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Document 52022AE5701

Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Revisione del piano d'azione dell'Unione europea contro il traffico illegale di specie selvatiche [COM(2022) 581 final]

EESC 2022/05701

GU C 184 del 25.5.2023, p. 78–82 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, GA, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

25.5.2023   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 184/78


Parere del Comitato economico e sociale europeo sulla comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Revisione del piano d'azione dell'Unione europea contro il traffico illegale di specie selvatiche

[COM(2022) 581 final]

(2023/C 184/14)

Relatrice:

Ozlem YILDIRIM

Correlatore:

Cillian LOHAN

Consultazione

Commissione europea, 25.11.2022

Base giuridica

Articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea

Sezione competente

Agricoltura, sviluppo rurale e ambiente

Adozione in sezione

9.3.2023

Adozione in sessione plenaria

22.3.2023

Sessione plenaria n.

577

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

152/0/1

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

Il piano d'azione riveduto dell'UE contro il traffico di specie selvatiche contiene molti elementi appropriati, che lo renderebbero un successo. Le quattro priorità e i loro obiettivi sono ben progettati e rappresentano un miglioramento rispetto alla versione precedente. Tuttavia, il CESE è preoccupato per le risorse che saranno destinate all'attuazione del piano a livello nazionale, e si chiede se siano sufficienti poiché, qualora non lo fossero, il piano potrebbe andare incontro al fallimento, come è avvenuto per quello precedente.

1.2.

Il CESE si compiace del fatto che la Commissione europea si sia impegnata a fornire risorse finanziarie e umane sufficienti per frenare il traffico di specie selvatiche integrando il commercio di specie selvatiche nei fondi dell'UE destinati a: (i) sicurezza e criminalità organizzata; (ii) ambiente; e (iii) cooperazione e partenariati internazionali. Questo dovrebbe essere una priorità in particolare nel quadro della piattaforma multidisciplinare europea di lotta alle minacce della criminalità (EMPACT), del Fondo sicurezza interna, del programma per l'ambiente e l'azione per il clima (LIFE), del programma Interreg e dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale.

1.3.

Tuttavia, è importante concordare una percentuale di questi fondi da dedicare completamente al contenimento del traffico di specie selvatiche, al fine di garantire la responsabilità nel contesto del piano d'azione. Gli Stati membri dovrebbero impegnarsi a fornire fondi sufficienti per formare al loro interno personale specializzato nel contrasto del traffico di specie selvatiche. I fondi stanziati dovrebbero essere notificati, monitorati e valutati come parte dell'attuazione del piano d'azione a livello nazionale. Oltre al personale, le risorse dovrebbero comprendere anche le attrezzature necessarie. Inoltre, il personale dovrebbe operare in condizioni di lavoro di elevata qualità, con pieni diritti di contrattazione collettiva e una struttura di carriera progressiva. Si tratta di requisiti essenziali per attrarre le persone più valide e mantenere livelli elevati di motivazione. Occorre dedicare particolare attenzione alle questioni relative alla salute, al benessere e alla sicurezza personale.

1.4.

La lotta al traffico di specie selvatiche dovrebbe essere integrata in tutte le politiche a livello dell'UE e degli Stati membri. Si dovrebbero prevedere dei requisiti minimi e omogenei di formazione per tutti gli attori coinvolti nella prevenzione del traffico di specie selvatiche e uno sviluppo adeguato di capacità in funzione delle competenze richieste nei diversi settori in cui il traffico viene integrato. Tra i pubblici ministeri, i giudici, i funzionari doganali, le autorità CITES nazionali e le autorità di polizia si dovrebbero formare unità o personale specializzato in grado di individuare, arrestare, perseguire e giudicare coloro che sono coinvolti in reati contro le specie selvatiche.

1.5.

In tutti gli Stati membri dovrebbero inoltre essere istituite strutture omogenee, che a giudizio del CESE dovrebbero assumere la forma di comitati interagenzia e unità specializzate o personale formato per combattere il traffico di specie selvatiche. Questi comitati interagenzia includerebbero rappresentanti di unità specializzate nella lotta al traffico di specie selvatiche. I comitati interagenzia sarebbero particolarmente utili per fornire consulenza e organizzare all'interno degli Stati membri indagini congiunte con altre agenzie che si occupano di altre attività illegali, come i crimini finanziari e i crimini informatici. Questi sono solitamente collegati al traffico di fauna selvatica, poiché gli esponenti della criminalità organizzata possono utilizzare e effettivamente utilizzano i loro canali destinati ad altri tipi di reato (come il traffico di droga o il riciclaggio di denaro) per il traffico di prodotti della fauna selvatica. Dovrebbero essere istituiti canali appositi per la comunicazione e la collaborazione con le parti sociali e la società civile.

1.6.

L'inclusione di obblighi di dovuta diligenza per le imprese che operano nell'UE, mediante un'ambiziosa direttiva sul dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, potrebbe incoraggiare le imprese a commercializzare innanzitutto le specie selvatiche ottenute in modo sostenibile e dissuaderle dall'intraprendere attività illegali, nonché aiutare le autorità giudiziarie a individuare i criminali.

1.7.

Il CESE considera importante collaborare con i settori commerciali coinvolti nel commercio di specie selvatiche per contenere la domanda di prodotti di specie selvatiche nell'UE e ridurre l'importazione illegale di tali prodotti. Il piano prevede sessioni tematiche con il gruppo di garanzia della legalità dell'UE per il commercio di specie selvatiche, destinate ai rappresentanti delle imprese interessate, per affrontare questioni specifiche (ad esempio medicina tradizionale, animali da compagnia esotici, industria del lusso, turismo venatorio, settori del legname, della pesca e del commercio di prodotti ittici, trasporti, corrieri e commercio online). Tuttavia un elemento essenziale della strategia dovrebbero essere delle campagne di informazione coordinate, destinate al pubblico e specificamente volte a ridurre la domanda. Le organizzazioni della società civile potrebbero anch'esse svolgere un ruolo per ridurre la domanda, realizzando attività di sensibilizzazione e conducendo campagne intese a ridurre la domanda destinate alle comunità che consumano prodotti illegali di fauna selvatica nell'UE.

1.8.

Il CESE invita la Commissione a coinvolgere gli organismi nazionali e sovranazionali di contrasto nell'attività diretta ad aumentare la visibilità della prevenzione e del perseguimento del commercio delle specie minacciate di estinzione, nel quadro della loro attività di comunicazione sulla criminalità organizzata svolta sia mediante i loro strumenti di comunicazione permanenti che attraverso campagne mirate temporanee.

1.9.

Infine, è di fondamentale importanza che la Commissione europea istituisca un chiaro e ambizioso meccanismo di monitoraggio e valutazione per seguire l'attuazione del piano d'azione e per misurarne i progressi e il successo, tenendo conto dell'azione esterna dell'UE per combattere il traffico illegale di specie selvatiche (in linea con la priorità 4).

2.   Contesto

2.1.

Il traffico di specie selvatiche è diventato una delle attività criminali organizzate più redditizie al mondo, che secondo le stime della Commissione europea vale fino a 20 miliardi di EUR all'anno (1) globalmente. In tutto il mondo, il commercio illegale di specie selvatiche è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni perché è considerato un'attività a basso rischio e ad alto rendimento.

2.2.

Nonostante il suo quadro giuridico a vasto raggio per la protezione della fauna selvatica, l'Unione europea è un importante mercato finale e piattaforma di transito per il commercio illegale di fauna selvatica. L'importanza dell'UE come mercato per i prodotti illegali delle specie selvatiche è dettagliata nelle relazioni annuali sui grandi sequestri, che la Commissione europea richiede ogni anno dal 2011.

2.3.

Riconoscendo che l'UE è un mercato importante per i prodotti della fauna selvatica, la Commissione europea ha compiuto sforzi senza precedenti per sensibilizzare le imprese, i consumatori e il pubblico in generale sulle caratteristiche e sulla portata del traffico di specie selvatiche in Europa. Di conseguenza, nel febbraio 2016, la Commissione europea ha adottato il piano d'azione dell'UE contro il traffico di specie selvatiche (2), che definisce un programma completo per combattere il traffico illegale di specie selvatiche all'interno dell'UE e per rafforzare il ruolo dell'UE nella lotta globale contro queste attività illegali. Nonostante abbia elevato con successo il profilo del traffico di specie selvatiche a questione prioritaria, il piano d'azione ha avuto scarso impatto sulla riduzione della domanda. L'organizzazione non governativa TRAFFIC (3) ha pubblicato un rapporto (4) compilando i dati di tutti i sequestri eseguiti nell'ambito della Convenzione sul commercio delle specie minacciate di estinzione (CITES) per il 2018, che mostra che la domanda di specie selvatiche nell'UE non è cambiata da quando sono stati raccolti i primi dati nel 2011.

2.4.

L'ultimo rapporto di TRAFFIC sui sequestri nel 2020 (5) riflette l'impatto della pandemia di COVID-19 sul traffico di specie selvatiche. È probabile che il calo dei sequestri segnalati sia stato in parte determinato da una diminuzione dei flussi commerciali dovuta alle perturbazioni provocate dalla COVID-19 nel trasporto aereo, nelle operazioni commerciali e in altre modalità di trasporto o vendita di merci. È stata osservata una significativa riduzione dei sequestri di esemplari di specie selvatiche nell'UE nel 2020, sebbene ciò non indichi necessariamente cambiamenti nella domanda o cambiamenti nelle dinamiche del commercio illegale di tali specie.

2.5.

Oltre ad essere un mercato di importazione, l'UE è anche una regione di origine per alcune specie in via di estinzione, come l'anguilla europea (Anguilla anguilla). Dal 2016 al 2017 sono state arrestate 48 persone e sequestrati 4 000 kg di giovani anguille vive, per un valore di circa 4 milioni di EUR. Inoltre, non tutta la fauna selvatica illegale che entra in Europa è destinata ai mercati europei, e l'UE spesso funge da punto di transito. Le forze dell'ordine spesso sequestrano pangolini, cavallucci marini, avorio e pinne di squalo in provenienza dall'Africa e destinati all'Asia.

3.   Osservazioni generali

3.1.

L'UE deve restare vigile e moltiplicare gli sforzi per arrestare e invertire il traffico di specie selvatiche. Questo lucroso commercio non solo rappresenta un rischio per la salute umana a causa della trasmissione di malattie zoonotiche, ma compromette direttamente anche le politiche dell'UE a favore dello sviluppo sostenibile in tutto il mondo, in particolare gli obiettivi di sviluppo sostenibile relativi alla protezione della biodiversità e degli ecosistemi globali (6), nonché gli sforzi per rafforzare il buon governo e combattere le diseguaglianze.

3.2.

Oggi il traffico di animali selvatici non solo porta molte specie (comprese alcune specie emblematiche) sull'orlo dell'estinzione, ma ostacola anche lo sviluppo economico sostenibile (7). In breve, il piano d'azione dell'UE contro il traffico di specie selvatiche deve essere attuato in maniera efficace per soddisfare gli accordi ambientali internazionali dell'UE, in particolare la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) e la Convenzione sulla diversità biologica (CBD). Tuttavia, il CESE incoraggia la Commissione europea ad andare oltre questi accordi internazionali al fine di migliorare la protezione della fauna selvatica nell'UE e frenare il traffico di specie selvatiche, cosa che genererebbe benefici non solo nell'UE ma anche a livello mondiale. Il traffico di specie selvatiche è uno dei principali motori della perdita di biodiversità che, oltre a portare molte specie all'estinzione, contribuisce ai cambiamenti climatici, favorendo il taglio illegale di alberi, che sono essenziali per l'immagazzinamento del carbonio.

3.3.

Altrettanto importante è il fatto che dobbiamo fermare la criminalità organizzata transnazionale e le sue conseguenze fatali. Secondo un rapporto UNEP-Interpol, i crimini ambientali sono aumentati del 26 % (8). Essi comprendono il traffico di specie selvatiche, sono una minaccia per la pace la sicurezza e lo Stato di diritto e spesso convergono con altri reati gravi come la corruzione, la criminalità informatica e la criminalità finanziaria. In alcune regioni africane, ad esempio, il traffico di specie selvatiche costituisce una minaccia per la sicurezza nazionale. È necessario menzionare anche l'omicidio, poiché le persone incaricate di proteggere le specie in via di estinzione affrontano una minaccia reale per la loro vita e pagano a caro prezzo il loro impegno. L'organizzazione Thin Green Line Foundation ha rilevato che tra il 2009 e il 2016 sono stati denunciati 595 omicidi di guardiani di parchi ad opera di bracconieri. Altre centinaia di guardiani sconosciuti sono stati uccisi nei paesi in via di sviluppo, senza che la loro scomparsa venisse segnalata. «Nel 2017 è stata segnalata l'uccisione di oltre 100 guardiani, e il 2018 presenta una tendenza analoga, con quasi due morti a settimana» (9).

3.4.

Il CESE accoglie con favore la revisione del piano d'azione dell'UE contro il traffico di specie selvatiche e la decisione di inserire il traffico di specie selvatiche al centro dell'azione della Commissione europea. Il CESE concorda con la valutazione della Commissione europea riguardo il precedente piano d'azione dell'UE contro il traffico illegale di specie selvatiche, secondo cui la mancanza di personale specializzato, risorse e formazione in molti Stati membri e paesi terzi rimane un problema grave. Inoltre è assolutamente necessario migliorare la cooperazione: (i) all'interno degli Stati membri dell'UE; (ii) tra gli Stati membri dell'UE; (iii) tra paesi UE ed extra UE; e (iv) con le parti interessate e la società civile. Infine, si dovrebbe fare di più per garantire la tracciabilità digitale e la cooperazione digitale tra le agenzie.

3.5.

Il CESE si compiace del fatto che la Commissione europea abbia collegato la revisione della direttiva sui reati ambientali al piano d'azione dell'UE contro il traffico di specie selvatiche. Tuttavia teme che la direttiva sui reati ambientali non sarà all'altezza del compito di disporre sanzioni efficaci e dissuasive per il traffico di specie selvatiche. Il 9 dicembre 2022 il Consiglio ha adottato la sua posizione sul fascicolo e ha notevolmente ridotto le sanzioni per le persone fisiche, riducendo al contempo le ambizioni di armonizzazione delle sanzioni per le persone giuridiche. I livelli proposti dal Consiglio sono troppo bassi per essere dissuasivi ed efficaci. I limiti massimi delle sanzioni pecuniarie non dovrebbero essere inferiori al 15 % del fatturato mondiale totale della persona giuridica coinvolta, un limite molto superiore a quello del 5 % o del 3 % adottato dal Consiglio. Il CESE ritiene che un'ambiziosa direttiva sui reati ambientali sia essenziale per realizzare un efficace piano d'azione dell'UE contro il traffico di specie selvatiche.

4.   Osservazioni particolari

4.1.

Il piano d'azione dovrebbe fare esplicito riferimento agli informatori e ad altri difensori dei diritti umani ambientali come soggetti interessati nello sviluppo e nell'attuazione del piano a livello dell'UE e nazionale, in quanto svolgono un ruolo fondamentale nel denunciare e prevenire le violazioni del diritto ambientale. Queste persone dovrebbero anche essere protette da intimidazioni o azioni legali quando denunciano il traffico di specie selvatiche o assistono nelle indagini, come prevede peraltro l'attuale direttiva sui reati ambientali.

4.2.

Il CESE considera importante collaborare con i settori commerciali coinvolti nel commercio di specie selvatiche per ridurre la domanda di prodotti di specie selvatiche nell'UE, porre un freno al commercio illegale di specie selvatiche e garantire che l'eventuale commercio di tali specie avvenga in maniera legale e sostenibile. Il piano prevede sessioni tematiche con il gruppo di garanzia della legalità dell'UE per il commercio di specie selvatiche, destinate ai rappresentanti delle imprese interessate, per affrontare questioni specifiche (ad esempio medicina tradizionale, animali da compagnia esotici, industria del lusso, turismo venatorio, settori del legname, della pesca e del commercio di prodotti ittici, trasporti, corrieri e commercio online). Tuttavia, il ruolo che le organizzazioni della società civile possono svolgere per combattere il traffico di specie selvatiche dovrebbe essere maggiormente riconosciuto e integrato nel piano d'azione e nella relativa attuazione (ad esempio attraverso campagne dirette a creare sensibilizzazione e a produrre un cambio dei comportamenti). Le informazioni fornite dall'UE ai suoi cittadini sulle norme, i rischi e le conseguenze del commercio e dell'utilizzo di prodotti della fauna selvatica non sono ampiamente diffuse; tuttavia, le informazioni sulle pratiche e sull'uso della medicina tradizionale (che comportano l'utilizzo di parti e derivati della fauna e dalla flora selvatiche per i medicamenti) sono ampiamente diffuse in tutta l'UE. Questa pratica comporta rischi per gli utenti (poiché alcuni rimedi non hanno benefici scientificamente provati) e conseguenze fatali per le specie selvatiche catturate e commercializzate (accelerando la loro estinzione). Con una maggiore prevenzione su questo argomento specifico, l'UE potrebbe ridurre di una percentuale che va fino al 30 % l'anno il traffico dei prodotti di fauna selvatica, essendo questo il tasso di prodotti di fauna selvatica sequestrati destinati all'uso medicinale nell'UE (10). In questo contesto, anche il CESE e le autorità di contrasto potrebbero essere coinvolti nella realizzazione di campagne pubbliche di sensibilizzazione al problema.

4.3.

Il CESE raccomanda che venga perseguita l'omogeneità tra Stati membri nell'attribuzione di responsabilità chiare per l'attuazione delle azioni a livello nazionale e nel coordinamento tra i soggetti interessati. L'offerta di opzioni come quelle indicate nel piano per garantire il coordinamento (ad esempio: (i) la creazione di comitati interagenzia o memorandum d'intesa; (ii) l'adozione di piani d'azione nazionali; o (iii) la nomina di un punto focale nazionale), creerà incertezza, perché gli Stati membri sceglieranno opzioni diverse. Lo sviluppo di comitati interagenzia a livello nazionale, con un punto focale designato per ciascuno, contribuirà all'attuazione del piano d'azione.

4.4.

È fondamentale che questi comitati interagenzia e il personale o le unità specializzate ricevano una formazione omogenea in tutti i 27 Stati membri. In tal modo si faciliterebbe la cooperazione negli Stati membri e tra essi, perché il personale sarebbe in grado di reagire, indagare e perseguire i reati secondo modalità analoghe. Il fatto che ogni agenzia avrebbe un punto focale migliorerebbe anche la cooperazione e il coordinamento tra gli Stati membri e con i paesi terzi al di fuori dell'UE. Un punto focale migliorerebbe la cooperazione, rendendo più facile e veloce per i comitati interagenzia e il personale specializzato degli Stati membri contattarsi a vicenda, specie quando si presentano casi urgenti connessi al traffico transfrontaliero. I punti focali potrebbero rendere più agile la cooperazione tra gli Stati membri, senza dipendere da organismi internazionali come Europol per casi più localizzati che interessano due paesi. Tuttavia, questi gruppi potrebbero essere a rischio e diventare bersagli della criminalità organizzata. La disponibilità di informazioni dettagliate sui punti focali dovrebbe essere limitata alle forze dell'ordine e alle autorità giudiziarie, in modo da tutelare l'identità del personale.

4.5.

Per quanto riguarda l'attuazione del piano d'azione dell'UE contro il traffico illegale di specie selvatiche, gli Stati membri dell'UE hanno riferito che è risultato loro difficile garantire l'esecuzione delle operazioni a causa della mancanza di risorse e di personale. Di qui l'importanza di garantire che gli Stati membri si impegnino a destinare risorse sufficienti all'attuazione del nuovo piano d'azione dell'UE a livello nazionale. L'assegnazione di risorse è inoltre importante per garantire al personale condizioni di lavoro dignitose.

4.6.

Il testo dovrebbe affermare esplicitamente che gli Stati membri si impegnano a fornire fondi sufficienti per formare al loro interno personale specializzato al fine di combattere il traffico di specie selvatiche. I fondi stanziati dovrebbero essere notificati, monitorati e valutati come parte dell'attuazione del piano d'azione a livello nazionale. Le risorse dovrebbero includere non solo il personale ma anche le attrezzature. Inoltre, il personale dovrebbe operare in condizioni di lavoro di elevata qualità, con pieni diritti di contrattazione collettiva e una struttura di carriera progressiva. Si tratta di requisiti essenziali per attrarre le persone più valide e mantenere livelli elevati di motivazione. Occorre dedicare particolare attenzione alle questioni relative alla salute, al benessere e alla sicurezza personale. Dovrebbe esserci una formazione omogenea per tutti gli attori coinvolti nella prevenzione del traffico di specie selvatiche e strutture omogenee istituite in tutti gli Stati membri, che a giudizio del CESE dovrebbero assumere la forma di comitati interagenzia e unità specializzate o personale formato per combattere il traffico di specie selvatiche.

4.7.

Il piano d'azione evidenzia il ruolo di diverse agenzie e iniziative internazionali come EMPACT, che è uno strumento faro per la cooperazione operativa multidisciplinare e multiagenzia nella lotta alla criminalità organizzata a livello dell'UE. EMPACT potrebbe essere uno strumento chiave per l'attuazione del piano d'azione dell'UE contro il traffico illegale di specie selvatiche. Esso potrebbe, ad esempio, organizzare corsi di formazione per i comitati interagenzia e per il personale specializzato in tutti gli Stati membri in modo omogeneo.

4.8.

Il piano d'azione dell'UE contro il traffico di specie selvatiche dovrebbe contemplare anche la prevenzione delle attività di caccia illegali, in particolare destinate alla raccolta di trofei. Nei Carpazi, ad esempio, gli orsi vengono cacciati illegalmente, tuttavia ai bracconieri vengono applicate sanzioni ridotte che non sono sufficientemente dissuasive.

4.9.

Il CESE concorda con il suggerimento di far sì che EMPACT coordini operazioni congiunte periodiche che comportano una cooperazione transfrontaliera con gli Stati membri dell'UE, la Commissione europea (OLAF) e le pertinenti agenzie dell'UE come Eurojust, Frontex, Europol e l'Agenzia europea di controllo della pesca. Ancora una volta, per garantire un'efficace cooperazione, è essenziale un'adeguata allocazione delle risorse a livello nazionale.

4.10.

Per quanto riguarda le politiche e gli strumenti commerciali a sostegno dell'azione contro il traffico di specie selvatiche, il CESE accoglie con favore la proposta di includere nei futuri accordi di libero scambio impegni ambiziosi per combattere tale traffico, tuttavia, questo non sarà sufficiente per porvi un freno. Gli sforzi dell'UE per aumentare le opportunità per il commercio e gli investimenti internazionali saranno inutili e controproducenti se l'UE non colmerà urgentemente le lacune nell'applicazione della normativa. Anche i passaporti digitali dei prodotti potrebbero servire a tale scopo, aumentando la tracciabilità e la trasparenza riguardo i rischi nelle catene di approvvigionamento globali e contribuendo ai meccanismi di controllo internazionale congiunti e agli sforzi di applicazione, nonché garantendo che le persone e i consumatori dispongano dello stesso livello di informazioni sui prodotti che acquistano, indipendentemente dalla loro origine.

Bruxelles, 22 marzo 2023

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  https://ec.europa.eu/environment/cites/infographics_en.htm

(2)  https://ec.europa.eu/environment/cites/trafficking_en.htm

(3)  https://www.traffic.org/

(4)  https://www.traffic.org/site/assets/files/12745/eu-seizures-report-2020-final-web.pdf

(5)  https://www.traffic.org/site/assets/files/17391/2020_eu_seizures_report_final.pdf

(6)  https://sustainabledevelopment.un.org/topics/biodiversityandecosystems

(7)  Estratto delle conclusioni di un'analisi della Commissione europea: https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:52016SC0038.

(8)  Rapporto UNEP-INTERPOL: il valore dei crimini ambientali è aumentato del 26 % (disponibile in inglese).

(9)  https://globalconservation.org/news/over-one-thousand-park-rangers-die-10-years-protecting-our-parks/

(10)  Il Consiglio approva il suo mandato per i negoziati sulla direttiva relativa alla criminalità ambientale — Consiglio (europa.eu).


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