolta nel senso che, qualora un lavoratore subordinato sia soggetto alla normativa di uno Stato membro e risieda con la famiglia in un altro Stato membro, il coniuge che non abbia mai risieduto né esercitato attività lavorative subordinate nello Stato membro in cui il lavoratore è occupato può invocare l' art. 73 del regolamento n. 1408/71 e far valere un diritto derivato a ricevere dall' ente competente di quest' ultimo Stato prestazioni familiari per i familiari del lavoratore, purché il lavoratore soddisfi le condizioni stabilite dall' art. 73 e purché le prestazioni familiari di cui trattasi siano previste anche per i familiari dalla normativa nazionale che si applica.

Sulle questioni terza, quarta e quinta

29 Con la terza, la quarta e la quinta questione pregiudiziale il giudice nazionale solleva dei problemi riguardanti la sfera di applicazione ratione materiae e ratione personae del regolamento n. 1612/68. Tali questioni sono però state proposte solo per l' ipotesi in cui una prestazione come il "family credit" non potesse essere considerata prestazione previdenziale e in cui il regolamento n. 1408/71 non si applicasse. Data la soluzione fornita alla prima questione, non vi è motivo di risolverle.

Decisione relativa alle spese


Sulle spese

30 Le spese sostenute dal governo britannico, dal governo tedesco e dalla Commissione delle Comunità europee, che hanno presentato osservazioni alla Corte, non possono dar luogo a rifusione. Nei confronti delle parti nella causa principale il presente procedimento costituisce un incidente sollevato dinanzi al giudice nazionale, cui spetta quindi statuire sulle spese.

Dispositivo


Per questi motivi,

LA CORTE (Quinta Sezione),

pronunciandosi sulle questioni sottopostele dal Social Security Commissioner di Belfast con provvedimento 14 gennaio 1991, dichiara:

1) Una prestazione attribuita automaticamente alle famiglie che rispondono a determinati criteri obiettivi, riguardanti in particolare le loro dimensioni, il loro reddito e le loro risorse di capitale, dev' essere assimilata ad una prestazione familiare ai sensi dell' art. 4, n. 1, lett. h), del regolamento (CEE) del Consiglio 14 giugno 1971, n. 1408, relativo all' applicazione dei regimi di sicurezza sociale ai lavoratori subordinati, ai lavoratori autonomi e ai loro familiari che si spostano all' interno della Comunità.

2) Qualora un lavoratore subordinato sia soggetto alla normativa di uno Stato membro e risieda con la famiglia in un altro Stato membro, il coniuge che non abbia mai risieduto né esercitato attività lavorative subordinate nello Stato membro in cui il lavoratore è occupato può invocare l' art. 73 del regolamento (CEE) n. 1408/71 e far valere un diritto derivato a ricevere dall' ente competente di quest' ultimo Stato prestazioni familiari per i familiari del lavoratore, purché il lavoratore soddisfi le condizioni stabilite dall' art. 73 e purché le prestazioni familiari di cui trattasi siano previste anche per i familiari dalla normativa nazionale che si applica.

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